lunedì 26 settembre 2022

Il caffè di Luz e Marina: i sette vizi capitali... l'ira

LUZ   Cara Marina, eccoci giunte al penultimo nostro caffè sui Sette vizi capitali. Riprendiamo dopo un po' di mesi per completare il nostro percorso. Cosa porti di buono da mangiare? Sono curiosa di scoprire come lo accordi con questo vizio di cui tutti/e siamo vittime prima o poi: l'ira.

MARINA  Ben tornata dalle vacanze, Luana! E così siamo di nuovo alle prese con i “nostri” vizi: da questo qui - ahia - direi che non posso prendere le distanze. Ma ora sediamoci comode e, tra un dolcetto al cocco e un altro (sono i miei batuffoli “cocco-losi”, in genere li preparo per smaltire tensioni o stati di nervosismo), scopriamo, come al solito, le nostre debolezze.
Diresti mai, conoscendomi, che sono una persona irosa?

LUZ   No, non lo direi. Io ti vedo come una persona che anzitutto ha saputo fare in modo che in casa propria non ci siano conflitti. E se ci sono discussioni, non sono mai liti. Vedo te e l'intera famiglia come persone pacate e sorridenti e vi immagino sereni. Insomma, non ti immagino portare la voce a un volume alto e a un tono collerico. Per farti arrabbiare cosa ci vuole? Da come ti conosco, immagino chissà che debbano infliggerti per farti adirare. :)

MARINA  In generale devo dire che sì, sono una persona abbastanza mite e ho una pazienza duratura, ma non infinita, nel senso che accumulo finché posso, ma non mi scivola tutto proprio tutto e quando il vaso è stracolmo viene fuori il peggio di me: ecco, la famosa “goccia” lo fa tracimare, quel vaso! Mi succede raramente, ma succede. M’imbruttisco, urlo e dico cose che feriscono proprio con lo scopo di ferire (anche se nella realtà non le penso o non le penso in quel modo). È un lato negativo del mio carattere, che sto migliorando: sarà la vecchiaia che porta saggezza, ma adesso ho allungato di molto i tempi della mia pazienza :) Invece hai ragione sul mio rapporto in famiglia: cerco di non creare conflitti, è vero, ma i litigi ci sono e capita che siano belli tosti. L’ira è un “vizio” comune, immagino, cambiano le modalità in cui si manifesta. Tu, per esempio, quando sei arrabbiata (veramente arrabbiata) come reagisci?

LUZ   Ah, io da veramente arrabbiata sono tremenda. C'è da dire che la mia ira si è modificata nel tempo. Da ragazza, in famiglia, urlavo appresso ai miei genitori e fratello e sorella, perché di fatto eravamo urlatori seriali. Un vizio pessimo già questo, che ho perso da quando sono andata via. Anzi, col tempo, ho trovato una mia misura, che ho dovuto calibrare anche sul mio mestiere. Anche lì, è rarissimo che arrivi a urlare. Cosa mi fa arrabbiare fino a perdere le staffe? Suddividiamo gli ambienti. In famiglia anch'io tendo ad accumulare, perché è il luogo dei compromessi, e per quieto vivere passi su diverse cose (vale anche per l'altra persona, ovviamente). Poi quando per stanchezza, esasperazione o accumulo come si dice da queste parti "sbrocchi", allora pure io mi imbruttisco e tendo a urlare. Dalla mia laringe esce un urlo belluino, anzi! Cerco comunque di conservare un lato razionale, perché l'ira purtroppo ti porta a perdere il senso della misura. A scuola perdo le staffe per un comportamento scorretto. Mai per compiti non fatti, piuttosto per una cattiva condotta legata alla cattiveria vera, alla furbizia utilizzata per danneggiare il più fragile. Detesto la scorrettezza nei riguardi del più debole, lì assisti al branco che ruota lentamente attorno alla vittima e alla prima occasione azzanna. Ragazzini. Ragazzini che arrivano anche a questo, è terribile. Mi escono gli occhi fuori dalle orbite, guarda. Mi manda ai pazzi una cosa come questa. 
Ti sei mai arrabbiata in amicizia? Ma dico proprio al punto di manifestare la tua ira. 


La furia di Achille, Charles-Antoine Coypel (1737)

