martedì 7 marzo 2017

"Divorare Proust è un ossimoro".

Prendo a prestito una frase dell'amica blogger Marina Guarnieri, che al termine della prima tappa del suo tour proustiano, descritto assai bene qui, commenta esprimendo le sue idee riguardo al predisporsi a questo tipo di lettura con l'idea di un'immersione
Parto dal presupposto che condivido totalmente il suo parere a riguardo, che più che un parere finisce con l'essere condizione essenziale per una lettura vera della celebre Recherche
Parto da questo presupposto ma vado oltre ed estendo la cosa a tutto quello che può definirsi "letteratura". Già in questo post un paio d'anni fa avevo argomentato sul mio scetticismo verso coloro che dicono di "divorare" i libri, manco fossero brasati di manzo della migliore tradizione culinaria. 
Che significa "divorare un libro"? Ma soprattuto che significa questa espressione applicata alla lettura di Proust, Dickens, Goethe, i grandi russi, solo per fare qualche esempio?
Tutt'al più si possono divorare un Fabio Volo, un Gramellini, una Gamberale, una Tamaro, qualche romanzino chick lit. Ecco, questi si possono divorare in una sera, una domenica pomeriggio o sotto l'ombrellone in mezzo a bambini urlanti e sabbia infilata nel costume. 


Inutile che i "divoratori" di libri si ostinino a pensare che i libri d'evasione siano la stessa cosa di quei libri che fanno letteratura, quei racconti intramontabili, trasversali a ogni epoca, innegabilmente di valore. Sorrido quando mi capita di imbattermi in qualche gruppo sui social in orde di lettori o pseudotali che scrivono laconici commenti in cui menzionano "letture scorrevoli" e "libri divorati" riferiti a Fitzgerald, Hemingway o Pasternak - sorrido e mi guardo bene dal replicare, ovviamente. 
Per quanto sia un modo di dire di tipo figurativo che rafforza il nostro pensiero a riguardo, "divorare libri", riferito alla letteratura vera, non si può. 
Se la pensate come me e gli strenui difensori dovessero ostinarsi a negarne l'evidenza, ho pronto questo piccolo elenco semiserio, qualche argomentazione e qualche citazione forbita che potrete usare all'occorrenza. Vediamo.

1. Ho trovato un dizionario grammaticale dato alle stampe nel XIX secolo in cui è riportato chiaramente che Divorare libri vale leggerli prestissimo. Ora, si può a onor del vero leggere prestissimo un "Notre Dame de Paris", un "Germinal", o un "Lessico famigliare"? Impossibile. 

2. (Questa è da esclamare con volto atteggiato alla maniera di Stefano Dionisi quando interpretò il ruolo di Farinelli) Oh mon Dieu, non puoi aver divorato un bel niente, a meno che tu non sia uno di quei fastidiosi parassiti della carta, terrore di ogni collezione bibliografica che possa definirsi tale! (cui dedicherò un post prima o poi, attingendo ai miei appunti della Vaticana).

3. Sei certo/a di voler usare questo termine? Perché il suo significato è "mangiare con avidità, con voracità". Quindi tu non hai "gustato" alcun passaggio del romanzo di Flaubert che dici di aver letto, semplicemente hai fatto un'inutile quanto trascurabile abbuffata di parole. 

4. Hai divorato "Lolita"?! Cannibale!

5. Se dici di aver divorato "Le confessioni di un italiano", allora hai male inteso un passaggio del libro, quando Nievo scrive Leggi quel libro, che a primo assaggio mi parve buono!

6. Hai divorato "La Divina Commedia"? Non ti sarai ispirato al Conte Ugolino della Gherardesca dell'arcinoto trentatreesimo Canto dell'Inferno? Che macabro lettore!

Ecc. ecc. Chiunque può divertirsi a trovarne altri, un po' come le 18 definizioni del proprio naso che fa Cyrano, arzigogolando fra le parole, fino alla stoccata finale. 
Ora basta con il registro faceto. Leggere è una faccenda seria. Lo è per chi ha il puro gusto di farlo e a maggior ragione lo è per chi aspira a potersi definire "scrittore". 
Virginia Woolf dedicò due libri al Lettore comune, segno che il lettore è parte attiva di un processo creativo che non giunge a termine se il lettore è frettoloso o distratto o peggio intende fare gare a chi legge più libri. Corrisponde allo spettatore distratto che siede in platea durante una pièce di "teatro poetico", per intenderci quello che "non fa ridere". La letteratura non è per tutti, probabilmente questa è la sola conclusione possibile. 

... voi che ne pensate? 

