martedì 12 dicembre 2023

Lettori si nasce o si diventa?

Leggere è quanto di più bello, edificante e a volte esaltante si possa immaginare, credo tutti i lettori possano dichiararsi d'accordo. Ma vi siete posti almeno una volta la domanda se si nasca lettori o si possa diventarlo? Io sì, il mio mestiere mi porta a farlo. Ma come fare a invogliare, a fare nascere nei più piccoli il desiderio di questa continua "esperienza" che è leggere? 
Ci sono alcune "strategie" da adoperare per attuare un efficace "invito alla lettura", perché l'invito sia raccolto e messo in atto, attraverso la scoperta di un libro.
Assodato che non tutti nasciamo con la voglia o la propensione ad aprire un libro e svanire letteralmente fra le sue pagine, ci sono metodi che permettono di fare avvicinare i bambini molto piccoli alla lettura. Mi viene in mente un artigiano che tempo fa tentò di far passare l'idea di libri fabbricati in tutti i materiali cercando di brevettarla. Forse sarebbe stato meglio ascoltarlo, ma andiamo oltre. 
In età scolare, alla Primaria innanzitutto (un tempo chiamata "elementari"), il lavoro delle maestre dovrebbe essere costantemente orientato verso l'invito e l'educazione alla lettura. Molte lavorano su questa importante, anzi fondamentale operazione (forse l'unica vera missione di un insegnante), ma non tutte.
Come docente delle scuole medie, mi trovo spesso dinanzi ad alunni che, provenienti dalla Primaria, hanno letto poco o nulla. Accade raramente ma accade e per fortuna non si tratta di intere classi di undicenni. 

Come insegnante di Lettere, sono naturalmente orientata verso l'assegnazione di un libro, scelto dall'alunno, alla fine correlato da relazione scritta. Ne adopero un modello che permette loro di spaziare nel testo e che presenta, oltre alle classiche domande sul titolo, autore, genere e protagonisti, anche aspetti come: l'intenzione comunicativa dell'autore, il giudizio personale, e se si vorrebbe consigliare il libro a qualcuno.
Non che vengano fuori dei capolavori, ma è una prova che li porta al ragionamento. 
Dalla mia esperienza, ormai più che ventennale, ho capito una cosa: non puoi riuscire a fare amare la lettura a chi non è per niente portato ad aprire un libro. Ci sono anzi ragazzi sempre più apatici, distratti, con un livello di attenzione minima e una motivazione fragile. Figuriamoci portarli a dedicarsi a un'operazione impegnativa come leggere un libro. Anche qui un ruolo strategico può riservarselo la famiglia. 
I genitori pensano che ci vogliano prof motivati e motivanti, ma motivanti devono essere anche loro, perché dalla famiglia in cui si vive deve partire questo input. Non esiste un segreto, esiste solo buona volontà di fare, trasmettere valori ai propri figli.
Quanti genitori portano i loro figli in libreria? Quanti hanno l'abitudine di portarli in musei, teatri? E non è che ci si possa illudere di far loro amare un dipinto di Rembrandt fin da piccoli, ma almeno frequentare i luoghi riservati ai bambini magari ricavati in fiere del libro.
Sono stata sabato scorso a Più Libri Più Liberi 2023 (con l'immancabile Marina Guarneri), un evento su più giorni in gran parte riservato anche ai piccoli, con spazi, iniziative, incontri pensati per loro. Famiglie gravitanti nella Nuvola? Poche, o perlomeno non abbastanza. 
La scorsa estate sono capitata a pranzo in un piccolo ristorante pieno di famiglie, bene, vi garantisco che nove bambini su dieci, anche molto piccoli, e i ragazzi, stavano dinanzi a uno smartphone, un tablet, un gioco elettronico. C'è gente che ha il coraggio di ridere dinanzi alle raccomandazioni di Paolo Crepet, che si batte proprio per richiamare l'attenzione dei genitori verso il grave errore. 
Madri che imboccavano bambini di 5/6 - non sia mai che mangiassero da soli e scambiassero due parole con i genitori - mentre questi si intossicavano davanti allo smartphone. La più tragica delle visioni. Cosa abbia in potere di fare un insegnante dinanzi a questa straordinaria e sublime "formazione" devono venire a dirmelo. Li sfido. 