MARINA  Immagino che a scuola possano esserci diversi motivi e occasioni per inalberarsi molto, soprattutto di questi tempi -  strani - in cui anche l’autorità degli insegnanti viene “oltraggiata” (spesso dai genitori). 
Dall’ira non si scappa, è un esercizio di grande saggezza tenerla a bada. E la saggezza è un dono dell’età. Infatti, per rispondere alla tua curiosità, da giovane universitaria ho avuto uno degli scontri più clamorosi proprio con la mia migliore amica, un litigio che ha provocato un mio sfogo solenne e indimenticabile, sul quale, per fortuna, ora, ridiamo (perché lei è rimasta comunque la mia migliore amica). È stata la sua morbosa gelosia a suscitare la mia reazione: mi impediva di frequentare chiunque, persino ragazzi, che non avrebbero intaccato il nostro rapporto, quanto la nostra frequentazione (vivevamo insieme a Palermo e lei aveva costante bisogno di me, perché viveva delle fragilità, legate alla sua indole); come suol dirsi mi voleva tutta per sé e io, che ero un’amica fedele (e babba), rinunciavo a molto per lei: in quel periodo, tra l’altro, era in itinere una conoscenza con un ragazzo del quale mi ero invaghita e che ricambiava l’interesse, e io lasciai scorrere quell’occasione per non ferire la mia amica, inibendo il corteggiamento di quel ragazzo. Una roba da malati! All’ennesima lagna, come dici tu, ho sbroccato... e altro che urla belluine! Ci siamo allontanate per mesi, poi evidentemente lei ha capito il dramma di quella situazione e abbiamo chiarito, ma io mi vergogno molto delle cose che le ho detto e di come l’ho investita. Sono passati più di trent’anni, da allora e me ne ricordo ancora!
Mi aiutano la preghiera e la fede: intervengono sempre a placare il mio stato d’animo ammalignato. Tu quali strategie adotti per tenere a bada il tumulto che ti ruggisce dentro? Tutti i vizi si possono domare, ma non credi che questo più degli altri possa essere corretto, se si vuole?

LUZ    Per scatenare la tua ira e conseguente reazione questa tua amica doveva averti seriamente esasperato. Conosco quel tipo di situazione, si tratta di amicizie che hanno una certa tossicità, fortuna che poi la cosa è cambiata, maturata. Come tengo a bada la mia ira... Devo ringraziare l'età matura. È davvero difficile oggi per me adirarmi fino all'urlo belluino, chissà che deve succedere. Purtroppo mi viene difficile quando la temperatura sale. La scorsa terribile estate ne è la prova. Ero piuttosto incline alla collera e questo mi ha fatto stare malissimo. Mi veniva impossibile anche cucinare, ogni fonte di calore per me era motivo di ira. Per non dire delle zanzare. Caldo e zanzare hanno il potere di distorcere la mia visione della quotidianità e lì non posso farci nulla. Invece proprio l'età matura mi ha donato il bene della calma. Riesco a essere serafica in molte situazioni che prima mi irritavano un bel po'. Ho acquisito la capacità di sentirmi più distaccata dalle cose. Tollerare di più non nel senso di mettermi al servizio dell'impossibile, ma mettendo in atto un'equidistanza da cose e persone. Perfino le persone della famiglia che in anni passati hanno esercitato il potere di farmi adirare oggi mi sono indifferenti. Ma ora questa domanda: in una situazione in cui l'altro è adirato e non tu, riesci a bilanciare cercando di appianare le divergenze? Riesci a far fronte all'ira dell'altro ma senza adirarti tu a tua volta? 

MARINA  Non sono una guerrafondaia. In genere all’inizio di una discussione in cui è prevalente l’ira altrui, cerco sempre di mantenere la calma e di capire le ragioni della divergenza: mi stai accusando di qualcosa? Mi stai rinfacciando un presunto errore/pensiero/comportamento? Ti stai solo sfogando con me? Una volta che intuisco la natura della questione o trovo la conciliazione o mi butto come una gladiatrice nell’arena :) La verità è che non tollero la presunzione, dunque se tu mi attribuisci pensieri non miei o atteggiamenti sbagliati cerco il chiarimento pacifico, ma se mi vieni con le dita negli occhi con qualche certezza che ti sei costruita su basi nulle o di tuoi pregiudizi, mi difendo con unghie e denti. E invece a te capita di innervosirti fino a perdere le staffe per fatti che non ti appartengono direttamente? perché questo a me capita molto più spesso di quando sono in prima linea nelle discussioni. Esempio concreto: concedermi cinque minuti di televisione in questi ultimi tempi è una tortura per il mio sistema nervoso che cerco di arginare come posso.

LUZ    Perdere le staffe non direi, ma ci sono fatti e persone che hanno il potere di farmi adirare, o perlomeno irritarmi. Se intendiamo l'ira come un impeto incontrollabile, direi di no, non arrivo fino a questo punto. Credo che l'ira appartenga a una sfera intima, ricordo di esserne stata vittima quando hanno toccato nervi scoperti di me stessa, qualcosa di profondo, che istintivamente senti di dover difendere. Quando si è "bullizzati" da un fratello che stuzzica avidamente le tue pieghe sensibili, ecco quando mi coglie, anzi coglieva l'ira. Quello che accade al di fuori della mia vita, in una sfera pubblica, non ha il potere di farmi adirare da molto tempo. Perché alla fin fine credo proprio si tratti di potere che si affida all'altro, alla situazione in sé, che ci rende incontrollabili e collerici. Possono esserci delle fasi della nostra vita in cui siamo particolarmente sensibili anche a eventi esterni. Immagino tu ti riferisca alla campagna elettorale, perché ho questa impressione? :)

