Le lezioni si sono concluse l'8 giugno, mentre si va avanti con scrutini, riunioni pre-esami, gruppi di lavoro per i piani personalizzati del prossimo anno, e fra pochi giorni inizieranno gli orali.
Per noi docenti, inoltre, nonostante la stanchezza, al termine di un anno scolastico è normale gettare un occhio su quello che c'è da fare da settembre. Se è normale per alcuni, è necessario per tutti gli insegnanti che fanno parte di gruppi di pianificazione, il che è tutto dire.
A proposito di stanchezza, quest'anno è stato particolarmente difficile. Abbiamo aperto quando le stime della pandemia erano alle stelle, con protocolli di sicurezza e tutta una serie di obblighi e restrizioni che a guardarli da lontano ci viene facile chiederci "come abbiamo fatto?".
Con le mie due classi sono stata in tensostruttura per tre mesi, condividendo il destino di altre classi e colleghe/i. È stata un'esperienza di non facile sopportazione, perché letteralmente fra lamiere e teloni, con qualche visita di topolini del luogo, senza Lim (lavagna interattiva), senza l'opportunità di arredare le aule, con un banchetto a due al posto della cattedra anche quando ci hanno assegnato un'aula nell'edificio.
Poi, appunto, siamo tornati in un'aula fra quattro mura, le cose sono migliorate, ma i protocolli sono rimasti ferrei.
- Immaginate cosa significhi insegnare con una mascherina.
- Immaginate cosa significhi per i ragazzi imparare con una mascherina.
- Immaginate il non poter uscire, un anno scolastico senza tutte quelle attività scolastiche che di solito spezzano la routine della lezione frontale - attività sportive, teatrali, gite, condivisione di spazi in comune. Niente di niente. Chiusi nel nostro perimetro.
La nostra aula per tre mesi in tensostruttura |
Per le terze c'è stata l'eccezione di un progetto molto bello, di cui scriverò più avanti.
Impossibile non pensare alle superiori, imprigionate per quasi tutto l'anno in una didattica a distanza, necessaria ma alle lunghe terribile, che lascerà un ricordo indelebile, una mancanza incolmabile.
La pandemia, di cui speriamo di stare vivendo gli strascichi, è stata una brutta esperienza, ha compromesso la serenità, esasperato alcune problematiche, ha schiacciato i fragili, rubato un pezzetto di adolescenza e tante esperienze di condivisione, di crescita.
Noi insegnanti non siamo invincibili, ma ci è stato detto come dovevamo agire e perché, appellandoci anche a una missione che sentiamo appartenerci anche quando siamo sfiniti.
Ci siamo persi dei pezzi nel cammino, abbiamo lottato e perso, questo fa parte dello straordinario "gioco" che è essere prof. Abbiamo imparato qualcosa di più sul nostro modo di affrontare i problemi, sulla nostra capacità di comprendere e supportare.
Lo confesso, ho vissuto un paio di crisi non da poco. La sensazione di essere in via di esaurimento delle forze, della tenacia, armi indispensabili durante una pandemia. Il crollo è anche uno snodo, un modo per fermarsi e respirare in un altro modo, guardarsi attorno e riflettere. E poi ripartire.
Chi non fa questo mestiere non lo sa, non potrà mai saperlo.
E quella cosa che si chiama resilienza?
Poi c'è tutta la parte che non ti aspettavi. Lì impari a inventare mentre stai cercando di sopravvivere e i ragazzi sono capaci di venirti dietro. Intanto ti stupisci che esistano ragazzi e ragazze che incassano bene il colpo, che vanno avanti e costruiscono nonostante tutto.
Possiamo non essere soddisfatti di questi giovanissimi che hanno accettato le regole e hanno capito la necessità di rispettarle? Anche solo questa è stata resistenza. Che poi è diventata resilienza nel momento in cui fai di necessità virtù. Ci siamo idealmente detti "siamo dentro questa cosa con tutte le scarpe, dobbiamo starci, dobbiamo in certo senso perfino farla nostra".
