mercoledì 1 settembre 2021

Le donne invisibili.


  
  Sono una donna che si è destata
  Mi sono alzata e sono diventata una tempesta
  che soffia sulle ceneri dei miei bambini bruciati
  Dai flutti di sangue del mio fratello morto sono nata
  L'ira della mia nazione me ne ha dato la forza
  I miei villaggi distrutti e bruciati mi riempiono di odio
  contro il mio nemico
  Sono una donna che si è destata
  La mia via ho trovato e più non tornerò indietro
  Le porte chiuse dell'ignoranza ho aperto
  Addio ho detto a tutti i bracciali d'oro
  Oh compatriota, io non sono ciò che ero
  Sono una donna che si è destata
  La mia via ho trovato e più non tornerò indietro

Citare parte della struggente poesia di Meena Keshwar Kamal - barbaramente uccisa nel 1987 - oggi più che mai significa andare col pensiero al dramma che si sta consumando in Afghanistan. 
Dopo vent'anni di guerra (che oggi finalmente viene definita tale dai vertici del potere e dai mezzi di comunicazione), gli Usa si ritirano dalla terra martoriata sede della più potente organizzazione del fondamentalismo islamico, quei taliban fra i quali si sviluppò a suo tempo il nerbo del terrorismo. 
Biden ha apertamente dichiarato, sostenendo il ritiro delle truppe e rendendolo operativo, che questa guerra non appartiene più agli Stati Uniti. Mentre i taliban sparano migliaia di proiettili festeggiando la partenza del nemico americano e attentati bomba falcidiano le ultime vittime di questo scempio, la dittatura fondamentalista si insedia nuovamente in terra afgana, portando con sé conseguenze che possiamo immaginare assai facilmente.
Il gigante americano ha caricato sui propri aerei le migliaia di fuggiaschi che sono riusciti a raggiungere l'aeroporto di Kabul, migliaia di disperati richiedenti asilo fra cui tantissime donne che in questo ventennio hanno vissuto una vita diversa da chi le ha precedute e da tutte coloro che seguiranno, intrappolate e stritolate in un regime misogino che le rende invisibili. 

L'emancipazione mancata.
Soraya dell'Afghanistan (1899 - 1968)
Se pensiamo alla donna afghana, abbiamo dinanzi a noi una sagoma indistinta, avvolta nel burqa, quell'abito che ne mortifica l'identità introdotto dapprima in ambienti elevati e poi esteso alle frange povere del paese. Eppure questo è stato il paese della regina Soraya Tarzi, che negli anni Trenta fece abolire l'uso del velo integrale e accedere le donne all'istruzione, inaugurando una serie di riforme che si spinsero fino agli anni Cinquanta e fino all'ottenimento del diritto di voto nel 1963 (straordinaria la sua storia, meriterà un approfondimento).
In pieno regime dei mujaeddin, attivo dal 1992 al 1996, e poi in quello dei taliban, fino al 2001, la donna comincia a scomparire in tutta una serie di norme restrittive che le vietano di istruirsi, scegliere il proprio marito, scegliere il proprio destino. Non che prima del regime vivesse in libertà, ci sono infatti usanze molto ferree presso i villaggi di provincia, nei quali del regime si sentono gli echi e in cui vigono restrizioni da tempo immemore. 
La donna, e la bambina prima di lei, in particolare dal suo sviluppo sessuale diventa un "oggetto di proprietà" e deve sottostare a tutti i maschi della sua cerchia familiare. 
Proprietà del padre e dei fratelli, poi del marito e dei figli maschi. 
Anni fa lessi Mille splendidi soli, di Khaled Hosseini, che offre un ritratto molto fedele di questa condizione estrema. Ve lo consiglio vivamente. Un racconto dinanzi al quale si resta attoniti, straniati da atti e vicende che non possiamo neppure immaginare senza qualcuno che ce le mostri almeno in parte. 

