mercoledì 22 aprile 2020

Quali libri definireste "imperdibili"?

Nota bene: Il senso di questa domanda può essere compreso solo se si legge da cima a fondo questo post. 

Essere lettori ci rende dei privilegiati
No, non è una "perla di saggezza" di mia invenzione, almeno non credo. È piuttosto una certezza in un'epoca in cui la fatica di leggere è diventata più gravosa, distratti come siamo dai mille stimoli della tecnologia. 
La lettura esige silenzio, calma e tranquillità. Condizioni oggi sempre più difficili da trovare.
La conseguenza di ciò è che si tende a diventare più esigenti, tendenzialmente più capaci di archiviare una lettura che non ci prende, non ci piace, non si sintonizza con noi. 
Ci piace fare bilanci, anzi è tipico di chi sta per concludere un decennio e avviarsi verso una nuova decade. Compirò 49 anni il prossimo giugno, mese in cui probabilmente traslocherò - pandemia permettendo - e avrò così l'occasione di dividere i miei libri fra quelli di valore e quelli che ne hanno uno relativo.
Non si tratta solo di edizioni (mi ritrovo edizioni anche pessime, di quando non facevo attenzione a questo particolare) ma proprio di contenuti. 
Mi sono accorta ad esempio di aver acquistato, e mai letto, più di una decina di anni fa, diversi romanzi che oggi non suscitano in me alcun interesse. Li ho accatastati e messi da parte, consapevole che non li leggerò mai. Alcuni esempi:

Il profumo delle foglie di limone, di Clara Sanchez
Brida, di Paulo Coehlo
Anima mundi e Per voce sola, di Susanna Tamaro
Nessuno si salva da solo, di Margaret Mazzantini
Parlo d'amor con me, di Paola Calvetti
Il Paradiso non è un granché, di Arisa (!)

A guardare qualcuno di questi titoli, mi domando: ma come può mai essermi saltato in mente di comprare o farmi regalare 'sta roba? 
Nel frattempo, io, che ho scoperto autori come Bellonci, Murakami, Williams, Saramago, Atwood, Màrai, Ginzburg, Yourcenar, Nothomb, Byatt, Némirovsky, come avrei mai potuto tornare a quei libri? Impossibile. 
Questo per dire che come lettori... si cambia. Ci evolviamo nel nostro essere lettori. Ovviamente non accade sempre, ma se siamo curiosi di spaziare diventa inevitabile questo progresso. 

Da lettrice, posso ben dire di aver attraversato vari stadi e altrettante scoperte:
1. una cosa bellissima chiamata "libro", fra i 5 e i 10 anni - fiabe classiche, tutte;
2. i classici, fra gli 11 e 19 anni - Dickens, Brontë, Austen, Wharton, James;
3. anni universitari, tanto studio, poi qua e là Allende, Lessing, Duras, ma anche Mitchell;
4. involuzione, dove infilo di tutto, da qualcosa di buono come Pennac, Rowling, a qualcosa che oggi non mi sognerei di leggere come Tamaro, Gramellini, sceneggiature di film commedia;
5. arriva la letteratura contemporanea... e lì tutto cambia. 



I libri accompagnano la nostra vita e rispondono in certo senso a tutta una serie di esigenze contingenti. Ciò che leggiamo ci svela molto di ciò che siamo
Ora, dimentichiamo tutti i libri che sono stati un semplice passatempo, di cui non c'è rimasto nulla e andiamo a quelli di valore, che hanno rappresentato un arricchimento e hanno influito sul nostro percorso di lettori. 
La domanda che mi pongo oggi è: quanti di questi libri hanno rappresentato delle buone, piacevoli, anche ottime letture e quante volte invece ho avuto la sensazione di aver letto un libro imperdibile
Mi è capitato di leggere in gruppi di frequentatori di libri le risposte al semplice quesito "quali libri ritenete imperdibili?" e notare una certa superficialità nelle risposte.
Qui non si tratta di individuare i buoni libri, ma quelli irrinunciabili, è diverso. 

