mercoledì 16 novembre 2022

Vardø. Dopo la tempesta - Kiran Milwood Hargrave

Incipit: Quella notte Maren sognò che una balena si era arenata sugli scogli davanti a casa sua. 
Era scesa dalla scogliera fino al corpo ansimante, aveva appoggiato l'occhio contro l'occhio della balena e abbracciato la grande massa puzzolente. Per lei non poteva fare altro che quello. 
Gli uomini erano calati in massa dalle rocce come insetti rapidi e neri, i corpi massicci in un baluginio di lame e falci. Avevano cominciato a squarciare e tagliare prima ancora che fosse morta. 
La balena sussultava e tutti loro spietati la trattenevano con tenacia come reti tese attorno a un banco di pesci, e a Maren crescevano braccia sempre più lunghe e possenti - la stringeva tutta, forte - fino a non sapere più se era un conforto o una minaccia e non le importava, fissava solo l'occhio con il suo occhio, senza un battito di ciglia. 

Nella scorsa settimana, che sarebbe terminata con lo spettacolo, sono stata due giorni a casa, temendo un abbassamento di voce che avrebbe messo in pericolo la messa in scena. Coperta e bevande calde, e questo romanzo appena acquistato in sconto.
Ne avevo letto di commenti entusiastici, ma c'era a prescindere qualcosa, in quel titolo per cominciare, che mi portava a volerlo leggere, a maggior ragione perché la storia si dipana attorno a fatti realmente accaduti. 
Vi domando: sapevate che, nel XVII secolo, nell'alta Norvegia ci fosse stata una terribile caccia alle streghe? Sì, proprio quella persecuzione ai danni di donne innocenti, accusate di stregoneria e di atti inenarrabili. Qui avvenne in modi anche originali, non solo in stile Salem, perché furono perseguitati anche uomini e donne appartenenti all'etnia Sami, più nota come "lappone". 
PER ORDINE DEL RE
Se uno stregone, o un fedele, pur disponendo del sacrificio di Dio, della sua Santa Parola e Cristianità ciò nondimeno si dedica al diavolo, allora verrà gettato nelle fiamme e ridotto in cenere.
Dal Decreto sulla stregoneria (Trolddom),
Danimarca-Norvegia 1617
Attuato nella contea di Finnmark, 1620
Il decreto del re di Danimarca e Norvegia Cristiano IV diede il via alla persecuzione perfino in un luogo dell'estremo nord dell'Europa, lontano dai clamori della Storia.  
L'eccidio del 1621 è al centro della vicenda del romanzo, la persecuzione in quell'anno si concentrò attorno a una tempesta in mare avvenuta nel 1617. Le comunità di questi territori dell'estremo nord vivono di pesca e possiamo immaginare quanto difficile fosse la sopravvivenza in un secolo così lontano. Gli uomini rappresentano la garanzia di sostentamento, le donne partecipano alla forza lavoro ma come elementi che accudiscono case e prole. La sera della vigilia di Natale di quell'anno, un'improvvisa burrasca spazza via la piccola flotta di Vardø, uccidendo 40 uomini
Vengono a mancare mariti, figli, sposi promessi, fratelli. 
L'immane tragedia getta le donne del villaggio nella più cupa disperazione, ma le chiama anche alla missione di sostituirsi agli uomini dispersi e provvedere alla sopravvivenza con le proprie forze. 

Attraverso pagine in cui la scrittura è agile, efficace, entriamo in questo territorio dalla luce cruda, ne percepiamo l'umidità gelata che penetra nelle ossa, la laboriosa attività tutta femminile delle madri, delle figlie, delle giovani vedove. Non è un comunità in cui è facile muoversi, tantomeno adattarsi, se pensiamo a Ursa, la sposa del sovrintendente che lascia una fiorente Bergen per seguirlo fino a Vardø.
Suo marito, l'implacabile Absalom che si scava in lei una strada in notti in cui Ursa deve cedere ai suoi doveri coniugali, uomo fedele a un Dio concepito come terribile, soggiogato alle proprie ambizioni, alla strenua ricerca di un'occasione che lo renda uomo di potere, trova in Vardø il luogo perfetto.
Le donne di Vardø non sono tutte uguali. C'è il gruppo delle beghine - la fredda Toril in testa a tutte - che si stringe attorno al sacerdote e all'Absalom uomo di fede, e poi ci sono Maren, Diinna, Kirsten, diverse per mentalità e spirito, sensibili e libere. 
Coniugare due visioni differenti della vita e della fede è pressoché impossibile. A maggior ragione dopo la tragedia che ha spazzato via i loro uomini. 
Nella kirke, la chiesa del villaggio, si concentrano le dinamiche dell'intera comunità. C'è chi la frequenta con spirito autentico, chi per mostrarsi fedele dinanzi al sovrintendente, chi per quieto vivere mentre avverte lo scricchiolio pericoloso del cambiamento. 
Non conta che le donne abbiano trovato un loro equilibrio nel procurarsi il sostentamento, che abbiano imparato a gettare le reti al largo, a provvedere alla macellazione delle renne come facevano i loro uomini, conta cercare fino in fondo il nucleo della responsabilità della tragedia. 
E lì il racconto devia verso l'abisso.

