Cari e care, rieccomi dopo giorni memorabili e una settimana nella quale sto cercando di recuperare dormite e impegni lasciati in sospeso. Questa volta non potrò tener fede all'abitudine di pubblicare dopo l'esperienza teatrale il post nel quale la racconto nei dettagli, purtroppo non sono venuta in possesso delle foto "ufficiali" scattate durante lo spettacolo né il video è ancora pronto, quindi mancherebbero alcuni ingredienti essenziali.
Di una cosa però posso scrivere: la felicità, la gioia scaturita da tutto ciò che finora è stato.
Foglie d'erba è stato un successo (e continuerà la sua strada nel piccolo teatro romano in cui siamo di casa, a fine novembre) e non sono stati pochi i momenti in cui abbiamo assaporato la gioia di viverlo. In scena e fuori dalla scena, in tutti quei momenti riservati alla Compagnia, fatti di risate, riflessioni, discorsi, correzioni del tiro, dolcissimi pianti. Condividere la scena con ragazze molto giovani e piene di passione e determinazione, cosa può esserci di meglio?
La gioia si è tramutata in felicità in diversi momenti in cui il pubblico ci ha investiti con affetto e gratitudine. I miei personali momenti di felicità sono stati due ed entrambi consistono in lunghi, lunghissimi abbracci.
Avete presente l'abbraccio che si protrae? Quello che non finisce subito ma nel quale le due persone restano immobili, avvinghiate, diventando un unico corpo? Ecco, a me Foglie d'erba in questa edizione me ne ha donati due di questi abbracci. Due magnifici abbracci di gruppo. Uno condiviso con due miei alunni di prima classe, due undicenni, Alessandro e Aurora, che dopo aver visto lo spettacolo mi hanno raggiunto improvvisamente in palcoscenico e sono corsi ad avvinghiarsi a me. Abbracciare la prof di Italiano, commossi, due uccellini frementi, piccoli e tenerissimi, restare avvinghiati per almeno trenta secondi, mormorando "prof...". Questa è stata felicità.
Poi un abbraccio ancora più imponente, toccante, profondo, immenso. L'abbraccio che ha unito per almeno un minuto me, Claudia, Gaia e Chiara. Sono state le protagoniste di Foglie d'erba di nove anni fa e hanno visto la prima, le ho chiamate a me e hanno fatto l'impossibile per esserci, loro che sono giovani donne ormai non più sul territorio.
Hanno ricevuto con noi gli applausi della platea e poi sono rimaste lì, con me, noi quattro in lacrime e tremanti a dirci "non è possibile che lo stiamo vivendo davvero...".
Qualsiasi altra parola non può descrivere ciò che è stato, mi soffermo a pensare alla felicità, a quella felicità, consapevole di averla toccata, vissuta.
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| Assieme a Gaia, Claudia e Chiara |
Ecco, per me la felicità in questo mio presente è esattamente questo, e per voi?
Vi lascio un bellissimo passaggio del grande maestro Camilleri.
Non ho mai avuto aspirazioni alla felicità. Ho avuto ispirazioni alla marmellata. Cioè, volevo la marmellata e me la prendevo e me la godevo, ma non ho mai considerato le varie marmellate della vita come felicità.Io penso che la felicità sia una folgorazione. Ti arriva mentre meno te l'aspetti e forse mentre meno te la meriti, ed è fatta di un nulla... Io sono stato felice, ma per pochi attimi e per cose inspiegabili.Un giorno, in campagna, un odore improvviso di un'erba, la citronella, mi entrò attraverso le narici, mi entrò nei polmoni, nel sangue, nel cervello. Mi venne voglia di cantare ad alta voce e in quel momento, veramente, credetemi, sentii il mio Essere in armonia con l'universo. Non col mondo, con l'universo, con le grandi costellazioni, con il grandissimo Nulla, dentro il quale fui, per un attimo, felice di perdermi. Ecco, questa è stata per me la felicità: un momento.


ti sto abbracciando anch'io, per tutto il tempo che vuoi tu
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