mercoledì 26 agosto 2020

Il mondo nuovo - Aldous Huxley

Incipit: Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l'entrata principale le parole "Centro di incubazione e di condizionamento di Londra centrale" e in uno stemma il motto dello Stato mondiale: "Comunità, Identità, Stabilità". 
L'enorme stanza al pianterreno era rivolta a nord. Fredda, nonostante l'estate che sfolgorava al di là dei vetri, nonostante il caldo tropicale della stanza stessa; una luce fredda e sottile entrava dalle finestre, cercando avidamente qualche manichino drappeggiato, qualche pallida forma di mummia accademica, ma trovando solamente il vetro, le nichelature e la tetra lucentezza della porcellana di un laboratorio. 

Leggere un romanzo distopico in estate, sulla spiaggia: fatto.
Quest'anno sono stata pochissimo in vacanza al mare e leggere non è stato propriamente nelle mie corde, poi mi sono imbattuta in questo romanzo nell'unica libreria del paese calabro dove mi trovo ogni anno e voilà.
È da un po' che leggo qua e là citazioni e aforismi di questo autore, fra gli eminenti intellettuali del XX secolo, teorico dell'esistenzialismo nella nascente era tecnologica dei primi decenni del Novecento.


Huxley si pone fra i grandi critici dell'era contemporanea, ritenendo la Grande guerra il primo devastante passo dell'umanità verso la distruzione. Se consideriamo che Il mondo nuovo, una delle sue opere maggiori, fu scritta negli primi anni Trenta, quando gli effetti più tragici del nazifascismo sono ancora di là da venire, capiamo quanto le sue intuizioni fossero puntuali e purtroppo profetiche.

La visione grottesca e profetica di Huxley.
L'autore racconta di uno stato totalitario del futuro in cui la società persegue unicamente l'idea di progresso e in cui l'umanità è "gestita" da un vertice che governa costruendo esseri umani in provetta. Non esiste più concepimento, ciascun individuo viene creato manipolando seme e alveo, non c'è una madre ed è totalmente vietato provare dei sentimenti.
L'umanità è divisa in categorie che vanno da Alfa a Epsilon, dove gli individui Alfa sono il grado supremo di intelligenza, destinati al vertice, e via via tutti gli altri sono destinati a occupare i gradi inferiori fino alla base, costituita da milioni di individui privi di intelligenza che formano la forza lavoro.
"Più bassa è la casta e meno ossigeno si dà. Il primo organo a risentirne è il cervello..."
L'intelligenza viene instillata negli individui Alfa con una serie di procedure codificate e complesse, così come la privazione di essa negli individui di rango inferiore, creati tutti uguali e sottoposti fin da piccoli a una serie di prove che li educano a non amare la bellezza in tutte le sue forme, riservata solo ai gradi superiori.
Per fare un esempio, in una pagina si racconta di bambini ai quali vengono mostrati dei fiori magnifici fra i quali vengono posti dei libri. Gli infermieri preposti alla prova lasciano che gattonino verso di essi fino a quando dal pavimento emanano delle forti scosse elettriche che li fanno torcere dal dolore. In questo modo, durante la loro vita assoceranno sempre il dolore a quel tipo di bellezza e se ne terranno lontani.
La spiegazione è semplice: un tempo i Gamma e i Delta potevano amare la natura ma finivano per dedicarvisi totalmente nel tempo libero dal lavoro senza consumare altro.
Le primule e i paesaggi, fece notare, hanno un grave difetto: sono gratuiti. L'amore per la natura non fa lavorare le fabbriche. Si decide di abolire l'amore per la natura, almeno nelle caste inferiori, ma non la tendenza ad adoperare i mezzi di trasporto. [...] 
"Noi condizioniamo le masse a odiare la campagna, ma contemporaneamente le condizioniamo ad amare ogni genere di sport all'aria aperta. Nello stesso tempo facciamo sì che tutti gli sport all'aria aperta rendano necessario l'uso di apparati complicati. In questo modo si consumano articoli e manufatti e si adoperano mezzi di trasporto. Ecco la ragione delle scosse elettriche". 
Pagina dopo pagina comprendiamo che Huxley sta tracciando il racconto, attraverso il paradosso e il grottesco, dei capisaldi dell'economia moderna, basata sull'orientamento verso il consumo e la manipolazione dei comportamenti.
Profetizza e coglie il senso di ciò che le politiche economiche mondiali sono diventate oggi.

