Ultimamente la mia tenacia riguardo al progetto di far leggere un libro al mese nelle mie due classi ha perso qualche colpo.
Sono un tipo umorale, forse è un retaggio del creativo che c'è in me, non dovrei cedere a questa tentazione, da prof, ma è così.
Il mio umore è cambiato al momento di raccogliere i frutti di questo progetto, quando i ragazzuoli mi hanno presentato delle relazioni sulle letture fatte.
Minimal, poca argomentazione, insomma deludenti.
Anche lo stimolo del riportare una citazione dal libro letto non ha dato i frutti sperati. Qualcosa deve cambiare. Siamo alla fine dell'anno scolastico, quindi ogni correzione di tiro andrà pensata per il prossimo anno o tutt'al più per qualche giudizioso che in estate leggerà almeno un paio di libri.
I ragazzi vedono imporsi questa cosa come prettamente "scolastica". Insomma, leggo perché rientra fra i compiti che mi ha dato la prof. Ma se leggo solo perché è un compito specifico, come faccio a percepire la lettura come qualcosa di piacevole, come faccio a diventare un lettore?
Io, bambino o ragazzino, ho bisogno di modelli di riferimento anzitutto in casa mia.
Ma è sempre vero? Io ho amato leggere fin da sempre, mia madre però non era una lettrice, tantomeno mio padre. Il mio desiderio è stato innato. A cinque anni conoscevo le regole basilari dello scrivere. Leggere e scrivere sono diventati il mio pane quotidiano fin da piccolissima.
Vero è però che a quei tempi, benedetti tempi andati, non c'erano stimoli pericolosi come tablet e smartphone. Al massimo potevamo distrarci davanti alla tv dei ragazzi rigorosamente dopo i compiti. Noi siamo stati per così dire "baciati dalla fortuna" quanto a ciò.
Inculcare il vizio di leggere nei nativi digitali pare impresa utopistica.
E, di fatto, come si fa? Mi rendo sempre più conto che lavorare in classe deve diventare la parte fondamentale del loro apprendimento. Chi lo sa che combinano nel pomeriggio? Se spengono il cellulare, se si fermano alla scrivania almeno un'ora di fila, ecc.?
Dare molti, troppi compiti è un errore. I compiti a casa sono sempre più vissuti come una costrizione, perché troppe sono le materie da studiare e ripassare. Le ultime prove di grammatica per diversi di loro smentiscono che si siano realmente impegnati nell'esercitarsi a casa sulle regole dell'analisi logica e del periodo. Assegnare più di quattro o cinque esercizi non porta a nulla.
Leggere dei libri è fondamentale e forse è la chiave di tutto.
Leggere migliora le singole persone. Leggere – ce lo dicono molte ricerche – stimola il cervello e alimenta il sistema cognitivo. E ancora: leggere narrativa accresce la tolleranza e l’empatia migliorando la metacognizione, cioè la capacità di interpretare e capire quel che pensano, sentono e credono gli altri.
Leggere migliora la comprensione della parole e la capacità di usarle, e quindi la capacità di comunicare e di farsi capire: una delle competenze trasversali più importanti, strategica anche in termini di occupazione in questi tempi ipertecnologici.
E leggere è una forma di apprendimento permanente.
Leggere migliora la comprensione della parole e la capacità di usarle, e quindi la capacità di comunicare e di farsi capire: una delle competenze trasversali più importanti, strategica anche in termini di occupazione in questi tempi ipertecnologici.
E leggere è una forma di apprendimento permanente.
Così scrive la brava Annamaria Testa.
C'è però un piccolo particolare: leggere è faticoso. Non siamo nati predisposti a leggere in maniera automatica, come respirare e muoverci. Leggere è esattamente come imparare uno strumento musicale. Lo si deve fare da piccoli e con molto esercizio.
L'apprendimento dovrebbe essere serrato nei riguardi della lettura fin dalla più tenera età. Fin da quegli anni in cui il nostro cervello acquisisce delle competenze velocemente e bene. Quanti alunni nel triennio delle medie sono in grado di leggere velocemente e comprendere quello che c'è scritto?
Vi garantisco, sono pochi. La maggior parte ha bisogno di soffermarsi su una pagina a lungo, e badate, senza stimoli high tech a un passo.
