giovedì 20 dicembre 2018

Portare Sherlock Holmes sul palcoscenico? SI - PUO' - FARE!!!

Qualcuno si sarà accorto che sono sparita per una settimana. Ebbene sì, è stata una di quelle mie full immersion nella scrittura di un copione, per cui devi necessariamente chiuderti nel tuo angolo scrittorio e riempirti le orecchie di certa musica. 

Dopo aver letto i quattro romanzi principali della lunga serie del prolifico Conan Doyle, come ho raccontato qui, aver visto due volte l'ultima serie tv, con qualche incursione nelle serie di anni passati, aver letto diversi articoli, editoriali, saggi, sul metodo deduttivo e sull'universo complesso di Holmes, mi sono gettata a capofitto nella struttura drammaturgica di qualcosa che sarà destinato al palcoscenico ma soprattutto affidato ai miei ragazzi del laboratorio. 

Nel ristretto spazio del palcoscenico di un teatro, raccontare un'avventura di Holmes e del suo fidato Watson non è impresa facile. Se ci sono riuscita, lo dirà solo il prodotto finale. Meglio è essere prudenti, dubitare, mettere continuamente in discussione questo progetto, perché a peccare di presunzione si potrebbe finire in un flop e questo, ovviamente, non deve succedere. 

Gli ultimi ritocchi stamani, dopo le prime tre ore a scuola e un rapido ritorno a casa (quando scrivo un copione il resto dell'universo non esiste o fa fatica a esistere), poi ho inviato un copione di 46 pagine ai miei 18 ragazzi. Non crediate che siano poche. Un copione di solito si aggira intorno alle 30-35 pagine per uno spettacolo di un'ora e mezza. 
Averne scritto almeno dieci in più è stato dettato dal "farci entrare tutti", perché tutti i ragazzi devono avere un ruolo (perfettamente in linea alle competenze di ciascuno, altrimenti diventa un saggetto di fine anno e nulla di più) e poter entrare in scena più di una volta.

sabato 8 dicembre 2018

Essere onesti coi ragazzi è sempre la mossa vincente.

Laboratorio 2015-2016 (foto di Alessandro Borgogno)
Come molti sanno, ho la fortuna e il privilegio di tenere da anni un laboratorio teatrale per ragazzi.  

Tralasciando i diversi laboratori che ho tenuto nelle scuole, sia come docente interna che esterna, ho cominciato a tenerne nelle parrocchie una quindicina di anni fa, per poi lavorare per una scuola di danza, poi per un'associazione quando ancora non avevo ancora fondato la mia. 

Fino alla nascita della mia creatura, Carpe diem. Teatro e altre arti, di cui ho parlato anche qui, che ha aperto una stagione del tutto nuova fra progetti per i ragazzi e produzioni della Compagnia. Di fatto, la mia attività nella nobile arte drammatica si è moltiplicata, gli impegni si sono fatti più gravosi, ma l'eccellenza dei risultati (ribadita dai tanti che ci seguono fedelmente) non si è fatta attendere. La fatica è tanta, ma il prodotto poi ripaga di tanto impegno. 

I laboratori di recitazione per ragazzi sono tanti, disseminati sul territorio fra Roma e i Castelli se ne contano a centinaia. Alcuni rappresentano l'eccellenza, come le accademie accreditate dalle quali escono ragazzi con diploma spendibile in ulteriori studi magari all'estero. La maggior parte invece sono laboratori di piccole e medie associazioni culturali, dalle quali, strano a dirsi, sono venuti fuori ragazzi che lavorano in produzioni televisive e/o cinematografiche. 
Questo per dire che, a dispetto di quanto comunemente si crede, non sempre frequentare una grande accademia è sinonimo di approdo nel mondo dell'arte, anzi.