mercoledì 15 aprile 2020

Pastorale americana - Philip Roth

Incipit: Lo Svedese. Negli anni della guerra, quando ero ancora alle elementari, questo era un nome magico nel nostro quartiere di Newark, anche per gli adulti della generazione successiva a quella del vecchio ghetto cittadino di Prince Street che non erano ancora così perfettamente americanizzati da restare a bocca aperta davanti alla bravura di un atleta del liceo. Era magico il nome come l'eccezionalità del viso. Dei pochi studenti ebrei di pelle chiara presenti nel nostro liceo pubblico prevalentemente ebraico, nessuno aveva nulla che somigliasse anche lontanamente alla mascella quadrata e all'inespressiva maschera vichinga di questo biondino dagli occhi celesti spuntato nella nostra tribù con il nome di Seymour Irving Levov. 

Lasciatemi anzitutto dire che aver scoperto Roth leggendone il capolavoro, mi ha messo subito addosso il desiderio di cercare anche altrove questo straordinario scrittore. 
Ho voglia di leggere La macchia umana, per dirne una, ma anche Lamento di Portnoy, Il teatro di Sabbath
Libri che arriveranno fra i miei scaffali. 
Pastorale americana è uno di quei romanzi di cui senti parlare da sempre, un monumento della letteratura americana contemporanea che ti passa davanti agli occhi nelle librerie, ascoltando il parere dei lettori, imbattendoti in qualche buona trasmissione tv. Di Philip Roth, se sei un frequentatore di libri, sai subito che è un gigante fra i grandi, che ha vinto un Pulitzer, che avrebbe magari anche meritato il Nobel. 

Cosa rende questo romanzo così importante nel panorama della letteratura mondiale?
Il fatto che sia una narrazione in cui il talento di Roth si compie pienamente. Ecco, pur non avendo letto altro di suo, penso di poter affermare di aver trovato il paradigma di Roth fra le pagine di questo libro. 
Il protagonista, Seymour Levov, detto lo Svedese per il suo aspetto "scandinavo", è il fulcro di tutta la vicenda, ma come nel migliore solco della letteratura contemporanea, non ci viene svelato in modo lineare, piuttosto è una meta che dobbiamo conquistare pagina dopo pagina. Il che è già un aspetto che ce lo rende interessante.

Il romanzo è diviso in tre parti e in nove capitoli. Nella prima, Paradiso ricordato, un narratore interno, tale Nathan Zuckermann, ci introduce alla vicenda partecipando a una festa di ex liceali ormai invecchiati, dove viene a sapere che lo Svedese è morto. La notizia turba profondamente il narratore e questo turbamento viene spiegato mediante il racconto dell'ammirazione di Zuckermann per lui. In sostanza, lo Svedese ci viene raccontato attraverso un filtro "denso", una visione encomiastica, per cui probabilmente non del tutto aderente al vero.
Nella seconda, La caduta, abbiamo la sensazione che il narratore interno si sia volatilizzato, eppure è lì, ma diventa più attendibile, poiché entriamo nella vita dello Svedese e impattiamo sul nerbo di tutto il romanzo: la perfezione è una facciata, esiste qualcosa di inquietante proprio lì dietro, dietro questa patina dorata di bellezza-ricchezza-successo. È la disfatta dell'uomo americano proveniente da una generazione di migranti europei. Ossia, la sua storia è allo stesso la conquista del sogno americano e la sua distruzione. Una distruzione così assurda e spaventosa da fare apparire questa parola un eufemismo. 
Nella terza, Paradiso perduto, suppongo un chiaro riferimento a Milton, lo Svedese comincia ad apparirci familiare, abbiamo capito da dove proviene, di che pasta è fatto e abbiamo la sensazione di stare parteggiando per lui riservandogli una certa di dose di "compassione". Impossibile non compatire quest'uomo, che si avvia a passo lento verso un abisso che avverte come inevitabile. 