Molti di loro hanno perso la preziosa occasione di apprendere una lettura veloce ed efficace e fanno una gran fatica per venirne a capo. Ergo, non si può richiedere a tutti la stessa prestazione.
Come si fa a esigere che leggano un libro al mese, comprendendone ogni passaggio, in mezzo a compiti, ore passate a scuola, attività pomeridiane? Potranno realmente farlo solo i velocissimi nella lettura - svegli e anche appassionati a un determinato autore - e di fatto sono al massimo due o tre per classe. Non c'è altro modo per portarli ai libri se non quello di imporglieli, con tanto di scadenza, che se manca davvero non si ottiene nulla.
Uno scenario apocalittico, come mi piace ripetere scherzosamente in classe, battuta alla quale i miei discepoli sono abituati e autorizzati a riderci su.
Bisogna, letteralmente, aiutare una passione a nascere, facendo leva sul desiderio, sulla curiosità, sull’immaginazione, sull’emulazione, sulle emozioni, sulla gratificazione personale e sull’orgoglio, scrive la brava Testa.
Dovrò quindi portare materialmente fra le pareti delle aule i personaggi viventi fra le pagine dei libri.
Questo non può che essere un atto simbolico, perché difficile da realizzare. Si dovrebbero moltiplicare le visite alle biblioteche civiche, portare i ragazzi a incontri con l'autore, fare magari confronti fra libro e film.
Ecco, provare un nuovo approccio che prediliga l'esperienza in classe piuttosto che a casa.
Speriamo di averne il tempo, fra programmi e tonnellate di burocrazia.
Quando è nata in voi la scintilla, quella primissima sensazione di essere diventati lettori? Qual è stato il libro che vi ha reso tali?
Come te, ho iniziato a leggere e scrivere da piccolissima; i libri sono stati i miei compagni in un'infanzia abbastanza solitaria, perciò non ho memoria di me stessa senza un libro in mano. Questo fatto è anzi diventato un fattore di rischio: se non presto attenzione, tendo a dare per scontato che ciò che leggo definisca la mia realtà, anche senza passare attraverso l'esperienza viva. Ho l'impressione, però, che non sia possibile fare diventare la lettura una sorta di animale protetto, come tale non soggetto all'evolversi degli strumenti di comunicazione e dei comportamenti a essi collegati. Ciò che si fa per obbligo è un dovere, raramente un piacere; non credo che si possa ovviare a questo problema psicologico, per quanto valga sempre la pena di tentare. Il tuo non è un compito facile! :)
RispondiEliminaParticolare questa visione della realtà filtrata attraverso le esperienze di lettura, e come tali rese vive dalla partecipazione totale che metti nel leggere. A me è capitato da giovanissima, quando mi immergevo totalmente nel mondo della romanzistica dell'Ottocento. Era un'immersione totale e venirne fuori risultava perfino... doloroso.
EliminaIn questo momento pensavo alla saggistica più che alla narrativa. Quelle situazioni in cui penso che avere capito, e magari essermi entusiasmata per l'argomento che ho letto, significhi automaticamente che è entrato a fare parte della mia vita. Non funziona proprio così!
EliminaGuarda, non so che dirti. Io ho sempre letto, di tutto. Amo leggere: ma per me leggere è esattamente come vedere un film. Come uscire con gli amici. Come farmi una birra. Come ascoltare un disco.
RispondiEliminaCioè... un PIACERE. E leggo di tutto: romanzi (in misura minore, a dire il vero), saggi, riviste specifiche, fumetti.
Hai mai provato a differenziare la lettura, con le tue classi? :)
Comunque sì: qualsiasi cosa fatta a scuola è vista come noiosa/obbligatoria. Io stesso ho commesso a volte l'errore di portare in ambito scolastico, da studente, le mie passioni.
Mai mischiare ciò che amiamo con la scuola, postribolo della cultura XD
Moz-
Il grado di differenziazione delle letture risiede nel fatto che loro possono proporre un testo e io approvo o meno. Magari si tratta di libri che possiedono già e se sono adatti alla loro età do il mio consenso.
EliminaIn questo modo, colgono come imposto il fatto che debbano leggere, ma almeno avranno dinanzi un libro scelto da loro.
Dici bene, leggere dovrebbe risultare assolutamente naturale. Mi convinco sempre più che si tratti di un'attitudine innata.
Quello che scrivi è dannatamente vero purtroppo e rappresenta la realtà scolastica.
