Incipit: Quando la Luna è sorta nel Terzo Salone Settentrionale sono andato nel Nono Vestibolo per assistere alla congiunzione di tre Maree. È un evento che accade solo una volta ogni otto anni.
Il Nono Vestibolo è un luogo straordinario per le tre grandi Scalinate che contiene. Lungo le sue Pareti corrono file di Statue di marmo, centinaia di Statue che si innalzano, un Livello dopo l'altro, fino a raggiungere vette lontanissime.
Definire questo romanzo, pubblicato pochi giorni fa da Fazi, al momento fra i più venduti e discussi, è difficile. Non mi era mai capitato di gettarmi letteralmente su un titolo nuovo di uscita, per altro ne ho ordinato la versione con taccuino in regalo allegato, una chicca imperdibile.
Riflettevo sul suo genere proprio sulle ultime righe e mi sono detta che "thriller fantastico e psicologico" sia il tipo di collocazione più congeniale.
Se non esiste questa classificazione, la faccio mia, perché davvero non saprei quale altra etichetta attribuirgli. Definirlo "fantasy", come leggo in giro, è certamente fuorviante e improprio.
Quello che mi ha attratto dei millemila riferimenti a questo romanzo è stata la certezza che vi si narrasse una storia sui generis, ambientata in una Casa fatta di saloni infiniti e migliaia di statue. Già questo solleticava non poco la mia curiosità. Poi questo titolo, il nome altisonante che ricalca il celebre incisore del XVIII secolo, artista della forma, delle architetture visionarie.
Piranesi fu tra gli ideatori dell'immaginario gotico, leggo in rete, un artista ammirato e citato in pieno Romanticismo da autori come Walpole, Hugo, Coleridge. Capace di immaginare e dare forma a visioni nuove, riferimenti al labirinto, qualcosa collocabile fra l'antico mito e le visioni dell'uomo moderno.
Un giovane di nome Piranesi, insomma, è il nostro protagonista, una voce narrante che vive la Casa e la sua spazialità dilatata, un tempo scandito da maree e il nidificare di uccelli appartenenti agli oceani, fra enormi statue riproducenti minotauri e umanità varia.
Nel romanzo si possono ravvisare alcuni elementi portanti:
lo spazio, dapprima bidimensionale e prospettico, poi tridimensionale, quando la trama si infittisce;
il tempo, privato di una sua origine e senza un limite, segnato dall'arrivo di un albatros (con un riferimento a mio parere alla celebre poesia di Baudelaire, fra righe che ne rievocano la possanza e la semplicità fra gli uomini), oscillante assieme alle acque che inondano le centinaia di saloni e infondono un ritmo alla Casa;
l'identità, perché non sappiamo perché e quando Piranesi sia arrivato nella Casa né sappiamo il suo vero nome, giacché Piranesi è un nome che l'Altro gli attribuisce;
la memoria, una componente che Piranesi sente di possedere come valore ma non come capacità di ricostruzione degli eventi. Quello che può fare è tenere un diario e trascrivere, annotare, cercare di fissare una sequenzialità alle cose.
Mi sono reso conto che la ricerca della Conoscenza ci ha incoraggiato a pensare alla Casa come se fosse una sorta di enigma da sciogliere, un testo da interpretare, e che se mai scoprissimo la Conoscenza, allora sarebbe come se alla Casa venisse strappato via il Valore, lasciando una semplice scenografia.
C'è qualcosa di profondamente poetico, che mi è piaciuto molto.
La forza del racconto sta nel poter andare assieme a Piranesi fra quelle migliaia di saloni, seguirlo nelle sue esplorazioni, la sete di conoscenza, il rispetto per le ossa un tempo ritrovate e ricomposte in una sorta di cimitero-tabernacolo. Di chi sono quelle ossa? Piranesi non lo sa, ma in lui prevale il valore della conservazione e della preservazione delle ossa dalle maree.
L'Altro.
Giovan Battista Piranesi, Carceri (1745) |
Due volte alla settimana si materializza un uomo, l'Altro, che fa di lui uno strumento per saperne di più della Casa e svelarne i segreti. La ricerca è lunga, estenuante, infinita, perché la Casa non ha limiti, ma lui si presta con grande dovizia, perché il dialogo lo conforta.
