sabato 30 settembre 2023

La lezione del professor Keating


Un ricordo adolescenziale di tanti anni fa, 1989, il cinemino di un paese del sud, il film che mai si dimentica, che si rivede commuovendosi allo stesso modo ogni volta. 
Chi conosce il mio teatro sa che fra il 2016 e il 2017 ne portai in scena una mia versione, al femminile, che ebbe un grande successo, ne scrissi qui. Al tempo di quel post non sapevo ancora che l'anno successivo lo spettacolo avrebbe vinto diversi premi, il Premio Aenaria a Ischia come Gradimento del pubblico, e i diversi premi alle giovani mie attrici in occasione del Premio Corvo d'Oro a Guidonia. 
Ma torniamo al bellissimo film.
Ancora oggi, da insegnante, mi capita di proporlo alle mie classi, come un modello di riferimento che riguardi uno degli aspetti fondamentali dell'essere insegnanti e alunni: la comunicazione. E assieme a questo aspetto fondamentale direi la motivazione, la scoperta di sé. Occorre il maestro che rompe gli schemi perché gli obiettivi si facciano più interessanti? Opinabile, ma siamo portati a rispondere di sì, sebbene con qualche riserva. Commentare questo straordinario film - che per altro vede l'indimenticabile Robin Williams nella sua prova migliore a mio parere - apre scenari infiniti quanto a osservazioni e interpretazioni. Invece mi soffermerò su uno dei momenti più belli del film, la lezione sul linguaggio della poesia. In una scala di preferenze, porrei questa sequenza esattamente dopo la celebre scena del "carpe diem".

Il testo in esame è Comprendere la poesia, di Evans Pritchard.
Leggete questo interessante passaggio dal film: 
"Dobbiamo anzitutto conoscerne la metrica, la rima e le figure retoriche, e poi porci due domande: uno, con quanta efficacia sia stato reso il fine poetico, due quanto sia importante tale fine. La prima domanda valuta la forma di una poesia, la seconda ne valuta l’importanza. Una volta risposto a queste domande, determinare la grandezza di una poesia diventa una questione relativamente semplice. (Keating si appresta a disegnare degli assi cartesiani sulla lavagna) Se segniamo la perfezione di una poesia sull’asse orizzontale di un grafico, e la sua importanza su quello verticale, sarà sufficiente calcolare l’area totale della poesia per misurarne la grandezza. Un sonetto di Byron può avere valori alti in verticale, ma soltanto medi in orizzontale. Un sonetto di Shakespeare d’altro canto avrà valori molto alti in orizzontale e in verticale, con un’imponente area totale che di conseguenza ne rivela l’autentica grandezza. Procedendo nella lettura di questo libro, esercitatevi in tale metodo di valutazione, accrescendo così la vostra capacità di valutare la poesia, aumenterà il vostro godimento e la comprensione della poesia”. 
(Keating comincia il suo "attacco" alle fantomatiche teorie)
"Escrementi, ecco cosa penso delle teorie di Pritchard. Si può giudicare una poesia facendo una hit parade?"

(qui il colpo di scena) "Strappate la pagina, anzi l’intera introduzione. Non è la Bibbia, non andrete certo all’Inferno. Continuate a strappare, questa è una battaglia, una guerra, e le vittime sarebbero i vostri cuori e le vostre anime. Basta con i J. Evans Pritchard. E ora, miei adorati, imparerete a pensare con la vostra testa. Imparerete ad assaporare parole e linguaggio. Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo".  