Chi è lo Svedese?
Philip Roth (1933 - 2018)
Seymour è un uomo perbene, ligio ai propri doveri di figlio, fratello, marito, padre, datore di lavoro. 
È un uomo bello e atletico, a suo tempo invidiato da tutti, l'incarnazione dei migliori valori americani di fine Novecento, di un'America laboriosa e competitiva uscita dalla guerra e pronta a detenere una posizione di forza economica e politica inespugnabile. Di famiglia ebrea ma non praticante - tanto più che sposa una cattolica - appartiene a quella società di nuovi americani che si fanno strada con il lavoro duro ed è figlio di un ebreo che ha applicato costantemente un principio di riscatto a ogni scelta fatta. 
Seymour è stato un giovane modello, un campione sportivo al liceo, e al contrario di suo fratello segue le orme del padre senza mettere in discussione nulla, senza dare il suo personale tocco all'eredità di un mestiere che richiede senso pratico e abilità. È un uomo pragmatico che sposa una ragazza bellissima e pragmatica, una reginetta di bellezza con la quale costituisce la coppia perfetta.
Il pragmatismo di Seymour ricalca la concretezza di suo padre e riesce a prolungarne gli effetti nel tempo, portando avanti assai bene la fabbrica di guanti dalla quale derivano ricchezza e posizione. Seymour adempie al dovere di restare fedele al principio di laboriosità del padre, ma si riserva per sé una personalissima "Arcadia", poiché è anche un uomo legato alla terra
Ecco la caratteristica che fa di lui qualcosa di molto vicino alla perfezione. Mette su famiglia e compra la  casa di pietra che sogna da sempre, con ettari di terra attorno, alberi secolari che le portano ombra, un allevamento di bovini che diventa il progetto di sua moglie. 
Lo Svedese si immerge in questo paradiso fatto di apparenti certezze, di felicità, sentendosi perfino incarnare nella figura di Giovannino Semedimela, un personaggio immaginario che sparge semi di mela e felicità nel mondo. 
Ebbene, com'è possibile che tutto questo improvvisamente cada?

Merry, ovvero l'infelicità.
Non è un caso che a tradurre il nome di sua figlia, avremmo dinanzi un aggettivo del tutto inadeguato a descrivere la bambina prima e l'adolescente poi: gaia, allegra. Merry, la figlia che Seymour e Dawn mettono al mondo, l'adorata figlia del nostro protagonista, è la devastazione di tutto questo meraviglioso mondo. 
Merry incarna la figlia perfettamente inserita in un contesto invidiabile: è la figlia benestante di due bellissimi e sani genitori amorevoli. Non dovrebbero esserci motivi per cui Merry diventi quella che sarà. 
Eppure...
Roth svela la complessa personalità di Merry attraverso la sofferenza di suo padre. Merry è dapprima una bambina irrequieta, balbuziente, poi un'adolescente che sfugge a ogni controllo. È dotata di particolare sensibilità e intelligenza, per certi aspetti è una figlia "geniale", è ciò che tocca in sorte a Seymour ed è anche il prezzo altissimo di una vita costruita con dovizia pezzo a pezzo, destinata a sgretolarsi senza soluzione. 
Lo Svedese oscillerà di continuo nell'incertezza di aver sbagliato qualcosa e la domanda cui non può dare risposta. È un domandarsi "dove ho sbagliato?" e ripercorrere idealmente i momenti significativi della vita di sua figlia, quei giri di boa nei quali deve essere successo qualcosa di cui non si è accorto, preso com'era dal ritenere tutto sotto il suo controllo e ormai "scritto". 
Merry incarna la messa in discussione di tutta una serie di valori nei quali la ragazza non si riconosce e anzi vuole distruggere, dandosi a un attivismo di matrice terrorista che vuole fare piazza pulita, sovvertire un ordine, segnare il passo in una società perbenista e falsa. 
Seymour cerca il bandolo della matassa, cerca disperatamente di individuare il punto esatto del non ritorno, diventa vittima della propria vulnerabile incapacità di trovare una soluzione. 


