mercoledì 14 giugno 2017

A chi lasceremo i nostri libri?

Stamani, libera dal lavoro, mi adagio sul divano dinanzi alla mia libreria e guardo gli scaffali. E rifletto.
Ammetto che questa riflessione non mi è nuova, sarà perché i libri, questi libri, mi sono cari, si trovano qui perché frutto di percorsi, gusti, età diverse.
Se è vero che non comprerei oggi Va' dove ti porta il cuore della Tamaro, è pur vero che appartiene a un momento preciso della vita, quando avevo bisogno anche di questa narrativa; e poi quel Fai bei sogni di Gramellini, che mi è stato regalato comunque da una persona cara, è lì dov'è perché mi ricorda quella persona; per fortuna campeggia in interi scaffali la stragrande maggioranza dei miei libri prediletti, che non tradirei mai, dalla collezione di Dickens fino alla serie di Malaussène di Pennac, i vari Lessing, Allende, Rowling, Murakami, Baricco, i grandi classici francesi e inglesi, ecc. Insomma, ciascuno di questi libri, siano essi acquistati o regalati - o ricevuti in prestito e mai restituiti (sic!) - rappresentano un pezzetto di vita e hanno importanza anche per questo.
Digressione: avete mai letto L'ombra del vento di Zafon? Mi trovo nel novero di lettori, pochissimi, ai quali non è piaciuto, perché credo che il successo di quel romanzo sia stato costruito tutto attorno a quell'immaginifico Cimitero dei libri dimenticati e nient'altro. L'invenzione di quel luogo sì che è stata una grande idea - forse neppure tanto originale. Il pensiero di un cimitero di libri affascina. Sarebbe come un luogo dove arrivano tutti i libri rifiutati, perduti o semplicemente non ereditati.
E vengo al punto: vi siete mai chiesti a chi lascerete i vostri libri? Sarà che gli "anta" ti regalano barlumi di saggezza, tendi a fare bilanci, cominci a pensare a quando sarai vecchia e dovrai prepararti per quel viaggio. Io comincio a domandarmelo e comincio anche a farmi un'idea a riguardo. Non ho prole a cui trasmettere il mio "tesoretto", pertanto farò un regalo alla comunità. 
Li donerò a una fondazione, una biblioteca o a un'associazione. Il mio desiderio sarebbe quello di avere una mia fondazione quando sarò vecchia e lasciare immobile e contenuto a chi vorrà raccogliere il testimone di una vita dedita alla trasmissione culturale, all'educazione, al teatro, la musica, la scrittura. Insomma, lasciare ai posteri una traccia di sé, che forse avrebbe più senso rispetto a trasmettere il tutto a qualche nipote. 
Qualcuno vuole unirsi a me in queste riflessioni? 

48 commenti:

  1. Posso dire che mi sono commosso? Sentimento forse improprio se associato al tipo di post. La commozione è legata alle considerazione che scaturiscono da tale articolo.
    Certo, il desiderio di trasmettere ai propri figli la passione per la letteratura e l'arte è importante. Vorrei lasciare al mio piccolo Pietro tutto il corredo emotivo e culturale che ha così tanto aiutato il suo papà. Poi, però, ti scontri con la realtà. Vedi i tuoi figli adolescenti protesi verso altro, speri ma sai già che la vita porterà il tuo piccolo a considerare prioritarie altre forme di sviluppo, e allora? Allora ti nasce spontaneo il desiderio di fare come dici tu. Lasciare la vasta raccolta di libri alla comunità, che siano scuole, biblioteche pubbliche o quant'altro. Affermazione crudele per un padre, nevvero?
    Credo, forse, che a mio figlio lascierò soltanto qualche testo che per me ha significato molto, che veramente ha cambiato la mia visione della vita. Qualcosa che un domani, se ne avrà voglia, potrà regalargli la visione del suo papà che, giovane come lui, cercava la sua strada immaginando infiniti mondi attraverso le parole di grandi poeti e scrittori. Tutto qui. Lasciargli in eredità non tanto chi sono, perché lui lo saprà bene, ma chi avrei voluto essere e chi sognavo di diventare. La tenerezza di un gesto non legato alle cose compiute, ma piuttosto alla ricerca. Vorrei che leggendo ciò che ho veramente amato capisse quanto è importante che l'anima sua si trovi sempre in quello stato di grazia proteso verso la scoperta, lo stupore. Non sono nemmeno capace di spiegare bene cosa intendo.