A un certo punto è stato perfino normale parlarsi attraverso la mascherina, parlarsi con gli occhi. Se sorridi, gli occhi si strizzano e capisci che l'altro sorride. Ci siamo guardati, io e gli alunni con cui hai quel non so che e ci siamo "parlati" anche così. Ci siamo "parlati" così fra adulti.
Nel frattempo, abbiamo creato una "memoria muscolare", con gesti e azioni sempre uguali, sempre in accordo alle restrizioni. Non è stato più un "devo fare così e non come facevo prima", piuttosto è sorta una spontaneità, e lì abbiamo capito che sappiamo seguire la corrente, adeguarci, imparare a disimparare.
Il florilegio...
- non sostiamo troppo in una stessa stanza
- non voglio finire intubato
- apriamo le finestre
- aprite la porta
- chiudete la porta ché non si sente niente
- chiudete le finestre, c'è troppo rumore da fuori
- chiudete una finestra
- chiudete entrambe e aprite la porta
- ehi, siete troppo vicini
- che è quel naso fuori dalla mascherina?
- chi si abbassa la mascherina per mangiare se ne stia lontano
- hai sanificato le mani di ritorno dal bagno?
- sanifica le mani, hai toccato la penna del compagno
- distribuisco io i fogli, prof?
- sì, ma metti i guanti
- prof, posso andare in bagno? non riesco a respirare
- che fai, ti abbassi la mascherina e mangi le unghie?
- solo un pezzetto, prof, mi dà fastidio
- ti rendi conto che non è per niente igienico?
- ho sanificato le mani, però
- dopo hai toccato il banco
- il banco è stato sanificato, prof
- sì, ma siamo in terza ora
- prof, è finito il gel
- signora, può venire a portare il flacone nuovo?
- mi presta alcool e pezzuola?
- facciamo decantare i fogli
- tu come fai?
- ho un dispositivo particolare
- colleghi, ho comprato un apparecchio sanifica-fogli
- e per la prova Invalsi che si fa?
- sono stati sanificati i pc?
- aspetti, prof, devo passare la sedia prima
- eccola, è qui
- no, dicevo, la devo passare con uno spray sanificatore
- colleghi, ho fatto la prima dose
- come ti senti?
- come sotto un treno
- evviva, ho fatto la seconda dose!
- come faccio a caricare un documento sul registro elettronico?
- dammi, ti spiego io
- no, non puoi toccare il mio tablet
- ma ho sanificato le mani
- non si sa mai
- siamo in troppi qui dentro
... ma vi garantisco che è solo una parte.
Villa Grazioli |
La luce in fondo al tunnel...
... è stata una cosa bellissima, scrivevo, realizzata con le terze, ma aperta anche a primaria e infanzia.
Difficile spiegarne l'ampiezza e quello che ha rappresentato per noi in questo anno buio.
Un progetto vinto e realizzato con fondi europei, lo abbiamo chiamato Colori e Forme di Grottaferrata.
Si trattava di mettere in risalto le specificità e le ricchezze del territorio, ma attraverso, qui viene il bello, la realizzazione di un cortometraggio per ogni classe partecipante.
Sono venuti fuori lavori straordinari, fra stop motion, scenografie, videoracconti dei percorsi, e poi questi film che dobbiamo vedere, al momento nelle mani di professionisti per il montaggio.
Io ho scelto di raccontare Villa Grazioli, uno degli splendori del territorio, e assieme alle ragazze del sopralluogo ho inventato una storia misteriosa, con tanto di spettro che spunta da un ritratto per parlare delle bellezze del suo interno.
Autori televisivi e cinematografici, sceneggiatori, registi, professionisti del settore, hanno tenuto videolezioni per diversi mesi, instradando noi prof e i ragazzi verso questi mestieri così complessi e misteriosi. Hanno creato in noi una consapevolezza nuova, un modo diverso di guardare al cinema e ai suoi mestieri. Anche per me, che avevo attraversato questi temi in studi ed esperienze, ha significato imparare.
