lunedì 28 gennaio 2019

Dalle mirabili gesta di eroi dell'epica ai versi del Romanticismo: leggere per i propri alunni

Per entrare appieno nel merito dei contenuti di questo post, vi consiglio di cominciare con il post di Barbara Businaro sul suo Webnauta
Sì, perché in qualche modo è stato ispirato da quello e in certo senso è scritto in continuità. 
Si parlava del suggerimento di Daniel Pennac di coinvolgere gli alunni attraverso letture dirette dei libri come metodo infallibile per stuzzicare il loro interesse. 
Voglio fermamente convalidarne la veridicità.

Molti anni orsono, quando cominciai a insegnare, capitai in una classe come supplente di un prof che, a detta dei suoi alunni, leggeva continuamente lui tutto ciò che c'era da leggere durante le lezioni, si trattasse di Storia, geografia, letteratura o altro. 
Agli alunni non era praticamente permesso leggere niente di niente in classe, ma per conto proprio durante i compiti a casa. Questo non è un metodo corretto.

I ragazzi vanno comunque coinvolti in letture dirette. Io, per fare un esempio, al fine di farli sentire particolarmente partecipi, lascio che il primo lettore si interrompa da sé e scelga a mo di staffetta colui che subentra. In tal modo ogni giorno leggono in tanti per ogni classe, sono più attenti, più "svegli". Lo faccio con antologia e Storia in particolare. Tendo a spiegare geografia in modo diretto, senza leggere prima, quanto a letteratura, lascio che leggano l'intera parte introduttiva per poi subentrare con la spiegazione. 

Il bello avviene quando si passa ai brani tratti da opere del periodo che stiamo prendendo in esame. 
In prima, abbiamo terminato la mitologia e siamo passati all'epica
Erano diversi anni che non mi capitava una prima, così mi sono ritrovata dopo un bel po' di tempo alle prese con le gesta di Achille, di Ettore, la perfidia di Agamennone, la commozione di Andromaca, la dignità di Priamo, l'appello accorato di Cassandra. 
E dopo l'Iliade, con l'Odissea, alla tenera immagine di Nausicaa che soccorre l'Ulisse naufrago sull'isola dei Feaci, al fedele Argo che muore ai piedi del suo padrone, all'affascinante fermezza di Penelope. 
Per poi andare all'Eneide, con quel mio brano preferito, la struggente devastazione amorosa di Didone... e molto altro. 

I brani da studiare sono tanti. Sono i loro primi approcci con la letteratura d'ogni tempo e latitudine, hanno bisogno di entrare in quelle storie, di sentirne la forza, di capire quanto importanti siano, quanto universalmente monumentali. E allora, subentro io. 
Prendiamo l'episodio di Ulisse nell'antro di Polifemo. Quei versi sono un "film" vero e proprio, una sceneggiatura perfettamente ordita, strutturata, ricca di rimandi, metafore, senza sofismi ma con una scelta lessicale congegnata perché chi ascolta sia coinvolto, emozionato. Non è un caso che i poemi omerici fossero destinati alla pubblica lettura e affidati ad aedi e rapsodi di talento. 

In sostanza, i versi dell'epica devono essere recitati in classe perché i loro contenuti arrivino, siano capiti, semplificati anche. Vi posso garantire che quel manipolo di ragazzini poco più che bambini ti guardano con occhi sgranati, come fossero dinanzi a uno spettacolo di burattini. 
Inutile che precisi quanta "verve drammatica" io infonda in quei versi, vero? :)
Leggerli ad alta voce, interpretare il mostro con un occhio solo, l'orrore dei compagni di Ulisse tragicamente divorati, l'inganno ai suoi danni, la sua voce che si leva dalla porta dell'antro per chiamare i fratelli e urlare nel vento che "Nessuno mi ha accecato!!!"... beh, è uno spasso. 

Se in prima classe ci si diverte da matti (l'epica è solo uno dei tanti tasselli dell'Italiano), in terza, con ragazzi grandicelli di quasi 14 anni la cosa cambia. Smetto i panni dell'istrione e indosso quelli della lettrice di versi del migliore Foscolo (adoro I Sepolcri), dei versi struggenti di Leopardi (recitare a memoria L'infinito è uno dei miei momenti migliori), soffermarmi sull'addio, monti del celebre capitolo dai Promessi Sposi... è davvero necessario oltre che piacevole. 
La lettura "drammatizzata" è annoverabile fra i metodi più efficaci di insegnamento, insomma. 
Comprendo che non possiamo essere tutti dei fini dicitori, magari non tutti hanno una voce impostata, quell'attitudine alla recitazione, ma sostengo fermamente che ogni insegnante di Lettere debba tentare anche questa strada per "arrivare" ai propri alunni. 

Avete mai avuto esperienze di lettura in pubblico? Avete partecipato come spettatori a dei reading?

