Incipit: Finchè ebbe luce negli occhi, mio padre fece fotografie. Un intero scaffale si riempì di immagini nostre riprese nelle circostanze speciali come nelle comuni. Durò dieci anni, non di più, la raccolta: gli anni del primo benessere e della caduta della sua vista. Resta così documentata fino al dettaglio una sola età, forse l'unica che sono riuscito a dimenticare. Gli album, gli archivi non mi sorreggono la memoria, invece la sostituiscono.
Il solo libro di Erri De luca che ho letto e che mi è piaciuto per una serie di ragioni. Intanto
perchè vi si racconta vita vissuta, e questo è sempre un valore aggiunto
a un testo narrato. Mi è piaciuto per lo stile asciutto e diretto, e
per il fatto che emerge da questo racconto un legame madre-figlio
estremamente interessante. Un ruolo centrale rivestono queste fotografie scattate da suo padre nel giro di dieci anni, sono anzi il leit motiv di tutto il racconto. In quelle instantanee è facile immaginare la donna di ieri, e non vi nascondo che, non so come, mi ci sono
immaginata mia madre stessa. Forse per le affinità con questa donna
d'altro tempo, simile alla mia per i silenzi, il gusto per l'essenziale,
e perchè come la mia è stata sempre abbastanza parca nel manifestare il
proprio affetto.
Erri De Luca la racconta in modo anche sofferto, soffrendo di quel rimpianto che lo porta a pensare alle tante parole non dette, ad esempio. Quel tempo viene restituito in tutti i suoi colori, rumori e odori. E ci ho visto quelle stesse strade animate negli ultimi anni Settanta e poi negli Ottanta nel quartiere in Calabria dove abitavo io stessa.
Forse l'aspetto affascinante nel romanzo nasce proprio dal forte potenziale di immedesimazione. Ma so che un racconto come questo può parlare alla mia generazione come a qualsiasi altra. Cito un passaggio che ho amato molto:
Erri De Luca la racconta in modo anche sofferto, soffrendo di quel rimpianto che lo porta a pensare alle tante parole non dette, ad esempio. Quel tempo viene restituito in tutti i suoi colori, rumori e odori. E ci ho visto quelle stesse strade animate negli ultimi anni Settanta e poi negli Ottanta nel quartiere in Calabria dove abitavo io stessa.
Forse l'aspetto affascinante nel romanzo nasce proprio dal forte potenziale di immedesimazione. Ma so che un racconto come questo può parlare alla mia generazione come a qualsiasi altra. Cito un passaggio che ho amato molto:
Molto del destino di ciascuno dipende da una domanda, una richiesta
che un giorno qualcuno, una persona cara o uno sconosciuto, rivolge:
d'improvviso uno riconosce di aspettare da tempo quella interrogazione,
forse anche banale ma che in lui risuona come un annuncio, e sa che
proverà a rispondere ad essa con tutta la vita.
Forse l'ho amato per l'affinità con il celebre passaggio in "Castelli di rabbia" di Baricco: "accadono cose che sono come domande".
Strano, ma nonostante questo libro mi sia piaciuto, non mi coglie il consueto desiderio di sempre: leggere tutto ciò che Erri De Luca ha scritto. Cosa sarà in fondo, questo stile lento che stempera i ricordi che non è ciò che cerco in questo periodo? Non saprei. Mi tengo questa piccola esperienza come bastevole ad averne compreso lo stile e le intenzioni.
Anche a me capita questa alternanza: la voglia di "collezionare" certi scrittori mentre di altri basta uno. Forse pensiamo che certi autori potrebbero anche deluderci con altre loro opere, mentre altri ci sembrano da subito una garanzia?
RispondiEliminaGuarda, a me è capitato con Charles Dickens, Isabel Allende, Daniel Pennac e J. K. Rowling. E qualcosa d'altro con altri autori ma non tutto il grosso delle loro pubblicazioni. Scatta qualcosa che sai riconoscere come una "curiosità", una passione, una preferenza. Però mi sa che questo argomento merita un post a sé. ;-)
Elimina"Molto del destino di ciascuno dipende da una domanda".... il problema purtroppo è che non te ne accorgi. Magari ripensandoci te ne rendi conto anni dopo di quanto era importante quel singolo attimo. Una cosa che avresti potuto fare o dire, che non avresti dovuto fare o dire. Il destino spesso è crudele.