E i ranghi superiori hanno qualcosa di umano? Neppure quelli, perché la società narrata nel libro è programmata per non provare sentimenti né attaccamento alcuno fra individui. I sentimenti intralcerebbero il meccanismo di produzione, sarebbero una complicazione.
Nel momento in cui si affaccia il rischio di provare dolore o insoddisfazione, ciascuno può prendere del soma, una droga che offre in dosaggi differenti un viaggio calmante in un paradiso artificiale e tutto ridiventa bello e piacevole.
Gli Alfa sono intelligenti perché programmati come tali, sono in grado di leggere ma non conoscono i libri né tantomeno la Storia. Il passato è totalmente rinnegato ed è proibita la memoria di ciò che è stato, tutti guardano al futuro, abbacinati in un presente patinato e altamente produttivo.
Le loro conoscenze derivano dall'ipnopedia, una tecnica di apprendimento nel sonno - utilizzata anche per il condizionamento dei ranghi inferiori.
C'è un confine fra questo mondo e un altro, segnato da barriere munite di alta tensione, e non è un caso che si tratti di un pueblo indiano, in cui tutto avviene secondo le comuni norme sociali e di vita. Da questo luogo, il Selvaggio, un giovane nato da due abitanti del Mondo nuovo ma educato ad altri usi, giungerà per un incontro doloroso e tragico con la società fordiana, fino al finale inevitabile.



Come il criceto nella ruota. 
Il mondo inquietante di Huxley ci offre un effetto "straniante", perché sono moltissimi gli agganci con una realtà all'epoca solo immaginata, qui narrata mediante alterazioni eppure assai somigliante a ciò che noi stessi viviamo. Gli mancava l'era digitale, quindi forse è solo peggio di come il futuro sia stato immaginato.
Non possiamo non aver mai provato la sensazione di un controllo dal vertice, di una manipolazione sociale, di essere veicolo di un sistema molto grande e complesso.
  • Siamo la massa di consumatori che fa girare gli ingranaggi, ci hanno messo nelle condizioni di allungare una mano e accedere a beni facili, che a loro volta creano dipendenza da altri beni. 
  • È preferibile che la massa non sia colta, solo istruita va già bene; la scuola non è strumento di propaganda politica, mai, perché non vi è alcuna convenienza nel formare molto bene troppi individui. 
  • La natura, l'arte in tutte le sue forme, i libri, non sono mai fra i primi punti di un programma politico - spesso non compaiono neppure - per le stesse ragioni narrate da Huxley: la bellezza distrae dalla produzione e dal consumo. 
  • Il teatro, nato come strumento di educazione del popolo e come denuncia del potere, è morto. 
Criceti nella ruota. E in pochi dei "don Chisciotte" che tentano di andare in direzione ostinata e contraria. La conoscenza diventa qualcosa di imprescindibile. 
Cosa ne pensate? 

14 commenti:

  1. Mi ricordo di aver letto questo romanzo anni fa, e di esserne rimasta impressionata (anche se non come "1984" di Orwell, che è quasi insostenibile nella lettura). Ebbi occasione di leggerne anche degli stralci per un libriccino di letteratura inglese rivolto ai licei scientifici: l'inglese è davvero molto complesso, si fa fatica ad addentrarsi nelle frasi e vi sono molte parole di nuovo conio. La realtà distopica delineata da Huxley si è avverata in maniera inquietante, salvo il fatto che, per certi versi, quella attuale mi sembra a volte persino peggiore: c'è molta più pervasività e tracciabilità delle esistenze, di conseguenza molta manipolazione. I confini non sono netti. Basti soltanto pensare che la rete non è così libera come potrebbe apparire a prima vista.

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    1. Non ho ancora mai letto il celebre "1984", è un'esperienza che voglio fare.
      Sì, ad Huxley mancava un elemento che sarebbe diventato preponderante: l'era digitale. Se avesse immaginato che questo ipotetico "grande fratello" avrebbe avuto ancora maggior potere di quanto credeva, la sua visione sarebbe stata se possibile più apocalittica, come del resto quella di vari altri autori (penso a La strada di McCarthy, altro testo che voglio procurarmi e di cui ho visto il film).
      L'aspetto che attenua la portata mediatica del digitale è la sua accessibilità, il fatto che possiamo comunicare tutti senza limiti, in qualche modo ciò rappresenta un diritto di parola che i vertici non possono negare, la libertà di espressione oggi è difesa strenuamente.

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  2. Devo trovare il tempo di leggere questo romanzo, così tristemente attuale: la distopia, purtroppo, si rivela sempre più profezia, con l'unica differenza che certi comportamenti non sono indotti nella nostra società da qualche autorità politica ma scaturiscono, anche in stati democratici, da condizionamenti subdoli e molteplici entro la stessa società, che in massa ormai disprezza la bellezza e diventa dipendente dalle risposte a presunti bisogni veicolate dai media.

