venerdì 31 luglio 2015

Suite francese - Irène Némirovsky

Incipit: Fa caldo, pensavano i parigini. Aria di primavera. Una notte di guerra, l'allarme. Ma la notte svanisce, la guerra è lontana. Quelli che erano svegli, i malati a letto, le madri che avevano i figli al fronte, le donne innamorate con gli occhi sciupati dal pianto coglievano il primo respiro della sirena.

Ero stata attratta da Suite Francese dalle diverse ottime recensioni in rete e da alcuni frammenti di biografia della sua autrice. Probabilmente è proprio dalla Némirovsky che bisogna partire per comprendere appieno le intenzioni di questo epico intreccio. Ma gettiamo alcune salde basi al commento: è un'opera incompiuta, perché la scrittrice non molto tempo dopo veniva deportata ad Auschwitz e lì moriva di febbre tifoide.
Singolare questa esperienza di lettura, perché non puoi non pensare a Irène e le sue vicissitudini per entrare nel nucleo del romanzo e farne uno scenario dai contorni netti. Perché in quel quadro narrativo è collocata la sua stessa vita, la Francia occupata dai nazisti che fa da sfondo alle vicende dei molti personaggi è la stessa Francia nella quale la scrittrice vive e scrive, rifugiata in un paese straniero perché in fuga dal regime sovietico.
Irène vive molte disavventure, è una fervida scrittrice che riempie i suoi taccuini di appunti con una scrittura fittissima, ha bisogno di esternare questa sua generosa vena creativa, le pubblicano diversi romanzi, diventa una scrittrice nota e stimata, ma Irène è anche ebrea e un giorno subisce l'arresto e poi la deportazione.

lunedì 27 luglio 2015

The hours

Mi sono concessa di vedere questo film per la quinta o sesta volta, consapevole che non sarà l'ultima. Sì, perchè è una di quelle pellicole senza tempo, nelle quali scorgi ogni volta una nota nuova e diversa. Capolavoro imperdibile, insomma.
La sceneggiatura è tratta dall'omonimo romanzo di Michael Cunningham, vincitore del Premio Pulitzer. Tre racconti paralleli e concatenati, "tre note sui diversi piani della scala", come la stessa Virginia Woolf, una delle tre protagoniste dell'intreccio, teorizzava in uno dei suoi scritti mentre pianificava la struttura de "La signora Dalloway", cui per altro il libro di Cunningham è largamente ispirato.
Di questo film mi colpiscono diversi aspetti, a cominciare dalla scelta delle interpreti. Nicole Kidman fu Premio Oscar per questa interpretazione, che senz'altro è un'apprezzabile imitazione di come doveva muoversi Virginia Woolf. Eppure a me sarebbe piaciuto vederci la Streep in quel ruolo, pur sapendo che forse nessun'altra avrebbe potuto interpretare altrettanto bene Clarissa.
Nel complesso, è tutto dove deve stare, regia e fotografia sono perfette. La mia scena preferita è quella della stazione, il sofferto dialogo fra Virginia e Leonard, suo marito (immaginate quanto sia stato difficile e affascinante interpretarlo, due anni fa, in palcoscenico).

martedì 21 luglio 2015

Expo 2015

Andare a vedere l'Expo di Milano era fra i miei programmi di quest'anno, avrei solo dovuto scegliere un periodo migliore ed evitare il caldo torrido di luglio. Un evento mondiale, annunciato da mesi di preparazione, assemblee di vertice, spettacoli e qualche fisiologica polemica italian style, che promette di raggiungere un obiettivo di certo calibro: trovare soluzioni al problema della nutrizione nel mondo, garantire cibo per tutti e mirare alla salvaguardia del pianeta. Beh, mica bruscolini. Quando esci da quest'area dopo due giorni e mezzo di dedizione assoluta a ogni suo angolo, comprendi che queste ambizioni sono una bella facciata e che il vero obiettivo era e resta realizzare una vetrina di un milione di metri quadri in cui sfilano i massimi giganti dell'economia mondiale e le piccole e medie economie in ascesa. Con tanto di padiglioni sulla biodiversità accanto a negozi del McDonald's e Nutella. Di fatto, su questa esperienza devo dividermi e scindere questo "specchietto per le allodole" dalla resa effettiva di uno spettacolo globale, che certamente è da vedere.