Anni fa, in una classe seconda, mi capitò di richiedere ai genitori l'acquisto de "Il Piccolo Principe". 
Loro subito a dirmi: "Ma non è nell'elenco dei libri!" No, cari signori, non c'è, ed è uno scandalo che non ci sia. Voi dovete acquistare questo libro, fate per una volta che i vostri figli non spendano dieci euro in figurine insulse o porcherie confezionate. Lo leggeremo in classe noi, ci ritaglieremo un quarto d'ora a settimana, nel labirinto delle nostre ore curricolari, e io sarò con loro, perché devono amare un libro così. E amare tanti libri altrettanto belli. 
Mi sono capitati anche tanti genitori intelligenti, sensibili, di cui ho sentito fin da subito la "complicità", grazie al cielo. E lì vedi anche il risultato della loro educazione, ragazzi che si affidano, educati e... miti. C'è una mitezza in ragazzi con buoni genitori, è una caratteristica che noto sempre di più.
Se è vero che si impara a leggere leggendo e, come per tutto, si apprende più giocando e divertendosi, che non con l'obbligo o la coercizione, qualcosa si può fare con letture in classe, prendendoci cura di un testo. Insomma, anche riparare a danni commessi da qualcuno, far capire loro che non esistono solo le partite di calcio e il McDonald's.
Un ruolo importante può avere la lettura ad alta voce da parte di un adulto che sa leggere. 
Sì, perché saper leggere non significa riconoscere lettere e fonemi e rispettare la punteggiatura, saper leggere è arte e ahimè non è da tutti. Trasformare la lettura silenziosa in una lettura "drammatizzata", in azione ed emozione, è utilissimo nell'insegnamento, ma anche qualcosa cui i genitori potrebbero dedicarsi con i figli molto piccoli. È assodato da studi, i bambini, specie quelli molto piccoli, hanno bisogno di emozioni, di far lavorare l'immaginazione, per apprendere e comprendere.


Se un bambino, già in famiglia e dalla scuola dell'Infanzia e negli anni della Primaria, impara che leggere è una cosa divertente e "magica", diverrà senz'altro un lettore autonomo, perché saprà che nei libri non ci sono "solo" parole scritte... senza figure (che pure, all'inizio, servono molto), ma un mondo infinito di emozioni, considerazioni, concetti, fatti, episodi, modi di dire, ecc. È necessario, a mio avviso, fornire gradualmente ai ragazzi gli strumenti di elaborazione creativa di ciò che leggono. Da una storia... se ne aprono altre mille, di cui l'autore è il lettore stesso.
 
È così che si impara anche a guardarsi dentro, a comunicare verbalmente ed anche a scrivere.
Non è utile, invece e sempre a mio modesto parere, assegnare libri da leggere come "compito" di cui rispondere nell'attività didattica - mi riferisco ovviamente ai bambini piccoli - perché il rischio è quello di generare l'antipatia dell'obbligo, del "se non lo faccio prendo un brutto voto" e, quindi, di ottenere il risultato opposto.
Conosco decine e decine di alunni delle medie che invitati a leggere, magari con una bella introduzione un po' teatrale, alcuni bei romanzi "per ragazzi"... rivelano che pur avendoli già letti per obbligo scolastico, magari durante l'estate, non avevano mai scoperto la bellezza e le suggestioni che questi romanzi racchiudevano e che, quindi, se li erano semplicemente dimenticati. Naturalmente, man mano che i ragazzi crescono in età e in capacità critiche e culturali, sarà necessario suscitare curiosità e appetito per letture più impegnative.