La costruzione di sceneggiatura, storyboard, disegno costumi, la condivisione fra colleghe e classi diverse, è stata significativa. E poi abbiamo girato, affidandoci a chi è di mestiere, divertendoci e immaginando quel che sarà. Dall'alto c'è arrivato il perentorio ordine del rispetto del protocollo, pertanto con mascherina (avevamo proposto il tampone per i partecipanti), il che segnerà per sempre questo lavoro, ma tant'è. Resta l'aver vissuto qualcosa di unico, e per me che vivo il teatro e i mille momenti di gioia e dolore, ansia e felicità che sa darti, ha rappresentato un modo per imparare qualcosa di più su un linguaggio diverso, che voglio sperimentare io stessa con i miei laboratori.
Le alunne durante il sopralluogo alla villa |
Questo post non può realmente essere una cronaca e non può restituire il senso di tutto ciò che è stato questo anno scolastico. Scriverlo significa un po' lasciarselo alle spalle, sperare di non vivere mai più ciò che è stato, pur fermando i diversi momenti che non vogliamo dimenticare.
Quante volte ho pensato ai "veri problemi", a coloro che neppure ce l'hanno una scuola, ai milioni di ragazzi e insegnanti nel mondo che vivono ben altro. Abbiamo forse sfiorato quello che nel nostro mondo, a queste latitudini e nel frastuono del troppo e qui e ora non avremmo mai pensato di sfiorare.
Ci ha investiti l'onda dell'incertezza, del presente instabile e il futuro incerto.
Abbiamo forse imparato qualcosa, forse no, ma siamo certi di portare con noi l'esperienza di esserci saputi resistenti e resilienti, consapevoli di trovarci in un modo che si trasforma.
Mentre leggevo questo post ho
RispondiEliminasentito la tua energia, il tuo essere estrosa, il tuo essere riflessiva e critica, il tuo buttarti a capofitto nelle cose che fai....ho sentito la tua voce
Grazie per queste parole che spero mi descrivano sempre. Oggi penso di essere davvero molto stanca e che c'è bisogno di silenzio, di riposo, di riaccendere quelle energie staccando davvero la spina. Speriamo in questa estate. Ogni volta che "senti la mia voce" ne sono felice... :)
EliminaChe sia stato un anno duro e difficile per la scuola, gli operatori scolastici e per gli allievi l'avevo capito da tante cose. Ho alcuni amici che insegnano come te e me hanno raccontate di ogni. In Italia chi lavora nell'insegnamento lavora in condizioni che in altri paesi europei non esistono.
RispondiEliminaQuindi il Covid ha peggiorato ancor di più una situazione scolastica italiana già difficile di suo, oltre al fatto che a livello contributivo gli stipendi sono fra i più bassi in Europa. Ma da anni i settori come l'educazione, la cultura, la sanità e le pensioni sono bersagliate da tagli lineari, come se fossero settori che pesano e invece producono, sono la base della nostra società.
Posso solo augurarti che la situazione migliori, almeno un po'.
Un salutone
È stato proprio così, la pandemia e tutte le misure che ne sono conseguite hanno fatto emergere tutta la crisi della scuola italiana. Le problematiche, fra le quali dribbliamo di solito, sono diventate montagne. Pochi i danari riservati a questa istituzione, basse le retribuzioni, ma in particolare del tutto inadeguate le strutture. Credo sia questo lo snodo centrale del problema scuola italiana. Le strutture sono carenti, non posseggono flessibilità, non sono adattabili. Siamo pieni di rattoppi.
EliminaIo l'ho vissuto indirettamente vedendo mia figlia nei giorni di DAD. Dire che era demoralizzata è un eufemismo.
RispondiEliminaQuello che personalmente ho vissuto riguarda la secondaria di primo grado, vorrei tanto leggere il resoconto di colleghi delle superiori. Credo sia stato terribile per i giovani e per gli insegnanti. Immagino lo scoramento, il senso di precarietà. L'ho vissuto indirettamente coi racconti dei ragazzi di laboratorio teatrale e con quanto mi riferiva mio nipote.