Io ho adorato libri come Stoner, Kafka sulla spiaggia, Novecento, ma non li annovero fra quelli che hanno scavato un solco nella mia esperienza di lettrice. 
I libri imperdibili sono quelli che hanno lasciato una sensazione diversa, scavando appunto un solco, donandoci una visione del mondo, la Weltanschauung cara ai romantici tedeschi, ma da un'angolazione che non sapevamo esistesse, attraverso una scrittura armonica, impeccabile, con la quale viene costruito il soggetto perfetto
Ecco, da lettrice esigente, mi sono prefissa di continuare la mia caccia ai libri imperdibili, pur continuando a frequentare la buona letteratura. 

I miei libri irrinunciabili, con relative recensioni, sono stati finora:
1. Memorie di Adriano, di Yourcenar
2. Pastorale americana, di Roth
3. Cecità, di Saramago
4. Le braci, di Màrai
5. Amleto, di Shakespeare

... e non è un caso che li abbia letti tutti nella fase "aurea" di cui sopra. 

Bene, a voi la parola. 
In virtù di ciò che ho cercato di dirvi in questa argomentazione, quali sono i vostri 5 libri imperdibili, irrinunciabili?

36 commenti:

  1. Domandona. Sicuramente ci sono stati dei libri la cui lettura ha influenzato il mio modo di essere e di rapportarmi alla vita, e direi che già un effetto del genere basta a definirli "imperdibili" per la mia umile e individuale esperienza esistenziale.
    La prima lettura che ha avuto un effetto del genere fu "Confessioni di una maschera" di Yukio Mishima, e poi "La vita è altrove" di Milan Kundera. Di libri con simili "effetti" ne ho letti più di cinque, se proprio devo aggiungerne solo tre direi: "Zorba il greco" di Nikos Kazantzakis, "Le particelle elementari" di Michel Houellebecq e, anche se non è proprio un libro ma una gigantesca raccolta di novelle "Novelle per un anno" di Luigi Pirandello. Ma ne potrai citare anche altri, dal classico "Decameron" a "Camera con vista" di E.M. Forster passando per "Gita al faro" di Virginia Woolf, e ancora altri.

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    1. Fra i libri che citi, sto gravitando attorno a "Confessioni di una maschera" già da un po'. Sarà il titolo che mi ispira particolarmente, ma sento che devo leggerlo. Ne ho letto un estratto da Amazon, la scrittura mi ha coinvolta subito. Di Kundera ricordo di avere "L'insostenibile leggerezza dell'essere", rimasto nella casa di mia madre. Mi fa piacere che citi quel libro della Woolf, che anche a me piacque molto, ma credo di averlo perso di vista talmente è trascorso del tempo. Non ricordo nemmeno piace dove sia finito.
      Insomma, direi titoli molto belli, grazie Ariano.

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  2. Ogni tanto girano queste domande, la Repubblica ha appena lanciato un sondaggione e io ho partecipato con alcuni amici. Tirare fuori 10 o peggio ancora 5 titoli per me è priaticamente impossibile. Comunque lascio qui la mia testimonianza del momento, potrei cambiarla tra 10 minuti ad eccezione del primo che cito che non potrà mai essere spazzato via.
    La fattoria degli animali George Orwell
    Le correzioni Franzen
    10 piccoli indiani Agatha Christie
    Il tempo è un bastardo Jennifer Egan
    La valle dell'Eden Steinbeck
    e già me ne sono venuti in mente non so quanti altrettanto meritevoli

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    1. Per me "imperdibile" non rappresenta solo il libro che ci appassiona e ci piace molto, questo ho cercato di spiegare nel post. Mi riferisco a qualcosa che lascia, la sensazione di uno snodo, qualcosa in noi che prima non c'era. In sostanza, qualcosa degno di poter essere definito "irrinunciabile".
      Fra i libri che citi sono curiosa di conoscere "Le correzioni" di Franzen, di cui ho sentito ogni bene. Il libro della Christie è una mia vecchissima conoscenza, che in effetti dovrei rileggere. Di Steinbeck sto per iniziare "Furore", di cui Baricco ha fatto un meraviglioso intervento in teatro.