MARINA  No no, ho della politica italiana una considerazione infima; ancora più infima l’idea che mi sono fatta su questa campagna elettorale. In realtà, quando ho fatto riferimento a situazioni o eventi che indirettamente hanno suscitato in me infinita rabbia intendevo tutta la cattiveria umana scatenata dalla pandemia e la bieca professionalità manifestata da taluni soggetti in pubblico, ma qui piombiamo su un campo che non appartiene allo scopo della nostra conversazione. Ho fatto un esempio, ma forse avrei dovuto farne uno più opportuno, ci riprovo adesso: a te non succede che leggi dei libri e ti acchiappa dal profondo un tale sentimento d’ira che rimane, ovviamente, potenziale, perché con chi ti sfoghi? Quando ho letto “Il racconto dell’ancella” della Atwood oppure “Cecità” di Saramago ho provato impotenza e ira, avrei voluto scatenare l’inferno, per non parlare delle letture dei classici “1984” e “Fahrenheit 451”, che poi hanno una continuità con l’attualità che fa paura...

LUZ   Certi libri in effetti hanno il potere non solo di suscitare una riflessione, ma muovono un sentimento, a volte proprio l'ira, per quanto essa poi rimanga racchiusa nel nostro pensiero. Se guardo all'attualità e a quello che sta succedendo nel mondo, eccome se provo ira. Mi muove ira per esempio la grave indifferenza dei governi verso il problema della crisi climatica. Perché di indifferenza si tratta, generata dalla logica del profitto, di equilibri e convenienze, e dalla totale incapacità di ragionare a lungo termine. L'indifferenza verso le nuove generazioni provoca in me ira e sdegno. Il disprezzo dei giovani, verso i quali non esistono politiche perché siano valorizzati, guidati verso il loro futuro, quanto piuttosto una tendenza a piegarli verso l'indolenza e il vuoto. Il fatto che io, nel mio piccolo, debba organizzarmi come singola cittadina che crede in un progetto educativo rivolto ai giovanissimi perché per tre ore a settimana costruiscano qualcosa insieme, allontanandosi dagli smartphone, ma doverlo fare lottando contro burocrazia, tasse che gravano anche su attività in definitiva di volontariato, assenza totale di ascolto da parte delle istituzioni, indifferenza. Donare a giovanissimi anche problematici l'opportunità di creare qualcosa di straordinario, socializzare e mettere mattone su mattone per "fare", come se fossero parte di un grande organismo programmato per costruire una cattedrale di bellezza, fare poesia sul palcoscenico, emergere da situazioni di grave disagio, sentirsi rinascere perché parte di qualcosa di così potente, ecco, non suscita l'interesse delle istituzioni, perché noi educatori nel sociale dobbiamo cavarcela da soli e stare buoni e zitti, adeguandoci a norme che strangolano ogni possibilità di ampliare un progetto, pensare in grande... immagina quale ira possa suscitare in me. 
Un'ultima domanda voglio farti: visto che l'ira comprende anche il sentimento della vendetta, ci sono stati momenti della tua vita in cui hai meditato una cosa come questa? 

MARINA  No. Mai provato sentimenti di vendetta nei confronti di chicchessia. La vendetta è rispondere con cattiveria a una cattiveria altrui e io incasso, reagisco - se sono al culmine - a caldo, ma non premedito azioni che possano restituire il dispiacere subìto. La vendetta è un’azione moralmente bassa: sono più per l’attesa sulla riva del fiume! :)
Chissà se i nostri lettori hanno voglia di raccontarci un loro accesso d’ira, magari confidarci con grande sincerità di avere pensato alla vendetta (conosco tanta gente per bene che trova soddisfazione nella legge del taglione!) 
Vediamo cos’hanno da dirci?

I vizi già discussi:


     Un magnifico Bruno Ganz rappresenta l'ira di 
     Adolf Hitler nel momento della disfatta

32 commenti:

  1. I miei accessi d'ira preferisco non resocontarli perché sono abbastanza "adolescenziali" come modalità, benché io sia ormai un vecchietto. Diciamo che dalla mia bocca esce di tutto e di più.
    A livello personale posso dire che nel corso della mia vita ho subìto parecchie cose "brutte", alcune per mia colpa, altre volte invece mi sono proprio cadute addosso.
    Ebbene, una accadutami negli ultimi anni, essendo un evento tutt'altro che frequente a livello statistico (non chiedetemi di entrare in dettagli però) mi ha veramente fatto l'effetto della goccia che fa traboccare il vaso, ma non a livello "specifico", intendo proprio a livello esistenziale totale.
    Diciamo che dal giorno in cui mi sono trovato a dover convivere con questa situazione molto particolare sono infuriato in modo permanente contro il mio destino (che ovviamente è solo un concetto astratto, me ne rendo conto), praticamente è stato come un punto di non ritorno. Infatti da quel giorno ho smesso di credere in qualunque cosa, ho perso la fede non solo in senso religioso, ma proprio nel senso più ampio del termine.
    Lasciando da parte le "ire temporanee" con relativo sfoggio di turpiloquio a decibel elevati, l'ira come stato d'animo ormai è la mia condizione normale, ovviamente un'ira fredda, anche calma per assurdo, un'ira che si nasconde all'interno di un forte senso di delusione, disillusione, apatia.

