mercoledì 29 novembre 2023

Il mio Pinocchio sul palcoscenico

Lisa Bertinaria è Pinocchio
E anche questo momento è arrivato, il momento in cui mi siedo dinanzi al pc e cerco di scrivere di questa esperienza teatrale: il mio Pinocchio, dal celebre romanzo di Collodi.  
Come tutti i miei progetti, anche questo è nato attorno all'interprete perfetto. 
Questa straordinaria Lisa Bertinaria dinanzi alla quale la platea resta incantata è una ragazza di appena 15 anni che ho avuto l'onore di accompagnare sulle tavole di un palcoscenico dal lontano 2016, quando, bambina, fece una particina in una riduzione per ragazzi di Sogno di una notte di mezza estate
Sorella minore di quella Sara che interpretò Alice Liddell l'anno dopo - lo raccontai qui - Lisa è cresciuta mai mollando il laboratorio ragazzi, dividendosi fra piccole parti in Peter Pan e Sherlock Holmes e il caso dell'ape tatuata, fino a quando la pandemia ha spezzato il progetto Notre-Dame de Paris, dove sarebbe stata una bravissima Clopin Trouillefou.
Nel frattempo, però, vestì i panni di un indimenticabile Piccolo Principe, che trovate qui
Quando riprendemmo, in quel Mago di Oz che fu la rinascita - narrato qui - entrò nei panni di una strepitosa Strega dell'Ovest e fu l'ultimo lavoro con il laboratorio ragazzi. 
Il resto è storia: Lisa è entrata ufficialmente nella Compagnia e attualmente è l'attrice giovane in Per amore. L'ultima notte di Anna Magnani - qui il racconto - e in questo Pinocchio che già promette di diventare un successo. 


La crescita artistica di Lisa è palpabile, evidente. Già bravissima fin da bambina, mi pregio di averle fatto da maestro in diversi anni di lavoro laboratoriale incessante, in cui ha creato, inventato, vestito ruoli anche molto diversi, folli, tragici, malinconici, maschili o femminili. 
Lisa era ed è diventata ancora più istrionica, versatile e sempre impeccabile dinanzi al pubblico. 
Correrò il rischio di apparire immodesta ma c'è una cosa che ho imparato stando dall'altra parte, da quella di guida, mentore, maestro: un giovanissimo talento deve incontrare la persona giusta, la persona che non banalizza, non fa errori nel capire dove si possa arrivare. 
Sono un'insegnante di laboratorio teatrale ragazzi che non risparmia nessuno. Li porto "oltre", il mio spazio non è una ludoteca o un luogo dall'applauso facile. In particolare, con ragazzi e ragazze molto giovani che hanno negli occhi quel particolare fuoco e accettano sfide anche impensabili per quella età. Ormai sempre più rari, Lisa ne è stata parte, ha cominciato così.
Lisa ha imparato in quello spazio e poi dinanzi a un pubblico vero, in spettacoli che le hanno richiesto energia e dedizione assoluta. E il risultato è lì, in questa giovanissima attrice che convince e strappa applausi e ammirazione. 
Ho scelto di mettere in scena Pinocchio proprio perché Lisa sarebbe stata perfetta nel ruolo. Ha l'età giusta, ma anche la giusta corporatura e tutto quell'insieme fatto di postura, voce, capacità interpretativa tipico di chi è un "animale da palcoscenico". Lo era da bambina, lo è ancora di più oggi. 

Pinocchio inseguito dal Gatto (io, di spalle) e dalla Volpe nei panni degli assassini

Questo progetto è stato messo su in una manciata di mesi. Avevo deciso di metterlo in scena un annetto fa (accarezzato però da diverso tempo) ma sono passata alla scrittura solo dopo le feste natalizie. 
È una trasposizione fedele della narrazione di Collodi, pertanto è stato necessario leggere attentamente il romanzo originario e uno dei suoi commenti più illuminanti, quell'irrinunciabile libro di Giorgio Manganelli che ho recensito qui
Le prove hanno preso l'avvio da metà giugno, interrotte nel mese di agosto, e poi un lavoro serrato da settembre al debutto di novembre. Siamo attualmente in scena a Castel Gandolfo e a Roma.