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  3. - Orlando della Woolf
    - La montagna incantata di Mann
    - Monopalace di Auster
    - L’idiota di Dostoevskij
    - Il carteggio Aspern di James
    Sono libri che mi hanno fatto sentire di appartenere al Tempo ed è piacevolissimo e liberatorio acquisire una consapevolezza del genere.

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    1. È bella la tua definizione, mi piace moltissimo!
      Hai colto il senso del mio post. Libri che ci danno la consapevolezza di qualcosa, perfino definibile.
      Conosco "Orlando" della Woolf, lo lessi prima di un mio spettacolo sulla meravigliosa scrittrice inglese (sono passati già sei anni da allora). Di quel romanzo ricordo in particolare una scena, la descrizione delle navi affondate nel Tamigi. Lo sguardo che penetra nell'acqua e dà forma ai relitti. Da brividi, lo ricordo nitidamente. Di Auster leggerò presto "La trilogia di New York", ma non prima di essermi concessa "Furore" di Steinbeck (la quarantena regala lungo tempo per affrontare letture di spessore!).

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  4. - Delitto e castigo (Dostoevskij)
    - Anna Karenina - (Tolstoj)
    - Cecità (Saramago) anch’io!
    - Dalla parte di Swann (Proust)
    - Infinite Jest (Wallace) - ultimo arrivato.

    Certo, sono sicura di trovarne altri, a scavare in profondità, ma senza impegnare la memoria (la mia fa schifo, lo sai) i primi che mi sono venuti in mente, senza doverci riflettere su, sono stati questi. Vuol dire qualcosa, per me: che mi hanno segnata. Non so se ho interpretato bene il tuo aggettivo “imprescindibili”, ma averli letti è stato davvero importante.

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    1. Del percorso di letture che stai facendo, ti invidio il tuo viaggio all'interno del capolavoro di Proust. Se annoveri l'opera (anche solo una sua parte), fra i romanzi irrinunciabili, che segnano un prima e un dopo, allora dovrò rimediare. Non si può perdere la Recherche. Voglio scoprire quelle madeleine, leggere quella lentezza per alcuni logorante, per me sublime.
      Wallace mi divide, come sai già. Qualcosa in quel romanzone non mi sconfinfera. O meglio, do la precedenza ad altro prima. Ecco, mettiamola così. :)
      E poi, beh, Saramago è Saramago. Quel piccolo romanzo ci ha sconvolto, abbiamo scoperto come si può raccontare una cosa agghiacciante come quella. Siamo state letteralmente in quella città. Anche questo ha segnato un prima e un dopo.

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  5. Sai, è una cosa che spesso mi chiedo anche io per tutte le mie letture (io la vedo alla larga, aggiungendo anche il fumetto che comunque è narrazione, e ovviamente i saggi... che preferisco alla narrativa).
    Una riflessione difficile... che per me non è partita da un trasloco ma da una cosa analoga: portare delle cose in soffitta.
    Ebbene, di cosa posso fare a meno? Di tanto.
    Venderò mai, me ne sbarezzerò? No.
    Comunque, imprescindibile per me è l'opera omnia di Poe, Eco (La misteriosa fiamma...), aggiungerei una raccolta di Bukowski, un McEwan (Il giardino di cemento) e Kipling (forse i racconti). Se posso sforare, aggiungo il Conan di Howard.

    Moz-

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    1. Poe fu per me una folgorazione negli anni adolescenziali. Una zia mi regalò i racconti, libro che conservo gelosamente, e per me segnò il passo di quegli anni. Credo che formarsi sui classici sia fondamentale, poi la letteratura inglese ha tanto da raccontare.
      Davvero ti piace quel libro di Eco? Un revival dei migliori anni di quella generazione, ah però :)
      Di McEwan ho letto il bellissimo "Espiazione". Un libro che ricordo mi commosse fino alle lacrime in certi passaggi.