Keating li vuole portare a esprimere un loro parere su cosa sia la poesia, cosa il poeta cerchi, e qui la sequenza si fa davvero imperdibile. Weir la costruisce in un "gioco a incastri" in cui incastona alcuni momenti della lezione, quelli salienti, in cui emerge imperiosa la natura di questo docente sui generis e va concretizzandosi il suo ascendente sugli allievi. Ho sempre trovato molto divertente, oltre che interessante, lo stupore dei ragazzi dinanzi al crescendo di proposte di Keating. Gli studenti si aspettano ciò che convenzionalmente un insegnante somministra loro, invece prende forma un affastellarsi di contro-proposte che suscita l'interesse in loro, crea interesse e curiosità, abbozza una possibilità di stima e di conseguenza di rispetto. 
Keating invita i ragazzi a riflettere sul sinonimo più appropriato a un determinato contesto, perché l'uomo e di conseguenza il linguaggio si sono evoluti, ma la risposta del timidissimo Anderson - convenzionale e "troppo giusta" - viene contrastata da quella di Keating di "rimorchiare le donne". È un contrasto molto interessante, che fa scattare la consapevolezza dell'avere dinanzi un professore che si pone come loro pari e non come autorità indiscussa e troppo lontana dal loro mondo. Segue un crescendo di "siparietti" tutti inseriti nella medesima logica. Non si perda il dettaglio del sedersi sui banchi, abbandonando la consueta e "troppo giusta" posizione, oppure il "grazie per aver partecipato" del prof nei riguardi dello studente abituato a farsi beffe delle regole, fino ad arrivare all'invito a "guardare il mondo da diverse angolazioni". 

La piccola sequenza dello stare tutti a turno in piedi sulla cattedra è il culmine di questa lezione sul linguaggio e ha contorni molto definiti: gli studenti comprendano il valore del linguaggio, arricchiscano il proprio lessico, ma allo stesso tempo non imbriglino le loro menti in recinti già definiti, escano dall'ordinario, cerchino piuttosto una loro personale visione. Lo straordinario come valore essenziale per essere adulti che lascino il segno, secondo una logica di individualismo positivo che riesca a contrastare la massificazione asservita a sistemi economici conservatori e sempre uguali a se stessi. 
Ci sono coloro che si dicono assolutamente contrari a un tipo di approccio didattico di questo tipo, che creerebbe nello studente una sorta di "straniamento", una perdita di punti di riferimento, ecc. Io stessa vedrei veramente difficile se non impossibile indurre i miei alunni a strappare le pagine di un libro dichiarando guerra aperta al sistema. Vale piuttosto una regola irrinunciabile: alla base di una relazione didattica bisogna usare coerenza e il fermo proposito di non porsi come "amico" quanto piuttosto di un adulto disposto al dialogo e all'aiuto concreto.
Ormai oggi questo mestiere richiede competenze in merito a una didattica non solo quanto più possibile interdisciplinare, ma anche orientata verso una comprensione del mondo giovanile, un "patteggiamento" utile a creare interrelazioni significative.

L'iconica scena finale del film

C'è stato un/una insegnante che abbia segnato un momento importante della vostra vita? 

39 commenti:

  1. Ho avuto un paio di insegnanti che da ultimo della classe mi aiutarono a diventare il primo.
    Quegli insegnanti disprezzavano il conformismo e agivano secondo la loro visione dei fatti.

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    1. Una cosa che ha sempre dello straordinario, da ultimo il primo. Il mentore è fondamentale in ciò. E non è un caso che occorra essere fuori dai canoni per vincere come insegnanti.

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  2. Io non ho avuto insegnanti anticonvenzionali alla Keating, tuttavia figure altrettanto carismatiche ne ho incontrate: ne ricordo due in particolare che, anche senza lanciare provocazioni, anzi con una certa fermezza e severità hanno saputo diventare dei punti di riferimento, suscitare ammirazione e stimolare me e molti altri a dare il meglio e a trovare il nostro modo di guardare il mondo. Il guaio della mitizzazione di Keating è che per alcuni quel modello di docente diventa un assoluto e si instaurano disastrosi tentativi di imitarlo che trasformano gli insegnanti in amiconi (cosa che, come dici, va evitata, in favore del mantenimento di un' autorevolezza dialogante) e le lezioni in spettacoli senza direzione.

