Incipit:
Quella notte Maren sognò che una balena si era arenata sugli scogli davanti a casa sua. Era scesa dalla scogliera fino al corpo ansimante, aveva appoggiato l'occhio contro l'occhio della balena e abbracciato la grande massa puzzolente. Per lei non poteva fare altro che quello.
Gli uomini erano calati in massa dalle rocce come insetti rapidi e neri, i corpi massicci in un baluginio di lame e falci. Avevano cominciato a squarciare e tagliare prima ancora che fosse morta.
La balena sussultava e tutti loro spietati la trattenevano con tenacia come reti tese attorno a un banco di pesci, e a Maren crescevano braccia sempre più lunghe e possenti - la stringeva tutta, forte - fino a non sapere più se era un conforto o una minaccia e non le importava, fissava solo l'occhio con il suo occhio, senza un battito di ciglia.
Nella scorsa settimana, che sarebbe terminata con lo spettacolo, sono stata due giorni a casa, temendo un abbassamento di voce che avrebbe messo in pericolo la messa in scena. Coperta e bevande calde, e questo romanzo appena acquistato in sconto.
Ne avevo letto di commenti entusiastici, ma c'era a prescindere qualcosa, in quel titolo per cominciare, che mi portava a volerlo leggere, a maggior ragione perché la storia si dipana attorno a fatti realmente accaduti.
Vi domando: sapevate che, nel XVII secolo, nell'alta Norvegia ci fosse stata una terribile caccia alle streghe? Sì, proprio quella persecuzione ai danni di donne innocenti, accusate di stregoneria e di atti inenarrabili. Qui avvenne in modi anche originali, non solo in stile Salem, perché furono perseguitati anche uomini e donne appartenenti all'etnia Sami, più nota come "lappone".