mercoledì 27 marzo 2019

Come ho costruito Il Piccolo Principe per il palcoscenico.

Lisa Bertinaria è il Piccolo Principe
È andata. Come si dice: l'abbiamo sfangata. È stato travolgente, efficace, bello. 
Da regista, sono sempre incerta prima di andare in scena. Mesi di prove, di una o due volte a settimana, a imbastire prima e poi a limare, smussare, correggere, fino a quando ti rendi conto a pochi giorni dal debutto che magari quella certa scena lì, quel momento, quel modo di dirla, sarebbe meglio cambiare, ecco.
Mi chiedo sempre cosa pensi lo spettatore quando vede uno dei miei lavori. E in generale, se immagina tutta la fatica che c'è dietro uno spettacolo.
Dalla mia esperienza, so che non tutti sono in grado di immaginare il lavoro di costruzione di uno spettacolo teatrale.

Nello specifico del mio teatro, a differenza di tanti anni fa, quando preparavo commedie brillanti americane e inglesi per fare ridere il pubblico e per divertirci noi da matti, bene, adesso, fare teatro "poetico" (qualcuno me ne chiese una definizione qui sul blog, perché se non si è mai visto questo tipo di spettacolo è difficile immaginare di cosa si tratti) equivale a concretizzare la sfida di suscitare nello spettatore una sorta di meraviglia, di partecipazione emotiva totale.
Come si fa?
Posso forse azzardare una metodologia, a scanso di modestia, e lanciarmi in una spiegazione. Quali sono le condizioni? Partiamo dal presupposto che tu sappia realmente occuparti di una regia, capace di avere una sorta di "visione" d'insieme, e che tu sappia dirigere degli attori non solo dicendo loro "dove devono stare" ma "come devono dirla". Bene, vediamo.

sabato 16 marzo 2019

Il Piccolo Principe - Antoine de Saint-Exupéry

Incipit: Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato "Storie vissute nella natura", vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell'atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno. C'era scritto: "I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede". 

Recensire questo piccolo grande libro e tutto ciò che vi è in esso contenuto non è per nulla semplice. 
Credo che un buon commento a questa storia tradotta in centinaia di lingue e distribuita in tutto il mondo, che ancora appassiona generazioni di adulti e bambini, dovrebbe correre sul duplice filo dell'aspetto squisitamente fiabesco e quello, apparentemente più nascosto, dei molteplici significati antropologici. 
Intanto, avevo raccontato già la storia del suo autore in questo post, se vi va di leggerla. 
Quante volte avrò letto Il Piccolo Principe? Credo una decina, sicuramente. Da quella primissima volta da ragazzina, prestatomi da qualcuno, anni dopo acquistato, fino alle estati torride in cui ti va di tornare su un piccolo libro, oppure sotto una coperta, d'inverno, nel desiderio di riaprire un vecchio caro racconto, edizione Bompiani del 1994. 
Strano, ma questo racconto annovera milioni di estimatori e altrettanti numeri grandi di detrattori. Mi è capitato di leggere commenti di lettori in gruppi sui social e constatare l'acredine di orde di odiatori seriali del protagonista, che lo ritengono insopportabile e petulante, e non capiscono come il povero aviatore possa dargli corda.

sabato 9 marzo 2019

Serie tv in costume, che passione!

Nell'ultimo decennio le produzioni televisive ad altissimo profilo sono diventate un must di registi di calibro e di interpreti di resa eccellente. Se il cinema continua a rappresentare il canale privilegiato del racconto per immagini, le serie tv non sono insomma da meno. 
Cito Cristina, che ne ha scritto qui

La televisione non offre granché. Sono una spettatrice Rai (non guardo MAI i canali Mediaset, i bottoni sul telecomando sono intonsi), dove trovo i magnifici documentari degli Angela, qualche trasmissione di approfondimento politico o riguardante l'economia o la società, pochissime le fiction che realmente suscitano il mio interesse. 
Grazie a Sky, invece, e occasionalmente in streaming, ho avuto modo di entrare nel meraviglioso mondo di serie tv di pregio, produzioni milionarie (una puntata di Trono di spade pare si aggiri sui 10 milioni di dollari) e altre più a basso profilo ma comunque ben dirette, con ottimi dialoghi e cast ottimi. Nel filone delle serie che amo di più... annovero quelle in costume d'epoca
Alcune di esse sono tratte da romanzi vittoriani, alcune sono a sfondo storico, ispirate a personaggi che hanno lasciato il segno, alcune sono di nuova generazione, ma riescono a non essere da meno rispetto ai grandi intrecci del romanzo classico. 
Eccovi le serie che ho visto (in ordine casuale):

domenica 3 marzo 2019

La bambinaia francese - Bianca Pitzorno

Parigi, Rue Saint Augustin
Casa dei Fréderic
30 maggio 1837
Madame, non dovete angosciarvi per la sorte di Adèle. È qui con me, al sicuro. Nessuno le ha fatto del male, e vi prometto che nessuno gliene farà, né domani né mai. Voi mi conoscete e sapete che, nonostante la mia giovane età, sono perfettamente in grado non solo di prendermi cura del nostro tesoro, ma anche di proteggerlo da ogni pericolo. 

Chi avrebbe immaginato di trovare uno di quei romanzi dai quali non ti stacchi fino a quando non hai voltato l'ultima pagina in questo libro prestatomi da un'alunna?
Glielo avevo consigliato io stessa lo scorso anno, sapendo che la Pitzorno è una garanzia e conoscendone la trama, suggerendo di leggere anche il romanzo, quello di altissimo pregio, che questo intricato racconto ha ispirato all'autrice. 
Sì, perché Bianca Pitzorno fa qualcosa di singolare: parte da Jane Eyre di Charlotte Brontë (il mio romanzo prediletto, letto e riletto - perdonate il bisticcio - di cui trovate un tentativo di recensione qui) e sviluppa un lungo e avventuroso racconto attorno alla bambina francese, Adèle, cui Jane Eyre fa da istitutrice nel celebre romanzo della Brontë.