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    1. Da quello che scrivi tu e alcuni altri in questi commenti, comprendo che il non aver figli non ci differenzia molto. Di fatto, i percorsi di vita dei figli, le loro scelte e preferenze, possono anche non accordarsi con quelle dei genitori e quindi un tesoretto di libri potrebbe anche non significare nulla.
      Lo vedo in chiunque abbia figli: si spera che siano identici a chi li ha generati, ma poi il buonsenso suggerisce che potrebbe non essere così.
      Sai che è possibile che il gusto per i libri salti una generazione? E allora immaginati da vecchio fare ereditare la tua biblioteca a tuo nipote. Un pensiero consolante. :)
      Non mi stupisce la tua commozione. Sono argomenti che in effetti toccano un po'.

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  2. Bella riflessione, non ci avevo mai pensato, ma in effetti i libri rappresentano un vero patrimonio, in tutti i sensi anche considerando che si va verso il digitale e quindi un giorno forse come cartacei spariranno. Mi hai fatto venire in mente che spesso per strada qui vicino ho trovato cumuli di libri accanto ai bidoni della spazzatura e mi è venuto un magone terribile. Possibile che ci sia gente che arrivi al punto da buttarli? A me non verrebbe mai in mente, neppure con il peggiore mai letto. Ci sarebbe da pensarci per tempo a chi lasciarli, in effetti...
    Comunque "L'ombra del vento" non l'ho letto, conosco il secondo della serie e non mi è piaciuto granché.

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    1. Anche a me è capitato di vedere libri gettati via. E anche cd, dvd, mobili.
      Quale sensibilità o mancanza di questa può portare a scelte simili? C'è un'indifferenza che serpeggia in questa società, che rende tutto "liquido" e perciò privo di valore, o di valore effimero.

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  3. Ho letto L'ombra del vento appena venne pubblicato in Italia. Lo presi attratta dal soggetto.. Non ne ho un cattivo ricordo, anzi ho in mente ancora qualche momento del romanzo, qualche spazio, qualche luogo immaginato durante la lettura. Ho diversi libri sui libri e con personaggi bibliofili. Quello che più mi ha sorpreso è Autodafé di Elias Canetti. E' la storia di una autentica ossessione. In questo caso, la fine dei libri è nel titolo.. Mi vengono in mente in questo momento gli uomini-libro di Bradbury; la trasmissione può avvenire anche in quel modo..

    :-)

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    1. Suggerisci con questo commento un post proprio sui romanzi che hanno i libri come soggetto. Sarebbe assai interessante. :)

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  4. Bel post, Luz!
    Dunque, io non credo di sbarazzarmi mai dei miei libri. In casa ho libri odiatissimi, tipo Il diario di Zlata (robe sui profughi albanesi che non mi hanno mai attratto ma che nei primissimi anni '90 erano praticamente come un diario di Anna Frank)... e sono ancora lì, sullo scaffale, perché -come dici tu- mi ricordano un periodo preciso della mia vita, e comunque persone precise.

    A chi lascio tutto (considerati anche i miei millemila fumetti)? Ai figli se ne avrò, altrimenti ai fratelli e ci pensano loro :)

    Moz-

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    1. Non faccio fatica a immaginare che il tuo tesoretto consista in particolare in fumetti. Che come saprai hanno un certo valore. Ecco, magari da questo patrimonio puoi ricavare una somma tale da farti trascorrere la vecchiaia con un daikiri in mano. :)

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    2. Ahah, ma non vorrei mai sbarazzarmene! Mai, in nessun caso!
      Presto molto volentieri qualunque cosa a tutti, però non riuscirei a donarla a associazioni (e faccio parte di un'associazione a cui donano libri!) o cose varie... :O