Una famiglia sami nel XIX secolo


Secondo le stime, fra il 1593 e il 1692 vi furono 140 processi, 127 persone furono mandate al rogo, fra queste un centinaio di donne e in totale almeno una trentina di etnia sami. 
Diinna è una sami, questo fa di lei una sospettata, una "tessitrice del vento". Ma non dobbiamo lasciarci depistare dall'epilogo facile. La vicenda è molto più complessa, la maldicenza dilaga come un'ombra fredda che tutto distrugge al suo passaggio. Non c'è scampo per coloro che vengono additate pubblicamente, diventano capri espiatori, il loro destino è segnato. 
Sconvolge come questi processi di stregoneria venissero effettuati con una organizzazione puntuale e molto precisa. Tutto si svolge secondo la legge, perché la legge decreta che la donna impura deve morire. Si sa, la confessione veniva estorta mediante torture inenarrabili. 
Le cronache parlano di donne particolarmente resistenti alle torture. Avete mai visto un museo della tortura? A me è capitato, e sono rimasta scioccata da quanti metodi l'aberrazione umana possa inventare per arrecare del male a una persona senza ucciderla. 
L'atto della tortura non è solo aberrante ma la riprova di una perversione del male che poteva (e può, nei luoghi del mondo in cui viene ancora praticata) raggiungere livelli inimmaginabili. 
Chi resiste non viene lasciato in pace. Chi non confessa di essere strumento del diavolo non viene liberato, ma lo attende l'ordalia
L'ordalia dell'acqua - l'acqua è elemento principe in tutto il romanzo - non salva l'innocente. Semmai dimostra la sua innegabile colpevolezza. Non c'è scampo, non c'è mai stato scampo nei processi di stregoneria. Lo spettacolo osceno della morte, di una morte atroce sul rogo, rappresenta il trionfo del sistema, stigmatizza il potere sacro di una croce che condanna, che travisa totalmente i veri principi cristiani. 

Vardø, Norvegia del nord


La storia della chiesa conta secoli terribili, vergognosi atti di un passato mai cancellato. 
Le pagine di Storia che trattano di questi processi per stregoneria, diffusi a partire dalla metà del Quattrocento, quindi ben prima della Controriforma,  ci restituiscono un Europa in cui l'Inquisizione come strumento di indagine e di condanna causò 50.000 vittime. Eretici, ebrei, "sodomiti", donne e uomini accusati secondo le norme del Malleus Maleficarum, le cause della persecuzione furono disparate e dilagarono seguendo periodi intensi e periodi di calma relativa. L'ultimo processo e condanna alla pena del fuoco si spinse fino alla fine del Settecento. 
Le donne di Vardø, laboriose e tenaci, finirono nelle maglie di un sistema misogino, che ha preteso di distruggere la corruzione e il male uccidendo decine di innocenti, falcidiando i loro corpi prima e dopo le loro morti atroci. Questo romanzo ne ricostruisce i fatti salienti. 
A Vardø quegli eventi ancora oggi sono commemorati attraverso un memoriale dall'architettura solenne, nel silenzio della notte artica così come nei mesi in cui il sole non scompare oltre la linea dell'orizzonte.
Una sedia è stata posta in una struttura, da essa si alzano lingue di fuoco perpetue. 

Steilneset Memorial, Vardø

Vi è mai capitato di leggere di questi processi per stregoneria? Avete mai visto un museo della tortura?