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    1. Da quello che leggo la tua ira è sempre rispondente a eventi legati alla sfera intima e personale, e certamente molta parte riguarda proprio l'accumularsi di cose che sembrano prendere di mira sempre la stessa persona. Che a un certo punto non ne può più.
      Il difficile in questi casi è reprimere. Perché dopo lo scatenarsi della tempesta, bisogna essere bravi pure a convivere col cambiamento che crea disagio. Posso anche sbagliare su tutta la linea, vado a braccio in base al tuo commento. Reprimere la collera, l'ira, produce da quel che so problemi di salute. Se poi sei stato bravissimo a farti scivolare il tutto imparando tuo malgrado ad accettare l'evento in sé, allora bene. Stavo pensando che, oltre alla scena citata dal film La caduta, c'è anche un altro film che racconta molto bene l'ira. La scena del Dracula di Coppola, nel momento in cui il conte apprende della morte dell'amatissima moglie e conseguente dannazione. Un Gary Oldman anche lui superlativo.

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    2. (Dal pc posso loggarmi, con altri dispositivi mobili no. Meglio di niente).

      Caro Ariano, nel passato mi è capitato di leggere sfoghi velati tuoi a proposito di sventure subite, per questo non mi sorprende il tuo commento. Ci sono eventi che cambiano prospettive, convinzioni, cambiano pure la vita, eccome, però, secondo me, bisogna sempre trovare il modo di venire fuori da stati d'animo negativi perché, alla lunga, sono quelli che nuocciono di più alla salute (che resta il bene più prezioso da salvaguardare.) Spesso è difficile, ma sono quei compromessi che dobbiamo chiedere a noi stessi per vivere al meglio la quotidianità.

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  2. Bentornate ragazze! Chissà perché mi aspettavo da Marina qualcosa di salato per questo caffè, che ne so, magari con un po' di nduja, visto che parliamo di ira, cosa che mi era molto familiare da ragazzina. Che scatti e che putiferio quando mi sentivo bloccata, castrata nelle mie aspirazioni! Ho rotto il copriwater con un pugno per non combinare altri danni, fate voi... Poi crescendo ho imparato a limitarli questi eccessi, perché in effetti sono socialmente inaccettabili ma anche a livello personale ti consumano, senza portarti da nessuna parte. Mi chiedevo mentre vi leggevo se esiste un modo per differenziare ira e rabbia. La prima non mi appartiene più ma la seconda sì, molto spesso. E non ho ancora imparato bene a incanalarla. Questo vizio però mi è molto affine in questa giornata in cui mi chiedo in che paese sono finita!!!!

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    1. Certo essere adirati fino a spaccare oggetti... oddio, posso immaginare il livello di ira/collera. Mi hai fatto ricordare di avere assistito a casi del genere, per esempio un mio cugino, all'epoca pure grandicello, spaccò un vaso di argilla con un calcio dopo aver litigato con la propria madre. Sono azioni che effettivamente hanno alla base una difficoltà di socializzazione e gli anni hanno dimostrato proprio questo. Bene hai fatto tu a contrastare questa tendenza. Posso capire quanto scrivi nell'ultima riga del tuo commento. Anche se, come ho scritto nel post su Fb, mi sento anche abbastanza apatica a riguardo. È proprio che mi sembra di vivere in un'epoca molto somigliante alle distopie letterarie.

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    2. Torniamo parlando di ira, che casca proprio a fagiuolo, visti i tempi (anche se io mi riferisco a ciò che questo Paese è diventato non negli ultimi mesi, ma da due anni e mezzo a questa parte, ormai). L'ira e la rabbia sono complementari, una rabbia che monta diventa ira e l'ira, spesso, porta a gesti o reazioni spropositati (non riesco a immaginarti a rompere un copriwater :D, però capisco perché si possa arrivare a tanto). Alla fine, la rabbia è un sentimento direi quotidiano, forse per l'ira ci si può attrezzare: la ricerca di un equilibrio va sempre perseguita, è un obiettivo della maturità (e non solo, veramente)