33 commenti:

  1. Hai ragione! Come se io avessi potuto divorare Anna Karenina. Me lo sono goduto come tanti altri.
    Un giallo si può leggere d'un fiato, non Tolstoi.
    Io leggo molto ma solo perchè come finisco un libro ne ho già un altro pronto. Ne ho tanti in attesa e li alterno. Certo! Un libro giallo scorre più velocemente ma un libro di Murakami non può essere iniziato e finito col rischio di perdere particolari e sfumature uniche.

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    1. Citi alcuni autori che sarebbe impossibile "divorare", giusto, Patricia.

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  2. no, decisamente non è possibile approcciare e vivere tutti i libri nello stesso modo...
    non è possibile perché ogni libro ha una sua essenza, e questa essenza va rispettate in quanto tale, ergo Anna Karenina non è un giallo di Camilleri

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    1. "...ergo Anna Karenina non è un giallo di Camilleri", che pure andrebbe gustato in ogni passaggio, e che si potrebbe annoverare nella buona letteratura.

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  3. Io riuscirei a far decantare anche un Fabio Volo XD Non comprendo l'ansia delle quantità, della velocità, dell'esibire le proprie prestazioni di lettori.
    Penso di leggere come se stessi studiando, sempre, anche quando lo stile è pessimo e la storia mi annoia.
    La letteratura non è per tutti, se è vissuta come mero passatempo. Va bene, leggere ci porta all'evasione, ma se là si rimane, senza tentare successivamente almeno di riportare "di qua" quel che si "esperito" (perché leggere non è esercizio di dizione, ma comporta riflessione e coinvolgimento personale), a poco o nulla ci è servito.
    L'anno scorso ho toccato la cifra, mai raggiunta prima, di poco più di 25 libri letti :O a mio giudizio tantissimi!

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    1. La cifra di 25 libri o poco più letti in un anno rivela sia il tuo stile di lettrice sia i tuoi gusti in fatto di scelte. La letteratura, la buona narrativa, non si può trangugiare.
      Mi piace il passaggio in cui scrivi di "riportare di qua" l'esperienza di quanto si è letto. Di fatto, l'assimilazione di un contenuto non sarebbe possibile se non lo si affronta gustandone ogni passaggio, entrando idealmente nell'intreccio.

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  4. In linea di massima sono d'accordo con te. Anzi, seguendo la logica che hai esposto, dovrei dire di essere totalmente d'accordo con te. Leggo sempre con attenzione, però, in questo caso, la velocità o la lentezza sono concetti opinabili e soggettivi.
    Anche a me diverte questo rimandare a funzioni digestive la lettura dei libri. Sempre per divertimento, tanto per fare il bastian contrario da diporto, voglio dare un senso al termine incriminato. Penso a ciò che ha rappresentato la letteratura per me. Tutta la letteratura. Forzatamente, visto che come sottolinei è di moda, possiamo continuare a utilizzare paragoni attinenti all'hominis manducans, in questo caso, a prescindere dal tempo e dalla consistenza del fiero pasto, posso dire di avere sempre divorato ciò che ho letto. Divorato perché mosso da incoercibile desiderio, divorato per nutrirmi ma anche per distruggere e ricostruire ogni singola particella adattandola al mio sentire, oppure per modificarlo. Una nuova plasticità, una diversa visione. Non c'è fretta nel mio modo di intendere il "divorare". C'è impeto e brama, questo sì. C'è sensualità e amore. C'è languido trastullo dell'anima al termine dell'atto di sbranare. Giocherellare con il cibo, continuando a spiluccare senza più fame. Assimilazione lenta delle molecole nutritizie.
    Ma poi, in fondo, chi se ne frega, è l'elaborazione che conta. Non mi impressionano coloro che dichiarano di avere le chiavi della biblioteca di Alessandria se alla fine sono soltanto dei meri custodi di un sapere non vissuto, mi colpiscono coloro che vivono con consapevolezza ciò che hanno letto, tanto o poco che sia e a prescindere dal tempo impiegato.

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    1. Ma dopo un commento del genere, cosa aggiungere? :)

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    2. Caro Max, mi inchino anch'io dinanzi al tuo commento.
      Speravo che fra i commenti ne comparisse almeno uno in grado di restituire al termine "divorare" la sua accezione più nobile, quella su cui argomenti egregiamente.
      Anch'io ho letteralmente divorato, per ben due volte per altro, un romanzo come "Jane Eyre" per citarne uno. Nobilmente divorato, assimilato, fatto mio, non trangugiato o attraversato in tutta fretta "per vedere quello che succede dopo". Mi sono nutrita di ogni passaggio, dalle ottime traduzioni che ho letto, tornando a gustarne e vivendo lo stesso piacere. Ecco, in tal senso si può e si deve "divorare", su questo concordo perfettamente.

