mercoledì 30 dicembre 2015

Tornando a Virginia Woolf

Virginia in uno scatto di Man Ray
Ogni tanto torno a sfogliare i suoi libri, perché a Virginia è bello tornare, anche solo a sprazzi, ricercando i passi accanto ai quali si è lasciato un segno a matita. Torno a riflettere su ciò che la Woolf è stata, sulla sua vivacità intellettuale, la sua passione per la vita - in aperta contraddizione con la scelta di spegnerla annegandosi - e nuovamente sono colta da una certa fascinazione. 
Se volete, soffermatevi dinanzi alle tante foto di famiglia o fra gli amici che la ritraggono nella sua quotidianità, fra quella gioventù gaudente che ha alimentato con la sua ospitale cordialità. Trasudano quella vivacità e quel senso della vita che invidio. Guardate le immagini della sua amica e amante, Vita Sackville-West, e vedrete in quei loro occhi l'affetto tutto femminile che le ha avvinte.
Poi sai bene che sul piano esistenziale la vita di Virginia, dall'infanzia fino alla morte, è stata tutta una violenza ed un caos di cui ha pagato lo scotto - molestie subite nella giovane età dai fratellastri incestuosi, da un padre sottilmente ricattatore e da tutto un crogiolo di scambi/identificazioni entro un contesto duplice: socialmente conformista e allo stesso tempo anticonformista nella mente di Virginia. Scotto pagato anche dal marito Leonard, che nutrì per lei un amore protettivo-paterno, entro il "gioco psichico" dei contrari. Leonard Woolf è stato di certo l'unico vero amore della sua vita,  a fronte di un patto che lui accettò coraggiosamente, un amore gratuito e dedicato senza essere o poter essere completo, viste le scelte sessuali della scrittrice.

mercoledì 9 dicembre 2015

La città incantata

Orbene, finalmente torno a occuparmi del mio angolo virtuale, che mi è mancato moltissimo. Parliamo di cinema. Avete mai visto uno dei film di Hayao Miyazaki? Non si deve essere necessariamente estimatori del cartone nipponico - e di fatto questo stile grafico non mi fa impazzire. Quello che affascina dei suoi film è il perfetto connubio fra intreccio e metodo, e i giapponesi si sa quanto siano scrupolosi sul metodo.
"La città incantata", premiato con l'Orso D'Oro a Berlino nel 2002, è decisamente bello nell'intreccio, che per altro adopera tutti gli espedienti classici della fiaba popolare. Per fare qualche esempio: la bambina prima piena di paure che diventa l'eroina salvifica, l'aiutante nella forma del bambino-drago, la maga che soggioga un intero mondo e che ha un suo doppio, ecc.
Belle anche le ambientazioni, ad esempio mi è piaciuto molto quel mare che compare chissà da dove e sommerge tutto, trasparente, vi si vede la ferrovia sotto. Anche questo un elemento tipico della fiaba, per altro, il mare o un grande lago che rappresenta l'ignoto. Particolare l'elemento del cibo, che torna ossessivamente in ogni snodo. Tipico in tante fiabe popolari anche questo.