Il tempo passa in fretta, è una variabile con la quale in età matura fai i conti di continuo.
Ebbene, qualche giorno fa mi sono ritrovata per le mani i miei libri su e di Virginia Woolf, libri che ho "attraversato" diversi anni fa, il cui ricordo è ancora vivo. Vorrei rileggerne alcuni, perché vale quello che ha detto Marcello Fois nel bellissimo incontro avvenuto a Più Libri Più Liberi (Marina Guarneri, la mia compagna di scorribande letterarie ha scritto qui della nostra giornata alla kermesse libresca): fra i 50 e i 60 anni si deve leggere e rileggere perché è il decennio perfetto per gustare appieno la vera letteratura.
Sono trascorsi quasi 10 anni dall'epoca in cui lessi la Woof per il mio spettacolo teatrale Falene, ora vorrei farlo per capire meglio, per entrare fino in fondo nel circuito stupefacente delle sue parole.
D'altra parte, si può scoprire una donna come Virginia Woolf anche in età matura, regalandosi il gusto di un lento svelamento. Perché Virginia si svela lentamente come una grandissima donna: intelligente, estremamente sensibile e profonda, un mix che si concentra in tutto ciò che ha vissuto e scritto. Interpretarla in una pièce teatrale poté sembrare azzardato, e difatti un'operazione simile richiese coraggio e fiducia nelle proprie possibilità. Per poterla portare in scena, lo studio fu complesso. Mi regalai anzitutto l'interessante biografia di Nadia Fusini, la massima conoscitrice della Woolf in Italia. Lessi La signora Dalloway, Orlando, Una stanza tutta per sé. Che mirabile viaggio feci! Sfogliai le sue fotografie, lessi diversi suoi scritti e pensieri, le guardai gli occhi degli anni felici.
Imparai che Virginia Woolf non è la donna cupa che tanti hanno descritto. È (perché resterà sempre) una donna straordinariamente vivace e appassionata e amante della vita - quale immensa contraddizione in quella morte cercata e ottenuta! Mi commossi dinanzi alle foto delle sue feste in casa, a quella gioventù gaudente che ha alimentato con la sua ospitale cordialità e l'intento di creare cattedrali di pensiero. Guardate tutto quello che riguarda Bloomsbury e lo saprete.
Virginia è una scrittrice immediata, procede per lampi di intuizione e pertanto la sua scrittura è come "ondeggiante" fra l'adesso e i pensieri. Straordinaria. Ma allo stesso tempo forte, vagamente androgina, cerebrale, unica.
Dalla bella biografia di Fusini, Possiedo la mia anima - adesso nella nuova veste editoriale Feltrinelli - si apprende che sul piano esistenziale la vita di Virginia, dall'infanzia fino alla morte, è stata tutta una violenza e un caos di cui ha pagato lo scotto - molestie subite nella giovane età dai fratellastri incestuosi, da un padre sottilmente ricattatore e da tutto un crogiolo di scambi/identificazioni entro un contesto duplice: socialmente conformista e allo stesso tempo anticonformista nella mente di Virginia.
Scotto pagato anche dal marito Leonard, che nutrì per lei un amore protettivo-paterno, entro il "gioco psichico" dei contrari. Leonard Woolf è stato di certo l'unico vero amore della sua vita, a fronte di un patto che lui accettò coraggiosamente, un amore gratuito e dedicato senza essere o poter essere completo, viste le scelte sessuali della scrittrice.
In realtà,Virginia, per lo stato psicotico che condizionava la sua mente, ebbe poco per gli altri, nel senso d'un dono gratuito di sé, pur avendo quella grande sensibilità senza la quale non avremmo avuto questa scrittrice dell'intuito originalissimo.
Virginia è stata narratrice che ha sperimentato forme di scrittura nuove, per flash intuitivi potremmo dire, capaci di leggere un di più di realtà, piani di essa che la ragione non coglie. Ma cerchiamo una definizione dello stile woolfiano.
Forse non c'è romanzo della Woolf come La signora Dalloway a esprimere un tipo di narrazione che risulta essere una dilatazione del tempo. Non più l’immagine classica del tempo, una linea retta, un cammino lungo una strada, la strada della vita narrata – per cui si lascia il passato alle spalle, e il protagonista procedendo non è più quello che era prima, ma è cresciuto e maturo - ma un filo che si arrotola a spirale nella sua coscienza.