Prima e dopo questo ventennio in cui la coalizione occidentale avrebbe dovuto portare un'idea di democrazia, dopo aver inflitto ai taliban la sconfitta, la condizione femminile è classificabile attraverso stime che riguardano tutti i tipi di libertà
Non solo quelle basilari - uscire di casa, frequentare amici, viaggiare - ma anche quelle definibili come il proprio "autodeterminarsi" - studiare, scegliere un lavoro, scegliere se sposarsi o meno, se fare figli o meno. Le donne afghane - e in gran parte anche pakistane - sono obbligate al vaglio e alle decisioni altrui, spose-bambine subiscono lo stupro di mariti di molti anni più vecchi, subiscono la segregazione in casa, sono picchiate e lapidate senza essere sottoposte a giudizio se ritenute adultere o se commettono atti gravi. In particolare proprio il regime taliban ha imposto restrizioni ancora più severe, come il divieto di ridere (!), di usare cosmetici, smalto e gioielli, di parlare con uomini al di fuori della cerchia familiare, di frequentare la scuola, usare la bicicletta, praticare sport, usare scarpe coi tacchi (la donna deve essere non solo invisibile ma neppure deve produrre suono alcuno). Non si dimentichi che i medici non possono visitare le donne sotto il regime taliban, proprio perché uomini, e non c'è disponibilità, per ovvie ragioni, di medici donne. 

La caduta del regime taliban, a opera delle forze di coalizione della Nato, ha reso l'Afghanistan un paese da reinventare, alla luce di quei diritti e quella democrazia che il vento nuovo avrebbe dovuto portare. I taliban, però, non hanno cessato di esistere, si sono attestati lungo i confini, oggi possiamo dire che stessero solo aspettando il momento propizio per il ritorno al potere. 
Piccolo particolare: molti di quei taliban che vediamo sfilare trionfanti erano bambini all'epoca della caduta del regime. Se hanno abbracciato l'ideologia fondamentalista, significa che non è stata mai realmente spazzata via in questo ventennio. Anzi si è nutrita di nuova linfa, il che rende questa guerra un totale fallimento dell'occidente. 

In questi due decenni, l'attivismo femminile in terra afghana è sbocciato fra giovani donne libere che hanno potuto accedere all'istruzione, istituire organizzazioni e associazioni, parlare al mondo. 
Possiamo immaginare il destino di queste donne adesso.
Oltre a un fallimento politico e strategico, il ventennio di guerra è stato anche un fallimento dell'emancipazione femminile. I dati concreti sono stati il ritorno all'istruzione, al diritto di voto, all'ingresso in politica, ma la percentuale di accesso delle donne a questi diritti è rimasta, per tutta una serie di ragioni logistiche e legate alla tempistica, troppo bassa. Estirpare il patriarcato avrebbe richiesto diverse generazioni, la violenza non è scomparsa da un giorno all'altro. 
La maggior parte delle donne ha continuato a svolgere le consuete mansioni, pur in un clima più disteso, perché la paura di ritorsioni e violenze è rimasta concreta. 
La Soraya discendente dagli antichi sovrani, nata in Italia e attiva da sempre sul fronte dell'emancipazione, dichiara con amarezza che ben poco si è raggiunto in questi anni, che sarebbe stato necessario fare molto di più e avere più tempo. 
Il tasso di alfabetizzazione delle donne al di sopra dei 15 anni resta al 17%, le bambine iscritte alla scuola primaria sono il 45% e solo l'1% delle ragazze prosegue gli studi, mentre l'87% delle donne afghane ha subito nella vita almeno una forma di violenza fisica, sessuale o psicologica. Il 50% delle donne ha continuato a partorire in casa, con l'assistenza di parenti donne. Nei villaggi rurali il matrimonio imposto ha continuato ad attestarsi fra il 60% e l'80%. Il tasso dei suicidi è rimasto altissimo fra le donne. 
Stime di cui non c'eravamo accorti, su cui dobbiamo tornare per non dimenticare, per far restare viva l'attenzione su queste donne sfortunate. L'emergenza umanitaria afghana tocca dunque un tasto molto dolente, quello di una donna schiava e privata di tutti i diritti, così come la vuole un regime che torna imperioso in questa terra dimenticata, destinata all'oblio. 
In questo anno scolastico che sta per cominciare conto di dare ampio spazio alla donna afghana.