RispondiEliminaIo ho amato Il conte di Montecristo e tutta la serie di Piccole donne allo sfinimento ma appartengo alla generazione del "senza tecnologia". Oggi facciamo poco testo visto che nulla batte il virtuale, quasi nemmeno i film. Mi sento dire dai miei figli che leggere è noioso, in confronto e molto lento. Ho giusto il maschio che apprezza i miti greci e i libricini a tema che ne narrano le vicende mitologiche, gli antichi supereroi. Eppure se non hanno stimoli i miei a leggere... Per me è stata la molla della curiosità a spingermi nella lettura, e poi catturata dalla sua bellezza ne sono rimasta avvinta, ma oggi i ragazzi lo sono molto poco curiosi, per lo più sono frettolosi e indifferenti. Sigh.
Sì, il ritratto è fedelissimo: poco o per nulla curiosi, frettolosi, indifferenti. Giudicano "lento" quello che non scorre secondo i ritmi tecnologici cui sono abituati. Non conoscono altro linguaggio.
EliminaBisogna ormai ritenersi dei dinosauri alla deriva o restare tenacemente attaccati all'utopia che possano cambiare? Mah.
Nel mio caso la definirei una cosa innata. Ricordo quando andavo a casa da mio zio e mi incantavo a leggere l'enciclopedia per ragazzi "Conoscere", invece di giocare coi cugini (che infatti mi prendevano in giro, peraltro erano più grandi di me quindi i loro giochi li capivo poco e niente) io mi leggevo pagine e pagine dell'enciclopedia.
RispondiEliminaDei miei vicini avevano invece "I quindici", te li ricordi?
EliminaEcco, per me erano un mondo tutto da scoprire. Capisco perfettamente quella sensazione.
Far leggere è un impegno. A mio figlio devo star accanto e con tanta pazienza si è letto un libro al mese. In quest'ultimo non abbiamo avuto molto tempo per vari motivi, ma finita la scuola, staremo insieme a farlo. L'esempio vale molto. Non c'è sera che non legga ai miei figli e lo trovano normale tenere un libro. Se poi si è stanchi, pazienza. Se è un libro più illustrato che scritto, pazienza. Stare vicino e vedere che siamo interessati mentre leggono, abbracciandoli pure, con mio figlio ha funzionato. La giornata no ci può stare e non forzo. Meglio leggere di più quando si è propensi.
RispondiEliminaBrava, perché l'esempio resta comunque, nonostante tutto, il mezzo più efficace. Mi piace anche questa immagine di madre che legge ogni sera o quasi ai suoi figli, o che legge insieme a loro, con un braccio attorno alla loro spalla. Li invidio! :)
EliminaTrovo che alla primaria vengano dati troppi compiti, i bimbi escono alle 16.30 se poi ci metti uno sport e il catechismo è finita, e questo non aiuta la lettura per chi non è particolarmente portato. Io non so come ho iniziato, i miei leggevano ma non in maniera così accanita, io ricordo la me stessa alle elementari che si fionda sui nuovi acquisti della biblioteca scolastica con una fame di lettura commovente. Non ho mai faticato, non ho mai smesso, a 10 anni mi sono letta OLOCAUSTO tralasciando le parti più truci. Ora sono in prima linea con i nipoti, che pure non vivendo con me non posso seguire quotidianamente, però è un mio compito/obiettivo. Dapprima lui (ora 11enne) leggeva molto, con fisse quasi verso certi libri, poi alè l'arrivo del cellulare e giornate davvero troppo compresse lo hanno fatto desistere ora legge pochissimo e non sono come riconquistarlo. Lei (ora 9 anni) è partita male ma le sono stata dietro tantissimo, portandole libri fino a quando ho indovinato in pieno con un titolo, il suo primo romanzo non illustrato, ora è una lettrice fortissima, la scorsa estate 22 libri. Ma è dura.
RispondiEliminaUna delle persone più tenaci di cui abbia letto l'esempio, insomma.
EliminaOttimo, Sandra, non ti arrendere. Immagino l'arrivo del cellulare per tuo nipote e il ribaltamento degli interessi. Mio nipote ha il divieto del cellulare, in compenso è ogni giorno assorbito anche troppo dai videogiochi, è come una tossicodipendenza. Questione di gestione di questi strumenti e di troppa "distrazione" nei riguardi dei figli. Speriamo migliori col tempo.