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  5. Grazie Luana per avere preso spunto dal mio post di ieri per scrivere questo tuo che invita a fare qualche riflessione.
    Nell'accezione in cui ne parla poco sopra Massimiliano l'uso del verbo "divorare" è sicuramente positivo, ma in effetti il significato richiama più qualcosa che si fa in fretta e senza attenzione, solo per il piacere di accumulare.
    Ci sono letture che vanno consumate a piccoli morsi per sentirne il sapore, per assimilarle, per digerirle (per rimanere dentro la metafora.) Ho letto Anna Karenina in tre mesi e tutta l'estate non ho fatto che nutrirmi di quella storia pagina dopo pagina, personaggio dopo personaggio, tutto con la calma necessaria a capire per apprezzare. Poi, che in un anno io abbia letto quasi 30 libri poco importa: la narrativa, soprattutto quella contemporanea, si legge con più rapidità, le storie si vivono sul momento, si amano, si odiano, ma sono intercambiabili, si sostituiscono facilmente ad altre. La letteratura, i classici, sono altra cosa: il tempo di lettura si vive in maniera diversa. È anche per questo che di solito leggo un classico e un contemporaneo insieme, uno, il contemporaneo, durante il giorno, nella routine della quotidianità (in metro, per ammazzare le attese) e l'altro, il classico, la sera, seduta comodamente sul divano, ad attività ferme. Ritmi diversi, coinvolgimento diverso, assimilazione diversa.

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    1. Mi inviti ad un'altra riflessione, cui credo dedicherò un nuovo post.:)
      Il luogo. C'è un luogo per ogni cosa esattamente come per ogni azione c'è un tempo.
      Grande Marina, ispiratrice di appendici di pensieri...

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    2. Ragazze... per me il luogo della lettura negli ultimi tempi è il letto: kobo + insonnia XD

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    3. Mica male! Prediligo il cartaceo ma ultimamente ho fatto l'esperienza di leggere tramite applicazione Kindle e mi sono abbastanza abituata durante la lettura. :)

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  6. Ciao.
    Susanna Tamaro mi piace molto. Non so quanto sia soddisfacente essere definiti come scrittori che si leggono con poco. Non mi sembra che non scrivere "difficile" come Proust sia un difetto. Al contrario, a me inibisce la lettura di Proust. Ci penserei venti volte prima di cimentarmi con i suoi scritti.
    Il lettore è meno comune di ciò che si pensi. Lo eticchettiamo di leggere"leggero". Si legge di tutto, non porrei scrittori di serie A o B solo perché in alcuni ci sono paroloni o concetti più articolati. Tutti possono capirlo, la sostanza è se si vuole farlo.

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    1. Ciao, Tiziana. A me la Tamaro è piaciuta in anni di adolescenza, quando ci ritrovammo fra le mani quel caso editoriale che fu "Va' dove ti porta il cuore". Era per me il tempo e il luogo giusto per gustarmi quella lettura, di cui conservo un buon ricordo.
      Col passare degli anni ho poi scoperto autori con la A maiuscola, storie i cui intrecci rappresentano il grande racconto dell'umanità, epopee complesse e articolate ma che lasciavano un segno profondo. Era la grande letteratura.
      I lettori sono di diverso tipo, ce ne sono tantissimi che non sarebbero neppure in grado di leggere Proust, ma non per scelta, proprio perché non posseggono quella formazione che è ahimè indispensabile per "capire cosa c'è scritto". Non denigro il lettore medio. Mia mamma, anziana, legge la biografia di Antonella Clerici, a me sta bene così purché legga. Ma so che non sta leggendo letteratura, non ne sarebbe in grado.

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  7. Io leggo con calma in generale. Anche quando il libro è "commerciale", "intrattenimento", "chick lit", per me la lettura è un momento di relax, un viaggio della mente da gustare senza fretta. Infatti leggo mediamente 15-20 libri all'anno proprio per gustarmeli meglio. Mi chiedo come facciano quelli che 15-20 libri li leggono in un mese, io non ne sarei capace.

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    1. ... e io aggiungo che credo che di quei libri non resti proprio nulla.
      Una questione di tempo: a meno che uno non abbia una vita e si limiti a leggere da mattina a sera, allora sì che si potrebbe arrivare anche a 300 libri in un anno.