La storia del celebre burattino consta di molti personaggi, sette maggiori e una serie di personaggini secondari indispensabili. Noi in scena siamo sei, vi lascio immaginare dunque come ho strutturato la composizione delle parti. 
I ruoli fissi: Pinocchio, Geppetto, Grillo Parlante, Fata Turchina.
Ruoli mobili: Mangiafoco, Arlecchino, Gatto e Volpe, Corvo, Vecchina, Lucignolo
"Mobili" perché io e Daniela Rosci ci siamo divisi tutti questi ruoli. 
Sia chiaro, la storia di Pinocchio prevede molti più ruoli di questi. In parte ho effettuato dei tagli alla narrazione, affidandola alla voce narrante (la mia) con una serie di "quadri" illustrati che potessero dare la sensazione di una corretta ellissi. È stato indispensabile. 
Riguardo al cast, ho voluto mantenermi su massimo sei interpreti perché ormai è tempo di circondarsi di poche persone e oltremodo affidabili, persone con le quali ho un ottimo rapporto e di cui mi fido ciecamente. Oltre a ciò, non mi piace l'idea di una Compagnia troppo numerosa. Troppe teste significa difficoltà di gestione e io ormai voglio fare un teatro che preveda una logistica agile. Che possa essere esportato facilmente e permetta spostamenti e accordi fluidissimi. 
Mi capita di vedere Compagnie molto numerose, ma perlopiù si tratta di realtà che si sviluppano e perdurano in teatri stabili, non esportano il loro prodotto e se lo fanno si spostano di poco. Sono in sostanza un altro tipo di teatro. 

Con la Fata Turchina (Tania De Paolis)

Costruire Pinocchio per il palcoscenico significa entrare in una storia stratificata, varia, complessa. Le avventure e disavventure del burattino sono tante, le vicissitudini in cui si muovono la sua pigrizia e disobbedienza lo fanno evolvere verso la saggezza, ma Pinocchio ha bisogno di soffrire per arrivarci.
Lisa mette in scena tutta una varietà di atteggiamenti e stati d'animo. 
Dalla gioia all'infelicità, attraverso quella mobilità tutta sua, interagisce con questo carosello di figure evolvendo o involvendo, e questa mancanza di linearità mi piace molto nella storia. 
Scegliendo di fare un tipo di "teatro d'attore", puntando sull'interpretazione, i costumi, le luci e le musiche, oltre che su fondali multicolori, questo mio Pinocchio è un lavoro "artigianale", fatto di cose semplici, il tipo di teatro che da sempre mi piace fare. Creare l'incanto dal niente, come ho scritto qui.
Il pubblico ha reagito in maniera entusiastica in entrambe le prime due messe in scena.
Uno spettacolo non è mai uguale, non mi piace chiamarle "repliche", sono "messe in scena" che rispettano la base su cui lo spettacolo è costruito e ogni volta, come in ogni spettacolo teatrale che si rispetti, accade quel qualcosa di imprevisto e imprevedibile che rende ogni messa in scena unica. 
C'è sempre qualcosa da limare, migliorare tecnicamente, ma poi ogni lavoro evolve, si sviluppa, perché l'attore mette molto di sé in gioco, e anche senza accorgersene mette in atto un "fare" sempre diverso.

Con Geppetto (Salvatore Tosto)

Sono felice di questo progetto perché mi permette di toccare un grande classico popolare, linguaggi di un passato legato alla tradizione, e mi piace che il pubblico si avvicini anche solo per la curiosità di guardarne una possibile versione. 
Pinocchio è uno spettacolo per tutti, ci trasporta in una memoria vagamente malinconica ma in sostanza ci dice anche quello che siamo, di cui siamo fatti. È una storia con una forte componente identitaria. 
Siamo pronti per un nuovo fine settimana in cui vestiremo nuovamente questi costumi, compiremo quei gesti e reciteremo quelle parole. E nel frattempo, proprio oggi è arrivata notizia dal Festival La Guglia d'Oro, che si terrà a febbraio e marzo prossimi in provincia di Ancona.
Il nostro spettacolo sulla Magnani è tra i finalisti, saremo fra le cinque Compagnie prescelte per il festival, e già questo è un grandissimo premio, essendo state in tutto 66 Compagnie in lizza. 
Il teatro è fatto di una serie di combinazioni non del tutto fortuite, bisogna lavorare duramente per arrivare a certi risultati, lo dico fuori dai denti. 
Lavorare duramente non sempre significa arrivare a traguardi importanti - altro che "chi la dura la vince" - e proprio la sua imprevedibilità lo rende un universo a volte gratificante, a volte frustrante, come può esserlo tutto ciò che è legato all'animo umano, alla complessità di cui siamo fatti, alle nostre energie, alle passioni, al nostro desiderio di dar loro forma. 
È un atto di onestà che richiede vocazione e allo stesso tempo è opportunità, possibilità di trovare una strada lungo la quale dar voce alla propria immaginazione. 
Il teatro mi ha dato e continua a darmi tantissimo, e in questo momento avere la squadra giusta per farlo è anche fonte di gioia. 
Le foto sono di Alessandro Borgogno.
Qui ce ne sono delle altre. 