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  3. Devo dire che mi piacciono particolarmente i vostri caffè. Nemmeno io posso prendere le distanze da questo vizio, anzi potrei dire che è il mio vizio. Prima o poi prende tutti, nessuno credo sia immune all'ira perché ognuno di noi ha dentro di sé un animale, quella forza naturale che la civiltà tiene a bada, fa di tutto per non alimentarla, ma sotto non muore mai. Gli scatti d'ira mi prendono quando percepisco l'ingiustizia o quando sento cose dette con ignoranza. Il parlare a vuoto non nascondo che mi irrita. Quando ero ragazza urlavo molto di più. Una volta mi sono adirata fino a sentirmi male, mi sentii venire meno e da allora ho lavorato di più su me stessa, per cercare di mantenere la calma e quando vedo che ci sono situazioni che possono farmi esplodere, mi allontano. Diciamo che ho fatto progressi, poi il tempo ti fa maturare e quegli animi infiammati della gioventù si spengono, anche se questo per certi versi non è proprio cosa buona, si rischia di accontentarsi o di arrendersi, ma mi fermo altrimenti sfociamo in un altro discorso. La vendetta non l'ho mai premeditata, non mi interessa, preferisco aspettare e dare tempo al tempo, prima o poi i nodi vengono al pettine.

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    1. C'è in effetti un cambiamento nell'età matura, anzi già verso i 30 per quanto mi riguarda ho sentito che quel mio infiammarmi adolescenziale aveva lasciato il posto a un modo diverso proprio di accogliere gli eventi. Un ulteriore passo avanti si compie a 50 anni. È la percezione dell'evento che tende a cambiare e di conseguenza il peso che ha il potere di infliggerti una reazione, di importela. Gli anni giovanili sono guidati da ormoni diversi, da un confronto diverso con l'ambiente in cui ci si muove, quindi non stupisce. Riguardo alla vendetta, la penso come te (e Marina), anche perché i fatti hanno dimostrato ampiamente, e a volte in modo sorprendente, che persone capaci di infliggere il male, persone superficiali e insensibili, cadono da sé sotto la mannaia del proprio destino.

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    2. La penso come Luana sull'età che aiuta l'elaborazione di stati d'animo più miti: l'ormone regola tutto, è vero! :)
      Anche a me una volta è capitato di stare male dopo una sfuriata fatta a una rappresentante di classe insolente: urlavo e mi sentivo il cervello ribollire, ma non come modo di dire, davvero sentivo un calore sfinente prendermi tutta la calotta cranica, che sensazione orribile! Ho rimediato allo sfogo (so chiedere scusa, quando so che è il caso), ma non ho mai recuperato i rapporti con quella persona. Oggi, forse, col senno del poi, avrei agito e reagito in modo diverso.

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  4. Faccio un po' fatica a distinguere tra ira e rabbia, li trovo molto simili, tuttavia in passato sono stata spesso vittima dell'ira, ma ho sempre cercato di contenermi perché mostrare la propria ira equivale a mostrarsi deboli, l'ho imparato negli anni, soprattutto perchè vivere con gli altri (parlo di vari contesti, familiari, di studio e di lavoro) implica un processo di adattamento e di conciliazione delle varie esigenze. Nel periodo universitario una volta ho perso le staffe con una mia coinquilina che faceva rumore a tutte le ore ed era estremamente disordinata, la cosa strana è che quando sono "sbroccata" si sono aggiunte anche le altre ragazze (che si sono unite a me nelle lamentele) così la situazione é cambiata per un po'...ma come si dice il lupo perde il pelo...
    Un'altra volta mi è capitato sul lavoro, all'inizio della mia carriera lavorativa, mi sono arrabbiata e ho urlato con una mia collega che era proprio da prendere a sberle. La mia capufficio mi diede ragione però mi suggerì di controllare di più la mia ira perchè in un luogo di lavoro è sempre più opportuno mostrarsi calmi...Ho seguito il suo consiglio, da allora piuttosto che urlare mi allontano dalla persona in questione e poi la affronto in un momento successivo. In generale evito le discussioni, non dico quello che penso in ambiti fuori dal lavoro e non racconto i fatti miei, in pratica evito le chiacchiere inutili che possono generare discussioni sterili...
    Comunque negli ultimi tempi ho un piccolo sfogo, i miei romanzi gialli, lì scateno la mia ira, rabbia e sete di vendetta attraverso i miei personaggi 😁

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    1. Quella di scrivere è sicuramente un'ottima strategia salvifica: io, a lungo, l'ho sfruttata per sfogare altri stati d'animo, ma lo scopo resta lo stesso.
      Il mondo del lavoro è il luogo per eccellenza dove misuriamo la nostra capacità di tenere a freno lingua e bocca: immagino quanti confronti, quanti modi sbagliati di interagire, il fatto che io sia lontana da tutto ciò mi aiuta, ma se penso alle aule di Tribunale che ho frequentato in gioventù mi tornano in mente certi episodi che mi mettono ancora i brividi. Adesso anch'io ho la tendenza a non partecipare alle discussioni dove percepisco non possa esservi arricchimento, tengo per me molte opinioni, mi confronto solo con chi reputo intelligente. Lo so, passo dal peccato d'ira a quello di presunzione, ma s'impara sempre dalle esperienze e a me le esperienze hanno insegnato che vale la pena "litigare" (se proprio ciò dovesse accadere) con chi, perlomeno, è all'altezza dei miei ragionamenti (dunque anche del mio sfogo)