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    2. McEwan l'ho scoperto per caso, ricordo. Sceneggiò un film che poi ha disconosciuto.
      Ma a me piace XD
      Ti dirò, io coi classici ci faccio poco, mai amati (se intendiamo tutti quelli "scolastici" tipo Zanna Bianca e compagnia...).
      Cuore, ad esempio, l'ho riscoperto tardi.

      Moz-

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    3. Pensa che tutto quello che mi piace non l'ho scoperto mica a scuola. Quindi non mi stupisce quello che scrivi. Tutto il bello della letteratura l'ho scoperto più tardi, oppure durante gli anni di liceo ma fuori dai programmi scolastici.

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  6. Cinque sono pochini, ma ci proviamo:
    – La mano sinistra delle tenebre, U.K. Le Guin
    – Memorie di Adriano, M. Yourcenaur
    – Il signore degli Anelli, J. R.R. Tolkien (non so da quanto non lo riprendo in mano, ma ha davvero svoltato la mia vita quindi non posso disconoscerlo)
    – L'Iliade
    – Il nome della rosa, U. Eco (anche questo ha dato una svolta alla mia vita e quindi va tenuto)

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    1. Se devo pensare a libri imperdibili in generale e non fondamentali per me tra quelli che ho letto invece:
      L'Iliade
      Amleto
      L'inferno de la Divina Commedia
      I lirici greci
      Le Troiane di Euripiede
      Qui si vede la mia vocazione archeologica, temo. Alla fine se devo cercare una pietra miliare finisco sempre per scavare.

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    2. Euripide! Perché è uscito Euripiede?

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    3. Sì, indubbiamente questi elenchi denotano anche tracce della tua formazione, ed è una fortuna che sia così. Se devo ricordare delle pietre miliari che mi sono assai piaciute, citerei il De rerum natura di Lucrezio, così come le Bucoliche di Virgilio, molto più delle Georgiche a eccezione dei libri inerenti l'apicoltura. Ma anche Cicerone mi colpì moltissimo al liceo. Certo però questo discorso esula dal tema "irrinunciabili" perché si tratta di capolavori di settore.
      Devo recuperare Il Signore degli anelli, perché tentai di infilarmi nella trilogia in piena estate, e non riuscii a superare le 200 pagine. Ne possiedo un'edizione deluxe in unico volume, con cofanetto e cartine in ottima stampa. Insomma, non può non essere letto.

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  7. Che bel post, Luz, e che bello vedere che abbiamo un imperdibile in comune nelle Memorie di Adriano! Faccio sempre fatica a isolare i capolavori della mia vita letteraria, ma questo romanzo della Yourcenar è sempre e comunque il primo che mi viene in mente. Poi, al di là di opere classiche amate fin dalla scuola (Omero, la Commedia, il Furioso, il più recentemente rivalutato romanzo manzoniano), fra i miei imperdibili figurano I Buddenbrook, Il conte di Montecristo, Il deserto dei Tartari, La Storia e Uno, nessuno è centomila. Ma sono certa che, se tornassi a commentare fra cinque minuti, mi pentirei subito di non averne ricordati altri! :)

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    1. È strano come chi ha letto Memorie di Adriano, con passione e fino all'ultima pagina, non dimentichi mai di citarlo fra gli irrinunciabili. Quel romanzo ha qualcosa di particolare, indimenticabile, nella struttura, nella scelta linguistica, nel fatto che sia una donna di grande levatura a far parlare uno dei più grandi imperatori della Storia. Ecco, in tal senso è un unicum.
      Stamattina ho registrato una lezione sulla pazzia di Orlando, a proposito del Furioso, ed è veramente splendida quella parte. L'ironia, ma anche la freschezza dello stile, la teatralità dei gesti. Ineguagliato nel Rinascimento.

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  8. Una lista un po' sconclusionata...così di getto
    - Calvino - Fiabe italiane
    - Poe- I racconti del terrore
    - Orwell- 1984
    - Miyazaky - Nausicaä della valle del vento
    - Munari- Da cosa nasce cosa
    Talmente imprerdibili che alcuni li ho prestati e non sono più tornati, li ho ricomprati volentieri. Le fiabe di Calvino le ritrovai su una bancarella nell'edizione che ci leggeva mamma. Grazie per il post...vero, 5 libri sono troppo pochi.

