Ero davanti alla tv, stavo guardando una puntata di Ally McBeal su Canale 5.
La trasmissione fu interrotta improvvisamente, bruscamente, voci concitate dal tg in edizione straordinaria. Visto che i tg me li seguo da sempre sulla Rai, girai su Raiuno.
L'orrore delle fiamme attorno a entrambe le due torri colpite. Lo sgomento mi colse alla gola, mi tolse il respiro. Fra il primo e il secondo impatto erano trascorsi 18 minuti. I tg dopo il primo impatto stavano cercando di mettere assieme la notizia, gli inviati si stavano raccogliendo attorno a New York e nel frattempo il secondo aereo impatta sulla torre sud. Gli occhi del mondo su quella scena che pare irreale, inspiegabile. Chi? Perché? Se il primo aereo lasciava pensare a un grave incidente, il secondo fu come una mano che si stringe attorno alla gola.
Avevo 12 anni quando vidi per la prima volta Manhattan di Woody Allen e mi innamorai di quella panchina dinanzi al Brooklyn Bridge. New York rappresentò per me il sogno americano, l'estetica del sogno anzi, e la percorsi in mille film, ne studiai ogni angolo con videocassette che uscivano in edicola, in mappe dettagliate della Grande Mela, nel grande poster con la stessa visuale dei film di Allen appeso nel mio studio da ragazza. Che fascino. La vidi, poi, nel 1997, durante la luna di miele. Prima un assaggio dall'aeroporto Kennedy, durante uno scalo, poi planandovi al ritorno dalla west coast, di sera, il cuore che palpita dinanzi alle sue luci e ai grattacieli cui sapevo dare un nome.
Vissi New York facendomi sommergere dall'incanto, senza lasciare che lo sguardo razionale di chi vi cammina dentro ridimensioni il peso e la lunghezza di quel sogno. New York era il mio sogno e così la vissi. Raramente sono stata felice come in quei giorni.
Ecco perché vissi con sgomento quelle ore, quei giorni.
Il telefono squillò, io non risposi, avrei dovuto spostarmi di stanza. Non avevamo ancora gli smartphone, e non c'erano i social media adesso così accessibili. Non potevo staccare gli occhi dalla tv. Perché c'è una fame in quei momenti che assomiglia vagamente a una forma di voyerismo, forse, ma per me era semplicemente un dolore enorme, profondo. La distruzione del mio sogno e del mio ricordo americano più dolce e bello.
Un pezzetto di quella bambina di 12 anni è stato idealmente "ucciso" quel giorno.
Dopo un'ora di immagini, notizie, voci concitate, la speranza che tutte le squadre di salvataggio potessero fare in tempo il loro lavoro, le persone che agitavano asciugamani dalle finestre, l'orrore di chi cadeva... il crollo della torre sud.
Scattai in piedi, le mani nei capelli. Mi uscì un grido strozzato. La dimensione della portata del danno, della portata di quella tragedia si ebbe realmente in quel momento.
Mi precipitai al telefono per chiamare mia sorella, un architetto doveva spiegarmi perché, perché una torre di acciaio possa crollare. E lei mi spiegò la dinamica con un linguaggio tecnico, mentre piangevo come una fontana, lei che consolava me, come se fossi stata la sorella minore per una volta. E poi... e poi dinanzi alla tv vidi crollare la torre nord.
Sono passati 20 anni da quel giorno che segnò un prima e un dopo.
Il dopo è stato tutto terribile. Una pagina di Storia fatta di morti violente, esecuzioni in diretta, proclami, contingenti che si muovono verso paesi martoriati, mentre quella polvere sembra alzarsi nelle nostre stesse case e i pensieri assumono il colore sabbia di quei deserti pietrosi.
E poi anni e anni in cui l'orrore si è avvicinato sempre di più, ha falcidiato decine di vite nella nostra terra ubertosa e ricca. Ci ha mostrato la morte così come la immaginavamo nei nostri incubi, quando sorridevamo certi che si addensasse nei brutti sogni e non nella realtà.
Si dice che la Storia abbia corsi e ricorsi e che in fondo, gli orrori sono sempre esistiti.
Eppure non potremo mai fare di quell'11 settembre un giorno che poteva essere scritto nel destino di tutti, attori e spettatori di questa tragedia.