12 commenti:

  1. È stato il primo libro che ho letto quest’anno: bellissimo! Ogni figura ( e l’ambiente) è tratteggiato mirabilmente. Storia dolorosa, ma che rivela anche la forza delle donne

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  2. Il libro è stupendo!
    Ho visto anche dei video sulla caccia alle streghe. Osceno e assurdo.
    I museo della tortura l'ho visto questa estate a Siena con mio marito e siamo usciti entrambi con mal di stomaco.
    Pensare che qualcuno sia riuscito ad inventare certe atrocità e qualcun altroad usarle è terribile

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    1. Ciao, Patricia! Ricordo anch'io le sensazioni del passare dinanzi agli strumenti utilizzati per la tortura. Marchingegni a volte anche molto complessi, meccanismi studiati per portare a dolore atroce ma fermarsi prima della soglia dello svenimento. E poi dovevano restare vivi. Mi hanno disgustato i tanti strumenti fatti per offendere e ferire colpendo le parti intime. Verso le donne una vera e propria ossessione con metodi che superano l'immaginabile. Non voglio neppure tanto riportarli alla memoria.

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  3. Non ho (ancora) letto in libro, ma abito nella diocesi di Novara, una delle più studiate per quanto riguarda i processi di stregoneria. Abbiamo anche uno "stregologo" di professione, che detto così fa un po' ridere, ma ha setacciato gli archivi per capire cosa è accaduto. I numeri usciti fanno paura. Da un lato pare che, essendo noi al confine con la Svizzera, ci fosse la paura che eresie e la riforma passassero le Alpi (i processi afferenti a questa tipologia vedono uomini e donne imputati in numeri simili). Poi abbiamo i processi più propriamente "alle streghe" che sono quasi sempre donne di villaggi isolati o delle alpi, spesso di etnia walser. Si tratta di popolazioni in cui era (in parte è ancora) sopravvissuta una spiritualità precristiana e dove probabilmente le donne portavano avanti tradizioni più antiche. Premesso che ci sono massi della fertilità usati ancora ai tempi dei miei nonni e che nel 2003 (2003!) per chiedere la fine della siccità in un paesino vicino al mio hanno riesumato un rito che terminava con il versare acqua su un masso coppellato (cioè inciso in epoca pre romana) da un lato capisco che quando arrivava un prete un minimo "acculturato" pensava che qui la gente fosse in balia del demonio. Fatto sta che le streghe sono state uccise a centinaia. Il processo più documentato, avvenuto verso il 1620, prevedeva una ventina di imputate. Di queste tutte tranne una muoiono durante la prigionia (il che la dice lunga sulle condizioni della detenzione). Sia agli atti che la sopravvissuta viene assolta. In effetti pare che non si debba fare di tutta l'erba un fascio: almeno qui a volte si assolveva, gli inquisitori avevano in effetti un desiderio di verità, il problema è che le condizioni della detenzione erano tali che spesso al processo non si arrivava.
    Infine nel paese in cui abito l'ultima strega ufficialmente perseguita l'abbiamo avuta a metà del 1800 (metà 1800!!!). Ma abbiamo streghe molto più recenti. La "Maria aggiustaioss", una signora che rimetteva a posto le lussazioni e curava con le erbe era ancora in attività verso il 1980 e fino a una ventina di anni fa in uno dei paesi più sperduti c'era in attività una "strega" ufficiale. Aveva tanto di capanna nei boschi dove riceveva e vendeva le sue pozioni (giuro, me ne ha parlato un etnologo che è andato a intervistarla). E io abito in Piemonte, non in chissà quale landa sperduta...

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    1. Grazie per questo commento prezioso, Antonella. In fondo non stupisce quello che racconti. Anche nella mia regione di origine si raccontano molti fatti di questo tipo. Non penso sia mai avvenuta una caccia alle streghe, anche perché ci sono tradizioni, ancora oggi vivissime, protette dalla comunità. In ogni provincia ci sono paesini in cui vive almeno una donna di queste, che sa destreggiare erbe per curare, usa le mani come un taumaturgo, fa pozioni. Ebbene sì, pozioni vere e proprie che possono essere utilizzate in svariati casi, in particolare per la conquista di denaro e amore.
      Fa riflettere il fatto che in molte regioni del sud queste figure non siano mai state perseguitate, invece è noto che la caccia a donne ritenute strumenti diabolici e persecuzioni che riguardarono gli eretici siano state parte della Storia di regioni di confine.