      Moz-

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  5. E' un sentimento comune agli appassionati dell'oggetto libro, ed è una questione davvero spinosa. Io sono fra quelli che l'hanno letto tutto, "L'ombra del vento", e l'hanno amato - mentre non ho sopportato gli altri romanzi dell'autore. E' bella l'idea di un cimitero dove riparare i libri dimenticati, ma nel romanzo c'è anche un personaggio molto più realistico, che i libri li brucia, e anzi dice che il fuoco è l'unica cosa che i libri meritino. (Le vicende della grandi biblioteche della storia gli danno ragione).
    I libri sono sacri, non si buttano, non si prestano: al massimo si regalano. Però poi scopri che non li vuole nessuno, che chi dice che i libri non si buttano in realtà non li vuole toccare neanche da lontano, perché in casa occupano spazio. Ti regalo questo libro? No, ho casa piena. Portalo qui, portalo lì, portalo là. Nessuno lo vuole. Ed è uno... figurarsi lasciare una biblioteca.
    Insomma, le certezze vengono massacrate dall'esperienza, e quando mi sono trovato a girare per la città implorando qualcuno di prendersi i libri che volevo regalare (biblioteche, bancarelle, persone, nessuno li ha voluti) mi sono reso conto che non c'è niente da salvare. Per i libri cartacei c'è solo la muffa.
    Per ora mi limito a collezionare quelli che chiamo "libri infranti", cioè libri regalati con dedica appassionata e poi spuntati su bancarella: o il possessore è morto e i parenti subito gli hanno buttato via i libri, o chi ha ricevuto il regalo l'ha subito gettato via perché un libro occupa spazio e non sta bene con l'arredamento. Dediche d'amore, dediche d'amicizia, libri preziosi e d'annata (ne ho un paio degli anni Venti!) tutti libri rifiutati e gettati nel fango.
    Bazzico bancarelle da anni e ci sono intere biblioteche gettate via, vendute a due soldi ma che nessuno compra. Questo mi ha reso disincantato e nel mio blog ho aperto la rubrica "misobiblia", odio per i libri. Spero ardentemente di essere io troppo pessimista, ma finora la realtà dei fatti mi dà tristemente ragione...

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    1. Ciao, Lucius.
      Mi hai fatto venire in mente il mio compleanno di due anni fa. Una mia amica diciamo agée si presenta con una scatola gigantesca con tanto di fiocco. Io resto divertita come una bambina e apro. Ebbene, incartati uno a uno con carta velina di quelle che compri a pacchi dai cinesi c'erano una trentina di suoi libri, ovviamente usati, alcuni unti e bisunti, che le sembrò ottima idea regalarmi con tanto di ingresso scenografico.
      Ecco, al di là di questo episodio ai limiti della realtà, credo che le tue parole colgano nel segno. In effetti, dovremmo considerare i libri non come il fine ultimo ma come strumenti, veicoli dei contenuti al loro interno. In quanto tali, troviamo una logica in queste scelte e azioni che lì per lì ci fanno inorridire.
      Mi piacerebbe possedere edizioni degli anni Venti con tanto di dedica. :)

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    2. Ricevere libri è il regalo migliore, peccato che sia raro!
      Un episodio di misobiblìa che racconto è quando ho regalato un libretto - non più grande di 10 centimetri, un'edizione particolare - ad un mio collega dell'epoca: era un racconto horror ottocentesco britannico ambientato nello stesso paesino calabrese da cui proveniva quel mio collega. Mi sembrò una coincidenza deliziosa e gli regalai quel racconto.
      Ci mise non so quanti mesi a leggerlo - saranno state meno di 50 pagine! - e alla fine disse "Carino" e mi riconsegnò il libro. Gli specificai che glielo avevo regalato, e la risposta fu la solita: «Non ho spazio in casa» E parliamo di un libretto di 10 centimetri... Perché a me sin da ragazzino hanno fatto una testa tanta che è maleducazione restituire i regali a chi ce li ha fatti? Un libro evidentemente è un oggetto talmente odioso e spregevole che esula dalla regola: è come se ti regalassero un topo morto, sei autorizzato a rifiutarlo...
      Purtroppo sono di Roma e quindi vivo immerso nell'odio più totale per i libri, nell'ignoranza più abissale e nella volgarità suprema. Per questo ho una visione molto "dark" del destino del cartaceo: e per questo sto sempre in rete, dove si trovano persone decisamente più luminose ^_^

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    3. L'enciclopedico Lucius. Una volta scherzando gli ho detto che dovrebbe essere protetto e tutelato da qualche Ministero inerenta.