EliminaHai la mia ammirazione, cara Luz, tu e tutti gli insegnanti che si sono trovati a lavorare in tempi di pandemia. Mi è piaciuto molto il tuo "florilegio" perchè, al di là di tanta teoria che si può fare sulla scuola, ce ne restituiscono la quotidiana concretezza!
RispondiEliminaCe ne restituisce...(soggetto il florilegio). Scusa, ma avevo in mente le tante battute citate.
EliminaTu che sei stata insegnante per tanti anni (e anche dopo, non lo si resta un po' per sempre?) puoi comprendere bene. :) Grazie. :)
EliminaQuest’anno è stato difficilissimo soprattutto per la scuola, quindi hai tutta la mia ammirazione e solidarietà. Nel 2020 la DAD, tutto sommato, è stata limitata agli ultimi mesi, invece quest’anno è stato un intero anno scolastico da organizzare e vivere in continua emergenza, immagino la fatica di stare tante ore a parlare con la mascherina. Però è vero che nei momenti difficili si scoprono risorse che non ti aspetti e nella scuola è stato dimostrato. Speriamo che sia tutto alle spalle e si possa ricominciare con la normalità...e con le gite scolastiche!
RispondiEliminaSperiamo davvero che gradualmente si ritorni a ciò che era prima. Nulla di eccezionale, solo normale e molto più facile da gestire. Spero che restino i consigli di classe e i collegi docenti online, oltre ai ricevimenti e alle convocazioni. Ecco, quella è stata una grande comodità.
EliminaAnno difficile, difficilissimo, ma ce l’abbiamo fatta. I ragazzi e noi.
RispondiEliminaSì, questo possiamo dirlo.
EliminaLa cosa più difficile, insieme alla convivenza con la consapevolezza dell'inefficacia del dialogo educativo a distanza, è stato, almeno per noi della secondaria di secondo grado, adattarsi ai continui cambiamenti, che talvolta arrivavano con poche ore di preavviso: trasformare attività pensate per la presenza in attività praticabili a distanza e viceversa, gestire chi era in aula e, al contempo, assicurarsi che chi seguiva da casa non perdesse la connessione, fare traslochi da un'aula all'altra, cercare i gruppi di alunni che non ne erano informati, cambiare dispositivo (e arrivare infine ad usare il proprio) ad ogni scossone di banda, rivedere le presenze e, quindi, tutto quanto programmato e calendarizzato, ad ogni variazione (quarantena, sospetto dici fatto, frequenza al 50%, poi al 60%, gruppi di classi invertiti ecc.). È mancata la tranquillità necessaria per progettare in modo lucido, ma, con grande meraviglia, mi guardo indietro e noto che, comunque, tanto lavoro è stato fatto e che per i nostri studenti ci siamo sempre stati, con numerosi incoraggiamenti e anche qualche sana "rottura di scatole". Come in ogni altro anno scolastico.
RispondiEliminaLa tua testimonianza è importante. Purtroppo è facile imbattersi in critiche alla classe docente delle superiori, ma la cattiva gestione di qualcuno non può né deve stigmatizzare una realtà che invece si è mossa e in certo senso, per quello che è stato possibile, ha funzionato. Se non lo ha fatto in termini di tutto ciò che questi giovani si sono persi, è stata realizzata "per quanto possibile". Questo ne è l'aspetto significativo. Deve essere stato davvero un anno ai limiti anche per i docenti di questo grado.