29 commenti:

  1. Ho sempre l'impressione di un mondo rimasto indietro anni luce da tanti punti di vista. Bella e interessante la tua descrizione del post con informazioni che neanche conoscevo (come per Soraya dell'Afghanistan). In tutta questa storia nessuno ricorda che nell'incontro di Doha nel 2020 fu D. Trump a firmate l'accordo sul ritiro americano entro il 31 agosto 2021.

    Penso, oppure ho il lecito dubbio visto chi è stato a firmare, che Trump firmò pensando che le conseguenze del ritiro (come oggi vediamo) sarebbe stata una bega per colui che sarebbe venuto dopo di lui.

    Un salutone e alla prossima

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    1. Sai che, a parte qualche vago e confuso ricordo, non avevo ben chiara la figura di questa regina del passato? Eppure fu davvero rivoluzionaria. E suo marito oltremodo lungimirante. I libri di Storia non ne fanno menzione, è a dir poco assurdo.
      Trump prese gli accordi lo scorso anno, esattamente, e Biden ha ratificato ogni parola. Ieri sera il suo appello alla comprensione è stato accorato, eppure qualcosa non va. Nessuna risposta per esempio dopo quei 13 marines uccisi pochi giorni fa. Tutto molto strano.

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  2. Ho letto Mille splendidi soli, ricordo che fui presa talmente tanto dalla storia che lessi 400 pagine in una notte intera durante le vacanze di Natale, rimasi colpita dal ritratto lucido di un paese che tende ad annientate le donne in ogni modo,ma soprattutto mi colpì il fatto che una volta le donne avessero un altro tipo di vita e pieni diritti, alla vita, allo studio e alla cultura. Pensai, in quella occasione, che bisogna mantenere alta la guardia per non tornare indietro in ogni paese. La situazione che si è creata dopo vent'anni di guerra mi fa davvero rabbia, non ho parole...

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    1. Di quel libro ricordo momenti che mi hanno addolorata. Sì, un romanzo, ma ispirato a fatti reali, a reali condizioni. In particolare la scena delle botte sulla moglie più anziana, che incassa i colpi in silenzio, mentre i suoni sono solo del bastone sulle sue ossa e la sua pelle. Un rito di punizione durissima, consumato in una specie di baracca di lamiera. Agghiacciante.
      Siamo davvero attoniti dinanzi a quanto sta accadendo.

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  3. Quello che è successo in questi giorni a Kabul ricorda sinistramente la "fuga" americana (e di pochi fortunati profughi) agli inizi degli anni '70 a Saigon e a Phnom Penh. E se nel primo caso chi rimase dovette subire una repressione di tipo ideologico (ma che almeno era priva di elementi fanaticisti, visto che il partito comunista vietnamita quanto meno si basava sul principio di laicità dello stato e quindi uguali diritti per tutti i cittadini "non controrivoluzionai") nel secondo caso seguì la follia dei khmer rossi col loro "comunismo" delirante quanto il nazismo; e ci fu uno dei peggiori genocidi nella storia dell'umanità, e una nazione distrutta, e un popolo abbrutito. L'Afghanistan sarà purtroppo un caso simile al secondo, ed è una cosa inaccettabile.

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    1. Hai ragione, Ariano. Vengono in mente eventi del passato che assomigliano a questo nell'aspetto della disfatta, della resa. Il trionfo dei taliban è evidente dinanzi al ritiro, dopo un dispendio di risorse e vite umane che al giorno d'oggi e fatto di cifre impensabili. Biden ieri sera citava le cifre, come se di colpo gli Usa stessero aspirando a diventare un paese che esclude questo tipo di approccio. Ma non sarebbero pronti a un altro ventennio altrove se ce ne fosse un vantaggio? E che sconfitta dinanzi alla certezza che si parte perché il vantaggio non sarebbe più economici, come se l'assenza di diritti e gli abusi potessero diventare qualcosa di accettabile, dinanzi al quale voltarsi dall'altra parte.
      Apprezzo che gli americani abbiano imbarcato migliaia di profughi, apprezzo che si stiano preparando all'accoglienza, cosa che Trump non avrebbe fatto, ma tutto il resto, quel paese che continuerà a versare in quelle condizioni, tutti questi sforzi caduti nel vuoto. Non ci si crede.