RispondiEliminaTom (spero di non sbagliarmi, mi pare che il tuo nome sia questo), mai come in questi giorni interrogativi simili si affacciano nei miei pensieri. Quando accade l'irreparabile, ti tormenti pensando milioni di volte a ciò che si sarebbe potuto fare o dire. E forse proprio in una domanda risiede tutto. Perchè in una domanda, in questa sospensione del giudizio, si concentrano a volte tutti i perchè delle cose. Io non potrò più porla, mai più. E sto attenta a non farmi afferrare dal senso di una colpa che non possiedo. Semplicemente le cose a volte vanno come devono andare. E basta.
EliminaE' proprio quello il significato di destino: le cose vanno come devono andare e non c'è una risposta giusta o sbagliata ad una certa domanda che può far cambiare le cose. Noi pensiamo di avere delle scelte ma in realtà non ne abbiamo. Nemmeno una. Nemmeno una piccola. Mai.
EliminaP.S.: TOM è in realtà solo l'acronimo di The Obsidian Mirror.... il mio vero nome è tuttavia raggiungibile a solo un paio di click dal blog... scoprirlo è anche molto più facile di quanto di creda... =^_^=
Giuro che ci ho provato ma la mia imbranataggine da neofita blogger non mi fa arrivare a quel nome! Sob... :-)
EliminaTi regalo un altro indizio: blog Nocturnia, post del 25/5..... ^_^
EliminaOoooh, piacere di conoscerti, Tom.
EliminaO meglio: coniugi Obsidianici!
Bel ritrovo, deve essere stato davvero divertente e particolare vedersi. :-)
Erri de Luca è uno dei tanti autori di cui mi riprometto sempre di leggere qualcosa, ma poi mi lascio sviare da altre letture...
RispondiEliminaForse perchè in fondo non potrebbe essere definito "irrinunciabile", e sentiamo che in fondo Erri De Luca è proprio questo. Uno scrittore che deve essere scelto per ragioni precise. La mia scelta su "Non ora, non qui" è stata proprio questo.
EliminaNon ho mai letto Erri De Luca... mmm, dovrò pur decidermi a farlo.
RispondiEliminaLe considerazioni su come si collezionano le letture mi ha fatto venire in mente che, secondo uno studio, le lettrici (donne), se hanno amato un libro, tendono a recupeare altre opere scritte dall'autore di quel libro, i lettori (maschi), invece, tendono a cercare opere di genere simile, ma non dello stesso scrittore.
Ti trovi? Vi trovate?
Io lo faccio se uno scrittore mi colpisce in modo particolare. E il fatto che le donne tendano a farlo dimostra quanto sappiamo essere metodiche e puntigliose. Gli uomini hanno un senso pratico che in me suscita certa invidia! :-)
EliminaTra i pochi titoli letti, mi sono piaciuti moltissimo Montedidio e Tu, mio. Su De Luca si sono dette molte cose, un noto critico lo ha anche demolito a proposito di un libro, ma forse l'intenzione era generale.
RispondiEliminaPer me lo stile dell'autore è molto vicino alla poesia, suggerisce atmosfere e stati d'animo, ed è molto raffinato ed essenziale. Eppure è nello stesso tempo concreto, vivo e materiale.
Non so, da una parte sono dell'idea che, se uno scrittore non ci colpisce, sia giusto lasciar perdere, dall'altra, ti consiglierei di ripensarci in futuro, a volte è soltanto questione di tempistica, giusta o meno :P
Sì, a volte accade di aprire un libro nel momento o periodo sbagliato. Mi è capitato con Tolkien. Ma è un'onta cui devo assolutamente rimediare prima o poi.
EliminaA volte penso a quanti libri intendo leggere e penso che non mi basteranno tre vite!