Cosa pensate a riguardo? Lettori si nasce o si diventa? Quale il peso della famiglia e della scuola? 

23 commenti:

  1. Bellissimo argomento. Ti riporto la mia esperienza.
    Ho avuto la fortuna, alle medie, di avere una prof molto brava e appassionata. Giocavamo molto con lei. Per esempio, ogni volta che si trovava una parola che non conoscevamo, la inserivamo in uno schedario per poi, una volta al mese, fare un sfida (con la classe divisa in due) su chi ricordava il significato del maggior numero di parole. In palio caramelle ai vincitori (o qualcosa del genere, non ricordo).
    Riguardo i libri invece, ogni due settimane un alunno doveva uscire ed esporre un libro che aveva letto. Doveva raccontarne la storia ma soprattutto spiegare come mai gli era piaciuto. Alcune esposizioni le ricordo ancora ora, altre erano terribili. Io, non so come, in tre anni di medie sono sempre riuscito a schivare questo compito (e meno male, perché odiavo leggere e avevo in canna solo una specie di romanzo di Topolino).
    Questo per dire che, nonostante un'insegnante attenta e coinvolgente e dei genitori che tutto sommato hanno sempre cercato di stimolarmi alla lettura, io proprio non ce la facevo. Iniziavo a sfogliare e dopo 10 pagine pensavo solo CHE PALLE!
    La svolta è arrivata mi pare in terza superiore. Ero a casa con la febbre. Ero molto, molto annoiato, e tra le mani mi capitò La spada di Shannara, regalo di mia zia di diversi anni prima. Quello è stato il mio inizio e ricordo bene che terminata la lettura pensai "Quindi è così leggere un libro!".
    In pratica non ero riuscito ad appassionarmi perché non capivo che l'esperienza di leggere un libro e apprezzarlo la si capisce bene alla fine, e arrivare alla fine, purtroppo, richiede una certa pazienza e fatica a cui non ero abituato. Davvero: è bastata quella semplice realizzazione, e da lì, per me, è partito tutto.

    Quindi direi che lettori si diventa :)

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    1. Davide, nonostante tu non sia stato un lettore nato, lo sei diventato non nel momento in cui hai vissuto, negli anni delle medie, lo stimolo e la spinta alla lettura (con famiglia alle spalle che ha fatto altrettanto), ma nel momento in cui hai provato la curiosità irrefrenabile di continuare a leggere, di andare avanti, di vedere "come va a finire". Ecco, tocchi un argomento che mi sta molto a cuore. Inutile imporre letture sgradite, inutile pensare o dire "non è possibile che non ti piaccia". Per ogni lettore possibile o reale c'è un libro adatto. Quel periodo la combinazione è stata perfetta: tempo a disposizione e il libro (fantasy) che ha catturato la tua attenzione. Lo dico continuamente agli alunni più recalcitranti: lì fuori c'è una storia che potrebbe piacerti molto, il che non significa diventare lettori voraci, ma perlomeno lettori, incuriositi, capaci di arrivare fino all'ultima pagina. Grazie per il tuo commento. :)

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  2. Nel mio caso posso dire di esserci nato, non appena ho imparato a leggere mi attraeva molto di più leggere (anche e soprattutto fumetti quando ero più piccolo, ma anche le enciclopedie per ragazzi) che fare altre cose, e ciò benché i miei cugini mi prendessero in giro poiché non capivano cosa ci trovassi di così interessante a leggere per un'ora o due un articolo enciclopedico sulla storia di Sparta piuttosto che dedicarmi a attività più ludiche.
    Però parlo a titolo personale, non saprei dire se in generale si "nasce" lettori o se la maggior parte dei lettori lo "diventano" crescendo.

