Fa parte del dibattito attuale riguardante la scuola, la perdita di credibilità delle istituzioni, la perdita di autorevolezza della figura del docente. Tutto insieme, in un circolo vizioso che si ripresenta ogni anno in forme inedite.
Mi pare di avere già avuto modo di descrivere il mio modo di essere insegnante, per la precisione prof di Italiano, Storia e Geografia alle medie: spiegazioni "dinamiche", interattive, uso di materiali multimediali per rendere più vivace la lezione, verifiche scritte con temi anche singolari come riflessioni sul "talento" o su "come vorrei fosse la scuola", spinta verso il senso critico, dialogo come se piovesse, dentro e fuori l'aula. In generale posso descrivermi come un'insegnante attiva, me stessa in cattedra, senza "maschere istituzionali".
Insegno dal 2002, passata in ruolo nel 2008, con un'esperienza che ogni anno accresce il punto di osservazione di nuovi spunti, chiarisce i pro e i contro di questo mestiere. Se vi va di dare un'occhiata ad alcune mie "visioni" sul problema scuola, fatevi un giretto fra questi post.
Di questi giorni una vicenda che mi induce a fare un'ulteriore riflessione sulla professione insegnante, e in particolare su quali limiti deve avere il nostro ruolo rispetto a vicende che non hanno a che vedere con l'apprendimento dei saperi, ma con la disciplina.
I ragazzi di terza sono quelli più grandicelli con cui ho a che fare. Non sono più bambini ma neppure ragazzi, diciamo che si affacciano all'adolescenza. Rispetto ai primissimi miei anni di insegnamento, posso constatare che mentre gli allora "millenials" - i nati nei Novanta che ebbi fra gli 11 e i 12 anni nel 2002 fino all'entrata in ruolo - conservavano un certo senso di rispetto nei riguardi dell'istituzione scolastica e gli irrispettosi erano in percentuale assai minore, oggi la cosa si è letteralmente capovolta e i rispettosi sono in netta minoranza.
Per "rispettosi" intendo i "normali" alunni che svolgono un regolare anno scolastico, assentandosi poco e rispettando orari di ingresso e uscita, facendo regolarmente i compiti, rivolgendosi in modo educato agli insegnanti. Insomma, nulla di "eccezionale", se non fosse che lo diventano in virtù del caos in cui sopravvivono gli altri.
Uhm, "caos" sembra una parola forte rispetto al problema in sé? No. Semmai è un eufemismo.
Gli alunni caotici sono quelli in cui si assommano una serie di incongruenze che corrispondono all'opposto di quanto descritto sopra: spesso non regolari con gli orari o ripetutamente assenti, disordinati nell'andamento didattico (non prendono i compiti sul diario e poi tempestano i compagni nei gruppi wazzap, non svolgono i compiti, si perdono i materiali, non mostrano interesse, accumulano diverse insufficienze), spesso coinvolti in casi più o meno gravi riguardanti il comportamento.
Sono bravi loro, questi ultimi, a non commettere atti gravissimi, ma giusto appena un po' dietro la soglia dell'accettabile. Compiono uno stillicidio quotidiano, fanno scelte fra gli insegnanti decidendo chi ascoltare e chi ignorare, di quali materie svolgere un minimo di compiti e di quali invece infischiarsene totalmente, con chi comportarsi a dovere e chi invece vessare appena varcata la soglia.
Comunemente a me va bene. Fanno i furbi perché "è quella di Italiano", spesso mi trovo a coordinare la classe, ho un canale diretto con i genitori. Temono quella di Italiano o se non la temono la rispettano perché ha più ore e più materie, diversi mi rispettano a prescindere, ma non tutti. Insomma, nulla che li porti al rispetto tout court, tutto per una motivazione precisa.
Da dove nasce tutto questo? Perché questa deriva educativa che si accresce sempre più e sta portando a un peggioramento progressivo dei rapporti genitori-docenti? Io un'idea me la sarei fatta.
Di base, è venuta a mancare la forza educativa all'interno della famiglia. Mancanza di tempo, stanchezza, tentazioni di svicolare dal proprio ruolo di genitore perché i figli sono insistenti, perché guardano i loro pari ed esigono tutto, perché è molto più difficile dire di no, comporta troppo impegno. Ecco, questo è quanto avevamo già capito da un po', adesso aggiungo qualcos'altro.
Molti genitori non hanno concretamente il senso del limite del proprio figlio/figlia, il che aggrava di molto quanto scritto appena sopra. La propria prole è geniale, semplicemente. O è di un'intelligenza
Ma aspettate, perché aggiungo un'ulteriore aggravante.
Il figlio è un loro prolungamento, quindi tutto ciò che faccio lo faccio a loro. Ecco, questo è ciò che ho compreso in questi giorni difficili, che non sto a spiegarvi ma che potete immaginare.
