tag:blogger.com,1999:blog-33076768118336032282024-03-18T20:00:29.165+01:00Io, la letteratura e ChaplinIo, la letteratura e ChaplinLuzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.comBlogger403125tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-82260571200065810712024-03-14T17:47:00.002+01:002024-03-14T17:50:48.858+01:00Resto qui - Marco Balzano<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHRRfobdcNyV3PCnY7IjcIhWs3tsso35J5sOpkU8sn6GfPzpzPCx9jBCgvDpJmGDyVoXTOg7mXvTvskwXH0laG8_1ywUhFz6dNx-MRrFfHTepx3ecVYyHtOGOFUgoyVJke9oDy-WvmxHYKJbLrmwdUNS4vRHuY8ztBQuijwTyGuDYQ6IGkVtBhMsmiWLo/s1585/978880623741HIG.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1585" data-original-width="1000" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHRRfobdcNyV3PCnY7IjcIhWs3tsso35J5sOpkU8sn6GfPzpzPCx9jBCgvDpJmGDyVoXTOg7mXvTvskwXH0laG8_1ywUhFz6dNx-MRrFfHTepx3ecVYyHtOGOFUgoyVJke9oDy-WvmxHYKJbLrmwdUNS4vRHuY8ztBQuijwTyGuDYQ6IGkVtBhMsmiWLo/w253-h400/978880623741HIG.jpeg" width="253" /></a></div><b>Incipit:</b> <i>Non sai niente di me, eppure sai tanto perché sei mia figlia. L'odore della pelle, il calore del fiato, i nervi tesi, te li ho dati io. Dunque ti parlerò come a chi mi ha visto dentro. </i></div><div style="text-align: justify;"><i>Saprei descriverti nei minimi particolari. Anzi, certe mattine che la neve è alta e la casa è avvolta da un silenzio che mozza il respiro mi vengono in mente nuovi dettagli. Qualche settimana fa mi sono accorta di un piccolo neo che avevi sulla spalla e che quando ti facevo il bagno nella tinozza mi indicavi sempre. Ti ossessionava. O quel boccolo dietro l'orecchio, l'unico in quei capelli color miele</i>. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ho appeno voltato l'ultima pagina di questo libro e sento il desiderio di scriverne, perché ne sono uscita consapevole di una storia che prima ignoravo del tutto e merita di essere conosciuta.</div><div style="text-align: justify;">Guardatene la copertina, vi sarete imbattuti certo in questa immagine chissà quante volte. </div><div style="text-align: justify;">Pur senza entrare nel merito, abbiamo capito fin dalla prima volta che l'abbiamo vista che doveva trattarsi di un paese sommerso, un luogo in Alto Adige in cui un paese fantasma si trova sotto le acque di un lago artificiale. La mano dell'uomo. </div><div style="text-align: justify;">Si tratta del <b>Lago di Resia</b>, in Val Venosta, sotto il quale sono immersi i paesini di Resia e Curon dagli anni Cinquanta. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Un'opera di ingegneria iniziata in era fascista e poi completata nel Dopoguerra</b></i>, realizzata dalla Montecatini - poi Montedison - che vide la costruzione di una diga per l'energia idroelettrica e la deviazione del fiume Adige, che andrà a inondare parte della valle e l'antico insieme di cittadina e villaggi di masi, oltre che la Chiesa intitolata a Santa Caterina risalente al XIV secolo.</div><div style="text-align: justify;"><i></i><blockquote><i>Si muore solo per stanchezza. La stanchezza che ci danno gli altri, che ci diamo noi stessi, che ci danno le nostre idee. Non aveva più le bestie, il suo campo era sommerso, non era più un contadino, non abitava più il suo paese. Non era più niente di quello che voleva essere e la vita, quando non la riconosci, ti stanca in fretta. </i></blockquote><div>La genesi di questo romanzo "realista" è una di quelle particolari. Marco Balzano si trova qualche anno fa in vacanza proprio in quello stesso luogo, meta oggi di turisti e curiosi. Sta per fare la classica foto di rito assieme a sua figlia, ma la sua attenzione viene attratta dai pedalò e le barche a vela che ruotano lente attorno al campanile, e poi amplia lo sguardo, tende l'orecchio ai suoni. Il vociare dei turisti, l'allegria, l'entusiasmo gioioso attorno a un luogo unico al mondo. </div><div>Eppure...</div><div><b>Eppure a un animo sensibile non può sfuggire la tragedia</b>. Perché di dramma si tratta, non possiamo non pensarlo dinanzi a un villaggio sommerso. Si tratta di devastazione, dolore, resistenza e distruzione di una memoria finita sotto metri di acqua assieme a luoghi fatti di radici e ricordi. </div><div>E allora Balzano vuole scriverne, si informa, si documenta, scava. </div><div>Ne scaturisce una storia struggente e capace di suscitare certa commozione, perché se ne sente tutto il tormento, la lotta, il crollo della speranza. </div><div><br /></div><div><b>Quanto sappiamo delle genti dell'Alto Adige/Südtirol?</b> </div><div>Adoro il Trentino. Lo scoprii nel 2008, durante un'estate, poi ci tornammo a Pasqua 2009 talmente ne eravamo abbacinati. E poi lo scorso anno, una bella settimana d'agosto. Ci tornerei tutti gli anni. </div><div>Mi ci sento nel mio elemento, amo quelle montagne, la bellezza delle cittadine, dei masi d'alta quota, il sapore dello strüdel, della salsiccia con patate dopo una camminata in salita anche di molti chilometri, dei fiori alle finestre, della cresta dei monti più lontani con quel pennacchio di neve che si leva dai ghiacci. Mi impressiona e affascina, mi emoziona come il mare non è mai riuscito a fare. </div><div>Ne scriverò più compiutamente, merita.</div><div>Il nome <i>Südtirol</i> designa un'area ampia della provincia di Bolzano. Fu annessa all'Italia nel 1919, dopo il termine della Grande Guerra e la sconfitta dell'Austria, che perse una parte del proprio territorio a favore dell'Italia. </div><div><i><b>Si trattò di una di quelle annessioni che non tennero conto della differenza di lingua e cultura</b></i>, ma sui nostri libri di Storia ovviamente questo non è riportato. La Storia è scritta dai vinti e non lascia trapelare tante verità.</div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjveNCCyedfxW9oT8GM3sG8veYRc0kZuBXzJbsDoeO9WgKCivvDzO0o2bqNCtuJmCU0ISwGK1eTtV_HaDgAJwwvMjqejTuzeAw-DMc4bzaX9NzqN7bq9hy7VXi0f0Zan2y_PFC0ZmhWf_JYgt_2kQVbWP1C15Fy_4pK85QVfPXKhqx6_FMzuEsD4JZKf-Y/s1170/Marco-Balzano_2-1170x780.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="780" data-original-width="1170" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjveNCCyedfxW9oT8GM3sG8veYRc0kZuBXzJbsDoeO9WgKCivvDzO0o2bqNCtuJmCU0ISwGK1eTtV_HaDgAJwwvMjqejTuzeAw-DMc4bzaX9NzqN7bq9hy7VXi0f0Zan2y_PFC0ZmhWf_JYgt_2kQVbWP1C15Fy_4pK85QVfPXKhqx6_FMzuEsD4JZKf-Y/w400-h266/Marco-Balzano_2-1170x780.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Marco Balzano, insegnante e scrittore</span></td></tr></tbody></table><br /><div>Un aspetto che avevo scoperto visitando alcuni musei etnografici sul territorio, ma che emergono in questo romanzo come centrali, è il <b>difficile adattamento all'italiano</b> per le generazioni che vissero l'annessione e pertanto il distacco dall'Austria. L'italiano poi venne imposto come lingua unica durante il fascismo, salvo poi tornare come lingua concessa a partire dal "patto di ferro" fra Hitler e Mussolini. </div><div>Altro particolare, la concessione da parte di un fascismo ormai succube del nazismo del <i><b>trasferimento volontario dei tirolesi in Germania</b></i>, proprio negli anni precedenti il 1939. </div><div>Nel romanzo Balzano rende evidente la fascinazione di molti giovani del paese verso il nazionalsocialismo in ascesa. Hitler viene percepito come "liberatore" di tutti i popoli di lingua tedesca, un eroe della legittimazione culturale dei tirolesi. È il motivo per cui molti di essi si arruoleranno nell'esercito nazista.</div><div><i></i><blockquote><i>... si impossessò di noi una rassegnazione che aveva la forma di una mano che ti chiudeva gli occhi. Dicono che succeda così anche ai malati terminali, ai condannati a morte, ai suicidi. Prima di morire si placano, come in un lampo di pace che non si sa da dove scaturisce, ma che li pervade. È un sentimento lucido, non ha bisogno di parole. </i></blockquote></div><div>Mentre la Storia si dipana fra gli altopiani non lontani, con frange di tedeschi preposti al controllo dei territori a partire dal '43 - caduto il fascismo - nel frattempo i lavori per la costruzione della diga sono solo interrotti, per riprendere dopo la guerra. </div><div>Le piccole cittadine di Curon e Resia si mobilitano dietro a un capopopolo d'invenzione, Erich, marito di Trina che è la voce narrante, ma c'è un altro uomo ardito realmente esistito a muovere le genti, dapprima restie a intervenire e poi sempre più atterrite dinanzi ai macchinari che mordono la montagna e la valle per creare l'invaso attorno ai paesini. </div><div>Si tratta di un sacerdote, <b>Alfred Rieper</b>, che riesce a mobilitare una grande resistenza in grado di arrivare alla politica e perfino al papa Pio XII. Ma ogni voce cadrà nel vuoto. I lavori sono in avanzamento e nell'estate del 1950 l'invaso verrà riempito fino a 22 metri. </div><div>Non ci saranno mai i risarcimenti promessi. Lo stato italiano fece costruire alcune case di fortuna, ma di fatto 163 case furono sommerse e circa 1000 persone colpite da questa "infrastruttura" che avrebbe dovuto portare progresso e benessere e invece cancellò secoli di memoria. </div><div>Ne conseguì un'emigrazione forzata, nulla poté restituire a questo popolo martoriato il valore della propria memoria collettiva, i mestieri, le abitudini. </div><div><i></i><blockquote><i>Nel giro di pochi anni il campanile che svetta sull'acqua morta è diventato un'attrazione turistica. I villeggianti ci passano all'inizio stupiti e poco dopo distratti. Si scattano le foto con il campanile della chiesa alle spalle e fanno tutti lo stesso sorriso. Come se sotto l'acqua non ci fossero le radici dei vecchi larici, le fondamenta delle nostre case, la piazza dove ci radunavamo. Come se la storia non fosse esistita. </i></blockquote></div><div><b><i>Resto qui</i> è un romanzo sulla resistenza, sul restare, che è tanto più difficile dell'andare</b>. Restare malgrado la sconfitta, anche, forse l'atto di coraggio più grande pur di arrendersi solo alla rassegnazione ma non perdere le proprie radici. </div><div>Immaginare cosa questo popolo d'alta montagna abbia provato dinanzi all'orrore di questa distruzione delle proprie cose è un piccolo tentativo per capire cosa sia stato. E forse sarebbe il caso di riflettere dinanzi a questa "cartolina" piena di fascino, che sta raccontandoci qualcosa di molto diverso dal romanticismo di un bel paesaggio. </div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK8n0AnudcFCvvxuWuFBJ_m3ADVU7Nj8vl8GU_bZJxRa4UoPdZylDKcYREG2fdlIB8rST9Fjy_BsM4jnaP9JxF8-8otHmuzhjpJSfgLHWLV7Jh2JhVfk76L-BIB6kulRwwuAS1wfEvZQezTGTkSfCddFS6UGU7vXMvjMWfDKSUAEygUCbuLYEjStyWOuU/s960/freizeit-hubertus-schiff-vinschgau-fb.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="580" data-original-width="960" height="386" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK8n0AnudcFCvvxuWuFBJ_m3ADVU7Nj8vl8GU_bZJxRa4UoPdZylDKcYREG2fdlIB8rST9Fjy_BsM4jnaP9JxF8-8otHmuzhjpJSfgLHWLV7Jh2JhVfk76L-BIB6kulRwwuAS1wfEvZQezTGTkSfCddFS6UGU7vXMvjMWfDKSUAEygUCbuLYEjStyWOuU/w640-h386/freizeit-hubertus-schiff-vinschgau-fb.jpeg" width="640" /></a></div><br /><div><b>Conoscevate la storia di Curon e Resia e del "campanile sommerso"?</b></div><div><b>Vi è capitato di visitare ruderi o in generale luoghi custodi di una memoria importante?</b></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-64702098317369636232024-03-09T09:27:00.006+01:002024-03-09T09:30:07.834+01:00L'errore di Aristotele - Giulia Sissa (essere femmina nella Grecia classica)<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNvAu9YMys83egbCPtBRChCKTIZFuf2biMsE_an2SNE3fDEiY86RiZvbpwTXzNJZCse4rsywqwuE2UQvVRdDdFrGQg-aeeKDzd1MM7yNUZP8xMoi7InrBdCK3HGfwSI6PN1smAb72sfQyookzkfDv81BdH-UuAfihx58cTLWEMJ6NnwMqxtsx75rOmsNE/s522/61bpEDz+ErL._SY522_.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="522" data-original-width="341" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNvAu9YMys83egbCPtBRChCKTIZFuf2biMsE_an2SNE3fDEiY86RiZvbpwTXzNJZCse4rsywqwuE2UQvVRdDdFrGQg-aeeKDzd1MM7yNUZP8xMoi7InrBdCK3HGfwSI6PN1smAb72sfQyookzkfDv81BdH-UuAfihx58cTLWEMJ6NnwMqxtsx75rOmsNE/w261-h400/61bpEDz+ErL._SY522_.jpg" width="261" /></a></div><i><b>C'erano una volta regine e principesse. Governavano paesi, comandavano eserciti e si facevano obbedire.</b> Le loro vite erano piene di possibilità, di poteri e di progetti. Si chiamavano Artemisia di Alicarnasso, Antigone, Giocasta, Etra. La storiografia antica ne racconta le gesta meravigliose mentre la tragedia classica le fa rivivere sulla scena. Eccezionali e singolari in società ostili alle donne, queste figure appartengono a un passato aristocratico o vivono in uno spazio distante e regale. In questi mondi possibili, anche loro sono possibili. Basta usare l'immaginazione.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;">***</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Amo i saggi, ormai è risaputo, ho scoperto anzi una vera passione per quei libri prodotti da studiosi, esperti, pensatori, che fanno un'analisi accurata di un determinato argomento. </div><div style="text-align: justify;">Questo pregevole excursus sulla donna nei secoli, dall'antichità classica fino all'età moderna, scoprii per caso, anche stavolta dinanzi a una puntata di <i>Quante storie</i> su Raitre. </div><div style="text-align: justify;">Giulia Sissa è una docente di Antropologia e Letteratura all'Università della California, una delle maggiori esperte di <i><b>antropologia sociale riguardante il femminile</b></i>. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Insomma, una che sa il fatto suo, come era evidente durante l'intervista attorno a questo nuovo saggio. </div><div style="text-align: justify;">Il dibattito sul femminile oggi è molto diffuso, uno dei maggiori temi discussi al momento. Se si può parlare di "nuovo femminismo" non saprei, certamente non si può ignorarne la portata. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per quanto sia un tema da sempre di mio interesse, ho ritenuto di sapere in definitiva poco a riguardo. </div><div style="text-align: justify;"><b>La Storia parla pochissimo delle donne</b>, la Storia della letteratura ne registra pochissime se confrontate alla compagine maschile - di "scrittrici invisibili" avevo scritto <a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2019/02/le-scrittrici-invisibili-le-donne-nella.html" target="_blank"><b>qui</b></a> - per non dire della posizione sociale della donna nei secoli. </div><div style="text-align: justify;">Sappiamo grossomodo come andarono le cose e come vanno, ma <i><b>aprire questo libro significa accorgersi di quanto estremo è stato, nei secoli, il giudizio di filosofi e intellettuali verso la donna</b></i>. </div><div style="text-align: justify;">Ebbene sì, anche di quei grandissimi pensatori come Aristotele, i grandi illuministi, l'<i>intellighenzia</i> di ogni epoca. Sappiatelo: le cose sono state molto peggiori di quanto crediamo. </div><div style="text-align: justify;">Tenterò, come al solito, una sintesi dei passaggi più memorabili del saggio. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Partiamo dai greci.</b></div><div style="text-align: justify;">Ci troviamo in una delle civiltà più importanti del mondo antico. Il genio dei greci è indiscutibile, <b><i>sono stati gli ideatori della democrazia</i></b>, ossia del governo del popolo contro ogni tirannide. </div><div style="text-align: justify;">Non solo, sono stati coloro che hanno capito per primi che il potere dei governanti doveva essere mai fisso, ma a scadenza. Decaduto un governo, se ne fa un altro, la <i>polis</i> è al centro degli interessi così come il comportamento sociale, regolato da norme concessive verso certi atteggiamenti e molto restrittive verso altri. Hanno inventato la filosofia, il teatro, la lingua più raffinata e completa. </div><div style="text-align: justify;">Ebbene, di contro a questo virtuosismo intellettuale, <b>vediamo come era considerata la donna</b>. </div><div style="text-align: justify;">Non stupisce che la famiglia fosse organizzata attorno a un capo, il marito, padre e padrone dei suoi schiavi. Non deve stupirci perché il <i><b>patriarcato</b></i> ha origini remote e tocca tutte le grandi civiltà del passato. L'antropologia ci insegna che il patriarcato è stato per molti secoli un sistema di garanzia dell'equilibrio sociale, in particolare in queste società antiche, votate alla guerra e all'espansione. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKsuLxIuCBS9dMlwl5btzjKkZfFvBYh5DkcjszMAo7v9pDbUowidT4w0HexEAADGxwn_Gf0OW0YnlczPQnDFTxINLZ7h5pZPdDZw8CC9LkT4pb9XKKqNZZNWeO1TdEFtoDsffQq9ehyphenhyphenIsH8Fg0U7prkgJz8cnYtyf9r1PitV8IV21tGN7TUaAamvZY3zQ/s1200/aristotele-ethos-logos-pathos-persuasione.jpeg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="799" data-original-width="1200" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKsuLxIuCBS9dMlwl5btzjKkZfFvBYh5DkcjszMAo7v9pDbUowidT4w0HexEAADGxwn_Gf0OW0YnlczPQnDFTxINLZ7h5pZPdDZw8CC9LkT4pb9XKKqNZZNWeO1TdEFtoDsffQq9ehyphenhyphenIsH8Fg0U7prkgJz8cnYtyf9r1PitV8IV21tGN7TUaAamvZY3zQ/s320/aristotele-ethos-logos-pathos-persuasione.jpeg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Aristotele (384 a. C. - 322 a. C.)</span></td></tr></tbody></table>Ebbene, in questa società greca progressista e avanzata - nella quale per esempio l'omosessualità viene largamente accettata e praticata con libertà, purché non sia prostituzione - la donna è relegata a un livello assai inferiore. È una condizione che le deriva da un <b>principio avvalorato dalla filosofia</b>, tenetevi forte. </div><div style="text-align: justify;">Il buon <i><b><span style="color: #990000;">Aristotele</span></b></i>, colui che abbiamo studiato al liceo come il genio assoluto della filosofia antica - oltretutto innegabilmente genio, se pensiamo alla sua metafisica, alla retorica, ecc. - partorisce queste idee:</div><div style="text-align: justify;">La donna, per sua natura, è priva di coraggio e "inferma", invalida da un punto di vista decisionale. </div><div style="text-align: justify;">La donna non è stupida, ma è "molle" e pertanto tendenzialmente vile. </div><div style="text-align: justify;">Non debole ma codarda. Pericolosa, perché ogni sua possibile intromissione nelle faccende maschili può creare confusione.</div><div style="text-align: justify;">La donna è adatta alla sottomissione, è un "animale domestico" al pari di come l'uomo sia invece "animale politico". </div><div style="text-align: justify;">"Le donne evacuano nel flusso mestruale il sangue che non sono in grado di trasformare in sperma". </div><div style="text-align: justify;">L'uomo è dotato di <i>thumos</i>, impeto, slancio. Questa sua natura lo spinge di continuo verso la lotta, la presa e l'esercizio del potere, l'aspirazione alla vittoria. Grazie al thumos, l'uomo è dotato di <i>andreia</i>, virilità. Predisposto al comando, l'uomo si serve della propria <i>andreia</i> a fini virtuosi, che pone a servizio della <i>polis</i>. </div><div style="text-align: justify;"><i><b>Ma perché l'uomo ha tutte queste "qualità" e la donna ne difetta? </b></i></div><div style="text-align: justify;">Qui il filosofo scatena la propria immaginazione: l'uomo è dotato di <i>calore</i>, la donna no. La donna è tendenzialmente molle e fredda. Il maschio è caldo e pertanto impetuoso, "fisico", è un combattente e lotta in vista del "bello". Tutte qualità assenti nella donna. </div><div style="text-align: justify;"><i></i><blockquote><i>Questi corpi non sono fatti per la competizione, la lotta e l'autorità che ne consegue. Il campo di battaglia non è il loro posto. L'arena politica neanche. Sono corpi destinati alla casa e, anche a casa, devono limitarsi ai compiti che per natura sono di loro competenza. </i></blockquote></div><div style="text-align: justify;">Il grande esempio della democrazia ateniese, insomma, si incontra con un sessismo estremo, grave. </div><div style="text-align: justify;">Pensate, perfino dinanzi alla conquista del <b>principio di uguaglianza</b> dinanzi alla legge, nel VI secolo a. C., cui i greci arrivarono per primi, c'è un diritto dipendente dalla natura. </div><div style="text-align: justify;">I cittadini ateniesi sono uguali dinanzi alla legge, tutti, ma c'è chi ne è escluso. Certo, gli schiavi, individui neanche presi in considerazione, ma anche le donne, proprio perché "prive di calore" e pertanto <i>troppo instabili </i>per godere degli stessi diritti (!)</div><div style="text-align: justify;">In termini più dettagliati: <i><b>la democrazia è androcentrica</b></i>. Come nell'epoca antecedente, per intenderci quella omerica, re e principi esercitavano il potere, in democrazia subentra la collettività, il popolo, ma non viene meno la necessità della lotta, della guerra. </div><div style="text-align: justify;">Essendo la guerra la condizione necessaria per mantenere viva la democrazia, ed essendo la donna priva del calore necessario al campo di battaglia, allora non può avere gli stessi diritti dell'uomo, che si guadagna il proprio diritto per natura, poiché dotato di <i>thumos/andreia</i>. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDs6Rdj2f0c00fkU2ZB6BQMNFhmlIEspoir2Lmk_vz29LSTVygB8400e44vHZgdXlOg8WNuF1w5Sqy85jtfV5HyE33UHWY-48LVog5irsj_YoRWfl3oAeroNfcZF32Faqokg8azYHf2rv0anoX4hv_k12uGfHbF6gqLtjQmU1Ryr5PUvwa68-hrLcFMWo/s400/plato_ritratto.jpeg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="300" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDs6Rdj2f0c00fkU2ZB6BQMNFhmlIEspoir2Lmk_vz29LSTVygB8400e44vHZgdXlOg8WNuF1w5Sqy85jtfV5HyE33UHWY-48LVog5irsj_YoRWfl3oAeroNfcZF32Faqokg8azYHf2rv0anoX4hv_k12uGfHbF6gqLtjQmU1Ryr5PUvwa68-hrLcFMWo/s320/plato_ritratto.jpeg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Platone (428 a. C. - 348 a. C.)</span></td></tr></tbody></table>Neppure il grande maestro di Aristotele, <b><i><span style="color: #990000;">Platone</span></i></b>, risparmia la donna. Troviamo nel <i>Timeo</i> alcuni passaggi illuminanti a riguardo, inerenti la prima generazione di donne comparsa sulla Terra. </div><div style="text-align: justify;">A suo avviso, questa generazione prese vita da alcuni esseri viventi, <i><b>"uomini sessuati al maschile"</b></i>, che mutarono il loro sesso in quello femminile. Avvenne per punizione divina: alcuni maschi "difettosi", nati codardi e quindi privi di coraggio, rinacquero in nuovi corpi più "adatti" e diventarono donne. </div><div style="text-align: justify;">Come la mettiamo con le <b>Amazzoni</b>, le celebrate guerriere della mitologia greca, coloro che si bruciavano la ghiandola mammaria destra per poter imbracciare meglio scudo e arco?</div><div style="text-align: justify;">I greci dimostrarono di saper immaginare un popolo di donne combattenti, dobbiamo dargliene atto, ma immaginarono anche la loro sconfitta a opera dei valorosi uomini ateniesi. Sconfitte, restarono semplicemente donne. </div><div style="text-align: justify;">Nel teatro Aristofane, il grande drammaturgo comico, scrive nel 391 a. C. <i>Le donne al parlamento</i>, immaginando un governo di sole donne che porta Atene allo sfacelo. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Più su ho scritto che l'omosessualità era pratica comune e non sanzionata, purché non avvenisse nell'ambito della prostituzione. L'ostracizzato era il prostituto, ma anche il "cinedo", ossia l'uomo <i>effeminato</i>, proprio perché manifestava la stessa mollezza femminile e pertanto la non attitudine alla guerra e al comando. </div><div style="text-align: justify;">Il bambino che lascia l'infanzia e va verso l'adolescenza viene educato alle armi, deve tirare fuori tutta la sua <i>andreia</i>, il prima possibile, per fare il bene della <i>polis</i>. La sua iniziazione viene confermata da un <b>giuramento allo stato</b>, nel quale promette di essere a totale servizio della <i>polis</i> e di non diventarne vergogna. Le bambine vanno verso il loro destino sempre identico, devono obbedire, sottomettersi, accettare la propria condizione di escluse dalla vita pubblica. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Eppure la Storia racconta che...</b></div><div style="text-align: justify;">Ci sono state donne che, malgrado questa condizione schiacciata dall'ego della mascolinità ostentata, presente non solo nel mondo ellenico ma in tutto il mondo antico, sono riuscite a far sentire la propria voce nella Storia? Era inevitabile. Grazie a Erodoto ne conosciamo una. </div><div style="text-align: justify;">Si tratta di <b><i>Artemisia di Alicarnasso</i></b>. La vediamo in una delle guerre scatenate dai Persiani contro le <i>poleis</i> greche. Nel 480 a. C., Atene quasi in mano nemica, si discute se affrontare i greci in una battaglia navale o rinunciare. </div><div style="text-align: justify;">I focosi uomini persiani sono favorevoli, non la regina di Alicarnasso, vedova del suo re e reggente del suo regno, a capo di sole cinque navi. Artemisia offre un suggerimento: invece di affrontarli in mare, dove sarebbero invincibili, bisogna attaccare il Peloponneso e smembrare l'esercito nemico su un territorio vasto. </div><div style="text-align: justify;">Il grande Serse rifiuta il suggerimento (non sia mai venisse da una donna) e va in pasto agli ateniesi nello stretto di Salamina. La stessa Artemisia, per salvare la propria nave ammiraglia, adotta uno stratagemma e affonda una nave amica, evitando il disastro più totale. Insomma, lei aveva ragione e Serse gliene riconobbe il merito, accogliendo il suggerimento successivo, quello di affidare il comando dell'esercito persiano a Mardonio. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9pmZCd2fqsYDhfwllREmZAh4sMMUMS13xWtw0n-xXXQqvq0nC-dMjIgkQW7Z5dz1PXL11l7VQ29j8MhLA00lh0WIwseKe-jta3pl6CSNXDjYCGdi4-mPeJ9qxTSscgoxDc3xJjS48HBpE8HaaKd3yJRGEkHxNu0fnkqjT9TTi1sXWvpiDf1ZxnH6-qf8/s991/Schermata%202024-02-10%20alle%2012.34.20.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="621" data-original-width="991" height="402" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9pmZCd2fqsYDhfwllREmZAh4sMMUMS13xWtw0n-xXXQqvq0nC-dMjIgkQW7Z5dz1PXL11l7VQ29j8MhLA00lh0WIwseKe-jta3pl6CSNXDjYCGdi4-mPeJ9qxTSscgoxDc3xJjS48HBpE8HaaKd3yJRGEkHxNu0fnkqjT9TTi1sXWvpiDf1ZxnH6-qf8/w640-h402/Schermata%202024-02-10%20alle%2012.34.20.png" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Eva Green nel ruolo di Artemisia di Alicarnasso nel film "300: Rise of an Empire"</span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;">Artemisia di Alicarnasso è stata la prova vivente del possibile. Di un "mondo alla rovescia" che ribalta la visione dell'epoca e offre uno scenario diverso. </div><div style="text-align: justify;"><i></i><blockquote><i>Artemisia è la prova vivente che Aristotele ha torto. È una donna piena di successo. È una regina. È in grado di maneggiare armi, dare ordini, farsi obbedire, prendere decisioni importanti, portarle a buon fine e farle eseguire ai suoi sudditi. È perfettamente attrezzata per comandare. </i></blockquote></div><div style="text-align: justify;">I greci non rimasero indifferenti dinanzi a lei, la nemica ammiraglia. Era disdicevole che parte della flotta persiana fosse comandata da una donna, in grado di deliberare, intelligente e forte, una stratega. </div><div style="text-align: justify;">E infatti, scrive Erodoto, emisero un premio di 10.000 dracme a chi l'avesse catturata e portata viva ad Atene. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il prossimo post su questo argomento riguarderà i secoli successivi, per ora mi fermo qui, certa di aver messo da parte un po' di cose su cui riflettere. </div><div style="text-align: justify;">Se questo era il mondo antico, aspettatevi di stupirvi di quanto afferma l'<i>intellighenzia</i> sulle donne molti secoli dopo. </div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0c343d;">Intanto, non credete che le idee del buon Aristotele non siano così obsolete in linea generale?</span></b></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-23910407544818981012024-02-26T19:22:00.005+01:002024-02-26T19:24:50.302+01:00Orfanezza. <div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBskUvzEd2nUdixn14kXNcVNig87TrY9U49xxme7m5gsIs5P9qEm7cRSn6neqNXPrnPEvPR-MKdaP-bC9eAsVx3WCMwaVLWauw03XFn49evY-25uN7WdOf32_jx1YadLSkWKBKgAY01uTd2AGl1hMmyqlM7Q7168pd98Zo9XCpAxE7sM-IBpxV2ODb14M/s512/unnamed.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="368" data-original-width="512" height="288" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBskUvzEd2nUdixn14kXNcVNig87TrY9U49xxme7m5gsIs5P9qEm7cRSn6neqNXPrnPEvPR-MKdaP-bC9eAsVx3WCMwaVLWauw03XFn49evY-25uN7WdOf32_jx1YadLSkWKBKgAY01uTd2AGl1hMmyqlM7Q7168pd98Zo9XCpAxE7sM-IBpxV2ODb14M/w400-h288/unnamed.jpeg" width="400" /></a></div>Io non so come si affronta la perdita della propria madre. Non credo di avere una ricetta per farlo, non credo esista un modo per farlo. <i><b>Esiste, forse, solo una rassegnazione nella quale devi per forza infilare la perdita di una parte di te</b></i>. </div><div style="text-align: justify;">Non sono nuova agli addii. </div><div style="text-align: justify;">Nel 2011 se n'è andato mio padre, a 76 anni, devastato da una malattia oncologica. </div><div style="text-align: justify;">Nel 2015 se n'è andata mia cognata 52enne, e non per cause naturali. </div><div style="text-align: justify;">Nel 2024, dallo scorso mercoledì 21 febbraio, vivo il terzo dei lutti più forti, forse alla fin fine il più intenso e difficile. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Separarsi dalla propria madre ci induce a fare i conti con l'<i>orfanezza</i> vera. È un'esperienza potente, una perdita dei punti di riferimento. </div><div style="text-align: justify;">Ho avuto la fortuna di vederla invecchiare, è vero, ma anche la sfortuna di vederla vivere gli ultimi due anni e cinque mesi in una vita/non vita. </div><div style="text-align: justify;">Siamo state lontane noi due. Nel 1997 ho lasciato la Calabria e pertanto ho <i>vissuto</i> mia madre in maniera saltuaria, non c'è più stata da moltissimo tempo una convivenza sotto lo stesso tetto. </div><div style="text-align: justify;">Ogni nostro ritrovarci è stato bello, bellissimo. In particolare le volte in cui da lontano mi ha teso la mano nel bisogno, dedicandomi tempo e sostegno in momenti difficili. In questi giorni proprio quei momenti mi vengono in mente, le volte in cui sentire la sua voce, averla accanto dopo un treno preso al volo, è stato salvifico. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La mia bellissima madre ha avuto in sorte un'ultima estate con me, nell'agosto del 2021, e poi il baratro dal settembre seguente, l'infermità che arriva improvvisa e non la fa risollevare. </div><div style="text-align: justify;">Sono seconda di tre figli, all'epoca lei era andata a vivere a Reggio Emilia con la famiglia di mia sorella, il suo adorato nipote. Ed è a lei, alla mia sorella minore, che devo il dono di aver potuto vivere mia madre per altri due anni e cinque mesi. Una <i>caregiver</i> che si è sacrificata per anni e che oggi è orfana lei più di noi. </div><div style="text-align: justify;">La lontananza non giova. Mai come in questi frangenti si può capire il costo altissimo dell'<i>emigrante</i>. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Vedere spegnersi la propria madre, in mesi in cui tutto peggiora e poi precipita, è terribile. </div><div style="text-align: justify;">Come in ogni fase di lutto, è necessario metabolizzare, aprirsi all'accettazione. Dividersi fra la mancanza della persona in sé e il consolidamento di se stessi senza di lei. </div><div style="text-align: justify;">Però c'è anche la certezza di una morte che è liberazione. Liberazione da una malattia invalidante che ha spento ogni sua vitalità e la capacità di essere lei, di interfacciarsi coi suoi cari. </div><div style="text-align: justify;">Mia madre era tornata bambina, e sua figlia ha rovesciato il proprio ruolo diventandone madre, garantendole un accudimento totale. La fine di questo lungo periodo coincide con l'inizio di una orfanezza che ci lascia attoniti, stretti attorno all'idea di un ritorno a ciò che eravamo, ma anche alla consapevolezza che non saremo mai più quello che siamo stati. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi mancherà. Moltissimo. Mancherà quello che era prima della "caduta". Mancheranno le sue risate divertite, le sue mani fini con le unghie sempre curate, il suo piccolo passo, i suoi baci dati con lo "schiocco". Mancherà saperla in quella casa smantellata, mancherà il suo sguardo dagli occhi celesti. </div><div style="text-align: justify;">Mancherà come manca l'aria a chi fatica a respirare. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">C'è adesso un <i>dopo</i>. Questo dopo è tutto in questa orfanezza totale, nuova. </div><div style="text-align: justify;">In questa capacità ancora non del tutto conquistata di saperci in grado di vagheggiarla senza che il passato venga a toglierci troppo il respiro. </div><div style="text-align: justify;">Imparo la "nostalgia della gratitudine" dal saggio di Recalcati che sto leggendo. La possibilità di gettare oltre ogni disperante dolore il proprio cuore e saperlo pacificato, rasserenato. </div><div style="text-align: justify;">È un lavoro tutto da conquistare ma siamo adulti, dobbiamo esserne capaci. Imparare. </div><div style="text-align: justify;">Perché <u><i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2024/01/fiorire.html" target="_blank">fiorire</a></b></i></u> è anche questo, adesso, per me. </div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com27tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-53091969228920179242024-02-14T17:34:00.004+01:002024-02-14T17:35:38.681+01:00Cuore nero - Silvia Avallone<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDvH4Csiit4nB935w2EIX5iO5Zwclwk3O3Ma1K6bEaPokdCa6sSUcStdrL5DZyN_rwgjmr880on8M4jMBEz7rrQ-G4JjyTRA0bkP28CnXLLvShGVs27cc6xdI85APo2Sudsy3nFGViP_jOE6f0FTR_7RgPBPeAhEZOzRo3YdNF2uy7xhp2YKZi8Z6A7cM/s1000/61zLDI121pL._AC_UF1000,1000_QL80_.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="652" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDvH4Csiit4nB935w2EIX5iO5Zwclwk3O3Ma1K6bEaPokdCa6sSUcStdrL5DZyN_rwgjmr880on8M4jMBEz7rrQ-G4JjyTRA0bkP28CnXLLvShGVs27cc6xdI85APo2Sudsy3nFGViP_jOE6f0FTR_7RgPBPeAhEZOzRo3YdNF2uy7xhp2YKZi8Z6A7cM/w261-h400/61zLDI121pL._AC_UF1000,1000_QL80_.jpg" width="261" /></a></div><b>Incipit</b>: <i>Il lunedì di novembre in cui Emilia e suo padre imboccarono il sentiero chiamato Stra' dal Forche e risalirono il bosco di castagni che separa Sassaia dal resto del mondo, era il giorno dei morti.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Riccardo continuava a pensare che un posto del genere - una minuscola frazione isolata - non fosse adatto a cominciare una nuova vita: non per sua figlia, non dopo quello che aveva passato e, soprattutto, non da sola. Ma Emilia procedeva a passo spedito, convinta. </i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;">Non leggevo Silvia Avallone dai tempi del grande successo di <i>Acciaio</i>, romanzo che ebbe folle di estimatori, vincitore del Campiello e secondo classificato allo Strega (dove vinse <i>Canale Mussolini</i> di Pennacchi). </div><div style="text-align: justify;">Poi ci furono altri romanzi verso i quali non ebbi alcuna curiosità, fino a questo, che ho preso dopo averne letto la sinossi. In breve diceva: due persone, provenienti da un passato difficile e consapevoli di aver sperimentato il male, si imbattono l'uno nell'altra in un borgo sperduto in alta montagna. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><i><b>L'ingrediente dell'alta montagna e del borgo disabitato</b></i>, che poi si è rivelato Sassaia nel Biellese, mi hanno già attratto abbastanza, poi mettiamoci pure due personaggi, uno ha subito il male e l'altro l'ha compiuto, un incontro per destino e tutte le complicazioni del rendersi affini, di combaciare l'uno nell'altra. Copertina che non mi fa impazzire, non descrive la valenza di questo romanzo, ma tant'è. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Loro sono <b>Emilia e Bruno</b>, lei arriva nel borgo andando a occupare la casa che è stata di sua zia, lui invece ci abita da molto tempo, è il maestro della piccola scuola mista elementare di Alma, la piccola cittadina ai piedi di Sassaia. Lei appare una fragilissima ragazzina, lui un uomo maturo e avanti con l'età, invece sono due trentenni: Emilia cristallizzata in una eterna adolescenza in cui è rimasta incastrata, Bruno come invecchiato precocemente, consumato da un trauma infantile che ha segnato per sempre la sua vita. </div><div style="text-align: justify;"><b><i>Entrambi, anzi, sono segnati. Indelebilmente. Si diceva, lei ha compiuto il male, lui lo ha subito. </i></b></div><div style="text-align: justify;">Senza svelare troppo della trama, attenendomi alle notizie che compaiono sul risvolto di copertina, Emilia è uscita dal carcere, dove ha scontato quattordici anni e mezzo (e lì comprendiamo che trattasi di omicidio), Bruno invece è rimasto orfano precocemente, ma non svelerò altro. </div><div style="text-align: justify;">Sono due esistenze <i>ruvide</i>, apparentemente inabili alla vita. </div><div style="text-align: justify;">Eppure sono destinate a incontrarsi, forse ad amarsi, ma come può insinuarsi un sentimento puro nell'abisso? Perché di abisso si tratta, l'uno diverso dall'altro.</div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: trebuchet;"><i></i></span></span><blockquote><span style="font-family: trebuchet;"><i><span style="color: #333333;">I</span><span style="color: #333333;">l paradosso era questo: che l'evento principale della sua vita lei non lo poteva pensare. Né ricordare, né raccontare, né niente. Doveva fingere che non fosse accaduto. Eppure lo sentiva: inamovibile, compatto all'altezza del cuore. Come un grumo rappreso di buio, un pezzo di grafite appuntito. E pericoloso, pure. Mortale, come un tumore quiescente, un proiettile inesploso. Se lo doveva tenere, prestando attenzione a non smuoverlo troppo, a non stuzzicarlo. Perché se si apriva, se esplodeva, il nero l'avrebbe invasa ovunque, fino alla paralisi. </span></i></span></blockquote><span style="color: #333333; font-size: small;"><span style="font-family: georgia;"></span></span></div><div style="text-align: justify;">Il male subito e compiuto, concreto nei due personaggi, è talmente radicato da schiacciarli e spingerli verso l'autopunizione, <b>Sassaia ne è la rappresentazione, il teatro ideale</b>. </div><div style="text-align: justify;">Emilia e Bruno, due anime smarrite e dolenti, scelgono a distanza di molti anni l'uno dall'altra di chiudersi in un borgo deserto proprio per sottrarsi al mondo, per sabotare ogni tentativo di speranza, di salvezza. Questo intanto ho trovato molto interessante nel romanzo. </div><div style="text-align: justify;">Sono due vite diverse, eppure la scrittrice trova l'innesco perché diventino complementari. Entrambi possono rappresentare la salvezza l'uno per l'altra, ma è poi possibile anche solo immaginarlo? </div><div style="text-align: justify;"><i><b>Un altro aspetto straordinario della narrazione è il peso del passato. </b></i></div><div style="text-align: justify;">Il passato di Bruno, quel maledetto giorno che stravolge tutto, è concreto, come un eterno presente in cui emerge imperiosa la consapevolezza che non può esservi felicità possibile, ma neppure serenità. </div><div style="text-align: justify;">Il passato di Emilia è talmente orribile da artigliarla in un senso di colpa che le toglie il respiro e la porta a ritenersi immeritevole di riscatto. </div><div style="text-align: justify;">Così descritto, sembrerebbe un romanzo in cui l'amore è il centro, la vita dei due insieme nel borgo il nerbo di tutto il romanzo, invece no. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0uWdUGv3pInSjaC06uW_pH9aElE3MdjNNw3c2kLDuz5B0VUaEduPq9_TokW4SGzVveEjw8gLI6LjDnhm7HO9I6WQY29PIjdXJlk51_L8qPn0lqvJCenplBTVETLIg8syU054qhxRh9-YiCRHTlGDRS9oigikR2GpHLc0NL8NhlzSgaycKOZ-rpJrhgj0/s1100/Schermata%202024-02-13%20alle%2018.23.49.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="1100" height="217" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0uWdUGv3pInSjaC06uW_pH9aElE3MdjNNw3c2kLDuz5B0VUaEduPq9_TokW4SGzVveEjw8gLI6LjDnhm7HO9I6WQY29PIjdXJlk51_L8qPn0lqvJCenplBTVETLIg8syU054qhxRh9-YiCRHTlGDRS9oigikR2GpHLc0NL8NhlzSgaycKOZ-rpJrhgj0/w400-h217/Schermata%202024-02-13%20alle%2018.23.49.png" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Silvia Avallone</span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><b>Altra trovata importante: la voce narrante è proprio quella di Bruno</b>. L'uomo ricostruisce non solo il passato di Emilia dai suoi racconti, quindi fedelmente, ma narra altresì se stesso, le proprie fragilità, la propria storia, fino a creare un insieme di passato e presente, suo e di Emilia, in cui si amalgama l'insieme del racconto, ma rendendo le due storie anche parallele, su due binari differenti. Evidenziare anzi la differenza delle due vite è ciò che preme all'autrice. </div><div style="text-align: justify;">In apparenza un racconto pertanto frammentato, ma in realtà legato, coerente. </div><div style="text-align: justify;">La sensazione nel lettore è quella di un crescendo, perché se nel presente le vite di Emilia e Bruno si intrecciano, si toccano, si allontanano, tornano a sfiorarsi, nel racconto del passato si avverte una deflagrazione imminente, tutta nel passato di Emilia. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Una specie di "cliffhanger".</b></div><div style="text-align: justify;">Chi è la vittima di Emilia? Non viene svelato fin da subito. Non lo sapremo se non nelle ultime pagine, e sarà un boato, lo svelamento dell'abisso in cui è precipitata. </div><div style="text-align: justify;"><i><b>È una tecnica narrativa che prende il nome di cliffhanger. </b></i></div><div style="text-align: justify;">Probabilmente sarebbe più appropriato parlare di "climax", ma qui il percorso è differente. </div><div style="text-align: justify;">È vero, il cliffhanger ha di solito il significato di "finale sospeso", si usa nel cinema e nelle serie tv, è quell'espediente che lascia in sospeso la storia per spingere lo spettatore a guardarne il seguito. In narrativa, però, ce n'è una definizione particolare: l'autore dissemina il racconto di indizi, particolari, dettagli a volte rivelatori a volte depistanti. </div><div style="text-align: justify;">Poi, finalmente, arriva il momento di uscire dalle nebbie, il lettore viene posto dinanzi alla verità, ma devi saperla costruire con maestria. Il racconto del terribile giorno in cui Emilia cambia il proprio destino e spegne quello di una persona è dettagliato, tagliente, spietato. Senza filtri. </div><div style="text-align: justify;">In quella rivelazione c'è il solo appiglio, rivivere per oggettivare, espiare fino all'ultimo istante, in certo senso... perdonarsi. </div><div style="text-align: justify;">Ed è proprio questo, infine, questo romanzo. Una storia di perdono, di espiazione, di speranza.</div><div style="text-align: justify;">Ci sono pagine che mi hanno commosso, segno di una maestria narrativa che riconosco alla Avallone. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiloyau82uPu3hlwUMNtpI43p_xYd0c97CPequ9N9EwtWvHVTn8zF-xPQ1R3eUjfXKExSKqTZrclTJoUiTt1JiQj04YdXeyXXrCOZyJ7UR88Gv3FFHlL7oTchziE8_Tgr9qyrkS0gbXytw5aovz1zJtmyeDyjkUWy3wBYptSrx2vP4v3u1jLsIs4F4D_m4/s1643/Schermata%202024-02-14%20alle%2017.31.05.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1093" data-original-width="1643" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiloyau82uPu3hlwUMNtpI43p_xYd0c97CPequ9N9EwtWvHVTn8zF-xPQ1R3eUjfXKExSKqTZrclTJoUiTt1JiQj04YdXeyXXrCOZyJ7UR88Gv3FFHlL7oTchziE8_Tgr9qyrkS0gbXytw5aovz1zJtmyeDyjkUWy3wBYptSrx2vP4v3u1jLsIs4F4D_m4/w400-h266/Schermata%202024-02-14%20alle%2017.31.05.png" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">La strada che porta a Sassaia</span></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Consigliato.</div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0c343d;">Avete mai letto un libro di Silvia Avallone? Cosa pensate dei romanzi che narrano il lato oscuro, l'altra parte della barricata? </span></b></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-50661711580642926342024-02-07T19:38:00.006+01:002024-02-07T19:39:48.568+01:00Perché non riusciamo a finire un libro? <p><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw0ltQyCN12KiO7-28Ry5am5ysgfGSMUHY7Zx3H6O49dqx_1hrYz1G28RxYxfovoT7kPxM9FXKTF_7505jM16RNwmaAqKQFyZenZPvUdqKIOBDjcqEkBtdC0-EGjYFcCwv29L9TfcIzGUyfG8Udsjs3bI4BrX_W370rF8YWeTDmtt5HpQnqmadNOVwKkU/s864/1noia.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="864" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw0ltQyCN12KiO7-28Ry5am5ysgfGSMUHY7Zx3H6O49dqx_1hrYz1G28RxYxfovoT7kPxM9FXKTF_7505jM16RNwmaAqKQFyZenZPvUdqKIOBDjcqEkBtdC0-EGjYFcCwv29L9TfcIzGUyfG8Udsjs3bI4BrX_W370rF8YWeTDmtt5HpQnqmadNOVwKkU/w400-h223/1noia.jpeg" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Confessate: quanti libri avete mollato? </i></b></div><div style="text-align: justify;">Non sempre quello che cominciamo a leggere ci coinvolge, piace, travolge al punto da voler arrivare fino alla fine. </div><div style="text-align: justify;">Mi è capitato con romanzi "importanti" e anche molto apprezzati: <i><b>Se una notte d'inverno un viaggiatore</b></i> di Italo Calvino, <i><b>Cent'anni di solitudine</b></i> di Marquez, <i><b>La Compagnia dell'Anello</b></i> di Tolkien. </div><div>Ebbene, sì.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Ricordo la sensazione che mi diede il primo dei tre: bello l'inizio, direi anzi un colpo di genio, belli alcuni incipit, diversi perché è come se il romanzo ricominciasse diverse volte. Bello in definitiva quell'insieme di passaggi che solo Calvino ha saputo ideare, con uno stile accattivante, leggero e ironico al punto giusto. Insomma, se apparentemente questo romanzo-non romanzo ha tutte le carte in regola per entrare nel novero dei libri che potrei amare, mi sono arresa, arenandomi definitivamente circa a metà, incuneandomi sull'ennesimo nuovo inizio, confondendomi e perdendomi dietro personaggi che non mi piacciono, che non suscitano in me alcuna curiosità.</div><div style="text-align: justify;">Riguardo al capolavoro di Marquez, mi sono arenata sull'intrecciarsi di eventi e nomi, non era proprio il periodo giusto per perdermi in intricate genealogie. Lo aprivo ma a malincuore, fiacca e senza quella spinta che ha caratterizzato i moltissimi lettori di questo romanzo. </div><div style="text-align: justify;">Il primo romanzo della trilogia tolkeniana, di cui tentai la scalata durante un'estate torrida, mi annoiò perché trovai un troppo di tutto, a partire dalle innumerevoli avventure e incontri della celebre "compagnia" in viaggio verso il Monte Fato. Ricordo un capitolo avente per protagonista un grottesco personaggio, Tom Bombadil, che non sopportai all'istante, lì decisi di chiudere. </div><div><br /></div><div style="text-align: justify;">In tutti e tre i casi ho cercato di tenere duro, fino ad appellarmi alla terza legge del decalogo di Pennac: <i><b>Il diritto di non finire un libro</b></i>. Sapete quando sorge quel pensiero che diventa certezza, quella forma vaga di consolazione nel pensare di chiuderlo e non riaprirlo più, se non "spizzicando" qua e là? Ecco, quello. </div><div style="text-align: justify;">La sensazione che mi coglie è in parte quella di una sconfitta, in parte la consapevolezza di possedere, in quanto lettrice, il diritto di non farmi piacere un libro che non mi piace, e il sollievo nel "perdonare" questa mia mancanza, alla quale ho sopperito e sopperirò con nuove ed entusiasmanti letture. </div><div><br /></div><div><i><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZlj-nHU0rKxdWHiGwlvWs4S2NJ3kEL6gjQi7xn9fjVO0jqn7fU-IUmMrtFiB7c6dgfENFsrO2c3BS758P3s5BIyVcUpzzrJt-tCjkrUz2mx_gYMILCZGc5kkNomaBy7rq5Qg0cNxFRWswKa25cTendKnHoWpdbud06W7LNKWZRP4QUn9L1Yvp4PzwEeg/s577/ring.jpeg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="577" data-original-width="564" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZlj-nHU0rKxdWHiGwlvWs4S2NJ3kEL6gjQi7xn9fjVO0jqn7fU-IUmMrtFiB7c6dgfENFsrO2c3BS758P3s5BIyVcUpzzrJt-tCjkrUz2mx_gYMILCZGc5kkNomaBy7rq5Qg0cNxFRWswKa25cTendKnHoWpdbud06W7LNKWZRP4QUn9L1Yvp4PzwEeg/s320/ring.jpeg" width="313" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Cosa non si verifica, cosa non scatta fra narrazione e lettore quando un libro non ci piace?</b></i> </div></b></i></div><div style="text-align: justify;">Io amo Calvino. Ho adorato <i>Le città invisibili</i>, la <i>Trilogia degli antenati</i>, cosa può essere successo questa volta? <i>Se una notte d'inverno un viaggiatore</i>, che Umberto Eco per altro decretò come il suo prediletto di tutto il Novecento italiano, mi piace nell'intenzione di base, quella di scardinare i piani narrativi consueti, presentando una sequenza atipica, un gioco a scatole cinesi nelle quali si confondono i protagonisti e la storia che vanno dipanando, <b>ciò che mi è mancato è lo slancio per il protagonista, la curiosità</b>. </div><div style="text-align: justify;">La noia ha subissato ogni interesse e volontà. </div><p></p><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">In proporzione a tutti i libri finora letti, direi che mi è accaduto raramente di abbandonare e questo mi consola.</div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Casi differenti di abbandono: mi piace lo stile ma non riesce a catturarmi la storia, oppure la storia suscita in me interesse ma non piace la costruzione narrativa.</div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Mi è capitato di tenere duro, quando lo stile era oggettivamente bello, imperdibile, ma la storia era una lungaggine noiosa oppure una serie di grottesche trovate senza capo né coda. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Per esempio, <i>Baudolino</i> di Umberto Eco, letto un paio di decenni orsono ma che mi mise a dura prova, e il discusso <i>Il maestro e Margherita</i>, recensito <b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/05/il-maestro-e-margherita-michail-bulgakov.html" target="_blank">qui</a></b>, che non sono riuscita ad amare, ma che ho finito resistendo tenacemente fino all'ultima pagina. </div><div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span style="color: #0c343d;"><b>Avete mai abbandonato? Cosa è scattato in voi se è accaduto?</b></span></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-3687580710318809112024-01-30T09:00:00.002+01:002024-01-31T19:41:36.928+01:00Nona candelina... <div style="text-align: left;"><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmQZ0e7z8AXW0y_zIQ_CO-FKDydjqfFuJHiQ2YolDYZVeyEmvmO1_wnkniJ8pUy7Uiq5P4W3mBgbZV539l_XYA9xOdYZG8wFPodgr3TfHv8WvT9vuKjVhq8_VyGzWWrtVpGXBszYUvlzUyDMNgoFarTOPG16rqPpZJb1OFHSueY9zB459Srt7zzkzodi0/s879/Schermata%202024-01-29%20alle%2018.06.27.png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="824" data-original-width="879" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmQZ0e7z8AXW0y_zIQ_CO-FKDydjqfFuJHiQ2YolDYZVeyEmvmO1_wnkniJ8pUy7Uiq5P4W3mBgbZV539l_XYA9xOdYZG8wFPodgr3TfHv8WvT9vuKjVhq8_VyGzWWrtVpGXBszYUvlzUyDMNgoFarTOPG16rqPpZJb1OFHSueY9zB459Srt7zzkzodi0/s320/Schermata%202024-01-29%20alle%2018.06.27.png" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;">Carissimi, oggi festeggio i miei ben nove anni di blogging. </div></div><div style="text-align: justify;">Abbiamo ormai imparato che il tempo passa in fretta e se prima pensavamo che dirsi "ci vediamo il prossimo anno" avrebbe significato aspettare chissà quanto, oggi sappiamo che un anno fa molto presto a passare. </div><div style="text-align: justify;">Questo mio blog ha finito col rappresentare uno degli elementi che mi rendono certa di un ritmo del tempo che pare scorrere a velocità doppia. </div><div style="text-align: justify;">Come ogni anno, <i><b>ringrazio dal profondo del cuore tutti e tutte, tutti voi che mi seguite e commentate rendendo la mia modesta scrittura un elemento di interesse. </b></i></div><div style="text-align: justify;">Condividere con voi pensieri, opinioni, visioni, è sempre bellissimo ed è il "carburante" di questo posticino a me così prezioso. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il blog, e tutti possiamo dirlo, si porta dietro non solo i nostri interessi, ma anche i nostri stati d'animo, i periodi di stanchezza o particolarmente impegnativi, la nostra quotidianità. </div><div style="text-align: justify;"><i><b>Non avevo mai vissuto un periodo sofferto come quello compreso fra settembre e novembre.</b></i> Il caldo, che ha finito per durare fino al termine di ottobre, mi ha tolto energie e la mia consueta verve "creativa". Se a questo aggiungiamo il lavoro e il gravoso impegno di uno spettacolo come <i>Pinocchio</i> al debutto nell'ultima settimana di novembre, vi lascio immaginare il senso di queste parole. </div><div style="text-align: justify;">Le scrivo perché, benché non ne abbia mai fatto parola, ho creduto di vivere una bella crisi verso il blog. La stanchezza e la spossatezza fisica, unita al tempo risicato, ha reso impossibile concentrarmi su articoli nuovi, così ho editato e riproposto post molto vecchi, aggiornandoli. </div><div style="text-align: justify;">Avevo letto in passato di questa abitudine di rinnovare post vecchissimi e riproporli, quindi non mi sono inventata nulla. <b>Detestavo l'idea di un blog silente per mesi.</b> </div><div style="text-align: justify;">Quei post sono andati bene, mi ha fatto enorme piacere la mole di commenti e l'interesse da parte degli affezionati del blog. Ve ne ringrazio, perché avete reso possibile continuare con fiducia. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Veniamo a un po' di statistiche. </div><div style="text-align: justify;">Eccovi i 10 post più visualizzati scritti negli ultimi dodici mesi (pertanto non fra gli "editati"): </div><ul style="text-align: left;"><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/10/quando-la-scrittura-e-talento.html" target="_blank">Quando la scrittura è talento. Intervista a Guendalina Middei</a></b></li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/09/la-mia-parigi-con-qualche-riflessione.html" target="_blank">La "mia" Parigi (con qualche riflessione sul "perché è possibile")</a></b></li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/03/childlesschildfree-una-chiacchierata.html" target="_blank">Childless/childfree: una chiacchierata fra tre blogger</a></b></li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/04/i-mestieri-del-libro.html" target="_blank">I mestieri del libro</a></b></li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/05/il-maestro-e-margherita-michail-bulgakov.html" target="_blank">Il Maestro e Margherita - Michail Bulgakov</a></b> </li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/09/pinocchio-un-libro-parallelo-giorgio.html" target="_blank">Pinocchio: un libro parallelo - Giorgio Manganelli (o del perché ho deciso di portare il burattino sul palcoscenico)</a></b> </li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/02/il-caffe-di-luz-e-marina-abbiamo-letto.html" target="_blank">Il caffè di Luz e Marina: abbiamo letto insieme La tua assenza è tenebra di Jón Kalman Stefánsson</a></b></li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/11/il-mio-pinocchio-sul-palcoscenico.html" target="_blank">Il mio Pinocchio sul palcoscenico</a></b></li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/03/romeo-e-giulietta-al-piccolo-di-milano.html" target="_blank">"Romeo e Giulietta" al Piccolo di Milano: universi fuori dai cardini</a></b></li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/11/la-storia-delle-piccole-cose.html" target="_blank">La storia delle piccole cose</a></b></li></ul><div style="text-align: justify;">Sono molto contenta: fra i post più visualizzati c'è il bel dialogo a tre tenuto sul non generare un figlio che ho tenuto assieme a Elena di <b><a href="https://www.elenaferro.it/" target="_blank">Volpi che camminano sul ghiaccio</a></b> e Giulia di <b><a href="http://liberamentegiulia.blogspot.com/" target="_blank">Liberamente Giulia</a></b>. </div><div style="text-align: justify;">Poi è evidente che l'aver condiviso qualche volta il link all'articolo sul mio profilo Instagram abbia indirizzato molto i lettori. Guendalina Middei ha un profilo con 53.000 followers e ha condiviso a suo tempo l'intervista, questo pone il post sulla vetta. Stesso dicasi per almeno un paio di post più visualizzati. </div><div style="text-align: justify;">Non compaiono nell'elenco dei dieci, ma segnalo quelli che a mio avviso sono stati fra i migliori post 2023:</div><div><ul><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/02/perche-oggi-piu-che-mai-bisognerebbe.html" target="_blank">Perché oggi più che mai bisognerebbe studiare il mondo antico</a></b></li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/02/la-banalita-del-male-hannah-arendt.html" target="_blank">La banalità del male - Hannah Arendt (viaggio nell'inferno dello sterminio nazista)</a></b></li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/01/di-prof-impallinati-polemiche-e-cruda.html" target="_blank">Di prof impallinati, polemiche e cruda realtà</a></b> </li></ul><div>Continua il successo di articoli postati in anni passati, i più visti sono questi:</div></div><div><ul><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2018/04/le-madri-straziate-la-letteratura-e-la.html" target="_blank">Le madri straziate. La Letteratura e la Storia</a> </b>(anno 2018)</li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2020/03/dantedi-2020-come-si-legge-la-divina.html" target="_blank">Dantedì 2020 - Come si legge la Divina Commedia?</a></b> (anno 2020) </li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2017/04/cose-il-talento.html" target="_blank">Cos'è il talento? </a> </b>(anno 2017)</li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2016/11/curarsi-con-i-libri-rimedi-letterari.html" target="_blank">Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno - Ella Berthoud, Susan Elderkin</a> </b>(anno 2016)</li><li><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2021/10/un-po-di-semiotica-lettore-empirico-e.html" target="_blank">Un po' di semiotica: lettore empirico e lettore modello</a> </b>(anno 2021) </li></ul><div style="text-align: justify;">Non si è realizzato il progetto cui pensavo lo scorso anno, ma conto di tornare a ideare. </div></div><div style="text-align: justify;">Ho recensito anche quest'anno molto poco, ma spero mi torni quell'energia per elaborare i post più difficili da scrivere, sono appunto le recensioni critiche. </div><div style="text-align: justify;">In estate, e sono andate molto bene, ci sono state interviste a voi blogger che conto di riproporre quest'anno fra luglio e agosto. </div><div style="text-align: justify;">Presto io e Marina de <b><a href="https://trentunodicembre.blogspot.com/" target="_blank">Il taccuino dello scrittore</a></b> torneremo al nostro caffè. </div><div style="text-align: justify;">In generale, ogni proposta il più possibile coinvolgente è ben accetta, anche da parte di chi voglia farsi venire un'ideuzza. Mi trovate nel caso al mio indirizzo email. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Grazie ancora a voi e buon blog a tutti/tutte! </b></i></div><div></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com36tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-47726022404075787382024-01-22T19:59:00.003+01:002024-01-22T20:01:15.872+01:00Noi, finalisti al Festival nazionale teatrale "La Guglia d'Oro"<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXislfGTge38_FxHiYInlNpcH1FLAvWFgNhek6kebO0L64Q9U-gyh8h376jM_06uHLGlcl1wZ-ye1S6hkBfpcMp8bJwGBfWbMNASlD16lVFUhNIsXsfEfDK4PhAqIaQUiOue1X1bDTNMBzOd1NqK06WqF73nHFcPnDpRxAkSRKI4TT_pisKxb0eSz_zj8/s960/locaguglia.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="641" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXislfGTge38_FxHiYInlNpcH1FLAvWFgNhek6kebO0L64Q9U-gyh8h376jM_06uHLGlcl1wZ-ye1S6hkBfpcMp8bJwGBfWbMNASlD16lVFUhNIsXsfEfDK4PhAqIaQUiOue1X1bDTNMBzOd1NqK06WqF73nHFcPnDpRxAkSRKI4TT_pisKxb0eSz_zj8/w268-h400/locaguglia.jpeg" width="268" /></a></div><div style="text-align: justify;">Lo avevo scritto qualche settimana fa: <span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">lo spettacolo </span><i style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><b>Per amore. L'ultima notte di Anna Magnani</b></i><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"> è stato selezionato fra i 5 finalisti su 66 Compagnie per il </span><i style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Premio La Guglia d'Oro</i><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"> in provincia di Ancona, dove ci esibiremo domenica 18 febbraio. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Torno da un fine settimana pieno di bellezza, sorrisi, incontri, abbracci proprio ad Agugliano, dove ieri si è tenuto lo spettacolo di presentazione del Festival. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Mi piace quello che abbiamo trovato, io e Dolcemetà, fra quelle colline marchigiane. Innanzitutto l'accoglienza, calorosa e piena di premure, degli organizzatori. Tutto il team dell'Associazione La Guglia, ma in particolare </span><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">il <i>factotum</i> Giorgio Balercia, ci hanno spalancato le braccia e letteralmente coccolato. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">L'organizzazione è curata in ogni aspetto: la sistemazione nelle camere, la cena di benvenuto, il coordinamento delle maestranze in teatro perché tutto possa andare a buon fine il giorno dello spettacolo. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Avevo vissuto una sola volta in passato un'esperienza come questa, nel 2017 a Ischia, quando partecipai al Premio Aenaria vincendo il Gradimento del pubblico con le mie ragazze dei tempi di <i>Foglie d'erba</i>. <span><a name='more'></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Dopo diversi anni, con la ripartenza graduale del mio teatro dopo il funesto periodo pandemico, mi sono sentita pronta di inviare richiesta di partecipazione a uno dei bandi pubblicati lo scorso anno. E già l'essere stati selezionati è una conferma di questa ripartenza, forse di un ritorno al mio teatro migliore. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Sono contenta in particolare per la sensibilità dimostrata dalla giuria nei riguardi di uno spettacolo che racconta <b>Anna Magnani</b>. Ci sono alcuni festival in cui le giurie preposte alla selezione dei progetti prediligono lavori comici, perché è noto che attirino più facilmente il pubblico. Plaudo a questa e a tutte le giurie che non temono di investire in una scelta più coraggiosa. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><i><b>Perché si sa, non smetteremo mai di ripetercelo, il teatro ha bisogno di pubblico per sopravvivere. </b></i></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Il pubblico tendenzialmente si muove verso lavori leggeri, di facile comprensione, ne ho scritto <b><u><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2017/05/ma-fa-ridere.html" target="_blank">qui</a></u></b>. Fare pubblico è l'imperativo categorico di ogni progetto teatrale, dal più piccolo al più ambizioso. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">E queste associazioni, diverse in tutta la nazione, che strenuamente, da molti anni, si adoperano per portare avanti un'idea di divulgazione culturale puntando su questa arte difficile, sono davvero provvidenziali. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Vi spiego come funzionano questi festival.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Nascono da un'associazione solitamente molto attiva e nota sul territorio, quindi da cittadini non professionisti che puntano un obiettivo e lo realizzano. Per far ciò hanno bisogno di un teatro dove portare la serie di eventi, comprese inaugurazione e serata finale. Si appoggiano a teatri municipali, ricevendo il più delle volte il patrocinio del comune, oppure a teatri parrocchiali. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">I bandi di partecipazione sono molti, da nord a sud. Alcuni fanno capo a federazioni alle quali devi aderire per poter partecipare, altri invece non badano a questo aspetto. <i>Carpe diem</i>, la mia associazione, è affiliata alla federazione teatrale UILT (<b><a href="https://www.uilt.net/" target="_blank">qui</a> </b>potete dare un'occhiata al sito web) e quindi esclusa da alcuni festival che aprono le porte solo alla FITA, l'altra grande federazione nazionale del teatro non professionistico. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">La maggior parte delle rassegne, che siano a premi o meno, includono entrambe le federazioni. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><b><br /></b></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNrIxo892gqD6ixeu0aSURu135HESCsA2-uQW97rOnWPCna9u9I1bfwMHOgWQRfN0Tg6Zcn9ZTqmfR-1PGULK0umWYURTeQ6B8XFKDh3G7xT7ajEo3Z-aHFHraGoeCfoD7O_bXPG2gsUfsXP5bg33EALthdUBzkuJJ6Id5gvbUUlOsMFV8ZFxEqG4jwmA/s1172/422076135_10231083229174962_2305435707201570636_n.jpeg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1172" data-original-width="1034" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNrIxo892gqD6ixeu0aSURu135HESCsA2-uQW97rOnWPCna9u9I1bfwMHOgWQRfN0Tg6Zcn9ZTqmfR-1PGULK0umWYURTeQ6B8XFKDh3G7xT7ajEo3Z-aHFHraGoeCfoD7O_bXPG2gsUfsXP5bg33EALthdUBzkuJJ6Id5gvbUUlOsMFV8ZFxEqG4jwmA/s320/422076135_10231083229174962_2305435707201570636_n.jpeg" width="282" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Io, direttore artistico di un festival teatrale (2019)</span></td></tr></tbody></table><b>A me è capitato di curare la direzione artistica di uno di questi festival teatrali</b>, ad Albano nel 2019: il <i>Festival nazionale teatrale Settimio Severo</i>. Fui individuata dall'assessore alla Cultura del Comune di Albano, una donna aperta e molto sensibile al teatro che ho avuto il piacere di annoverare fra le mamme di uno dei miei allievi di laboratorio. Un festival nato dal Comune stesso e patrocinato da Uilt e Fita. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Fu un'esperienza a tutto tondo, dalla visione di una quarantina di dvd e selezione di 6 Compagnie finaliste (ciò che diede l'impronta a quella edizione), fino alla presentazione delle serate e l'organizzazione dei premi finali. Purtroppo non potei occuparmi dell'organizzazione, che comporta un grandissimo onere di impegni (accoglienza Compagnie, accordi con alberghi e ristoranti, logistica) e la collaborazione con un'associazione del territorio fu molto difficoltosa. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Non entro nel merito, non vale la pena ripensarci. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">La cosa importante fu portare su questo territorio la Commedia dell'arte, il teatro mimico di impronta francese, una riduzione del "Tanto rumore per nulla" di Shakespeare, il monumentale spettacolo "Io vidi Moby Dick" che stravinse su tutti, oltre a due commedie brillanti ben fatte, una agrodolce che fece ridere e commuovere, l'altra comica nella maniera più tradizionale. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Ecco, tutto questo per dire di aver vissuto, dall'altra parte, che significhi fissare un obiettivo, capire cosa mostrare al pubblico e scartare ciò che avrebbe meno presa (ricordo fra i partecipanti al bando un bellissimo lavoro su Goldoni, ma totalmente in dialetto veneto, impossibile accoglierlo) oppure tutto lo scontato teatro comico (non sempre ben fatto) che occhieggia da locandine di eventi. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Fu l'edizione con maggiore affluenza di pubblico e di abbonamenti. Segno che se punti sull'eccellenza e anche su spettacoli non <i>facili</i>, il pubblico ti seguirà. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><b><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjy-QVtq8QysHmjuASTisKuTW7y24P27TO_sEOJxkAdsriBvI4fb9EDCJXvzIuCKG8WP9t-h-yCh5bgaxhW1P662WNP_2PlvWrBlVJ_53PMgGRG6Y_rSfZJM2KivYt3HZ2niXpTyiNC3GStdLnSStFQVEj-9pytE9iK541WFEj87nYJQkMWUkmemGlYe00/s1024/stanza.jpeg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjy-QVtq8QysHmjuASTisKuTW7y24P27TO_sEOJxkAdsriBvI4fb9EDCJXvzIuCKG8WP9t-h-yCh5bgaxhW1P662WNP_2PlvWrBlVJ_53PMgGRG6Y_rSfZJM2KivYt3HZ2niXpTyiNC3GStdLnSStFQVEj-9pytE9iK541WFEj87nYJQkMWUkmemGlYe00/s320/stanza.jpeg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Torno in appartamento dopo la cena</span></td></tr></tbody></table>Torniamo al Festival La Guglia d'Oro. </b></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Se essere stati prescelti è già di per sé fonte di immensa gioia e soddisfazione, vi lascio immaginare che significhi andare sul territorio e incontrare organizzatori e rappresentanti delle altre Compagnie finaliste. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Si è emozionati e curiosi, mentre ci si sente anche "importanti", perché si viene presentati al pubblico e quindi individuati come "promessa" di un evento che sarà messo in scena e sul quale si garantisce. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Conoscere gli altri partecipanti è bellissimo, si genera una naturale simpatia, si fanno e si ricevono mille domande e tutti cominciamo a capire qualcosa gli uni degli altri. <i><b>Siamo in competizione ma non si percepisce</b></i>. Ci sono i teatranti con cui si lega di più, poi, non mancano mai. È magari una simpatia a pelle, un'affinità più profonda, un particolare modo di guardarsi e ascoltarsi. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Ci è capitato con una coppia di messinesi, teatranti di lunghissimo corso, ma non è mancato il dialogo con tutti gli altri. Vi assicuro, è una delle cose più esaltanti del fare teatro. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Andando più nel dettaglio, vi dico che l'organizzazione ci ha sistemato in appartamenti-relais ricavati in alcune case di uno splendido borgo: <i><b>Castel d'Emilio</b></i>, frazione di Agugliano. <b><u><a href="https://relaiscasteldemilio.it/" target="_blank">Qui</a></u></b> potete dare un'occhiata a questo luogo paradisiaco. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Lo spettacolo di presentazione del Festival è stato reso più piacevole da tre artisti ospiti, due cantanti e un comico, tutti di grande talento, ma ha incluso anche brevi video di presentazione realizzati da noi finalisti. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">L'intento era di presentare alla cittadinanza, che ha riempito il Teatro Ariston di Agugliano, tutto il programma di spettacoli, e per tradizione, essendo un festival arrivato alla sua 19esima edizione, il pubblico non mancherà. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Abbiamo adorato questo giorno di festa, ammirato il territorio in due splendide giornate di sole, questo spicchio di terra non lontano dalla <b>Riviera del Conero</b>. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Il pensiero di tornarci fra qualche settimana e presentare il nostro spettacolo sulla Magnani rende questo inizio anno già speciale e pieno di promesse. </span></span></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-59327014085254917512024-01-13T18:35:00.006+01:002024-01-13T18:39:29.210+01:00Fiorire. <div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTdVR_lg9xsQUiOUZ8gJ6N6EWqcOEYZmSMPhzCvPE7j0CZXJKJkChjU32KGxGJCG4ZsNPjFkeSK1MUICdPpEopGLOIrPHB9Xn4fyFS0SSS2HGwyAx_VGYur5_htovhIrckM3uY1ASSTWTt2o9ZhNpWrVQ1fjWTIANl66pZPXiUkpIaYRNoL1qbPcxpdDE/s1280/thumbnail_love-and-jalousy.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1280" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTdVR_lg9xsQUiOUZ8gJ6N6EWqcOEYZmSMPhzCvPE7j0CZXJKJkChjU32KGxGJCG4ZsNPjFkeSK1MUICdPpEopGLOIrPHB9Xn4fyFS0SSS2HGwyAx_VGYur5_htovhIrckM3uY1ASSTWTt2o9ZhNpWrVQ1fjWTIANl66pZPXiUkpIaYRNoL1qbPcxpdDE/s320/thumbnail_love-and-jalousy.jpeg" width="320" /></a></div>Se la vita è un <i>viaggio</i>, allora percorrerla significa andare incontro a trasformazioni, alla consapevolezza di non essere mai uguali a se stessi. </div><div style="text-align: justify;">Post di bilanci e di intenzioni, dopotutto è diventato mio uso dallo scorso anno, quando in <b><i><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/01/focalizzare.html#more" target="_blank">questo post</a></i></b> misi a fuoco l'obiettivo dello scorso anno: <i><b>focalizzare</b></i>. </div><div style="text-align: justify;">A rileggerlo, e ripercorrendo i momenti più significativi del 2023, posso dire di aver raggiunto la meta. Ho focalizzato le possibilità di rendere la mia vita arricchendola di slanci (che mi sono mancati raramente) ma soprattutto ho sfrondato, potato, mi sono liberata di qualcosa, qualcuno, che mi impediva di essere del tutto libera di essere me stessa.</div><div style="text-align: justify;">L'errore a volte è dare a una o più persone il potere di determinare i nostri comportamenti. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Un anno fa scrivevo: <i style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><b>Essere in equilibrio significa donarsi serenità, eliminare da sé situazioni intossicanti, saper riconoscere quello che veramente è importante e valorizzarlo scartando il resto</b></i><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">E poi: </span><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><i>Vale riconoscere il non essere compatibili con tutti. Le qualità di un individuo possono essere perfette per uno, trascurabili per un altro. Il tuo valore può essere fonte di stima e riconoscimento per uno, ma può lasciare indifferente un altro. Capire in via definitiva questo è già un passo avanti. </i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">E ancora: </span><i style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><b>non significa sminuire i propri valori, piuttosto riconoscere, serenamente, che se non sono valori per qualcun altro, basterà semplicemente volgere il proprio sguardo altrove</b></i><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">. Senza recriminazioni, rimpianti, frustrazioni, negatività verso quell'uno. È tossicità che dobbiamo saperci risparmiare. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Bene, quando ci si rende conto di aver fatto <i>avvicinare</i> troppo qualcuno, e da questo qualcuno non ricevi nulla ma ti abitui solo a dare, elargire, ecco, il rischio "tossicità" è dietro l'angolo. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Oggi per esempio ho imparato a rifuggire relazioni con l'altro in cui l'<i>altro</i> non ascolta nulla di ciò che avresti da dire tu, da raccontare di te, mentre sei disposta invece ad ascoltare, a offrire la parola giusta, a manifestare molto apertamente la tua stima. Dall'altra parte non ricevi nulla, sei come un cagnolino da compagnia perfetto, da mettere all'angolo quando ci sono "cose importanti da fare". </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Vi do un consiglio, evitate questo tipo di persone. Anche se appaiono gentili, signorili, sorridenti e carine. Non lasciatevi turlupinare, io ci sono cascata ed è stato tossico. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Ecco, lo scorso anno iniziò proprio sotto questa stella, prima intenzione liberarmi di una falsa amicizia. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Se ne possono vivere anche oltre i 50, perché emotivamente siamo sempre quei giovanissimi sensibili di un tempo, siamo magari empatici, e l'empatia è una condizione mentale, una capacità comune a pochi. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><b>Quando cade il velo dinanzi a qualcosa che non stiamo vivendo da tempo in maniera serena, quello è il punto di svolta, il nuovo inizio</b>. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Il 2023 è stato un anno in cui mi sono sentita molto più libera di autodeterminarmi. È stato liberatorio. Ho come sbloccato tutte quelle reticenze che mi facevano essere troppo prudente, troppo condiscendente, troppo di tutto. La conquista della libertà è stata illuminante. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Magari diversi miei amici importanti non si sono resi conto di quanto stava avvenendo dentro di me, eppure questo è stato. Oggi sto molto meglio, meglio al punto che il mio prossimo obiettivo è... <i><b>fiorire</b></i>. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">La <b>fioritura personale</b> è un concetto non solo semanticamente legato alla psicologia, ma anche alla filosofia. Imparo da Maura Gancitano che è meglio parlare di "fioritura" e non di "crescita", perché non si tratta di accelerare (fare, produrre, correre, dimostrare di essere cambiato, come se avessimo un nostro "fatturato" personale da accrescere), bensì prendersi cura, avere a cuore se stessi. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Vediamo più nello specifico. Nella fioritura personale la persona si sente in movimento, sente che sta agendo, ma in un modo tutto proprio, seguendo anche una propria "vocazione", in linea con i propri tempi e desideri. È un processo che ha a che fare col mettersi in ascolto di se stessi. Parole chiave della fioritura personale sono <i>cura</i> e <i>curiosità</i>, che hanno la stessa origine etimologia. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><i><b>Prendersi cura di sé, dei propri spazi e del proprio tempo, ma anche essere curiosi e la curiosità è sempre un movimento</b></i>. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><i>Fiorire</i> significa smettere di arrovellarsi, smetterla di porre attenzione su cose e persone <i>per cui non vale la pena</i>, ma piuttosto agire seguendo le proprie caratteristiche e vocazione. Individuare una direzione. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">La mia fioritura personale riguarda due progetti che intendo realizzare in questo anno (non riguardano il teatro). Non li espliciterò, basti sapere che il focus è su di me, sulla mia direzione personale e professionale. Sarà un lavoro lungo, molto impegnativo, ma è un percorso che devo a me stessa e che arriva al momento giusto, perché sento forte la motivazione giusta perché possa essere affrontato e porti al rush finale. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Io ce la metterò tutta. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; color: #0c343d; font-size: 15.4px;"><b>Se vi va, scrivete un po' di voi e di quello che vi piacerebbe fare quest'anno o in questo periodo della vostra vita.</b></span></span></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-73679101564348244552024-01-03T13:21:00.002+01:002024-01-03T13:29:09.375+01:00C'è ancora domani (o "il film della Cortellesi") <div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhULIARFa5tFhEku2zsdpE0hyphenhypheneoqDHZ1amcSrwBvF9e-CdTgu0X3kNi2f9ha6SLArBuhmFO1ud3qRlWz5c7v_IDYVOXxoZoT97uYrsCO7uCB5f0Sr_7s878U964cXqi9fJOkBQRWjBNqWOukd8VzBtUNEPufwk98yuynBuyZYYMMxeJ28eK4CSO3m2ewjM/s600/locandina.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhULIARFa5tFhEku2zsdpE0hyphenhypheneoqDHZ1amcSrwBvF9e-CdTgu0X3kNi2f9ha6SLArBuhmFO1ud3qRlWz5c7v_IDYVOXxoZoT97uYrsCO7uCB5f0Sr_7s878U964cXqi9fJOkBQRWjBNqWOukd8VzBtUNEPufwk98yuynBuyZYYMMxeJ28eK4CSO3m2ewjM/w280-h400/locandina.jpeg" width="280" /></a></div>Ieri pomeriggio ho visto il film di Paola Cortellesi, il film di cui si parla moltissimo sui social, il "caso" della stagione con quasi 33 milioni di euro al botteghino, il più visto del 2023 ma anche il quinto più visto di tutto il cinema italiano, dopo aver superato perfino <i>La vita è bella</i> di Benigni. </div><div style="text-align: justify;"><b>Mi sono accostata a questo film armandomi di aspettative, ma anche di una certa dose di scetticismo.</b> Non volevo mi piacesse prima di averlo visto, per paradosso, semplicemente perché la storia era di quelle che a naso erano degne di essere narrate. </div><div style="text-align: justify;">Perché si sapeva già questa trama, si coglieva dal bianco e nero della locandina e delle immagini viste nei tg o sui social, se ne sapevano l'ambientazione e l'epoca.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Paola Cortellesi è un'attrice italiana di cui riconosco il talento.</b></i> Nata nella tv comica come imitatrice, ma in realtà anche doppiatrice, cantante, attrice comica dai ritmi molto interessanti. Cortellesi è anche sceneggiatrice, ma in questo non sopraffina, se si pensa a film perdibili (<i>Come un gatto in tangenziale</i> e il suo seguito, o <i>Gli ultimi saranno gli ultimi</i>, film che non mi hanno lasciato un buon ricordo).<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Non sono riuscita a perdonarle di aver partecipato a pessimi film all'italiana (su tutti vedasi <i>Nessuno mi può giudicare</i>, ma si sa, non riesco a sintonizzarmi sui film di questo tipo, ne vedo raramente).</div><div style="text-align: justify;">Saperla adesso regista e sceneggiatrice di un film di enorme successo mi faceva sentire scettica. Non chiedetemi perché, non si tratta di sfiducia a prescindere. Diciamo prudenza.</div><div style="text-align: justify;">Quando poi ho letto il nome di Furio Andreotti (anche noto drammaturgo) e di Giulia Calenda (figlia di Cristina Comencini) nel team sceneggiatori, la cosa mi è parsa più chiara. </div><div style="text-align: justify;"><b>Il "cosa" di questa storia è il quadro perfetto della famiglia patriarcale italiana</b>: due generazioni di uomini che vessano nuora e moglie, giovane figlia femmina destinata a un matrimonio conveniente. </div><div style="text-align: justify;">Lo scenario è il 1946, i giorni precedenti al referendum del 2 e 3 giugno, quello in cui votarono per la prima volta le donne. </div><div style="text-align: justify;"><b>Delia</b> (Cortellesi) è la donna vessata da marito e suocero, rispondente all'immagine della donna così come ce la immaginiamo ai tempi, prima della grande rivoluzione femminista. Accudisce la famiglia (incluso il suocero intrattabile), fa lavoretti dai quali ricava danari che passa al marito, subisce le angherie di questo, che alla più piccola occasione le riserva mazzate e umiliazioni verbali. Sola consolazione, l'amore per i figli e l'affetto per la carissima amica <b>Marisa</b>, una bravissima Emanuela Fanelli. </div><div style="text-align: justify;">La figlia <b>Marcella</b>, bella e nel fiore degli anni, assiste al triste spettacolo quotidiano sviluppando una disistima per lei, accusandola di subire senza reazione alcuna, e nel frattempo si fidanza con un ottimo giovane, <b>Giulio</b>, adorante e benestante, che la vuole sposare. </div><div style="text-align: justify;"><i><b>Il racconto scorre in tutta la prima parte esattamente con questo ritmo, che si ripete presentando puntualmente quello che lo spettatore si aspetta.</b></i> Sappiamo già le reazioni del brutale <b>Ivano</b>, le paure e lo stoicismo della sommessa Delia nell'affrontare la violenza quotidiana e i mille modi per far fronte alla crisi seguita alla guerra. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDkmIpevDwvjEckue7sDvrINEd9INqCTO3SQFmlcR_Vc_-w3pliY0LYpEOPZUo2-P_-8FXxhuuocgq1qi5p0YIKpn2wWY0L7Yr1BvkMaxbm3BFcp1TuFM_lICiHea2U2wMuK4sGKClYhYOMtYX82p9tOdeNh7nZt69imiFSTF6zTyeEYwTiZROAzY0-eM/s710/c'e%CC%80.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="710" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDkmIpevDwvjEckue7sDvrINEd9INqCTO3SQFmlcR_Vc_-w3pliY0LYpEOPZUo2-P_-8FXxhuuocgq1qi5p0YIKpn2wWY0L7Yr1BvkMaxbm3BFcp1TuFM_lICiHea2U2wMuK4sGKClYhYOMtYX82p9tOdeNh7nZt69imiFSTF6zTyeEYwTiZROAzY0-eM/w640-h360/c'e%CC%80.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Ivano (Valerio Mastandrea) e Delia (Paola Cortellesi) in una scena del film</span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;">Roma sullo sfondo è presidiata dagli americani, tutti vi si muovono cercando di arrivare a fine mese, compreso <b>Nino</b>, antico amore di Delia, un elettrauto che non riesce a ricavare dal suo lavoro quel tanto che basta per vivere e che pertanto decide di prepararsi a partire per "il settentrione". </div><div style="text-align: justify;"><b>Lo scenario di buona parte del film non mi pare eccezionale</b>. È evidente che per raccontare questo particolare quadro sia necessario virare spesso verso il grottesco, l'esagerazione. </div><div style="text-align: justify;">Il racconto <i>vuole</i> essere esagerato, lo si comprende dalla primissima scena, da quello schiaffo senza motivo al "buongiorno" di lei. Si capisce che Ivano è il problema, tutto sta in quel marito violento ma anche superficiale, ignorante, opportunista, infedele. </div><div style="text-align: justify;">Ivano è il maschio-padrone, il padre-padrone, l'archetipo del peggiore patriarcato. "Peggiore" perché incarna anche l'elemento della violenza fisica, mentre in altri personaggi il fenomeno affiora in piccoli atteggiamenti, apparentemente innocui eppure violenti anch'essi: il padre borghese che dice alla figlia intelligente e studiosa "non ti immischiare, non ti compete", il padre del "bravo ragazzo" Giulio, borghesi arricchiti e proprietari di un bar, che ribatte alla elegantissima moglie "non sono affari che ti riguardano", il fornitore di cerniere lampo che dice alla proprietaria della merceria "sulla consegna serve la firma di un uomo". </div><div style="text-align: justify;">E sì che a fronte di questo ruvido maschilismo, c'è anche l'altra parte della medaglia. </div><div style="text-align: justify;">Prima nota molto positiva del film: <i><b>nella storia si muovono altri uomini che sono l'esatto opposto di Ivano e degli altri</b></i>. L'antico amore Nino, il buon vicino Alvaro, l'amorevole marito di Marisa, William l'americano e altri sono uomini buoni, giusti, laboriosi, rispettosi, non si può temere nulla da questi, anzi se ne riceve sostegno e aiuto. </div><div style="text-align: justify;">Un elemento a favore, perché <b>parlare di <i>patriarcato</i> non significa dire "tutti gli uomini erano e sono così"</b>, come erroneamente crede chi nega il fenomeno, ma riconoscere piuttosto l'esistenza di un fenomeno culturale molto radicato, e ancora esistente, che va al di là del nostro orizzonte esperienziale. Ma a questo aspetto sarà necessario dedicare un post a parte. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgx7hSPWoLJl6tbBwp-AfbK0zW-81nB5ID-xuFIUVgxQ85vvgxXGDy8ZHiBMzRq1qh23s7r7uyC_Ompmi-6SIG3D8ab2i2dyNcy_1YSQguoTdtR3zUACmxsNcBx1PR0k0nHfN5CqvaVoRFJalbWn7nkijABnacuxF7Jq8A1yCzDJPBYRk4T9wj4IRe85jg/s1162/Schermata%202024-01-03%20alle%2012.48.23.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="738" data-original-width="1162" height="406" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgx7hSPWoLJl6tbBwp-AfbK0zW-81nB5ID-xuFIUVgxQ85vvgxXGDy8ZHiBMzRq1qh23s7r7uyC_Ompmi-6SIG3D8ab2i2dyNcy_1YSQguoTdtR3zUACmxsNcBx1PR0k0nHfN5CqvaVoRFJalbWn7nkijABnacuxF7Jq8A1yCzDJPBYRk4T9wj4IRe85jg/w640-h406/Schermata%202024-01-03%20alle%2012.48.23.png" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b>Veniamo a quando il film ha cominciato a piacermi sul serio.</b> </div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #cc0000;">Attenzione, spoiler.</span></b></div><div style="text-align: justify;">Due sono stati i momenti in cui mi sono emozionata nel profondo ed entrambi sono stati molto interessanti, perché inaspettati, insospettabili. Inevitabile lo spoiler, decidete voi se leggere (se avete visto il film) o evitare di farlo se invece volete vederlo. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il primo dei due è una scena in certo senso anticipata da un ricordo di Delia, <b><i>il ricordo di una postura.</i></b> Delia e Ivano da giovanissimi, lui devoto, corteggiatore infaticabile e pieno di attenzioni, lei del tutto presa e innamorata, gioisce di tutto l'amore ricevuto. </div><div style="text-align: justify;">Mentre rientra a casa da una giornata di lavoro, vede Marcella e Giulio nell'esatta postura, fuori dalla porta di casa, la stessa espressione sognante, lo stesso atteggiamento guascone e amabile in lui. In Delia si accende un fastidio, ma non un sospetto. Uno scricchiolio, niente di più. </div><div style="text-align: justify;">Il momento in cui mi sono emozionata fino alle lacrime arriva qualche tempo dopo. Delia è alla macchina da cucire, i due fidanzatini sono in casa, a pochi passi da lei. Lui stuzzica lei, ridono, ammiccano, si fanno coccole. Fino a quando lo scricchiolio diventa una crepa. </div><div style="text-align: justify;"><b>Giulio cambia espressione e chiede a Marcella perché abbia messo il rossetto</b>. Marcella, ingenuamente, risponde per andare al lavoro (come stiratrice), lui comincia a inalberarsi, sottilmente, fino a quando la incalza di domande e le stringe in volto con una mano. Lei ribatte di averlo messo solo per lui e Giulio glielo toglie con un dito, premendole forte le labbra e dicendole che d'ora in avanti lo metterà solo quando vedrà lui. </div><div style="text-align: justify;">Su Delia scende il gelo. L'espressione dell'attrice mi ha sconvolta, da lì è nata la mia commozione. Delia sa, adesso sa, lei che ha investito tutto il proprio riscatto sulla figlia, che Marcella è destinata a una vita molto simile alla sua e ordisce un piano perché il fidanzamento abbia fine. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sembra che la nostra sorpresa di spettatori debba limitarsi a questo cambio di rotta, ma la storia ha in serbo per noi un finale diverso da quello che ci aspettiamo. Sul finale avviene a mio parere una di quelle <b>"cadenze d'inganno"</b> di cui ho scritto <i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2020/04/la-cadenza-dinganno-ovvero-come-riesco.html" target="_blank">qui</a></b></i>. </div><div style="text-align: justify;">Se la narrazione del destino di Marcella si riserva un suo posto centrale per buona parte del film, sembriamo dimenticare che è Delia il centro della storia e lei sta organizzando qualcosa, un finale tutto per sé di cui una lettera ricevuta è il fulcro. </div><div style="text-align: justify;">Delia ha messo da parte dei soldi ma non per sé, sarebbero stati per l'abito da sposa di Marcella (suo padre avrebbe voluto si usasse il vecchio abito di Delia). Quando il matrimonio di Marcella salta, li riserva comunque a lei, perché si costruisca un futuro da sé, studiando. </div><div style="text-align: justify;"><i><b>Intanto Delia va verso il proprio destino, il gran finale.</b> </i>Mentre la lettera viene intercettata da Ivano, che esce fuori di casa furioso al suo inseguimento - ovviamente per ucciderla con le sue stesse mani - siamo tutti certi stia correndo verso la stazione, da dove Nino sta partendo per il nord. </div><div style="text-align: justify;">Invece siamo tutti fuori strada, Delia sta andando a votare, a esercitare questo suo diritto per la prima volta. Non si trattava di una lettera di Nino, ma dei documenti di identità necessari per votare, che vengono restituiti in tempo da Marcella. La ragazza, per la prima volta, guarda con stima la propria madre. Ivano, rabbioso, la raggiunge alle urne, ma uno sguardo di Delia, forte di avere esercitato un diritto fino a poco prima negato, lo intimorisce e torna indietro. </div><div style="text-align: justify;"><b>Non sappiamo se Delia resterà con Ivano, se continuerà a essere vessata.</b> Siamo portati a credere che quello sguardo sia l'inizio di una nuova vita per lei, che sceglie di non lasciare la famiglia ma di tornarvi con uno spirito nuovo. Vogliamo essere ottimisti, credere nell'happy end. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT2x0Gwh5aWbmCpXdFWYMUxfPgm2cbX_eKgfBNalQRVedkf9zzk0x-dWp7oF4Nrjm1ff40lWuKYAnvnYn2pqZaAedmNDF2hdQ9T-2oLazZXc_k3XY55NdMNDNBeusFEAK_a_vldW57k_IgHxUsW2a6lvKrUv79AM25n0nC7nzAmSevJ6nMXBJv-Qjqp8A/s983/92088.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="584" data-original-width="983" height="380" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT2x0Gwh5aWbmCpXdFWYMUxfPgm2cbX_eKgfBNalQRVedkf9zzk0x-dWp7oF4Nrjm1ff40lWuKYAnvnYn2pqZaAedmNDF2hdQ9T-2oLazZXc_k3XY55NdMNDNBeusFEAK_a_vldW57k_IgHxUsW2a6lvKrUv79AM25n0nC7nzAmSevJ6nMXBJv-Qjqp8A/w640-h380/92088.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Un'immagine molto "neorealista" del film</span></td></tr></tbody></table><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><i><b>C'è ancora domani</b></i> potrebbe significare un nuovo inizio per il cinema italiano, un nuovo filone narrativo forse. Abbiamo bisogno di valorizzare il nostro passato storico, raccontarlo, ma anche soffermarci a riflettere su fenomeni sociali ormai distruttivi, anacronistici. </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Questo film potrebbe fornire un buon punto di partenza, perché <b>è evidente sia stato concepito per arrivare alle scuole</b>. Basti pensare alle scene di violenza domestica - girate come un vaudeville danzato in cui ogni livido o goccia di sangue compare per poi scomparire - e a tutti i richiami alla guerra, alla fame, narrati con delicatezza, senza alcuna volontà di scioccare. </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Se fosse un film sul modello neorealista, la regia sarebbe diversa, meno "indulgente", ma forse rifare un vero neorealismo oggi sarebbe una prova fallita in partenza. </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Oggi serve utilizzare modelli per rendere il cinema più vicino alla realtà (e dopotutto questo è l'ennesimo film che utilizza il bianco e nero e il formato 4:3) ma anche sviluppare linguaggi, e racconti, che arrivino ai giovanissimi offrendo un'opportunità di identificazione. </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Oggi più che mai questo è necessario. </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><b><span style="color: #0c343d;">Avete visto questo film? Potrebbe piacervi?