18 commenti:

  1. Solo ai tempi della scuola (il mio prof di italiano faceva leggere a noi ogni tanto, ma non sempre). In genere evito perché ho una brutta voce che mal si confà alla necessità di drammatizzare una lettura che necessita di pathos. Se, per assurdo, un giorno dovessero chiedermi di leggere pubblicamente un mio lavoro da scribacchino a un qualche evento, penso che mi porterei dietro qualcuno che legga al posto mio :-D

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    1. Guarda che spesso può accadere di non avere una percezione corretta della propria voce. Magari tu la senti pessima, invece poi non è così. E a dirla tutta, ogni voce può essere "educata". :)

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  2. Per fortuna non ci sono più i professori di una volta... La lettura in classe era raramente divertente, dipendeva dalla giornata della professoressa (che per lo più aveva la luna storta, o magari gliela storcevamo noi) e quando leggevamo noi alunni non c'era entusiasmo. Le uniche letture erano I promessi sposi al biennio e La divina commedia al triennio, un'ora di lettura settimanale. Stop.
    Da adulta, esperienza di lettura in pubblico al Bookcity due anni fa, quando inserirono un mio racconto nell'antologia Storie di carta di Comieco, curata da Andrea Kerbaker, e lo stesso kerbaker invitò gli autori presenti a leggere (lettura a sorpresa per me!!) Troppa emozione per leggere bene.
    Lo scorso novembre dovevo partecipare ad una maratona di lettura in biblioteca, poi sfumata per impegni miei di lavoro. E indovina cosa mi ero preparata di leggere, assolutamente certa dell'entusiasmo che ci avrei messo? :D

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    1. Anch'io non ho ricordi particolari di prof che animavano le loro lezioni, fatta eccezione per il prof di Italiano al liceo, che amava visceralmente Leopardi. Aveva una voce bella, profonda, un po' rauca, e ancora ricordo nitidamente i primi versi di "Ultimo canto di Saffo" sulle sue labbra.
      Ma nulla di più.
      Però, belle esperienze quelle di lettura pubblica, soprattutto in contesti letterari dove la parola scritta assume un valore particolare.
      Uhm... fammi indovinare. Ha a che vedere con un viaggio nel tempo? :)

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  3. Non mi sembra di ricordare letture del genere a scuola. In definitiva credo di aver sentito leggere brani di romanzi solo alla radio, su radio3. Devo dire che il risultato cambia radicalmente a seconda del lettore e anche a seconda del mio gusto. Alcune letture mi rapivano veramente, una sorta di ipnotizzazione. Altre invece mi infastidivano, quasi. Ma è un mio gusto personale, quando c'è troppa enfasi, troppa recitazione, non mi piace tanto. E' una sottile linea di confine.

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    1. Concordo in pieno sull'enfasi. Ci sono attori e attrici particolarmente "impostati" che non rendono affatto il testo. Tutto ciò che suona non realistico in genere mi infastidisce.

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  4. La mia insegnante delle elementari, santa subito, ci leggeva Rodari e La fattoria degli animali di Orwell, ma lei davvero era troppo avanti.

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    1. Mi hai fatto ricordare di una mia supplenza di tanti anni fa (ero ancora precaria della scuola). Capitai in un istituto con annessa biblioteca per ragazzi. La bibliotecaria era una donna di grande intelligenza. Prendeva accordi con maestre e prof e organizzava "Le letture di nonna Nanna". La trovavi vestita da anziana che leggeva libri per ragazzi, entrando perfettamente nel ruolo.
      Alla mia classe lesse "La gabbianella e il gatto". Che dolce ricordo...

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  5. Ho ricordi delle superiori con l'insegnante di letteratura alle prese con i Promessi sposi e la sua dizione perfetta, poi le nostre prove di lettura ad alta voce della Divina Commedia che scatenavano sempre risate e battute. Erano bei momenti dove ci sentivamo vive e partecipi. Solo poi da grande ai miei figli ho ripreso a leggere ad alta voce e durante le presentazioni del mio libro, dove l'emozione a mille ha rischiato di farmi essere troppo veloce e di mangiarmi le parole.

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    1. C'è poco da inventare, leggere in pubblico non è affatto semplice.
      Io ho lunga esperienza, eppure l'emozione può affiorare sempre. Per farti un esempio, stamattina mi sono occupata della Giornata della memoria nel teatro della scuola. Avevo dei ragazzi che recitavano dei brani e dei monologhi e io raccordavo il tutto entrando nel merito di alcuni aspetti della cronologia legata all'Olocausto. Ebbene, dovevo controllare ogni passaggio, perché l'inceppamento, l'impappinamento, è dietro l'angolo.
      Accade soprattutto in contesti dove stai in effetti esponendo qualcosa di tuo.