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    1. Concordo totalmente. È un modello che vedo replicato in alcuni esempi che poi restituiscono l'idea, e l'immagine, del professore "amicone". Quanto sia efficace il loro tipo di didattica, non saprei. Probabilmente il lato giocoso sta anche nel fatto di essere dei docenti molto legati al mondo social e per questo più vicini ai linguaggi dei giovanissimi. Se il sistema funziona e non diventa una buffonata in cui poi c'è veramente poco di realmente appreso, allora... perché no? Ecco, il modello Keating oggi sarebbe uno dei prof che contano su Instagram perfino un milione di followers.

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  3. Fue una película en sí momento muy buena. Que despertaba mentes inquietas en los jóvenes estudiantes. Ahora ha pasado tanto tiempo que es ya un clásico.

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    1. Tienes razón, un gran clásico. Para los jóvenes de hoy es una película muy lenta, para muchos incluso aburrida, pero sigue teniendo esa fuerza.

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  4. Indimenticabile quel film, una pietra miliare del cinema, l’ho adorato.
    Riguardo ai miei insegnanti importanti che hanno segnato un percorso nella vita, la prima é stata la professoressa di matematica delle scuole medie, lei non si limitava a insegnare le formule, ma era maestra di vita, ci parlava molto dell’importanza di scoprire la nostra personalità e le nostre potenzialità nello studio e nella vita, l’importanza della coerenza e dell’onestà. Pensa che quasi tutte noi eravamo diventate brave in matematica (era una classe solo femminile, all’epoca) proprio perché ci aveva insegnato non solo il metodo di studio ma anche a non avere preconcetti nei confronti della matematica, inoltre era anche molto brava a spiegare. Devo a lei una certa visione della vita, soprattutto il fatto che con l’impegno personale si può fare molto e arrivare lontano.
    Alle superiori invece devo molto al professore di ragioneria, severissimo, ma giusto, grazie a lui tutta la classe ha imparato non solo la materia ma anche le connessioni e le interdipendenze con le altre discipline (lui pretendeva che, nello studio, facessimo collegamenti con il diritto e altre materie) in un certo senso ci ha dato un metodo di studio universitario. Ogni tanto ci faceva discorsi sulla vita che esulavano dalla materia di studio e di cui ho fatto tesoro.

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    1. Come avrei voluto anch'io una prof di matematica come la tua alle medie. Per me è rimasta una materia ostica, lei non era una cima nel far recuperare la compagine più lenta in classe e ho finito con il detestare la materia. Peccato, in un ambiente come il tuo avrei abbracciato questa opportunità come hai fatto tu, e io partivo da mie lacune personali.
      Anche quell'insegnante delle superiori fece centro, mi piace il costante orientamento verso un collegamento fra le discipline, non preconfezionato ma affidato allo studente. Oggi un approccio simile, anche da ciò che si sente dalle superiori, è quasi impossibile. Gli studenti per la maggior parte sono pigri, si iscrivono a scuole complesse senza le basi giuste e non si mettono sotto per il recupero, quasi quasi devono essere perfino pregati di studiare. Insomma, quanto mi racconta una collega dello Scientifico ha del raccapricciante.

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  5. Un caso che il titolo del film, L'attimo fuggente, non sia mai stato citato? Curiosità a parte non dimenticherò mai il mio maestro elementare, forse i cinque anni consecutivi hanno pesato rispetto a tutti gli altri insegnanti fugaci, o probabilmente è stato quello che ha potuto plasmare al meglio un magma ancora vivo e pulsante, disponibile e curioso.. magari non ancora deluso, prevenuto o condizionato dalla vita che sarebbe venuta.. ;)

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    1. È un film talmente iconico che ho ritenuto non ce ne fosse neppure bisogno, e qui si parla del carisma del "modello Keating". Hai dato un'occhiata al post sul teatro inserito nell'articolo? La mia versione de L'attimo fuggente al femminile ti sarebbe piaciuta. :)
      Bellissimo il ricordo del tuo maestro.