</span></b></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com20tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-26517831889896484692023-12-30T12:52:00.001+01:002023-12-30T12:52:25.128+01:002023 - Un anno di letture<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijBQIL40nHOJHu7Pc-_VTUb7nLYHtc0SgI4KD1K6GE2h3WC8Jv4VC4kguPlWn7eYRuUySItfcSSceWtGR0B_8Oo4w_Yk57EzVS-kOWi93tJ5R-RIqRbY4JRBoHaNcyZ7D6ncV2sE5LGPRvriAZ7WdcLoEc_RZhq5aj_OZk4Bj0Y4_m9A0P7nX_86cEq2I/s696/books.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="696" data-original-width="474" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijBQIL40nHOJHu7Pc-_VTUb7nLYHtc0SgI4KD1K6GE2h3WC8Jv4VC4kguPlWn7eYRuUySItfcSSceWtGR0B_8Oo4w_Yk57EzVS-kOWi93tJ5R-RIqRbY4JRBoHaNcyZ7D6ncV2sE5LGPRvriAZ7WdcLoEc_RZhq5aj_OZk4Bj0Y4_m9A0P7nX_86cEq2I/w273-h400/books.jpeg" width="273" /></a></div><span style="text-align: justify;"><div style="text-align: left;">Com'è ormai tradizione, dedico l'ultimo post dell'anno alle letture di questo 2023, fiera di aver toccato la vetta dei tanto agognati <b>50 libri</b>. </div></span></div></div><div style="text-align: justify;">C'è da dire che mi è capitata una cosa stranissima. Mi spiego.</div><div style="text-align: justify;">Ho un file Word che aggiorno a ogni lettura fatta, così tengo bene a mente tutti i libri letti. <b>È necessario fare un elenco, altrimenti tendo a non ricordare esattamente. Vi capita?</b></div><div style="text-align: justify;">Tendiamo a dimenticare i particolari dei libri che leggiamo, è fisiologico, per esempio io non ricordo alla perfezione alcune trame. Dobbiamo accontentarci di fissare alcuni passaggi fondamentali, lo stile dell'autore, il grosso del racconto. </div><div style="text-align: justify;">Non capita con i grandissimi scrittori. E in particolare con quelli che ci piacciono davvero. Per esempio dei libri di <b>McCarthy</b> ricordo davvero il 99% perché è un genio che mi ha conquistata, così come i libri di <b>Dostoevskij</b> per dirne un altro. </div><div style="text-align: justify;">Di libri minori o che non ci sono piaciuti tendiamo a ricordare meno. Da ciò traiamo poi una personale classifica di quelli che ci hanno formato lasciando in noi una traccia indelebile. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La cosa strana di quest'anno è che nel periodo gennaio-giugno, malgrado abbia avuto impegni notevoli fra lavoro e laboratorio ragazzi, sono riuscita a leggere 31 titoli.</div><div style="text-align: justify;">Fra luglio e dicembre, nonostante i vuoti giorni estivi di ferie, 19 titoli. Da luglio ho vissuto una specie di <i><b>"crisi del lettore"</b></i>, una stanchezza che mi si era cronicizzata e che è esplosa nei mesi estivi anche sotto forma di indolenza verso le letture. Poi, la cosa ancora più strana, da settembre non sono riuscita a ingranare affatto. </div><div style="text-align: justify;">Ricordate il caldo che si è protratto fino a fine ottobre e oltre? Ma per quanto mi riguarda, l'impegno del progetto teatrale <b>Pinocchio</b> è stato determinante nel sostanziare questa crisi. </div><div style="text-align: justify;">A settembre e ottobre sono riuscita a leggere in tutto quattro libri, solo uno a novembre. Oltretutto titoli che non mi hanno entusiasmato, ma volutamente non sono andata a libri che avrei preferito, perché non avevo abbastanza "testa" da metterci. </div><div style="text-align: justify;">Per fare un esempio, ho riservato a gennaio i due libri/testamento di McCarthy, molto impegnativi, e che pertanto esigeranno massima attenzione. </div><div style="text-align: justify;">A dicembre ho recuperato con 7 titoli, ha avuto un grande parte l'aver superato il grosso dell'impegno teatrale e aver approfittato del viaggio fuori regione andata e ritorno a Natale. C'è da dire anche che ho scelto 3/4 libri "agili", entro le 150 pagine. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Procediamo con l'elenco dei libri letti nel 2023, in grassetto quelli recensiti. </span></div><div style="text-align: justify;"><ul><li><i>La sovrana lettrice</i> - Alan Bennet</li><li><i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/01/dio-di-illusioni-donna-tartt.html" target="_blank">Dio di illusioni</a></b></i> - Donna Tartt</li><li><i>Primo sangue</i> - Amélie Nothomb</li><li><i>La vita intima</i> - Niccolò Ammaniti</li><li><i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/02/il-caffe-di-luz-e-marina-abbiamo-letto.html" target="_blank">La tua essenza è tenebra</a></b></i> - Jón Kalman Stefánsson</li><li><i>Trilogia della città di K.</i> - Ágota Kristóf</li><li><i>La vegetariana</i> - Han Kang</li><li><i>Trilogia di New York</i> - Paul Auster</li><li><i>Lacci</i> - Domenico Starnone</li><li><i>Quel che resta del giorno</i> - Kazuo Ishiguro</li><li><i>La strada di Swann</i> - Marcel Proust</li><li><i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/04/salvare-le-ossa-jesmyn-ward.html" target="_blank">Salvare le ossa</a></b></i> - Jesmyn Ward </li><li><i>Fame d'aria </i>- Daniele Mencarelli</li><li><i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/05/il-maestro-e-margherita-michail-bulgakov.html" target="_blank">Il Maestro e Margherita</a></b></i> - Michail Bulgakov</li><li><i>Tutto chiede salvezza</i> - Daniele Mencarelli</li><li><i>Il calamaro gigante</i> - Fabio Genovesi</li><li><i>Tre ciotole</i> - Michela Murgia</li><li><i>Saga Blackwater</i> - Michael McDowell<i> </i></li></ul><i> La piena</i></div><div style="text-align: justify;"><i> La diga</i></div><div style="text-align: justify;"><i> La casa</i></div><div style="text-align: justify;"><i> La guerra </i></div><div style="text-align: justify;"><i> La fortuna</i></div><div style="text-align: justify;"><i> La pioggia</i></div><div style="text-align: justify;"><ul><li><i>All'ombra delle fanciulle in fiore </i>- Marcel Proust</li><li><i>Uvaspina</i> - Monica Acito</li><li><i>Casa fatta di alba</i> - Scott Momaday</li><li><i>Come d'aria</i> - Ada D'Adamo</li><li><i>La canzone di Achille</i> - Madeline Miller</li><li><i>Chirù</i> - Michela Murgia</li><li><i>Daniel Deronda</i> - George Eliot</li><li><i>Stupore e tremori</i> - Amélie Nothomb</li><li><i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/10/quando-la-scrittura-e-talento.html" target="_blank">Intervista con un matto</a></b></i> - Guendalina Middei</li><li><i>Chiedi alla polvere</i> - John Fante</li><li><i>Il cielo è dei violenti</i> - Flannery O'Connor</li><li><i>Yoga</i> - Emmanuel Carrère </li><li><i>Il libro delle case</i> - Andrea Bajani</li><li><i>La donna degli alberi</i> - Lorenzo Marone</li><li><i>Memorie dal sottosuolo</i> - Fëdor Dostoevskij</li><li><i>Appunti sul dolore</i> - Chimamanda Ngozie Adichie </li><li><i>Lasciami andare, madre</i> - Helga Schneider</li><li><i>Due sulla torre</i> - Thomas Hardy</li></ul>Saggi:</div><div style="text-align: justify;"><ul><li><b><i><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/02/la-banalita-del-male-hannah-arendt.html" target="_blank">La banalità del male</a></i></b> - Hannah Arendt</li><li><i>Le ragioni del dubbio: l'arte di usare le parole -</i> Vera Gheno</li><li><i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/03/age-pride-lidia-ravera-sul-perche.html" target="_blank">Age pride</a></b> - </i>Lidia Ravera<i> </i></li><li><i><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/04/i-mestieri-del-libro.html" target="_blank"><b>A proposito di libri</b></a> - </i>A. A. V. V.</li><li><b><i><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/06/ma-chi-me-lo-fa-fare-andrea-colamedici.html" target="_blank">Ma chi me lo fa fare?</a></i></b> - Andrea Colamedici, Maura Gancitano</li><li><b><i><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/09/pinocchio-un-libro-parallelo-giorgio.html" target="_blank">Pinocchio: un libro parallelo</a></i></b> - Giorgio Manganelli</li><li><i>Avremo sempre Parigi</i> - Serena Dandini</li><li><i>L'errore di Aristotele</i> - Giulia Sissa</li><li><i>L'invenzione degli italiani</i> - Marcello Fois</li></ul></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">A commento di queste esperienze di lettura e guardandole nel suo insieme posso dire che continua la mia <b>passione per la saggistica</b> con nove libri letti quest'anno (sette nel 2022) e ben cinque recensiti. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Le recensioni sono diventate un aspetto secondario del mio essere lettrice, ma già dallo scorso anno. Mi ripropongo di recensire i saggi di Giulia Sissa e di Marcello Fois, sono autentiche perle. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Fra gli autori e le autrici scoperti quest'anno, che ho intenzione di continuare a leggere: Auster, Starnone, Mencarelli, Genovesi, O'Connor, Carrère. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Menzione a parte meritano i <b>classici vittoriani</b>, immancabili. Quest'anno ho avuto il piacere di scoprire la scrittrice George Eliot (di cui senz'altro leggerò il capolavoro <i>Middlemarch</i> e <i>Il mulino sulla Floss</i>) e di continuare a percorrere Hardy, entrambi grandi talenti della scrittura e dell'intreccio classico. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Non posso non citare i primi passi all'interno della monumentale <b><i>Recherche</i> di Proust</b>, di cui ho letto i primi due libri. Scrittura raffinatissima, pregevole. Gradisco meno l'intreccio, ma certamente meriterà un approfondimento, magari al termine del lungo percorso. Speriamo di affrontarla tutta nel 2024. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Fra le scoperte, il celebre John Fante di <i>Chiedi alla polvere</i>, che non è risultato nelle mie corde, e la scrittrice sudcoreana Han Kang, che mi ha incuriosita. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Ho letto, e non è da me, un'intera saga, quella di <i><b>Blackwater</b></i>, molto pubblicizzata su Instagram. Una bella trovata editoriale nella quale siamo cascati in molti, perché questi librini, pur poco costosi (9,90 ciascuno) sono pur sempre sei e ciò comporta una spesa di 60 euro per leggerla tutta. Comunque ne è valsa la pena. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Quest'anno ha visto, purtroppo, la scomparsa di <b>Michela Murgia</b> e di <b>Cormac McCarthy</b>. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Metterli vicini è un po' un azzardo, ma avete presente la sensazione di "aver voluto bene a qualcuno" nonostante non lo abbiate mai conosciuto di persona? Ecco. È il caso di questi due straordinari autori, di queste menti eccelse. Murgia, scomparsa a 51 anni, avrebbe potuto scrivere ancora decine di libri, McCarthy ci ha donato gli ultimi due libri "filosofici", nei quali non vedo l'ora di immergermi. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">A proposito di letture condivise, io e <b><a href="https://trentunodicembre.blogspot.com/" target="_blank">Marina Guarneri</a></b> continueremo a fare l'esperienza (la recensione a <i>La tua essenza è tenebra</i> è in realtà uno dei nostri <b><i><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/search/label/il%20caff%C3%A8%20di%20luz%20e%20marina" target="_blank">Caffè</a></i></b>): leggeremo <b><a href="https://www.voland.it/libro/9788862435284" target="_blank">Il venditore di incipit per romanzi</a></b> dello scrittore romeno Matei Visniec e <b><a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-straniera/narrativa-di-lingua-inglese/meridiano-di-sangue-cormac-mccarthy-9788806223229/" target="_blank">Meridiano di sangue</a></b> di Cormac McCarthy (per me una rilettura che voglio assolutamente fare). </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Ho un intero scaffale di libri da "smaltire", alcuni acquistati anni fa e ancora non letti. Di regola, dovrei smettere di comprarne, ma poi la tentazione è troppo forte. Ha ragione <b>Chiara Valerio</b> che dice di non sentirsi obbligati a leggere tutti i libri che si acquistano, perché il libro deve essere un "oggetto" della nostra quotidianità esattamente come un accessorio qualsiasi. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;">Attendono molte nuove scoperte, conferme, esperienze che non vedo l'ora di affrontare fra le migliaia di pagine da leggere nel 2024. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Lora;"><span style="background-color: white; font-size: 15.4px;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><b><span style="color: #0c343d;">Il vostro è stato un buon anno di letture? Ne abbiamo qualcuna in comune?</span></b></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><b><span style="color: #0c343d;">Avete molti libri da leggere in attesa sul vostro scaffale?</span></b></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><b><span style="color: #0c343d;">Buon 2024 a voi, carissimi e carissime. </span></b></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-27714903274473180032023-12-21T19:16:00.003+01:002023-12-21T19:24:12.090+01:00Doni belli al mio teatro <div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZJ_08ZF4yRsv6Bpqwx89IZizP7O758HvdzR9VxDy4GG8b0CAYbi5wgQW-oePo94vkPRk3L9vsFQnmsYdYnt4EAKJX2y4MPlhioBeFKoQSdQs1rJA2DTOTgvm9fIgMaSGI6IX8bvi346Mra3Jx04KWm5wN6PHDLlISPHguKYzMnZXunTNb5ZWWjjCYq_U/s511/teather.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="511" data-original-width="341" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZJ_08ZF4yRsv6Bpqwx89IZizP7O758HvdzR9VxDy4GG8b0CAYbi5wgQW-oePo94vkPRk3L9vsFQnmsYdYnt4EAKJX2y4MPlhioBeFKoQSdQs1rJA2DTOTgvm9fIgMaSGI6IX8bvi346Mra3Jx04KWm5wN6PHDLlISPHguKYzMnZXunTNb5ZWWjjCYq_U/w268-h400/teather.jpeg" width="268" /></a></div>Questo anno sta per chiudersi con un bilancio positivo riguardante il teatro. </div><div style="text-align: justify;">Il grande lavoro sull'ultima produzione, <b><i>Pinocchio</i></b>, ha portato sei messe in scena di successo; </div><div style="text-align: justify;">lo spettacolo <i><b>Per amore. L'ultima notte di Anna Magnani</b></i> è stato scelto per essere rappresentato nella rassegna Uilt di giugno e adesso selezionato su 66 Compagnie per il <i>Premio Guglia d'Oro</i> in provincia di Ancona, dove ci esibiremo a febbraio; </div><div style="text-align: justify;">sul fronte del laboratorio ragazzi, in maggio <i><b>Alice attraverso lo specchio</b></i> è stato accolto molto positivamente e ho appena consegnato il copione di <i><b>Sogno di una notte di mezza estate</b></i>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come mi è capitato di ribadire, il teatro è un'attività molto impegnativa. La passione rende possibile vincere la stanchezza, ma al momento sento il bisogno di staccare la spina, o perlomeno uscire dalla fase di prove incalzanti e imminenza di un debutto. </div><div style="text-align: justify;">Voglio tornare a dedicarmi alla scrittura, alla lettura, a una routine più tranquilla. A riposare da mattini lavorativi molto pressanti, da rientri pomeridiani che sulla linea dei quadrimestri e il lavoro dipartimentale e collegiale impegnano sempre di più. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Ripongo idealmente il corredo dell'attore e tiro il fiato, rigenerandomi com'è necessario. </div><div style="text-align: justify;">Nel frattempo, però, leggo e rileggo con estremo piacere gli articoli scritti dalla mia sodale e ormai conoscitrice del mio teatro <b>Marina Guarneri</b>, che mi ha deliziato con uno dei suoi articoli sullo spettacolo visto. Colgo l'occasione per citare tutti i suoi articoli sul mio teatro. </div><div style="text-align: justify;">E la ringrazio ancora una volta per essere una spettatrice attenta e soprattutto un'amica che sostiene.</div><div style="text-align: justify;">Eccovi i bellissimi post di Marina. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><a href="https://trentunodicembre.blogspot.com/2023/12/Al-teatro-con-Pinocchio.html" target="_blank"><b>Pinocchio</b></a><br /><br /></div><div style="text-align: left;"><a href="https://trentunodicembre.blogspot.com/2019/03/lessenziale-e-invisibile-agli-occhi.html" target="_blank"><b>Il Piccolo Principe</b></a><br /><br /></div><div style="text-align: left;"><b><a href="https://trentunodicembre.blogspot.com/2018/02/al-teatro-finding-anne-frank.html" target="_blank">Finding Anne Frank</a><br /></b><br /></div><div style="text-align: left;"><a href="https://trentunodicembre.blogspot.com/2017/03/foglie-derba-scritto-e-diretto-da-luana.html" target="_blank"><b>Foglie d'erba</b></a></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Ci rileggiamo a fine mese, col bilancio delle letture di questo anno!</div><div style="text-align: left;">Intanto, buon Natale a voi. 💖</div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-80838612084916516292023-12-12T19:42:00.002+01:002023-12-12T19:42:22.377+01:00Lettori si nasce o si diventa? <div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwM3oCa22dJTzCv0p5QTwf_tej8Ngs8WZ1nouesl94DIvs3mgsbTifRKd-b5prSV-k8t75oA_3F8o3Dy2kRQMdjLhy6xrS0UG1IWQ9rxrRywggr8WSN_7gIqkibaHrHMtzbhjj9AMwMVInZZ1YXnqQHQkO88ZViqWNF5gePvb6CB2iIQfc7sE78V_OblU/s750/793ad253dace9775c29bb9f4b954f2cb.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="500" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwM3oCa22dJTzCv0p5QTwf_tej8Ngs8WZ1nouesl94DIvs3mgsbTifRKd-b5prSV-k8t75oA_3F8o3Dy2kRQMdjLhy6xrS0UG1IWQ9rxrRywggr8WSN_7gIqkibaHrHMtzbhjj9AMwMVInZZ1YXnqQHQkO88ZViqWNF5gePvb6CB2iIQfc7sE78V_OblU/w266-h400/793ad253dace9775c29bb9f4b954f2cb.jpeg" width="266" /></a></div>Leggere è quanto di più bello, edificante e a volte esaltante si possa immaginare, credo tutti i lettori possano dichiararsi d'accordo. <b>Ma vi siete posti almeno una volta la domanda se si nasca lettori o si possa diventarlo? </b>Io sì, il mio mestiere mi porta a farlo. Ma come fare a invogliare, a fare nascere nei più piccoli il desiderio di questa continua "esperienza" che è leggere? </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Ci sono alcune "strategie" da adoperare per attuare un efficace "invito alla lettura", perché l'invito sia raccolto e messo in atto, attraverso la scoperta di un libro.<br />Assodato che non tutti nasciamo con la voglia o la propensione ad aprire un libro e svanire letteralmente fra le sue pagine, ci sono metodi che permettono di fare avvicinare i bambini molto piccoli alla lettura. Mi viene in mente un artigiano che tempo fa tentò di far passare l'idea di libri fabbricati in tutti i materiali cercando di brevettarla. Forse sarebbe stato meglio ascoltarlo, ma andiamo oltre. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">In età scolare, alla Primaria innanzitutto (un tempo chiamata "elementari"), il lavoro delle maestre dovrebbe essere costantemente orientato verso l'invito e l'educazione alla lettura. Molte lavorano su questa importante, anzi fondamentale operazione (forse l'unica vera missione di un insegnante), ma non tutte.<br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; text-align: justify;"><div style="font-size: 15.4px;">Come docente delle scuole medie, mi trovo spesso dinanzi ad alunni che, provenienti dalla Primaria, hanno letto poco o nulla. Accade raramente ma accade e per fortuna non si tratta di intere classi di undicenni. <span><a name='more'></a></span></div><div style="font-size: 15.4px;"><br /></div><div style="font-size: 15.4px;">Come insegnante di Lettere, sono naturalmente orientata verso l'assegnazione di un libro, scelto dall'alunno, alla fine correlato da relazione scritta. Ne adopero un modello che permette loro di spaziare nel testo e che presenta, oltre alle classiche domande sul titolo, autore, genere e protagonisti, anche aspetti come: l'intenzione comunicativa dell'autore, il giudizio personale, e se si vorrebbe consigliare il libro a qualcuno.</div><div style="font-size: 15.4px;">Non che vengano fuori dei capolavori, ma è una prova che li porta al ragionamento. </div><div style="font-size: 15.4px;">Dalla mia esperienza, ormai più che ventennale, ho capito una cosa: <b>non puoi riuscire a fare amare la lettura a chi non è per niente portato ad aprire un libro</b>. Ci sono anzi ragazzi sempre più apatici, distratti, con un livello di attenzione minima e una motivazione fragile. Figuriamoci portarli a dedicarsi a un'operazione impegnativa come leggere un libro. Anche qui un ruolo strategico può riservarselo la famiglia. </div><div style="font-size: 15.4px;">I genitori pensano che ci vogliano prof motivati e motivanti, ma motivanti devono essere anche loro, perché dalla famiglia in cui si vive deve partire questo input. Non esiste un segreto, esiste solo buona volontà di fare, trasmettere valori ai propri figli.</div><div style="font-size: 15.4px;">Quanti genitori portano i loro figli in libreria? Quanti hanno l'abitudine di portarli in musei, teatri? E non è che ci si possa illudere di far loro amare un dipinto di Rembrandt fin da piccoli, ma almeno frequentare i luoghi riservati ai bambini magari ricavati in fiere del libro.</div><div style="font-size: 15.4px;">Sono stata sabato scorso a <b>Più Libri Più Liberi 2023</b> (con l'immancabile Marina Guarneri), un evento su più giorni in gran parte riservato anche ai piccoli, con spazi, iniziative, incontri pensati per loro. Famiglie gravitanti nella Nuvola? Poche, o perlomeno non abbastanza. </div><div style="font-size: 15.4px;">La scorsa estate sono capitata a pranzo in un piccolo ristorante pieno di famiglie, bene, vi garantisco che nove bambini su dieci, anche molto piccoli, e i ragazzi, stavano dinanzi a uno smartphone, un tablet, un gioco elettronico. C'è gente che ha il coraggio di ridere dinanzi alle raccomandazioni di Paolo Crepet, che si batte proprio per richiamare l'attenzione dei genitori verso il grave errore. </div><div style="font-size: 15.4px;">Madri che imboccavano bambini di 5/6 - non sia mai che mangiassero da soli e scambiassero due parole con i genitori - mentre questi si intossicavano davanti allo smartphone. La più tragica delle visioni. Cosa abbia in potere di fare un insegnante dinanzi a questa straordinaria e sublime "formazione" devono venire a dirmelo. Li sfido. </div><div style="font-size: 15.4px;"><br /></div><div style="font-size: 15.4px;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4HAcFDymFYl8R9qpa-WLoGxeR0zUesSzRCdOcRMarQo8-1-Zn6O8lU8aMN7BRG-nMt-lfwBoNMLq1mH8Eut-ELLc1y8DAruKaH8DNu5yQO69PAsp5m3hdTHVsnD9eD-ND-lvqixM8OQ32j8Mc3I_3PcSB1VWr9LHKiU5zZTVKogIqnT_K46iFsiDwoTg/s550/d6b20961a9c22e74b6246df4f3b7c831.jpeg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="550" data-original-width="383" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4HAcFDymFYl8R9qpa-WLoGxeR0zUesSzRCdOcRMarQo8-1-Zn6O8lU8aMN7BRG-nMt-lfwBoNMLq1mH8Eut-ELLc1y8DAruKaH8DNu5yQO69PAsp5m3hdTHVsnD9eD-ND-lvqixM8OQ32j8Mc3I_3PcSB1VWr9LHKiU5zZTVKogIqnT_K46iFsiDwoTg/s320/d6b20961a9c22e74b6246df4f3b7c831.jpeg" width="223" /></a></div>Anni fa, in una classe seconda, mi capitò di richiedere ai genitori l'acquisto de "Il Piccolo Principe". </div><div style="font-size: 15.4px;">Loro subito a dirmi: "Ma non è nell'elenco dei libri!" No, cari signori, non c'è, ed è uno scandalo che non ci sia. Voi dovete acquistare questo libro, fate per una volta che i vostri figli non spendano dieci euro in figurine insulse o porcherie confezionate. Lo leggeremo in classe noi, ci ritaglieremo un quarto d'ora a settimana, nel labirinto delle nostre ore curricolari, e io sarò con loro, perché devono amare un libro così. E amare tanti libri altrettanto belli. </div><div style="font-size: 15.4px;">Mi sono capitati anche tanti genitori intelligenti, sensibili, di cui ho sentito fin da subito la "complicità", grazie al cielo. E lì vedi anche il risultato della loro educazione, ragazzi che si affidano, educati e... miti. C'è una mitezza in ragazzi con buoni genitori, è una caratteristica che noto sempre di più.</div><div style="font-size: 15.4px;">Se è vero che si impara a leggere leggendo e, come per tutto, si apprende più giocando e divertendosi, che non con l'obbligo o la coercizione, qualcosa si può fare con letture in classe, prendendoci cura di un testo. Insomma, anche riparare a danni commessi da qualcuno, far capire loro che non esistono solo le partite di calcio e il McDonald's.</div><div style="font-size: 15.4px;"><span style="font-family: "times new roman", "serif"; font-size: 12pt;">Un ruolo importante può avere la lettura ad alta voce da parte di un adulto che sa leggere. </span></div><div style="font-size: 15.4px;"><span style="font-family: "times new roman", "serif"; font-size: 12pt;">Sì, perché saper leggere non significa riconoscere lettere e fonemi e rispettare la punteggiatura, saper leggere è arte e ahimè non è da tutti. Trasformare la lettura silenziosa in una lettura "drammatizzata", in azione ed emozione, è utilissimo nell'insegnamento, ma anche qualcosa cui i genitori potrebbero dedicarsi con i figli molto piccoli. È assodato da studi, i bambini, specie quelli molto piccoli, hanno bisogno di emozioni, di far lavorare l'immaginazione, per apprendere e comprendere.<br /><br /></span></div><div><span style="font-family: "times new roman", "serif";"><div class="separator" style="clear: both; font-size: 12pt; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEje1w8yRR-m-ELWNkw-y6QdBI9xnSDnP0dIOWcIlRkTpmh1U_fgAX6yqUCSBkCb2mgKgtC_aaJEHJ_yjVdi1-7pxh-tqNJd91Oj1Xb94ubqDYXmNrRoEWfaipitZyV63DCSL2NFSTdaXZCPBZlJueLaHo0HmBiW49i577B0FQZzp8twyiQ52A29ZuYhojY/s764/528a32c1dc05ee4b30056e483540d4a4.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="764" data-original-width="564" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEje1w8yRR-m-ELWNkw-y6QdBI9xnSDnP0dIOWcIlRkTpmh1U_fgAX6yqUCSBkCb2mgKgtC_aaJEHJ_yjVdi1-7pxh-tqNJd91Oj1Xb94ubqDYXmNrRoEWfaipitZyV63DCSL2NFSTdaXZCPBZlJueLaHo0HmBiW49i577B0FQZzp8twyiQ52A29ZuYhojY/s320/528a32c1dc05ee4b30056e483540d4a4.jpeg" width="236" /></a></div><br />Se un bambino, già in famiglia e dalla scuola dell'Infanzia e negli anni della Primaria, impara che leggere è una cosa divertente e "magica", diverrà senz'altro un lettore autonomo, perché saprà che nei libri non ci sono "solo" parole scritte... senza figure (che pure, all'inizio, servono molto), ma un mondo infinito di emozioni, considerazioni, concetti, fatti, episodi, modi di dire, ecc. È necessario, a mio avviso, fornire gradualmente ai ragazzi gli strumenti di elaborazione creativa di ciò che leggono. Da una storia... se ne aprono altre mille, di cui l'autore è il lettore stesso.</span> </div><div><span style="font-size: 15.4px;">È così che si impara anche a guardarsi dentro, a comunicare verbalmente ed anche a scrivere.</span></div><div style="font-size: 15.4px;">Non è utile, invece e sempre a mio modesto parere, assegnare libri da leggere come "compito" di cui rispondere nell'attività didattica - mi riferisco ovviamente ai bambini piccoli - perché il rischio è quello di generare l'antipatia dell'obbligo, del "se non lo faccio prendo un brutto voto" e, quindi, di ottenere il risultato opposto.<br />Conosco decine e decine di alunni delle medie che invitati a leggere, magari con una bella introduzione un po' teatrale, alcuni bei romanzi "per ragazzi"... rivelano che pur avendoli già letti per obbligo scolastico, magari durante l'estate, non avevano mai scoperto la bellezza e le suggestioni che questi romanzi racchiudevano e che, quindi, se li erano semplicemente dimenticati. Naturalmente, man mano che i ragazzi crescono in età e in capacità critiche e culturali, sarà necessario suscitare curiosità e appetito per letture più impegnative.<br /><br /></div><div style="font-size: 15.4px;"><b style="color: #274e13; font-family: "times new roman", "serif"; font-size: 16px;">Cosa pensate a riguardo? Lettori si nasce o si diventa? Quale il peso della famiglia e della scuola? </b></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com23tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-41607844222476300532023-11-29T20:33:00.009+01:002023-11-29T21:17:04.960+01:00Il mio Pinocchio sul palcoscenico <div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_PjWEuKO_B_Bfi1IoeyaDxqnQchGX3A2jJIGEk_zC6FJY2-XdPU7ho1epGsSCSEMkQ3-PvpquqMVgDBPDjcEfQ248jZv6yhaSBgmhzskblx7w6Jy6HelyTGEkCNo6GcvU8WEDTbaL2KdkFYtEJtlHyWkj0Gki48Pd-qXb5XnEf0OvcpZaSU5-KJsnJHo/s2048/74.jpeg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1362" data-original-width="2048" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_PjWEuKO_B_Bfi1IoeyaDxqnQchGX3A2jJIGEk_zC6FJY2-XdPU7ho1epGsSCSEMkQ3-PvpquqMVgDBPDjcEfQ248jZv6yhaSBgmhzskblx7w6Jy6HelyTGEkCNo6GcvU8WEDTbaL2KdkFYtEJtlHyWkj0Gki48Pd-qXb5XnEf0OvcpZaSU5-KJsnJHo/w400-h266/74.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Lisa Bertinaria è Pinocchio</span></td></tr></tbody></table>E anche questo momento è arrivato, il momento in cui mi siedo dinanzi al pc e cerco di scrivere di questa esperienza teatrale: il mio <i style="font-weight: bold;">Pinocchio</i>, dal celebre romanzo di Collodi. </div><div style="text-align: justify;">Come tutti i miei progetti, anche questo è nato attorno all'interprete perfetto. </div><div style="text-align: justify;">Questa straordinaria <b>Lisa Bertinaria</b> dinanzi alla quale la platea resta incantata è una ragazza di appena 15 anni che ho avuto l'onore di accompagnare sulle tavole di un palcoscenico dal lontano 2016, quando, bambina, fece una particina in una riduzione per ragazzi di <i><b>Sogno di una notte di mezza estate</b></i>. </div><div style="text-align: justify;">Sorella minore di quella Sara che interpretò Alice Liddell l'anno dopo - lo raccontai <u><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2017/06/alice-nel-paese-delle-meraviglie-che.html" target="_blank">qui</a></u> - Lisa è cresciuta mai mollando il laboratorio ragazzi, dividendosi fra piccole parti in <i><b>Peter Pan</b></i> e <i><b>Sherlock Holmes e il caso dell'ape tatuata</b></i>, fino a quando la pandemia ha spezzato il progetto <i>Notre-Dame de Paris</i>, dove sarebbe stata una bravissima Clopin Trouillefou.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Nel frattempo, però, vestì i panni di un indimenticabile <i><b>Piccolo Principe</b></i>, che trovate <u><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2019/03/come-ho-costruito-il-piccolo-principe.html" target="_blank">qui</a></u>. </div><div style="text-align: justify;">Quando riprendemmo, in quel <i><b>Mago di Oz</b></i> che fu la rinascita - narrato <u><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2022/06/il-mio-mago-di-oz.html" target="_blank">qui</a></u> - entrò nei panni di una strepitosa Strega dell'Ovest e fu l'ultimo lavoro con il laboratorio ragazzi. </div><div style="text-align: justify;">Il resto è storia: Lisa è entrata ufficialmente nella Compagnia e attualmente è l'attrice giovane in <i><b>Per amore. L'ultima notte di Anna Magnani</b></i> - <u><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2022/10/come-ho-costruito-lo-spettacolo-su-anna.html" target="_blank">qui</a></u> il racconto - e in questo <i>Pinocchio</i> che già promette di diventare un successo. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs3lSJNVkMXYuP1iKGP1LwQOo-x-w97I01twvaDwefwgTJQDJu36DwmXnNlJIne9lrOE7tnhTOWRFAbmn9JdnrTwz28Og47d0Th8xxfuN3vKLleavyamJcnCl8lXZHgqjllrzRDs_Gh4AoNhjX-0kwVNQ-4ZePNjJwxyV9yJzsCml1KNlU_UAR9ryrni4/s2048/7.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1368" data-original-width="2048" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs3lSJNVkMXYuP1iKGP1LwQOo-x-w97I01twvaDwefwgTJQDJu36DwmXnNlJIne9lrOE7tnhTOWRFAbmn9JdnrTwz28Og47d0Th8xxfuN3vKLleavyamJcnCl8lXZHgqjllrzRDs_Gh4AoNhjX-0kwVNQ-4ZePNjJwxyV9yJzsCml1KNlU_UAR9ryrni4/w640-h428/7.jpeg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">La crescita artistica di Lisa è palpabile, evidente. Già bravissima fin da bambina, mi pregio di averle fatto da maestro in diversi anni di lavoro laboratoriale incessante, in cui ha creato, inventato, vestito ruoli anche molto diversi, folli, tragici, malinconici, maschili o femminili. </div><div style="text-align: justify;">Lisa era ed è diventata ancora più istrionica, versatile e sempre impeccabile dinanzi al pubblico. </div><div style="text-align: justify;">Correrò il rischio di apparire immodesta ma c'è una cosa che ho imparato stando dall'altra parte, da quella di guida, mentore, maestro: <b>un giovanissimo talento deve incontrare la persona giusta</b>, la persona che non banalizza, non fa errori nel capire dove si possa arrivare. </div><div style="text-align: justify;">Sono un'insegnante di laboratorio teatrale ragazzi che non risparmia nessuno. Li porto "oltre", il mio spazio non è una ludoteca o un luogo dall'applauso facile. In particolare, con ragazzi e ragazze molto giovani che hanno negli occhi quel particolare fuoco e accettano sfide anche impensabili per quella età. Ormai sempre più rari, Lisa ne è stata parte, ha cominciato così.</div><div style="text-align: justify;"><i><b>Lisa ha imparato in quello spazio e poi dinanzi a un pubblico vero</b></i>, in spettacoli che le hanno richiesto energia e dedizione assoluta. E il risultato è lì, in questa giovanissima attrice che convince e strappa applausi e ammirazione. </div><div style="text-align: justify;">Ho scelto di mettere in scena Pinocchio proprio perché Lisa sarebbe stata perfetta nel ruolo. Ha l'età giusta, ma anche la giusta corporatura e tutto quell'insieme fatto di postura, voce, capacità interpretativa tipico di chi è un "animale da palcoscenico". Lo era da bambina, lo è ancora di più oggi. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNciOUejqoHnrs4VF2fg578rm2Mvn70lkKkyQMT5WsnEYmVhy-SkekFpBXq7AguzluhSeyptxK9z0PwwJ7XHWfw5RjDAIiQvGYc6SjBNeMVt3k2PbQ8oGgzj_PIJn9YOQmlrfHhytLJR3os36Y-JdVTrAXnZfj7tDs3Dq14o_uOUAHVzI40-l2DXC1yys/s2048/50.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1363" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNciOUejqoHnrs4VF2fg578rm2Mvn70lkKkyQMT5WsnEYmVhy-SkekFpBXq7AguzluhSeyptxK9z0PwwJ7XHWfw5RjDAIiQvGYc6SjBNeMVt3k2PbQ8oGgzj_PIJn9YOQmlrfHhytLJR3os36Y-JdVTrAXnZfj7tDs3Dq14o_uOUAHVzI40-l2DXC1yys/w640-h426/50.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Pinocchio inseguito dal Gatto (io, di spalle) e dalla Volpe nei panni degli assassini</span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;">Questo progetto è stato messo su in una manciata di mesi. Avevo deciso di metterlo in scena un annetto fa (accarezzato però da diverso tempo) ma sono passata alla scrittura solo dopo le feste natalizie. </div><div style="text-align: justify;"><b>È una trasposizione fedele della narrazione di Collodi</b>, pertanto è stato necessario leggere attentamente il romanzo originario e uno dei suoi commenti più illuminanti, quell'irrinunciabile libro di Giorgio Manganelli che ho recensito <u><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/09/pinocchio-un-libro-parallelo-giorgio.html" target="_blank">qui</a></u>. </div><div style="text-align: justify;">Le prove hanno preso l'avvio da metà giugno, interrotte nel mese di agosto, e poi un lavoro serrato da settembre al debutto di novembre. Siamo attualmente in scena a Castel Gandolfo e a Roma.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La storia del celebre burattino consta di molti personaggi, sette maggiori e una serie di personaggini secondari indispensabili. Noi in scena siamo sei, vi lascio immaginare dunque come ho strutturato la composizione delle parti. </div><div style="text-align: justify;">I ruoli fissi: <b>Pinocchio</b>, <b>Geppetto</b>, <b>Grillo Parlante</b>, <b>Fata Turchina</b>.</div><div style="text-align: justify;">Ruoli mobili: <b>Mangiafoco</b>, <b>Arlecchino</b>, <b>Gatto e Volpe</b>, <b>Corvo</b>, <b>Vecchina</b>, <b>Lucignolo</b>. </div><div style="text-align: justify;">"Mobili" perché io e Daniela Rosci ci siamo divisi tutti questi ruoli. </div><div style="text-align: justify;">Sia chiaro, la storia di Pinocchio prevede molti più ruoli di questi. In parte ho effettuato dei tagli alla narrazione, affidandola alla voce narrante (la mia) con una serie di "quadri" illustrati che potessero dare la sensazione di una corretta ellissi. È stato indispensabile. </div><div style="text-align: justify;">Riguardo al cast, ho voluto mantenermi su massimo sei interpreti perché ormai è tempo di circondarsi di poche persone e oltremodo affidabili, persone con le quali ho un ottimo rapporto e di cui mi fido ciecamente. Oltre a ciò, non mi piace l'idea di una Compagnia troppo numerosa. Troppe teste significa difficoltà di gestione e io ormai voglio fare un teatro che preveda una logistica agile. Che possa essere esportato facilmente e permetta spostamenti e accordi fluidissimi. </div><div style="text-align: justify;">Mi capita di vedere Compagnie molto numerose, ma perlopiù si tratta di realtà che si sviluppano e perdurano in teatri stabili, non esportano il loro prodotto e se lo fanno si spostano di poco. Sono in sostanza un altro tipo di teatro. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUzFPrjak6jQ6nc4lCkSuMf0Y30rWDAyoyltRSvDEiF4p4nYpS9RflTP4hMKDPewqxFO2gWEjdBKJ4KbqRv2ny-mnLi3Ys59_mk45Ye0HmhjK3heWg0oWKMF2XtJtMHmzeI3GiFNZEUc7nxAXAC4ohD4HnUEVV709XCCMQrwnYZ6rct3obu6CNiKaf6aY/s2048/60.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1362" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUzFPrjak6jQ6nc4lCkSuMf0Y30rWDAyoyltRSvDEiF4p4nYpS9RflTP4hMKDPewqxFO2gWEjdBKJ4KbqRv2ny-mnLi3Ys59_mk45Ye0HmhjK3heWg0oWKMF2XtJtMHmzeI3GiFNZEUc7nxAXAC4ohD4HnUEVV709XCCMQrwnYZ6rct3obu6CNiKaf6aY/w640-h426/60.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Con la Fata Turchina (Tania De Paolis)</span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><b>Costruire Pinocchio per il palcoscenico significa entrare in una storia stratificata, varia, complessa</b>. Le avventure e disavventure del burattino sono tante, le vicissitudini in cui si muovono la sua pigrizia e disobbedienza lo fanno evolvere verso la saggezza, ma Pinocchio ha bisogno di soffrire per arrivarci.</div><div style="text-align: justify;">Lisa mette in scena tutta una varietà di atteggiamenti e stati d'animo. </div><div style="text-align: justify;">Dalla gioia all'infelicità, attraverso quella mobilità tutta sua, interagisce con questo carosello di figure evolvendo o involvendo, e questa mancanza di linearità mi piace molto nella storia. </div><div style="text-align: justify;">Scegliendo di fare un tipo di "teatro d'attore", puntando sull'interpretazione, i costumi, le luci e le musiche, oltre che su fondali multicolori, questo mio Pinocchio è un lavoro "artigianale", fatto di cose semplici, il tipo di teatro che da sempre mi piace fare. <i><b>Creare l'incanto dal niente</b></i>, come ho scritto <u><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2015/04/creare-lincanto-dal-niente.html" target="_blank">qui</a></u>.</div><div style="text-align: justify;">Il pubblico ha reagito in maniera entusiastica in entrambe le prime due messe in scena.</div><div style="text-align: justify;">Uno spettacolo non è mai uguale, non mi piace chiamarle "repliche", sono "messe in scena" che rispettano la base su cui lo spettacolo è costruito e ogni volta, come in ogni spettacolo teatrale che si rispetti, accade quel <i>qualcosa</i> di imprevisto e imprevedibile che rende ogni messa in scena unica. </div><div style="text-align: justify;">C'è sempre qualcosa da limare, migliorare tecnicamente, ma poi ogni lavoro evolve, si sviluppa, perché l'attore mette molto di sé in gioco, e anche senza accorgersene mette in atto un "fare" sempre diverso.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8bQnqeQpcndMceSW9m45n9fv6QE2kieJn_hCGzD5eou_WiooPEBJEbssMz7pyjUsiQ_-kncD-VwHXXOjNfvT4gd3-hoEVOg2R7Ic1JelaBCjP4fU7nebsFNEYUZ6rruGwrB5M5r-3mfx0N8-M2sqkyEW2ic9mQCdV5C2NtYSuU7AaMYMwy9WbF7gOOAw/s2048/98.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1286" data-original-width="2048" height="402" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8bQnqeQpcndMceSW9m45n9fv6QE2kieJn_hCGzD5eou_WiooPEBJEbssMz7pyjUsiQ_-kncD-VwHXXOjNfvT4gd3-hoEVOg2R7Ic1JelaBCjP4fU7nebsFNEYUZ6rruGwrB5M5r-3mfx0N8-M2sqkyEW2ic9mQCdV5C2NtYSuU7AaMYMwy9WbF7gOOAw/w640-h402/98.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Con Geppetto (Salvatore Tosto)</span></td></tr></tbody></table><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="text-align: justify;">Sono felice di questo progetto perché mi permette di toccare un grande classico popolare, linguaggi di un passato legato alla tradizione, e mi piace che il pubblico si avvicini anche solo per la curiosità di guardarne una possibile versione. </span></div><div style="text-align: justify;">Pinocchio è uno spettacolo per tutti, <i><b>ci trasporta in una memoria vagamente malinconica ma in sostanza ci dice anche quello che siamo, di cui siamo fatti</b></i>. È una storia con una forte componente identitaria. </div><div style="text-align: justify;">Siamo pronti per un nuovo fine settimana in cui vestiremo nuovamente questi costumi, compiremo quei gesti e reciteremo quelle parole. E nel frattempo, proprio oggi è arrivata notizia dal <b>Festival La Guglia d'Oro</b>, che si terrà a febbraio e marzo prossimi in provincia di Ancona.</div><div style="text-align: justify;">Il nostro spettacolo sulla Magnani è tra i finalisti, <i><b>saremo fra le</b></i> <i><b>cinque Compagnie prescelte</b></i> per il festival, e già questo è un grandissimo premio, essendo state in tutto 66 Compagnie in lizza. </div><div style="text-align: justify;"><b>Il teatro è fatto di una serie di combinazioni non del tutto fortuite, bisogna lavorare duramente per arrivare a certi risultati</b>, lo dico fuori dai denti. </div><div style="text-align: justify;">Lavorare duramente non sempre significa arrivare a traguardi importanti - altro che "chi la dura la vince" - e proprio la sua imprevedibilità lo rende un universo a volte gratificante, a volte frustrante, come può esserlo tutto ciò che è legato all'animo umano, alla complessità di cui siamo fatti, alle nostre energie, alle passioni, al nostro desiderio di dar loro forma. </div><div style="text-align: justify;">È un atto di onestà che richiede vocazione e allo stesso tempo è opportunità, possibilità di trovare una strada lungo la quale dar voce alla propria immaginazione. </div><div style="text-align: justify;">Il teatro mi ha dato e continua a darmi tantissimo, e in questo momento avere la squadra giusta per farlo è anche fonte di gioia. </div><div style="text-align: justify;">Le foto sono di Alessandro Borgogno.</div><div style="text-align: justify;"><u><a href="https://carpediemarti.wixsite.com/carpediem/projects-7" target="_blank">Qui</a></u> ce ne sono delle altre. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuHYu2iAJRVwZ949U11EhdPbdDKph2zVLSGER7nlovfdqW6Mlm0noU6naQEvz8pBq_zOxyyurPh6TX-U-KifbPtCQa4LKTxsmNxm8vfvMY-J3faG4xoFkdhtK502-d6l_fRlpre1Sg4S_x8-wsh-GPLcqYTFFJB4S1eOA_CcMIiywqhwmebafAJyOADwc/s2048/118.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1362" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuHYu2iAJRVwZ949U11EhdPbdDKph2zVLSGER7nlovfdqW6Mlm0noU6naQEvz8pBq_zOxyyurPh6TX-U-KifbPtCQa4LKTxsmNxm8vfvMY-J3faG4xoFkdhtK502-d6l_fRlpre1Sg4S_x8-wsh-GPLcqYTFFJB4S1eOA_CcMIiywqhwmebafAJyOADwc/w640-h426/118.jpeg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0c343d;">Avete qualche curiosità riguardo alla costruzione dello spettacolo o sulle tecniche di recitazione? </span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0c343d;">Cosa significa per voi "fare arte"?</span></b></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com21tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-32879710532958943892023-11-19T11:05:00.006+01:002023-11-19T11:05:49.221+01:00Prestare i libri... sì o no? <div style="text-align: left;"><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" id="fbPhotoPageCaption" tabindex="0"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEis3QnZFIU79-uKyNvf1REpEEItpOaQbpmLeXYdiy8MLGT2eFNarN4yn-Q7uf2-EIuI_cAVU9G8aIrj6W-WIwzmmOMZ9bdm_SHfgy2FpZy9gRavD5kZQooFeQgwL2SpnNcgvUEGArqSy20uHo_IFY25oQeuyB5UspSJA766_70DSXeomZWKiLYVheat4FU/s480/prestare.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="320" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEis3QnZFIU79-uKyNvf1REpEEItpOaQbpmLeXYdiy8MLGT2eFNarN4yn-Q7uf2-EIuI_cAVU9G8aIrj6W-WIwzmmOMZ9bdm_SHfgy2FpZy9gRavD5kZQooFeQgwL2SpnNcgvUEGArqSy20uHo_IFY25oQeuyB5UspSJA766_70DSXeomZWKiLYVheat4FU/s320/prestare.jpeg" width="213" /></a></div>Non prestare mai i libri, perché nessuno li restituisce. I soli libri della mia biblioteca sono quelli che mi hanno prestato.</i><br />Anatole France</span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" id="fbPhotoPageCaption" tabindex="0">L'ironia di Anatole France mi porta a dedicare una riflessione a questo delicatissimo fenomeno riguardante i bibliofili. </span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" tabindex="0">Credo che ciascuno di noi, almeno una volta, si sia trovato dinanzi alla richiesta del prestito di un nostro libro, al quale magari teniamo particolarmente, e si sia sentito tentennante e fortemente dubbioso se cedere o meno. </span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" tabindex="0">Personalmente mi è capitato di perdere per strada almeno una decina di libri in tutta la mia vita, distribuiti con slancio e mai tornati indietro. Erano tutti interessanti e campeggiavano assai bene nella mia libreria, ma... hanno preso il volo. </span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" tabindex="0">Qualche anno fa dovetti insistere non poco per la restituzione di un libro del critico d'arte Achille Bonito Oliva, <i><b>Transavanguardia</b></i>, al quale ero legata da un ricordo universitario, ma è stata davvero dura vedermelo tornare indietro. Un parente che riteneva di averlo ricevuto per leggerlo e di default avere tutto il diritto di tenerselo. La restituzione, oltretutto, generò pure un'aperta antipatia da parte sua, fu certo di essere oggetto di oltraggio. Misteri dell'egotismo. <span><a name='more'></a></span></span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" tabindex="0"><b><br /></b></span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" tabindex="0"><b>Perché succede? </b></span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" id="fbPhotoPageCaption" tabindex="0">Forse scatta nella persona alla quale si presta un sentimento di appartenenza del libro stesso, forse il libro finisce con l'essere posto su uno dei loro scaffali e poi dimenticato, non saprei. </span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" id="fbPhotoPageCaption" tabindex="0"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" id="fbPhotoPageCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption">Peggio è quando il libro torna ma con sottolineature o "orecchie". </span></span>Sta di fatto che impera una certa indifferenza verso la restituzione e questo è davvero avvilente. Inutile precisare che non presto più nulla da anni, fatta eccezione per persone, si contano su meno delle dita di una mano, di cui mi fido ciecamente.</span><br /><a name="more"></a></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" tabindex="0"><br /></span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" id="fbPhotoPageCaption" tabindex="0">Sarebbe bello immaginare i nostri libri come itineranti, in un sistema in cui ciascuno mette a disposizione di tutti i propri libri e a sua volte usufruisce di quelli altrui. Esiste già, si chiama <i>bookcrossing</i>, ma io intendo qualcosa che possa essere ritenuto abituale. </span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" tabindex="0">L'utopia di una società in cui i lettori siano tanti e tutti disposti al prestito, certi che i propri libri saranno tenuti nel dovuto rispetto. Piccole o grandi realtà, di quartiere o semplicemente circoscritte a cerchie di amici. </span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" tabindex="0"><i><b>Fare dei libri oggetti non da esporre in una libreria, quanto piuttosto "vivi", supporti circolanti, veicolo di idee e sogni.</b></i> Mi domando se in fondo, anche nel nostro piccolissimo, non saremmo capaci di attuare una cosa del genere, ma poi torno ai dubbi di partenza: sono gelosa dei miei libri e non mi piacerebbe che passassero di mano in mano (sic!). </span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" id="fbPhotoPageCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span style="color: #274e13;"><b>A voi la parola. Cosa ne pensate?</b></span></span></span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span style="color: #274e13;"><b><br /></b></span></span></span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><span class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"*G","type":45}" tabindex="0"><span class="hasCaption"><span style="color: #274e13;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEha6LBjqdgAW-IeOgD7Glc9qZcJe-yXhpOYHujysYiGXNTgFlSpO9AXIqCWnAhtGGVoC-fvDLRHLP8_wYDH58YdE-mrVo0QTNGlCAXA631zjwt_q35eEuimIKJ6jAPsuY-xgIaruZOPv9wnY3090nDoB5tF6LD-JOHiATrpjsZVxXyKxwAifeEB7EicYDs/s1599/Schermata%202023-11-19%20alle%2011.02.22.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1161" data-original-width="1599" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEha6LBjqdgAW-IeOgD7Glc9qZcJe-yXhpOYHujysYiGXNTgFlSpO9AXIqCWnAhtGGVoC-fvDLRHLP8_wYDH58YdE-mrVo0QTNGlCAXA631zjwt_q35eEuimIKJ6jAPsuY-xgIaruZOPv9wnY3090nDoB5tF6LD-JOHiATrpjsZVxXyKxwAifeEB7EicYDs/w400-h290/Schermata%202023-11-19%20alle%2011.02.22.png" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">da <i>La libreria stregata</i> di Christopher Morley</span></td></tr></tbody></table><br /></span></span></span></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com22tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-6854233518333076392023-11-11T11:27:00.002+01:002023-11-11T11:27:34.808+01:00Vi porto nel teatro più piccolo del mondo <div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglmdUxcu_B-eIkb-iNFnS8aXpRd7iueSwkxaWYyGFqUVFF6jMp7Flq8o_1FbJ_5TDWJy9FRzgvbWbSCNNtwKWDS1_hqIRbrARf0sPs57rQ9aIQDDCUEZJIIMnUS6T79Un77LWie0cH4IpmfCgxm8_tcdmSHMRNhOxjris41QSDCuer77NzK7PkC55AcnU/s1685/Schermata%202023-11-11%20alle%2010.40.32.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1146" data-original-width="1685" height="436" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglmdUxcu_B-eIkb-iNFnS8aXpRd7iueSwkxaWYyGFqUVFF6jMp7Flq8o_1FbJ_5TDWJy9FRzgvbWbSCNNtwKWDS1_hqIRbrARf0sPs57rQ9aIQDDCUEZJIIMnUS6T79Un77LWie0cH4IpmfCgxm8_tcdmSHMRNhOxjris41QSDCuer77NzK7PkC55AcnU/w640-h436/Schermata%202023-11-11%20alle%2010.40.32.png" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both;">Lasciate che vi racconti una bella storia. </div><div class="separator" style="clear: both;">Eccomi, diversi anni fa, seduta sul palcoscenico del <i><b>Teatro della Concordia</b></i>, il più piccolo al mondo, incastonato come un gioiello in un borgo, uno dei tanti, dei colli umbri, Monte Castello di Vibio.<span><a name='more'></a></span> Desideravo vederlo di persona, mossa all'epoca dalla mia passione per il teatro ma anche dalla curiosità di vedere come si possa concepire un teatro classico di queste dimensioni. Ebbene, è un capolavoro del talento umano. L'esperienza fu una di quelle belle sul serio, singolari, che non si dimenticano. C'è da dire anche che questo gioiello si ama ancora di più se ne si conosce la storia.</div><div class="separator" style="clear: both;">Chi infatti può avere concepito questo ritrovo affascinante su un colle, fra piccole case attorno a un grande maniero, se non <b>la passione umana per l'arte</b>, il desiderio di prestigio, la volontà di rendere una comunità partecipe di un progetto unico al mondo?</div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both;">Ed è proprio così che nasce il Teatro della Concordia, il cui nome è legato - udite udite - anche alla concordia tra le famiglie nobili del luogo nella ferma promessa di fare a turno a occupare il palchetto centrale, più ampio e comodo. </div><div class="separator" style="clear: both;">La sua costruzione risale agli anni di occupazione napoleonica in Italia, nel momento in cui Monte Castello diventa <i>cantone</i>, ovvero luogo principe per l'amministrazione dei comuni limitrofi. In questa posizione di egemonia politica la comunità montecastellese pensò di munirsi di un luogo di incontro e svago che vide nel teatro la sua forma per eccellenza. Sono gli anni fra il 1808 e il 1809. </div><div class="separator" style="clear: both;">Il teatro è in stile "goldoniano" ed è un vero gioiello architettonico, tutto all'interno di quel fervore ideologico di fine Settecento, che sarebbe esploso di lì a poco nel Romanticismo.</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfkJ8e7g_MfiZmM7RuLBdKkNcRBGLVDZBthuMRKnwx9HdqxD9dtRjbgfKKK4B0DXg06VwCnAoqHnJMy9y7DPcztE9jpOUKmqPTf_gVxJFBE7z54rcTX4ct3U_74inmLnIJaYVZOJE2Nk2w4WPb2OUbitfThwgkcE2MHk00HNiUJaOPWLuiUeqyRVUI_ic/s700/plafone.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="700" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfkJ8e7g_MfiZmM7RuLBdKkNcRBGLVDZBthuMRKnwx9HdqxD9dtRjbgfKKK4B0DXg06VwCnAoqHnJMy9y7DPcztE9jpOUKmqPTf_gVxJFBE7z54rcTX4ct3U_74inmLnIJaYVZOJE2Nk2w4WPb2OUbitfThwgkcE2MHk00HNiUJaOPWLuiUeqyRVUI_ic/w640-h480/plafone.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Il plafone</span></td></tr></tbody></table><br /><div class="separator" style="clear: both;"><b>Chi progettò il teatro?</b> Si tratta di un gruppo di borghesi colti e di classe agiata che impiegò propri capitali, e a fondo perduto, per realizzare l'opera, spinti dal legame con il proprio comune e dalla passione per l'arte. Dopo la costruzione, la sua decorazione fu attentamente realizzata da <b><i>Cesare Agretti</i></b>, che completò il fondale nel 1859 ricorrendo al simbolo delle mani che si stringono a confermare l'idea di concordia alla base della fabbrica tutta. <i><b>Non sfugga che siamo in epoca risorgimentale e che il completamento del teatro si attua in quell'atmosfera fervida di riscatto sociale, di libero pensiero</b></i>. Non ci sono documenti che attestino il programma di spettacoli che vi furono rappresentati nei primi decenni dopo il completamento, mentre si hanno notizie di restauri delle decorazioni, che si attuarono a fine Ottocento e che abbellirono ulteriormente il teatro, alcune delle quali ammiriamo oggi. </div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">C'è però, come in tutte le storie italiane, il periodo buio, di abbandono e degrado, e neanche il Teatro della Concordia ne fu risparmiato. Addirittura si arrivò a un <b>decreto di inagibilità</b> nel 1951, perché di fatto la struttura, priva da decenni di interventi di manutenzione, era deteriorata e pericolante. </div><div class="separator" style="clear: both;">La società fondatrice era solo un ricordo, nessuno aveva impiegato più denari per il mantenimento del bene e nonostante rimedi alla buona come l'affitto del teatro a società che lo adoperavano per proiezioni di film, si dovette ricorrere a prestiti per lavori immediati. Ma i debiti crebbero esponenzialmente, il passivo era ormai esorbitante e non restò che affittare il piccolo teatro a un commerciante che lo usò come <b>deposito di mobili</b> (!) </div><div class="separator" style="clear: both;">Il piccolo Concordia era ormai perduto, ormai "teatro" solo nel nome, sottoposto al completo abbandono. Quando la struttura cominciò a crollare e preoccupare seriamente anche gli abitanti delle case limitrofe, questo caso divenne nazionale, finalmente. A metà anni Settanta, il sindaco indisse una sottoscrizione popolare, con la quale raccogliere fondi per il recupero, e i cittadini risposero favorevolmente. Seguiranno anni in cui la buona volontà e la tenacia faranno il resto. </div><div class="separator" style="clear: both;">La rinascita nel 1994.</div><div class="separator" style="clear: both;">Sarebbe stato inconcepibile sapere questo gioiello perduto per sempre. </div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEie8RQSlaJWjG3ni8WzEQmh1z10MgP6jDejiuXDLu6R9TRFaj_MjMBWn4ut8Icr2KWKpiZ18pNcBRbliVUbs2vrUGD0IleWhYF3MD2BKzYiL1ehNw9rYfl2FPBRe-hITrILIN5jkt2gJKObzRJ4gSD2LGpf52x-FlXIIo9IcsJ454X8bBDyhhd7E1KJb8Q/s731/foier.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="731" height="420" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEie8RQSlaJWjG3ni8WzEQmh1z10MgP6jDejiuXDLu6R9TRFaj_MjMBWn4ut8Icr2KWKpiZ18pNcBRbliVUbs2vrUGD0IleWhYF3MD2BKzYiL1ehNw9rYfl2FPBRe-hITrILIN5jkt2gJKObzRJ4gSD2LGpf52x-FlXIIo9IcsJ454X8bBDyhhd7E1KJb8Q/w640-h420/foier.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Parte del foyer</span></td></tr></tbody></table><br /><div class="separator" style="clear: both;"><i><b>Il valore del teatro è innegabile e in questo piccolo luogo palpita in tutta la sua forza</b></i>. Il teatro deve esserci, deve esistere perché continui a essere luogo umanistico per eccellenza, luogo dove si ricrea la vita, la si rappresenta e perpetua. </div><div class="separator" style="clear: both;"></div><blockquote><div class="separator" style="clear: both;"><i>Ovunque vi sia una società umana, l’insopprimibile Spirito della Performance si manifesta. Sotto gli alberi in piccoli villaggi, o sui palcoscenici ipertecnologici delle metropoli globalizzate; negli atri delle scuole, nei campi e nei templi; nei quartieri poveri, nelle piazze urbane, nei centri sociali, nei seminterrati, le persone si raccolgono per condividere gli effimeri mondi del teatro, che noi creiamo per esprimere la complessità umana, la nostra diversità, la nostra vulnerabilità, nella carne vivente, nel respiro e nella voce. Ci riuniamo per piangere e ricordare, per ridere e riflettere, per imparare, annunciare e immaginare; per meravigliarci dell’abilità tecnica e per incarnare gli dei; per riprendere fiato collettivamente di fronte alla nostra capacità di bellezza, compassione e mostruosità. Veniamo per riprendere energia e rafforzarci; per celebrare la ricchezza delle nostre differenti culture e dissolvere i confini che ci dividono. Ovunque vi sia una società umana, l’insopprimibile Spirito della Performance si manifesta. </i></div><div class="separator" style="clear: both;">Brett Bailey </div></blockquote><div>L'associazione che si occupa del mantenimento di questo straordinario bene ha appena pubblicato questo video di raccolta fondi. <b>Il Teatro della Concordia ha bisogno di aiuto</b>, vive ancora la forte crisi dovuta alla pandemia e non ha mai riaperto da 4 anni in qua. </div><div>Il pensiero che cada nel dimenticatoio rattrista ed è inaccettabile. </div><div><br /></div><div>Qui il video:</div><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="366" src="https://www.youtube.com/embed/xq-2qrV4VZk" width="440" youtube-src-id="xq-2qrV4VZk"></iframe></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b>Conoscevate questo gioiello? Quali teatri ci sono nella città in cui vivete, conoscete anche realtà più piccole? </b></div></div></div></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-87378252342806536472023-11-05T12:45:00.009+01:002023-11-05T13:03:39.761+01:00La storia delle piccole cose<div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9eDvkzxQ0E2Pz3O1jlXzwPLXudN1w4GZBqRrQ3JfHc3V6YiH4Sf-Oyu0zv2WsrUkXQZc3kYF28IGIZmKTymb47ivsVo44Hlr1JHZCR1syoJ6EFQwc58bo7cQkjrHZgfhiN8Pg2UDLuggUoJvgtys1-3vZEhJi_zS7xjXcE6dGvk0KaAC_Sw66nsDiPCc/s752/home.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="752" data-original-width="564" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9eDvkzxQ0E2Pz3O1jlXzwPLXudN1w4GZBqRrQ3JfHc3V6YiH4Sf-Oyu0zv2WsrUkXQZc3kYF28IGIZmKTymb47ivsVo44Hlr1JHZCR1syoJ6EFQwc58bo7cQkjrHZgfhiN8Pg2UDLuggUoJvgtys1-3vZEhJi_zS7xjXcE6dGvk0KaAC_Sw66nsDiPCc/w300-h400/home.jpeg" width="300" /></a></div><div style="text-align: justify;">Arriva per tutti quel momento. Ci si rimbocca le maniche e si va a smantellare la casa, quella del nostro passato in famiglia, che abbiamo condiviso con i genitori da piccoli e poi fino alla prima giovinezza. Quella che a un certo punto abbiamo lasciato per andare a mettere su una famiglia nostra, o anche prima se siamo stati studenti fuori sede, per tornarci e non sentirla già più nostra. </div></span></div></div><div style="text-align: justify;">Non vuoi sentirla tua a vent'anni perché il tuo sguardo è altrove, oltre i confini che puoi vedere per immaginare il tuo futuro. Lasciarla è un passo, tornarci un'abitudine. </div><div style="text-align: justify;">C'è un segmento in cui quella casa continua a esistere con i nostri genitori dentro, ci si torna alle feste, Natale e poi Pasqua, se è vicino al mare ci si torna ad agosto. E quando si torna si rivive quel gusto un po' andato, si sentono quegli odori e sapori così familiari, ci rioccupano le stanze di un tempo, coi lettini della cameretta accostati per farla diventare stanza matrimoniale. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Poi subentra il più delle volte un'altra fase. Alla scomparsa di uno dei genitori, solitamente prima il padre (proprio oggi sono 12 anni che è venuto a mancare il mio), cambiano nuovamente gli assetti. Se la madre è ancora abbastanza giovane allora si torna per riunirsi attorno a lei, che diventa il fulcro di tutto, riesce a rievocare gli stessi gusti e sapori, riunisce la famiglia attorno alle feste e all'estate. </div><div style="text-align: justify;">Il decadimento della vecchiaia può anche tardare, come può manifestarsi presto. Importante è che questa ultima fase duri abbastanza da essere un periodo che si impiglia nei ricordi come l'ultima coda di ciò che è stato. <b>La fine di questa fase rappresenta il passaggio rituale vero, lo smantellamento</b>. </div><div style="text-align: justify;">È raro che le case del nostro passato familiare continuino a essere vissute dalle stesse persone. Per la maggior parte subiscono il destino di essere vendute e quindi diventano del tutto "altro".</div><div style="text-align: justify;">Nel migliore dei mondi possibili possiamo immaginare che quegli spazi continuino a essere il luogo per eccellenza, quello del ritrovo, perché gli spazi non smettano di possedere quella identità e quel potere.