Ciascuno ne ha uno proprio, e nonostante stia vivendo questo inevitabile "dopo", mi piace immaginare quella bambina di 12 anni in un "prima" in cui non è successo niente, seduta su quella panchina del film di Allen, gli occhi abbagliati dalle luci di Manhattan.
Venti anni e sembra sia accaduto ieri.
RispondiEliminaQuesta cosa fa davvero impressione. Io mi dico: negli anni Ottanta avremmo potuto dire questo andando indietro ai Sessanta. Vent'anni sono tanti, eppure la nostra percezione da adulti cambia inevitabilmente.
EliminaCresciuto nel mito di New York, con Manhattan tra le mie pellicole cult, le luci, le ombre, i palazzi che si perdono nel cielo, il miracolo di Central Park che ruba spazio a quei grattacieli. L'ho conosciuta infine nel 2019, ed ero come un bambino impazzito al luna park; e ho fatto appena in tempo, poi s'è scatenata un'altra piaga.. ma voglio tornarci. Fortemente.
RispondiEliminaVederla significa emozione pura. Io chissà se ci tornerò. Vorrei vedere Ground Zero, ma so che non è la città di un tempo e non credo tornerà mai più a esserlo.
EliminaIo ero in casa editrice perché all'epoca ero dipendente, ricordo la concitazione delle notizie, lo sgomento di tutti, l'incredulità, la non comprensione per gli eventi. Poi, una volta arrivata a casa, le immagini in televisione una più angosciante della successiva: sembrava l'apocalisse. Ebbi occasione di visitare New York per la prima volta nel 2004, Ground Zero era ancora una grandissima ferita. Visitammo una chiesetta miracolosamente scampata ai crolli che aveva dato riparo ai vigili del fuoco e agli scampati con ricordi, ritratti e fiori, una cosa straziante.
RispondiEliminaUn vulnus che gli americani recheranno per sempre su di sé, sì...
EliminaVenti anni. Poi è capitato diversa tutto. Mi chiedo se la strada scelta per combattere il terrorismo islamico abbia portato a risultati attesi. Se guardo l'Afghanistan mi rispondo di no. Come ho già commentato su un post di webnauta.it, io non ricordo dove fossi. Poi un caro amico che ai tempi tempi era in politica con me e che ha letto il mio commento, mi ha ricordato che ero in consiglio provinciale e che ci siamo spostati tutti nel salotto del sindaci per seguire le gli avvenimenti. Strettamente, attoniti, incapaci di interpretare una risposta. È incredibile come in 20 anni lo avessi rimosso
RispondiEliminaEravamo tutti uniti a viverci quel momento dinanzi alle tv. Abbiamo avuto tutti qualcosa in comune quel giorno...
EliminaAnch'io spesso ho avuto, come dire, una visione di New York filtrata dai film di W. Allen e quello che hai citato era un film veramente bello (forse uno dei migliori che ha fatto).
RispondiEliminaQuel giorno ero a casa. Raramente accendo la televisione al mattino, ma quel giorno lo faccio e vedo il disastro, il dramma, lo sgomento, la paura. La vedo e la sento. Ho pensato che finiva un secolo (quello americano, quello del "grande sogno americano", "la nuova frontiera" creata da J. Kennedy e tante altre cose) e iniziava un nuovo secolo che avrebbe portato la stessa paura che quel disastro ha creato...e così è andata a finire se ci pensi. Dopo l'America è toccato alla Francia (anche la Francia quanto ha pagato il terrorismo di matrice islamica) e altri paesi.
Tuttavia no ho perso la speranza, ancora oggi. La fiamma della libertà è più piccola ma non si è spenta. Magari passerò per un inguaribile ottimista ma ormai da tanto tempo la penso come Hannah Arendt: i tiranni, i macellai e le dittature portano in sé il seme della loro autodistruzione. Incluso coloro che usano la violenza e la morte per affermare le loro azioni in qualsiasi parte del mondo e di qualsiasi razza siano...
Un salutone
La percezione di un prima e un dopo, esattamente come pensasti tu quel lontano giorno. Del resto, poi è diventata realtà. Grazie per questo tuo bel commento.
EliminaStavo in ufficio, quando la notizia si diffuse qualcuno provò a cercare notizie sul web ma era impossibile: internet aveva smesso di funzionare, troppa gente connessa contemporaneamente.