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    1. Io sono stata come te. Sono stata una lettrice precoce, dai cinque anni, perché adoravo stare dietro a mio fratello durante i suoi compiti. Tre anni maggiore, quindi calato nella realtà delle elementari, mi piaceva molto stare a guardarlo, poi mi feci un quadernino mio, con una zia che mi comprò dei timbrini con figure e lettere dell'alfabeto. Sento da sempre una grande fascinazione dal mondo della parola, dal loro suono, anche dal suono di altre lingue. Mi piace la parola che comunica, quella non sprecata, usata bene. Al tempo c'erano dei librini grandi e piatti, tutti illustrati, che sono stati il mio mondo straordinario. Immergermi nelle storie era per me fonte di gioia infinita. Non disdegnavo il fumetto, anche. I Topolino dei vicini erano il mio pane (mio padre non ne acquistava), me li prestavano volentieri. Ed eccoci qui, una vita dopo.

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  3. Parlando della mia esperienza, credo che lettori si diventa e molto dipende dalla famiglia in cui si cresce. Io sono stata iniziata alla lettura da mia madre che legge tutti i giorni. Quando ero molto piccina, in pratica quando non sapevo leggere, mi chiedevo cosa facesse mia madre con quell’oggetto chiamato libro. Ed è stata sempre mia madre a darmi le prime basi della lettura e della scrittura, tant’è vero che in prima elementare, le prime lezioni furono per me solo una ripetizione 😅.
    Quindi tutto parte dalla famiglia, però credo che qualcosa può fare anche la scuola primaria, soprattutto se si cercasse di coinvolgere i bimbi, entusiasmarli e non annoiandoli con il peso dei voti. Comunque complimenti per il tuo lavoro a scuola, apprezzo che chiedi ai ragazzi di esprimere anche il loro giudizio personale, stimola il ragionamento e lo sviluppo del pensiero. Voglio concludere con un fatto personale: quando andavo alle superiori, leggevamo tanti libri, capolavori della letteratura italiana. Ma per la professoressa tutto si riduceva al voto, ai compiti in classe, mai che ci fossimo soffermati sul significato dell’opera, sul messaggio, sulla bellezza della scrittura. Mai che ci venisse chiesta la nostra opinione. Il risultato ? Una noia assurda anche per me che amo la lettura. Secondo me bisognerebbe cambiare il metodo d’insegnamento, a volte ho l’ impressione che la scuola più che avvicinare i ragazzi alla cultura, li allontani, tenendo sempre presente che ci sono famiglie che in casa non hanno nemmeno un libro. Un bambino che cresce in una famiglia che non legge e e che a scuola vive la lettura con pesantezza, come potrà mai avvicinarsi ai libri?

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    1. La tua esperienza conferma quanto sia importante che in famiglia si legga. Io non ho avuto genitori lettori, la mia passione per le parole era innata. E anch'io ho bruciato le tappe. In prima elementare tendevo ad annoiarmi perché quelle basi della conoscenza linguistica le conoscevo già. Per non essere troppo diversa dagli altri fingevo di non saper leggere fluentemente. Ricordi che non sono del tutto felici.
      Alcuni insegnanti, come quella che citi, non sono in grado di fare un buon lavoro. Loro per primi non si appassionano alla letteratura, sono demotivati e dunque non empatici. Purtroppo tanti sono così ed è un male per i giovani, un danno molto peggiore di quanto si creda.

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  4. lettori si diventa, senza dubbio. Personalmente ho letto poco, molto poco, da bambino e da ragazzo, solo da adulto, dopo essere entrato nel mondo del lavoro, mi sono approcciato ai libri, stimolato dai colleghi che in pausa pranzo parlavo spesso dei romanzi appena letti. Col tempo ho acquisito una vera dipendenza dalla lettura, divoro libri fino a rovinarmi gli occhi :)
    massimolegnani

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    1. Beh, come si suol dire, meglio tardi che mai. :) Credo che il lettore sia un privilegiato. Amare leggere è uno stato di grazia, scoprirlo è una ghiotta occasione.