Nel mio caso avevo sia la predisposizione alla lettura che l'appoggio dei miei genitori, quindi la lettura è diventata un piacere da coltivare e non ho mai sentito ai tempi della scuola la sensazione di essere obbligato a leggere i libri consigliati.
RispondiEliminaForse potrebbe essere interessante usare media più "moderni" per attirare l'attenzione di ragazzi (Fumetti, librigame, light novel, libri interrativi) e non rendere troppo costrittiva la lettura.
Non rifuggo gli altri linguaggi, anzi ho il fermo proposito di sperimentare anche graphic novel il prossimo anno. Abbiamo timidamente cominciato con il fumetto di Anne Frank, che li ha interessati non poco.
EliminaHo iniziato a leggere molto prima di andare a scuola, grazie a Topolino e poi sono arrivati i libri. Bizzeffe di libri dai quali non mi sono più separata. Non so dire se incida o meno avere altri lettori in famiglia, nel mio caso leggevano tutti e libri in casa non mancavano certo. Posso però dire che lo stesso scenario si è presentato ai miei figli e, nonostante ciò, il desiderio di leggere, con assiduità, è giunto più tardi. Videogiochi e affini sono una grande attrazione, anche stimolante da un certo punto di vista. Ora i miei ragazzi sono uomini adulti che rientrano nella categoria dei lettori forti, per fortuna! :)
RispondiEliminaQuesta, del resto, è un'epoca votata alla velocità e la lettura può apparire stridente ai giovanissimi - figuriamoci dir loro di fermarsi a pensare - ma sappiamo bene quanto essa sia importante e addirittura necessaria. Trovare nuovi media è dunque un ottimo espediente, per esempio le graphic novels - sono totalmente d'accordo con te - avvicinano e abituano, piacevolmente a soffermarsi a riflettere, così come il teatro e alcune riviste di nicchia che sanno catturare anche gli adolescenti. In ogni caso, ti faccio tutti i complimenti e un grande in bocca al lupo :)
Immagino quanto debba essere bello gustare oggi il prodotto del proprio esempio. Mi piace che i tuoi figli siano uomini rientranti nella categoria lettori forti. Una questione di esempio e di somiglianze che ha portato a ottimi risultati.
EliminaDici bene, anche il teatro rientra in un campo di letture, riguarda il soffermarsi sulle parole, lo studio. In certo senso sono fiera che rappresenti anche questo per i ragazzi del mio laboratorio.
Grazie per l'incoraggiamento. :)
anch'io sapevo già leggere prima dei cinque anni, in casa mia non leggeva nessuno (non libri) ma mio padre era molto attento nelle letture, e gli piaceva anche scrivere bene. Leggevo di tutto, però poi mi sono accorto che il mondo è dei non lettori... (ricordi la "battuta" di Tremonti, "non leggo un libro da trent'anni" ? sono molti che se ne vantano)
RispondiEliminaMio padre aveva avuto una vita di lavoro e poca istruzione, però ricordo che aveva una vera e propria passione per la Seconda guerra mondiale. Si era comprato un'enciclopedia su quel periodo storico e ne aveva una predilezione. E poi comprava tante enciclopedie di genere diverso.
EliminaQuanto alla battuta di Tremonti, io ricordo invece una mia collega di scuola, di Lettere, dire che non leggeva un libro da una ventina d'anni. Chapeau proprio.
Una situazione che appare davvero apocalittica, senza speranza. Ma tutto sommato non è che ai miei tempi erano in tanti gli appassionati lettori, da quello che ricordo. Tra i miei compagni di scuola per esempio erano parecchi a snobbare la lettura, forse perché distratti da altri interessi o per mancanza di esempi in casa. Ma come hai detto tu, non è detto che quest'ultimo elemento faccia la differenza. Per quanto mi riguarda invece avere molti libri in casa ha stimolato il mio interesse per la lettura, quindi suppongo che sia stato essenziale per dare il via alla passione. Di certo però era un amore innato, tanto che ricordo una me stessa molto piccola che sfogliava libri anche senza saper decifrare una sola parola.
RispondiEliminaUn altro ricordo importante per me è quello di una mia prof di lettere che seppe portare una ventata di interesse per le parole, la poesia, le storie e il teatro all'intera classe. Tu me la ricordi moltissimo, sono certa che per molti dei tuoi studenti sei fondamentale in questo senso.