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    1. Fra i testi della tua lista, mi hai fatto ricordare la mia scoperta dello straordinario immaginario di Poe.
      Fu una cosa meravigliosa scoprirne l'esistenza. Mi è capitato di rileggere spesso i suoi racconti.
      Quanto al prestare i libri e non vederseli restituiti, eccomi. Da ragazzina mi capitava e ci metto pure il vederseli restituiti con il dorso spiegazzato, quando io invece faccio attenzione a non rendere le brossure un brandello.

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  9. Tutto è molto relativo e totalmente soggettivo. Imperdibili nel senso che gli hai dato tu, per me sono quei libri che hanno tracciato un cambiamento profondo, a prescindere dal valore o dal contenuto. Niente di recente, direi anzi quasi tutto letto fino ai venti-tren'anni. La mia lista sarebbe più o meno questa:
    Alcott Louisa May, Piccole donne
    Brontë Emily, Cime tempestose
    de Céspedes Alba, Nessuno Torna Indietro
    Castaneda Carlos, Viaggio a Ixtlan
    Steiner Rudolf, Teosofia

    Non tutti romanzi e nessun classico vero e proprio. Magari ci sono altri libri bellissimi ma che non hanno inciso a fondo. Se ho ben capito il senso del tuo post...

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    1. La scelta è di fatto molto soggettiva, può variare moltissimo. Siamo capaci di riconoscere che esistano capolavori e libri "eterni" ma magari quello irrinunciabile per noi può essere anche un testo semisconosciuto, che ha segnato un momento importante del nostro essere lettori.
      Come ho scritto più su, anche se ci sono romanzi che ho adorato, non li metterei fra quelli che mi danno la sensazione di "snodi" nella mia scoperta della scrittura, dello stile di un autore.

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  10. Ragionando dall'oggi, Calvino, Buzzati, Primo Levi... ma c'è tutto un percorso, da Beckett a Joyce, i russi, Conrad, Stevenson, Borges e Adolfo Bioy Casares , Lewis Carroll e i nonsense, Italo Svevo, non riesco a fermarmi solo su cinque.
    Andando in ordine di tempo, ai primissimi posti dovrei mettere soprattutto Jules Verne, da bambino, che ho riletto di recente; è stato un ottimo allenamento per quello che è seguito. Mi sono divertito molto con Campanile e Laurence Sterne, ho trovato Swift grandissimo, invece altri autori li ho depennati dagli scaffali, compreso Testori che mi piaceva molto nei suoi primi libri (Il ponte della Ghisolfa) poi mi ha deluso molto (ho visto tanti spettacoli dai suoi testi, con Franco Parenti)
    Se dovessi fermarmi a un nome solo, direi Primo Levi: il dottor Primo Levi, il chimico, forse l'unico scrittore che avrei voluto conoscere di persona.

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    1. Anch'io avrei voluto conoscerlo di persona. I suoi libri sono una testimonianza vissuta sulla pelle, un lascito all'umanità, una condivisione. Questa è una scelta molto importante per chi ha vissuto un'esperienza ai limiti dell'umano come la Shoah. I libri di Levi sono diversi da tutti quelli scaturiti dall'esperienza dei campi di concentramento. Ho sempre visto l'uomo dietro il racconto, perché di fatto Primo Levi si è messo a nudo, con la speranza di una liberazione dal trauma.

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  11. Sono assolutamente inadatta a fare classifiche di questo tipo, perché cambio gusti rapidamente e ogni "imperdibile" verrebbe inesorabilmente sostituito da un altro. Certo Il Signore degli Anelli e Cime tempestose sono ben saldi al loro posto. Anche Memorie di Adriano, che ho letto di recente, mi è piaciuto molto.