Non che Piranesi sia insoddisfatto della sua permanenza in questo luogo labirintico. Lui ama la Casa, che viene percepita come avente una personalità propria, ne conosce i ritmi, perfino i "bisogni".
Le decine di uccelli che la abitano vi costruiscono nidi, il giovane "parla" con queste creature così come sa rivolgersi alle statue, che gli appaiono come guardiani silenti eppure dotati di un'anima.
Le scale sono innumerevoli, sembrano essere state costruite per dei giganti.
Per nutrirsi, Piranesi ha imparato a costruirsi una rete e pescare, i suoi abiti sono logori, ma l'Altro gliene fornisce di nuovi. Piranesi a volte diventa un tutt'uno con le acque, che gli danno nutrimento, le conchiglie adornano i suoi capelli, si intrecciano alle sue vesti.
Ci sono luoghi oscuri nella Casa, devastati dalle maree. Luoghi in cui la luce penetra appena, visitarli richiede coraggio. Eppure Piranesi è disposto a rischiare, sembra un Robinson, un naufrago che ha imparato a sentire ogni palpito del luogo, e a farlo proprio.
La Conoscenza che cerchiamo non è una cosa nuova. È antica. Molto antica. C'è stato un tempo in cui le persone la possedevano e la utilizzavano per fare grandi cose, cose miracolose. Avrebbero dovuto proteggerla. Avrebbero dovuto rispettarla. Ma non lo hanno fatto. L'hanno abbandonata in nome di quello che chiamavano progresso. E tocca a noi recuperarla. Non lo stiamo facendo per noi stessi; lo facciamo per l'umanità. Per riportare indietro una cosa che l'umanità ha stupidamente smarrito.
Dunque?
Susanna Clarke |
Sarebbe stato perfetto, mi dico, invece è un'occasione mancata. Si sarebbe potuto trattare di una mente disturbata che immagina di trovarsi là, oppure di uno stato di coma profondo e pertanto un modo di reinterpretare la realtà. O semplicemente di una piccola grande fiaba pieni di significati. Invece resta qualcosa che non può né deve essere definito, classificato, che pure è una buona idea, ma su cui si innesta un mistero da risolvere, un thriller.
Insomma, la Clarke aveva in mano l'occasione perfetta per creare uno scenario potentissimo dalla prima all'ultima pagina, invece, a mio parere, ne banalizza il nucleo, fino a quando mi è sembrato di trovarmi dinanzi all'ennesimo prevedibile thriller psicologico con ingredienti prestati dal fantastico.
Che peccato! Sarebbe stato un monumento all'immaginifico, all'inventiva.
Questo però non basta a farmi pentire di averlo letto, perché Piranesi merita a prescindere.
La scrittura è fluida, senza fronzoli, le descrizioni hanno qualcosa della moviola cinematografica, percepiamo lo sciabordio delle acque che scorrono sui marmi dei pavimenti e delle statue, il loro ruggire quando sono agitate e mutano di colore, il frusciare delle ali degli uccelli, il suono del vento fra le sculture.
La Casa e il mare, il volo degli uccelli e l'imperversare degli elementi sono i grandi protagonisti di questa storia.
Siete curiosi di leggerlo? Vi piacciono questo tipo di storie?
Ah, ho visto il libro proprio questa mattina e ho pensato che fosse un romanzo storico con protagonista l'incisore! Ops. Tu lo descrivi in modo molto affascinante. Mi segno di dargli un seconda possibilità!
RispondiEliminaMa sai che quando lo vidi per la prima volta lo pensai anch'io? Inganna, perché pensi che una scrittrice inglese non avrebbe motivo alcuno per dare un nome simile al protagonista di una storia del tutto inventata. Devo dire... nome azzeccatissimo. Ti potrebbe piacere molto l'intreccio.
EliminaDi Piranesi ne avevo sentito parlare per la prima volta in una prefazione proprio quando lessi "Il Castello di Otranto" poi una mia cugina architetto mi parlò a lungo di lui. Intuile dire che il romanzo m'interessa molto.
