mercoledì 22 dicembre 2021

2021 - Un anno di letture

Foto scattata a PLPL21
Ecco il post promesso, un resoconto delle mie letture di quest'anno, il più prolifico mai vissuto. 

A fare un bilancio, direi che ho letto molti più libri del solito, imparando a osservare il mercato editoriale puntando su autori che mi erano sconosciuti o anche generi fuori dalle solite preferenze.
Non sempre è andata benissimo. Ci sono libri e autori che ho amato profondamente, così come diverse esperienze di lettura "perdibili".

Quando cominci a entrare in un'età in cui il tempo diventa molto prezioso, cerchi di non sbagliare, così il più delle volte ci si affida ai grandi classici, oppure ad autori di letteratura contemporanea.
Guardando l'elenco, scopro per esempio che non ho letto nulla di Philip Roth, uno dei miei autori prediletti, nonostante abbia diversi suoi testi in attesa sullo scaffale. 
In compenso, ho scoperto un altro gigante: Cormac McCarthy, di cui ho letto 5 romanzi quest'anno.
Un'altra scoperta meravigliosa, come raccontavo in un altro post: Melania Mazzucco, autrice che intendo continuare a scoprire. Ma bando alle ciance, eccovi la lista. 
Le voci in evidenza sono link alle corrispondenti recensioni. 

martedì 21 dicembre 2021

Avviso ai naviganti

Cari lettori, ho appena pubblicato le quattro recensioni che avevo sospeso da un po' in attesa di pubblicazione. Dal momento che ho intenzione di pubblicarle tutte entro questo mese e il tempo stringe fra impegni vari, le ho "sparate" tutte e quattro insieme, sperando che le leggiate (anche se ahimé è una lunga maratona, lo ammetto 😅) e di farvi quindi cosa gradita. Domani pubblicherò un resoconto delle mie letture del 2021, ci tengo particolarmente perché quest'anno ho letto tantissimo e vorrei fare un bilancio. 

Un abbraccio a tutti e grazie per la pazienza. :)

Amatissima - Toni Morrison

Incipit: Il 124 era carico di rancore. Carico del veleno d'una bambina. Le donne lo sapevano, e così anche i bambini. Per anni ognuno aveva cercato a modo suo di sopportare il rancore di quella casa ma, nel 1873, le uniche vittime rimaste erano Sethe e sua figlia Denver. La nonna, Baby Suggs, era morta e i due ragazzi, Howard e Buglar, erano scappati via a tredici anni, non appena, al solo guardarsi nello specchio, questo si era frantumato (il segnale per Buglar), non appena erano apparse sulla torta le due minuscole impronte di una manina (il segnale per Howard). Nessuno dei due aveva aspettato di vedere altro: l'ennesima pignatta di ceci fumanti rovesciata sul pavimento, le gallette in briciole sparpagliate a terra lungo una linea parallela all'uscio di casa. 

Questa è una di quelle rare volte in cui mi domando se sia realmente possibile recensire un libro particolare. Un racconto che mi ha sconvolto e mostrato il campo lungo della Storia, una delle più vergognose e sofferte, quella della schiavitù nei campi di cotone. 
Partiamo però dalla sua autrice, la straordinaria afroamericana Toni Morrison vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1993, scomparsa nel 2019.
Mea culpa, non sapevo dell'esistenza di questa scrittrice e del solco profondo che ha scavato nella letteratura americana contemporanea fino a qualche anno fa. L'ho scoperta in una bella trasmissione andata in onda su Rai5, in cui un giornalista viaggia in lungo e in largo fra America ed Europa andando a intervistare i più grandi nomi della narrativa ancora viventi (fra questi anche Paul Auster, Jonathan Franzen, William Boyd e altri). 