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  4. Non ho letto questo libro, ma ho visto i film La lettera scarlatta (quello con Demi Moore) e La seduzione del male, entrambi a loro modo parlavano delle donne e delle streghe. Condannare le donne per i peccati degli uomini é una modalità di sottomissione delle donne, perpetrata dalla chiesa e dalla società in generale, dalla notte dei tempi a pensarci anche in tempi più recenti.
    Ho visitato qualche tempo fa in alcuni musei le camere delle torture, le ho trovate davvero terribili, l’idea di procurare dolore insopportabile scientemente a un essere umano (ma anche a un essere vivente anche animale) mi provoca un notevole senso di angoscia...

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    1. Ricordo quel film e anche il romanzo di Hawthorne da cui fu tratto. Anche in quelle società puritane la chiesa si fa garante di tutta una serie di norme sociali e agisce contro i "peccatori" esercitando coercizione. Tempi terribili, e si tratta di questo nostro occidente avanzato.

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  5. Ho letto il già citato La lettera scarlatta, ma il primo ricordo è ne Il nome della rosa, anche se il periodo è antecedente. Diciamo che sono romanzi che evito, perché mi sale solo tanta rabbia per la stupidità e la cattiveria umana, che riesce persino a farsi scudo dietro un libro sacro...
    Poco tempo fa ricordo di aver letto che il Parlamento Scozzese sta per graziare, postume, quasi 4000 persone accusate e morte per il Witchcraft Act. La stessa Primo Ministro Nicole Sturgeon ha già presentato le scuse formali, un atto secondo loro dovuto perché alcune discriminazioni vigenti oggi in altri paesi ha radici storiche in quei secoli bui. Leggendo poi la saga Outlander di Diana Gabaldon, il personaggio di Geillis Duncan, accusata di stregoneria, prende il nome da una donna realmente esistita, accusata di stregoneria nel famoso processo North Berwick (che è per altro il paesino sulla costa, a sud est di Edimburgo, dove sono stata lo scorso maggio a piantare alberi da frutto per My Peak Challenge e One Tree Planted!). In quel processo di massa vennero accusate quasi un centinaio di persone, torturate e condannate a morte. Geillis Duncan solo perché usciva a passeggio di sera e secondo qualcuno aveva poteri di guaritrice...
    Conosco diversi musei della tortura, volevano farmi vedere quello di Siena e anche quello di Edimburgo, ma mi rifiuto sempre. Sono luoghi dove mi sembra di sentire le grida di dolore e sofferenza uscire dai muri.

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    1. Immagino cosa possa essere quel museo della tortura di Edimburgo. Proprio nei luoghi da te citati (e amati) gli echi di questi processi e poi delle pene capitali giungono ancora fino a noi, perché davvero non possiamo accettare tanta "stupidità e cattiveria" come tu le definisci. E iò fatto che un libro sacro sia diventato nei secoli la fonte di tanta malvagità è a dir poco osceno. Come se l'insegnamento di Cristo non fosse mai esistito. Non è stato neppure più cristianesimo quello della chiesa inquisitoria. Cristo avrebbe gettato il suo disprezzo su una chiesa che mandava a morte essere umani in questo modo. Cristo che si adirò per il mercimonio dinanzi al tempio, immagina come avrebbe guardato quella chiesa.

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  6. Grazie per avermi prestato questo libro: l’ho letto volentieri e apprezzato lo stile su cui tu avevi puntato l’attenzione. Io sono cattolica, ma lo ammetto, non amo molto la Chiesa Istituzione: in passato in nome di Dio sono state fatte cose assurde e l’Inquisizione ne è la testimonianza peggiore. Detesto gli estremismi di ogni religione, l’integralismo ha ucciso migliaia e migliaia di persone e io credo e ho fede in ben altro. Dunque questa storia mi ha fatto detestare certe convinzioni, ( ho provato una simile sensazione quando ho letto la Atwood del racconto dell’Ancella.) Vardo mi è piaciuto, è scritto benissimo, l’autrice è anche poetessa e si vede (adoro la prosa poetica), ma ho un disappunto, che conto di svelare in un post. Penso che lo scriverò, ormai, nell’anno nuovo. 😉

    Marina

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    1. Mi piacerà leggere quel tuo post. È un argomento controverso ma apre diverse possibilità di ragionamento.

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