martedì 24 gennaio 2017

Cult movie - Dogville

Rivedere un film come Dogville dopo quasi 14 anni dalla sua uscita nelle sale è un'esperienza molto interessante, come suppongo sia per tutti i film che si rivedono dopo molti anni, con animo e occhi differenti. Se alla sua uscita questo film mi aveva semplicemente spiazzata, questa seconda visione mi ha invece estasiata, facendomi pensare a Lars von Trier come a un genio assoluto. 
Anzitutto ho gustato la sua visione integrale, che ha una durata di quasi tre ore, ridotte di mezz'ora quando fu distribuito nelle sale. Credo che neppure un minuto dovesse essere tagliato, perché ogni istante è magistralmente orientato verso il racconto di una storia straordinaria e agghiacciante allo stesso tempo. 
Lars von Trier scrive la sceneggiatura e ne firma la regia, concedendosi di essere il solo cameraman di tutto il girato. 
Girare quasi ogni scena "a spalla" - esperimento perfettamente riuscito per altro nell'indimenticato Schindler's List di Steven Spielberg - rende il racconto quasi "palpabile", lo spettatore vive ogni sequenza con la sensazione di una certa veridicità, e questo von Trier doveva saperlo bene.
Ma le sorprese di questa produzione non finiscono certo qui, e chi lo ha visto lo ricorderà bene: il film è interamente girato all'interno di un teatro di posa, su un palcoscenico vasto e nero sul quale la cittadina di Dogville viene solo "accennata" mediante linee bianche, qualche porta di ingresso, poco mobilio. Insomma, è come se ci trovassimo in una grande scena teatrale minimalista, in cui si sentono le porte invisibili che cigolano sui loro cardini, con gli attori che mimano il movimento di aprirle o chiuderle, mentre la sola grande porta è quella del negozio di chincaglierie della città, funzionale alla vetrina nella quale campeggiano le statuine che Grace, la protagonista, compra una ad una. Dinanzi a una scelta del genere, lo spettatore rimane spiazzato fino ad abituarsi gradualmente alla cosa per poi preferirla e pensarla come la sola possibile. 


Ma andiamo alla storia che si dipana in questo straordinario scenario. 
Di base è semplicissima: una giovane donna, Grace Margaret Milligan, arriva in un piccolo paesino di provincia, sfuggendo a dei gangster che vogliono ucciderla; uno degli abitanti, il giovane scrittore Tom, prende a cuore la sua vicenda e convince i concittadini a offrirle rifugio. 
Sembrerebbe una storia perfino banale se si trattasse di questo. Magari l'aspetto originale del film sarebbe potuto essere semplicemente quello scenario e l'ottimo cast, ma invece sono solo lo strumento per un racconto che di minuto in minuto diventa stupefacente. In breve, a un primo periodo di gioviale ospitalità, ne succedono altri, tutti in crescendo, in cui Grace diventa oggetto dell'odio più profondo, corpo da sfruttare, stuprare, offendere, umiliare. 

Di fatto, questa storia è lo spettacolo delle miserie umane, il trasformarsi dell'uomo verso un orizzonte di aberrazione, è lo spettacolo delle azioni più turpi e deplorevoli di cui il genere umano è capace, della negazione di ogni umana speranza nella redenzione. 
Interessanti i dialoghi, sono pura letteratura, impeccabili. In uno di questi, Tom spiega a Grace che gli abitanti di Dogville devono arrivare alla sua accettazione e le si concedono due settimane di tempo per conquistare la loro simpatia. La fase successiva è quella della compensazione, Grace deve fare qualcosa per ciascuno di loro e la sua naturale inclinazione alla gentilezza le rende tutto semplice. 
Tom è una sorta di "filosofo" che sente su di sé il compito di governare quell'insieme da sempre, sente i limiti umani e culturali dei suoi concittadini e per questo crede di indirizzare Grace verso scelte adeguate. Nelle prime due fasi dell'inserimento di Grace a Dogville ci sono perfino momenti poetici, come quello in cui Grace, facendo compagnia al non vedente Jack McKay, che da sempre finge di vederci ancora, lo porta ad aprire la tenda del suo soggiorno e svelare una luce che lascia attoniti per la sua intensità e bellezza. Grace sta vivendo la sua fase di piena accettazione e tutto sembra brillare di una luce che non ha mai visto prima. Grace si guadagna fiducia e simpatia al punto da essere perfino retribuita per i suoi servigi, e lei prende ad acquistare una ad una le statuine esposte nel negozio di Ma Ginger, una delle più rigide signore di Dogville. Ma le tenebre fanno presto ad arrivare. 

Nel momento in cui giunge notizia che Grace è ricercata, che c'è una ricompensa, che la polizia è sulle sue tracce, gli abitanti di Dogville mutano il loro atteggiamento e lì comincia l'inferno di Grace. Un crescendo che andrà verso la riduzione dello stipendio, fino al suo annullamento, verso la presa di coscienza che Grace è bella, che ha un corpo seducente e che la sua bellezza è il prezzo da pagare agli uomini di Dogville. Dogville scaglia su Grace tutte le proprie miserie: l'odio, il tradimento, la violenza, l'abuso, lo sfruttamento. 
Bello il personaggio di Grace. E' bello perché, strano a credersi, non si oppone. Accetta il suo martirio perché frutto di "debolezza" di quella umanità dalla quale tenta invano una volta di fuggire. E' come se Grace fosse giunta a Dogville per sanare quella debolezza, e nel momento in cui comprende che è insanabile, la guarda con compassione, accettando perfino la catena al collo. 
Tom rappresenta l'amore, che non trova spazio in quell'inferno, e anzi diventa altro nel momento in cui Grace smaschera una debolezza in lui, verità che Tom non può accettare e per questo deve distruggere la donna che ama. 
Il finale è un'autentica sorpresa e rappresenta il riscatto di Grace, l'ineluttabile. Grace ha cercato di praticare giustizia e invece deve fare una scelta terribile, che pur riscattandola la getterà in quella vita che non intendeva accettare. Dovrebbe essere un finale che riporta giustizia in quella tenebra, invece è solo l'unico possibile, un'estremizzazione dell'aberrazione. Una resa, in fondo. 