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  8. Divorare è un verbo tipico della nostra epoca: si vive in fretta, si ingolla il cibo, si corre da un luogo all'altro, si assimilano informazioni spezzettate. Di conseguenza, nascono libri che sono fatti per essere letti in poco tempo, addirittura nel tempo di un viaggio in metropolitana o in treno. Non ho niente in contrario e personalmente leggo un po' di tutto. Tuttavia ci sono romanzi davanti a cui bisogna frenare la corsa e dirsi: qui c'è qualcosa di diverso dall'abituale. Sono i romanzi della grande letteratura come Proust o Tolstoj o Natoli, ma sono anche i romanzi storici alla Ken Follett (ad esempio Mondo senza fine). Sono romanzi che ti richiedono un impegno diverso, ma promettono grandi ricompense.

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    1. Anch'io non ho nulla in contrario, fermo restando che mi piacerebbe vedere alti in classifica anche i classici oltre a Volo e Gamberale. Ma va bene così, purché si legga.
      Adoro il tuo passaggio sulla ricompensa che attende coloro che affrontano il lungo viaggio all'interno di un libro della grande letteratura.

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  9. Io con il termine "divorare un libro" personalmente intendo (alla luce di quello che hai scritto tu forse sbagliando) un libro che appassiona cosi tanto da tenere inchiodato il lettore alla lettura, anche facendo le ore piccole, per sapere cosa farà il personaggio x, se y riuscirà a superare le difficoltà che gli sbarrano la strada, come finirà la storia ecc. Non ho mai pensato alla quantità dei libri letti, a parte per la reading challenge su Goodreads.

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    1. Sì, il termine possiede in effetti un'accezione nobile, come commentavamo più sopra.
      Mi piace questo tuo nick. Ricordo il cartone dell'Isola del Tesoro e gli ottimi disegni della serie. :)

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    2. Grazie :)

      Long John Silver è un personaggio che mi ha sempre affascinato per il suo essere ambiguo, ne buono ne cattivo, direi umano. Il cartone è bellissimo, una degna trasposizione del romanzo.

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  10. Per me la divisione non è tra classici e non classici, ma tra libri in cui sprofondo e libri in cui galleggio in superficie. Certi passi di Henry Miller mi ingoiano letteralmente, come fa quasi tutta la Recherche. Ma lo stesso identico effetto lo hanno su di me scrittori contemporanei come Thomas Pynchon o Roberto Calasso.

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    1. Hai letto di Henry Miller "Insomnia"?
      E' il solo che possiedo e mi capita di tornarci a volte.

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  11. L'articolo è molto interessante, però sono d'accordo solo parzialmente.
    Da una parte condivido l'idea che certi libri si prestino ad essere divorati più altri. Indubbiamente più un romanzo è "leggero" più semplice sarà da leggere, meno impegno richiederà e, di conseguenza, sarà concluso in breve tempo.
    Però io intendo "divorare" anche come "appassionarsi". Ci sono libri difficili - come concetti, come linguaggio, come storia - e che non possono essere consumati in breve tempo, ma molto fa anche (forse) l'immedesimazione con la storia.
    Sorrido perchè hai citato Notre-Dame de Paris. Ecco, è giusto il libro che sto leggendo adesso. Se "divorare" significa "essere appassionati", non c'è dubbio che lo stia divorando. Ovvero leggo in ogni momento disponibile (ovvero i tragitti in corriera e prima di addormentarmi) e, se avessi più tempo, avanzerei molto più rapidamente. Perchè il libro mi sta prendendo molto, quindi lo leggo ogni momento disponibile, quindi le pagine scorrono più rapidamente. Non lo vivo come una corsa (ho letto La banalità del male, 300 pagine, in una settimana; non ho proprio voglia di correre), solo unisco un ritmo di lettura di mio piuttosto elevato alla voglia di proseguire (il desiderio di sapere cosa avverrà è poi il motore principale della lettura, tutto il resto viene solo dopo).
    Alcuni libri mi hanno preso di più, pur piacendomi. Altri sono stati conclusi in breve tempo. Le sorelle Bronte, Elizabeth Gaskell e Jane Austen mi tenevano sulle pagine fino a tardi e finivano in breve; li leggevo alle medie (tranne Gaskell) e continuo a ricordare e ad amare quelle letture. Le ho "divorate" ma mi hanno lasciato molto lo stesso.
    In conclusione, sono d'accordo che alcuni libri siano più difficili da incamerare (anche per propria predisposizione personale, non solo per la rilevanza effettiva del libro). Non necessariamente "divorare", però, è sintomo di superficialità nella lettura.