Aggiungo infine che è vero: leggere è faticoso. Lo è pure per noi che siamo abituati a farlo. In nessun modo quindi quest'attività deve essere percepita come un dovere, altrimenti è proprio la fine.
Ai nostri tempi, ricordo anch'io un vago interesse per la lettura, però il fatto che non esistessero gli smartphone metteva un po' tutti nelle condizioni di mettersi dinanzi a un libro. Le uniche distrazioni erano la tv, attività sportive, chi se lo poteva permettere aveva i primissimi videogiochi.
EliminaGrazie per avermi paragonato alla prof di cui conservi un ottimo ricordo. :)
Ahh, ma allora sei un'insegnante ^_^... Che bello, come sono felice.
RispondiEliminaDunque, io ho sempre creduto che ciascuno possieda una data inclinazione, e la lettura, no, non può essere imposta a tutti. Tuttavia, tentare un avvicinamento è sempre un grande dono, di cui, una volta raccolti i frutti, non si potrà che rendere grazie.
Da quanto racconta mia madre, l'inclinazione ai libri l'ho avuta da quando ero in fasce. Si narra a casa mia che a pochi mesi di vita io mi sollazzassi con un vecchio volume di novelle che rosicchiavo e sbavavo a mio piacimento e che ancora viene conservato mal ridotto tra i cimeli di infanzia. A 4 anni circa passavo i pomeriggi a ricopiare su un quadernetto i testi delle vignette di Topolino, lo facevo per ore, fino a farmi venire le tendiniti ai polsi. Ma il vero amore è esploso alla fine della prima elementare, avevo scoperto un'attitudine alla facilità di lettura quasi irreale per l'età, i Topolino finalmente li leggevo e ne capivo il senso completo. E' stato con I Pattini d'Argento che la mia vita è completamente cambiata. L'ho letto tutto d'un fiato, con il cuore in gola e le lacrime agli occhi. Esistevano storie lunghe ed avvincenti, interi mondi da scoprire, personaggi da conoscere e con i quali intessere autentiche amicizie... Ricordo ancora quell'istante, l'istante in cui mi sono scoperta una lettrice. Da quel momento non ho più smesso, nonostante adesso legga con meno trasporto e nei ridotti momenti di tempo libero.
Un abbraccio, Luz, e un grosso IN BOCCA AL LUPO per il tuo progetto :*
Che bello questo racconto di te bambina rosicchia-libri. Mi piace molto. Lo voglio utilizzare per una storia illustrata che ho in mente da un po'. Il primo capitolo potrebbe intitolarsi proprio in quel modo. :D
EliminaLa mia precocità assomiglia alla tua. Per le parole ho avuto un vero e proprio innamoramento da piccola, invidiando mio fratello, di tre anni più grande, che già andava a scuola e aveva quella cosa meravigliosa che si chiama "compiti". Lo fissavo per ore, fino a quando mi feci dei quaderni miei ricopiando qualcuno di quei semplici componimenti con cui si cimentava.
Quando finalmente andai in prima elementare, fui felicissima.
La mia folgorazione fu con un albo illustrato di Alice nel Paese delle meraviglie. Poi mi fu regalato Tom Sawyer, poi Pinocchio. E ancora conservo Le mille e una notte dono del sesto compleanno.
Percepisco una persona simpaticissima dall'altra parte. Un abbraccio a te!
Ciao Luz, credo che sia molto difficile proporre la lettura ai ragazzi se da piccolissimi non si accostano ai libri. Possono tanto in questo senso la scuola materna (con i primi libricini con le figure) e la scuola primaria. Poi l'esempio dei genitori è fondamentale, i figli dovrebbero veder tanti libri in giro, aperti, sfogliati, persino sgualciti da mani solerti. Io sono stata fortunata, sono cresciuta in una casa piena di libri, di riviste, di quotidiani, che leggevo dopo mio padre. E' nella biblioteca di casa che ho fatto i primi incontri ed è stato amore a prima vista. Non stancarti mai di proporre e consigliare letture ai tuoi studenti, Luz, vedrai che a forza di seminare, qualche piantina- lettore crescerà;)
RispondiEliminaSì, io tenacemente continuo, indefessa e speranzosa. :)
EliminaAnche perché a un bilancio, per classe ci sono sempre quei 2/3 in cui si riesce a seminare qualcosa di prezioso. Non si può davvero arrivare a tutti. Ma arrivare a qualcuno è fondamentale.