In questo romanzo pertanto c’è la dilatazione del tempo, l’inconscio freudiano, la frantumazione dell'io, il tema dell'incomunicabilità - alcuni dei caratteri tipici della più alta letteratura del Novecento.
Proprio per questa frammentarietà che non tiene conto della fluidità del tempo quanto piuttosto di quadri narrativi animati da un gioco a scatole cinesi, ricordo di aver finito La signora Dalloway ed essermi sentita come "stordita", perché il flusso di coscienza woolfiano è così che ti lascia.
Proprio per questa frammentarietà che non tiene conto della fluidità del tempo quanto piuttosto di quadri narrativi animati da un gioco a scatole cinesi, ricordo di aver finito La signora Dalloway ed essermi sentita come "stordita", perché il flusso di coscienza woolfiano è così che ti lascia.
Ecco, desidero tornare a questo flusso di coscienza, ritrovarlo dopo tanti anni per capire cosa voglia dirmi adesso. Rileggere Virginia Woolf, sono certa, è un'esperienza sempre nuova.
Avete mai letto un suo libro? Vi capita di rileggere romanzi dopo molti anni e trovarli molto più belli e "rivelatori"?
Riletture in genere non ne faccio, anche perché una seconda lettura non mi da mai l'emozione della prima.
RispondiEliminaDi Virginia Woolf ho letto "Gita al faro", "Orlando", "Fra un atto e l'altro", "Le onde", "Una casa infestata e altri racconti" oltre al saggio "Una stanza tutta per se" e una raccolta di suoi scritti di vario genere (articoli su periodici, recensioni, etc.) Sai, ai tempi dell'università mi aveva talmente appassionato che avrei voluto fare la tesi di laurea sulla sua opera, ma poi andò diversamente (saprai bene che raramente uno studente può scegliere l'argomento della tesi, in genere deve adattarsi al "suggerimento" del suo relatore).
Ha una prosa così poetica, una capacità di sondare le emozioni dei suoi personaggi (e di emozionare chi le legge) che pochissimi altri autori riescono a raggiungere agli stessi livelli.
È bello sapere che Virginia Woolf possa appassionare un giovane studente, che legge voracemente molta parte del repertorio woolfiano e poi vorrebbe approfondire il tutto, con una tesi di laurea. Peccato, sì, che poi alcune norme non scritte ma imposte in ambito universitario facciano deviare dai migliori intenti. Avrei letto più che volentieri quella tesi, purtroppo esistente solo in un antico desiderio mai realizzato.
EliminaLa valutazione di Virginia Woolf non può essere separata dalla sua malattia mentale.
RispondiEliminaIl problema non è amare Virginia, ma domandarsi che scrittrice e donna avremmo letto una volta liberata dal disturbo bipolare?
Probabilmente no. Ma non scinderei talento da disturbo bipolare. A volte questi fenomeni così unici coincidono e creano una specie di elettricità. Anche Alda Merini ne è un esempio. :)
EliminaLa Wolf l'avevo letta anni fa, negli anni '70 tramite alcune amiche femministe e grazie ad un professore alle superiori un po' alternativo rispetto a molti suoi colleghi. Nel senso che negli anni '70 alle superiori ho avuto un professore di italiano che ci faceva leggere ogni mese un libro e poi dovevamo spiegarne il contenuto in aula, con voto, davanti a lui a tutta la classe. Ho ancora oggi un gran bel ricordo di quel professore.
RispondiEliminaNon ho più riletto la Wolf negli anni seguenti e neanche di recente ma provvederò. Invece negli ultimi dieci anni spesso rileggo libri che avevo letto nel passato e li trovo ancor più belli di prima, difficile che rimanga deluso. Così attuo una sorta di "rilettura e revisione" di molti autori che ho letto in passato e le sorprese sono sempre tante. Scopro sempre cose nuove...
Un salutone e alla prossima
Quanto è bello quando a scuola si incontrano buoni maestri. Guarda come a distanza di quasi 50 anni ricordi quello che ti ha regalato l'esperienza di un professore "alternativo", diciamo non allineato ai soliti programmi. Poi gli anni Settanta sono stati una scoperta sotto tanti punti di vista. Anche a me capita di rileggere e amare ancora di più. Mi è successo con "Jane Eyre" e "Possessione".