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    2. Giulia, mi fai venire in mente un episodio. Quando, dopo un lungo periodo di pazienza certosina non ne potei più e scrissi nella chat "condominiale" una lamentela riguardo allo schiamazzo maleducato di bambini del circondario. Il caso era ormai insostenibile, si riunivano in un piccolo giardino adiacente alla mia casa (dove abito da due anni) e non solo giocavano e urlavano tutto il tempo (non ho mai capito perché gli adulti non intervengano dinanzi ai giochi "urlati") ma l'aggravante era l'utilizzo di una sorta di tubo corrugato in cui emettevano strombazzamenti intollerabili. Era un teatro dell'assurdo e avveniva almeno un paio di rovinose volte a settimana. Una volta dovetti spostarmi dal mio studio perché mi era impossibile anche a finestra chiusa svolgere una riunione di lavoro online. Poi, ciliegina sulla torta, gli stessi funesti pargoli scorrazzavano per i viali e i parcheggi a tutte le ore del giorno, anche all'imbrunire, rischiando seriamente di essere investiti. Cara Giulia, NESSUNO faceva presente il caso nella suddetta chat. Era solo tutti bravi a lamentarsi alle spalle altrui. Io, con gentilezza ma anche fermezza, feci presente la cosa e ti lascio immaginare le stilettate dei residenti giacché avevo osato dileggiare i virgulti, poi privatamente mi scrivevano per dire che quei bambini erano "pazzi". Il triste spettacolo delle miserie umane. Un episodio che, assieme ad altri, mi fece capire da chi fossi circondata. L'ira fu contenuta, ma anche in certo senso manifestata attraverso quel messaggio (che ricordo si concludeva con "perdonate lo sfogo"). I bambini non diedero più fastidio, quell'eccesso svanì a beneficio anche di chi non ha mosso un dito né si è "esposto" per farlo terminare. Così va il mondo.

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    3. Pardon, leggo il commento di Luana, ma non quello di Giulia: non lo vedo io o proprio manca?

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    4. Come no, Marina mi hai anche risposto, Giulia

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  5. Hola!!!! ay como ariana soy de enfadarme fácilmente o lo que me hace creer jajaja yo creo que la gente se pone en el lado de molestar :/ muy buena entrada y genial blog es el que tienes. Me quedo en tu espacio como tu nueva seguidora <3 si gustas visitarme mi espacio es http://plegariasenlanoche.blogspot.com/

    Un beso desde Plegarias en la Noche

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  6. Buongiorno ragazze! 🥰
    Non potevo esimermi dal commentare questo bell'articolo scritto a due mani e che riguarda il vizio dell'ira. In generale non sono una persona iraconda, e soprattutto da adolescente ho più subito che angariato. Però mi è capitato di sbroccare in alcune occasioni: in una sul lavoro, tantissimi anni fa, ero segretaria in uno studio di consulenza di management e quindi ero molto giovane, praticamente era il mio primo impiego dopo il liceo. I ritmi erano infernali, si lavorava 10-12 ore al giorno, facevamo continuamente straordinari richiesti anche all'ultimo momento e venivamo trattati come le pezze per pulire i pavimenti. Io mi ero presa già un esaurimento nervoso, all'ennesimo tracollo mi sono messa a urlare in ufficio contro i miei capi. Ero proprio andata fuori di testa, poi ho preso un periodo di malattia. Come ho risolto? Cambiando lavoro, ovviamente, perché nonostante avessero assunto una direttrice per gestire l'ufficio e l'organizzazione del lavoro le cose non erano migliorate. Addirittura era stata poi licenziata perché accusata di avere rubato soldi dalla cassa aziendale!
    Sul lavoro ormai ho raggiunto la modalità zen, una volta mi arrabbiavo di più, adesso quasi per nulla. Mi aiuta molto il mio senso dell'umorismo. Ecco, mi fanno arrabbiare le persone in malafede.
    In famiglia abbiamo passato dei brutti periodi quando mio marito è stato un "esodato", lui era andato in crisi e non riusciva a reagire alla situazione. Erano litigi a non finire. Adesso per fortuna la situazione è rientrata nella normalità: lui è un felice pensionato! :)

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    1. Posso immaginare lo sfruttamento ai danni di una ragazza molto giovane. Quella reazione ti fece capire come ti saresti posta nella vita e i fatti poi ti hanno dato ragione. Come me e Marina, insomma l'età ti ha dato il dono di essere zen in diverse situazioni. Ecco, da questo punto di vista non cambierei questa età per nessun'altra precedente. Si sta oggettivamente bene. E poi sì, quando c'è un cambiamento in famiglia che purtroppo getta in una certa frustrazione, è più facile che l'ira si affacci. Sono contenta che anche quel periodo si sia risolto per voi. Ora non resta che tornare a essere bella pimpante con la tua salute! :)

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    2. Ciao Cristina, oggi finalmente posso rispondere dal pc.
      Che dire: se penso alle volte in cui anch'io ho perso le staffe un po' sorrido e un po' mi vergogno: mio marito mi ricorda ancora un litigio mio con una bidella della scuola dell'infanzia (ero rappresentante di classe), una donna ineducata e antipatica, che mi ha fatto perdere le staffe non ricordo nemmeno più in che occasione. Però, col senno del poi, mi dico che la maleducazione altrui non dovrebbe mai giustificare un accesso d'ira. Ecco, direi che i miei momenti di rabbia forte sono un brutto ricordo del passato.