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    1. Sì, ne abbiamo discusso nei commenti più sopra: "divorare" può anche riservarsi un significato "nobile", comprendo bene ciò che intendi e lo condivido.
      Ricordo anch'io di aver divorato le Bronte o la Austen, o perfino Margareth Mitchell e il suo "Via col vento". Casualmente ho citato romanzi di scrittrici e sembrerebbe che questo tipo di letteratura si presti facilmente a essere "divorata" se ci si appassiona.
      Poi mi viene in mente Virginia Woolf e allora lo scenario cambia. Woolf non può essere "divorata" neppure se lo volessimo. Il suo "flusso di coscienza" richiede un'assimilazione a piccole dosi, richiede la riflessione e solo dopo segue quel senso di appagamento, e per restare nella metafora, di "sazietà".
      Dici bene, ci sono libri e libri e possiamo dire di aver attraversato mirabili pagine scivolandoci sopra ma poi sappiamo che una scrittura complessa richiede lentezza e attenzione.

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  12. Però a divorare libri mi sento un po' come uno zombie mangia cervelli. E si sa che più uno zombie mangia cervelli e più si evolve e dopo un po' inizia quasi a pensare da solo... Alla fine è quello che letterariamente si spera succeda nel divorare libri...

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  13. Ne discutevo circa tre anni fa sul mio blog, contrapponendo la riflessione di Seneca e quella di Petrarca sull'amore per i libri e la declinazione gastronomica del tema. Seneca esprime all'amico Lucilio un consiglio fatto di moderazione, perché letture troppo diverse e frenetiche hanno lo stesso effetto del troppo cibo che danneggia l'organismo; Petrarca, al contrario, è preso dalla smania di leggere, non riesce a saziarsi e ha una sete inesauribile di nuovi volumi.
    Però, come hanno detto anche altri nei loro commenti, non credo che, di per sé, l'idea del "divorare" i libri sia negativa, anzi, come Massimiliano, sono del parere che si debba distinguere il lettore vorace e insaziabile dal lettore bulimico. Un libro si può divorare leggendolo in fretta, anche se è un classico (ricordo di aver polverizzato Il conte di Montecristo, così come Il dottor Zivago o La fiera delle vanità), ma se, dopo l'ingestione, il libro apporta un effettivo nutrimento, allora non si verifica alcuna svalutazione del processo, perché il libro risulta, effettivamente, alimentum.
    Diversa è la bulimia, un bisogno spasmodico di ingerire letture che, per la loro stessa foga di esaurimento e passaggio ad una nuova pietanza, sono destinate a non produrre alcun beneficio, transitando nell'animo solo per pochi minuti o poche ore, ammesso che lo raggiungano.
    Insomma, più che l'ingestione, credo sia la digestione a fare la differenza fra una lettura di qualità, che alcuni autori meritano certo più di altri, e una lettura estemporanea e puramente nervosa, finalizzata più ad esibire traguardi di discutibile consistenza che a godere dell'autentico piacere della letteratura. Leggere Proust (ma anche altri autori meno "nobili") con questo secondo spirito è certamente un ossimoro. :)

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    1. Questa tua risposta completa perfettamente il percorso che abbiamo tentato insieme, e certamente grazie a qualcuno ho imparato a completarne il concetto di base.
      Continuerò a sorridere di certi "divoratori" distinguendoli però da coloro che "divorano" in grado di farlo, i lettori raffinati, che non intendono con questa "declinazione gastronomica" riferirsi alla velocità, che coinciderebbe necessariamente con la cattiva qualità del leggere, ma al nutrimento che se ne riceve.
      Leggerò volentieri il tuo post, spero di riuscire a trovarlo.

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  14. Mi sono davvero gustata i tuoi punti! La penso come te in questa tua riflessione. Al di là dell'impossibilità e dell'insensatezza di applicare il concetto di divorare a un classico, trovo anche abbastanza assurdo che si inneggi a una cosa positiva quando si parla di leggere di corsa e in gran quantità, come se fosse una cosa degna di merito o una gara. Certo, ci sono storie e storie, stili e stili. Ci sono libri fatti per svagare e restare in superficie, ma è poi un bene "divorarli"? Sarà che io leggo tutto lentamente... Quando divoro qualcosa di solito è perché non vedo l'ora di togliermelo dai piedi, diciamo la verità :)

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    1. Ecco, un esempio di come quest'arte del "divorare" può tornare utile: per leggere in tutta fretta qualcosa che non ci piace. :)
      Sono contenta di saperti fra coloro che gustano lentamente le ottime letture.

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