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  5. Io attribuisco il mio amore per i libri e la lettura ad un solo motivo principe: sono cresciuto circondato dai libri, in ogni angolo di casa (non per nulla anche le mie case sono sempre state piene di libri), ho letto da subito, incuriosito e appassionato, entro in qualsiasi libreria incontri, piccola (meglio) o grande, venerdì 8 ho passato l'intera giornata a PLPL senza accorgermi dello scorrere del tempo.. spesso entro in case dove vedo tre o quatttro libri esposti, e mi assale la malinconia.. la scuola in tutto ciò ha potere marginale a mio avviso, serve innanzitutto un esempio familiare, una scintilla che ti culla e ti coccola.. che ti appassione alla lettura, al teatro, al cinema, alla fotografia.. poi ovvio viva le eccezioni, ma a certe passioni - resto convinto - ci si abitui da piccoli. ;)

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    1. Che l'oggetto libro sia presente, è vero, è condizione fondamentale. Anch'io diffido di coloro che non hanno libri, o se li hanno, in tanti preferiscono conservarli altrove, lontano dagli sguardi, preferendo esporre ninnoli e chincaglierie piuttosto che libri.
      Come sai, io e Marina siamo state PLPL il sabato, quindi il giorno dopo. Mi fa piacere ci sia stato anche tu. Vivere da queste parti e perdere questa occasione è assurdo. :)

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  6. Non c'è contrapposizione.
    Vocazione e applicazione.
    Insomma, si nasce e si diventa.

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    1. Sì, è vero. Ciascuno ne ha una propria esperienza.

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  7. Lettori si diventa, ma è una condizione aperta a tutti solo se hai un esempio alle spalle: io sono cresciuta con un nonno che aveva una stanza allestita a mo' di biblioteca, con tutte le scaffalature in ogni parete piene di libri di ogni genere e una madre che vedevo sempre leggere (lei amava i gialli, ma in casa anche noi nella libreria avevamo un po' di tutto). Ricordo che quando ero bambina e giocavo alle signore, facevo finta di prendere il tè con il Cicciobello sotto un braccio e un libro in mano, considerandolo evidentemente come un oggetto che mi dava importanza. Per me è stato naturale cominciare a leggere sin da bambina. E io, a mia volta, sono stata da esempio per i miei figli: una volta uno dei due, da piccolo, mi ha detto: "mamma, ma tu leggi sempre!" e ricordo che per farli mettere nei miei panni regalavo a entrambi sempre libri adeguati all'età. Leggere è un'abitudine, diventa necessità quando con l'abitudine ne capisci l'importanza. La scuola può agevolare il processo di avvicinamento alla lettura, ma sono convinta che l'interesse prima o poi viene fuori solo se nasce spontaneo. Certe volte è solo una questione di tempo.

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    1. La cosa straordinaria è che lo puoi essere, in modo innato, anche senza genitori o in generale familiari che leggono. È il mio caso, mio padre e mia madre, benché tenessero al fatto che studiassimo e mio padre fosse particolarmente affezionato alle enciclopedie (quando abbiamo smantellato abbiamo dovuto rinunciare a parecchie collezioni ormai in disuso e superate), non erano lettori. Ho avuto zie sensibili che mi hanno sostenuta, regalandomi i romanzi classici da bambina, a sei anni ho ricevuto "Le Mille e una Notte", un libro che ho consumato. Avevo fame di parole e mi stava stretto il fatto di non vivere in una casa di lettori, ero e resto una outsider nella mia famiglia d'origine (mio fratello e mia sorella non lo sono diventati neanche dopo, mia sorella ha vissuto un periodo di passione per i libri, che leggeva anche in lingua originale, poi la vita l'ha portata in altra direzione).
      Tu hai fatto un ottimo lavoro con Enrico ed Edoardo e oggi se ne vedono i brillanti frutti. :)