</div><div style="text-align: justify;">Potrebbero essere perfino spazi trasformati, migliorati, che progrediscono verso un futuro nuovo ma per volontà di chi vi è cresciuto, per amore profondo verso quei luoghi. </div><div style="text-align: justify;">Ma dove può essere mai accaduta una cosa così bella e significativa? Se esiste un luogo di questo tipo, è uno di quelli in cui non si smetterebbe di immaginarvi valore aggiunto. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nei giorni appena trascorsi è accaduto per me e mia sorella proprio questo rituale: lo smantellamento. Non entrerò nel merito del chi o del perché, non è il tema di questo post. La mia riflessione è su quanto possa essere difficile ma anche rigenerante questo passaggio. </div><div style="text-align: justify;">Ci sono due aspetti della questione. La parte nostalgica e dolorosa riguarda gli oggetti personali dei nostri cari genitori (mia madre è ancora fortunatamente in vita nonostante il grave stato di salute e abita con mia sorella). Aprire cassetti mai aperti, arrivare fino in fondo agli armadi, fino a scaffali prima mai esplorati, significa vedere realmente tutto e per certi aspetti scoprire lati del loro carattere che ignoravamo. O meglio, sappiamo di averli conosciuti bene, ma nulla come gli effetti personali e gli appunti, i ritagli, i promemoria, può dirci come siano stati realmente. </div><div style="text-align: justify;"><b>Da questo patrimonio apparentemente non di valore possiamo trarre molto, definire del tutto i contorni.</b> </div><div style="text-align: justify;">Dobbiamo scartarlo, non possiamo conservare come hanno fatto loro, se non qualche passaggio, per non perdere il valore di quel foglio vergato, quella grafia tipica, lo svolazzo, il ghirigoro. Sembra niente ma è un tutto, è un prolungamento della persona come può esserlo un'istantanea. </div><div style="text-align: justify;">Questa parte più impegnativa dal punto di vista emotivo è molto ampia, varia. Riguarda anche indumenti intimi, oggetti per la cura della persona, una piccola Bibbia sul comodino, la piega perfetta di lenzuola e asciugamani in armadi e cassetti. </div><div style="text-align: justify;">La camera da letto è la stanza del pianto commosso, quindi. E di qualche risata fra le lacrime, perché constati come il modo di conservare fosse diverso nella generazione che ci ha preceduto. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><b>La cucina è la stanza del ricordo che si mescola ai sapori e agli odori</b></i>. Nostra madre era una tenace ai fornelli, non amava la modernità, sapeva cucinare nelle stesse pentole del suo corredo e con gli stessi sapori rimasti intatti in decenni di vita da cuoca e governante di casa. Serbava suppellettili, canovacci, stoviglie come fosse a capo di una cucina gourmet. Aveva rituali mai traditi, uno dei motivi per cui non amava che qualcuno profanasse quegli spazi. E difatti abbiamo cucinato poco o niente io e mia sorella, lei era la sovrana di quello spazio, non ha mai sopportato che le cose fossero diverse da come lei, in tanti anni, le aveva create e perfezionate. </div><div style="text-align: justify;">Nei rituali della cucina c'è molta parte di quel passato. Al sud in modo particolare, ma vale a qualsiasi latitudine, l'amore familiare ha quel solo modo di manifestarsi: cucinare per i figli, i generi e le nuore, per i nipoti, i parenti, gli amici di famiglia. "Cosa ti faccio trovare?", "Chi vuol fare il bis?", "È rimasta ancora un po' di parmigiana?".</div><div style="text-align: justify;">Mi capita di pensare spesso a quei sapori perduti. Il sapore dei finocchi al forno, delle alici in tortiera, delle "lagane e ciciari", delle melanzane ripiene e di tanto altro... chi ce li restituirà? Sono sapori appunto perduti, noi non siamo capaci di rifarli e del resto gli usi non sono quelli di una volta. </div><div style="text-align: justify;">Una cosa che possiamo salvare sono gli strumenti, anche perché oggi non ne producono di uguali. Il batticarne col manico blu, la macchina per la pasta a manovella, "u' crivu" per raffinare la farina, le cannucce per gli gnocchi, la "grattacasa" Moplen e alcune altre cose che non saprei immaginare in mani d'altri e tantomeno in discarica. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHub9k-DL7XKRbNaiPClkZRhmyIR9sMu2SCK8EViWXp144jRhyphenhyphenghqKJbNeii6rTGsty8kdewnAxLYdp9etyFiPaf0ASd5Pie0VCGXc5aF6uzTqyXeI3AO_MZtT8A1ckPs3F3PJKXZmW5r1Xt8nyDZgINuOQJ7Wu-qEpM29aupMAC9rxlW3JR5ZtMsqMvk/s1002/cassette.jpeg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1002" data-original-width="564" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHub9k-DL7XKRbNaiPClkZRhmyIR9sMu2SCK8EViWXp144jRhyphenhyphenghqKJbNeii6rTGsty8kdewnAxLYdp9etyFiPaf0ASd5Pie0VCGXc5aF6uzTqyXeI3AO_MZtT8A1ckPs3F3PJKXZmW5r1Xt8nyDZgINuOQJ7Wu-qEpM29aupMAC9rxlW3JR5ZtMsqMvk/w225-h400/cassette.jpeg" width="225" /></a></div>Nella nostra cameretta da ragazze ci sono cassetti colmi di vecchi occhiali, orecchini enormi, spille tonde, cinture, guanti indossati nelle feste, diari con le pagine strappate e altri con qualche pagina da leggere e riderci su, e poi cartoline, auguri e lettere di innamorati disperati. </div><div style="text-align: justify;">Lasciamo il grande poster incorniciato con la ballerina e le stampe di opere di Vermeer, mentre nell'anta interna dell'armadio al mio lato ancora è appiccicata la pagina di giornale con una giovanissima Shannen Doherty, la mia passione ai tempi di Beverly Hills 90210. </div><div style="text-align: justify;">Ci sono disegni dei tempi del liceo, scaldamuscoli, mascherine di stoffa delle feste di Carnevale, vecchie macchinette fotografiche, cassette di musica, set di matite colorate dell'epoca in cui disegnavo fumetti, e poi le nostre pagelle delle medie, libri sottolineati, appunti. Molto altro portai via quando lasciai la casa. </div><div style="text-align: justify;">C'è tutto quel mondo lontanissimo che non portai con me quando mi sposai, che lasci nella casa dei genitori come se quella casa potesse esistere per sempre. </div><div style="text-align: justify;">È proprio quello lo snodo. <i><b>Tutti crediamo che quel tempo non abbia scadenza, che quelle abitudini, la ritualità dei giorni, le amicizie di allora, sia tutto un insieme eterno e immutabile</b></i>. Poi impari che la vita si trasforma, che tu stesso ti trasformi, evolvi, cambi nei gusti e nel modo di essere e quegli oggetti non sono che una parte di un viaggio in cui lo scenario non è mai lo stesso. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">C'è un aspetto rigenerante nello smantellamento. Sta appunto nella conservazione e nel salvataggio di cose appartenenti prima a questo luogo non più nostro e oggi con tutto un potenziale da sprigionare altrove. I quadri sono una parte di questo piccolo "patrimonio" da salvare. </div><div style="text-align: justify;">Mi dà gioia il pensiero di farli rivivere sulle pareti della mia casa, sono immagini guardate mille volte e che occupavano quelle determinate pareti. Oggi andranno a occupare altre pareti, consone alle loro forme, ai colori, alla consistenza della cornice e dell'immagine. </div><div style="text-align: justify;">Così come quella vecchia foto di mia madre, quella dei 15 anni, in quel bianco e nero sbiadito, lei al mare con un costume castigatissimo (anno 1957), il taglio corto e mosso, il sorriso e lo sguardo di sempre. E quella foto di lei sposa, rubata con lei da sola, la piccola tiara di madreperla con il velo, piccole piume attorno allo scollo, un sorriso aperto e il ventaglio perché era un giorno di giugno del 1965. E poi quella piccola foto di papà, un francobollo appena, lui giovanissimo e in uniforme, doveva essere una foto inviata alla fidanzata nei primi anni Sessanta. </div><div style="text-align: justify;">E poi quell'abito in voile che oggi chiameresti "vintage", bello come raramente oggi lo sono gli abiti. </div><div style="text-align: justify;">Passare in rassegna questa enorme mole di oggetti è come una lunga sequenza al cinema, vibrano di vita, raccontano, sbloccano ricordi. E senti che c'è un testimone che sta passando, un rituale inevitabile, un varco da cui passano tutti, è solo il nostro turno. </div><div style="text-align: justify;">La porta si chiude sulla mole di scatoloni e cose scartate e da gettare. Mentre la chiudiamo lentamente ci sembra che un coro di voci si mescoli tutto insieme, tutte le voci da qui passate riecheggiano fra queste mura vuote e ancora e per sempre piene di quell'ieri. </div><div style="text-align: justify;">La chiave non più nostra e sulla quale passi il polpastrello un'ultima volta e poi lo scatto della molla che chiude la porta d'ingresso in quel rumore tipico udito per decenni, uno di quei rumori con la consistenza dell'acustica perfetta. Da qui passerà l'impresa di traslochi, noi siamo altrove, lontano da questi luoghi delle origini. Non c'è dolore profondo, ma malinconia. Una sensazione di perdita che si mescola al consolidamento dell'inevitabilità. Non siamo i primi, non saremo gli ultimi. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Fondamentale arrivarci con la certezza di aver costruito un proprio percorso altrove, con quella forza che emana dal bilancio di anni di sacrifici e impegno che oggi premiano ogni sforzo. </div><div style="text-align: justify;">Una pagina si chiude, altre sono ancora tutte da scrivere. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0c343d;">Avete vissuto lo "smantellamento"? Cosa pensate di questo importante momento della vita? </span></b></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-13540988115812556422023-10-28T12:25:00.010+02:002023-10-30T12:19:51.139+01:00Noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdsISgaRDLIgFOPeZuJevERCIAk-57dSaxg6VhMw5kWbn2OmIv17uZgsgNwWgtL5MVvMqwMPLv18Be7dKNcHlPoSn3FHM_BpTa2H6gMDucvSgeZJBpqFoVc_C_ZxIlq8-HkpCtxIPU0Qx_cEQq250vjIvypjdpwRaXjX6nw81ktw0zzrPnez88AsrxpoM/s1280/gaza.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdsISgaRDLIgFOPeZuJevERCIAk-57dSaxg6VhMw5kWbn2OmIv17uZgsgNwWgtL5MVvMqwMPLv18Be7dKNcHlPoSn3FHM_BpTa2H6gMDucvSgeZJBpqFoVc_C_ZxIlq8-HkpCtxIPU0Qx_cEQq250vjIvypjdpwRaXjX6nw81ktw0zzrPnez88AsrxpoM/w640-h360/gaza.jpeg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Prendo a prestito le celebri parole di una poesia indimenticata per dedicare una riflessione alla tragedia in atto in Palestina. Non è un caso forse che proprio le parole di un ebreo sopravvissuto alla Shoah a mio avviso si accordino con quanto accade. La Storia vuole che i perseguitati di allora siano oggi una nazione fra le più forti al mondo in fatto di potenziale d'offensiva. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Ma è poi corretto ragionare in questi termini?</div><div style="text-align: justify;">Una delle pagine più orribili della storia di due popoli in lotta è sotto gli occhi di tutti, la narrazione è difficile, perché possiamo leggerla in modi diversi. E senza bisogno di farne la cronistoria. Possiamo però permetterci di dire: una nazione sorta nel 1948 ne ha costretto un'altra in una striscia, generando un disprezzo rinnovato in generazioni, un odio che ha causato guerre e attacchi terroristici. </div><div style="text-align: justify;">In questo presente, oggi, a poche ore dalla "tempesta di fuoco" iniziata questa notte e in definitiva in atto da giorni pur con tempistiche e intensità diverse, possiamo guardare a questo orrore e definirlo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come definirlo? <i><b>La rappresaglia di una nazione contro gli attacchi di Hamas, che ha trucidato poveri innocenti qualche settimana fa e ne detiene molti ancora in ostaggio</b></i>. Può essere un modo. </div><div style="text-align: justify;">Oppure: <b><i>Il vile attacco di Israele, che risponde ad Hamas con una serie massiccia di bombardamenti su Gaza</i></b>. </div><div style="text-align: justify;">Sono le due posizioni in netta contrapposizione e appartengono a un mondo diviso, tutto il nostro mondo ipermoderno e democratico e civile, dinanzi a questo scempio. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Io in quel cielo grigio di polvere e fumo che si leva dalle macerie di una città vedo un grande fallimento.</div><div style="text-align: justify;">Vedo il risultato di una politica sbagliata e mai orientata verso una pacificazione, ma soprattutto una nazione che si scaglia su un territorio con l'intenzione di colpirne la frangia corrotta, terroristica, come se quella frangia identificasse un'intera nazione.</div><div style="text-align: justify;"><b>Si può colpire Gaza per punire la Palestina, e Hamas, solo bombardando massicciamente case e quartieri</b>, perché non è, non può essere un attacco contro i luoghi strategici di una nazione, come si fa comunemente in questa cosa sporca che è la guerra. Possiamo definirla <i>guerra </i>questa? Quella terribile perversione umana di aggredirsi a vicenda? Neppure può esserlo, secondo una definizione tecnica, quella che ci ha insegnato la Storia. </div><div style="text-align: justify;">È un "fatto" ed è solo apparentemente "privato", riservato fra due realtà contrapposte da sempre. </div><div style="text-align: justify;">Perché questo "fatto" sta falcidiando migliaia di innocenti e non può essere, non deve essere qualcosa che possiamo definire in base a un valore di senso. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeWnFgZ6D2K665v-E4tiOeFsuTyg-K8TdIpn1_V0uJigOz8XO9U5ALKUi9kfDTOKKSPwOKcliw4-qS8lzun6UDpRoL8Sx43I8jGIScCi4M60C2N9hPZIcbNOkrnTy-ElfVeerNRU3hGlvfLiHi0AnTyC1TlUSUk2jA8xjtoTpqr0RRx_q8aBLzHK2kOdU/s1346/gaza1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1346" data-original-width="1280" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeWnFgZ6D2K665v-E4tiOeFsuTyg-K8TdIpn1_V0uJigOz8XO9U5ALKUi9kfDTOKKSPwOKcliw4-qS8lzun6UDpRoL8Sx43I8jGIScCi4M60C2N9hPZIcbNOkrnTy-ElfVeerNRU3hGlvfLiHi0AnTyC1TlUSUk2jA8xjtoTpqr0RRx_q8aBLzHK2kOdU/w380-h400/gaza1.png" width="380" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><b>Hamas</b> - il Movimento della Resistenza Islamica - è una realtà pericolosa e molto ben sostenuta, ormai radicalizzata in Medio Oriente come risposta a Israele fin dal 1987. Ha nel suo "statuto" ideale parole estreme: antisionismo, nazionalismo. E ha il suo quartier generale a Gaza. </div><div style="text-align: justify;">In più di trent'anni si è organizzata mettendo radici e avvelenando nell'odio in particolare giovani generazioni di palestinesi. Impossibile comunque farne una definizione esaustiva senza averne competenze. Possiamo guardarne i risultati, la vera e propria "educazione" al massacro di terroristi cresciuti nell'odio verso il nemico Israele e disposti a tutto. </div><div style="text-align: justify;">Hamas - sovvenzionato dalla parte ambigua del mondo mediorientale in funzione antioccidentale e anti Israele, in primis Iran, Egitto e Turchia - è la sola risposta come ribellione contro lo stato ebraico, non ve n'è altra, non ve n'è una versione pacifica e moderata. E se esiste è una realtà talmente trascurata da essere insignificante. Hamas ha di fatto reso impossibile il dialogo. </div><div style="text-align: justify;"><i><b>Il suo leader lancia proclami e minacce dichiarando apertamente che Hamas vuole il sangue</b></i>, anche di donne e bambini palestinesi se serve, ma soprattuto sangue di israeliani senza nessuna pietà, bisogna versare sangue e vincere il nemico sionista. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non v'è speranza di pace, perché l'odio inveterato non si estingue e perché non c'è neppure una vaga intenzione al dialogo, nemmeno in virtù di una prudenza verso un futuro in cui lo scenario non promette niente di buono. Poi c'è l'Onu.</div><div style="text-align: justify;"><i><b>Quell'organizzazione sorta proprio per scongiurare ogni pericolo di inasprimento di conflitti, per salvaguardare la vita umana</b></i>. L'Onu fa il proprio mestiere ed è costituita da stati che dialogano, si parlano, cercano soluzioni. Su richiesta della Giordania, l'Onu approva a maggioranza una risoluzione di proposta di cessazione dell'offensiva israeliana. </div><div style="text-align: justify;"><i><blockquote>"... tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata che conduca alla cessazione delle ostilità, e che tutte le parti rispettino immediatamente e pienamente i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale, in particolare per quanto riguarda la protezione dei civili. Si richiede la fornitura immediata e senza ostacoli di beni e servizi essenziali ai civili in tutta Gaza. Questa assemblea chiede la revoca dell'ordine da parte di Israele di evacuazione dei palestinesi e respinge fermamente qualsiasi tentativo di trasferimento forzato della popolazione civile palestinese". </blockquote></i></div><div style="text-align: justify;">Israele e Stati Uniti fra i 14 paesi che hanno votato contro. </div><div style="text-align: justify;"><b>La risoluzione passa con 120 voti a favore, ma non verrà rispettata.</b> L'ambasciatore israeliano ha rilasciato dichiarazioni piuttosto forti contro tutta l'assemblea: "Oggi è un giorno che passerà alla Storia nell'infamia, un giorno buio per l'Onu, che non ha più in briciolo di rilevanza o legittimità. Israele ha il diritto di difendersi". </div><div style="text-align: justify;">L'Onu rischia oggi di diventare un "giocattolo rotto" come lo fu la Società delle Nazioni prima della seconda grande guerra. Scenari che non vogliamo neppure lontanamente immaginare. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqurj8LS9i1dI-QEX-e_j9Cq3HdvQsW_ChL2ZMllVEo7kNLE8YWaOLjVKrFEyifxD5dnTKeH2sUrNtVpoR9kbFl4EOIr8pzG-7sqiwa9_IltUmKJUMPOTONP4Vkfncz9oMZIUP8okTVxSxnaOTRv4O8qlETHTfhqbDA73lgJ0Qy2Na3XPdZksLPoGzhz4/s1140/Schermata%202023-10-28%20alle%2012.23.32.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1140" height="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqurj8LS9i1dI-QEX-e_j9Cq3HdvQsW_ChL2ZMllVEo7kNLE8YWaOLjVKrFEyifxD5dnTKeH2sUrNtVpoR9kbFl4EOIr8pzG-7sqiwa9_IltUmKJUMPOTONP4Vkfncz9oMZIUP8okTVxSxnaOTRv4O8qlETHTfhqbDA73lgJ0Qy2Na3XPdZksLPoGzhz4/w640-h450/Schermata%202023-10-28%20alle%2012.23.32.png" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alla guerriglia di Hamas, Israele oppone un contingente bellico fra i più attrezzati al mondo. </div><div style="text-align: justify;">Ciò significa che un apparato bellico molto potente è in grado di trovare soluzioni solo con un uso massivo della forza. E <b>uno stato che dispone di servizio di leva obbligatorio</b> - tre anni per i maschi, due anni per le donne - è in grado di mettere insieme un contingente di soldati dalle cifre impressionanti se pensiamo ai militari di professione uniti ai riservisti. </div><div style="text-align: justify;">Gaza adesso è un obiettivo sotto attacco come mai lo è stato prima. Lo è Gaza, l'intera città che prima sfiorava i 2 milioni di abitanti e contro la quale è stato scatenato un bombardamento diretto ad alcune migliaia di miliziani di Hamas. Israele si prepara all'invasione, come è stato annunciato dal Netanyahu. </div><div style="text-align: justify;">Su questo folle scenario si leva l'urlo di migliaia di innocenti falcidiati e costretti a vivere in un inferno in cui sono stati tagliati perfino i rifornimenti dei beni primari: cibo, acqua, elettricità. </div><div style="text-align: justify;"><i><b>È uno spettacolo dinanzi al quale non si può restare indifferenti né voltarsi dall'altra parte perché incapaci di comprenderlo fino in fondo</b></i>. </div><div style="text-align: justify;">È un problema che deve riguardarci per scegliere cosa pensare e cosa rifiutare con tutte le nostre forze. E cosa sperare, perché restino lucide e lungimiranti le menti di leader politici occidentali nelle mani dei quali noi siamo, noi nel nostro mondo ovattato eppure così esposto e parte di questo insieme. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Vi lascio <b><u><a href="https://24plus.ilsole24ore.com/art/guerra-israele-hamas-mappe-dati-AFiGWDCB" target="_blank">qui</a></u></b> una pagina che mostra questo scenario e approfondisce la questione. </div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0c343d;">Se vorrete, mi piacerebbe leggere una vostra osservazione, un commento, cosa pensate di questo conflitto</span></b>.</div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com26tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-22797555658402019392023-10-21T20:24:00.004+02:002023-10-21T20:26:32.542+02:00Per discettar di incipit <div style="text-align: left;"><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUgOlCEN1whyoNzP2SB47rENutrb-pkFgYsl4MljqvDyDs4VHTgAQ1l-5Kij2frYo-DYfqN1c_wTG4rpFssfXPwGrPPzFTYX0nyhcRKMeD6CSH0S-XDcZuCNokcN-frEl7CNdIo8VjEGEjY1fxJS-_7mnTywXQdvrgL17cTl2hZCKGwcjU7IN9qW5D_TA/s768/658e92357ddaf83a37526e47323880e7e339b4c0.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="768" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUgOlCEN1whyoNzP2SB47rENutrb-pkFgYsl4MljqvDyDs4VHTgAQ1l-5Kij2frYo-DYfqN1c_wTG4rpFssfXPwGrPPzFTYX0nyhcRKMeD6CSH0S-XDcZuCNokcN-frEl7CNdIo8VjEGEjY1fxJS-_7mnTywXQdvrgL17cTl2hZCKGwcjU7IN9qW5D_TA/s320/658e92357ddaf83a37526e47323880e7e339b4c0.jpeg" width="320" /></a></div>L'incipit. Bel problema per chi scrive. Argomento molto discusso nel passato glorioso fra i blogger che amano la scrittura, ma mi immergo anch'io in una possibile definizione. Ma andiamo per gradi. </div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">Scrive Italo Calvino, in <b><i>Se una notte d'inverno un viaggiatore</i></b>:<i> Come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già prima. La prima riga della prima pagina di ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori del libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo.</i><br />Osservando lo stile di "attacco" di tanti scrittori, a mio parere la scrittura più affascinante è quella che spezza un andamento prevedibile e lineare, e lo scrittore valido non teme di farlo proprio nell'incipit. Gli incipit che mi appassionano di meno sono quelli che riescono a focalizzare fin dalle prime righe <i>l'inizio di una storia</i>, così come il termine "incipit" in sé richiederebbe. Per quanto questo tipo di incipit riesca a introdurre il lettore nella narrazione in modo invitante, non riescono a piacermi realmente.<span><a name='more'></a></span> Prediligo gli incipit che non abbiano uno stile "tradizionale", non abbiano quel sapore di inizio di una storia, piuttosto mi intrigano quelli che irrompono prepotentemente, che sembrano arrivare dal centro di una storia. Le mie scelte, quindi, sono sempre indirizzate in tal senso e non so se possano essere definite buone o cattive in assoluto, però, per quanto mi riguarda, le trovo di sicuro seducenti e, spesso, sublimi nel senso <i>romantico</i> del termine.</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">L'incipit è un grande problema anche per il drammaturgo o lo sceneggiatore, che deve iniziare lo spettacolo o il film non solo con le parole - anzi, a volte anche "senza" le parole, ma con azione scenica, movimento ed espressività degli attori, immagini, capaci di creare situazioni possibili.<br />Uno spettacolo, qualsiasi esso sia, deve molto all'apertura di sipario, che è l'equivalente dell'incipit in letteratura. È lì che lo spettatore - che è l'equivalente del lettore... ma in una dimensione personale e collettiva allo stesso tempo - viene "afferrato", incuriosito, stimolato o anche "ingannato" e sorpreso.</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;"><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">Così come in letteratura e in drammaturgia, infatti, anche in in musica diventa essenziale la maniera in cui si decide di esordire: leggera, lirica o sinfonica che sia, l'attacco iniziale condiziona immancabilmente la qualità e la riuscita di una composizione di qualunque tipo.</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">Tornando alla narrativa, ecco alcuni fra gli incipit che mi hanno più colpito.</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQDntY1N4SJTkTIyMOADb2iPIiort-ZKKZK2MBMho4Q1WfnmWAI98A5rQqwGrFjk8aaw1_sco6z6PsB6rymC1yNERPx9njxb8StHBQDVoQHv8-RdVdjj_IO8ttpBx9MbiYG3AG4LMl8nnUC0FiURL32Dyx-d03487fTGuXxN89TeWg2554E0CJA6gj44M/s1024/baricco.jpeg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="1024" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQDntY1N4SJTkTIyMOADb2iPIiort-ZKKZK2MBMho4Q1WfnmWAI98A5rQqwGrFjk8aaw1_sco6z6PsB6rymC1yNERPx9njxb8StHBQDVoQHv8-RdVdjj_IO8ttpBx9MbiYG3AG4LMl8nnUC0FiURL32Dyx-d03487fTGuXxN89TeWg2554E0CJA6gj44M/s320/baricco.jpeg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Alessandro Baricco</span></td></tr></tbody></table><i>Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare – il mare – nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord. La spiaggia. E il mare.<br />Potrebbe essere la perfezione – immagine per occhi divini – mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità – verità – ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo e di un cavalletto da pittore.</i><br />Oceano Mare, Alessandro Baricco (evocativo)</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><i>È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie. E benché poco sia dato sapere delle vere inclinazioni e dei proponimenti di chi per la prima volta venga a trovarsi in un ambiente sconosciuto, accade tuttavia che tale convinzione sia così saldamente radicata nelle menti dei suoi nuovi vicini da indurli a considerarlo fin da quel momento legittimo appannaggio dell'una o dell'altra delle loro figlie.</i><br />Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen ("scaltro")</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><i>Penso che non si possano creare dei personaggi senza aver studiato a fondo gli uomini, come non si può parlare una lingua che a patto di averla imparata seriamente.</i></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">La signora delle camelie, Alexandre Dumas ("onesto")</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><i><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiA0Ohwi-3IXDpthl4rAr4sfPH-Mp8ID6pBv91KF4_YUSypS0RRF0o6wTJVXp4UKsWqb7f1N7XpbfS4s39SWYGiGOY9mzk-eY_lJnYF_PRYcBuDyjTs5G66JpZDSC2M0gBeMtprmovgjruRSXbxwnQUlAJfPpy5IbKDaEmvq6XdcR0v8Q45i-uIU3wZNNA/s450/BenniDjxGF0QXsAEx3Tj.jpeg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="450" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiA0Ohwi-3IXDpthl4rAr4sfPH-Mp8ID6pBv91KF4_YUSypS0RRF0o6wTJVXp4UKsWqb7f1N7XpbfS4s39SWYGiGOY9mzk-eY_lJnYF_PRYcBuDyjTs5G66JpZDSC2M0gBeMtprmovgjruRSXbxwnQUlAJfPpy5IbKDaEmvq6XdcR0v8Q45i-uIU3wZNNA/s320/BenniDjxGF0QXsAEx3Tj.jpeg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Stefano Benni</span></td></tr></tbody></table><br />L'uomo con i libri sottobraccio uscì di casa e il mondo non c'era.<br />Guardò meglio e vide che c'era ancora, ma una fitta nebbia lo nascondeva, forse per salvarlo da qualche pericolo. Era il solito mondo e l'uomo ne vide alcuni dettagli ai suoi piedi: una crepa sul marciapiede, un brandello di aiuola, una foglia morta per i poeti, palminervia per i botanici, caduta per gli spazzini. Poi gli apparvero il tronco di un albero, lo scheletro di una bicicletta senza ruote e una luce gialla al di là della strada. Lì si diresse.</i><br />Achille piè veloce, Stefano Benni (fantasioso)</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">Piccola annotazione: nella mia esperienza personale mi è capitato di dovermi concentrare su incipit che risultassero particolarmente a effetto. Talvolta ho sfruttato questo "esercizio" anche in cattedra, quando mi sono accorta che portando gli alunni a soffermarsi sull'inizio di una storia ciò risultava utile nel mio lavoro di motivazione alla lettura. </div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">Qualche anno fa in una terza curammo tutti assieme un piccolo dossier intitolato "Incipit" che fu molto utile anche durante gli esami. In particolare, i ragazzi lavorarono anche su possibili seguiti della storia, scorporando l'inizio dal seguito. Quanto ne fui tentata io stessa! Ma non volli assolutamente interferire con il loro lavoro. Di fatto, ad ognuno degli esordi avrebbe potuto seguire qualsiasi storia, ma mi vietavo di continuarla e mi limitavo a commentare l'incipit in questione <i>immaginando soltanto</i> la trama, i risvolti, lo stile che quello avrebbe potuto trascinare con sé. È stata un'esercitazione quantomai divertente e stimolante.</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><br /><span style="color: #0c343d;"><b>Quale tipo di incipit preferite: quello che si può definire "lineare", che introduce il lettore gradualmente nella storia, oppure quello che irrompe con prepotenza e "stordisce" e disorienta per poi ricomporsi in seguito? </b></span></div></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com27tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-40030670544442104922023-10-14T11:29:00.003+02:002023-10-14T11:48:30.534+02:00L'Italietta del turismo di massa: Leopardi, Recanati e Goghé. <div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgT-SrGTGoMNUUGxTgMRxzHdRNwFyHPCSvCeU162lyjf5_otH95INV_64rOVx1uhTpjEocB5WdEFKYZJjHKcENjR9BSv_WDMhVK3OCJXRUEMGw8cZtwEmNi8dDbqOJEQuJ0dxMzvdzfaquY7HT1OTCAEibPn8SyjqToCV8CW-ploPHhLhWam7ZzKLSI2WA/s750/Casa-Leopardi-Recanati.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="464" data-original-width="750" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgT-SrGTGoMNUUGxTgMRxzHdRNwFyHPCSvCeU162lyjf5_otH95INV_64rOVx1uhTpjEocB5WdEFKYZJjHKcENjR9BSv_WDMhVK3OCJXRUEMGw8cZtwEmNi8dDbqOJEQuJ0dxMzvdzfaquY7HT1OTCAEibPn8SyjqToCV8CW-ploPHhLhWam7ZzKLSI2WA/w400-h248/Casa-Leopardi-Recanati.jpeg" width="400" /></a></div></div>Siete mai stati a Recanati?</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Proprio lì, in una delle principali piazzette del delizioso paesino marchigiano si trova <b>Casa Leopardi</b>, dove il celebre (e da me amatissimo) poeta nacque e visse gli anni più significativi della sua formazione. <br /><br /></div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Recanati è, per chi non c'è stato, ma ama Leopardi, un luogo dove ci si aspetta di trovare un bellissimo palazzo signorile e un'immensa biblioteca, invece è molto di più. Casa Leopardi è il gioiello incastonato in un borgo che tutto è affascinante. È come una tavolozza in cui si trovano, in perfetto accordo, la casa dove visse, le stradine lastricate in cui camminò, il colle fonte d'ispirazione per uno dei capolavori della poesia, il paesaggio che restituisce agli occhi del visitatore lo stesso panorama. Ci sono stata due volte, sono entrata nella sua casa, ho toccato la scrivania dove studiò, ho visto i suoi disegni di bambino, così come i mirabili scritti che dedicava al padre fiero della sua precoce intelligenza.<span><a name='more'></a></span><br /><a name="more"></a>Le sue carte autografe che mostrano l'irrequietezza del genio, i 20.000 volumi che Monaldo suo padre raccolse pazientemente, che catalogò assieme ai figli, il celebre ritratto che abbellisce i lineamenti di Giacomo (e che lui detestò per questo), il tenero foglio a stampa su cui è riportato il saggio dei bambini di casa Leopardi che si esibiscono in domande di storia, grammatica, astronomia dinanzi a uno zio, e tanto tantissimo altro. </div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Insomma, molto di più di ciò che immagini. Bello acquistare nell'emporio di fronte, magari trovando riproduzioni di scritti autografi e libri di cui ignori l'esistenza, come <i><b>La piscia della Befana</b></i>, o la biografia di Giacomo curata da Pietro Citati (che consiglio vivamente).