Incipit: La cosa era grigio polvere, ricurva come una storta da alchimista: panciuta alla base, si restringeva nella parte superiore. Non mi misurava più di mezzo palmo. Apparve all'improvviso sullo scrittoio di mio padre, insediata sulla pila di fogli scarabocchiati dalla sua grafia febbrile. La scambiai per un fermacarte, frantume di qualche scultura antica. Mio padre infatti, nonostante le proteste sguaiate di mia madre, aveva cominciato a raccattare ogni genere di reperti, fabbricati dagli uomini, dalla natura o dal caso: li esumava, li scambiava con altri cacciatori di tesori, talvolta li acquistava, tanto che il suo studiolo ormai somigliava più alla bottega di un rigattiere che di un pittore.
Non potevo che uscire frastornata da questo libro, un romanzo corposo che supera le 500 pagine, il lungo e laborioso racconto della lunga e laboriosa vita di Plautilla Bricci, prima "architettrice" della storia.
Ne sono uscita anche un po' commossa, perché l'ultimissima parte è un omaggio che Melania Mazzucco fa un po' a se stessa, allineando in una specie di postfazione inglobata alla narrazione la lunga caccia alle notizie su una straordinaria donna che la Storia ha voluto dimenticare.
Aspettavo che questo romanzo, uscito nel 2019, fosse in brossura, la materia che preferisco per i libri, che devono essere morbidi fra le mani (oltre che meno costosi), e l'edizione è davvero bella, anche questa arricchita da alcune tavole a colori. Sono andata sulla fiducia, perché amo questa scrittrice, perché Melania Mazzucco è perfettamente nelle mie corde e riesce a guadagnarsi tutta la mia stima.
Avevo già apprezzato il bellissimo Vita, recensito qui.
L'architettrice è forse annoverabile fra i romanzi "di formazione", perché percorre l'intera vita di una donna dotata d'ingegno ma vissuta in un secolo difficile, fra il 1616 e il 1705.
Plautilla nasce femmina e in una Roma in cui la corte papale detiene un potere assoluto. È il secolo di Paolo V Borghese, Urbano VIII Barberini, Alessandro VII Chigi fra i pontefici più noti. Vi risuonano familiari i nomi della loro casata? Riecheggiano ancora dopo secoli, fra i palazzi magnifici che sono stati costruiti su loro ordine e per il loro blasone. Fra le meraviglie di Roma sono nomi che non troveranno mai l'oblio.
La corte papale, al tempo in cui Plautilla vive e impara, non è più quella grande potenza che secoli prima si contendeva un'egemonia sull'intera Europa assieme agli imperatori, ma conserva una sua posizione inattaccabile. La sua antagonista è la Francia che si affaccia alla monarchia assoluta, costruita sulle salde trame di due cardinali molto potenti: Richelieu e Mazzarino.
Lo sfondo storico del romanzo, costruito sapientemente dall'autrice, è complesso, uno scenario cangiante come lo sono le casacche di chi riesce a ingraziarsi il favore dei potenti. In questa fitta rete di relazioni tutti gli artisti che gravitano nella potente Roma barocca si muovono e si comportano anch'essi come strateghi, sono all'erta dinanzi ai nuovi nomi, valutano ogni commessa prima di prestare la propria opera. Si muovono nella Roma preparata nel secolo precedente da Sisto V, una città moderna e fluida, pronta ad accogliere pellegrini e a stupirli con la sontuosità di architetture, sculture e dipinti da lasciare senza fiato. La Roma di Bernini e Borromini, che hanno contribuito a renderla eterna.
Si può ben dire che nel '600 si consolidi quella visione dell'arte come strumento di potere, sorta durante il Rinascimento e poi sviluppatasi nei secoli.
La scintillante Plautilla.
Ritratto di "architettrice", forse Plautilla. |
Nascere povera e femmina, in uno dei tanti secoli in cui la donna è madre accudente e moglie obbediente, fa di Plautilla una predestinata a una vita comune, rischiosa per le tanti morti di parto, lei che è già una sopravvissuta come i tanti bambini nati in quel tempo, epoca di un altissimo tasso di mortalità infantile.
Solo che il destino sceglie diversamente per lei, poiché possiede la stessa curiosità di suo padre e perché proprio questo padre, umorale e incoerente, allegro e severo, diventa il suo mentore quando malattia e vecchiaia gli tolgono le forze, bisognoso di un tralcio attorno al quale far continuare a fiorire la propria innata creatività. Plautilla, che non ha la vocazione di cercarsi un marito, assorbe ogni insegnamento come un assetato alla fonte, apprendendo tecniche di disegno e pittura, geometria e poi... accedendo a un sapere che sviluppa mettendo assieme queste abilità, quello dell'architettura.