Lo hobbit - J. R. R. Tolkien

Incipit: In una caverna sotto terra viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima. 
Aveva una porta perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d'ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel: un tunnel molto confortevole, senza fumo, con pareti foderate di legno e pavimento di piastrelle ricoperto di tappeti, fornito di sedie lucidate, e di un gran numero di attaccapanni per cappelli e cappotti: lo hobbit amava molto ricevere visite

È da un po' che accarezzo l'idea di fare una full immersion nel mondo tolkeniano. Come praticamente tutti, ho visto i film di Peter Jackson (purtroppo dobbiamo al cinema tanti ritorni a storie classiche, prima che ai libri stessi) e pur restandone anche abbastanza delusa, ho trovato impossibile non cogliere la bellezza di queste storie.
Per esempio, della celeberrima trilogia mi è piaciuto solo il primo film, mentre ho trovato del tutto ridondante fare di questo prequel, questo gioiellino che è Lo hobbit, ben tre film. Fuffa inutile. Non sarà un caso se Christopher Tolkien, figlio del grande scrittore, abbia apertamente dichiarato di non averli apprezzati, perché non restituiscono il valore e la profondità dei romanzi. 

L'incubo di Hill House - Shirley Jackson

Incipit: Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant'anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola.

Erano molti anni che non leggevo un romanzo horror. Ma davvero tantissimi. Gli ultimi negli anni universitari, quando mi ero gettata su King e alcuni suoi racconti celebri.
Sarà perché non è uno dei miei generi prediletti? Eppure, quando è ben scritto, un horror è davvero coinvolgente. Questo è stato un libro da cui non mi sono staccata dall'inizio alla fine, anche se...
Andiamo per gradi. 
Di questa scrittrice statunitense, scomparsa negli anni Sessanta, due romanzi vanno per la maggiore in Adelphi: questo e Abbiamo sempre vissuto nel castello, dal quale è stata tratta la serie tv Netflix. Mi sono ripromessa di leggere anche questo, che a detta di molti è decisamente più riuscito. 
Qui abbiamo l'esempio di un horror non proprio in stile King - il re è sempre stato un grande estimatore della Jackson, credo anzi che abbia imparato alcune cose da lei - ma che strizza l'occhio al genere gotico ottocentesco. Questo ingrediente offre alla narrazione un elemento classico e senz'altro "attraente". 

La famiglia Karnowski - I. J. Singer

Incipit: I Karnowski della Grande Polonia erano noti per il loro carattere testardo e provocatore, ma allo stesso tempo stimati per la vasta erudizione e l'intelligenza penetrante. 
La genialità era inscritta nelle alte fronti da studioso e negli occhi profondi e inquieti, neri come il carbone. Ostinazione e sfida si leggevano sui nasi forti e sproporzionati che spiccavano beffardi e arroganti nei loro volti scarni: poche confidenze! È per via di questa testardaggine che nessuno in famiglia era diventato rabbino, anche se non sarebbe stato difficile, e tutti avevano intrapreso la via del commercio. Per lo più trattavano legname, e conducevano zattere di tronchi sulla Vistola, spesso fino a Danzica.  

Questo è uno di quei casi in cui ti aspetti una cosa e trovi quella e anche ben altro. Le mie aspettative consistevano in una lettura briosa e ironica - con gli autori ebrei è sempre così - e nel trascorrere almeno un paio di settimane a leggere di queste tre generazioni di maschi Karnowski, invece ho trovato una storia anche spiazzante e l'ho finito in una manciata di pomeriggi. 
Accade quando non puoi allontanarti troppo dalle pagine, lo sappiamo, e la storia dei Karnowski afferra il lettore e lo lascia, spossato e forse anche un po' deluso, alla fine. 
Scritto nel 1943, al di là dell'intreccio di fantasia questo tomo ha il pregio di svelare una realtà sconosciuta ai più, il che lo rende interessante a prescindere.
Mi spiego.

martedì 14 dicembre 2021

Vita - Melania G. Mazzucco

Incipit: Questo luogo non è più un luogo, questo paesaggio non è più un paesaggio. Non c'è più un filo d'erba, non una spiga, un arbusto, una siepe di fichi d'India. Il capitano cerca con lo sguardo i limoni e gli aranci di cui parlava Vita - ma non vede neanche un albero. Tutto è bruciato. Incespica di continuo nelle buche delle granate, lo avviluppano cespugli di filo spinato. Ecco, qui dovrebbe esserci il pozzo - ma i pozzi sono avvelenati da quando ci hanno gettato dentro i cadaveri dei fucilieri scozzesi, caduti durante il primo assalto alla collina. 