EliminaCara Luz, auguro davvero a te e a tutti noi di non dover vivere mai più un anno del genere. E' stato sfinente e purtroppo ci sta insegnando meno di ciò che mi aspettavo. La tua attenzione per la "missione" di insegnare è ammirevole e credo proprio da questa forte motivazione che una brava insegnante trova la forza di proseguire. MI sarei aspettata, specie per chi ha passato l'anno a studiare in qualche modo da remoto, la possibilità di partecipare a sessioni estive di recupero. Ma non mi pare che ci siano state. AL netto della stanchezza degli insegnanti, che tu stessa ci rappresenti, credo che avremmo dovuto nel complesso fare di più per i ragazzi. Li abbiamo lasciati indietro. Lo sforzo encomiabile di alcune insegnanti non può colmare il vuoto che questa civiltà "evoluta" ha generato nei confronti delle generazioni future di cui si parla tanto ma per cui si realizza davvero poco. Cosa ne pensi? Buona domenica intanto e buon riposo, senza dubbio meritato
RispondiEliminaSo risponderti solo con la mia esperienza: alla proposta della preside di proporre attività estive, siano esse di recupero o ludiche, ho risposto di no. L'ho fatto perché devo oggettivamente staccare davvero e senza remore la spina per poter ripartire da settembre con energie nuove. I docenti delle superiori l'avranno pensata allo stesso modo. Da noi ci saranno 11 giorni di attività extracurricolari, le famiglie se ne sono lamentate, ma tant'è. Non abbiamo strutture che permettano attività di recupero o laboratoriali in piena estate e non siamo dei baby sitter. Siamo sfiniti. Abbiamo bisogno di ritrovare dentro di noi forze indispensabili per il prossimo anno scolastico.
EliminaGrazie di questo racconto, che mi cala in una situazione a me lontana. Si sente la fatica, si sente la forza. Insomma, l'uomo non è mica un essere da poco, anche se spesso sembra dimostrare il contrario. Buon finale d'anno, Luana, e buon riposo (immagino breve) estivo. :)
RispondiEliminaGrazie infinite, Grazia. :)
EliminaMascherina tra l'atro FFP2.
RispondiEliminaA distanza diventa difficile anche solo capire se stanno capendo, se è tutto ok. Coi miei ci siamo inventati il pollice-su alla Benedetta Rossi, che poi è diventato una specie di tormentone.
"Tutto ok? Datemi un segno."
Pollice-su.
"Ok, l'ho fatto in casa per voi..."
Adesso speriamo bene per i corsi estivi... Già poterli fare senza mascherina sarebbe una gran cosa...
Per il florilegio in una giornata di formazione in una ditta ho sentito:
"la mascherina è una museruola"
"i vaccini servono per farci fuori, perché siamo troppi"
"è tutto solo per far guadagnare le case farmaceutiche"
"il virus girava già da anni perché è impossibile che si sia diffuso così velocemente" (questa perla dopo aver inutilmente spiegato la crescita esponenziale dei microbi, la meccanica di riproduzione virale, le diverse vie di diffusione dei microbi)
Dopo un po' non ne puoi nemmeno più e vorresti solo alzarti e andartene...
Riguardo ai vaccini, sono stata ben felice di trovarmi in un ambiente che ha accolto e affrontato la cosa con certa maturità e senso civico. Abbiamo risposto tutti all'appello di prima e seconda dose. Ben diverso il discorso sugli alunni. A un'indagine pare che in pochissimi si vaccineranno, i genitori sono troppo timorosi. Questo probabilmente comporterà una ripartenza molto molto lenta nei prossimi mesi di scuola. Non è obbligatorio ma è necessario.
EliminaLo dico sempre, che voi insegnanti avete fatto un lavoro pazzesco, soprattutto perché non credo sia facile abituarsi dall’oggi al domani a un sistema didattico tutto nuovo, sperimentale e non alla portata di tutti (qualche docente nel liceo di mio figlio si è esaurito dietro alla dad.)
RispondiEliminaTenere le mascherine in classe è una tortura: spiegare sperando che gli alunni seguano il movimento solo degli occhi è frustrante, come per gli alunni soffocare dentro quel pezzo di tessuto dentro un’aula dove fare circolare l’aria è già impegnativo. Insomma, tutto eroico per me che l’ho vissuta da fuori e indirettamente.
Tu ne sei uscita stremata, ma vittoriosa. Tutte le esperienze sono utili, ma questa sono certa sia stata la più provante.