Il progredire del suo sapere non rappresenta, però, una conquista di libertà. Una ragazza da marito, esposta ai rischi della strada, non può neppure camminare da sola né ha il diritto a fare di sé un'artista di professione. Plautilla esercita il proprio ingegno nel chiuso delle sue stanze e la vita le riserverà perfino l'umiliazione dell'attribuzione di proprie opere ad altri.
Se le è dato conoscere l'amore, questo prenderà la forma di un rapporto ambiguo e cangiante, come lo è Elpidio Benedetti, abate vicino a Mazzarino e alla strenua ricerca di una posizione di prestigio, un parvenu fatto e rifinito, che lesina il suo attaccamento a Plautilla pur bisognoso del suo sapere.
Il rapporto dialettico e segreto fra l'artista e l'abate, nascosti e "mascherati" dietro una finzione/realtà in cui lei diventa Aristotele e lui Ypsilon, pseudonimi scaturiti dalle loro dotte dissertazioni, si sostanzia in una "creatura" che nasce dalle mani di Plautilla, un palazzo sul Gianicolo progettato interamente da lei che deve essere simbolicamente il suggello di questo amore: Villa Benedetta, poi nota nella storia come Villa del Vascello. La villa è tale nella mente di lei, ma per Elpidio è la celebrazione dell'apoteosi della sua posizione politica, in quanto consigliere di Mazzarino e ormai all'apice della sua ascesa.
Che ne è oggi di questa villa romana progettata e realizzata nel 1663 da una donna?
Le fonti citano una progettazione a due: sua e di suo fratello Basilio. Nel romanzo Mazzucco volge il racconto a favore di Plautilla, facendo di Basilio una sorta di "prestanome", un artista mai assurto alle cronache dei dotati di talento, un abusivo dell'Accademia di San Luca.
Il progetto di Plautilla Bricci (prospetto longitudinale) |
Non resta molto della villa originaria, poiché fu cannoneggiata dai francesi nel 1849, durante la durissima battaglia contro le truppe della Repubblica Romana.
Un racconto che Mazzucco ci dona attraverso una serie di "intermezzi" nel romanzo, che seguono da vicino le gesta di osservatori e testimoni del misfatto. Le mura della magnifica villa falcidiate dallo scontro sono state fotografate e sono note. Un'impressionante e oscena devastazione. Eccola.
Il salvabile fu inglobato nella proprietà Pamphili, riqualificato e oggi perfettamente integrato, al punto che è difficile riconoscere il Vascello nella costruzione attuale. Perlomeno però si è salvata parte della costruzione. Oggi è sede del Grande Oriente d'Italia, il quartier generale massonico, sede degli uffici e della rappresentanza di spicco dell'organizzazione.
Della Plautilla pittrice restano la Madonna col Bambino conservata in Santa Maria in Montesanto, conosciuta anche come icona miracolosa - nel romanzo la vicenda dell'opera è costruita con dovizia dalla scrittrice.
Due grandi oli rappresentanti la nascita e il martirio di San Giovanni Battista, questi conservati a Poggio Mirteto sull'altare maggiore nella chiesa dedicata al santo.
Qui sotto il dipinto raffigurante la nascita del santo, nel tondo un probabile autoritratto di Plautilla, citato anch'esso nel romanzo.
Chiudo con le parole di Melania Mazzucco rilasciate durante un'intervista, riguardanti la necessità di raccontare donne che la Storia ha voluto trascurare, relegandole sullo sfondo o dimenticandole.
"Credo sia fondamentale ricostruire una memoria più completa della cultura passata. Della letteratura, dell'arte, delle professioni. Migliaia di donne hanno scritto, dipinto, pensato, studiato scienze e matematica nei secoli scorsi. Sono state osteggiate ma talvolta accettate e perfino celebrate, però sempre e solo come prodigi, casi rari e quasi miracolosi. E poi subito dimenticate. Ognuna ha dovuto così ricominciare dal principio e non ha potuto giovarsi dei risultati di coloro che l'avevano preceduta. Basti pensare che in Italia la prima donna laureata in architettura dovette attendere il 1925. Tramandare la memoria di queste artiste, letterate, scienziate è fondamentale per poter immaginare un mondo diverso per tutti noi".Melania G. Mazzucco
Cosa pensate di questo limite della Storia? Credete che il racconto di queste donne dimenticate potrebbe concorrere a costruire una parità di genere?
Questo libro è in lista da un po’. Vedremo…
RispondiEliminaIo te lo consiglio, se ti piacciono le ricostruzioni storiche accurate, la scoperta di donne realmente esistite e straordinarie e una scrittura solida.