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    1. Sono contenta di leggere Memorie di Adriano anche in questo tuo commento. :)

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  12. A lungo tempo ho considerato come imperdibile "Fahreneit 451" di Ray Bradbury che è un libro che parla dell'amore per i libri. Oggi la passione per questo romanzo si è un poco intiepidita però lo consiglio ancora con piacere.

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    1. È uno dei testi che riesce a coinvolgere direi in modo discreto anche ragazzi sui 14, il che significa che ha un potenziale intrinseco. Pensa che ancora non l'ho letto.

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  13. Uhm, mi chiedi i libri "imperdibili", quelli che "hanno rappresentato un arricchimento", "hanno influito sul nostro percorso di lettori", "hanno lasciato una sensazione diversa" (potrebbero pure essere in antitesi: tutti influiscono nel percorso, non tutti portano un arricchimento, e pure quelli bruttini potrebbero essere imperdibili proprio perché ci hanno portato ad una svolta).
    Però mi dici di aver osservato "una certa superficialità nelle risposte". In base a cosa? La lettura è soggettiva e per me sono imperdibili dei testi che altri utilizzerebbero per accendere il camino, e viceversa. Non sento imperdibili i libri ben scritti, o meglio "a maggioranza" ritenuti stilisticamente ben scritti, perché magari a me, in quel momento, non hanno lasciato nulla.
    Nel 2016 avevo già fatto fatica a scrivere quel meme sui 100 libri della propria vita, figurati adesso tenerne solo 5, che in due anni avrei anche altro da aggiungere a quei primi 100!
    Se vuoi chiedermi piuttosto quali libri mi porterei in un'isola deserta? Il Signore degli anelli di Tolkien, Twilight(x4) di Meyer, Outlander(x15) di Gabaldon, La forma dell'acqua di Krauss (new entry), Undici minuti di Coelho (ma forse il romanzo in lettura potrebbe spodestarlo, vedremo). Ma come potrei andare in giro senza La Guida Galattica per autostoppisti?!

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    1. Ma sì, l'idea era mettere insieme una manciata di titoli per i quali abbiamo sentito una specie di "clic" interiore, quel momento di intuizione, percepito come novità assoluta, che riesce ad affascinarci. Di solito avviene con testi di certo spessore perché contengono tutti gli ingredienti giusti per un buon libro. Poi, per carità, ognuno può sentire quel particolare "movimento" con qualunque cosa.
      Ogni lettore è diverso dall'altro, ciascuno è un lettore a modo proprio.
      Le risposte che mi di solito mi paiono superficiali denotano il non avere compreso il senso della domanda. Si fa presto a dire paroloni come "imperdibile!", un termine che viene abusato come "sopravvalutato" per dirne un altro. Sono analisi mancate, riflessioni non realmente tali. I libri per quel determinato lettore imperdibili sono quelli che segnano il passo del nostro procedere, letto uno di questi non saremo più gli stessi, probabilmente cambia la stessa nostra percezione del libro, diventiamo lettori esigenti in una determinata direzione. Ecco il senso della mia domanda. Come ho scritto nel post, ho adorato tanti romanzi che per me non sono da ritenere irrinunciabili. Avevano altre meravigliose caratteristiche, ma non hanno segnato il mio percorso di lettrice.

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    2. Allora, io sono diventato un lettore esigente in termini di emozioni. Per cui per me sono "imperdibili" quei romanzi che mi fanno entrare in un altro mondo con tutte e due le scarpe, e non è una questione di stile o di linguaggio, mi sono distaccata da quelle definizioni che appartengono ad altre età. Un classico me lo leggo sempre volentieri, li ho divorati come i pacchetti di cracker all'università, nascosti dentro il tomo di Macroeconomia. A parte La metamorfosi di Kafka, mi spiace, ma lo scarafaggio proprio no!!
      Lettura per me è emozione, è immersione, e per quanto a qualcuno potrà sembrare ridicolo, nonostante sia all'ennesima lettura, continuo a sentire il canto degli elfi di Gran Burrone, le parole d'amore tra Arwen e Aragorn, o il respiro affannoso di Bella e la gola ardente di Edward, nonché il sapore ferroso del sangue (che per quando bello sia Dracula, lì emozioni pochine), di Outlander non ne parliamo XD (anche perché mi è difficile distinguere il romanzo da tutto il resto). Adesso sono su uno dei grandi britannici, me lo sono tenuto lì per molto tempo, vedremo se diventerà un imperdibile. ;)