Il film (perdibile) tratto dal romanzo.
Come racconta questa storia Roth?
Per uno scrittore non è mai semplice scegliersi un modo di raccontare. Una storia come questa potrebbe essere narrata in modo lineare, con un inizio, uno svolgimento e una fine, seguendo quei canoni di scrittura classici immaginati in una curva ascendente e poi discendente, si crederà. 
Roth sceglie invece di destrutturare totalmente la trama. Mica facile. Questo romanzo è per certi aspetti un manuale di scrittura fedele al sacro principio show, don't tell predicato dai teorici della migliore letteratura contemporanea. 
Roth di fatto non ci racconta nulla, se non nella parte iniziale, vestendo i panni di quel Nathan Zuckermann che torna in tanti suoi romanzi, nel quale l'autore si diverte a immaginare se stesso. 
Il racconto del narratore interno è di fatto lineare, ma fintamente alterato, perché come ho scritto più sopra è anche un racconto soggettivo, forse non fedele alla verità. Il resto è costruito a pennellate casuali, talvolta seguendo il filo dei pensieri del protagonista - che mi ha ricordato quello stream of consciousness caro alla Woolf e a tanti autori americani - mediante i quali il lettore costruisce pezzo a pezzo il quadro nella sua totalità, pur lasciando falle e lacune che non ci è dato di comprendere né di sapere. 
Il leit motiv del detto-non detto dello stile di Roth si accorda all'ipocrisia della classe sociale cui Seymour appartiene. Nessuno è mai del tutto sincero, solo Marcia, in quel finale sospeso, rappresenta una specie di fool shakespeareano, che ho trovato geniale, la detentrice della verità ultima, l'outsider, la cinica amica di famiglia che seppellisce sotto una beffarda risata tutta questa commedia umana. 

Pastorale americana è un romanzo imperdibile, assieme a pochi altri. Da lettrice, non mi sentivo così consapevole di aver fatto una lettura ricchissima dai tempi di Memorie di Adriano

Qualcuno di voi lo ha letto o ha letto qualcos'altro di Roth? Quali romanzi ritenete del genere "imperdibili"? 

16 commenti:

  1. Ho letto Pastorale americana a novembre dello scorso anno, dopo “Indignazione”, lettura condivisa con il mio solito gruppo. Non conoscevo Roth (a quanto pare una mancanza imperdonabile) e volevo a tutti i costi scoprire il perché fosse considerato da tanti un Dio della letteratura (a parte le polemiche sulla sua candidatura al premio Nobel, mai ottenuta.)
    Adesso mi spiego il perché: questo romanzo mi ha trafitto almeno quanto Cecità di Saramago. Una storia potente, che indaga la psicologia di diverse persone fornendo una chiave di lettura per ognuno: lo svedese, bello, educato, tranquillo, l’eroe del quartiere, smontato nel suo io profondo quando deve affrontare tutto il mondo che gli cade addosso, tormentato da dolore e vergogna; la moglie, bella, all’inizio persino apparentemente superficiale, riscoperta in tutta la sua fragilità e la figlia... ma che personaggio! Senza considerare la visione di un’America impegnata in una guerra, quella nel Vietnam, che sappiamo cosa sia stata nella storia, un’America che si ama o si odia al punto da volerne rinnegare l’appartenenza.
    Bello e struggente. A me è piaciuto tantissimo, forse con una difficoltà iniziale e nonostante la lentezza di alcune parti centrali. Ho chiuso con un bel pugno allo stomaco il 2019.
    Ho in elenco i tuoi stessi titoli; la fine di questa lettura mi ha fatto l’effetto che ha prodotto su di te: mi ha instillato il desiderio di leggere il resto della produzione letteraria di Roth. Magari ne leggiamo qualcuno insieme. 😉

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    1. Anch'io sono rimasta molto colpita dal personaggio di Merry. Sovrumana, volutamente credo, nelle intenzioni dello scrittore. Una ragazza che, per sua sfortuna dotata di un senso della comprensione delle cose che le sposta totalmente il baricentro della comprensione della realtà.
      Le pagine in cui si narra il suo restare ipnotizzata dalle immagini del tg in cui il monaco buddista si dà fuoco, solo dopo si comprende quanto quell'orrore scavi un solco dentro di lei. Per non parlare del tema sulla vita consegnato alla maestra. Merry è l'anello che non tiene di una catena apparentemente saldissima, il punto di rottura di una vita ma anche di un'intera società e di una Storia, quella americana, che ha tanti scheletri nell'armadio. Il paradosso del suo combattere l'ingiustizia con l'ingiustizia poi è la condicio sine qua non perché il ritratto di quel mondo contenga tutte le contraddizioni possibili.
      Romanzo molto difficile, complesso, un monumento.
      Mi piacerebbe leggere assieme La macchia umana. :)

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  2. Ecco, Roth è il classico scrittore che vorrei leggere da tanto tempo e non ho mai letto. Delle volte sono così vicina ma poi ci ripenso e questo perché ho paura di non capirlo o non capirlo abbastanza, che mi risulti difficile, nonostante non sia a digiuna di letteratura amaericana.
    Forse dopo questo tuo intervento...