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  8. Io non scarterei completamente che si possa avere un indole innata alla lettura.Faccio un esempio la mamma che ascolta musica durante la sua gravidanza predispone il piccolo ad un ascolto che riesce a riconoscere e ad apprezzare venendo alla luce e crescendo . Perché no ,la lettura interiore o ad alta voce ,potrebbe essere lo stesso esercizio che impara a riconoscere il bambino .Se ci pensiamo bene è proprio in grembo che il bambino recepisce gli stimoli,e questi dovrebbero appartenere ad ognuno di loro perché sono positivi e colmi di vero amore.

    Io provengo da una famiglia umile e contadina che svolgeva lavori tra i campi,non avevo esempi di lettori in casa da imitare e quindi sono diventata lettrice di mio, leggendo la vita nella fatica e i sacrifici dei miei e a strettissimo contatto con la natura.Ho però iniziato dalle elementari con la mia prima lettura ,su richiesta della maestra a scegliere liberamente tutti un libro dalla biblioteca del luogo.L'antico testamento è stato il mio primo libro e non nego che spiazzò un po la mia maestra avendo scelto una lettura un po "insolita"per i bambini di quella età orientati su letture diciamo più leggere.Ricordo ancora il colore beige e la spessa copertina del libro ,con all'interno immagini rappresentative .Ammetto che non fu una lettura facile,alcune frasi mi incupirono,ma ricordo che riuscì sotto richiesta della maestra,a fare un riassunto tirando il meglio.Ero cosciente di essere una bambina e che attraverso gli anni l'argomento andava approfondito...

    Mi fa piacere sapere che nonostante lo smartphone abbia incatenato bambini e adulti ,non tutti hanno perso l'aspetto educativo e critico...e alcuni ragazzi riescono a dimostrarlo.Non tutto e perduto ,bisogna crederci e lavorarci tutti ,in primis le famiglie ,serve la consapevolezza di un male inosservato e silenzioso che corrode lentamente ,facile poi deresponsabilizzarsi e puntare il dito all'insegnante.

    Grazie Luz ,te e Marina siete per me un esempio brillante nel vostro scrivere:)

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  9. Lettori si nasce o si diventa? Bella domanda, non so rispondere ma ti posso raccontare la mia singolare esperienza. Da bambina mi sono appassionata subito alla lettura, ricordo in edicola vendevano delle favolette illustrate, mia mamma me ne compro una quando avevo 5 anni su mia insistente richiesta e nonostante non sapessi ancora leggere. La favola si chiamava Il vestito nuovo dell’imperatore e costringevo mia sorella più grande a leggermela continuamente e alla fine la conoscevo a memoria (così facevo finta di saper leggere). Poi quando sono andata a scuola e ho acquisito i primi rudimenti ho cominciato a leggere i fumetti (i miei preferiti erano gli albi di topolino), non mi piaceva leggere il brano assegnato dalla maestra ma ovviamente leggendo Topolino sapevo leggere anche i libri di scuola (per me era incredibile 😀).
    I miei genitori, reduci del secondo dopoguerra, non avevano libri in casa, quindi non potevo essere indotta alla lettura da loro, per questo potrei dire che lettori si nasce, soprattutto se penso che in famiglia sono l’unica lettrice anche se tutti hanno studiato, le mie sorelle e i miei nipoti.
    Ero un’assidua frequentatrice della biblioteca comunale ed è li che ho preso negli anni i miei libri da leggere. Credo che dipenda dalle situazioni, magari si legge un libro che ci appassiona e da lì non si smette più.