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    4. Istituissero un Ministero delle Conservazione Libraria! Allora sì che mi butterei in politica :-P
      Invece è l'esatto contrario: sapevi che il Governo Italiano anni fa ha varato l'iniziativa di salvare 100 capolavori della letteratura italiana in edizioni pregiate... poi dopo qualche decina di titoli i soldi sono finiti (leggi: "se li sono mangiati") e si è bloccato tutto? Sai quelle poche copie stampate in edizione pregiata che fine hanno fatto? Le ho trovate in un Remaniders del centro di Roma a metà prezzo... buttate per terra in un angolo.
      Per fortuna i libri italiani li preservano le Università americane, che scansionano volumi ignoti alla cultura italiana e li rendono immortali condividendoli a tutti. Cioè la stessa cosa che fece il nostro Poggio Bracciolini nel Quattrocento, andando a rubare libri dai monasteri di tutta Europa che li avevano buttati in angoli bui senza saperlo: quello che noi oggi chiamiamo "cultura latina" in grandissima parte la possiamo conoscere solamente perché Poggio e i suoi aiutanti hanno messo in atto un'enorme azione di pirateria libraria...

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    5. Riguardo alla storia del librino regalato e restituito, risponderò con un termine calabro: che tamarro. E' proprio vero che con alcuni è solo tempo perso.
      Abito alle porte di Roma da vent'anni e ho potuto constatare che nel tempo c'è stato una progressiva involuzione quanto a conservazione del patrimonio. La mia esperienza alla Scuola Vaticana di Biblioteconomia mi ha aperto gli occhi su ampi tratti di questo "sommerso" sconosciuto, in cui la conservazione del libro è un problema di difficile risoluzione in proporzione a quanto questa nazione voglia effettivamente conservare e tramandare il libro.

      Ti segnalo, Lucius, il link alle mie elucubrazioni sul mondo librario, potresti trovarci qualcosa di tuo interesse:
      http://iolaletteraturaechaplin.blogspot.it/search/label/libri

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  6. Non posso che quotare in pieno il pensiero dell'Etrusco. Meglio non farsi troppe domande sul destino dei nostri libri, perché le risposte potrebbero non piacerci...
    Ci sarà sempre qualcuno, amico o parente, che nel momento esatto in cui stenderemo i piedi si precipiterà a scaricare tutta la nostra biblioteca in un cassonetto. L'unica speranza è che finiscano nella carta anziché nell'indifferenziato o, peggio, nell'umido o nel vetro.
    PS: Raccomandatissima la serie di post sulla misobiblia ideata dall'etrusco. Un po' triste, ma che ci vuoi fare....

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    1. Spesso trovo su bancarella libri "firmati", quando non proprio con ex libris: sono volumi preziosi, spesso d'annata, appartenuti a un appassionato collezionista, il cui corpo era ancora caldo quando i suoi cari gli hanno buttato via un bene per lui così prezioso...
      Comunque, già che ci sono, invito tutti alle storie di "misobiblia", quell'odio per i libri che permea sempre di più la nostra quotidianità.

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    2. E a volte il fattaccio avviene prima ancora che il congiunto se ne ritorni alla terra... (per info, cerca sul web: "cosa è consentito portare nella casa di riposo").

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    3. E' davvero deprimente, mi sembra quasi un miracolo che esistano ancora libri cartacei in giro, visto quanto sono disprezzati da chiunque, nei fatti. (A parole sono il bene più grande del mondo, perché le parole non occupano spazio...)

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    4. Però è una visione piuttosto pessimista, ragazzi.
      Io credo che il cartaceo sopravviverà, che i libri troveranno modo di esistere, di esserci, pur passando di mano in mano. :)

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    5. Lo speriamo tutti, per questo è una ventata d'aria fresca leggere i commenti a questo post, perché mi fa ben sperare che gli appassionati siano molti più di quanto sembrino ;-)

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  7. Bella riflessione, Luz. Ci ho pensato molte volte anch'io, pur condividendo in generale l'opinione di Proust che quel che sarà delle nostre cose o delle nostre stesse opere a noi non cambierà nulla una volta che ce ne saremo andati.
    Inoltre sono troppo individualista e anticomunitario per pensare che la mia esperienza personale possa davvero servire a qualcun altro... forse alla mia anima gemella, o anime nel caso fossero davvero sette ^_^
    Tra l'altro proprio ieri, leggendo un bellissimo horror dietro consiglio del blog di Pirkaf, "Il canto di Kali" di Dan Simmons, mi sono imbattuto in questa poesia della poetessa indiana Kamala Das, intitolata "Una richiesta", poesia di cui mi sono innamorato all'istante:

    Quando morirò
    Non gettate via la carne e le ossa
    Ma ammonticchiatele
    E
    Lasciate che dicano
    Con il loro odore
    Che valore ebbe la vita
    Su questa terra
    Che valore ebbe l'amore
    Alla fine.