Avete qualche curiosità riguardo alla costruzione dello spettacolo o sulle tecniche di recitazione? 
Cosa significa per voi "fare arte"?

21 commenti:

  1. Fare arte è una vocazione che sta dentro di te.
    Osservare l'arte è la ricerca di personaggi dal volto magico
    che si muovono immedesimandosi totalmente e senza
    il minimo errore nell'interpretazione da recitare.
    Spesso mi capita di tralasciare una storia e interessarmi
    solo alla recitazione.

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    1. Alla fin fine l'arte è un modo di comunicare, una forma di comunicazione molto forte. Ecco, credo che la comunicazione sia la mia vocazione più genuina e il teatro ne è uno dei modi prediletti.

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  2. Ciao Luz, abbiamo avuto l'onore e il piacere di assistere alla prima.. Lisa ci ha davvero ammaliati, mia moglie ed io abbiamo una storia di teatro amatoriale, e soprattutto ci ha permesso di conoscerci, proprio sulle tavole di palcoscenico; ne abbiamo visti e interpretati di persone e personaggi, e Lisa la vedo assolutamente padroneggiare la scena, ammiccare al pubblico, muoversi in assoluta scioltezza e comprendo il tuo orgoglio e la tua soddisfazione nei panni di resgista e mentore, e Pinocchio, proprio per la sua universalità, richiede un qualcosa in più ogni volta che si tenti di scalarlo e porlo in nuova prospettiva.. e voi siete riusciti!
    Confermo inoltre che ogni "replica" è in realtà una messa in scena diversa, a volte proprio un altro spettacolo, per questo la noia è davvero bandita e ogni volta si crea.. Speriamo di vedere il vosto lavoro sulla Magnani e vi auguro fortuna, bellezza e sempre passione soprattutto, perché il teatro esige sacrificio, ma ripaga in zecchini sonanti, come un autentico Campo dei Miracoli..
    Ti ringraziamo di cuore, Lulù ed io. E stai sicura: l'incanto lo hai creato.

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    1. Caro Franco, per me è stato un piacere vedervi, incontrarvi dopo lo spettacolo. Mi hai inviato poi parole per me preziose, di chi ha calcato e calcherà il palcoscenico, e per questo utili per capire, osservare da fuori quello che accade dentro. Come ho già scritto altrove, non mancheremo al vostro spettacolo, sono contenta che torniate a praticare questo meravigliosa arte. Grazie per il tuo apprezzamento e per la gentilezza verso tutti noi. :)

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  3. È sempre un'emozione leggere i post che dedichi al tuo - al vostro lavoro teatrale: trasudano una passione contagiosa, che mi fa sinceramente rammaricare dell'impossibilità di essere presente a queste rappresentazioni. Complimenti, carissima Luz!

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    1. Piacerebbe moltissimo anche a me se tu potessi assistere un giorno a un mio spettacolo. Chissà, il mio intento è quello di esportare questo Pinocchio. Incrociamo le dita. :)

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  4. Il mondo del teatro è affascinante e vario. Davvero una bella impresa la vostra perché Pinocchio è un' opera complessa. Le foto trasmettono l' idea di una rappresentazione realizzata con grande creatività e sentimento. Bellissimi anche i costumi e i colori. Complimenti a tutti voi.

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    1. Creatività e sentimento sono due termini che mi piacciono. Grazie, Fabio!

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  5. Riguardo il teatro a dire il vero la mia unica curiosità (si fa per dire) è se la capacità di ripetere la propria parte, recitarla senza timori reverenziali davanti a un pubblico, sia innata o si possa acquisire. Nel senso che io, per dire, sarei terrorizzato a recitare di fronte a un pubblico. Una volta mi convinsero a partecipare a una pièce scritta da un amico di mio padre, ma solo perché dovevo fare la comparsa, stare in scena per pochi istanti senza dire neanche una parola. Non guardavo verso il pubblico perché avevo paura.