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  7. Che bello il ritorno di questa rubrica. Meno bella l'ira. Mi riconosco molto in Luz, se mi arrabbio urlo (cosa che cerco di non fare a scuola, ma qualche urlatina ogni tanto scappa). Sono un vulcano tipo Etna. Ogni tanto butto fuori lapilli in modo coreografico, ma non faccio mai veri danni e le mie arrabbiature non durano. Giusto un mio ex diventato stalker a livelli quasi patologici è riuscito ad entrare nella lista nera permanente.

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    1. Urlavo, sì, da giovanissima ero un'urlatrice appresso ai miei urlanti familiari. :) Il caso dell'ex diventato stalker mi fa venire i brividi al solo pensiero... :(

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    2. Io invece faccio danni e purtroppo mi mantengo arrabbiata a lungo. Se sono litigi che mi fanno male veramente una reazione di autodifesa inconscia mi porta a cancellare l'episodio, ma a non dimenticarlo mai del tutto: sai quel famoso perdono, ma non dimentico? Ecco, su questo aspetto lavoro duro da un pezzo, ahimè, ancora con scarso risultato!

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  8. Finalmente torno a leggere e commentare :)
    L'ira poi è argomento ahimè caro. L'ira l'ho ereditata, o forse no, l'ho assorbita. Ne ho assorbita parecchia nei miei primi 13 o 14 anni di vita in ambito famigliare, anche per motivi che no, non erano colpa mia, ma finivo in mezzo. Poi l'adolescenza ha fatto sì che imparassi a usare l'accumulo per difendermi e smetterla di subire. Sono passata dallo sbattere le porte e scappare altrove a far scappare le altre persone per non sentire tutto quello che avevo da dire (anche perché restavano senza argomenti facilmente). Anche uscita da quell'ambiente, me lo sono comunque portata dietro per un po', certe situazioni lavorative e poi di salute non hanno aiutato affatto. Poi tra ira e rabbia anch'io fatico a distinguere, credo sia più rabbia la mia, proprio come il personaggino lassù: mi scaldo facilmente, parto per la tangente per dieci minuti e poi mi sgonfio. Per riuscire a tenermi arrabbiata di più deve succedere qualcosa di davvero grave, tipo come due settimane fa che in officina mi hanno rovinato l'auto al tagliando. Quando me ne sono accorta ero in ufficio e durante una telefonata all'officina ho sbattuto violentemente i pugni sulla scrivania (nessuna delle colleghe ha osato chiedermi nulla quel giorno, ma hanno capito, è bastato vedere le foto dell'auto...) Per la verità, quando mi sono successe cose davvero gravi gravi, che avrebbero dovuto scatenare proprio l'ira funesta, non è stato così. Sono rimasta scioccata, attonita, incapace persino di muovermi, la rabbia è arrivata dopo e persiste latente, ma sono situazioni che non si cambiano più, tocca conviverci. L'allenamento aiuta, molto, davvero. Non credo di essere più mite per l'età, ma per l'allenamento. Il che fa pure ridere: se fossi irosa adesso, mi basterebbe una sberla per mandare ko l'altra parte. Invece no. Ascolto, dentro di me magari vorrei pure picchiarlo, ma non ne vale la pena. Vado in palestra e mi sfogo. E quando esco, ho anche trovato il modo, ragionato a sangue freddo, per risolvere la controversia. Avessi posto a casa, mi prenderei proprio un sacco da kickboxing, aiuta moltissimo. ;)

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    1. Mi hai fatto ricordare un episodio, a proposito di quando piuttosto che abbandonarsi alla rabbia quella certa cosa ci lascia attoniti. Una quindicina di anni fa, il giorno in cui vennero a montare delle finestre nel mio appartamento. Avevamo avvertito che ci sembravano troppo distratti nel maneggiare il materiale, ci sembravano frettolosi, sciatti. Ovviamente ignorarono le nostre osservazioni (oltretutto dette con savoir faire, ci mancherebbe) e un paio di loro, portando un battente piuttosto lungo, inciamparono nei cartoni che avevamo messo in terra per proteggere il parquet, e andarono letteralmente a distruggere un tavolino in legno e vetro, tipo quei ceffi nei film western quando precipitano su un tavolino e lo polverizzano. Io non so come, a ripensarci mi stupisco, resto attonita, basita, scioccata probabilmente. Non mi arrabbiai minimamente, era evidente che lo shock superasse il furore di vedersi distruggere un piccolo mobile. Va a capire come ragioniamo a volte. Forse subentrò il sollievo perché i due erano rimasti incolumi, pensa se si fossero trafitti col vetro. :O