Vedere il proprio figlio punito è come vedere se stessi alla gogna, secondo alcuni. Si dissociano totalmente e imperiosamente da ogni tentativo di intervenire per correggere, raddrizzare, indirizzare "sulla retta via". Non ne hanno bisogno, fanno di tutto per esprimere un contenuto assai preciso: sono IO che punisco mio figlio se lo ritengo necessario, lei faccia il suo dovere di trasmettergli contenuti, il resto non le compete.
Per la prima volta vivo da vicino un'ingerenza abissale, che mi costringe sulle difensive e allo stesso tempo all'attacco in una posizione fermissima. Insomma, crociate che rubano energie e depauperano gli altri e i loro stessi figli del tempo che si potrebbe impiegare in ben altro.
Non tutto è perduto. Per quanto si diventi consapevoli che non può arrivare a tutti e lasciare un segno in tutti, il che è il vero senso dell'insegnamento, si può gioire di coloro che ringraziano, alunni e genitori dai quali si ricevono stima e sostegno. Ecco, per non finire ingoiati dalla demotivazione e dalla stanchezza, è necessario concentrarsi su questo principio, partecipare attivamente all'educazione di alcuni per limitare i danni che commetteranno un giorno quelli a cui non si è potuto arrivare.
Non sono madre nè insegnante e quindi non vivo in maniera diretta questa situazione, ma ormai ne ho sentito parlare fino allo sfinimento. E dunque non posso che constatare - e non senza un certo stupore - che deve esserci almeno un fondo di verità. Queste guerre intestine genitori vs insegnanti mi fanno venire la pelle d'oca. Perchè, se è vero che in certi casi l'insegnante ha torto, il problema è che mi sembra che molti genitori partano già dall'inizio con questa convinzione. Il difendere a spada tratta e in maniera acritica i figli è dannoso, a mio parere. Come per molte altre cose, da un eccesso si è passati all'altro. Da "l'insegnante ha sempre ragione" a "l'insegnante ha sempre torto". Fortunatamente non vivo in prima persona la situazione, perchè credo mi guasterebbe la digestionexD
RispondiEliminaIl processo all'indietro è stato quello che tu descrivi.
EliminaFare questo mestiere richiede una buona dose di nervi saldi e senso della realtà.
Capisco e sottoscrivo ogni singola parola.
RispondiEliminaQuello che non capisco, non capisco proprio è cosa sperano di ottenere questi genitore per cui ogni minima osservazione fatta a loro figlio è un trauma che noi stiamo loro affliggendo. Questi ragazzini iperprotetti, con genitori che scatenano tempeste non per un quattro, non per un cinque, ma magari per un sette (perché il cucciolo meritava nove, secondo loro...), verranno poi catapultati in un mondo del lavoro spietato e iper competitivo. E non credo che proteggendoli da tutto e permettendo loro tutto si faccia il loro bene.
Pensa quando la polemica tocca non la valutazione, perché magari sono consapevoli che il propri figli non siano "cime", ma il comportamento. Negare, sempre negare come imperativo categorico.
EliminaImparo che bisogna anzitutto agire subito, senza tergiversare e cercare mediazioni, che finiscono nel nulla di fatto per la maggior parte di essi, poi metterli nelle condizioni di non poter delegittimare il tuo gesto, renderli inoffensivi. Bisogna cioè attuare strategie, il che è agghiacciante.
Anch'io mi pongo le tue domande, alle quali ogni volta mi do risposte per nulla incoraggianti. Questi saranno gli adulti di domani, quando noi saremo vecchi, e si spera che la compagine sana metta una toppa alle mancanze di questa.
Ma guarda che io per primi punirei proprio questi genitori, che credi?
RispondiEliminaE pensa quanto può solo peggiorare, la situazione, con NOI che diventiamo genitori.
Hai presente la nostra generazione, no? Ecco, immagina: ignoranza e superbia, cultura solo da social, poveracci mentali che fanno la fame ma comprano telefoni da 900 euro.
Mi godrò lo spettacolo, ma vorrei che ci fosse la possibilità di fustigare assieme genitori e figli. Tanto, se la gogna è la stessa -dato il prolungamento che i secondi sono dei primi- allora tantovale sputtanarli assieme^^
Moz-
Condivido la tua rabbia, perché ti fanno proprio inc... non ci sono dubbi.
EliminaSi sopravvaluta l'intelligenza di altri adulti che pensi debbano pensarla naturalmente come te, perché tu non è che ti diverti a metterli dinanzi a fatti gravi, e sai che devi agire per essere un educatore credibile, per il loro bene. Questi bellamente si mettono a remare contro, automaticamente, come se nulla fosse, senza neanche uno scrupolo.