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    3. Ecco, l'aspetto dell'emozione è stato per te il "barometro" che ti ha permesso di regolare le tue preferenze. È una modalità comune a molti, anche a me. Con la differenza che io sostengo comunque una scrittura di spessore, perché quelle costruzioni senza sostanza non riescono proprio a emozionarmi. Se c'è la storia, insomma, ma lo stile è inconsistente, ordinario, quel libro non ha alcuna possibilità di piacermi.
      Ecco perché ho amato un romanzo come Stoner, per dirne uno, in cui a sconvolgere non è l'intreccio in sé, quasi insignificante, ma la costruzione della narrazione, che è geniale. Eppure Stoner non è nella rosa dei miei 5 irrinunciabili, perché quegli altri hanno segnato un solco fra il prima e il dopo. Ciò non significa che valgano di più, ma che contengono quegli ingredienti validi per una lettrice come me. È raro se non impossibile che due lettori si incontrino e ritengano irrinunciabili gli stessi libri, i parametri tendono a cambiare per ciascuno di noi. Sono curiosa di sapere quale sia quel romanzo britannico in lettura. :)

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  14. Una lista di 5 libri... mi ricorda vagamente qualcosa...
    Comunque, dovendo scegliere 5 libri irrinunciabili, che siano stati per me significativi e mi abbiano fatto crescere, in tempi e modi diversi, direi:
    1. Il Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien
    2. Le Meraviglie del Possibile, di Autori Vari
    3. Le Avventure di Sherlock Holmes, di Arthur Conan Doyle
    4. La Mia Famiglia e Altri Animali, di Gerrald Durrell
    5. Neuroscienze, di Dale Purves et altera

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    1. Se ti riferisci al tuo post sui 5 racconti che ci sono piaciuti, sappi che il numero di 5 mi è venuto dopo, perché avrei perfino proposto meno libri, in tutto tre. La parola irrinunciabile è talmente forte, greve di significato, che potrebbero essercene perfino solo tre. Detesto fare elenchi, era un modo per indirizzare gli eventuali commenti.
      Fra i tuoi irrinunciabili ho letto solo i romanzi di Conan Doyle, che pure hanno una costruzione fantastica. Lessi i quattro romanzi maggiori quando costruii il copione per lo spettacolo su Sherlock Holmes. Se è vero che anche le tante serie televisive aiutano a inquadrare il personaggio, nulla come i romanzi lo definiscono perfettamente.

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    2. Certamente, solo che il libro di Conan Doyle da me citato è una raccolta di racconti.
      Vedo che te la sei presa. Non si voleva polemizzare, solo evidenziare un'affinità di intenti.
      E per essere precisi, non era "5 racconti che ti sono piaciuti", ma quello del mio post era un discorso un po' più articolato. Così me lo svilisici, scusa.
      Ma forse hai ragione: quel post me l'hanno commentato in pochi, senza nemmeno rispettare la domanda che facevo, qua invece tanti commenti e in linea. Hai tanti lettori e anche bravi a stare sul pezzo.
      Io ci provo, che ti devo dire?

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    3. Non me la sono presa, Marco. Anzi, ti ho dato una tranquilla risposta. Mannaggia a questi mezzi, non lasciano intendere quello che si vuole dire. Comunque, bon. Il tuo non era più articolato di questo, a proposito, era solo e semplicemente diverso. :) Non ho svilito il tuo post, anzi, né il mio è da svilire riducendolo a "dammi 5 titoli imperdibili". Sempre che si leggano i post altrui. C'è sempre quel dubbio, sai. Ma te lo dico con espressione del tutto teatralmente guascona.
      E da teatrante quale sei stato (non ricordo se calchi ancora il palcoscenico), dovresti capire al volo quello che intendo.

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