mercoledì 11 dicembre 2019

Ponti non muri - Giancarlo Ascari, Pia Valentinis

I ponti sono un rammendo nel territorio sopra il troppo pieno, come l'acqua, o il troppo vuoto, come l'aria. 
Collegano i popoli, favorendo la comunicazione, oppure li dividono, facilitando l'aggressione di uno nei confronti di un altro. Sono oggetti stabili e fragili allo stesso tempo.

Dalla nota introduttiva della seconda di copertina, si comprende già quanto sia insolita questa pubblicazione, un piccolo libro che parla di ponti, facendo un excursus sui ponti più celebri al mondo, millenari o moderni, tutti legati da un significato univoco: unire due punti altrimenti irraggiungibili.

La scelta è su cinquanta ponti di ogni materiale, dalla pietra al ferro, al legno, alla corda. Senza trascurare i ponti di barche, fino ad arrivare a quella visione "poetica" del ponte, che vediamo delineato in un arcobaleno o nella neve. 

Tutto è bello e piacevole di questo libro, anche la dedica: 

A mastri pontieri, carpentieri, fabbri, muratori, canapai. A tutti i costruttori di ponti e a chi li attraversa. 

Forse non siamo mai perfettamente consapevoli di quanto siano stati fondamentali i ponti nella Storia tutta, come si sia affinata l'arte della loro costruzione o fino a che punto possa essere arrivato l'ingegno umano perché il proprio percorso non avesse soluzione di continuità. 
Il ponte rende possibile oltrepassare l'ostacolo, unisce uomini a uomini e favorisce la comunicazione.
Anche la natura ha "costruito" ponti, e questi sono stati spesso strade da attraversare esattamente come quelli costruiti da mano umana. 
Si percepisce chiaro un significato che va oltre il suo compito specifico, vero? 

Eccovi alcuni dei ponti menzionati nel testo. 

L'arco naturale di Aloba, in Ciad. Il più grande ponte nel deserto del Sahara, con un'altezza di 122 metri e una campata di 76 metri. Non è facile arrivarci, quindi non è metà turistica. 



Pont du Gard, in Francia. Uno dei capolavori dell'arte romana (non era forse arte anche questa?), alto 49 metri e lungo 275.
Opera dal duplice uso: ponte e acquedotto fino all'età romana. Ricordiamo che quella di pontefice, costruttore di ponti, era una massima carica fino alla Roma imperiale.


Ponte del diavolo, a Borgo a Mozzano, Lucca. Risalente al 1100, è uno dei tanti ponti sparsi per
l'Europa che portano questo nome. Di solito i "ponti del diavolo" hanno un'architettura insolita e sono legati a una particolare leggenda, in cui si scende a patti con lui, che ne permette la costruzione in cambio dell'anima di qualche disgraziato.


Ponte Carlo, a Praga. Questo è davvero bellissimo, e pare che per costruirlo, nel 1357, si sia adoperato un materiale particolarmente resistente alle piene del fiume Moldava: albumi d'uovo e malta. Secondo la leggenda, le statue che l'adornano, i "santi di pietra", prendono vita durante le notti in cui un neonato lotta contro la morte. 


Ponte di Shahara, Yemen. Avreste il coraggio di attraversare un ponte come questo? Attraversa una gola alta 300 metri. Viene costruito nel XVII secolo, pronto ad essere abbattuto in caso di invasione turca. Per secoli ha reso le genti dei piccoli villaggi inerpicati sulle montagne in grado di scambiare qualche merce e sopravvivere. 

Ponte di corda a Srinagar, in India. È uno dei tantissimi ponti di corda sparsi nelle zone più depresse e difficili da percorrere nel mondo. La laboriosità dell'uomo e la familiarità con il pericolo. 


Ponte U Bein, Birmania. Il più lungo del mondo in legno di teak, misura 1209 metri. Fu costruito nel 1700 per trasportare i materiali destinati a una nuova città, Mandalay, proprio con gli scarti di templi e palazzi della vecchia capitale. 

Non manca menzione dei più celebri ponti del mondo, certo, ma mi hanno colpito proprio i ponti meno noti eppure straordinari, quelle strade che l'uomo ha costruito infaticabilmente nel passato, utilizzando materiale povero, sfidando il pericolo. 
Il percorso si chiude con una nota ironica: il ponte di fili tra dirimpettai. I fili che le massaie da sempre tendono fra due palazzine vicine, quei fili che non servono soltanto per mettere ad asciugare il bucato, ma a condividere frammenti di spazio urbano e allo stesso tempo parlare, parlarsi. 

Ogni ponte è un'opportunità, questo restituisce al lettore il prezioso libro illustrato. L'opportunità di tendere una mano, estendere la propria volontà di condividere, capirsi. Ogni ponte è in tal senso l'antitesi del muro, il suo esatto opposto, il suo contrario. 
Oggi più che mai c'è bisogno di parlare di ponti, di spingere in là lo sguardo, di oltrepassare l'ostacolo nella volontà di incontrare l'altro. 
Da sempre affascinata dai costruttori di ponti, siano essi architetti di fama, così come l'umile costruttore del passato, così come adesso da tutti coloro che gettano una strada dinanzi a sé, scegliendo di non innalzare barriere. 