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    1. Guarda, ti faccio l'esempio della Fata. La mia amica Tania De Paolis è alla sua prima esperienza di palcoscenico. A lei è accaduta una cosa strana: aveva un gran desiderio e una notevole curiosità di recitare su un palcoscenico ma ne era anche un po' spaventata, è normale ci si pensi con una certa ansia. Lei si è sentita "impostore" per tutta la durata delle prove, da giugno, anche perché vedeva muoversi noi, attori e attrici di lungo corso. Ha attraversato momenti anche di sconforto, la preoccupazione di non essere all'altezza e di deludere chi ha riposto fiducia in lei. Non ci crederai, ma appena messo piede davanti al pubblico in palcoscenico si è sentita a proprio agio perfino di più rispetto all'ultima fase di prove. Non so, forse è il desiderio di arrivarci, il vivere la sensazione di un sogno che si attraversa, una finzione totale e anche totalizzante. La passione può darti il coraggio. Io per esempio non faccio una piega. Ammetto di avere il battito cardiaco accelerato all'inizio, quella sensazione dello "stare per" e non poter sbagliare e ripetere una certa ansia te la mette addosso. Poi vedi che tutto funziona a orologio, l'ingranaggio parte e tutto (o quasi) va come deve andare.

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  6. Dalle foto che vedo e leggendo il post posso dirti: complimenti! Bravissima e bravi tutti coloro che hanno collaborato dagli attori, ai tecnici, scenografi, costumisti e altri ancora.

    Per quanto mi riguarda ho fatto e collaborato nell'arte (opera lirica, musica sinfonica, musica da camera, balletto e altro) per quasi 30 anni e posso solo dire che interiormente sono molto cresciuto. Mi sono acculturato in tanti modi ho studiato privatamente solfeggio e armonia (certo, ero molto più giovane di oggi), scenotecnica, organizzazione artistica ed ho migliorato la conoscenza delle lingue straniere (parlo, leggo e scrivo correntemente inglese, francese, tedesco e spagnolo. L'inglese l'avevo studiate alle scuole superiori ma è decisamente migliorato. Le altre lingue studiate e praticate "sul campo" nei vari teatri dove ho collaborato.

    Un salutone, ancora complimenti e alla prossima

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    1. Che meraviglia deve essere stata questa cosa. E trent'anni sono davvero tanti. Il teatro ha una sua magia, è un luogo irripetibile. Soprattutto, deduco, ad alti livelli. Mio cugino, Danilo Rubeca, è un ex danzatore classico oggi regista e coreografo, si muove su palcoscenici importanti e ogni volta mi racconta cose che travalicano l'immaginabile. Ci sono problemi e ombre anche in quel mondo, ma se si ha la fortuna di arrivarci (e per fortuna intendo anche il grande lavoro e sacrificio che c'è dietro) è una vita che non assomiglia a nessuna altra.

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  7. Il teatro, come ogni forma d'arte, è proprio una vocazione. La tua è una vocazione per tutto quello che di te porti sulle scene, che è la passione, l'entusiasmo, lo spirito, c'è un mare di roba nei tuoi spettacoli che va oltre la rappresentazione in sé. Questo per me è il pregio assoluto di ciò che fai ogni volta e ogni volta che vengo a vederti me ne torno a casa con una conferma, della tua bravura, dell'eccellenza delle tue trasposizioni, del cast perfetto... Il tuo è sempre un successo. Meritato, aggiungo con ammirazione.

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    1. Io sono felice di condividere anche con te queste mie "avventure". Fin da quel 2017 quando venisti a vedere "Foglie d'erba" e tutto quanto è seguito, annoverarti non solo fra i miei spettatori, ma fra coloro che sanno osservare, che partecipano col cuore a ogni messa in scena perché si conosce chi sta dietro quelle immagini e quanto impegno ci ha messo...
      La prossima avventura sarà a maggio, con "Sogno di una notte di mezza estate" affidato ai miei ragazzi di laboratorio (ma intendo coinvolgere anche Gioele e Lisa). :)