    Potrei dire lo stesso dei miei libri:
    Non gettateli via ma ammonticchiali. E aspettate... ^_^

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    1. Poesia splendida! Sarebbe da scrivere su ogni libro, così quando andrà in giro magari darà un brivido ai futuri lettori. Come è successo a me quando ho trovato una copia de "Il Corvo", la novelization del film dello sfortunato Brandon Lee, con una dedica: era un regalo che simboleggiava amore eterno. Solo che il libro giaceva abbandonato nella polvere di una bancarella...

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    2. Lucius, sembri tu stesso il personaggio di un romanzo.
      Mi aggiungo alla schiera dei tuoi "seguaci". Sembro aver sollevato un tema scottante, che va approfondito.
      Poesia sconcertante e bella, Ivano.

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    3. Un personaggio uscito dalla penna di Raymond Chandler, per essere precisi... ^_^

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    4. ahahah magari! ^_^ purtroppo non sono io un personaggio: è la realtà ad essere un pessimo romanzo :-P

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  8. Anche se sembra strano, in realtà questa riflessione non mi è nuova, anzi. Il mio desiderio sarebbe poter lasciare questi libri amatissimi, quest'altra espressione di me a qualcuno che potrebbe non solo apprezzarli ma ritrovare i piccoli pezzetti della mia anima in essi. Se così non sarà possibile, li vorrei senz'altro donare a una biblioteca. Non ha senso che vadano buttati, sarebbe terribile. Preferisco pensare che, in ogni caso, troverebbero qualcuno che potrebbe amarli:)

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    1. Ecco, dopo le oscure visioni di Lucius e TOM, nella tua trovo conforto.
      Condivido in pieno. :)

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  9. io ho comperato spesso sulle bancarelle dell'usato, a Milano. Molto spesso mi sono trovato davanti a libri e dischi che erano con ogni evidenza di una persona come me. Facile pensare a cosa ci fosse dietro... Ho trovato anche dei libri che erano della biblioteca del CRAL di una banca importante, ne ho portati a casa un paio abbastanza rari. Il lavoro del tempo in cui al lavoro si riusciva a stare bene: la biblioteca per i dipendenti, il dopolavoro per consentire di studiare e di parlare insieme, tutto cancellato negli ultimi 15-20 anni. C'è anche chi ci ride sopra, a me sembravano tutte cose belle e utili.
    Io non ho figli, dubito che i miei nipoti saprebbero cosa fare con i miei libri... e ormai è molto molto diffusa l'opinione che i cd e i dvd siano cose obsolete.

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    1. Sì, c'erano istituzioni con una propria biblioteca un tempo. I luoghi di lavoro erano luoghi in cui gli impiegati si trovavano a casa propria, in qualche modo.
      Pensa che, e lo scrivo da insegnante, ciò non è possibile oggi neppure a scuola.

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  10. I miei antenati materni (quella paterna è una famiglia contadina e i libri li ha conosciuti solo recentemente) mi hanno lasciato una montagna di libri. Praticamente casa dei miei basta appena a contenerli.Considerando che il più vecchio è del '600 devono aver contribuito in parecchi e non sempre ci sarà stato un erede diretto e non tutti saranno stati interessati (il manuale sull'allevamento dei conigli in tedesco ancora mi chiedo chi l'abbia acquistato e come sia giunto fino a me), ma ne hanno avuto cura. Spero di contribuire a questa biblioteca famigliare e che qualcuno, più avanti, possa apprezzare almeno alcuni dei miei libri. Certo, a un certo punto ci vorrà un castello...

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    1. Fortunata te, sarebbe piaciuto anche a me essere parte di generazioni interessate ai libri, che si tramandano intere biblioteche.
      Io ho avuto una zia nubile che aveva la passione dei libri e collezionava romanzi russi, francesi, inglesi. Trasmise tutto a un nipote in particolare lasciandomi a bocca asciutta e con una scusa ridicola: non li aveva acquistati lei ma la madre di questo cugino.
      Per chi ci ha creduto è andata bene così.