Conoscete questo mirabile film? Cosa ne pensate? 

17 commenti:

  1. Personalmente ho adorato il film che possiedo in dvd e rivedo almeno una volta l'anno. Von Trier l'ho sempre seguito con grande interesse, ne ho parlato anche nel mio blogghetto appena aperto. Devo dire che grazie a Dogville ho anche rivalutato la Kidman.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Addirittura lo vedi ogni anno? Non sapevo esistessero di questi appassionati di Dogville.
      Devo cercare il tuo post.

      Elimina
    2. Nel post ho scribacchiato due righe su MELANCHOLIA, sempre del caro Von Trier. Ero agli inizi del blogging e non sapevo cosa farne di questo attrezzo del demonio che è il blog.
      Dogville è un capolavoro, perché ti stupisci? Sono un cinefilo sfegatato. Alle volte mi sorbisco determinati film solo per riprovare l'emozione di una determinata inquadratura, uno scambio di battute... lo so, non sono normale.

      Elimina
  2. Bellissimo il tuo post, e meraviglioso il film, anzi quasi quasi lo rivedo a breve *_*
    Per me è parecchio doloroso e frustrante, perché l'accettazione e la passività di Grace mi fanno impazzire XD Anche se sono d'accordo sulla questione del "martirio-espiazione-ineluttabilità"... che peso però! Nella parte della "salvazione" la prospettiva però muta radicalmente e Grace decisamente non mi appare più come vittima.
    Qui la Kidman è perfetta eh! :O
    Per quello che riguarda regia e scenografia essenziale, penso che questo film sia un capolavoro, forse per me il migliore di von Trier. E Young Americans a chiudere dice tutto (o molto).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La passività di Grace può essere accettata solo se collocata in una sorta di surrealismo che poi in effetti pervade tutto il film. Eh sì, la Kidman fu la scelta perfetta. Pelle di alabastro, capelli biondi, sguardo innocente (per altro quanto è cambiata con tutti quegli interventi, ha snaturato totalmente se stessa) a contrasto con i lineamenti ferrigni del resto del cast.
      La sigla finale è una chicca imperdibile. Von Trier ha raccontato fino all'ultimo.

      Elimina
  3. Io amo il cinema di Lars von Trier, anche se devo dire che la sua costante progressione di fasi ha fatto sì che gli ultimi tre film: Antichrist (il mio preferito in assoluto), Melancholia e Nymphomaniac abbiano fatto un po' sbiadire nella mia considerazione tutti i suoi film precedenti. Che continuano a piacermi ma a un gradino inferiore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi hanno consigliato di vedere Melancholia e sarà uno dei prossimi film, credo. Mi piacerà fare il confronto fra le due produzioni, ne riparleremo.

      Elimina
    2. Melancholia è un bel film, ma Antichrist secondo me è su un altro livello, ben più alto, di espressione.

      Elimina
  4. Visto al cinema ai tempi della sua uscita nelle sale. Esperienza estatica! Un peccato solo vedere come in tanti abbandonassero la loro poltrona prima della fine... spero solo che tanti anni dopo qualcuno di quegli sciagurati si sia ricreduto.
    Concordo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nel senso che abbandonavano la sala nelle scene finali o durante la sigla?
      Praticamente follia troncare il film in questo modo.
      Ma è chiaro non tutti sono all'altezza di produzioni del genere.

      Elimina
  5. Non conosco questo film, però sembra uno di quelli che potrebbe piacermi molto. Lo terrò presente. Di Von Trier ho visto "Le onde del destino" e ne sono rimasta affascinata (nonostante qualcuna delle persone con cui mi accompagnavo al cinema siano uscite con la nausea per via della modalità di ripresa). Mentre conosco bene Young Americans di Bowie, un tributo molto convincente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guarda, non puoi perdertelo se ami il buon cinema, anzi quello come ho detto più su che "non è per tutti". :)

      Elimina
  6. Conosco il regista e il film, ma non ho mai sperimentato in prima persona. Mi hai incuriosita molto (Von Trier era comunque in lista per una CineRecensione), anche se come regista un po' mi spaventa: le sue trame sembrano sempre molto forti e ho paura che non siano nelle mie corde. Ma l'arte serve anche e soprattutto per testare i propri limiti, quindi un giorno lo proverò sicuramente:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti garantisco che lo apprezzeresti molto. Non credere si stia parlando di qualcosa alla Tarantino, siamo molto lontani da quel tipo di concept. Qui varrebbe la visione anche solo l'insieme di dialoghi, la voce di Albertazzi in sottofondo nell'edizione italiana... una meraviglia.

      Elimina
  7. Un film originale e tra l'altro ottima interpretazione della Kidman.
    Saluti a presto.

    RispondiElimina
  8. Non ho visto il film, ma ne ho molto sentito parlare. Lo metto in nota, grazie anche alla tua stupenda recensione!

    RispondiElimina