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  4. Il sogno - e lo ripeto, il sogno - é che il volersi fare accettare come Stato dal resto del mondo, possa indurre i talebani a passi giganti che neanche in un secolo avrebbero potuto mai immaginare.
    Saranno così lungimiranti dal comprenderlo? Questa la scommessa..

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    1. In base alle ultime dichiarazioni degli stessi taliban ciò sarà impensabile.
      Purtroppo è così. :(

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    2. Citata da me, oggi.. https://francobattaglia.blogspot.com/2021/09/quando-il-giallo-perde-credibilita.html ;)

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  5. Grazie per questa riflessione. Vent'anni non sono pochi come sottolinei, eppure rieccoci. Anche io ho letto Mille splendidi soli. La vicenda umana mi colpì più del contesto. Ed è forse quello che ho bisogno di capire. Come si è legittimata e soprattutto finanziata una riconquista del potere taliban? Se come sottolinea Roberto Saviano il 90% dell'oppio mondiale viene dall'Afghanistan forse c'è un problema. La cosa più importante che possiamo fare è capire e agire e rimanere svegli. Grazie per il lavoro che come insegnante ti stai preparando a fare per formare giovani generazioni!

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    1. Il problema sta probabilmente in questa massiccia produzione di oppio. Come al solito, interessi che gravitano attorno a risorse ambite da più parti vanno a incidere in modo significativo sugli assetti politici.
      Grazie a te, Sara, per aver letto e apprezzato e per il tuo contributo.

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  6. "La democrazia non si può regalare come una stecca di cioccolata. La democrazia bisogna conquistarsela. Per conquistarsela bisogna volerla. Per volerla bisogna sapere cos'è."
    Mai come in questi giorni continua a ronzarmi in testa questa frase di Oriana Fallaci, che fu molto dura tanto con i talebani quanto con gli americani che volevano "esportare la democrazia".
    Eppure, stando alla storia che riporti, la democrazia l'avevano conosciuta, ancor più l'emancipazione femminile. Cosa è successo dopo? E cosa è andato di nuovo storto stavolta?
    Da una parte penso che vent'anni sono stati pochi, non di guerra, ma di presenza di persone straniere che mostravano loro come si poteva vivere, diversamente e meglio. Vent'anni è appena una generazione ed è poco. A guardare le immagini che arrivano, i capi talebani ne hanno dai quaranta in su, erano già "formati" all'arrivo degli americani e li hanno visti solo come invasori, quelli che giungevano a sovvertire l'ordine delle cose, compresa la sottomissione delle donne a cui erano già abituati. Chi è che è scappato da Kabul? Chi piange e si dispera perché non ce l'ha fatta? Chi ha conosciuto una vita diversa, i ragazzi, le giovani donne, quelli che sanno cos'è la democrazia (e la libertà). Bisognava rimanere trent'anni o quarant'anni? Non lo so.
    Poi leggo che non solo l'Afghanistan è il massimo produttore di oppio (e basterebbe semplicemente non comprargli più niente e farlo produrre altrove, se proprio non riusciamo a stare senza...) ma che gran parte del PIL attuale proviene da aiuti degli altri Stati, fino ad ora, e che comunque il patrimonio è depositato presso banche estere. Quindi, forse, e quasi lo spero, se i talebani non rigano dritto e mantengono le libertà acquisite dalla popolazione, gli altri stati potrebbero tirare la corda del loro debole impianto economico.
    Sempre che dietro a tutto questo non ci sia la solita guerra Usa-Russia e che l'Afghanistan sia solo il solito terreno di gioco per tenere attive entrambe le industrie belliche.