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    1. Non è fra quelli che porrei fra i capolavori, sia chiaro. Lo stesso Huxley, nella postfazione scritta molti anni dopo (quel Ritorno al mondo nuovo del titolo) ammette di non aver scritto un grande romanzo e che avrebbe rimaneggiato un bel po' col senno di poi. Il messaggio è però fortissimo e riesce a cogliere nel segno.

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  3. Huxley è stato profetico; in Ritorno al mondo nuovo, uscendo dalla finzione letteraria, la sua visione del futuro si fa ancora più definita. Del romanzo ricordo ancora la figura di Bernardo, il frustrato, disadattato, e di Johnny, che conosce il mondo leggendo Shakespeare e che non riesce a capire la mancanza di sentimenti forti, nel bene e nel male, degli uomini del Mondo nuovo, nati in provetta e vissuti in una dimensione dove tutto è il derivato dii una programma preordinato nei minimi dettagli.

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    1. L'idea che John si esprima con insieme di principi tratti dalle maggiori opere di Shakespeare è un'idea molto intensa e azzeccata. Credo però che non sia stata sviluppata a dovere nella scrittura, una delle pecche del romanzo è quello di non essere un alto esempio di letteratura. John, il Selvaggio (il paradosso di una definizione che lo descrive esattamente al contrario di ciò che è realmente, sebbene abbia in sé quell'istinto distruttivo che lo porterà alla fine) sarebbe potuto essere un personaggio gigantesco, anche se in lui si sovrappone l'immagine di chi si è formato sui libri di Shakespeare ma è totalmente privo di quella esperienza di vita che gli dia capacità di discernimento.

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  4. Questo è il libro che mi sono ripromessa di leggere, prima o poi.
    Mi incuriosisce moltissimo.
    Tra l'altro, conosco un'altra persona che l'ha letto durante le vacanze estive di quest'anno. Mi è stato riferito che, tutto sommato, si presta bene.

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    1. Non lo metterei fra i consigliatissimi, ma... è pur sempre un'esperienza particolare leggerlo. Indubbiamente suscita delle riflessioni.

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  5. Ci sono davvero molte assonanze con il nostro mondo, aimè, moderno.
    Siamo davvero dei criceti nella ruota, importanti solo come consumatori e, al limite, elettori. Questo mondo distopico fa davvero venire i brividi. Sai che anch'io non ho ancora letto 1984 di Orwell?
    A proposito di romanzi distopici, questo romanzo per certi versi mi ha ricordato il mondo descritto nel romanzo di Luciano Ligabue "La neve se ne frega" dove non i figli nascono in provetta al contrario, si nasce vecchi e si diventa giovani, una storia strana, inquietante che poi racconta una bella storia d'amore che rischia di sovvertire le regole del perfetto Piano Vidor del libro.

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    1. C'è quel bel film con Brad Pitt che racconta una cosa molto simile: Il curioso caso di Benjamin Button, che avrei voglia di rivedere. Bella anche la figura dell'orologiaio che costruisce un sistema in cui il tempo va a ritroso.

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  6. Letto anni fa. Molto particolare... e decisamente inquietante

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  7. Effettivamente orwell dev'essersi ispirato in qualche modo perché vedo diverse tematiche con 1984. La letteratura distopica mi angoscia perché è difficile da sostenere, ma poi l'angoscia raggiunge un livello più elevato nel momento in cui ti rendi conto che le cose descritte sono reali seppur in una forma meno letterale.
    Ho smesso di leggere la sera i racconti di Bradbury perché poi dormivo malissimo la notte.

    Per tornare a bomba, una delle cose che non sopporto è quando dicono che la scuola deve assolutamente formare al mondo del lavoro e anche quelli che con sprezzo ti dicono: "hai fatto il liceo, a cosa ti serve?" Non dico che non debba esserci un qualche punto di contatto tra scuola e lavoro e che le due cose debbano essere totalmente avulse, ma che cavolo, la visione meramente utilitaristica del sapere (che tipo di sapere, poi, perché anche lì ci sarebbe una selezione) è una cosa che odio in massimo grado.

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    1. Quell'effetto piuttosto forte, pensa, riesce anche su alunni di 13/14 anni. Bradbury ha una scrittura potente.
      Riguardo alla scuola "utilitaristica", argomento urticante. Anche perché il sapere è talmente vasto che conoscere esclusivamente ciò che riguarda il lavoro renderebbe tutti immensamente limitati. Io ammiro chi, professionista in una determinato settore, come medicina, giurisprudenza o altro, è fine conoscitore di musica, teatro, libri. Lì si vede che c'è un pregresso vario, ricco. Certo, sono rare persone così, ma quando le incontri è una sensazione meravigliosa.

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