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  6. "La conoscenza è forza". Questa è la prima frase che la prof di italiano delle medie ci ha fatto scrivete nel quaderno. Era (ed è) una donna eccezionale. Aveva metodi un po' alternativi, ci ha fatto amare la poesia, ci ha insegnato il valore della curiosità e della scoperta e se la spassava un sacco assieme a noi durante le lezioni pur sapendo mantenere l'autorità che una guida deve comunque avere. Sono stato fortunato.

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    1. Che meraviglia, Davide. Ma sai che io stessa cerco di essere esattamente il tipo di prof che descrivi? Se poi ci riesca, non so. Vorrei comunque che anche uno solo dei miei studenti un giorno scrivesse le tue stesse parole.

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  7. Prof.ssa di Italiano, liceo. Riuscì a leggere nei miei scritti ciò che gli altri non vedevano, non lo vedevo neanche io immagino, mi disse una cosa mi restò impressa, mi fece, a parer mio un grande complimento, esortandomi a continuare quel qualcosa che mi aveva portato a quel tipo di produzione. Scrivevo, lasciavo andare tutti miei pensieri e considerazioni, il mio Stream of consciousness a qualcuno che le avrebbe lette. Questo esercizio, associato alla lettura, fu meraviglioso! Questa Prof.ssa era carica di energia e passione, nella sua Ia convenzionale convenzionalità, era una visionaria, coinvolgeva.

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    1. *inconvenzionalitá

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    2. Ciao, Barbara. Mi piace il momento che descrivi e lo conosco. Purtroppo non per averlo vissuto come te ma dall'altra parte. Certo, sembrerò autoincensarmi, ma è successa una cosa simile con due alunni nel passato. Un'alunna che scriveva in modo particolare, non del tutto convenzionale, alla quale mi sentii di dire che quelli erano uno stile e una visione talmente originali da meritare di essere coltivati; un alunno al quale consigliai di disegnare, sempre più e sempre meglio come sapeva fare quando era ben disposto. Quest'ultimo non era noto per i suoi disegni, di cui non sapevo nulla, ma per come era destabilizzante e turbolento. Un compagno mi disse che stava disegnando una svastica mentre spiegavo e io, senza scompormi più di tanto, mi avvicinai, sfogliai il suo quaderno pieno di grafiche e ne rimasi talmente colpita che mi feci promettere non avrebbe più perso tempo a disegnare e rifinire simboli nazisti, piuttosto erano bellissimi alcuni personaggini molto originali, dai quali poi trasse un fumetto delizioso che finì sul giornale dell'istituto. Anche i nostri rapporti cambiarono molto da quel giorno. Non credo di aver fatto nulla di eccezionale, solo mi sono "sintonizzata" su quali fossero i suoi talenti scovandone uno.

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  8. Purtroppo no, tutti molto "professionali" nello spiegare la loro materia, ma oltre non andavano. Discorso diverso solo per la mia maestra delle elementari che lo faceva per vocazione, non per "il posto statale". Mi ha trasmesso valori sani che purtroppo si sono spesso scontrati con la meschinità di questo mondo, e disgraziatamente lei stessa, molti anni dopo, ha pagato un conto salatissimo alla brutale realtà di questo mondo vivendo l' esperienza più dolorosa che possa toccare a una madre. È morta poco tempo fa, stremata dalla sofferenza di quel lutto imprevedibile e inspiegabile.

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    1. E se la ricordi dopo moltissimo tempo così nitidamente, posso immaginare quale insegnante magnifica fosse... :)

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  9. I ricordi migliori dei miei professori partono addirittura da quelli delle medie. Ho un bellissimo ricordo del mio insegnante di Italiano, con il quale la lezione era sempre accolta con piacere da tutta la mia classe. Poi, tra quelli del liceo scientifico, ho un ricordo grato di un professore di matematica che sapeva spiegarci in modo non convenzionale le equazioni e gli insiemi, anche con l'aggiunta di supporti didattici che forniva lui stesso. Purtroppo l'ho avuto nei primi due anni e non per gli altri tre anni del quinquennio. Poi ricordo ancora con piacere l'insegnante di Storia dell'Arte e quella di Francese, decisive per avermi saputo trasmettere l'amore per le loro materie. Nel loro sistema di insegnamento la cosa fondamentale era il saper entrare in empatia con noi studenti. Sono valori che una volta trasmessi, non si dimenticano per tutta la vita.