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    1. Il fatto che avessero vissuto un periodo d'oro è davvero sconcertante, sì. L'involuzione dei costumi, del sistema, si accorda all'ondata di estremismo e fondamentalismo che non solo si incancrenirono in questa terra ma anche in Iran, dove saltò uno dei sistemi più avanzati e lungimiranti. Iran, Iraq (fino a Saddam Hussein) e Afghanistan erano in passato perle di un'area ricca e molto ben governata, ora sono lande desolate, distrutte, luoghi pericolosi. Le risorse petrolifere e altri tipi di risorse, come anche la cattiva politica degli stati occidentali, hanno letteralmente falcidiato queste aree del mondo.
      Peccato. Quanta storia in quel passato luminoso...

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  7. Ti ringrazio infinitamente per questo articolo bello e illuminante sull'Afghanistan e su questa figura che non conoscevo assolutamente. Pronunciare la parola "sgomento" non basta per definire la sensazione che mi ha attanagliato di fronte a questa autentica catastrofe umanitaria, politica, sociale. Vedere persone che si aggrappavano agli aerei in fase di decollo pur di non rimanere nella propria terra vale più di molte parole. Poi la ressa, la confusione, l'attentato, il terrore. In questi giorni sono andata a leggermi qualche articolo sulla storia dell'Afghanistan e come mai sia definito "il cimitero degli imperi": penso che, dall'invasione dei mongoli in avanti, sia una delle zone del pianeta in assoluto più tribolate.
    Avevo letto anni fa "Mille splendidi soli" e anche "Il cacciatore di aquiloni" che spiega molto bene, tra le altre cose, come ci sia un problema di razzismo interno tra etnie da non sottovalutare.
    La mia paura per queste donne, per queste bambine è che si spengano rapidamente i riflettori su questo dramma, in un mondo esausto dalla pandemia, da guerre combattute "a pezzi", dalla miseria endemica e da mille altri problemi.

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    1. Che pena quelle persone aggrappate disperatamente agli aerei. Speravano di entrare nel vanno carrelli, come accade a tanti che cercano di fuggire dall'Africa subsahariana. Il problema umanitario è concreto e le migliaia di richiedenti asilo meritano accoglienza. Quanto agli assetti geopolitici e alla difficile condizione femminile, è tutto davvero un grande punto interrogativo. Ormai queste problematiche fanno prepotentemente parte del mondo globalizzato. Non possiamo perdere di guardare dall'altra parte e far finta che non esistano.

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    2. Dimenticavo: grazie a te per avere apprezzato l'articolo.

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  8. Questo tuo articolo bellissimo, approfondito, non sfigurerebbe su un giornale nazionale! Bello, l'ho riletto due volte addirittura. Poi non conoscevo la storia di questa Soraya dell'Afghanistan, anzi dovrò recuperare come i libri che hai citato perché non ho mai letto Hosseini (mea culpa!).
    Riguardo a quello che sta accadendo oggi, questa è tra le peggiori sconfitte dell'Occidente. Purtroppo è una catastrofe sia umana (politica, sociale, etc..) sia perché si sta defraudando la memoria di un popolo.

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    1. Grazie, Michela. Tanti anni fa pensa che uno dei miei sogni era intraprendere la carriera di giornalista. È un articolo che purtroppo presenta solo un assaggio di una problematica vasta. Pur documentandoci fra decine di siti in rete, non si sa in cosa concretamente consista l'entità del problema, possono dirlo solo coloro (fra queste molte giornaliste e attiviste occidentali) che osservano in loco e cercano di restituirne un ritratto fedele. Ed è proprio come scrivi. Il regime non tiene conto della memoria, tende anzi a distruggere perfino la memoria storica di un passato glorioso, alla luce di un'obbedienza cieca alla sharia.