Non so perché accade di scoprire un buon romanzo a ben 18 anni dalla sua pubblicazione, ma tant'è. Vincitore del Premio Strega, il racconto di Vita e Diamante ha fatto incetta di premi fra Spagna, Canada e Stati Uniti, dove è stato segnalato nel 2005 fra i migliori dieci romanzi dell'anno, l'unico non in lingua inglese. 
Insomma, un successo planetario, ancora oggi in buona posizione nelle classifiche, assieme ad altri romanzi di questa straordinaria autrice. 

Fra tutte le opere contemporaneee che vado scoprendo in questi anni, Vita a mio parere è annoverabile nella migliore letteratura. Dinanzi a questa irrinunciabile epopea dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti, sembra di trovarsi dinanzi al migliore Moravia, alla migliore Morante, a una prova degnissima di entrare nella narrativa della formazione scolastica. 
Credo non adatta alle medie, piuttosto alle superiori, ma davvero ideale in un percorso di formazione.

martedì 7 dicembre 2021

Perché parlare di parità di genere è fondamentale, soprattutto a scuola.

Sapevate che la parità di genere è uno degli obiettivi più importanti di questo decennio? 
Non è il solito slogan "necessario", ma un dato di fatto: la gender equality è il quinto goal dello sviluppo sostenibile, il grande progetto afferente alle Nazioni Unite. 

La narrazione dei social media attorno a questo tema fondamentale lo sminuisce e lo confonde ad esempio con i diritti civili per i quali combatte il mondo LGBT e relative appendici, tema anch'esso sacrosanto, chi mi conosce sa quanto lo sostengo da sempre. 
Oppure siamo abituati a pensare che la causa sia tutta nei diritti del nuovo femminismo, anche e soprattutto in quello urlato, che si mescola al politically correct nelle sue forme estremizzate.
C'è un errore di fondo, perché  si dimentica che la parità di genere tocca oltremodo un macrocosmo molto più complesso, globale, comprendente in toto le problematiche della discriminazione sessista a tutti i livelli, con un focus particolare su tutte le realtà nel mondo in cui alle donne è precluso ogni basilare diritto. 

giovedì 2 dicembre 2021

La variante di Lüneburg - Paolo Maurensig

Incipit: Sembra che l'invenzione degli scacchi sia legata a un fatto di sangue.
Narra infatti una leggenda che quando il gioco fu presentato per la prima volta a corte il sultano volle premiare l'oscuro inventore esaudendo ogni suo desiderio. Questi chiese per sé un compenso apparentemente modesto, di avere cioè tanto grano quanto poteva risultare da una semplice addizione: un chicco sulla prima delle sessantaquattro caselle, due chicchi sulla seconda, quattro sulla terza, e così via...
Ma quando il sultano, che aveva in un primo tempo accettato di buon grado, si rese conto che a soddisfare una simile richiesta non sarebbero bastati i granai del suo regno, e forse neppure quelli di tutta la terra, per togliersi dall'imbarazzo stimò opportuno mozzargli la testa. 
La leggenda sottace il fatto che quel sovrano dovette pagare in seguito un prezzo ben maggiore: egli si appassionò al nuovo gioco fino a smarrirne la ragione. L'esosità del mitico inventore, infatti, è pari solo a quella del gioco stesso.  

Da un po' di tempo ho la bella sensazione, confermata dalle parole in tanti commenti, che le mie recensioni siano per diversi lettori e lettrici un momento di scoperta di un libro nuovo, un autore prima sconosciuto, un suggerimento perfetto. Ecco, questo è uno dei casi in cui sento di annoverare un romanzo fra quelli che s'hanno da leggere.