mercoledì 14 giugno 2023

L'ultimo dei giganti. Addio a Cormac McCarthy

Cormac McCarthy (1933 - 2023)
 Quando muore un grande uomo - o una grande donna - se   questo è stato parte di un segmento di vita, di un'esperienza, se   abbiamo insomma avuto la fortuna di "conoscerne" la     grandezza, attende sempre un senso di vuoto. 
  È quello che ho provato, immediato, alla notizia della     scomparsa di Cormac McCarthy, uno dei più grandi scrittori   viventi fino a poche ore fa, certo l'ultimo dei grandissimi       scrittori americani. Aggiungerei anche, un altro Nobel per la Letteratura mancato, assieme all'altro gigante, quel Philip Roth scomparso nel 2018. 
 Ho avuto la fortuna di imbattermi nella scrittura di McCarthy un paio d'anni fa, quando lessi il premiato Pulitzer La strada - recensito qui - quel piccolo e sorprendente romanzo che ci restituisce l'immane tragedia di un mondo al suo declino e la forza disperante di un padre in lotta per la salvezza del proprio figlio. 
 
Poi quello stesso anno lessi la Trilogia della frontiera - recensito qui - i tre romanzi che mi riportarono nell'epopea dell'ovest americano ma anche in un vento nuovo, realistico e abbacinante, su cui incombe l'inevitabile. Umanità straziata che ritrovai in quello che ho amato di più assieme a La strada, Meridiano di sangue, che mi ha messo dinanzi a un tale straniamento e a una tale fascinazione narrativa da non sapere da dove cominciare. 
Questo è un libro che intendo rileggere, perché non si può non percorrere due volte questa perfezione, cercandovi, nella certezza di trovarli, dettagli da svelare, piccole e grandi pennellate in cui torna il respiro largo di quell'ovest non più solo metafisico, ma nel quale la narrazione del male come destino assoluto e ineluttabile ha qualcosa di altissimo, di shakespeareano. 
E ancora lessi poi Non è un paese per vecchi - recensito qui - di cui poi vidi il film del fratelli Cohen, ancora una volta un piccolo capolavoro di intuizioni sull'umano e il destino. 
Mi attendono sullo scaffale Suttree e Il passeggero, il testamento di McCarthy assieme al romanzo che uscirà postumo in Italia, Stella Maris, che racconta Il passeggero ma da un altro punto di vista. 

Cormac McCarthy ha scritto in tutto dodici romanzi e il fatto che non sia stato uno scrittore prolifico lo pone fra quegli autori che mi incuriosiscono di più, consapevoli di un lavoro di scrittura bisognoso di sedimentazione. Uomo schivo, ha concesso pochissime interviste in tutta la sua vita. 
Uomo del profondo sud degli Stati Uniti, immaginatelo nel suo ranch nel deserto, nel New Mexico. 
Non partecipava a presentazioni, non si è mai messo in mostra, non si è prestato a firmare pile di copie. Non ha mai inseguito una popolarità spiccia, si è schermito negli anni del grande successo.
La strada e Non è un paese per vecchi sono diventati film vincenti, ancora oggi citati fra il meglio del cinema americano dell'ultimo ventennio. 
Alla classica domanda su come facesse a scrivere i suoi libri si è sempre sottratto, semplicemente le parole arrivano, non c'è un metodo. Al più ha paragonato la sua scrittura all'estemporaneità del jazz
Gli aspiranti scrittori, diceva, devono anzitutto leggere. Conoscere la grande letteratura, i classici russi, americani. Fra i suoi romanzi preferiti il Moby Dick di Melville e non mi stupisce, perché anche quello è un romanzo filosofico, che tocca i grandi temi dell'esistenza come lui ha fatto. Non apprezzava Proust, fra i grandi, perché gli appariva incomprensibile (come dargli torto, sotto tanti aspetti?). 
Ha rilasciato qualche laconico consiglio di scrittura negli ultimi anni, il riferimento a "frasi chiare e concise", all'uso dell'aggettivo solo se strettamente necessario, ecc. Ma è impossibile tentare di arrivare al suo genio narrativo, a questa prosa asciutta e tagliente, a quelle trame di così largo respiro. 
Suo malgrado, i romanzi gli hanno portato riconoscimento e ricchezza, eppure ha dichiarato molto apertamente di non essere interessato al denaro, quanto piuttosto alla propria felicità. 
Scrivere come atto salvifico, ma partendo da un talento innato, da acume, profondità di spirito. 