venerdì 10 luglio 2015

On the road

Oggi più che mai vivere significa viaggiare; la condizione spirituale dell'uomo come viaggiatore, di cui parla la teologia, è anche una situazione concreta per masse sempre più vaste di persone. Sempre più incerto, nelle vertiginose trasformazioni del vivere, appare il ritorno - materiale e sentimentale - a se stessi; l'Ulisse odierno non assomiglia a quello omerico o joyciano, che alla fine ritorna a casa, bensì piuttosto a quello dantesco che si perde nell'illimitato.
C. Magris, da "Tra i cinesi che sognano Ulisse"

Alla ricerca di una definizione di "viaggio", trovo in questa di Magris la perfezione del concetto. Non siamo probabilmente nuovi a questa visione della vita stessa come viaggio. Un viaggio permanente il vivere, nel quale percorriamo strade, ci amalgamiamo con il nostro simile, cerchiamo sempre nuovi obiettivi. Sono consapevole che non tutti siamo così, e di fatto stento a capire come si possa stare sempre fermi, non desiderare vedere, sperimentare, modificare, credere che gli scenari non smettono mai di essere nuovi, per chi sa vederli con occhi sempre nuovi.

lunedì 6 luglio 2015

Memorie di Adriano - Marguerite Yourcenar

Incipit: Mio caro Marco, sono andato stamattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno ed eravamo d'accordo per incontrarci di primo mattino. Ho deposto mantello e tunica, mi sono adagiato sul letto.

Così ha inizio un romanzo celebre e amato da diverse generazioni, per alcuni neppure un romanzo, quasi una narrazione non ascrivibile ad alcun genere. E di fatto, come si potrebbe definire questo lungo racconto in forma epistolare, se solo guardiamo al suo valore documentaristico?
Usciamo dall'impasse e rinunciamo a una facile definizione. Da queste Memorie si esce arricchiti come alla fine di un viaggio, frastornati dall'eccellente capacità della Yourcenar di aver scolpito una ricostruzione accurata e di altissimo pregio. L'imperatore Adriano è al termine dei suoi giorni e scrive alcune epistole a Marco Aurelio, colui che ha designato come suo successore. Vuole esserne il mentore, fare delle proprie esperienze una preziosa guida per il difficile sentiero che un imperatore è chiamato a percorrere.

mercoledì 1 luglio 2015

Luci e ombre di Calabria

Sono "emigrante". Nel senso che sono emigrata alla fine degli anni Novanta dalla Calabria al Lazio. Sono una di quegli emigranti senza il richiamo forte delle origini, ho con la Calabria un rapporto di equidistanza, forte probabilmente delle mie concomitanti origini siciliane. Preferisco dire "sono meridionale", piuttosto che "sono calabrese". Ogni anno il grosso delle mie vacanze estive si svolge a Paola, piccolo paese del cosentino inerpicato sui monti che scendono a picco sul mare. La spiaggia è di quel tipo sassoso, sabbia grigia, mare che si inabissa dopo qualche decina di metri dalla costa. Questo paesino dalla storia millenaria ha problemi molto seri, assieme a molti altri centri vicini. Amministrazioni locali scadenti, denari spesi malissimo. Le risorse sono quindi addirittura spesso invisibili, perchè gestite male e senza criterio. Cominciando dal mare, per molti giorni d'estate sporco e impraticabile (pare che vi si scarichino fogne, addirittura). Un vero peccato, insomma.
Sono stata in Francia qualche anno fa, e mi sono stupita dinanzi alla somiglianza della Costa azzurra con la costa tirrenica che tanto bene conosco. Solo che laggiù si lavora alla valorizzazione del territorio.