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  8. Pinocchio è una favola molto importante, ho sempre amato questa storia piangendo sulla povertà e sulla grande capacità di amore di Geppetto. C’è poi Pinocchio che possiamo essere tutti noi perennemente in bilico tra bene e male, non ci crederai ma ho avuto un periodo della mia vita di bambina in cui non avevo voglia di studiare, era l’inizio della prima elementare, ero una Pinocchia 🤣Metterla in scena in teatro deve essere stato un impegno sovrumano quindi ti faccio dei gran complimenti, un abbraccio

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    1. Forse un po' a tutti è capitato di essere "Pinocchi" a scuola. Un momento di crisi, la mancanza di voglia di fare. Pinocchio ci insegna che la felicità si guadagna al prezzo di grandi sacrifici, ogni scorciatoia peggiora le cose. Insomma, una gran bella storia sull'esistenza umana. Grazie, Giulia!

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  9. Pinocchio era una delle mie favole preferite quand'ero bambina, avevo e ho ancora un grande e pesante volume illustrato e mi ricordo ancora che la trasformazione finale da burattino a bambino però mi deludeva. Ho amato molto la serie televisiva di Comencini e ricordo bene tutti i personaggi, tra cui molti attori famosi, che sono rimasti stampati nella mia memoria, così come la colonna sonora. Ho divagato un po', ma per dire che una storia come quella, lunga e complessa, non dev'essere stata facile da trattare, ma al tempo stesso dev'esser stata una bella sfida. Dalle tue parole traspare la smisurata passione che infondi nel tuo lavoro, oltre alla scrupolosità e alla creatività che metti in campo. Sei giustamente orgogliosa anche dei tuoi attori tra cui la giovanissima Lisa, penso sia molto importante sostenere e trasmettere loro fiducia ed energia. Ti faccio i miei complimenti anche se chiaramente non ho potuto assistere allo spettacolo e rispondo infine alla domanda: per me fare arte è una forma di espressione di sè, un bisogno che non si può ignorare ed è anche, o lo può essere, una forma di comunicazione con gli altri. Ciao, Luz!

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    1. Ma sai che questa storia mi dà la stessa sensazione? Nel momento in cui Pinocchio conquista il suo status di bambino, diventa esattamente come tutti gli altri, mentre prima la sua unicità sta tutta nella lunga strada verso la conquista del suo posto nel mondo.
      Pinocchio è una fiaba che dovrebbero conoscere tutti, dovrebbe essere portata nelle scuole come fiaba-metafora, come strumento educativo. Io l'ho compreso solo adesso. Grazie per le tue parole. :)

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  10. Che bella domanda Luz! Per me arte è realizzare il sogno di trasformare la realtà in qualcosa di migliore. La bellezza di un gesto, di un tratto, di un'espressione e di tutto ciò che si può chiamare arte possono compiere quella trasformazione. Ti faccio le mie più sincere congratulazioni per questo lavoro che svolgi con competenza e dedizione ma soprattutto con totale dedizione alla storia e ai tuoi attori. Che ripagano gli sforzi offrendo, almeno da ciò che vedo dalle fotografie, espressioni filtranti che colpiscono e ammaliano, oltre alla bellezza dei gesti e della tua /del tuo protagonista, Pinocchio, che è anche immagino gioia per una sfida vinta. Mi pare di averti già detto qualcosa di simile in altri contesti per quanto riguarda il tuo ruolo di insegnante a scuola. Lo confermo qui. Stai tirando su dei talenti, è il miglior lavoro del mondo.

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    1. Grazie, Elena. Raccontare queste mie esperienze mi offre l'opportunità altresì di parlare del grande potere del teatro, questo strumento potente di narrazione. C'è tantissima fatica dietro, al pubblico non traspare, tendenzialmente si pensa che sia tutto un divertimento. Non ci obbliga nessuno, agiamo per passione, ma il lavoro, i tanti momenti anche difficili dietro sono tanti. E in me poi si assomma anche tutto il peso dell'organizzazione e le varie responsabilità. L'amore per il teatro... vince tutto. :)

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  11. Arte per me è catturare un momento della vita umana nel tempo (una fotografia, un quadro, uno spettacolo, una lirica). Non è importante la forma, ma la sensazione.
    Certo che un lavorone del genere e siete solo in sei!!! Non oso pensare alla programmazione millimetrica nel giostrarvi tra scene e personaggi, ci vuole proprio un lavoro duro, durissimo.
    Complimenti, ma non solo per questo Pinocchio, anche per la selezione della "vostra" Magnani a quel Festival. Break a leg! ;)

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