Cosa pensate dei costruttori di ponti, in particolare di coloro che agiscono ogni giorno in tal senso? 
Potete ritenervi costruttori di ponti, nel vostro piccolo? 

14 commenti:

  1. Bellissimo post. In un'epoca in cui si sta tornando a costruire muri, è bello parlare di ponti e ricordarsi che il mondo è andato avanti costruendo ponti, avventurandosi verso l'"altro da sé".
    Posso considerarmi costruttore di ponti, nel mio piccolo? Credo di sì, perché per motivi di lavoro parlo ogni giorno con persone di nazionalità e religione diverse, e ci si racconta, ci si confronta, si discute anche (perché no?), ma si esce sempre arricchiti da questo continuo scambio.
    Ciao.

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    1. Mi piacerebbe sapere di più sul tuo mestiere. :)
      Grazie per il tuo apprezzamento.

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    2. Niente di che. Lavoro in un'agenzia di distribuzione stampa che "recluta" parte del personale che le serve attraverso cooperative, e da queste arrivano persone da ogni paese. Ultimamente lavoro con un ragazzo nigeriano che parla inglese a livello madrelingua, e così ne approfitto per ripassare il mio, che è un po' arrugginito :)
      Ma ho lavorato anche con persone provenienti dal Marocco, dall'Egitto, dalla Russia, dal Bangladesh, e da ognuna di queste mi sono arricchito di qualcosa. E spero, a mia volta, di avere un po' arricchito ognuna di esse.
      Buona serata.

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  2. Che bell'argomento per un libro e per il tuo post! Mi piace chi sa guardare anche il normale e vedere davvero, oltre la superficie.

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    1. Mi piace questa specie di metafora che sottintende un elemento come questo.
      Mi affascina che esistano da sempre, e più o meno con lo stesso significato. :)

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  3. Dei ponti illustrati nelle foto, ho avuto modo di vedere il Ponte Carlo a Praga ed è davvero teatrale e magnifico, anche se non conoscevo la leggenda collegata. Di ponti del diavolo ce ne sono un bel po' in giro per l'Italia, in effetti. L'ultimo che ho visto è a Cividale del Friuli, ma ne vidi anche in Liguria.
    Mi hai fatto ricordare il ponte romano a Tesero in val di Fiemme, che resistette allo smottamento dei materiali nel disastro che sotterrò la val di Stava nel 1985, mentre il ponte moderno fu distrutto.
    Per il lavoro che faccio, forse sono un costruttore di ponti anch'io, visto che cerco di gettare dei ponti solidi tra gli studenti e la lingua inglese. :)

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    1. Non vedo l'ora di fare un viaggio a Praga, sento che quella città potrebbe piacermi molto.
      Sì, sei decisamente una costruttrice di ponti e non solo perché curi libri sulla lingua inglese, direi che lo sei anche perché scrivi, comunichi magnificamente e sei una persona aperta e solare. :)

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  4. Grazie per il bel consiglio di lettura e anche di viaggio! I ponti sono architetture che sfidano spesso l'impossibile.Senso della sfida, elasticità e tenacia, le ho incontrate in persone amiche ma per me sono una grande sfida in cui ho molto da esercitarmi e imparare. Ti segnalo un articolo sui ponti viventi in versione vegetale https://www.google.com/amp/s/www.greenme.it/viaggiare/asia/ponti-radicali-viventi-india/amp/

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    1. Tu sei decisamente una costruttrice di ponti, lo sei con la tua vena artistica, con il tuo modo di educare i tuoi figli, con la generosità che ti caratterizza. Ho alcuni amici e amiche che sono ottimi "pontefici"! :)
      Grazie per la segnalazione, guarderò il sito.

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  5. Dei costruttori di ponti ne penso solo che bene. E vorrei esserlo, ma in questo periodo della vita ho una forma di ritrosia e insicurezza che mi porta a non costruire nessun ponte e anzi a sfuggirne, ma questo è un problema mio e non dei ponti né costruttori!

    Il ponte in Ciad credevo che fosse uno di quelli dello Utah! Invece quello in India è proprio il mitico ponte da Indiana Jones, con sotto i coccodrilli!
    Non sapevo che pontefice significasse costruttore di ponte, in effetti il ponte è contenuto nella parola ma non ci avevo mica mai pensato.

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    1. Forse in fondo lo sei ugualmente, pensa solo ai simpaticissimi post del tuo blog. Se non è costruire ponti questo, con la tua verve da esperta di cinema. :)

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    2. Ti ringrazio molto per le belle parole.

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  6. Albumi d'uovo e malta? Ma con i rossi d'uovo ci hanno fatto un mega zabaione per tutta la città?!! :D
    Dev'essere proprio una lettura interessante questo libro. Spesso mi incanto a guardare i documentari in tv sulle mega costruzioni contemporanee o sulle meraviglie antiche che ancora sopravvivono al tempo dopo millenni. L'uomo può costruire ponti e legami straordinari. E distruggere tutto altrettanto velocemente.

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    1. È la grande contraddizione di cui è caratterizzato, in effetti. Può strabiliare col proprio genio costruttivo o distruttivo. La cosa degli albumi ha stupito anche me.
      Grazie per aver apprezzato!

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