Credimi, ci resti sulle prime sbigottito proprio, poi ti riprendi, ti dai una sgrullata, e ti metti a fare la tua crociata che sai non vincerai.
Non ho esperienza diretta sul campo, ma da quello che leggo e sento in giro mi sembra di capire che quelli che ai miei tempi (ormai lontanissimi) erano considerati ragazzi "vivaci" (da sette in condotta!) oggi sarebbero considerati studenti modello.
RispondiEliminaIo avevo tre, dico tre compagni di scuola alle medie turbolenti. Non sette, otto o dieci, ma solo tre. Erano spesso isolati nel loro gesto maleducato, li sgamavi subito perché erano in netta minoranza e le classi erano gestibili.
EliminaI nostri insegnanti hanno lavorato sul velluto.
Ho una figlia che va alle medie e da quel che mi dice gli studenti turbolenti sono effettivamente la maggioranza.
RispondiEliminaCredo che però la colpa vada equamente condivisa con le istituzioni. Nel senso che le istituzioni devono essere credibili e trasmettere un senso di sicurezza al cittadino, il rispetto diventa conseguente.
In un paese come il nostro dove le istituzioni hanno perso ogni credibilità, dove l'insulto e l'irrisione reciproca sono la base del dialogo fra i rappresentanti istituzionali, dove i mass media fanno programmi e campagne stampa contro le forze dell'ordine e dove coloro che commettono reati anche gravi praticamente non scontano nessuna pena, alla fine ci viene trasmessa la sensazione che le istituzioni non sono degne di rispetto considerato che esse stesse si delegittimano a vicenda.
Questi ragazzi di oggi sono gli inevitabili figli di un paese che si sta sputtanando da solo, si sta autodistruggendo sul piano sociale e, ahimé, è già distrutto sul piano economico e istituzionale.
Hai ragione. C'è stata una polemica, un paio di anni fa, dovuta al fatto che si potevano portare i ragazzi ad assistere alle sedute della Camera e ne uscivano sconvolti per gli insulti che volavano tra parlamentari. Però non conosco praticamente collega (me compresa) che non sia stato minacciato fisicamente da un genitore, magari stimato professionista. Anche se negli ultimi anni ho lavorato in scuole che sono isole felici, i colloqui li facciamo sempre evitando di essere da soli con il genitore, in modo da avere un testimone nel caso la situazione degeneri. Il solo fatto di aver sentito quest'esigenza mi sembra molto, molto grave.
EliminaMi unisco alle parole di Tenar, perché nella circostanza in questione uno degli errori da me commessi è stato proprio quello di riceverli da sola e a quel punto la cosa in sé ha perso di quella forza che avrebbe avuto se ci fosse stata una presenza forte di insegnanti, anche più di due. Si è risolto con un faccia a faccia in cui fai la figura di "ballare da sola" stimando possibile una condivisione di idee e rendendoti conto tempo dopo che quel castello di sabbia si è sgretolato e che non hai letteralmente nulla in mano se non la comunicazione che i ragazzi restano impuniti e perfino premiati con un'iniziativa didattica dalla quale non saranno esclusi.
EliminaErrore mio, che imparo da questa esperienza che occorre munirsi di una veste istituzionale ben al di là della docente di Lettere che dialoga, comprende, condivide, si confronta, elabora. Non gliene importa nulla. Vanno avanti per la loro strada.
Quanto al tuo commento sulla mancanza di credibilità delle istituzioni, concordo ovviamente in pieno. Nel nostro caso, manchiamo di coerenza. Spadroneggia l'anarchia di coloro che rappresentano la realtà difficile da gestire. Le persone corrette sono sullo sfondo, silenziose, spesso omertose.
Io, invece, ti parlo da ex rappresentante di classe. Lo sono stata per otto anni (mi sono fatta materna e primaria di un figlio) è quello che ho visto potrebbe bene essere raccontato in un libro: ho visto genitori agire in modo molto scorretto pensando di nascondersi dietro la mia figura istituzionale (puntualmente mandati al diavolo, perché sono buona ma non fessa), genitori ordire trame per chiedere la rimozione di insegnanti solo perché non abbastanza competenti nelle loro materie, genitori sollevare polemiche assurde su quantità di compiti dati agli alunni, ma solo per coprire l'ignoranza e la poca voglia di studiare dei propri figli. E, alla fine, siccome mio figlio era molto bravo e lo dimostrava in ogni materia, era solo fortunato perché io godevo di un occhio di riguardo, vista la mia posizione. Sai quando mi sono tolta non un sassolino, ma una montagna intera dalla scarpa? Quando ci siamo trasferiti a Roma e mio figlio (allora in seconda media) ha preso dieci in un tema di italiano, poi menzionato e applaudito: peccato che qui, io fossi solo una mamma fiera e non fossi investita di alcun ruolo "preferenziale"
RispondiEliminaVolto la pagina, tuttavia, e aggiungo anche che, purtroppo, i casi gravissimi di insegnanti da galera, sorpresi a maltrattare gli alunni, sono fenomeni ahimè reali e questo ha portato a un iper garantismo nei confronti dello studente, esasperando gli intenti educativi dei professori.