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    1. Penso che esista una letteratura che ogni buon lettore ha il dovere di "attraversare". Per me, scoprire qualche anno fa la letteratura contemporanea, è stato una specie di salto. Mi mancava moltissimo nel mio percorso di lettrice. Roth è un gigante che non si può perdere.

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  3. Non ho letto Pastorale americana, ma di Philips Roth ho letto Everyman, l'ho letto nel corso di una bellissima vacanza in Croazia e, nonostante parlasse di morte, ho un ricordo di questo romanzo molto profondo e piacevole.

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    1. Quindi anche in te è scattato qualcosa leggendo questo autore. Possiede quel tipo di scrittura, e direi anche la capacità di trovare il soggetto giusto, che resta poi nella memoria. Ne parliamo al presente come se vivesse ancora, come accade sempre quando ci troviamo dinanzi a un gigante.

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  4. Stavo pensando di prenderlo in prestito in biblioteca proprio quando le biblioteche hanno chiuso...

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  5. È un autore che mi manca, anche se spesso sono stato tentato di leggere il suo romanzo quando lo trovavo in libreria. Grazie per il post, ora so che lo devo recuperare assolutamente.

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    1. Roth è anche uno scrittore impegnativo. Diciamo che bisogna anche predisporsi con l'animo giusto. Io per esempio non avrei mai potuto leggere questo romanzo nel periodo estivo per dirne una, quando il caldo ti fa scegliere letture più fluide.

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  6. Conosco la grandezza dell'autore, ma non ho ancora effettivamente letto nulla di suo. Dovrei tra l'altro avere Pastorale americana tra gli scaffali, devo controllare. Mi pare di averlo visto ma non ricordo se era uno dei miei. :)

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  7. Di questo autore ho già in libreria "Indignazione", che però devo ancora leggere.. Ma la tua recensione e anche i commenti che ho letto mi hanno convinta ad acquistarlo!

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    1. Scusami, leggo solo adesso. Grazie per avere apprezzato la mia recensione. :)

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  8. Bellissima recensione che condivido in toto.

    Mi sono fatto l'idea (quasi sicuramente sbagliata) che la seconda e la terza parte di Pastorale Americana siano il libro che Zuckerman scrive dopo aver incontrato lo Svedese e il fratello nella prima parte.
    Non può essere una biografia "vera", troppe le cose che Zuckerman non può conoscere dello Svedese, è la biografia romanzata che lo scrittore modella mescolando conoscenza del reale e fantasia.

    Il film che ne hanno tratto si è rivelato una delusione perché omette quasi del tutto le vicende storiche degli Stati Uniti (che rispecchiano, nel cammino di ascesa e progressiva inarrestabile caduta, la vita dello Svedese) e accenna solo brevemente alla mitizzazione della figura dello Svedese (la prima parte del romanzo) senza la quale risulta meno devastante il suo successivo disgregarsi (se non mi mostri quanto in alto si sia innalzato il protagonista inevitabilmente è meno coinvolgente la descrizione delle sconfitte che lo porteranno al fallimento).

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    1. Grazie, mi giunge così il tassello mancante. Non sono riuscita da lettrice a cogliere fino in fondo che la seconda e terza parte potessero essere una biografia romanzata di Zuckerman, o meglio ho sfiorato l'idea ma non mi pare che si possa cogliere come certissimo. Una conferma esterna aiuta.
      Rileggendo la mia recensione, ho ricordato la sensazione di ricchezza che mi ha donato questo complesso e irrinunciabile romanzo. Dopo questo e La macchia umana, ho già pronto sullo scaffale Ho sposato un comunista.

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