I miei ragazzi ( insegno alle superiori ) leggono due o tre libri nel corso dell'anno scolastico, non di più. La lettura è seguita dal dibattito sulle tematiche sviluppate dall'autore, sulla struttura del romanzo e sul sistema dei personaggi; qualche giorno dopo somministro una verifica. Ho notato che ai ragazzi piace essere chiamati a dar prova di aver letto il testo e quindi accettano di buon grado test complessi. E' essenziale, invece, in questo tipo di proposta, che tutti leggano lo stesso libro e che. con la guida dell'insegnante, si confrontino durante il dibattito.
RispondiElimina:-)
Alle scuole superiori, concordo, il discorso deve soffermarsi attorno a tre o quattro classici fondamentali per la formazione. I ragazzi delle medie, che sono ragazzini ancora legati al mondo dell'infanzia, richiedono anzitutto che possano scegliere loro, almeno li si invoglia ai primi approcci con un libro. Interessante quel confronto fra ragazzi più grandi sullo stesso testo. Deve portare a risultati assai interessanti.
EliminaConstato anch'io un certo livello di appiattimento tra i ragazzi, e naturalmente la mia è solo una visione da esterna (parlo per lavoro con alcuni insegnanti). Senz'altro il grado di distrazione è molto aumentato oggigiorno e ci vuole una grande forza di volontà per spegnere, ad esempio, il cellulare, o portarlo nell'altra stanza. Vedo che tutti, dall'alba al tramonto, adulti inclusi, sono concentratissimi sul magico aggeggino che si chiama smartphone.
RispondiEliminaIo ti posso dire che, come Grazia, ho avuto un'infanzia solitaria, quindi i libri sono stati essenzialmente un'occasione di evasione e avventura con la fantasia. Per quanto riguarda i modelli domestici, ti posso dire che non è quello che fa la differenza, quanto un atteggiamento di rispetto, direi quasi di venerazione, da parte dei miei genitori nei confronti della cultura. Mio padre, reduce di guerra, leggeva poco, mia mamma ha sempre letto soltanto riviste e giornali. Eppure mi hanno sempre spronato a leggere, comprandomi di tutto, da "Topolino" ai romanzi salgariani, per poi passare in età adolescenziale ai grandi classici francesi, russi e inglesi che mi hanno fatto innamorare. La chiave della lettura è il piacere, la meraviglia, il divertimento. Purtroppo le letture scolastiche sono vissute come una costrizione, il caso emblematico è quello de "I Promessi Sposi"... il tuo è un compito veramente improbo!
Noi avevamo difatti questa capacità di restare incantati dinanzi al libro, ci lasciamo sedurre, sviluppavamo un certo senso dell'immaginazione.
EliminaPrerogative che ai "nativi digitali" non sarebbero precluse, se si facesse un serio lavoro fra le mura domestiche, se li si educasse alla bellezza evitando giochi elettronici e domeniche nei centri commerciali. La famiglia oggi a pressoché totalmente perso il potere di operare un certo imprinting nei più piccoli. Peccato.
Fra i tanti punti interessanti che tocchi, quello della predilezione del lavoro a scuola rispetto a quello assegnato per casa è quello che mi coinvolge maggiormente: mentre i luminari della didattica 2.0 insistono sul lasciar fare agli alunni e sul capovolgere le classi, affidando agli studenti il compito di risolvere delle "sfide" e riducendo la lezione a un momento di feedback e precisazione, la pratica ci restituisce purtroppo uno scenario in cui essi sono spesso lasciati a sé stessi, distratti e poco concentrati (sia per tempo che per profondità dell'impegno) sui compiti assegnati. La lezione rimane il nucleo del processo di apprendimento e i ragazzi hanno tanto bisogno di guide, soprattutto se a casa non ne hanno. Lettori si diventa, ma, in certa misura, si nasce: lo stimolo è fondamentale è se questo si estende oltre la scuola le possibilità di allevare degli amanti dei libri sono molto più alte.
RispondiEliminaCome te, ritengo che il metodo "flipped classroom" sia efficace solo se non diventa una pratica vera e propria.