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    1. Ricordarli così, nel dettaglio, ha sempre qualcosa di sorprendente. Bravi questi insegnanti per aver seminato e in definitiva "educato" nel senso migliore del termine: educere, portare fuori quello che di buono abbiamo. :)

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  10. Apprezzo molto il fotogramma che hai inserito (forse una volta ne parlammo anche). Lo sguardo di Keating quando lascia andare Anderson nella sua enunciazione a occhi chiusi, gli si accuccia davanti e lo guarda proseguire da solo, è indefinibile e rappresenta una delle più straordinarie prove di espressività di quell'attore pazzesco che era. Se si dovesse far capire a qualcuno la grandezza di Robin Williams da una sola scena per me sarebbe quella.

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    1. Eh sì, che straordinaria performance quella. Nel film ci sono punte altissime di una tale profondità. Ho letto questo commento e ho appena guardato su You Tube la scena in lingua originale... wow! Il respiro, il movimento, le pause, il colore diverso di ogni battuta, il crescendo e poi quella magnifica regia che lo inquadra in primo piano mentre sì, inginocchiato dinanzi a Anderson, lascia che il ragazzo esprima fino all'ultima parola la sua particolare poesia ispirata e scovata dal suo profondo.
      Ricordo quel passaggio nel mio spettacolo, con Claudio e Chiara che prendono tutta la scena e cerchiamo di arrivare anche solo a sfiorare quell'attimo perfetto.

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  11. Ho avuto due o tre insegnanti che sono usciti fuori dagli schemi, soprattutto ls mia maestra delle elementari che ancora sento e ogni tanto incontro. Lei a scuola era un vulcano in piena. Ci ha insegnato a non starcene semplicemente seduti ad ascoltare. Ci faceva parlare, partecipare alla vita sociale, ci teneva che noi alunni esprimessimo le nostre opinioni. Concepiva l’insegnamento anche come divertimento. Riteneva che fare una lezione morbosa, pesante, tecnica non stimolasse l’apprendimento. Con lei facevamo anche progetti extrascolastici legati al territorio, all’ambiente, all’arte. Davvero una brava insegnante. Ti posso garantire che riusciva a ottenere l’attenzione di tutta la classe, mentre le altre maestre non ci riuscivano.

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    1. Sedere in cattedra e essere buoni insegnanti significa possedere una serie pressoché infinita di "doti". Nel mio ricordo (e nulla lascia pensare che non sia ancora così) ci sono stati insegnanti "mono tono", di una noia mortale, egoriferiti, autoritari, vuoti di empatia. Ci sono stati i mediocri, con quelle vocine insignificanti e quel modo di fare precisino da apparenti ottimi maestri ma che in realtà non arrivavano a nessuno. Poi i migliori, quelli che si alzavano dalla cattedra, voce decisa, che ti guardavano, ti ascoltavano, ma soprattutto erano "ricchi" di una ricchezza interiore, colti e consapevoli, forti, tenaci, assertivi. Creativi anche, ma senza per forza trattare quelle banalità da bambini, anche su temi forti, sapevano trasmetterti il come ci si mette alla prova. Ma erano e sono estremamente rari.