Il florilegio mitico: ho proprio immaginato le varie dinamiche e sono felice che tu sia sopravvissuta! 😅
Il florilegio in realtà è solo una piccolissima parte dell'aneddotica. Ho elencato le espressioni più comuni e ricorrenti, ma ce ne sarebbero alcune da manuale. :D
EliminaMia madre era stata un'insegnante di italiano, spesso finiva ad insegnare in scuole e quartieri difficili di Napoli quindi capisco di cosa tu stia parlando. Lei poi insegnava in anni nei quali se si parlava di pandemie si pensava alla spagnole che c'era stata decenni prima e la si incontrava solo sui libri di scuola, quindi non oso nemmeno immaginare cosa sia stata adesso con la pandemia. Quello che temo è che adesso voi insegnanti (con gli infermieri e i medici) siete chiamati eroi, ma non appena tutto sarà passato la prima cosa che verrà tagliata dalla politica saranno proprio i finanziamenti per l'istruzione (e la sanità).
RispondiEliminaQuello che noto è che c'è una grande differenza fra l'insegnamento di venti anni fa (quando ho cominciato) e adesso. Tutto si è fatto più complesso, più difficile da gestire. La stessa funzione del docente è messa continuamente in discussione. Non passiamo mai per degli eroi. Mai. C'è una critica a prescindere, la stima di pochi. Eppure il lavoro è tanto e lo svolgiamo con grandi difficoltà. Obiettivamente mi ritrovo a sconsigliare di intraprendere questa strada, a meno di non essere pronti davvero a tutto. A essere fraintesi, a essere considerati quelli dall'altra parte della barricata. Come se non lavorassimo ogni santo giorno per questi ragazzi così smarriti e fragili. Insomma, caro Nick, non ci sono eroi qui. Solo persone dotate di senso della responsabilità. Tua madre sarà stata una bravissima insegnante, come tanti di un tempo che ahimé non c'è più.
EliminaEcco, anch'io sono arrivata in fondo a quest'anno infinito (più o meno, perché ora sono invischiata nella scuola estate).
RispondiEliminaDevo dire che è stato un anno molto pesante da un punto di vista umano, ma l'aspetto didattico invece si è rivelato meno peggio del previsto. Sarà che sono stata beneficiata da classi che non hanno praticamente problemi scolastici (quello che secondo le maestre se ne fregava della scuola il penultimo giorno di scuola è scoppiato a piangere perché non riusciva a fare un calligramma che nessuno mai avrebbe valutato...). Sarà che era così faticoso vivere che a scuola tutti volevamo stare bene. Quindi rimarrà anche l'anno in cui non ho alzato mai la voce, in cui non ho mai scritto una nota, in cui non ho mai battibeccato con un collega (sarà anche che vedendosi il meno possibile ci si apprezza di più...). Non lo rifarei, ma tutto sommato pensavo di uscirne peggio
Anche per me il fatto di poterci andare e viverla di persona piuttosto che attraverso uno schermo ha rappresentato una gran cosa. Questo ha reso sopportabile ogni momento difficile. Le fragilità e le problematiche di una delle mie classi mi hanno spossata, ma tutto sommato potremo dire di avercela fatta, di averlo affrontato bene. In questi giorni si sono conclusi gli esami di licenza, siamo tutti sollevati e finalmente possiamo lasciarci alle spalle ciò che è stato.
EliminaPur non lavorando nel settore dell'istruzione, ho molte amiche insegnanti qui in zona, quindi quel che tu dici l'ho sentito settimana per settimana dalle loro parole, in vocali, videocall, saluti al cancello quando si poteva. Qualcuna più fortunata di altre, perché non sempre le cose filavano lisce (bambini/ragazzi inviati a scuola ignorando l'obbligo di quarantena, classi intere a tampone, minaccia di denunce, animi che si surriscaldano, ecc.) Che se i ragazzi hanno dimostrato disponibilità e curiosità al cambiamento (come è nella loro età), gli adulti certe volte han dato il peggio del loro carattere (questo penso l'abbiamo assaggiato un po' tutti fuori dal mondo scolastico nel corso di un anno intero di pandemia).