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  9. Bellissimo post, Luz, davvero grazie. Avevo letto di Hosseini "Il cacciatore di aquiloni" che mi era piaciuto molto, ma poi, chissà perché, mi sono fermata lì. La storia di Soraya e delle donne afghane non è finita e se è vero che in venti anni l'unico risultato è stato il nutrimento della spesa militare e la scellerata dottrina della democrazia esportabile, che tu, acutamente, denunci, altrettanto vero è che il fuoco cova sotto la cenere. Mi arrivano notizie di donne in piazza a Kabul per pretendere la loro partecipazione al governo. Cosa che nella nostra "civiltà" è impensabile. C'è speranza. E come dice il Tao, c'è del bene anche nel male più profondo. Un abbraccio all'insegnante che avrei voluto avere

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    1. È vero, c'è speranza. Proprio in questi giorni i tg mostrano quelle manifestazioni di donne che, a volto scoperto, dichiarano apertamente di non essere disposte ad accettare un compromesso che stroncherebbe le loro esistenze. Sono stati usati gas lacrimogeni e chissà cos'altro. Immagino le minacce, le intimidazioni, ma che ci sia anche una traccia di questo fermo "no", come tu dici lascia sperare. Grazie per le tue parole, mi fanno molto piacere. Io invece avrei voluto un'alunna come te. :)

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  10. Bellissimo post attialissimo
    Complimenti
    Maurizio

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  11. Quando ho sentito le notizie della riscossa dei talebani e del ritiro degli Americani con la conseguente fuga di coloro che hanno collaborato alla diffusione di forme di democrazia e diritti, ho realizzato che sono trascorsi venti anni dall'inizio della guerra. Me ne sono quasi vergognata, perché mi sono sentita come se avessi dimenticato gli orrori di un conflitto che è costato molto anche agli Italiani e non avessi mai davvero nutrito interesse per i cambiamenti verificatisi in questo lungo tempo. L'attenzione torna sul popolo afghano solo ora che tanti esseri umani, le bambine e le donne in primo luogo, ma anche bambini che saranno schiavi di un fanatismo che la mancanza di istruzione non permetterà loro di riconoscere, tornano a perdere i propri diritti. Sembra, purtroppo, che queste persone diventino degne di interesse solo quando soffrono, quando possiamo sentirci fieri della nostra libertà occidentale. Lo trovo una tragedia nella tragedia: a livello globale (mediatico soprattutto ma non solo) non è stata mantenuta alta l'attenzione su un progresso che andava sostenuto e che rivela adesso tutta la sua fragilità. Ci sarà molto di cui discutere in classe quest'anno, speriamo che almeno nella scuola teniamo viva la memoria e la solidarietà verso le nostre sorelle lontane.

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    1. Ho pensato di espandere la Giornata della Memoria come lo scorso anno, facendola diventare Settimana della memoria, ma inserendo problematiche ampie, attuali, compresa quella delle donne di questa terra martoriata. Sono discorsi complessi, e mi domando se a ragazzi di neppure 14 anni possa arrivare tutto questo. Importante è lasciare una traccia, invitare a una riflessione, o anche semplicemente fare informazione. Tu con ragazzi e ragazze più grandi arriverai più direttamente. Sento che noi insegnanti siamo chiamate a una missione cui non si può e non si deve rinunciare.

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  12. "I taliban, però, non hanno cessato di esistere, si sono attestati lungo i confini, oggi possiamo dire che stessero solo aspettando il momento propizio per il ritorno al potere." Dopo venti anni, siamo a questo.

    Sapevo niente di Soraya dell'Afghanistan. Grazie per la segnalazione.

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  13. Vorrei davvero che tu scrivessi un post Su Soraya Tarzi, figura di cui non so nulla. La foto e quello che ne hai scritto mi hanno incuriosito moltissimo e vorrei davvero proporre ai miei alunni una riflessione sul fatto che non è vero che "le cose sono sempre andate così, si vede che a loro sta bene".
    Sei sempre preziosissima.

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    1. Sto pensando a un articolo che sintetizzi tutto il possibile trovato in rete. Sarebbe dell'ottimo materiale per la scuola, se fosse condiviso ne sarei felice.
      Grazie per il tuo apprezzamento, Antonella.

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