RispondiEliminaLa scrittrice riesce a sostanziare in maniera solida il personaggio, che è un giovane uomo. Anzi, la storia è molto al maschile, e potrebbe piacerti molto.
EliminaCara Luana, credo che a sto giro passerò. Non perché la tua recensione non sia valida, anzi, è sempre molto ricca e completa ed è un piacere tutte le volte sentirti parlare dei libri che leggi. Ma la trama di questo non mi ha acchiappata. Il genere, ormai, non mi condiziona del tutto, ma qui, non so, ho l'impressione che la storia potrebbe annoiarmi.
RispondiEliminaNon so perché, ma non te lo avrei consigliato io stessa. :)
EliminaÈ un po' come Murakami, o il realismo magico di tanti scrittori sudamericani (ma ovviamente non stiamo parlando di quei livelli): o lo si ama o lo si odia.
Il taccuino? Non avevo idea che la Fazi avesse tirato fuori dal cilindro un'edizione premium.
RispondiEliminaLa tua idea del labirinto della mente è molto intrigante. A pensarci bene, però, non è una cosa che mi aspetterei dalla Clarke perché anche nel suo precedente lavoro — Jonathan Strange & Mr. Norrell — l'altro mondo/luogo è qualcosa che esiste al di fuori della mente. D'altro canto La casa di Piranesi è stata creata e si alimenta con i pensieri che sfuggono alle menti delle persone nel nostro mondo, se ricordo bene.
Non conoscevo la Clarke, quindi ho letto di questo precedente titolo solo recentemente. Sul come si alimenta la Casa, la sensazione è di una trama "sospesa". Io per esempio non avrei fatto tornare Piranesi al mondo reale. Mi è sembrata una banalizzazione totale.
EliminaNon conosco il libro e neanche l'autrice, ma l'argomento è di quelli interessanti perché Piranesi (un po' come Maurits Cornelis Escher) hanno la capacità di scavare nella psiche tramite i loro disegni. Mi segno comunque il libro che segnali perché è molto interessante
RispondiEliminaUn saluto e bel post
Sì, l'idea che genera l'intreccio penso sia stata ispirata proprio da un sistema sul modello di Escher, oltretutto i disegni di Piranesi fornirono ispirazione.
EliminaGrazie, come sempre.
Mi pare di non aver mai letto niente del genere. Forse è un buon motivo per farlo
RispondiEliminaPotrebbe piacerti molto. :)
EliminaOh, finalmente qualcuno che lo ha letto! Inteso qualcuno che conosco e di cui mi fido ;)
RispondiEliminaDi questo Piranesi ho seguito l'enorme campagna promozionale di Fazi, subito dopo Midnight Sun di Stephenie Meyer, l'ultimo capitolo della saga Twilight. E dato che lo promuovono come un fantasy, stessa serie di copertine con sfondo nero, mi suonava strana l'immagine che mi evoca più un romanzo storico ad ambientazione ...greca? Non avevo associato quel Piranesi del titolo all'altro Piranesi. Né conoscevo Susanna Clarke e precedenti opere, anzi, una precedente opera, ben 16 anni fa (per cui questo Piranesi potrebbe aver avuto una gestazione di 16 anni, come Il Signore degli Anelli, per dire). Ora, il tema della Casa come l'hai descritta tu potrebbe anche incuriosirmi, è in linea con tanti film che mi acchiappano proprio per l'ambientazione totalmente differente. Però molte di quelle pellicole finiscono con un mio "Bah, tutto qui? Tutto sto casino per cosa? Che americanata..." :D
Inoltre vedo che le recensioni di dividono proprio, tra l'eccellente assoluto e il sufficiente, poteva impegnarsi di più. Ci penso ancora un po'.
Ecco, io mi colloco lungo la linea di "Bah, tutto qui? Tutto sto casino per cosa?".
EliminaE credimi, avrei voluto essere dinanzi alla Clarke e scuoterla. Ma dico, hai in mano una delle più belle idee degli ultimi tempi, magistralmente descritta, e poi ne fai un romanzetto thriller psicoqualcosa? No no no. Poteva essere la rivelazione del decennio se ben gestito 'sto tesoro.
Se avrai voglia di leggerlo, vale comunque tutta la prima parte, di un romanzo comunque breve.