sabato 16 gennaio 2016

Lessico famigliare - Natalia Ginzburg

Incipit: Nella mia casa paterna, quand'ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: - Non fate malagrazie!
Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: - Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! Non fate potacci! 

Uno dei miei propositi per questo anno nuovo è leggere quei classici imperdibili che finora hanno bellamente campeggiato sugli scaffali della mia libreria rimanendo intonsi, e ho cominciato con il celebre Lessico della Ginzburg. Questo libro è uno di quelli che s'ha da leggere, non fosse altro che per il suo rappresentare preziosa testimonianza dell'Italia fra le due guerre e dei decenni successivi al secondo grande conflitto. 
Il "lessico" del titolo si riferisce all'insieme di termini adoperati nella famiglia Levi - il nome da nubile della scrittrice, che era ebrea - pertanto la struttura portante di questo racconto è la quotidianità di una famiglia ebrea borghese che vive nella Torino antifascista degli anni fra le guerre. 
Il racconto è immediato, con tutta la coloritura di una spontaneità che rifiuta decisamente un piano iniziale e ordinato. I ricordi si susseguono uno dopo l'altro, non c'è divisione in capitoli, il tempo è all'imperfetto.

La Ginzburg osserva il suo micro-mondo familiare, lo cerca anzi fra i suoi ricordi e fa un ritratto ironico e "dal vero" di questa sua grande famiglia, a partire dal padre, scienziato triestino, e la madre, vivace donna amante del cinematografo, ai quattro fratelli dai differenti caratteri.
Natalia Ginzburg
Tutti incrociano i loro passi con alcuni grandi esponenti della storia italiana, e qui il racconto si fa denso e interessante perché il lettore ha l'opportunità di conoscere da vicino Adriano Olivetti, che sposa la sorella maggiore della scrittrice, Filippo Turati, che braccato dai fascisti viene nascosto in casa, il pittore Casorati, amico di famiglia, Cesare Pavese, amico e collega di Natalia negli anni del suo lavoro presso una casa editrice torinese.
E c'è da aggiungere che la Mosca amata da Eugenio Montale altri non è che sua zia Drusilla Tanzi, sorella della madre. Insomma, un coacervo di incontri preziosi, di parentele eccellenti.
La seconda parte del racconto, che stilisticamente non perde di vivacità, si volge al ricordo dei difficili anni della guerra e delle sue conseguenze nelle vite e nelle coscienze di tutti. Delicatissimi i passaggi sul destino di suo marito, Leone Ginzburg, incarcerato a Regina Coeli, dove viene torturato e ucciso nella morsa della reazione all'antifascismo. E' evidente che quel ricordo sia doloroso nella memoria e la scrittrice lo sfiora appena, lo accenna, lasciandolo quasi inespresso, mentre il lettore ne coglie la grave portata. 
Il Lessico è un esempio unico nella nostra letteratura, che la critica ha elogiato solo dopo averlo assimilato, incerta se attribuire valore letterario a questo imperfetto insieme di memorie. Col tempo, questo affresco familiare ha occupato un posto privilegiato in particolare nelle antologie scolastiche, rappresentando uno spaccato di vita e storia irrinunciabile alla lettura. 

Lo avete letto? Che ricordo ne avete? 

15 commenti:

  1. Lessico famigliare è senza alcun dubbio uno dei libri più belli che abbia mai letto e gli sono affezionata sia per la delicatezza della narrazione (chi di noi non avrà pensato, leggendo le frasi e il lessico dei Levi, alle parole usate nella propria famiglia e all'esterno incomprensibili o quasi?), sia per la forza dei personaggi, con l'intreccio fra la storia personale di Natalia e dei suoi e la Storia d'Italia, non solo politica ma anche culturale. Ho apprezzato in particolar modo le riflessioni su Cesare Pavese e l'idea di quel progetto straordinario che avrebbe portato i maggiori intellettuali degli anni '40-'60 a incontrarsi sotto l'ala di Einaudi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, è facile abbandonarsi al ricordo della propria famiglia leggendo quelle pagine. Perché in ciascuna ci sono ricordi particolari e simili a questi. Forse è proprio l'aspetto dell'intimità in fondo a catturare il lettore.
      Avevo pensato che la Ginzburg si riferisse alla Einaudi quando scrive di questa casa editrice ma non l'ho menzionata perché mi è parso strano che la scrittrice non ne scrivesse apertamente. Del resto ha programmaticamente svelato tutti i nomi del suo percorso di memorie.

      Elimina
  2. Non l'ho ancora letto ma sono anni che ho intenzione di farlo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, Julia. Sai, si legge in pochissimo tempo se ti lasci catturare, e avresti il ricordo di un ottimo libro letto.

      Elimina
  3. Anche io ho intenzione di leggerlo ed è tra le letture che vorrei fare in futuro. Bella recensione, un abbraccio.

    RispondiElimina
  4. Giusto l'altro giorno mia madre mi ha chiesto di tirare fuori la nostra copia dalla libreria per rileggerla... Telepatia? :) Sta di fatto che io stessa non l'ho mai letta, benché abbia studiato la Ginzburg ai tempi dell'università. Una grande donna. Devo assolutamente recuperare questa lettura, le tue parole mi hanno ancora di più convinta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nel novero delle tue mirabili liste non può mancare. Sarebbe bello leggerne una tua recensione.

      Elimina
  5. Accidenti che incrocio di personaggi direi storici, ormai. Non l'ho letto, però ricordo degli estratti dei suoi libri nelle antologie delle medie.
    Io anni fa mi ero ripromesso di leggere la seconda metà di Guerra e Pace e ci sono riuscito tre estati fa durante le pause tra le lezioni, coi miei colleghi che mi prendevano un po' in giro quando mi vedevano col quel tomazzo in mano. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La seconda metà... e la prima? :-)
      Io mi riprometto di leggere i russi proprio quest'anno. Manca moltissimo al mio elenco di letture, devo rimediare.

      Elimina
  6. Questo libro è bellissimo, per delicatezza degli affetti famigliari raccontati e perché è una testimonianza storica e sociale importante, e lo è senza pesantezze di sorta. La scrittrice riesce a coinvolgerci nelle vicende della famiglia Levi attraverso quel lessico e i ricordi... ne deriva una "buona" nostalgia!
    Ecco, altra rilettura da fare *__*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Adoro quando uno scrittore, ma anche un drammaturgo, un regista cinematografico ecc., fa arrivare a una verità percorrendo una strada che per buona parte depista il lettore/spettatore. Il Lessico è uno degli esempi più significativi di questo particolarissimo "genere".

      Elimina
  7. Non l'ho ancora letto. E' da parecchio che mi guarda dallo scaffale! ;-) Ogni tanto lo prendo e lo rigiro, ma quella parola ' lessico' nel titolo, non so perché, mi ha sempre frenato.
    Dopo aver letto questo tuo post penso proprio che quest'anno sarà la volta buona :-)

    RispondiElimina
  8. Non l'ho ancora letto. E' da parecchio che mi guarda dallo scaffale! ;-) Ogni tanto lo prendo e lo rigiro, ma quella parola ' lessico' nel titolo, non so perché, mi ha sempre frenato.
    Dopo aver letto questo tuo post penso proprio che quest'anno sarà la volta buona :-)

    RispondiElimina