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  12. Riguardo alla domanda: Si, ne ho avuti. In particolare al Liceo la professoressa di Storia dell'Arte dei primi due anni, che nonostante le poche ore a disposizione (ed era un liceo artistico! Gulp) è riuscita a instillarci una passione autentica per la materia che, come molti sanno, non mi ha più abbandonato. E anche, udite udite, un professore di religione. Laico, che giustamente trovandosi con una materia del genere in un liceo artistico a cavallo degli anni 70/80, si guardava bene dal mettersi a fare il predicatore, e si dedicava a stimolare le nostre riflessioni sulla morale o sulla coscienza indipendentemente dal divino, ad esempio leggendoci in classe racconti di Edgar Allan Poe! (per dire... :-) ). Riguardo alla citata professoressa di Storia dell'Arte, oltre ad essere stata artefice della mia passione per Umberto Eco al suo primo romanzo (come racconto qui https://lineadorizzonte.wordpress.com/umberto-e-me/) dopo innumerevoli anni mi sono trovato a citarla nella dedica in un mio libretto proprio dedicato alla materia, e ritengo la frase da me elaborata come emblematica proprio di un certo tipo di insegnamento dedicato più a stimolare che ad imporre che qui riporto: "Un ringraziamento particolare a Rosanna Barbiellini Amidei, mia insegnante di Storia dell'arte del lontano liceo, la cui principale preoccupazione non era sentirsi raccontare da noi cose che lei già sapeva, ma raccontare a noi cose che ancora non sapevamo"

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    1. Sono andata a cercare questa mirabile insegnante. Era nata nel 1933, scomparsa nel 2018 a 85 anni. C'è un video del 2014 che la mostra, 81enne, ancora perfetta nell'esporre quei contenuti anche così complessi. Ma si vede proprio il suo carattere, l'assertività. Quando incontriamo questi insegnanti siamo davvero molto fortunati. Incontrarli a volte scaturisce da una serie di coincidenze tutte perfette e restano indelebili nel ricordo. La dedica è veramente bella e contiene un principio importante per ogni insegnamento. Altro che verifiche delle competenze. In certo senso queste generazioni sono state anche fortunate a non imbattersi nella scuola dell'oggi, impigliata nei lacciuoli di una ridicola burocrazia e in tutta un serie di attività totalmente inutili alla formazione vera. Ma è meglio che mi fermi qui, potrei scriverne troppe.
      Mi ero persa quell'articolo, voglio recuperarlo. :)

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    2. Si, l'ho visto anch'io quel video. Esausta ma non aveva perso la luce negli occhi. Una delle cose che più ricordo era proprio l'entusiasmo che aveva per la materia e come ce lo trasmetteva. PS: quel brevissimo racconto (più che articolo) dovrebbe piacerti, è proprio un classico esempio di come un insegnante così possa innescare vari percorsi, a volte anche non direttamente connessi alla sua materia, e come questi ci possano guidare e soddisfare per tutta la vita.

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  13. Che film straordinario, forse il più bello e ben interpretato tra quelli da me amati. Il professore, i giovani speciali, talentuosi e la grandiosa "setta dei poeti estinti".
    Devo dire che insegnanti di valore ne ho avuti, alcuni anche molto negativi (tipo una maestra delle elementari ed una prof. delle media che spesso mi confrontavano con i più bravi facendomi apparire inferiore, umiliandomi).
    Ma in compenso ho avuto anche un professore che in maniera molto naturale mi ha fatto amare la sua materia come non mai (soprattutto le poesie) e poi anche alle superiori un prof. straordinario che ci ha insegnato la sua materia con fermezza, facendoci amare autori che mai avremmo immaginato di studiare. Molti che seppur scherzando con noi, apparentemente mettendosi sullo stesso piano di noi studenti, ci mostravano abilità complicate che riuscivamo ad assimilare con facilità. Oppure ci mostravano il giusto modo di vivere con l'aiuto di apprendimenti di studio.
    Sono stata fortunata e ne vado fiera, con grande gratitudine nei loro confronti.
    Se cerchi di fare lo stesso, vuol dire che sei un valido aiuto per il futuro del mondo. 😉
    Grazie Luz, ti abbraccio forte.

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    1. Anche a me continua a fare lo stesso effetto di sempre. :)
      Sono contenta che tu abbia potuto incontrare, pur se fra docenti che invece non si sono dimostrati all'altezza del loro ruolo, alcuni insegnanti di cui conservi un ottimo ricordo e che ti hanno accompagnato nella tua crescita e formazione. Un abbraccio a te, Pia.

