domenica 10 maggio 2015

Fantascienza "distopica"

Corre l'obbligo di una premessa: non prediligo questo genere di film e non ne guardo di conseguenza mai, ma casualmente mi sono imbattuta in "Divergent", produzione americana della scorsa stagione e sono riuscita ad arrivare fino alla fine. Un genere che non si smentisce, poichè il fine è quello di creare merchandising attorno a una trilogia, con tanto di seguito, videogioco, star osannate e quant'altro, ma se metto da parte tutto questo e vado al nucleo attorno al quale si dipana la storia, c'è qualcosa che trovo interessante. Il film è tratto da un romanzo di genere "fantascienza distopica", termine che ignoravo totalmente e che mi sono andata a cercare, scoprendo poi che trattasi di quel filone che narra di società immaginarie, future, in cui il progresso ha assunto la forma di un'apocalisse del sistema e dei costumi. Nulla di nuovo, insomma, se pensiamo alle opere di Orwell.
Qui c'è una Chicago devastata da guerre pregresse, circondata da un recinzione per proteggersi da "qualcosa" che non si svela, e divisa in cinque società corrispondenti ad altrettante tipologie umane. Cito da Wikipedia:
I Candidi, che ritengono che la colpa della guerra sia l'ipocrisia, sono sinceri e dicono sempre la verità. Si occupano della legge.
I Pacifici, reputando la malvagità la maggiore causa della guerra, sono gentili e rigettano l'aggressività. Sono assistenti sociali, consulenti e coltivatori di terre.
Gli Eruditi, secondo cui la guerra è conseguenza dell'ignoranza, seguono la via della conoscenza e dedicano la vita alla cultura. Lavorano come insegnanti, scienziati o ricercatori.
Gli Abneganti sono convinti che l'egoismo sia il motivo principale della guerra, sono al servizio degli altri per tutta la loro vita. Per questo loro comportamento altruistico gli è stato affidato il governo.
Gli Intrepidi, che credono che la guerra sia causata dalla codardia, sono coraggiosi e forti. Per queste loro caratteristiche vengono definiti anche pazzi, ma mantengono l'ordine all'interno della città.
Le categorie devono restare nettamente separate e adolescenti si viene sottoposti a un test attitudinale col quale si viene assegnati ad una specifica categoria. Non entro oltre nel merito della trama, poiché non interessa in questo mio discorso.
Mi incuriosisce questa suddivisione in categorie e, pur nel campo della pura immaginazione, mi domando se uno scenario "post-apocalittico" sarebbe possibile. Che ne sarebbe dell'uomo se tutti i mali del mondo dovessero lentamente progredire verso uno scenario di distruzione? Non che dobbiamo necessariamente domandarcelo, ma lo stato attuale della nostra storia, degenerata in una esasperata corsa verso il nichilismo, l'edonismo, l'egocentrismo, l'indifferenza, cosa può generare in un futuro? E cosa l'uomo potrebbe inventarsi per preservare la parvenza di un'etica? 
Ecco che questi scenari apocalittici diventano, se non probabili, almeno parte di un quadro immaginifico in cui si intrecciano comportamenti umani volti a danneggiare le minoranze, fagocitare i valori, correre verso l'annientamento di ogni possibile solidarietà. Non è forse lo stesso scenario cui si assiste quotidianamente?

17 commenti:

  1. Non seguo molto il cinema cosiddetto mainstream, come avrai forse intuito. Di questo che tu citi ne ho ovviamente sentito parlare ma non mi sono mai nemmeno soffermato a cercare di capire ciò di cui parla. Interessante invece la domanda che tu poni circa la possibilità di uno scenario post-apocalittico. Tutto è naturalmente possibile, anche se difficilmente riesco ad immaginarlo molto diverso da quello attuale. Una volta che l'uomo, sempre che riesca a sopravvivere, riuscirà a riprendersi il pianeta non farà altro che ripetere gli stessi passi che ha compiuto nella sua prima apparizione. Le cinque società che compongono lo scenario di Divergent sono assolutamente irreali. Anche l'uomo più erudito, più candido, più pacifico, di fronte alla necessità di procurarsi i beni primari, non esiterà a mettere da parte le propri convinzioni. E' una logica innata nella nostra società: anche il paese più pacifico, quando la crisi supera una certa soglia di sopportabilità, impugnerà le armi per difendersi, prima, e per attaccare, dopo. Nessuna possibilità di mantenere un'etica. Quella la si recupererà a posteriori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo assolutamente. Tanto più che la storia ci insegna, con la sua ciclicità, esattamente questo ineluttabile epilogo. Sono sempre più sfiduciata nei confronti dell'umanità. Penso che l'uomo, nella sua individualità, abbia potenzialità enormi, nel bene come nel male, ma all'interno di un sistema ampissimo come una società, nel quale è chiamato ad assumere un ruolo e occupare una posizione, tende a essere "homo homini lupus" come già gli antichi avevano ben inteso.
      Ogni etica a volte appare come pura retorica. Solo nei nostri innumerevoli mondi privati possiamo costituire microcosmi a contrasto, malgrado sia una fatica enorme contrastare la logica delle cose.
      Ti è mai capitato di studiare civiltà antiche? Io ho toccato l'argomento con diversi esami universitari di Antropologia culturale. Ti si spalancano scenari incredibili, in cui ogni certezza si capovolge e si coglie la relatività dei principi tutti.

      Elimina
  2. Per quanto riguarda la seconda parte del post, condivido quello che ha scritto TOM, aggiungendoci che abbiamo testimonianze dirette: appena toccano il benessere e i privilegi delle società più democratiche e tolleranti, quello che si determina è una regressione generale, anche dello e nello spirito. Penso a società ben strutturate e ricche del nord Europa, che di fronte alla crisi mondiale hanno reagito con protezionismi ed espulsioni di immigrati che ormai erano integrati nel tessuto sociale e lavorativo. Insomma, tutti buoni e belli quando ce n'è... e ce ne deve essere tanto, tutto. Se si perde quel "tanto/tutto", si innescano vari meccanismi, spesso cavalcati dal potere, detto in senso lato (paura, isterismi, intolleranza). E l'etica... quale etica negli imprenditori che vanno a impiantare i propri stabilimenti dove sanno che la manodopera non costa loro nulla, dove il lavoratore non ha pressoché diritti e garanzie? E quale etica in noi, che compriamo quei prodotti? E sarò cinica, ma certe cose sono troppo ipocrite.
    Per parlare più nello specifico di Divergent XD non ho visto il film, ma mi è venuta una mezza tentazione di leggere i libri della serie, perché vorrei farmene un'idea. Magari come lettura leggera, estiva insomma!
    E ribadisco anche qui (l'ho scritto veramente ovunque XD) che odio profondamente 'ste etichette di generi e sottogeneri che pretendono di qualificare i libri (vedi distopico). Poi, capire o meno, è spesso accessorio. Non ce la posso fare :P

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Gloria, forse questa classificazione è necessaria. :-)
      Anche a me è sorta la curiosità di leggere la trilogia, sia perchè sono piuttosto curiosa di "come va a finire", sia perchè sono certa che dei libri sono sempre nettamente superiori alle loro trasposizioni cinematografiche. E dici bene, potrebbe essere una leggera lettura estiva.
      L'etica è ormai sempre più un termine troppo discorde alle logiche del profitto di questo mondo occidentale. E il mondo estremo orientale è ormai da tempo anch'esso soggiogato a queste logiche.

      Elimina
    2. Aiuto, i congiuntivi in questi miei messaggi sembrano defunti. Sorry, amici blogger.