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  6. Non ho mai pensato di leggere in pubblico cose mie, con una sola eccezione. Ad una dei miei Kunstaustellung di miei quadri ad Heidelberg, la gallerista che parlava perfettamente italiano e lo scriveva e che aveva letto alcune mie poesie, mi chiese di leggerne una il cui titolo è "Maggio 1971" dove racconto il mio arrivo fortunoso in Germania. Non sapevo niente delle sue intenzioni e lei chiamò e pagò la traduttrice dall'italiano di una nota casa editrice di Francoforte. Mi consegnò la traduzione e mi chiese di studiarmi il tipo di voce, che dovevo scegliere da solo, tenendo conto che la mia voce tra il baritono e il basso andava già bene.
    Era tutta un'altra cosa leggere quella poesia in tedesco, non mi sembrava neanche roba mia. Ma la traduzione era perfetta. Ci misi qualche ora; ricordo che lessi più di una volta per trovare la giusta cadenza. La lessi e ci fu chi si complimentò proprio per il mio tono, pensa tu.
    Ma ricordo con passione quell'unica volta che a Trieste ascoltai l'inconfondibile vose di Giuseppe Ungaretti. Quella voce che gli usciva dalla caverne del cuore ce l'ho ancora nelle orecchie, non solo la voce ma anche il sibilo dei suoi polmoni mentre lui discattava le sillabe con spazi strascicati favolosi, raschiando ogni volta la sua anima.

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    1. Ancora una volta testimonianze vibranti di bellezza le tue, Enzo.
      C'è modo di registrarsi usando delle applicazioni gratuite in rete. Fai una bella registrazione della tua voce che legge qualcuna delle tue poesie.
      L'aver ascoltato Ungaretti "live" poi è davvero una chicca.

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  7. Al liceo dedicavamo un'ora (non ricordo quante volte alla settimana) alla lettura di un testo di narrativa: leggevamo a turno tutti, ma alla fine era una distrazione, perché non tutti avevano un tono piacevole e molti non leggevano bene. Ho conosciuto così "Il giorno della civetta", ma anche "Se questo è un uomo" che poi ho riletto per i fatti miei.
    Te l'ho già detto, vero, che averti come insegnante dei miei figli sarebbe stato un privilegio? :) Solo l'idea della tua lettura drammatizzata li avrebbe galvanizzati. I tuoi studenti sono fortunati.
    Io non so recitare, ma quando i ragazzi erano piccoli gli leggevo le favole con le vocine: facevo un winnie the pooh strepitoso e... attenzione! Siccome la sera gli leggevo anche le parabole del Vangelo, impostavo la voce di un Gesù che era tutto un programma! :D

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    1. Beh, a mia volta dico che, sapendo quanto siano speciali i tuoi fanciulli, per me sarebbe stato un privilegio averli fra i miei alunni. Perché, se è vero che possiedo una qualche capacità di galvanizzare i ragazzi, è pur vero che mi riconosco un difetto grande quanto una casa: dinanzi a ragazzi refrattari a qualunque interesse per la letteratura tendo a spomparmi, "perdere la voglia". Meno male che per classe di cosiddetti "indifferenti" ce n'è un numero talmente sparuto da non rovinare la festa, come suol dirsi. :)
      Immagino facilmente te che leggi ai bambini e fai le vocine. Quella di Winnie the Pooh mi incuriosisce moltissimo!

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  8. Io ho scoperto Poe grazie a un professore di scienze (o di matematica) che durante un'ora buca ci lesse "il cuore rivelatore" e "il ritratto ovale". Ovviamente qualche giorno con i soldi risparmiati da quelli che i miei genitori mi davano per la paghetta mi presi il mammut della newton dedicato all'autore ;)

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    1. Uno di quei momenti "rivelatori", per restare in tema con uno di quei racconti.:)
      Mi hai fatto tornare in mente un prof di Fisica al liceo che eccezionalmente ci diede lavori di gruppo e lui andava sedendosi accanto a noi a turno. Quando arrivò al nostro, non ricordo per quale motivo, si mise a parlare di letteratura. Io, che fino ad allora credevo che i prof di materie scientifiche non avessero un granché di interesse in quelle umanistiche, ne rimasi fortemente colpita. Ecco, mi piace quando accade questo. Quei momenti di "rottura" con la routine, quei momenti perfetti che inducono alla riflessione.
      Magnifico il tuo prof di matematica che svegliò in te la passione per l'immenso Poe.

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  9. Da qualche anno ho il desiderio di frequentare un corso di dizione e recitazione di base (ma il vivere fuori città, lontano dalle scuole o dai gruppi teatrali, non me lo permette), perché penso che una impostazione di questo genere renderebbe migliore le mie letture in classe:non si tratta solo di questioni di accento, ma anche di gestione del fiato, dato che le similitudini omeriche e i periodi manzoniani sono sempre una bella sfida. Penso e spero che l'esperienza di anni e anni di letture in classe mi permetta di superare questo limite. I tuoi ragazzi saranno incantati dalle tue recitazioni e sicuramente ne trarranno una forte passione o, almeno, ne avranno l'opportunità. :)

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    1. Noi insegnanti di Lettere abbiamo una certa responsabilità, inutile negarlo.
      Dobbiamo con ogni mezzo far comprendere l'importanza e la forza di quel repertorio di tutte le epoche che è stato specchio della Storia, suo compimento. Leggere in classe e con una buona voce impostata è uno strumento importante.
      Mi fa piacere che si sia svegliata in te questa idea di seguire un corso di dizione e recitazione.
      Spero tu abbia l'opportunità prima o poi. :)

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