RispondiEliminaIo non ricordo di aver cercato in rete, ma ricordo di avere ricevuto diverse email da una cugina che vive in New Jersey e che mi raccontò le sue terribili sensazioni...
EliminaEro troppo piccola per potermelo ricordare ma è dura pensare a quanto questo evento abbia condizionato la nostra vita dopo, a come adesso in qualche modo sorga sempre una sordida e remota paura.
RispondiEliminaÈ interessante notare come anche chi l'ha vissuto molto alla lontana ne abbia percepito la portata.
EliminaQuel giorno io e mio marito eravamo a casa, con la tivù accesa. Quando hanno iniziato a scorrere le prime immagini sono rimasta a guardare incredula. "Non è possibile", ho mormorato. Certe cose sono difficili da credere, anche dopo vent'anni.
RispondiEliminaTi ricordi tutti quei film apocalittici di pochi anni prima, per l'arrivo del nuovo millennio? Ecco, sembrò che ne stessimo vivendo uno. Ancora sembra tutto frutto di fantasia.
EliminaAnch’io ricordo bene quell’edizione straordinaria del tg e il mio volto incredulo e inebetito davanti a uno spettacolo tanto tragico. Sono corsa a chiamare mio marito che era in casa e riposava nell’altra stanza, Enrico neonato... Quante verità, da allora, quante ricostruzioni, quante notizie sul perché e sul percome. Verità che nessuno racconterà mai veramente: intanto quelle scene, quelle torri che vengono giù come castelli di sabbia, non finiranno mai di impressionarmi. E non finirò mai di pormi domande.
RispondiEliminaLe indagini che seguirono e tutte le speculazioni (non ultima l'agghiacciante e assurda ipotesi che gli Stati Uniti fossero conniventi in questi atti terroristici) hanno costituito una narrazione diversa e lontana da queste immagini, che invece sono le sole che realmente non dimenticheremo mai... :(
EliminaCome ho scritto nel blog di Barbara ero in ufficio, era un pomeriggio tranquillo e arrivò la telefonata di mio marito che mi raccontò sconvolto quello che stava accadendo, corremmo nell’ufficio del dirigente che aveva una tv, la accese subito e restammo attoniti a guardare quelle scene terribili. Se penso che ci ero stata 4 anni prima, proprio intorno alle 9 del mattino, mi sento male ancora adesso...
RispondiEliminaAnch'io proprio 4 anni prima e proprio al mattino, credo a metà mattina. Ho una foto molto bella sotto le torri, devo averla conservata a casa di mia madre...
EliminaVent'anni passati in un soffio, e per certi versi così lenti, senza che siamo riusciti a sistemare nulla. E del resto, non riportiamo in vita quelle persone e in piedi di nuovo quelle torri. :(
RispondiEliminaCome ho scritto da me su webnauta, ero in aula per un corso. E se ricordo molto bene l'arrivo della notizia, ho una nebbia vaga su quel pomeriggio fino a quando non arrivo al telegiornale e resto lì, scioccata. Almeno tu le hai viste dal vivo, io cerco le immagini in rete del prima, e non è nemmeno facile trovarle sai? Nemmeno pagando, sembra ci sia una voglia di dimenticarle, di sostituirle con le foto delle fontane del memoriale e del nuovo WTC... invece erano così belle e perfette. Twin Towers. E sono cadute pure insieme.
Sì, trovarle non è facile! Ti ricordi il film Una donna in carriera (Working girl)? Per non parlare di Harry ti presento Sally. Quella New York era così magica, meravigliosa. Mi prende un languore allo stomaco se ci penso. Non so, forse le avrei fatte ricostruire. Però è comprensibile che abbiano puntato sul memoriale.
EliminaEro a casa di mia nonna e avevamo appena finito di vedere Beautiful!
RispondiEliminaUna cosa incredibile, di quelle che proprio non ti capaciti, con una modalità che si sarebbe pensato potesse avvenire solo nei film.
E sempre a proposito di film, impossibile non avere un momento di amarezza quando capita di vederne uno dove prima o poi appaiono le torri.
Infatti, crea una strana e controversa sensazione. Certamente straniante, doloroso.
EliminaBentornata, Kuku!
Grazie, la mia presenza sui blog è stata un po' ondivaga, ultimamente, spero di riprendere a commentare in maniera più puntuale!
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