Questo straordinario, immenso scrittore che avvince e ci spinge a guardare sull'orlo dell'abisso, è stato un dono e tale resterà perché già un classico in vita. 
McCarthy è pubblicato in Italia da Einaudi. I suoi romanzi:
  • Il guardiano del frutteto (1965)
  • Il buio fuori (1968)
  • Figlio di Dio (1974)
  • Suttree  (1979)
  • Meridiano di sangue  (1985)
Trilogia della frontiera 
  • Cavalli selvaggi (1992)
  • Oltre il confine (1994)
  • Città della pianura (1998)
  • Non è un paese per vecchi (2005)
  • La strada (2006)
  • Il passeggero (2022)
In uscita in autunno: Stella Maris (2023)

I miei libri di McCarthy (altri sono in arrivo)

Negli ultimi decenni Cormac McCarthy si era interessato di scienza e in particolare di Fisica. 
Il salto di 7 anni fra Città della pianura e Non è un paese per vecchi segna un approfondimento di tematiche legate al destino dell'uomo, affrontate già in Meridiano di sangue e poi sedimentate nel pensiero dello scrittore. 
Il destino, la volontà, la giustizia, questi e altri grandi temi nei suoi romanzi ricalcano un percorso non solo narrativo ma filosofico e metafisico. Fa parte della sua complessità ed è ciò che lo ha reso unico nel panorama letterario contemporaneo. 

Leggetelo. Leggete McCarthy. Cominciate da La strada e mettetevi in sintonia con la sua scrittura e gli innumerevoli significati dietro di essa. Io ho la fortuna di amarlo e di sentirmi felice di averne saputo apprezzare il genio e il talento.   

13 commenti:

  1. La Strada di Cormac McCarthy
    sembra un racconto di una disperazione
    tale da togliere il respiro.
    Bene, è esattamente il contrario.
    E' vero, a leggere si resta senza fiato.
    Ci sono scene crude e forti.
    Ma se avete un figlio, è difficile che
    a un certo punto non sentiate
    il bisogno di fermarvi, chiudere il libro
    e andare di là, in cameretta,
    per dargli una carezza.
    A me è successo, davvero. Dormiva.
    E mi è venuto in mente quello
    che mi aveva detto un amico,
    un teologo di Bergamo,
    don Maurizio: "Fermati, fai un passo
    indietro e chiediti:
    "Cosa sarà di lui?".

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    1. Di quel romanzo ricordo quasi tutti i momenti. La sua brevità fa parte della sua perfezione. È un romanzo che nasce per sottrazione ed è un colpo di genio non aver svelato cosa sia quell'apocalisse, a quale epoca corrisponda, quale errore fatale abbiano commesso gli uomini. Il finale è di una tale forza da avermi strappato il pianto.

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  2. Oggi blogger fa le bizze...spero che il mio commento non svanisca ancora mentre lo scrivo. Non conoscevo McCarthy se non di nome, ma tu ne hai fatto un ritratto così intenso, che mi è venuta voglia di leggere qualcosa di suo come ci consigli. Non so però se inizierò da "La strada" o con "Non è un paese per vecchi". Quest'ultimo mi incuriosisce molto poiché ho amato il film tratto dal libro...chissà se il protagonista era descritto dallo scrittore con lo stesso caschetto esibito da Bardem :-D Hai ragione Luz sul fatto del senso di vuoto che si prova anche quando se ne va un personaggio famoso che ha fatto parte in qualche modo della nostra vita.