      Elimina
  3. Apprezzo molto lo YA in generale. "Divergent" mi è piaciuto, e sicuramente leggerò anche "Insurgent" e "Allegiant", e forse anche l'altro romanzo che la Roth ha scritto, in pratica un "Divergent" visto dal punto di vista di Tobias. Mi trovo invece in controtendenza riguardo all'ipotesi post-apocalittica, perché ho l'impressione che si stiano evidenziando e diffondendo nel mondo delle "correnti" di empatia e solidarietà molto forti. Esisteranno sempre guerre e soprusi e indifferenza, perché fanno parte dell'uomo, ma io vedo molta luce nell'apparente buio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, cosa è lo YA? :-)
      Hai letto la trilogia di "Divergent"?
      Riguardo all'empatia e solidarietà... anch'io le vedo, ma a un livello molto più piccolo rispetto ai grandi eventi del mondo. Sai cosa mi scoraggia di più? L'indifferenza nei riguardi di molte popolazioni che vivono vessazioni dovute a conflitti e diatribe, nelle quali non si interviene perchè non ci sono abbastanza interessi, di natura economica o politica. Pare che l'attenzione si catalizzi su alcuni luoghi nel mondo e per nulla in altri, e così finiamo per ignorare totalmente tanta sofferenza sulla quale si tace.

      Elimina
    2. Ho letto "Divergent" e acquistato "Insurgent", ma per leggerlo devo aspettare che lo legga mio figlio, visto che è un suo regalo di compleanno. YA sta per Young Adult, quindi parliamo di letteratura per ragazzi tra i 14 e i 18 anni, più o meno.
      Quanto dici sulla situazione internazionale è vero. La mia impressione, però, è che a livello dei singoli ci sia una forte rinascita con effetti a raggiera sull'ambiente, e conseguenze potenzialmente enormi. La strada da fare è comunque lunghissima, ma io sono molto speranzosa. :)

      Elimina
    3. Posso pertanto consigliarlo anche ai ragazzi miei alunni quando sono proprio incerti sulla "lettura del mese". Sono sempre orientata sui classici come consiglio ma credo che questi romanzi possano essere inseriti nelle proposte. Se non altro, credo che un dibattito su questi scenari fantapolitici potrebbe essere assai interessante con degli adolescenti.
      Bella la tua visione sugli effetti delle azioni del singolo. Grazie...

      Elimina
  4. Non ho visto e non ho letto Divergent, avendo avuto l'impressione che si trattasse di una riproposizione di tematiche oggi alla moda in quello che è, appunto, lo YA. Anch'io sono curiosa di chiedere a Grazia se è una lettura consigliabile per i ragazzi delle medie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tenar, che piacere trovarti qui. Benvenuta.
      Io sono comunemente diffidente verso narrazioni a carattere fantapolitico per i ragazzi. Visto che i ragazzi delle medie sono troppo giovani per proporre loro Robert Harris (mi colpì molto il suo "Fatherland" diversi anni orsono), si deve ripiegare necessariamente verso questi scrittori contemporanei, verso cui sono spesso scettica. Invece questa volta... sento che si potrebbe dare fiducia a questo filone narrativo.

      Elimina
    2. Non tutti gli scrittori contemporanei sono male, più che altro Diverget mi sembra un po' una copia di altre storie...
      PS: mi piace molto Robert Harris, ma per i miei alunni è fuori discussione!

      Elimina
    3. Pompei, Fatherland e Enigma, quest'ultimo è senza dubbio il mio preferito.
      PS: non ti ho ancora fatto i complimenti per il blog!

      Elimina
    4. Per i quali ti ringrazio, felice di averti fra i miei lettori e essere parte dei tuoi!

      Elimina
  5. Io credo che "Divergent" sia adatto ai ragazzi, ma forse più a quelli delle superiori che a quelli delle medie. Non sono un'insegnante, perciò mi mancano le competenze per valutare, ma se penso ai compagni di mio figlio quando era alle medie... mah, mi sembrava che facessero già fatica ad affrontare la lunghezza di un romanzo breve.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Comunemente è così, anche se non per tutti. Io ho avuto alunni alle medie che hanno letto "Eldest" per fare un esempio. Dipende sempre, è un aspetto sempre relativissimo. Ho chiesto in classe e i miei si sono mostrati agguerritissimi su "Divergent", un paio di loro l'avevano letto. Gli altri ovviamente hanno visto il film soltanto.

      Elimina