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  14. Un film che ho amato e - tra parentesi - ricordo ancora il mio entusiasmo quando sono venuta a vederti (e conoscerti per la prima volta) nello spettacolo teatrale che ne hai tratto. Purtroppo non ricordo di avere avuto insegnanti capaci di farmi amare una data materia, se mi piaceva studiare l'italiano è perché amavo leggere ed ero curiosa di risalire agli autori delle mie letture e alle loro epoche; con il latino e il greco ho avuto esperienze ordinarie, forse un soggettone era il prof. di storia e filosofia al liceo, che spiegava benissimo, ci faceva capire le cose, ma il cui unico tocco estroso era sedersi sulla cattedra durante le spiegazioni. Certo il prof. Keating era sui generis molto, cioè adorarlo in un film è un conto, trovarselo a scuola un altro: immagino se il mio professore ci avesse chiesto di strappare i libri o di camminare a cerchio o sui banchi... Sarebbe stato meraviglioso, ma la scuola è sempre stata troppo conformista per permettersi un insegnante così!

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    1. Quel giorno non si dimentica! È come se lo rivivessi se ci penso, una di quelle esperienze che uniscono la bellezza di potersi esibire in uno spettacolo amato e la bellezza di incontrare per la prima volta, guardarla da vicino, una persona che si stima e alla quale puoi dare un volto vis à vis, oltre lo schermo. :) Quel tuo post ogni tanto vado a rileggermelo.
      Il mio prof di filosofia era molto simpatico, utilizzava il dialetto cosentino per le sue spiegazioni, qua e là, puntellando e colorando alcune espressioni. Oltretutto era affascinante, una vaga somiglianza con lo Sean Connery degli anni di 007. Lavorava seriamente anche, ma non era un uomo colto. Gli volevamo bene per il carattere più che per la "scienza". La filosofia però, forse proprio per questi motivi, era una delle mie materie preferite e la portai all'orale degli esami di stato assieme alla letteratura. :)

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  15. Purtroppo gli insegnanti che praticano il metodo Keating sono assai rari. Quando ci sono, così come il protagonista del film, son messi all'indice e ostacolati in tutti i modi. Dalle dirigenze scolastiche e dalle famiglie. Ho avuto solo insegnanti grigi e conformisti perciò ho dovuto trovare da solo l' amore per arte e letteratura senza che mai nessuno si sia mai posto il problema di suscitare in me quell' entusiasmo che solo uomini della levatura di Keating possono indurre nell' animo dei giovani studenti.

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    1. Forse il metodo Keating è di fatto estremo e poco praticabile. Al momento ci sono due prof molto "social" che pare siano amati e molto seguiti anche dai loro studenti: Enrico Galiano (prof di Lettere alle medie e scrittore ormai noto) e Vincenzo Schettini (prof di Fisica alle superiori e molto simpatico ai più). Nessuno dei due però penso abbiano detto ai loro studenti di strappare le pagine di un libro o di sovvertire il programma annuale. Non è un caso che quanto accade a Perry sia poi il peggio immaginabile, e lui venga licenziato.
      Quello era un estremo che però, sono d'accordo con te, ha lasciato un margine di riflessione e un ripensamento della professione insegnante. Il maestro deve porsi il problema di arrivare ai suoi studenti, deve portarli dentro le cose. E ai nostri tempi una cosa come l'inclusione o il recupero erano praticamente impensabili.

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  16. Il film è un capolavoro da tutti i punti di vista e Robin Williams era l'attore giusto per interpretare il Professor Keating in un America che si trova sempre al limite fra la morale più tremenda e l'avanguardia di pensiero più avanzata (l'America è così, con pregi e contraddizioni enormi).