EliminaPasso ancora una volta per farti gli auguri di buone feste e buon natale per te e per tutti coloro a cui vuoi bene. Con il mio blog ci rileggiamo a ridosso di capodanno.
RispondiEliminaUn salutone
Buone feste a te e tanta serenità con i tuoi cari. A rileggerci presto, allora. :) (L'ultimo mio post dell'anno sarà quello della somma di tutte le letture del 2022)
EliminaQuanto mi pento di non essere venuta a quell’incontro con Fois! La sua frase è verissima e io che sono dentro quella fascia d’età me ne sto rendendo conto. Infatti, visto che ne parli (come sempre al meglio),ho intenzione di rileggere La signora Dalloway, che lessi al liceo, ma non mi piacque tantissimo. Ricordo poco, in verità, e sono certa che adesso saprò rivalutarlo. Lei, Virginia Woolf, non so perché mi ha sempre inquietato e visto il suo passato credo di capire le ragioni del suo malessere. Ho pensato molto a lei quando ho letto che amava e stimava oltremodo Proust: le darò nuove possibilità, perché ormai mi sono votata ai classici e quelli poco conosciuti meritano di essere recuperati.
RispondiEliminaMarina
Pensa che Fois ha detto, fra tante cose, perfino che è giusto non amare i grandi classici negli anni di liceo. I classici, lui dice, non vogliono essere amati, vogliono essere anzitutto scelti dal lettore ideale e reale (ho dedicato un post a questo argomento, se ricordi), che non può avere 16/17 anni se non in casi rarissimi. I classici sono pietre miliari, lì ferme immobili e in grado di non subire la consunzione del tempo. Riprendere in mano un classico in età adulta può donare una particolare folgorazione. Mannaggia, avresti preso tanti appunti anche tu. :(
EliminaIntanto ho trovato questo video con Fois, non manca mai di parlare di classici ed è davvero un grandissimo oratore: https://www.youtube.com/watch?v=6pngTAjYN8g
Lo vedrò. Mi interessa. Sai che io, invece, sto seguendo il podcast "Chez Proust" e in un'intervista a uno che conta (adesso non ne ricordo il nome), questi diceva che ha letto la Recherche a 16 anni e se n'è innamorato allora? A me, onestamente, sembra anomalo: questa è letteratura che puoi apprezzare solo "da grande" (giusto a proposito del tuo commento). Evidentemente, questo lettore di Proust giovanissimo è fra i "rarissimi" di cui dicevi :)
EliminaNon fatico a crederci, perché mi è capitato di imbattermi in una giovane ragazza che avrebbe potuto apprezzarla anche a 14 anni. Un piccolo genio, una sempre "avanti", e tu l'hai anche conosciuta da lontano. Ai tempi di Foglie d'erba, Flavia, la giovane ribelle nel ruolo di Charline Dalton, che è stata da sempre una bambina e poi una ragazza "dotata". Quello che gli americani chiamano "gifted". Ha consumato al liceo volumi di filosofia andando ad approfondire oltre il programma, ma è stata così un po' in tutto. Ora frequenta la Facoltà di Medicina.
EliminaChe bell’articolo, Luana! Mi ritrovo molto nella lettura attenta e delicata che hai dato di Virginia. È una sorpresa che si rinnova la rilettura dei suoi scritti, in particolare quelli che, letti a venti, trent’anni risultavano più criptici. È , come dici tu, il miracolo di una sensibilità e di una creatività che non deludono mai. Cari saluti! Giacinta
RispondiEliminaEsattamente come hai saputo esprimere tu, con parole diverse. Cari saluti a te, Giacinta. :)
EliminaNon ricordo di aver letto nulla di Virginia Woolf, forse Gita al faro alle superiori, ho memoria di una copertina, ma è passato tempo e comunque non devo averlo compreso. Ho voglia di leggere La signora Dalloway, ma soprattutto da un po' Una stanza tutta per sé è sul mio tavolino e non mi decido a leggerlo... sembra molto denso, e importante, e mi pare sempre di non essere nell'umore giusto per apprezzarlo. Vedremo nel 2023.
RispondiEliminaUna stanza tutta per sé è molto bello e potrebbe piacerti molto, è un saggio femminista illuminante per certi aspetti.
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