EliminaSì, i ragazzi hanno bisogno della lezione frontale. Pur ammettendo che la didattica vada rinnovata anche alla luce di nuove metodologie (guardiamo però troppo al modello americano e anglosassone per poterlo adattare a un modello basato sulla tradizionale lezione frontale), varrebbe serbare altresì il modello tradizionale, svecchiato e arricchito di stimoli.
Anch'io come te ho iniziato a leggere da piccolissima. I miei genitori non leggevano, ma come dice Cristina avevano il "rispetto" per quello che rappresentava la cultura e i libri lo erano. Io so come mi sono appassionata alla lettura partendo dalle favole e dai fumetti, poi sono passata ai libri per ragazzi e poi ai romanzi rosa. Insomma ero sempre con un libro in mano, però ammetto che preferivo leggere libri che non mi erano imposti a scuola. Forse basta lasciare la scelta ai ragazzi, certo che oggi con i nativi digitali può essere più complicato...
RispondiEliminaInfatti, proprio perché nativi digitali, il primo sostanziale approccio con la lettura va posto senza imporre titoli. La sensazione di essere liberi di scegliere fa bene. Poi alle superiori magari leggeranno i classici.
EliminaDisanima dell'argomento molto interessante: ho avuto anch'io il medesimo percorso giovanile ma credo di avere qualche hanno di più rispetto a te. Da come parli della questione pare non vi sia soluzione e comunque la tentazione informatica a basso costo è veramente un moloch. Probabilmente chi legge sul serio e quindi scrive alla stessa maniera farà sempre parte di un'elite.
RispondiEliminaDobbiamo fare in modo che non sia una specie in via di estinzione. :)
EliminaUhm...conosci il teatro, quindi magari non dovrebbe essere nemmeno difficile portare un personaggio vivente in classe a parlare di sé (avendo letto bene il libro prima) e magari a rispondere argutamente alle domande del pubblico.
RispondiEliminaPoi, dato che oggi ho avuto un po' di input a casaccio e li sto mettendo insieme... si usano ancora i compiti per le vacanze? 3 mesi, 3 libri, ma da lasciar scegliere ai ragazzi e con una sorta di caccia al tesoro (per i quali dovranno pure essere bravi in ricerche online): trova tre libri che abbiano dato vita al tuo cartone animato/eroe del cinema/videogioco preferito, e che il legame non sia necessariamente scontato (dal libro al film, dal libro al cartone) ma che sia anche "liberamente ispirato a", o ci sia una relazione in termini di tema (esempio: i viaggi nel tempo, arrivano gli alieni sulla Terra). E leggono il libro (che per forza di cose dovrà piacerli, se già c'è la relazione a prescindere). E poi a settembre premio alla ricerca più curiosa. Di solito, quando ci si mette il gioco e la sfida, tutto funziona! ;)
Bella idea, sicuramente in stile "classe capovolta". Li chiamano "compiti di realtà". Io tendo a diffidare, sai? Perché al 90% dei casi ci sarà lo zampino dell'ansioso genitore sul percorso. :(
EliminaDa prof, come già scritto, opto per un listone di libri che può essere allungato da loro proposte. I ragazzi scelgono il libro da leggere (le consegne sono tre all'anno) e poi devono esporre oralmente spiegando se è piaciuto e perché. Devo dire che salvo casi disperati è una formula che funziona abbastanza, perché hanno libertà di scelta e dovendo poi parlarne evitano di limitarsi a copiare il riassunto. Quando ne abbia davvero portati sulla via della lettura in questo modo non so. Temo che alle medie il gioco sia già fatto, chi ama leggere già lo fa e chi non lo ama è in drammatico ritardo. Mi piace pensare di aver stimolato un pochino la curiosità di qualcuno, ma forse è una pia illusione.
RispondiEliminaSono stata tentata dall'idea del listone, e probabilmente nella mia futura terza (classe in cui ci sono dei testi alla loro portata che sono un "must") opterò per questa soluzione.
EliminaSì, per certi aspetti spesso il gioco è già bell'e fatto alla loro età. Però ci sono anche eccezioni. Immagina alunni che alle elementari non abbiano ricevuto un granché di stimoli alla lettura. Figli di genitori non lettori. Sono ottimista, voglio ancora credere che possa arrivare la prof giusta e... bingo!, uno lo hai acchiappato. Forse è utopia. :)