    Per quanto mi riguarda alle medie ho avuto una professoressa di italiano bravissima, che non ci trattava come ragazzini ma ci dava quel senso di considerazione e sensibilità di cui hai bisogno quando sei adolescente. Alle superiori (ho studiato in un Istituto Tecnico Nautico a Genova per diventare capotano di coperta) l'italiano non era fra le materie base (astronomia e navigazione erano le materie principali) ed ho avuto un professore di italiano alla Keating. (Credo di aver già scritto al riguardo ma ne parlo ancora con piacere) Ogni lezione ognuno doveva leggere un libro perché nel giro di qualche giorno ci interrogava su quel libro. Poi c'erano le sue lezioni di italiano su Manzoni, Pascoli e gli altri autori italiani e stranieri e lì il professore si distingueva perché ci spiegava e ci faceva vedere ogni aspetto dell'autore...io e i miei compagni abbiamo imparato ad amare di nuovo la letteratura. Questi sono professor, gli altri li chiamo "burocrati" che per legge devono fare determinate materie nel giro di un certo numero di ore per legge.

    Un salutone e complimenti per il post

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    1. Ricordo che ne avevi scritto. Significativo che, pur orientato poi verso materie di approccio scientifico, non avessi dimenticato di aver assimilato tutta la bellezza di materie umanistiche, perché ben insegnate. Mentre ieri forse la differenze fra categorie di insegnanti era appunto fra i "Keating" e i burocrati, oggi ci infilo pure i "maestrini burocrati" che sviliscono la professione insegnante dietro mille lacciuoli pensando di fare bene, ahimè.

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    2. Concordo in pieno per quanto riguarda i "Maestrini Burocrati"
      Un salutone e alla prossima

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  17. Questo film è meraviglioso e meraviglioso (e invidiabile) il prof Keating. Alla tua domanda rispondo se posso citare anche esempi negativi, ovvero la mia professoressa di italiano. Una materia che adoravo ma che la cara prof ha sistematicamente tentato di farmi odiare. C'era quasi riuscita. Quando ho capito che era lei il problema, sono riuscita a riappropriarmi di ciò che amavo: la storia della letteratura, i componimenti, il latino. Una lotta durissima durata tre anni. Oggi posso dire che ho vinto io. Ma quanta fatica!

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    1. Che pena quando ci si imbatte in cattivi insegnanti. È una delle esperienze più dannose in assoluto, perché si tratta di anni fondamentali per la formazione e la crescita e per la percezione di sé. Hai fatto bene a tenere duro, oggi sei un'esperta in comunicazione, si può ben dire, e sai usare bene le parole.

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  18. Devo rivedere questo film, perché ne ho ricordi confusi. Sulla scena del libro di testo strappato c'è da dire che quello in pellicola è un collegio maschile, scuola privata, non paragonabile alla nostra scuola pubblica. Non era un problema strappare un libro, se lo potevano ricomprare nuovo il giorno dopo senza pensieri. Era meramente un atto simbolico, a mio avviso.
    In quanto a professori che lasciano il segno, ho bene in mente due frasi:
    "Non ci sono formule per idee confuse" del mio professore di Ragioneria alle superiori, un tipo particolare, severo ma carismatico, suonava la chitarra alla Eric Clapton, ci ha fatto il primo corso di computer (e quindi quell'idea malsana di diventare informatico la devo a lui... aveva un che di Steve Jobs, quando Steve Jobs non era ancora conosciuto granché)
    "Un sorriso non costa niente, ma può dare tanta gioia" del mio professore di Calcolo/Tecnica bancaria, professore temporaneo, perché in realtà aveva uno studio commercialista ma gli piaceva insegnare, era davvero particolare, un damerino vestito sempre molto elegante, severissimo ma divertente, e un lato umano straordinario.

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    1. Sì, certamente un atto simbolico che riguardava la visione personale di Keating. Quel libro esiste davvero e davvero presenta una misurazione su assi cartesiani del valore della poesia. Keating invita i ragazzi a distruggere idealmente e realmente ogni possibile misurazione di questo valore. E accidenti se aveva ragione. :) Quando vidi il film, e lo rividi molte volte fino a decidere di portarlo in scena, non immaginavo si trattasse di un testo davvero in uso nei licei dell'epoca. Fu quasi scioccante.
      Il racconto di questi tuoi prof indimenticabili mi ha fatto molto piacere. Che meraviglia che si ricordino così bene e con questa tenerezza.

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