sabato 21 marzo 2015

Io, Aloysia - Gian Nicola Vessia

Incipit: La pioggia di questa notte ha lavato le strade di Salisburgo. L'ottusa città, come la chiamava Nannerl Mozart. Eppure qui ci siamo ritornati e ritirati in tanti. Nannerl stessa dorme nel cimitero di S. Peter. Ha fatto fatica a prendere sonno, povera donna. 

Questo piccolo libro si gusta come un assaggio raffinato sul quale il palato si sofferma per capirne sfumature e piccoli segreti.
La letteratura che riguarda Mozart è sterminata, probabilmente con un po' di scetticismo ci si accosta oggi all'ennesima pubblicazione che riguardi il suo genio, ma questo racconto non delude, anzi lo si finisce con la sensazione di aver passeggiato fra decine di stanze precluse ai più e con la certezza di aver meglio compreso alcune pieghe del carattere del compositore salisburghese.
Il racconto è affidato ad Aloysia Weber, che ormai anziana ripercorre i ricordi più significativi della sua fresca giovinezza e il suo privilegio di aver frequentato Amadeus, esserne stata amata e averlo rifiutato. Su questa base si innestano i rimpianti di un tempo ormai lontano, nel quale il genio di Mozart vibrava dei suoi successi maggiori, come pure delle delusioni, le cadute, le piccole e grandi frustrazioni dell'artista. Il racconto in prima persona è leggero, mai solenne, piuttosto possiede tutta la vivacità del capriccio della Aloysia fanciulla amata dal pubblico per le doti canore, il fascino che ella esercita su Amadeus, la scelta di sposare il noto attore Joseph Lange, il turbinare di eventi che vive nella Vienna più splendente, brulicante di artisti, fervida di quell'arte che resterà eternamente celebrata. 
Sembra il racconto della sola Aloysia, in realtà è la narrazione indiretta di un Mozart che scopriamo nella sua umanità meno nota, con le sue ombre e il plauso del pubblico adorante dinanzi alle sue irripetibili creazioni. Il Mozart che precipita nella censura dei regnanti perchè le sue opere troppo sfacciatamente mettono in scena l'altro aspetto della società del tempo, quello che i potenti non vogliono vedere, del servo che si fa protagonista e si fa beffe di essi. C'è il suo genio e allo stesso tempo le sue fragilità e malinconie, attraverso lo sguardo di una donna intelligente e acuta osservatrice, che non può che sentirne la mancanza e la nostalgia dell'assenza, certa che il tempo non abbia potuto rimuoverne l'indelebile "presenza".

6 commenti:

  1. Non conoscevo quest'opera. Devo ammettere che tendo a stare lontata dalla letteratura su Mozart perché mi mette molta malinconia addosso.

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    1. Malinconia... perchè? Mozart ha una grande forza nella composizione. Perfino nel Requiem, che nasce come messa per un funerale, un ultimo addio insomma, c'è qualcosa di talmente travolgente nei suoi virtuosismi da essere un trionfo di vita. Epoi.. beh, il Don Giovanni e il Flauto Magico sono pura delizia teatrale. Ti regalo questa, il meraviglioso duetto Papageno-Papagena.
      https://www.youtube.com/watch?v=87UE2GC5db0

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    2. La sua musica mi piace molto, ma la storia della sua vita e di quella della sua famiglia, tendenzialmente, mi mettono solo una grande tristezza addosso.

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    3. Sì, se consideriamo il difficile rapporto col padre e l'epoca, esigente e impegnativa. E la sua morte anche, prematura, e che ci fa pensare al fatto che non ci sia una tomba a celebrarlo.

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  2. Molto interessante! Ho curiosato in rete e ho letto che l'autore è un esperto del settore, quindi dovrebbe trattarsi di un ottimo lavoro tra biografia e romanzo! *__*

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    1. Sì sì, per altro dovrò fare un reading in maggio con diversi brani tratti dal libro, in sua presenza, in una serata dedicata a Mozart. Lo sto conoscendo via email, è anche simpaticissimo!

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