      Sono certa che saprai dar seguito a questa meravigliosa tradizione familiare. :)

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  11. Ci penso da molto tempo, probabilmente da almeno un decennio. Non ho ancora trovato una risposta, prima di tutto perché non ho persone interessate alla lettura cui fare riferimento. E nemmeno vorrei lasciare qualcosa di mia a questa città, che non ho mai avvertito come mia e che mi irrita particolarmente... Finirà che ne farò un rogo??? :O

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    1. Un rogo, no dai. :)
      Sono certa che li ami talmente che saprai trovare una soluzione.
      Dici di non avvertire come tua la città in cui vivi. A me è successa la stessa cosa quando vivevo al sud, poi qui nel Lazio stessa sensazione. Che ci vuoi fare, meglio ritenersi apolidi. :)

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  12. Io a dire il vero non ci ho mai pensato. Sarà che sono dell'idea che quel che accade DOPO è un problema di chi resta, non di chi se ne va. Io potrei pure lasciarli a mia figlia, ma magari a lei non interessano e dopo pochi giorni li butterebbe tutti nel cassonetto. Fondazioni o biblioteche varie potrebbero essere ugualmente un'idea, ma almeno quelle delle mie parti non mi sembrano particolarmente efficienti, penso che lasciare tutto a loro significherebbe far finire i libri ad ammuffire in un magazzino in attesa di essere catalogati...
    Non so, un giorno mi porrò il problema. Nel frattempo me li tengo io ;-)

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    1. Il punto è che i nostri libri sono stati nel tempo un investimento.
      Insomma, ben altra cosa sono quelle edizioni di romanzi pessimi, di autori sconosciuti, che si trovano su bancarelle dell'usato e nessuno vuole, rispetto a libri importanti. Possibile che possa esserci un destino così iniquo. Allora, il mio monito è: organizziamoci. :)

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  13. Bel post Luz, riflessione importante per chiunque ami i libri che possiede. Io sono una di quelle che spesso si imbambola davanti alla libreria e soltanto guardando i dorsi dei volumi che ci sono sopra ripercorre tappe, momenti o anche solo le emozioni provante durante la lettura. Perciò è inevitabile che qualche volta la domanda che hai posto qui mi sia balenata nella testa... non ho ancora figli né nipoti, ovviamente nel caso ne avessi sarebbe bello se qualcuno di loro fosse appassionato lettore. Io e mia nonna paterna ad esempio ci scambiamo i libri in continuazione e già so che lascerà a me la sua piccola biblioteca, con la collezione della sua adorata Fallaci, ed io ne avrò una cura immensa. Se capissi che non ho intorno nessuno a cui avrebbe senso lasciare il mio tesoro cartaceo, dovrei per forza trovare lo stesso un posto speciale a cui destinarli. Pensare ai tanti libri che ho amato buttati via è semplicemente insopportabile.
    E comunque sia, anche secondo me il cartaceo sopravviverà. Il mondo è un posto sempre più ostile, aggressivo, arido... però esistono ancora ed esisteranno sempre delle anime belle, ed è in quelle che io confido.

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    1. Credo anch'io che il cartaceo sopravviverà. Del resto l'avvento dell'e-book non ha costituito in fatto di numeri una "rivoluzione" e anzi gli editori sono rimasti ancorati alla diffusione cartacea, che è quella molto più remunerativa.
      In un paese dove "il lettore forte" è quello che legge un libro al mese, puntare sui pochi che leggono in forma cartacea è al momento il miglior business.

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  14. È una riflessione interessante. Per quanto mi riguarda, li lascio ai miei figli e vedranno loro cosa farne. Però mi hai fatto venire in mente un amico milanese che, non più di un paio d’anni fa, aveva pubblicato su FB un post rivolto a tutti, nel quale spiegava che era in procinto di lasciare il Paese e che regalava tutti i suoi libri (tra l’altro, parliamo di una collezione enorme e ricca di opere prestigiose) a chiunque fosse stato interessato e si fosse recato a prelevarli. Nell’arco di due giorni ha svuotato i mobili (tre locali pieni zeppi). Io stessa ne ho beneficiato e ancora oggi gliene sono grata. Dunque, sì, indubbiamente è vero ciò che sostengono Lucius e Tom e cioè che a molti, forse a moltissimi, i libri non interessano, però esiste anche uno zoccolo duro che va controtendenza. Evviva! :)

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    1. Ciao, Clementina. Interessante la storia di questa donazione. Io come te non mi spiego come possano accadere queste cose. Anche ieri, parlando nei corridoi della scuola, un collega di matematica diceva di una coppia di persone colte e da sempre collezioniste di libri rari, che al momento non saprebbero dove mettere le migliaia di libri diciamo fuori collezione. Insomma, hanno deciso di tenere i libri rari e di sbarazzarsi del resto. Non so se faranno la stessa cosa, ma non mi sorprenderebbe.