EliminaQuando ho letto il romanzo insieme al gruppo di lettura di cui faccio parte, me ne professai subito entusiasta, perché, nonostante la lunghezza, mi sono piaciuti sia la storia in sé sia il taglio dato dalla maestria della Mazzucco. Scoprire le qualità di Plautilla Bricci è stato straordinario, sebbene capissi come quella fosse un’epoca in cui era pressoché impossibile attribuire a una professionalità femminile tanta rilevanza. Eppure lei, in qualche modo, è riuscita a farsi largo (ricordo la diffidenza degli operai, durante la costruzione della villa). Alla fine della lettura, volevo andare a visitare tutti i luoghi in cui si trovano le sue opere (anche se ancora non l’ho fatto). C’è stata la mostra di Plautilla Bricci presso la galleria Corsini, qui a Roma (non so se c’è ancora) e credo che il libro della Mazzucco abbia contribuito non poco a fare emergere questa figura trascurata. E certo che la parità di genere è pertinente in questo caso: pensa solo al titolo, quando mai si sarebbe parlato dell’artista come di un’architettrice!
RispondiEliminaHo appena scoperto che la mostra è terminata ieri. :(
EliminaComunque, poco male. Ho voglia anch'io di andare a vedere tutto quello che ha lasciato a Roma. Di questo romanzo conserverò un caro ricordo, perché Mazzucco è riuscita a raccontare atmosfere d'epoca e in particolare il sentimento dell'artista. Senza lasciarsi tentare di attribuirle pensieri troppo "moderni". Le ho perdonato la scrittura in prima persona perché ci sa fare. Non è un "brodino", tutt'altro. Non posso dimenticare quel giorno in cui, io e te, assistemmo all'evento Mazzucco all'ultimo Più libri più liberi. Peccato che il tempo fosse ridotto e lei dovette tagliare, perché ci incantò. L'arte è il suo pane come la scrittura. Questa solidità mi piace, mi conquista, sento il bisogno di mettermi in ascolto. Oltretutto finalmente posso ascoltare i tanti video reperibili su You Tube in cui lei parla di Plautilla. Ecco, Mazzucco destreggia una dialettica quando parla in pubblico che veramente mi conquista. Dobbiamo organizzare un bel giro a caccia delle sue opere. Ci divertiremo. :)
Naturalmente ci sto.
EliminaAnch'io ho questo libro sulla mia lista. Dato che la pila di quelli già acquistati e ancora da leggere mi guarda minacciosa dal mobile non so quando verrà il suo momento. Ma sono abbastanza sicura che verrà e il tuo post ha cementato questa sicurezza.
RispondiEliminaQuando siamo certi che il momento di un libro arriverà siamo già in sintonia con esso. Sono contenta che la mia recensione abbia cementato questa sicurezza. :)
EliminaMi sembra un libro interessante anche indubbiamente corposo, lo metto in lista per il futuro...
RispondiEliminaGrazie, Giulia, per la fiducia. È corposo, sicuramente un "viaggio" impegnativo. Ma è di quelli che accendono scenari nuovi.
EliminaHo sentito più volte parlare di questo libro ma ero ancora in dubbio se valesse la pena leggerlo o no, questa tua recensione mi ha senza dubbio convinto! :) Lo aggiungo alla wishlist! :)
RispondiEliminaGrazie, Phoebes, e benvenuta.
EliminaOibò, ma sai che pure io preferisco le brossure perché mi piace la loro morbidezza? Mi piace passare la mano sul lato delle pagine e sentire come scorrono, e più la copertina è morbida, più la sensazione è rilassante! :D
RispondiEliminaNon amo particolarmente i romanzi storici quando sono la ricostruzione di una vita "vera", invece del porre personaggi fittizi in un'epoca passata. Per quanto uno scrittore sia bravo e ci abbia messo tutto il cuore e l'anima nella ricerca di ogni dettaglio, c'è sempre un elemento di fantasia (i dialoghi, per esempio). Di fronte poi a persone così importanti, con un vissuto complicato, ho sempre il timore di non rispettarli a sufficienza, quasi di profanarne la memoria. Il che è un controsenso: perché se nessuno scrivesse di loro, andrebbero perduti, con un danno enorme per il nostro futuro. Quindi, ben venga che ci sia chi ne scrive e ne scrive così bene, solo che personalmente fatico ad approcciarmi a quella lettura.
Per dire, sto leggendo Guerra e pace di Tolstoj, ma che ne sapeva il caro Lev di cosa frullava nella testa di Napoleone in questo o quel frangente?! Sarà stato proprio Napoleone, impertinente, irascibile eppure amabile?
Una figura come Napoleone è stata letteralmente saccheggiata da schiere di narratori, al punto di farla diventare quasi leggendaria! Certo in Guerra e Pace sarà stata romanzata anche questa figura immensa come in tutti i libri in cui il personaggio realmente vissuto offre con la sua biografia materia allo scrittore. È inevitabile che si inventi anche dinanzi a un personaggio vissuto, ma ci sono a mio parere casi e casi. Proprio queste figure sconosciute, e allo stesso tempo costruite con lunghe fasi di ricerca, tendono secondo me a essere narrate cercando il più possibile la verosimiglianza con la realtà. Poi, è vero, ci vuole quel particolare gusto per il romanzo storico. :)
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