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  9. Arrivo parecchio in ritardo e andrò a ritroso a leggere i post sugli altri vizi capitali :-)
    L'ira purtroppo è uno dei miei vizi peggiori. Non tanto per l'essere impulsivo (anzi: preferisco qualcuno che esprime la sua rabbia piuttosto che qualcuno che sopporta, sopporta... per poi esplodere tutto in una volta) quanto per il meditare vendetta. Soprattutto verso chi si è dimostrato poco sensibile nei miei riguardi: Luana ha parlato dell'essere bullizzati da un fratello che faceva leva sulle fragilità; io ho avuto un cugino di questa risma; per non parlare dei tre anni di umiliazioni che, per puro caso eh, coincisero con i miei anni delle medie. Oppure quel professore, all'università, che mi trattò come una pezza da piedi fumandomi in faccia e praticamente causandomi la depressione: ogni tanto cercavo il suo nome su Google nella speranza di leggere la notizia della sua morte (ed è morto). O il proprietario della casa dove vivevo coi miei, al quale auguro di aver speso in medicine tutti i soldi che mi ha spillato.
    Sì: decisamente non sono una persona buona.

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    1. Beh, Marco, da quello che leggo immagino tu sia un tipo alquanto sensibile. Noto in diversi alunni e alunne una sensibilità come la tua, una fragilità che li rende piuttosto vulnerabili. Tendenti alla tristezza, all'abbattimento, allo scoraggiamento anche per un semplice voto al di sotto di una certa soglia. Io cerco di far leva sul fortificarli, ma è davvero un'impresa. Quanto pesa in tutto questo la famiglia che, a monte, fa leva invece sul renderli isolati nella loro bolla e manda all'aria almeno un tentativo di farli remare in tutt'altra direzione? Vabbè, m'hai fatto pensare a chi si lascia colpire... siamo un po' fuori tema, ma ci rientriamo se penso che la rabbia li coglie eccome, esattamente come coglieva te in momenti non proprio felici, ecco.

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    2. Io purtroppo ho la brutta rogna di essere un alto potenziale cognitivo, cresciuto in anni in cui dell'argomento non si sapeva nulla, per giunta in un paese di provincia. Anzi, all'epoca noi apc eravamo coloro che non avevano problemi; anzi, tutti avrebbero voluto essere come noi. E la mia famiglia aveva delle enormi aspettative, o perlomeno questo era il messaggio che giungeva a me. Se nelle materie scientifiche ero un fulmine di guerra, non sono mai stato bravo a scrivere i temi - come molti apc - e in famiglia era una tragedia ogni volta. Crebbi ossessionato dai voti, ma non per causa mia.

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    3. In ragazzi apc si nota proprio questo dislivello fra le abilità e la gestione delle emozioni. Anche perché, come scrivi da esperienza vissuta, ci sono discipline in cui si eccelle e altre in cui bisognerebbe avere insegnanti abbastanza bravi da riuscire a "educare" questi allievi particolari e promettenti. Tirar fuori, una maieutica vera, ma quanti docenti sono in grado di farlo? O perlomeno quanti sono messi in condizioni di farlo? Io ho la sensazione di inventare ogni volta percorsi nuovi, ma perché sono per natura creativa. Se mi rivolgo alla formazione, alle decine di webinar proposti, con titoli incoraggianti, e poi ti ritrovi davanti a fumose teorie che nella pratica non suggeriscono niente di niente... continua a essere un mestiere da dover inventare in base a colui/colei che hai dinanzi.

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    4. Sulla gestione delle emozioni è tutto vero, confermo. Ogni tanto mi vengono in mente delle reazioni inspiegabili che avevo da bambino o da ragazzino e vorrei sotterrarmi, ma erano solo apparentemente inspiegabili.
      Così come confermo l'inutilità della cosiddetta formazione dei docenti: o meglio, della formazione dei docenti che ci viene propinata, perché sono certo che proposte valide ce ne sono.
      All'inizio di quest'anno ci hanno fatto partecipare obbligatoriamente (figurava come collegio docenti) ad un seminario dal titolo "Come apprendono i nativi digitali" ...
      ... ci dedicherò il prossimo post dalle mie parti :-)

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  10. PS: e per quello che riguarda il rompere oggetti, io praticamente distrussi una porta il giorno in cui una ragazza della quale ero perso mi lasciò di punto in bianco.
    E la cosa che mi fa più male è che probabilmente un amore come quello non lo proverò mai più.

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    1. Uhm, mai lasciarsi abbattere e soprattutto mai dire mai. Sursum corda!

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