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  15. Intanto incomincio atenermeli e poi si vedrà. La figlis legge. Se avrà ol posto per sistemarli...

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  16. Un giorno ti parlerò di mio nonno, perché era un uomo speciale e ne faccio spesso riferimento. Lui, in casa sua, aveva una stanza adibita a biblioteca. Alle pareti c'erano scaffalature che arrivavano al tetto piene di libri che, proprio come in una biblioteca, erano divisi per settori e argomenti: c'erano libri di ogni genere, letteratura, con edizioni antiche bellissime, libri di cucina, giardinaggio, enciclopedie, davvero,di tutto di più. Quando cercavo qualcosa per le ricerche scolastiche (e che esisteva Wikipedia all'epoca?) sapevo che da lui l'avrei trovata: la Divina Commedia in ogni edizione, illustrata, commentata, quanti approfondimenti su quei libri. Alla sua morte molti testi sono passati a figli e nipoti, io ne ho tanti suoi nella mia libreria; altri sono stati regalati alla Biblioteca della città. Tu chiedi cosa farei dei miei libri? Ecco, io vorrei che camminassero attraverso le generazioni, vorrei che arrivassero ai miei nipoti direttamente o tramite i miei figli. Vorrei rimanessero come testimoni silenziosi di una vita. Quando io tengo in mano un libro di mio nonno sento ancora l'odore di quella casa e arrivo persino a commuovermi investita dai ricordi più belli. Vorrei accadesse questo, un domani, con i miei.

    Ho letto l'ombra del vento. A me è piaciuto molto, direi anzi che è l'unico di questo autore che abbia apprezzato (gli altri, purtroppo, mi hanno fatto crollare il mito)

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    1. Immagino quanto debba essere stato bello anche solo il pensiero di entrare in quella stanza piena di libri del nonno e attingere per ricerche. Un nonno lettore, il mio sogno. I miei nonni erano entrambi artigiani, le nonne erano umili donne di casa, quindi non ho ricordi del genere. Però ebbi la fortuna di avere un suocero così. La sua libreria è ancora intatta nella casa dove viveva e dove mi capita di andare in estate. Adorava la letteratura italiana, era stato uno dei pochissimi a terminare il Liceo Classico in Calabria, dopo la guerra. La vita lo portò a dirigere l'ufficio postale del paese, lui che era bravo coi conti e sapeva essere gentile con tutti, ma a casa coltivava la passione per la poesia e il melodramma. Era anche un discreto tenore.
      Questa digressione solo per dire che in effetti il ricordo di chi, soprattutto di generazioni lontane dalla nostra, ha amato i libri e la conoscenza.

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    2. ... manca un pezzo. Questa digressione solo per dire che in effetti il ricordo di chi, soprattutto di generazioni lontane dalla nostra, ha amato i libri e la conoscenza è bello a prescindere.

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  17. Anche a me è un pensiero che mi è venuto di recente, specialmente in seguito al decesso di alcuni parenti che ne avevano in casa un buon numero e poi perché ne ho moltissimi tra romanzi, saggi e libri d'arte. A casa ho mio figlio che non legge più da qualche anno: non so se è l'età, ma spero che sia un periodo passeggero perché con tutto quel bendiddio che ho in casa non avrebbe che da scegliere. Invece nisba. Di recente gli ho chiesto di non buttare via i miei libri o non fare un falò quando non ci sarò più; piuttosto di donarli alle carcere o alle case di riposo per gli anziani. Mi ha detto: "Ma no, mamma, li tengo per ricordo!"

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    1. Credo che sia già un buon segno che dica che li terrà per ricordo. :)
      Comunque non c'è da preoccuparsi riguardo alla battuta d'arresto nelle letture. E' fisiologico da adolescenti.

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