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    1. Ciao, cara Ninfa, felice di averti fatto sorgere il desiderio di leggerlo. Consiglio La strada per cominciare, ma se hai amato il film dei Cohen, anche l'altro va bene come inizio. Del resto, non è detto che occorra percorrerlo tutto questo scrittore, questo come tanti altri. I romanzi ambientati nell'ovest sono molto più complessi, a quelli passerei in un secondo momento.
      A proposito di Anton Chigurh, ti garantisco che nel romanzo è molto più spaventoso e grottesco. I dialoghi sono taglienti, immediati. Un manuale su come si scrivano, in effetti. Io ho amato talmente il libro da non essere riuscita a farmi piacere altrettanto il film. Bardem mi pareva un pupazzo, il doppiatore Roberto Pedicini, che di solito adoro, mi pareva del tutto fuori ruolo su questo personaggio.

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  3. Non l'ho mai letto anche se lo conoscevo. Quando ho visto che purtroppo ci ha lasciati mi è dispiaciuto, e mi è dispiaciuto anche che non ho mai letto un suo libro. Vidi il film Non è un paese per vecchi, ma non mi piacque, ma di solito i film dei grandi libri ( a parte rare eccezioni) mi deludono sempre. Da come leggo nel tuo post, era una persona vera, di quelle a cui non interessa il successo ma la felicità. Ci lascia un grande insegnamento e sicuramente dei grandi capolavori che dovrò aver cura di leggere.

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    1. Se non lo avessi scoperto tramite La strada, credo mi sarei persa qualcosa di grandissimo. Sono certa che con la tua sensibilità sapresti apprezzarlo.

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  4. Mi è dispiaciuto per la sua morte, però non ho mai letto i suoi libri, pur conoscendoli di fama, mi piacerebbe recuperarli, mi consigli di cominciare da La strada quindi?

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    1. Io ho cominciato da lì, ed è scattato qualcosa in me che mi ha portato a continuare. Potrebbe essere la soluzione migliore. :)

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  5. Ora più che mai so che dovrò leggere McCarthy, anzi che vorrò leggerlo. Lo dico da anni, proprio da quella tua recensione su La strada, sempre in elenco fra le cose da leggere (smaltirlo è sempre più difficile con tutti gli scrittori che vorrei conoscere). Ho letto molto su di lui, in seguito alla sua scomparsa. Ho deciso che la mia prossima lettura, dopo quella che sto ultimando, sarà proprio "La strada" e poi sono molto curiosa di leggere l'ultimo. Posso fare l'inverso oppure mi consigli di cominciare da quello che lo ha reso famoso?

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    1. Cominciare a leggere McCarthy da Il passeggero temo esponga al rischio di non apprezzarlo. L'ultima parte della sua piccola e significativa produzione si volge a una metafisica più complessa, forse bisognerebbe munirsi prima di quegli strumenti che possono offrire romanzi come La strada e Non è un paese per vecchi. :)

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  6. Un autore controcorrente, che ci ha insegnato non solo come scrivere ma anche come vivere. Quando penso a tutte le celebrità letterarie (e non) che sgomitano come matte per avere visibilità... Di lui ho letto "Non è un paese per vecchi" e poi ho visto il film, non ho letto "La strada" ma visto il film che mi angosciò terribilmente. Mi attira molto la Trilogia della frontiera...

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    1. Visto che ti piace il genere western io ti proporrei in particolare l'immenso Meridiano di sangue. La trilogia è un western postmodern, questo invece è ambientato nell'800 ed è davvero un capolavoro.

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  7. Ho chiuso il blog per ferie con un po' di anticipo.
    Ti auguro di passare una bella estate
    Un salutone e un abbraccio

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