RispondiEliminaPoi ho osservato anche l'altra faccia della medaglia, come i ragazzi più introversi, spesso bullizzati a scuola, siano quelli che più hanno tratto profitto dallo studio in DAD. Essere interrogati senza le risatine alle spalle, le angherie subite nei corridoi o all'uscita dell'istituto, non vedere la derisione nelle facce dei compagni li ha aiutati in autostima. Bastava silenziare i gruppi su Whatsapp dove i bulli cercavano contatto. Messaggi che certe volte, ne ho letti, ti verrebbe voglia di portare direttamente ai carabinieri. Questi adolescenti (e probabilmente i loro genitori) sembrano ignorare la gravità di quel che scrivono in rete, che è una piazza pubblica, dove valgono i reati di ingiuria e diffamazione.
Anche questo mi ha dato parecchio da riflettere sul futuro della scuola.
A leggere alcune esperienze di scuole lontane vengono i brividi. Mia sorella, che lavora come insegnante a Reggio Emilia, mi racconta fatti molto simili a questi.
EliminaSì, i ragazzini fragili, almeno buona parte di essi, si sono rifugiati nella DAD, il brutto è stato quando non riuscivano a uscirne. Uno dei ragazzi esaminati e licenziati ieri ha detto che il piccolo lockdown di marzo lo aveva gettato in un tale sconforto che non gli era possibile alzarsi dal letto. È stato un periodaccio molto difficile, aiutarlo a tornare è stata un'impresa. E anche se in molti dicono "vabbè, ci marciano", in fondo è un disagio già così. Perché vedere un ragazzo impossibilitato a trovare dentro di sé una motivazione, una spinta per il ritorno, è davvero avvilente.
Hai ragione, il futuro della scuola è incerto, bisogna ripensarla in toto.
Posso solo cercare di immaginare quanto sia stata dura sia per insegnati che per alunni, quanto spirito di iniziativa e istinto di sopravvivenza siano stati necessari. Penso che, per quanto tanto sia stato perso o rubato, molto si sia anche conquistato e appreso e sarà una parte importante dell'esperienza di tutte le persone coinvolte.
RispondiEliminaSpero che l'estate ti porti un po' più di respiro e maggiore autonomia nella gestione degli impegni scolastici in preparazione al prossimo anno.
Al momento, gravi problematiche familiari hanno appesantito molto questo periodo e non posso dirne uscita del tutto, ma teniamo duro.
EliminaGrazie, Ludo. :)
La pandemia è stata un vomere terribile che ha buttato all'aria le zolle di una terra dove ha rivelato un ricco humus umano, ma anche rivelato e accentuato problemi di tutti i generi, diseguaglianze, ingiustizie e ritardi che non si voleva risolvere o si faceva finta di non vedere. Pensiamo al mondo della scuola che hai descritto in maniera così coinvolgente - mi sono emozionata a più riprese! - ma anche alla medicina del territorio che è stata svuotata di un reale radicamento... in Lombardia dove vivo disarticolata e dirottata sulle strutture private in un'operazione politica lucida che dura da decenni.
RispondiEliminaChi più e chi meno siamo stati tutti scaraventati in piscina e per certi versi abbiamo dovuto imparare rapidamente a nuotare per non affondare, giovani e anziani, figli e genitori, professionisti di tutte le categorie.
Il progetto che avete portato avanti è fantastico e ampiamente meritato, che meraviglia Villa Grazioli! :)
È vero, Cris, quelle disuguaglianze sono state accentuate. Se penso alle famiglie disagiate lo scorso anno, in lotta alle prese con la connessione di casa, ma anche con la condivisione di un'unica postazione pc per più figli. O peggio quando una postazione pc non c'era proprio. Furono forniti dei tablet, ma la tempistica fu lenta, buona parte dell'anno scolastico andò perduta. Quest'anno almeno fino alla secondaria di primo grado tutto è filato abbastanza liscio (a parte le fragilità di cui ho scritto) ma resta il ricordo e il segno profondo di un anno che porterà conseguenze, strascichi (se penso solo al riadattamento delle aule! ma torneremo davvero agli spazi di prima? chi lo sa).
EliminaGrazie per avere apprezzato le mie riflessioni fra il serio e il faceto. :)