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    1. Ricordo quella favola, mi piaceva molto con quel finale assurdo dell'imperatore che se ne va tutto nudo nel corteo dinanzi ai sudditi. C'erano degli albi molto belli alla fine degli anni Settanta, con caratteri leggibili per i più piccoli e illustrazioni molto belle, formato grande. Forse era proprio uno di quelli. Anche nella tua esperienza non hai avuto familiari lettori e nonostante ciò hai sviluppato da sola la tua passione per la lettura.
      Forse una risposta possibile è che lettori si nasca e si possa diventare se ci si imbatte nelle letture giuste, perché è proprio vero: ogni lettore ha un proprio libro.

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  10. Penso di essere entrambe le cose, nato e cresciuto fra i libri dato che la buonanima di mio padre ha lavorato per più di 40 anni nei libri e nelle librerie. Libri ne ho sempre avuti e ancora oggi ne ho un bel numero sparsi per casa...anche in alcuni cartoni sotto il letto.
    Un salutone e buon fine settimana

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    1. Ti invidio per tutto quella fase della vita in cui hai letteralmente vissuto fra i libri. :)

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  11. Secondo me, lettori si diventa e tutto dipende dall'esempio che si riceve in famiglia, come in qualsiasi altro ambito. Anche a casa mia c'erano davvero pochi libri, mia madre era stata una buona lettrice da bambina ma nel dopoguerra c'erano solo i libri della scuola, e lei ha fatto solo le elementari, le medie non erano obbligatorie e venivano già spediti a lavorare. Anche dai miei nonni paterni pochissimi libri, alcuni cimeli. Però i libri erano tenuti comunque in gran conto, perché per la loro esperienza chi leggeva, e studiava, se la cavava meglio nella vita. Quindi mi hanno sempre esortato alla lettura, ma era considerata collaterale allo studio. Quando all'università, avendo scelto una facoltà tecnica, mi perdevo a leggere i classici, erano considerati invece una pericolosa distrazione, mi indebolivo gli occhi e perdevo tempo. Poi quando ho continuato a leggere da adulta, e sono l'unica della famiglia, sono diventata una sorta di pecora nera. A Natale mi ostinavo a regalare libri, diventando pazza a trovare qualcosa per loro, ma venivano scartati con delusione. E non erano solo romanzi, anche libri di cucina, cucito, sport, illustrati, ma niente. Ci ho rinunciato.
    Mi fa tristezza vedere i bambini a tavola nei ristoranti tutti concentrati sul cellulare, il tablet o altro, li ho notati anch'io. Ma evidentemente quello è l'esempio che ricevono dai genitori e quello l'unico modo che conoscono i genitori per tenerli tranquilli in pubblico. Del resto, anche tra i miei amici con prole quasi mai sento nominare un libro, più facile che mi parlino di serie tv o di qualche video visto sui social. Tutte le volte che mi chiedono "Ma perché non pubblichi un romanzo?" rispondo con un'altra domanda. "Qual è l'ultimo romanzo che hai letto?" Buio totale...

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    1. Anch'io ho attraversato fasi in cui regalavo solo libri. Tutti come te scelti con cura, cuciti addosso al ricevente, scelti con amore. Volevo essere una paladina, ma quelli restavano abbastanza indifferenti alla cosa. Non credo siano stati mai letti quei libri, ma almeno potremo dire di averci provato, Barbara.
      Purtroppo non si può incidere più di tanto su ragazzi che hanno alle spalle famiglie del tutto negate verso la cultura e i libri. Mi è capitato un alunno che in classe ha raccontato di essersi sentito male per le lunghe ore trascorse dinanzi ai videogiochi, per giorni. Ha detto di aver provato una forte nausea e un senso di angoscia. Un ragazzino abbandonato a se stesso, solo, ignorato dai genitori (che ovviamente si trincerano dietro il fatto di dover lavorare e di avere altro da fare) e per questo assorbito dalla virtualità fino a stare male. Uno scenario raccapricciante.

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  12. Passo per farti gli auguri di buone feste e buon natale!
    Passatela bene con chi ami e nel miglior modo possibile.
    Un salutone

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