Come al solito il buon senso regna sempre altrove (anche se non si sa dove!)
Dopo 7 anni rispondo a questo tuo commento, Marina, che non avevo visto (così come quelli sotto). Non mi stupisce il comportamento di quei genitori, orde di genitori in protesta contro gli insegnanti per ogni motivo possibile. Non mi stupisce benché viva al 99% dei casi situazioni opposte, ho da sempre un ottimo rapporto con famiglie e alunni, salvo rare eccezioni. Non andare d'accordo con me, insomma, è davvero difficile nella mia professione. Per prudenza, buon senso, e dico pure quel saper fare nella comunicazione ogni volta che dimostro loro che il mio lavoro è esclusivamente rivolto al bene dei loro figli, mai a loro discapito, e con assertività, quindi anche con una certa forza comunicativa, riesco a farmi rispettare. Se sono accaduti incidenti, è stato perché dall'altra parte c'era il niente assoluto e un figlio come quelli che descrivi tu, ignorante e senza voglia di fare nulla, eppure con tutte le ragioni a prescindere, eri solo tu a doverti mettere in discussione. Ho una certa compassione per gente come quella, perché il loro destino, dei genitori e dei figli, è segnato.
EliminaI genitori che levano gli scudi anche in modo molto offensivo verso colleghi, tanti i fatti cui ho assistito, e mi è bastato per non coltivarmi mai il mio "orticello", magari pensando che a me non potesse succedere, piuttosto servendomene per trarne esempio e capire come è fatto questo complesso mondo scolastico.
Purtroppo devo concordare pienamente con quanto scrivi e aggiungo che, trovandomi a muovere i miei primi passi in questa scuola caotica, non ho quel bagaglio di esperienze che mi può aiutare a gestire alcune situazioni estreme... ma mi accorgo che la mia non è una mera impressione "da novellina", se anche colleghi più esperti come te e come tanti altri con cui mi sono confrontata, giungono a queste conclusioni. Naturalmente sono preoccupata per la continua erosione dell'autorevolezza di noi docenti e dell'istituzione scolastica (la prima, peraltro, sovente incrementata dal lassismo di certi dirigenti che preferiscono sostenere i genitori presuntuosi che gli insegnanti che espongono problemi e richiedono interventi), ma quello che mi mette maggiore ansia è una riflessione sul destino di questi alunni senza limiti e senza senso di responsabilità: i volenterosi rimasti vengono danneggiati da gruppi-classe di svogliati che si avvalgono di mille scuse per ostacolare il normale svolgimento delle attività, anche quando si tenta di tutto per promuovere una didattica variegata e inclusiva; gli altri dovranno prima o poi fare i conti con difficoltà e regole indeludibili, se non altro quando dovranno lavorare e il mancato rispetto di orari e scadenze potrebbe comportare la perdita del posto. A quel punto, mi vien da pensare, avremo orde di frustrati, depressi e isterici che, non avendo mai fatto i conti con la necessità di essere rispettosi e di affrontare i sacrifici, saranno privi di quelle competenze che proprio a scuola avrebbero dovuto acquisire. Ché è inutile che formalmente si lodino le certificazioni di competenze, se il tutto, nella prassi, si riduce a riconoscerle anche a chi non le ha perché manca la fondamentale collaborazione scuola-famiglia.
RispondiEliminaLa verità e buon giudizio si trovano sempre in mezzo...parlo come la madre di due figlie che frequentano sia la scuola elementare sia le medie....Dove c'è il feed back positivo tra l'insegnante ed i genitori tutti noi viviamo piu' sereni ed insegnamento prende le radici.
RispondiEliminaCome sai conosco il mondo della scuola da esterna, lavorando nel settore della scolastica per le lingue moderne. Da molti anni ormai gli autori, che sono anche insegnanti, si lamentano di due fattori: l'eccesso di burocrazia per cui passano il loro tempo a espletare formalità che sottraggono loro tempo ed energia; la maleducazione esponenziale degli studenti, anche molto piccoli. Anche una mia amica che lavora alla scuola elementare dice appunto che i bambini diventano sempre più maleducati e i genitori sempre più strani e a volte pericolosi. Mi ricordo ancora di un caso di qualche anno fa dove un genitore aveva aspettato all'uscita l'insegnante del figlio, "colpevole" a suo dire di avergli dato un brutto voto, per picchiarlo.
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