</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;">Recanati è anche la città di Beniamino Gigli e una visita al bel teatro che il conte Monaldo fece costruire a metà Ottocento - nel quale il celebre tenore cantò per buona parte della sua vita - è necessaria. </div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;">Quando a sera lasciavo il borgo, la luna era splendida nel cielo, nonostante le luci di città ne mortifichino la bellezza, e ti fai una chiara idea di come la dovesse vedere lui, che fa della luna la protagonista di tantissimi versi.</div><div><br /></div><div>Recanati accoglie migliaia di visitatori ogni anno, con numeri che sono diventati importanti dopo il film di Mario Martone, <i><b>Il giovane favoloso</b></i>, un progetto andato a segno visto che il borgo diventò di lì a poco meta turistica da boom di presenze. La multiforme massa di visitatori si mescola a quella delle gite scolastiche ed è proprio come accompagnatrice di vivaci ragazzini che mi capitò di tornarci quasi una decina di anni fa. Li avevo preparati a dovere e la visita si svolse con tranquillità e una buona dose di curiosità da parte loro. </div><div>Il percorso è breve ma fu allietato da una vivacissima guida, che per una volta non fu la solita signora di mezza età con voce monotona, ma un baldo giovanotto dall'aria intellettual-chic e l'eloquio brillante, che non solo illustrò e descrisse ma intrattenne. Il giovanotto era evidentemente spinto da entusiasmo e serio interesse verso ciò che conosce, e poi l'ottima dialettica mi conquistò a prescindere. Gli chiesi alla fine della visita di consigliarmi qualche buona pubblicazione e lui mi indicò la biografia di Citati, che acquistai poi nel negozio di fronte.</div><div>La guida è Francesco, da anni fra i miei contatti su Facebook, musicista oltre che fine conoscitore di Leopardi. Di tanto in tanto, Francesco delizia i suoi amici con gustosissime descrizioni di grotteschi visitatori di Casa Leopardi, che non fatico a definire "imperdibili". Francesco ti insegna che Recanati è anche questo: <i><b>ciò che anima le sue strade potrebbe essere materia di costruzione di personaggi da farsa</b></i>, che moltissimi si improvvisano in arzigogolati tentativi di apparire colti e invece finiscono con l'essere ridicoli, che l'Italia è anche questo. Gustatevi questo suo racconto di quegli anni e saprete di cosa parlo. Con un sorriso, su il sipario.</div><div><br /></div><div>.....</div><div><br /></div><div><div>Il caos, sotto forma di femmina di razza bianca di circa quarant’anni, si presenta di buon mattino e si</div><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-jf-vxmx6DCs/Vdntq-165VI/AAAAAAAABBU/7cMZDxTTFnw/s1600/giacomo-leopardi.gif" style="clear: right; color: black; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-decoration-line: none;"><img border="0" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-jf-vxmx6DCs/Vdntq-165VI/AAAAAAAABBU/7cMZDxTTFnw/s320/giacomo-leopardi.gif" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 1px solid rgb(238, 238, 238); box-shadow: rgba(0, 0, 0, 0.1) 1px 1px 5px; padding: 5px; position: relative;" width="247" /></a></div><div>informa sugli orari, le possibilità, i costi. Il caos è mefitico e teatralmente antipatico nel presentarsi inavvertito, facendo “caos” per l’appunto. Io sono un operatore museale maschio, di razza pallida, peloso, pelato, miope, dotato di pazienza, senso civico, fatalismo, acribia. Oggi sono in modalità “ci siamo quasi”. L’arrivo del tanto agognato caldo, di agosto, delle ferie che agosto esplicita, del “battuto” fine-fine di cipolle e ascelle, del frusciare aprico di vesti bianche, del claudicar di zoccoli e ciabatte, mi dice che siamo “quasi” all’apice dell’orgasmo collettivo chiamato estate. Il mio “quasi” personale è legato all’essere giunto all’ultima mattina che precede il mio giorno di libertà.</div><div>Celebro, con intima esultanza, l’esser tornato per un istante il “garzoncello scherzoso” di leopardiana memoria. Circonfuso di aspettativa, insufflato di speranza, punteggiato di misericordia, gongolo –con stile- mentre avvio con bonomia la visita. </div><div>Il pubblico, empatico al sentire della guida, risponde con trasporto ai feromoni di allegrezza piena che rilascio. È strano come cambi la percezione del morale una visita, a seconda del giorno o dell’orario di ingresso. Siamo tutti rilassati: i turisti, che si godono questo tempo sospeso fra un rimbrotto del coniuge:</div><div>“Ti ‘go dito de parcheggiaa’ meglio che te fan’ a multa!!” e un capriccio del bambino “Papà, m’avevi detto che ce staveno i leopardi!? Qui è solo pieno de libbri! E statte’zzitto a’ppapà n’attimo che a guida ce spiega come ha fatto a diventa’ gobbo imbibbrioteca!”; io che pregusto già l’idea di riempire le ore a venire di tutte le cose che adoro, di fianco alle persone che amo. </div></div><div><div><br /></div><div>Questo bucolico quadretto viene annichilito dall’araldo del caos, fin lì silente spettatrice con sguardo trasognato. Siamo in una sala introduttiva, arredata da pezzi d’epoca raccolti da uno zio del Poeta, assieme ad un panciotto del Conte Monaldo, un monetiere, una cassapanca e un separé. Abbelliscono una parete due nature morte. Non attirano mai l’attenzione di nessuno, non perché siano brutte opere, ma perché sono quanto di più prevedibile ed impersonale: fine ‘600/ primi del ‘700, tratto anonimo, soggetti scuri, cornici dorate e ordinarie. La domanda viene posta con voce stentorea e bocca a “culo di gallina”, consonanti acuminate quasi a volermi pungere e vivo desiderio – negli occhi - di cogliermi in fallo e farmi capitolare con ignominia.</div><div>Zatanna regina chiatta del caos e del disordine, figlia di Arimane e di una etera : “Di chi sono quei quadri?”</div><div>Guida Francesco San in modalità “porgi l’altra guancia” Judo (userò la tua forza e la mia bonomia per farti cadere, convincendoti di essere inciampata da sola): “Di un prozio di Giacomo, era un sacerdote e questa era la sua camera.”</div><div>Zatanna disgustata come se avesse appena assaggiato un lecca-lecca gusto guano: “L’autore, intendevo. Non il proprietario.”</div><div>Guida Gaetano Bresci vs Bava-Beccaris: “Autore ignoto Signora, fanno parte di un’ampia collezione d’arte della famiglia, molto poco specifica in quanto ad attribuzioni.”</div><div>Convinto di aver aggirato l’ostacolo che mi separa dal tranquillo svolgersi della visita, cerco di proseguire. Invano. Il caos è caos perché non tiene conto di: logica, sesso, razza, religione; è democratico e crudele, anti statistico e pandemico, sussultorio e ondulatorio. Incrina le tue temporanee certezze come un uragano, è monsonico e liminale. È un volo di rondini che cagano come piccioni.</div><div>Zatanna, ricettacolo di nefandezze e turpitudini: “Secondo me è Goghe’, non credo di sbagliarmi. Lei ce lo vede Goghein?”</div><div><br /></div><div>Lei è matta. Io un povero stronzo sfortunato, sottoposto a questa ordalia. Evoco dai recessi della mia memoria immagini delle opere di Gauguin e trovo diafane figure dalla pelle scura, seni puntuti e solare lascivia fra le palme. Atolli e monokini, pittori ribelli e turismo sessuale. Era un impressionista, ha dipinto qualche natura morta – ricordo un “Vaso di fiori”- ma non c’entra nulla con quei quadri. Niet. Nisba. Sto per desistere, soccombente all’altrui follia, atterrito dal panico e dalla crudele insensatezza della donna che ho di fronte. Pencolo in stallo, dondolando su un precipizio aperto sul solido nulla fino a ricordare di essere a casa del genio della speranza. Risorgo, assaporando il profumo di libertà e di potenziale, il lussureggiante scenario di eventualità liete ostacolato da questa stronza. Sono Daitarn con le illusioni al posto dell’energia solare.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-N-dZLkQWUJM/VdnuPUyyXGI/AAAAAAAABBk/L9OJse_0lgs/s1600/16169.jpg" style="clear: right; color: black; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-decoration-line: none;"><img border="0" height="223" src="https://2.bp.blogspot.com/-N-dZLkQWUJM/VdnuPUyyXGI/AAAAAAAABBk/L9OJse_0lgs/s320/16169.jpg" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 1px solid rgb(238, 238, 238); box-shadow: rgba(0, 0, 0, 0.1) 1px 1px 5px; padding: 5px; position: relative;" width="320" /></a></div><div>Guida M. Night Shyamalan: “Lei ci vede Gauguin? Può darsi ma non lo chieda a me, vedo e sento cose che non ci sono da quando avevo otto anni.”</div><div>Qualcuno del gruppo ride, qualcuno mi guarda accigliato, cercano di capire chi fra noi due sia quello instabile. Se vuoi contrastare la follia devi prenderla in contropiede.</div><div>Zatanna incerta: “Quindi Goghe’, c’è o non c’è?”</div><div>Guida John Constantine illusionista della truffa: “Potrebbe esserci, oppure no, come preferisce Lei. Giacomo sosteneva che l’importante è mantenere intatta la capacità di illuderci, solo questo può salvarci da “l’apparir del vero”. Io, per esempio, in questo momento credo che Lei non esista e questo mi fa stare molto bene.”</div><div>Il resto della visita scorre via in ordinaria tranquillità, con Zatanna che, silenziosa, si guarda attorno, fra le occhiate incredule dei presenti -viventi che osservano una loro simile - convinta d’essere un’illusione. È sabato, qui dove il sabato ha un sapore struggente di aspettative uniche e di illusioni palpabili, è un arcano che non può essere spezzato se hai al tuo fianco Giacomo. Io e Lui, in quanto a fuffa, insieme siamo imbattibili.<br />Il mago si congeda, buona speranza a tutti.</div><div>Francesco F. </div></div><div>😄</div><div><br /></div><div><b><span style="color: #0c343d;">Cosa avete visitato in particolare negli ultimi anni? Vi siete mai imbattuti in questi grotteschi figuri fra le masse di turisti? </span></b></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com22tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-38126681888310063342023-10-07T13:14:00.001+02:002023-10-07T13:14:33.099+02:00Quando la scrittura è talento. Intervista alla scrittrice Guendalina Middei<div style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #222222;"><div class="separator" style="clear: both; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-style: italic; font-weight: bold; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0_pSd-CfYUP6EmFv3OO-Aj6bKTEILYtvEZWkmx96AsRO22Zpq3O1qkGJBfnnZwoEuI7m9qMkg1oRyTI1ADS3KAdZjaOG_Vtog4ZPnvGYyoq7TM6hUlW2Hn1K-e_AnqftazNVl4R8t1O5brdmTPrh5hT7n65P_mNumeGhJHMggc-NwlxIMngKlOLsuMlc/s654/intervista.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="654" data-original-width="424" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0_pSd-CfYUP6EmFv3OO-Aj6bKTEILYtvEZWkmx96AsRO22Zpq3O1qkGJBfnnZwoEuI7m9qMkg1oRyTI1ADS3KAdZjaOG_Vtog4ZPnvGYyoq7TM6hUlW2Hn1K-e_AnqftazNVl4R8t1O5brdmTPrh5hT7n65P_mNumeGhJHMggc-NwlxIMngKlOLsuMlc/w259-h400/intervista.jpeg" width="259" /></a></div><span style="font-family: trebuchet;">Cari lettori e lettrici, oggi ho il piacere di pubblicare l'intervista rilasciatami da <b>Guendalina Middei</b>, scrittrice al suo secondo romanzo, entrambi Navarra Editore. </span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: trebuchet;">Un paio di anni fa mi imbattei in una bella pagina Facebook, molto seguita e popolare, <b><i><a href="https://www.facebook.com/profile.php?id=100044513436168" target="_blank">Professor X</a> </i></b><br />Andate a dare un'occhiata se non lo avete fatto, contiene le preziose riflessioni di questa straordinaria giovane scrittrice e donna di grande sensibilità. </span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: trebuchet;">Al tempo Navarra Editore stava per pubblicare il suo romanzo d'esordio, <i><b><a href="https://navarraeshop.it/products/clodio-g-middei" target="_blank">Clodio</a></b></i>, sullo spregiudicato e audace uomo politico d'epoca romana (anche quello romanzo notevole di cui ho un ottimo ricordo). Ne ricevetti una copia che lessi con piacere e che citai nel mio canale Instagram, <i><a href="https://www.instagram.com/libri_a_vela/" target="_blank">Libri a vela</a></i>. Segnalai il romanzo a docenti delle scuole superiori a indirizzo Classico, l'ambito perfetto per conoscere da vicino una delle figure più controverse del passato antico. </span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: trebuchet;">Sapevo che Guendalina, dopo il successo di <i>Clodio</i> - giunto alla quarta ristampa - stesse scrivendo un nuovo romanzo, sul quale ha saputo mantenere un certo riserbo fino al momento della sua pubblicazione, lo scorso mese.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: trebuchet;">Ed eccoci, <i><b>Intervista con un matto</b></i> è dunque finalmente arrivato nelle librerie e sui nostri scaffali. </span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: trebuchet;">Ancora una volta ho avuto modo di apprezzare il talento e l'inventiva di Guendalina Middei, che si conferma scrittrice appassionata e molto "profonda". <span><a name='more'></a></span></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><i style="color: #222222;"><b><span style="font-family: trebuchet;">Ciao, Guendalina, grazie per aver accettato di rispondere a questa intervista. Sono onorata di ospitarti nel mio blog. Vorrei cominciare con la più classica delle domande, quando hai cominciato a scrivere? Quando hai scoperto di amare scrivere? </span></b></i></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: trebuchet;"><span style="background-color: white; color: #222222;">Quando lessi il mio primo classico, <i>Le notti bianche</i>. Avevo quattordici anni e ricordo ancora ciò che provai, ricordo lo stupore che mi saliva da dentro: quell’autore dal nome tanto difficile era riuscito ad esprimere tutto ciò che io non riuscivo a formulare in modo sensato, era come se mi conoscesse più di quanto mi conoscessi io. E capii che era questo che volevo fare, capii che l’avventura più grande che la vita potesse offrirmi era andare alla ricerca dell’anima, di quella cosa che alcuni chiamano «mente umana», altri «inconscio», altri «sottosuolo». Ancora oggi scrivere per me ha il sapore di una scoperta,</span><span style="background-color: white; color: #222222;"> </span><span style="background-color: white; color: #222222;">è un cercare di</span><span style="background-color: white; color: #222222;"> </span><span style="background-color: white; color: #222222;">svelare e di dare voce a quelle emozioni che stanno lì, nascoste sotto la superficie.</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><div style="background-color: white;"><b><i><span style="font-family: trebuchet;"><span style="color: #4d5156;">Dostoevskij compare spesso nelle tue riflessioni e la letteratura russa in particolare ti ha donato e dona emozioni diverse e ti ha portata verso una scrittura che mi piacerebbe definire "meditativa". Già il tuo primo romanzo, Clodio, si rivela essere di questo tipo, e ancor di più </span><span style="color: #990000;">Intervista con un matto</span><span style="color: #4d5156;">. </span></span></i></b></div><div style="background-color: white; color: #222222;"><span style="color: #4d5156;"><b><i><span style="font-family: trebuchet;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDKQZEKNld4VJs3NXUK3fd6p6w05hJcTeJcSXYa14lwBVbNuTNPjk3TNsD5TRYbbGQhJACZbdNivf8wgadBOMOfLUWvo2BKzeY2uIM0y4dT7WMa8Mx_2fjQoWqyVGIY_gkbkYBWB5EXvt11_64G8cL27IcGltQn1zZXcIWYAFnR3tihiaSuW8SSVRiPMs/s709/Schermata%202023-10-07%20alle%2013.07.29.png" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="709" data-original-width="706" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDKQZEKNld4VJs3NXUK3fd6p6w05hJcTeJcSXYa14lwBVbNuTNPjk3TNsD5TRYbbGQhJACZbdNivf8wgadBOMOfLUWvo2BKzeY2uIM0y4dT7WMa8Mx_2fjQoWqyVGIY_gkbkYBWB5EXvt11_64G8cL27IcGltQn1zZXcIWYAFnR3tihiaSuW8SSVRiPMs/s320/Schermata%202023-10-07%20alle%2013.07.29.png" width="319" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Guendalina Middei</span></td></tr></tbody></table>In parte hai anticipato la risposta, ma voglio chiederti: trovi che la scrittura abbia un potere taumaturgico? Può svelare il Sé nel suo costruirsi? E se lo fa, potresti dire di essere in grado di stare a un passo dalla materia narrata o ti senti costantemente dentro di essa? </span></i></b></span></div><div style="background-color: white;"><div style="color: #222222; text-align: left;"><span style="font-family: trebuchet;">È vero, la letteratura russa è sempre stata per me una fonte di grande ispirazione, perché nella letteratura russa vi è questa idea qua, che io ho fatto mia, di scrittura come momento di introspezione dell’anima ma è anche un campo di battaglia dove duellano le diverse idee, le diverse visioni dei personaggi. Per rispondere alla tua domanda, quando scrivo divento completamente parte di una storia, divento quel personaggio, vedo, penso, sento come sentirebbe lui. In <i>Intervista con un matto</i> il protagonista è un giovane che a un certo punto «perde la ragione». È stato difficile immergermi nella sua mente? No, perché vi sono cedimenti irrazionali, momentanee follie nella vita di ognuno di noi e secondo me la cosa più interessante è stata proprio questa, indagare quanto fosse labile il confine tra la «follia» e la cosiddetta normalità. </span></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><i><b><span style="font-family: trebuchet;">Ecco, a proposito del tuo nuovo romanzo, raccontaci: come ti è venuta l'ispirazione per questa storia? Come è sorto in te il desiderio di costruire una storia su questo studioso di musica che perde la ragione e ogni senso di orientamento? </span></b></i></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><span style="font-family: trebuchet;">Mi ha sempre affascinata la follia, la diversità. Spesso e volentieri i cosiddetti "matti" erano soltanto persone che sentivano e pensavano più intensamente o diversamente dagli altri e per tale motivo erano oggetto di scherno, di disprezzo, di odio. Io mi sono sempre chiesta: qual è il confine tra normalità e follia? <i>Intervista con un matto</i> è un’opera di fantasia, certo, ma chi lo leggerà potrà ritrovare nel mio personaggio qualcosa della storia di Van Gogh, qualcosa di Alda Merini e di Camille Claudel.</span></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><i><b><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></b></i></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><div dir="ltr"><b><i><span style="font-family: trebuchet;">Raccontaci un po' della tua avventura di scrittrice esordiente ai tempi di Clodio. Questo blog è letto da molti scrittori e scrittrici che hanno pubblicato anche in self.</span></i></b><div><b><i><span style="font-family: trebuchet;">Sarebbe bello conoscere il tuo percorso con l'editore Navarra. Com'è iniziata e come si è sviluppata questa collaborazione? </span></i></b></div><div><span style="font-family: trebuchet;">Quando cercavo un editore per il mio primo romanzo, trovai una grande casa editrice disposta a pubblicarlo, a patto che avessi «semplificato la mia scrittura». Oggi purtroppo in nome della commerciabilità vi è un appiattimento della scrittura letteraria che appunto di letterario non ha più nulla. Tantissimi libri pubblicati, e non parlo da scrittrice ma da lettrice, sembrano scritti dalla stessa mano: adottano un linguaggio asettico, impersonale, fatto di frasi semplici e periodi brevi. Io ricevetti tante proposte per <i>Clodio</i> e per <i>Intervista con un matto</i>, alcune buone, altre meno buone, ma alla fine scelsi la <u><a href="https://www.navarraeditore.it/" target="_blank">Navarra editore</a></u> perché mi ha dato la possibilità di proteggere e costruire un mio stile, una mia voce. E questa credo sia la cosa più importante per chi scrive. Vorrei anche sfatare un mito che circola tra gli esordienti: trovare un editore non è difficile, la cosa difficile semmai è trovarne uno buono, e soprattutto scrivere. Scrivere non significa soltanto raccontare una storia, ma sviluppare una tua visione artistica, estetica; prima di prendere la penna in mano, devi innanzitutto essere un grande lettore. </span></div></div></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><i><b><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></b></i></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><b><i><span style="font-family: trebuchet;">Grazie, utilissima questa tua risposta. Torniamo al tuo secondo romanzo, Intervista con un matto. Un musicista e compositore, rinchiuso da anni in un istituto di igiene mentale, si racconta a uno psichiatra, uno scienziato che intende ascoltare il passato di questo paziente complesso e misterioso. Ho avuto il piacere di leggere il romanzo in anteprima e sono tante le mie curiosità a riguardo. Una di queste: hai dimostrato grande competenza nella conoscenza della musica, delle dinamiche fra maestri e allievi nell'ambito musicale. La musica, con le sue numerose sfaccettature, ti ha permesso di individuare un "luogo" che ti sarebbe stato utile per costruire il protagonista. Hai una tua personale passione legata alla musica? Quali ricerche hai fatto per scrivere di questo particolare ambiente? </span></i></b></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><span style="font-family: trebuchet;">Ho sempre amato la musica classica e in particolare Beethoven. Le sinfonie di Beethoven hanno ispirato direttamente la mia scrittura, ed ho ritrovato nella parabola esistenziale di Beethoven, nel suo eroismo, nella sua volontà di non arrendersi neanche difronte alla sordità, un motivo parallelo e al tempo stesso di contrappunto a quella che è la parola esistenziale del mio protagonista. C’è stato un lungo periodo di ricerca per comprendere le dinamiche del panorama musicale contemporaneo e ciò che mi ha sorpresa è che vi ho ritrovato molti parallelismi con il mondo della scrittura. Il mio personaggio è un compositore in lotta con le mode e le tendenze del suo tempo e la sua storia rispecchia le difficoltà che ho vissuto io stessa per far apprezzare un tipo di scrittura che oggi da molti verrebbe definita «poco in linea con le tendenze commerciali del momento». </span></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><div dir="ltr"><span style="font-family: trebuchet;"><b><i>Uno degli aspetti più interessanti del romanzo, e forse uno di quelli più inquietanti, è che la pazzia permette al musicista di comprendere i misteri dell'esistenza. Ho rinvenuto fra le tue pagine lo straordinario paradosso che è anche un principio innegabile: la sofferenza acuisce la capacità di leggere il senso dell'esistenza, affina i sensi e rende l'uomo consapevole di alcuni aspetti ineluttabili della vita. Il bagaglio di dolore, scaturito dalla perdita ma anche dall'inettitudine che è insita nel nostro protagonista, lo rende vulnerabile e allo stesso tempo potente, ferocemente lucido. È un pensiero che è anche tuo?</i></b><span style="font-size: x-small;"> </span></span></div><div dir="ltr"><span style="font-family: trebuchet;">Il mio personaggio è un giovane sensibile, fin troppo sensibile in realtà, sente troppo intensamente e per questo è più esposto, più vulnerabile al dolore, alla perdita, al lutto. Questa sua profonda sensibilità alimenta la sua musica, la sua vena creativa ma è anche un’arma a doppio taglio perché viene frainteso dalla società e passa per «pazzo». In manicomio si trova costretto ad affrontare il dolore, ad abitarlo e questo lo spinge a mettere in discussione l’esistenza, a mettere sotto processo, come fece anche Amleto, la vita stessa.</span></div></div><div style="text-align: left;"><div><span style="color: #222222; font-family: trebuchet;">Le domande che si pone, i suoi interrogativi, «perché viviamo? perché esiste la morte? che scopo ha il dolore?» sono domande che tutti chi prima o chi dopo, anche senza aver vissuto l’esperienza drammatica dell’internamento, arriviamo a porci. </span></div><div><span style="color: #222222; font-family: trebuchet;">Il manicomio mi ha dato la possibilità di raccontare i momenti estremi, più tormentati della vita umana. Perché mi interessano? Perché in questi momenti cade ogni velo, ogni finzione, ogni illusione e puoi permetterti il lusso della sincerità. </span></div></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><span style="font-family: trebuchet;"><br /></span></div><div style="color: #222222; text-align: left;"><b><i><span style="font-family: trebuchet;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg3e3rjYm9O3d2_UcHU9M1agI8DixvOCCQkkEjVZEzGKdqOgWu718EjBoMiLlSbzX-B0aAhZfGU_blTAL5pvxD6sCY66bqB7MrRpaC8HU29LNfkgzQL4QLbKF3y010uftFQFHOQOLyYxJ-R-jDRbt7yWyAlj7j-fvYv5ifem28CTbR29XzhaBFeStMbNc/s4080/io%20e%20guendalina%20middei.jpeg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3072" data-original-width="4080" height="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg3e3rjYm9O3d2_UcHU9M1agI8DixvOCCQkkEjVZEzGKdqOgWu718EjBoMiLlSbzX-B0aAhZfGU_blTAL5pvxD6sCY66bqB7MrRpaC8HU29LNfkgzQL4QLbKF3y010uftFQFHOQOLyYxJ-R-jDRbt7yWyAlj7j-fvYv5ifem28CTbR29XzhaBFeStMbNc/s320/io%20e%20guendalina%20middei.jpeg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Assieme a Guendalina Middei a Più libri Più liberi</span></td></tr></tbody></table>Hai mai pensato di scrivere per il teatro? Perché la tua scrittura si presterebbe molto a essere drammatizzata. Ci sono pagine molto intense del musicista che illustra la propria visione del mondo. In certo senso potrei definirlo un romanzo perfino filosofico e ciò è un grande valore aggiunto. </span></i></b><div><b><i><span style="font-family: trebuchet;">Un'ultima domanda, Guendalina. Come accadde con Clodio, hai chiuso il tuo romanzo e il suo lavoro su di esso assieme alla editor di Navarra Editore e lo hai affidato al pubblico di lettori. Come ci si sente quando ci si distacca dalla materia narrata e cosa auguri al tuo protagonista? </span></i></b></div><div><span style="font-family: trebuchet;">Scrivere per il teatro? È una cosa che mi piacerebbe, anche se non ci ho mai pensato seriamente, perché ancora non si è presentata l’opportunità, ma in un certo senso la mia scrittura è stata profondamente influenzata dal teatro, del teatro Shakespeariano in particolare. Se per <i>Clodio</i> il mio modello di ispirazione era stato il Macbeth, per <i>Intervista con un matto</i> il mio modello è stato l’Amleto. Per me fare letteratura, scrivere significa sopratutto interrogare l’esistenza, metterla sotto torchio, andare alla ricerca, filosoficamente ed emotivamente, parlando delle domande prime e ultime che come uomini, come esseri pensanti non possiamo fare a meno di porci. Non a caso quelli che ho amato e che mi hanno maggiormente influenzata sono stati gli scrittori esistenzialisti, (Dostoevskij, Camus, Sartre) e il mio personaggio è figlio di una tradizione letteraria che vuole guardare, che va alla ricerca del perché delle cose, dei perché della vita. </span></div><div><span style="font-family: trebuchet;">Mi auguro che nell’ambito della salute mentale, il mio romanzo possa contribuire a far riaprire il dibattito sul concetto di «cura», «trattamento del diverso», che faccia capire l’importanza del «libero arbitrio» del malato che spesso oggi viene negato perché ai malati di mente sottratta ogni dignità, ogni libertà di scelta. <span style="background-color: rgba(0, 0, 0, 0); border-color: rgb(0, 0, 0); color: black;">Ma sopratutto se devo augurarmi qualcosa per <i>Intervista con un matto</i> è che trovi dei lettori che parlino dialoghino, «litighino» perfino con il mio personaggio, con le idee che ho espresso. Non</span><span style="background-color: rgba(0, 0, 0, 0); border-color: rgb(0, 0, 0); color: black;"> mi importa che i miei lettori condividano tutte le idee presenti nel romanzo ma che queste idee siano da stimolo per un momento dialettico di riflessione, di critica, che divengono «vive» insomma e che possano trasmettere ai miei lettori le emozioni che ho provato io nello scriverlo. </span></span></div><div><span style="font-family: trebuchet;"><span style="background-color: rgba(0, 0, 0, 0); border-color: rgb(0, 0, 0); color: black;"><br /></span></span></div><div><span style="font-family: trebuchet;"><span style="background-color: rgba(0, 0, 0, 0); border-color: rgb(0, 0, 0); color: black;">Grazie a Guendalina Middei per questo prezioso confronto. </span></span></div><div><span style="font-family: trebuchet;"><span style="background-color: rgba(0, 0, 0, 0); border-color: rgb(0, 0, 0); color: black;"><i>Intervista con un matto</i> è nelle librerie, anche online. </span></span></div></div><div style="color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: left;"><i><b><br /></b></i></div><div style="color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: left;"><div style="color: black; font-family: Times;">Le altre interviste di Luz:</div><div style="color: black; font-family: Times;"><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2020/06/le-interviste-di-luz-ludovica-ho-scelto.html" target="_blank"><b>Ludovica: "Ho scelto di lasciare l'Italia"</b></a>.</div><div style="color: black; font-family: Times;"><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2022/02/lavorare-negli-effetti-visivi-in-grandi.html" target="_blank">Lavorare negli effetti visivi in grandi produzioni cinematografiche. Intervista a Camilla Guerrina</a></b></div></div></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-26415974762977402942023-09-30T17:45:00.003+02:002023-09-30T17:46:22.857+02:00La lezione del professor Keating <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtyueHRRLREVjNi_PKJf8qPMSLV7HL7r96bQmsSMsjYNBWamN0mFQUirdivFufDE9Bi4UAJg8VLNGG6atll3-z7_Oi5BXlbR4nBZKwmwDSX2eHARYnLleDSqtmtbcKnn7ThIdr_YFvvkBtKgR1fSsaDZ15xPeYqsTWUE0dQ72eHqYiPFlwXVNr7hZWgpE/s1200/DeadPoetsSociety-1.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="521" data-original-width="1200" height="278" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtyueHRRLREVjNi_PKJf8qPMSLV7HL7r96bQmsSMsjYNBWamN0mFQUirdivFufDE9Bi4UAJg8VLNGG6atll3-z7_Oi5BXlbR4nBZKwmwDSX2eHARYnLleDSqtmtbcKnn7ThIdr_YFvvkBtKgR1fSsaDZ15xPeYqsTWUE0dQ72eHqYiPFlwXVNr7hZWgpE/w640-h278/DeadPoetsSociety-1.jpeg" width="640" /></a></div><br /><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Un ricordo adolescenziale di tanti anni fa, 1989, il cinemino di un paese del sud, il film che mai si dimentica, che si rivede commuovendosi allo stesso modo ogni volta. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><i><b>Chi conosce il mio teatro sa che fra il 2016 e il 2017 ne portai in scena una mia versione, al femminile</b></i>, che ebbe un grande successo, ne scrissi <b><u><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2016/12/foglie-derba-la-mia-riscrittura-de.html" target="_blank">qui</a></u></b>. Al tempo di quel post non sapevo ancora che l'anno successivo lo spettacolo avrebbe vinto diversi premi, il <b>Premio Aenaria</b> a Ischia come Gradimento del pubblico, e i diversi premi alle giovani mie attrici in occasione del <b>Premio Corvo d'Oro</b> a Guidonia. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Ma torniamo al bellissimo film.<span><a name='more'></a></span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Ancora oggi, da insegnante, mi capita di proporlo alle mie classi, come un modello di riferimento che riguardi uno degli aspetti fondamentali dell'essere insegnanti e alunni: <b>la comunicazione</b>. E assieme a questo aspetto fondamentale direi la <i><b>motivazione</b></i>, la <i><b>scoperta di sé</b></i>. Occorre il maestro che rompe gli schemi perché gli obiettivi si facciano più interessanti? Opinabile, ma siamo portati a rispondere di sì, sebbene con qualche riserva. Commentare questo straordinario film - che per altro vede l'indimenticabile Robin Williams nella sua prova migliore a mio parere - apre scenari infiniti quanto a osservazioni e interpretazioni. Invece mi soffermerò su uno dei momenti più belli del film, la lezione sul linguaggio della poesia. In una scala di preferenze, porrei questa sequenza esattamente dopo la celebre scena del <i>"carpe diem"</i>.</div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Il testo in esame è <i>Comprendere la poesia</i>, di Evans Pritchard.</div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Leggete questo interessante passaggio dal film: </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"></div><blockquote><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">"Dobbiamo anzitutto conoscerne la metrica, la rima e le figure retoriche, e poi porci due domande: uno, con quanta efficacia sia stato reso il fine poetico, due quanto sia importante tale fine. La prima domanda valuta la forma di una poesia, la seconda ne valuta l’importanza. Una volta risposto a queste domande, determinare la grandezza di una poesia diventa una questione relativamente semplice.<span style="background-color: transparent; text-align: left;"> </span><i>(Keating si appresta a disegnare degli assi cartesiani sulla lavagna)</i> Se segniamo la perfezione di una poesia sull’asse orizzontale di un grafico, e la sua importanza su quello verticale, sarà sufficiente calcolare l’area totale della poesia per misurarne la grandezza. Un sonetto di Byron può avere valori alti in verticale, ma soltanto medi in orizzontale. Un sonetto di Shakespeare d’altro canto avrà valori molto alti in orizzontale e in verticale, con un’imponente area totale che di conseguenza ne rivela l’autentica grandezza. Procedendo nella lettura di questo libro, esercitatevi in tale metodo di valutazione, accrescendo così la vostra capacità di valutare la poesia, aumenterà il vostro godimento e la comprensione della poesia”. </div></blockquote><blockquote><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><i>(Keating comincia il suo "attacco" alle fantomatiche teorie)</i></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">"Escrementi, ecco cosa penso delle teorie di Pritchard. Si può giudicare una poesia facendo una hit parade?"</div><p><a name="more" style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"></a></p><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><i>(qui il colpo di scena) </i>"Strappate la pagina, anzi l’intera introduzione. Non è la Bibbia, non andrete certo all’Inferno. Continuate a strappare, questa è una battaglia, una guerra, e le vittime sarebbero i vostri cuori e le vostre anime. Basta con i J. Evans Pritchard. E ora, miei adorati, imparerete a pensare con la vostra testa. Imparerete ad assaporare parole e linguaggio. Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo". </div></blockquote><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhY4oOh58IhyutVKcZiMivA7bN7m58fVf9XsfbRQEgzcdeBS6vgs4q-1YuLBcdM7_0vlgOQfWxxbq6KD5M4PDUqcL4hdIw3wMsZBM7LAPgigkMhziYVRI6aa4FCHSSJz9xWEHKfUmmT1GhisEf4rlmUWa8l4uvUERy12C3T5vVJfuwVn7rRoefeXPeXpEM/s1600/l-intro-1649695622.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhY4oOh58IhyutVKcZiMivA7bN7m58fVf9XsfbRQEgzcdeBS6vgs4q-1YuLBcdM7_0vlgOQfWxxbq6KD5M4PDUqcL4hdIw3wMsZBM7LAPgigkMhziYVRI6aa4FCHSSJz9xWEHKfUmmT1GhisEf4rlmUWa8l4uvUERy12C3T5vVJfuwVn7rRoefeXPeXpEM/w640-h360/l-intro-1649695622.jpeg" width="640" /></a></div><br />Keating li vuole portare a esprimere un loro parere su cosa sia la poesia, cosa il poeta cerchi, e qui la sequenza si fa davvero imperdibile. Weir la costruisce in un "gioco a incastri" in cui incastona alcuni momenti della lezione, quelli salienti, in cui emerge imperiosa la natura di questo docente <i>sui generis</i> e va concretizzandosi il suo ascendente sugli allievi. Ho sempre trovato molto divertente, oltre che interessante, lo stupore dei ragazzi dinanzi al crescendo di proposte di Keating. Gli studenti si aspettano ciò che convenzionalmente un insegnante somministra loro, invece prende forma un affastellarsi di contro-proposte che suscita l'interesse in loro, crea interesse e curiosità, abbozza una possibilità di stima e di conseguenza di rispetto. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"><div>Keating invita i ragazzi a riflettere sul sinonimo più appropriato a un determinato contesto, <i><b>perché l'uomo e di conseguenza il linguaggio si sono evoluti</b></i>, ma la risposta del timidissimo Anderson - convenzionale e "troppo giusta" - viene contrastata da quella di Keating di "rimorchiare le donne". È un contrasto molto interessante, che fa scattare la consapevolezza dell'avere dinanzi un professore che si pone come loro pari e non come autorità indiscussa e troppo lontana dal loro mondo. Segue un crescendo di "siparietti" tutti inseriti nella medesima logica. Non si perda il dettaglio del sedersi sui banchi, abbandonando la consueta e "troppo giusta" posizione, oppure il "grazie per aver partecipato" del prof nei riguardi dello studente abituato a farsi beffe delle regole, fino ad arrivare all'invito a "guardare il mondo da diverse angolazioni". </div><div><br /></div><div><div><i><b>La piccola sequenza dello stare tutti a turno in piedi sulla cattedra è il culmine di questa lezione</b></i> sul linguaggio e ha contorni molto definiti: gli studenti comprendano il valore del linguaggio, arricchiscano il proprio lessico, ma allo stesso tempo non imbriglino le loro menti in recinti già definiti, escano dall'ordinario, cerchino piuttosto una loro personale visione. Lo straordinario come valore essenziale per essere adulti che lascino il segno, secondo una logica di individualismo positivo che riesca a contrastare la massificazione asservita a sistemi economici conservatori e sempre uguali a se stessi. </div><div>Ci sono coloro che si dicono assolutamente contrari a un tipo di approccio didattico di questo tipo, che creerebbe nello studente una sorta di "straniamento", una perdita di punti di riferimento, ecc. Io stessa vedrei veramente difficile se non impossibile indurre i miei alunni a strappare le pagine di un libro dichiarando guerra aperta al sistema. Vale piuttosto una regola irrinunciabile: alla base di una relazione didattica bisogna usare coerenza e <b><i>il fermo proposito di non porsi come "amico" quanto piuttosto di un adulto disposto al dialogo e all'aiuto concreto</i></b>.</div><div>Ormai oggi questo mestiere richiede competenze in merito a una didattica non solo quanto più possibile interdisciplinare, ma anche orientata verso una comprensione del mondo giovanile, un "patteggiamento" utile a creare interrelazioni significative.</div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEcb-R71SUyGXjHKKk06M2IpOZDq9RxEM7DF8a4AtqIwaPbUimV6qHsOurPSJfI0I8JPPo_fAFd-9Hdx9hPnRpHTSTEBV0yTTPjBUT5IZqfKhDrxIpKsDyi2526R_-g1b1WSVC5wNPiGJ_NpRVfcee8pcoO20ki08Br8-W7QCAmnHedRhlK9L-Hzw00Oc/s640/iconic.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="336" data-original-width="640" height="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEcb-R71SUyGXjHKKk06M2IpOZDq9RxEM7DF8a4AtqIwaPbUimV6qHsOurPSJfI0I8JPPo_fAFd-9Hdx9hPnRpHTSTEBV0yTTPjBUT5IZqfKhDrxIpKsDyi2526R_-g1b1WSVC5wNPiGJ_NpRVfcee8pcoO20ki08Br8-W7QCAmnHedRhlK9L-Hzw00Oc/w640-h336/iconic.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">L'iconica scena finale del film</span></td></tr></tbody></table><br /><div><b><span style="color: #0c343d;">C'è stato un/una insegnante che abbia segnato un momento importante della vostra vita? </span></b></div></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com39tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-29978759362800438542023-09-25T11:09:00.005+02:002023-09-25T11:22:05.941+02:00Pinocchio: un libro parallelo - Giorgio Manganelli (o del perché ho deciso di portare il burattino sul palcoscenico) <div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQDLvs4IyhLRGRYbmjHNPAXOtF4SBA-ctQTpzx3dTG3Oifey8p2EnFX0UH62TIKmcJfxxrL_PrmdM6AROA6iRqZ0Lj6oLVKgULwNnxRw9trDXJ2roG1bkHQ-Or8_Z_kcmSAB_bYzkazSisu8v2zcOoME5FETrayAztw7B1SLkAOayH9VXCaeRQ1VJbfEo/s947/cover__id1273_w600_t1326147044.jpg&.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="947" data-original-width="600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQDLvs4IyhLRGRYbmjHNPAXOtF4SBA-ctQTpzx3dTG3Oifey8p2EnFX0UH62TIKmcJfxxrL_PrmdM6AROA6iRqZ0Lj6oLVKgULwNnxRw9trDXJ2roG1bkHQ-Or8_Z_kcmSAB_bYzkazSisu8v2zcOoME5FETrayAztw7B1SLkAOayH9VXCaeRQ1VJbfEo/w254-h400/cover__id1273_w600_t1326147044.jpg&.jpg" width="254" /></a></div><b>Incipit:</b> <i>C'era una volta...</i></div><div style="text-align: justify;"><i>"Un re..."</i></div><div style="text-align: justify;"><i>No...</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Quale catastrofico inizio, quanto laconico e aspro, una provocazione, se si tiene conto che i destinatari sono i "piccoli lettori", i "ragazzi", soli competenti di fiabe e regole fiabesche. A scrutare tra gli interstizi di queste sette parole, si scopre subito una favola nella favola, qualcosa che è prossimo al cuore d'ogni possibile favola. Il "c'era una volta" è, sappiamo, la strada maestra, il cartello segnaletico, la parola d'ordine del mondo della fiaba. E tuttavia, in questo caso, la strada è ingannevole, il cartello mente, la parola è stravolta. </i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;">Questa recensione è anche un post sul teatro, su quello che sta formandosi lungo una prospettiva che mi vede al momento stare costruendo una regia fedele all'originale, ma anche in grado di toccare alcuni punti fondamentali di una delle più grandi storie mai narrate: <b>Pinocchio</b>. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La maggior parte delle persone mi dice di avere di questa storia un ricordo malinconico, legato al <b><i>film di Comencini</i></b> o a cartoni animati di un'infanzia lontana. Alcuni ne hanno un ricordo pure ruvido, dicono di non amare particolarmente la fiaba di Collodi. </div><div style="text-align: justify;">Beh, anch'io non ne ho ricordo luminoso, ma ho sempre pensato, dacché produco spettacoli teatrali, che prima o poi sarebbe arrivato il suo momento. </div><div style="text-align: justify;"><i>Pinocchio</i> è innegabilmente una storia straordinaria e fuori dal tempo, possiede quella forza narrativa tipica della fiaba classica, offre l'opportunità di sperimentare. È una grande storia "di formazione", nello specifico una grande storia di <i>educazione</i> e contiene uno di quegli elementi che amo di più: <b>la metamorfosi</b>. Forse non esiste personaggio nelle storie di ogni tempo che possa vantare un cambiamento e una trasformazione più forte di quella del celebre burattino. </div><div style="text-align: justify;">Solo che <i><b>questa metamorfosi ha un prezzo altissimo</b></i> ed esige l'attraversamento di vicissitudini, dolore, esperienze spaventose e molto pericolose, cadute, pentimenti, lacrime amare e di gioia. </div><div style="text-align: justify;">Insomma, la vita. </div><div style="text-align: justify;"><i></i><blockquote><i>Direi che la pagina comincia da quella esigua superficie in bianco e nero, ma si dilunga e si dilata e sprofonda, ed anche emerge e fa bitorzoli, e cola fuori dai margini. Il lettore non ignora che una pagina, una riga, una parola è un gran suono dentro di lui, un rintocco cui offre i suoi nervi, gli anfratti anonimi, le latebre latitanti e tenebrose. </i></blockquote></div><div style="text-align: justify;">Veniamo al saggio di <b>Giorgio Manganelli</b>, scrittore che ho scoperto per caso fra lettrici su Instagram, a quanto pare uno dei maggiori saggisti e scrittori contemporanei. </div><div style="text-align: justify;">Scritto nel 1977, e magistralmente come Manganelli sa fare, offre una disamina molto particolareggiata del romanzo di Collodi, assieme al tentativo di una lettura anche fuori dai soliti canoni. Fin da quell'incipit che svela un intento diverso dai tradizionali libri di fiabe, direi uno dei migliori incipit della storia della letteratura, in grado di afferrare il lettore e portarlo con sé, ancora ignaro di quanto possa essere originale e ricca di colpi di scena la storia del burattino. </div><div style="text-align: justify;">Il libro di Manganelli, prendendo le mosse da quel celebre incipit, si configura come "libro parallelo". </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpxuNk4V5GVze-2zXhZ1bTH1S3E9jeoHm11P2zf5b2ln8x8vhGXzg8YojbSoMW8VKrex9WACBeDw3AHvo9ciGFKG-vtFTe4LH6aqDvEaiBFFJpD8KPc1Y6Aes9wXt_8rDYjhuzS2jeZtMB8897bNgX4w3tUBmp9h2Ptm6Ar7QExPDq6ereEdxLVnH0AZE/s1224/Pinocchio-Gigi-Proietti-2020-1.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="816" data-original-width="1224" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpxuNk4V5GVze-2zXhZ1bTH1S3E9jeoHm11P2zf5b2ln8x8vhGXzg8YojbSoMW8VKrex9WACBeDw3AHvo9ciGFKG-vtFTe4LH6aqDvEaiBFFJpD8KPc1Y6Aes9wXt_8rDYjhuzS2jeZtMB8897bNgX4w3tUBmp9h2Ptm6Ar7QExPDq6ereEdxLVnH0AZE/w640-h426/Pinocchio-Gigi-Proietti-2020-1.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Mangiafuoco (Gigi Proietti) e il Teatro dei Burattini</span></td></tr></tbody></table><span style="font-size: x-small;"><br /></span><div style="text-align: justify;">Leggete qui che meraviglia, vale per ogni tipo di analisi di un romanzo:</div><div style="text-align: justify;"><i></i><blockquote><i>... si immagini che il libro di cui si vuol disporre la struttura parallela sia non già simile a lamina inscritta, ma piuttosto ad un cubo: ora, se il libro è cubico, e dunque a tre dimensioni, esso è percorribile non solo secondo il sentiero delle parole sulla pagina, coatto e grammaticalmente garantito, ma secondo altri itinerari. [...] ... Un libro, rettamente inteso nella sua mappa cubica, diventa così minutamente infinito da proporsi, distrattamente, come comprensivo di tutti i possibili libri paralleli, che in conclusione finiranno con l'essere tutti i libri possibili. </i></blockquote></div><div style="text-align: justify;">Partendo da questo principio, secondo l'autore <i>Pinocchio</i> si presenta come un libro contenente una certa ricchezza di tracce e di possibilità di analisi di queste secondo principi variabili. Ve ne ho trovato tante davvero molto interessanti. </div><div style="text-align: justify;">Anzitutto Collodi, negando l'esistenza di un re, <b><i>uccide la fiaba</i></b> creandone una incompatibile con la tradizione e potenzialmente esposta a una serie di scenari pericolosi. La sua assenza è riempita dalla presenza di un pezzo di legno, uno molto ordinario, di quelli destinati al focolare. </div><div style="text-align: justify;">Il pezzo di legno non è stato nemmeno acquistato, è stato trovato, è lì e basta. Nasce in una notte invernale tempestosa e si affaccia in un mondo che non sembra adatto a lui, dove lo accoglieranno fin da subito alcune vicissitudini: il fuoco, il freddo, la fame, l'ammonizione e il primo esperimento della violenza.</div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b>Geppetto è un "taumaturgo", colui che rende possibile il destino del suo burattino</b>. Apparentemente Geppetto è l'inventore della fiaba, colui da cui tutto ha inizio, ma in realtà è lo stesso Pinocchio a scegliere il suo "inventore". Lo sceglie e lo rende creatore e responsabile della sua storia.</div><div style="text-align: justify;"><b><i>Geppetto è il "maieuta"</i></b> e possiede anche una qualità materna: il burattino è suo e dovrà accettare di riceverne amore ma anche profondo patimento. </div><div style="text-align: justify;"><b>Geppetto è anche il suo custode, un "pedagogo"</b>, è "l'antagonista magico del magico Pinocchio". </div><div style="text-align: justify;">È il padre perché perdona, perché è indulgente anche dinanzi alla disobbedienza più estrema. E anche perché, affamato, cede il suo pasto al figlio (le tre pere mangiate con la buccia). </div><div style="text-align: justify;"><b><i><br /></i></b></div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8lnahxnAfwXo2uFxYxFi80Ft5XZi6RycoljkydP-DN0GMwa8dwC8Tuts5kO3_cFR3s3bijmZcZ_P9AOCClUZgyuCg1xDJS6buZTc_7Sxghc5hbEkQ-9Z9MRYMOGKs3O_IKUaCL6DjOtfCWswwTplbs15QixPxvV_TpiTVhg8mnwUrmd71S6kt-hsgAfU/s825/Schermata%202023-09-24%20alle%2020.05.24.png" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="825" data-original-width="656" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8lnahxnAfwXo2uFxYxFi80Ft5XZi6RycoljkydP-DN0GMwa8dwC8Tuts5kO3_cFR3s3bijmZcZ_P9AOCClUZgyuCg1xDJS6buZTc_7Sxghc5hbEkQ-9Z9MRYMOGKs3O_IKUaCL6DjOtfCWswwTplbs15QixPxvV_TpiTVhg8mnwUrmd71S6kt-hsgAfU/s320/Schermata%202023-09-24%20alle%2020.05.24.png" width="254" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Bozzetto per il Gatto e la Volpe</span></td></tr></tbody></table><b><i>Il </i>Grillo Parlante<i> rappresenta la coscienza e l'onniscienza</i></b>. Nello scontro con Pinocchio finisce male, lo sappiamo, spiaccicato sulla parete, vittima di un atto violento e conclusivo. Io invece ho deciso di tenerlo in vita, dandogli voce nei noti momenti cruciali e in quelli più marginali. </div><div style="text-align: justify;">Pinocchio è stato insolente con il "padre" e violento con il grillo, è di legno ma come abitato da infinite passioni, alcune leggere, non durevoli, altre profonde. </div><div style="text-align: justify;">Una delle caratteristiche più singolari del burattino è l'apparente ravvedimento, il pentimento che segue all'uccisione del grillo-coscienza, e la conseguente intenzione di studiare e imparare in fretta per risarcire Geppetto dell'aver venduto la giacchetta per comprare l'abbecedario, ma poi...</div><div style="text-align: justify;">... <b>ecco l'apparire del teatro</b>. </div><div style="text-align: justify;"><i></i><blockquote><i>Un luogo che è impossibile rendere reale, un insanabile contagio di fughe, tentazioni, scoperte, frustrazioni, rivelazioni. [...] Il burattinaio è la totalità dell'attore, il luogo della recitazione, è il Teatro come Orco che divora tutto, incluso se stesso. </i></blockquote><div>Straordinario <b>Mangiafuoco</b>, perché è di fatto un tirannico orco ma è anche duplice, una sorta di "orco fallito" perché capace di compassione. È un orco di teatro e pertanto possiede un proprio codice per la rappresentazione del suo sentimento più segreto: <i><b>starnutisce quando s'impietosisce</b></i>. Mangiafuoco è l'archetipo della contraddizione, l'inatteso, l'imperscrutabile. Insomma, appunto, il "teatro". </div><div><br /></div><div>Che dire dei due personaggi più iconici di tutta la fiaba, <b>il Gatto e la Volpe</b>?</div><div>Le pagine dedicate ai due loschi figuri sono fra le più affascinanti di tutto il saggio. </div><div>Essi sono i due "fraudolenti" esperti del mondo, lo conoscono e lo manipolano mediante la frode, ma sono capaci anche di ferocia praticando l'assassinio. Si imbattono in Pinocchio quando il burattino ha intrapreso la sua vita da vagabondo, gettandosi in pasto ai due come vittima ideale. </div><div>Essi sono i "criminali sventurati", eppure profondamente poetici. Possono derubare solo chi è disposto a lasciarsi ingannare. </div><div>Il Gatto è "un raffinato e sapientemente crudele, la Volpe è abiettamente ipocrita, miserabile odiatrice dei miserabili". </div><div>Non posso non riportare alcuni magnifici passaggi: </div><div><i></i></div><blockquote><div><i>La Volpe è eloquente, fantasiosa, svelta di riflessi mentali, gran mentitrice anche all'impronta: ha molto del letterato. Le sue menzogne non sono mai generiche: con la passione esclusiva del maniaco ama il particolare, la minuzia, l'assurda cronachistica invenzione del vero; ma la Volpe è anche prigioniera di questa sua stupenda vocazione. Le sue menzogne trasformano le truffe e i raggiri in imprese elaborate, contraddittorie, faticose, frustranti; la truffa è per la Volpe un'allucinazione, qualcosa da perseguire come una follia, un grande amore, un vizio eroico; questo freddo retore della menzogna è un passionale, un essere inseguito dal destino. [...]</i></div><div><i>Il Gatto è il centro del male, e se non fosse associato alla Volpe sarebbe un ottimo gangster; ma anche i gangster hanno un destino. Questo animale malvagio e taciturno si è alleato con un grande oratore sfortunato. Il Gatto non sa parlare, ma al più fa da eco all'ultima parola dei mirabili discorsi volpeschi. Interrogato, si impaccia, e solo l'improntitudine favolosa della Volpe lo salva. Avido e calcolatore, brutale, è l'anima omicida della banda, ma senza la Volpe è impotente e con la Volpe è perduto. </i></div></blockquote><div><i></i></div><div><i></i></div></div><p>Ci sarebbe da chiedersi come è mai possibile che Pinocchio caschi in pieno tra le grinfie di questi due, ma... </p><blockquote><div style="text-align: justify;"><div><i>... ma Pinocchio ama frode, la generosità dei ladri, il disinteresse dei ribaldi, la devozione dei falsari, la sollecitudine dei saltastrada. </i></div></div><div style="text-align: justify;"></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><b>Il Gatto e la Volpe portano Pinocchio verso la notte più lunga</b></i>, l'ultima nella prima versione del romanzo. Pinocchio trova il paese dei morti laddove ha sfidato il sogno, quello di far nascere un albero di monete nell'immaginario "campo dei miracoli". Ha sfidato il sogno e pertanto deve morire. </div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b>Qui termina la fiaba nella sua prima versione</b>, pubblicata a puntate fra il 1881 e il 1882 sul giornale per ragazzi <i>Il Fanfulla</i>. I lettori insorsero, l'editore convinse Collodi a darle un seguito e grazie a ciò <i>Pinocchio</i> incontrò la sua fortuna, con centinaia di edizioni e la traduzione in... 260 lingue. </div><div style="text-align: justify;">La morte di Pinocchio rappresenta dunque la sua rinascita e il suo primo incontro con la misteriosa "fata dai capelli turchini". Dapprima è una bambina appartenente al regno dei morti, una mentitrice, poi si manifesta come aiutante, la fata responsabile del destino del burattino. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEis4uJvvz7a7Y-WmxlmTf-AjqPQVwThSeUpQKsUad_DpENLxpUf6YOkBPefrfrVBKSeR8boL8Nfv1rPequhdaLFqpQvHXsXWwdvAfJTt8-DULK6Bl_qpS9IXrw63aViZlnlSyTsmv0AmMWzusS6UiZPXAlCdg5Bu3Z3lrMGyTHQOaqeJL-WErGXNeq_99M/s1200/fata-turchina-pinocchio-garrone.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEis4uJvvz7a7Y-WmxlmTf-AjqPQVwThSeUpQKsUad_DpENLxpUf6YOkBPefrfrVBKSeR8boL8Nfv1rPequhdaLFqpQvHXsXWwdvAfJTt8-DULK6Bl_qpS9IXrw63aViZlnlSyTsmv0AmMWzusS6UiZPXAlCdg5Bu3Z3lrMGyTHQOaqeJL-WErGXNeq_99M/w640-h426/fata-turchina-pinocchio-garrone.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">La Bambina e la Fata</span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;">La Fata è una "polimorfa affettiva", è subito tentata di essere sorella e madre del burattino e in quanto tale anche a usare misure estreme con lui. La Fata sorride della disobbedienza di Pinocchio e delle sue bugie, <i><b>ma è un sorriso anche sarcastico e per certi aspetti crudele</b></i>, tanto più che adopera le proprie arti per gettarlo nella vergogna del renderlo un palese bugiardo. </div><div style="text-align: justify;">La Fata, insomma, denuncia Pinocchio e gli getta addosso il marchio del suo peccato più grave: la menzogna. Ciò malgrado sia evidente che, senza il burattino, la Fata non ha neppure motivo di esistere. </div><div style="text-align: justify;">Solo lei, assieme a Geppetto, può comunicare a Pinocchio "l'orrore infantile della disperazione". </div><div style="text-align: justify;">Al primo incontro con la Fata, nel quale il burattino sembra aver preso coscienza dei propri errori e voler risarcire nuovamente il babbo, segue la sua nuova caduta perché la sua natura è ancora irreparabilmente sleale: <b>il paese di Acchiappacitrulli</b>. </div><div style="text-align: justify;">Non l'ho incluso nella mia drammaturgia, per semplificare sia la messa in scena che il racconto. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><b>La morte della Fata</b></i>, al ritorno dalle nuove vicissitudini, ha un duplice significato: vuole essere punitiva per Pinocchio ma anche inevitabile; di fatto il burattino disconosce la "madre" e pertanto questa non può esistere. Per riapparire dovrà esserci nuovo pentimento, nuovo dolore. È il dolore, profondo, pungente, acuto, della perdita. È la prima volta che Pinocchio sperimenta l'assenza. Il padre vaga alla sua ricerca, ma la Fata invece è perduta, morta, e senza di lei non vi è possibilità di gioia futura, il progetto viene a mancare. La disperazione di Pinocchio è totale. </div><div style="text-align: justify;"><b>Ma la Fata è anche abile mentitrice e orditrice di inganni</b>. Non può rinunciare alla possibilità di esistere e torna ma sotto mentite spoglie. È la vecchina, è la donna portatrice di acqua. </div><div style="text-align: justify;">La "buona donnina" si svela e torna come Fata-madre, non più sorella. Adesso ha il compito di svelare a Pinocchio che un burattino non può andare incontro a metamorfosi alcuna, non può diventare un bambino, a meno che non rinunci totalmente a se stesso, in sostanza a meno che non muoia da burattino. </div><div style="text-align: justify;">Da questo momento il ravvedimento del burattino diventa concreto, sebbene vacillante. Non lo racconto sul palcoscenico ma segue un lungo periodo in cui Pinocchio in effetti va a scuola e si misura con bambini in carne e ossa, per poi cadere nuovamente nella disobbedienza. </div><div style="text-align: justify;">Seguono un nuovo perdono e nuove intenzioni, anche queste destinate a fallire.</div><div style="text-align: justify;"><b>L'azione si ferma quando Pinocchio si comporta bene</b>. Collodi fa continue ellissi, come se non ci fosse in fondo nulla da raccontare. L'obbedienza è una condizione incompatibile con la storia del burattino. </div><div style="text-align: justify;"><i><blockquote>Non v'è piaga, angoscia, inesistenza, nulla patito nell'essere che non si faccia parola; per sfiorare i significati sempre più periferici occorre viaggiare, percorrere spazi, pellegrinare, fuggire; occorre perdersi, smarrire il nome, dissociarsi dalla socievolezza. </blockquote></i></div><div style="text-align: justify;">È a questo punto che il burattino incontra <b>Lucignolo</b>, l'incarnazione della disobbedienza più totale, l'amorale, colui che descrive il Paese dei Balocchi con "catastrofica euforia". <i><b>Il bello di questo personaggio è che porta in sé una nota di malinconia</b></i>. Lucignolo è un disadattato, un infelicissimo alla ricerca di un paese che non può esistere se non nei suoi più sfrenati desideri. </div><div style="text-align: justify;">E di fatto al Paese dei Balocchi si arriva su un carro che ha qualcosa di funebre, di ineluttabile. I due non possono immaginare cosa li attende, la metamorfosi più terribile, dalla quale questo disobbediente ragazzo non tornerà a differenza di Pinocchio. </div><div style="text-align: justify;">Il <b>Paese dei Balocchi</b> è una delle più straordinarie rappresentazioni di tutto il romanzo e ha un potere metaforico e allegorico che ho trovato abbagliante. È uno di quegli elementi che rendono la fiaba eterna, trasversale, senza tempo: è il luogo costruito dal "falsificatore del mondo" per bambini e ragazzi, il luogo dove questi <i><b>sono destinati alla morte dell'umano</b></i>, dove perdono per sempre se stessi. Sono adulti quelli che lo hanno preparato, rendendolo attraente, irresistibile. È il luogo della negazione di ogni sacrificio, dove non esistono libri né maestri e dunque non vi è la conoscenza, e senza di questa, bambini e ragazzi sono destinati a perire. </div><div style="text-align: justify;">Non credete che assomigli alle tante lusinghe e alle trappole tese ai più giovani per impedire loro di trovare una strada, per renderli manipolabili e inetti? </div><div style="text-align: justify;"><i><blockquote>Qui si raccolgono e si depositano tutti i sogni costruiti dalla delusa mitomania infantile e sul suicida rifiuto di morire dell'adolescente. Le estasi terribili e leggere dei ragazzi sono esplose, e il grande corruttore notturno ha costruito per accoglierli una città. [...] ...il furore del gioco non consente dialoghi, non pare vi siano società o bande, e l'unica forma di contemplazione collettiva è il teatrino di tela. Tutti sono amici ma nessuno si conosce. Il Paese dei Balocchi è la capitale del rumore, del fracasso come letizia sociale: terribile profezia. </blockquote></i></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg45mBLzm6tvvhWj6M7cRHihZS3H2fFDpjYmfRXnAOiUT0GU9vOfdmVfdutTOP-y2lCjo6AVyOas0qDBtqCgVbYwv63MyeEdITtOZX2_LqGxGbQNTlsMOmU_vyYmIg5PZDOtldSCp60_PoS0Mztek1zjLNxG_KDAy4ekt7gi9m_0XMbaLzoUto_T8qS_pg/s1280/4-2.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg45mBLzm6tvvhWj6M7cRHihZS3H2fFDpjYmfRXnAOiUT0GU9vOfdmVfdutTOP-y2lCjo6AVyOas0qDBtqCgVbYwv63MyeEdITtOZX2_LqGxGbQNTlsMOmU_vyYmIg5PZDOtldSCp60_PoS0Mztek1zjLNxG_KDAy4ekt7gi9m_0XMbaLzoUto_T8qS_pg/w640-h426/4-2.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Lucignolo e Pinocchio in attesa di partire per il Paese dei Balocchi</span></td></tr></tbody></table><br />La metamorfosi di Pinocchio in ciuchino provoca in lui dolore e vergogna. E le vicissitudini che seguono sono estreme: passa di padrone in padrone, soffre, piange disperatamente, fino a quando ritrova nel suo nuovo incontro con l'acqua la sua nuova trasformazione. </div><div style="text-align: justify;"><b>Nel mare Pinocchio ritrova le sue fattezze e la speranza di un'espiazione</b>, ma prima deve essere inghiottito dal terribile Pescecane, un mostro del mare "labirintico" nel quale è destinato a riabbracciare il falegname-padre. È sospettabile un intervento della Fata in questo miracoloso ritrovamento. </div><div style="text-align: justify;">La Fata perdona tutte le volte che Pinocchio conosce la disperazione più profonda, il dolore più acuto. </div><div style="text-align: justify;"><i><b>Nel ritrovare Geppetto, Pinocchio è come se ne diventasse padre</b></i>. Il ravvedimento è adesso totale e per sempre, perché il burattino si riconosce nel compito di portarlo in salvo e donargli nuova vita. La missione è altissima e gli offre l'insegnamento definitivo. </div><div style="text-align: justify;">Nelle ultime pagine ricompaiono il Gatto e la Volpe, ormai due esseri finiti, angariati dalle loro stesse angherie, sono il prodotto, la conseguenza dell'insieme dei loro atti. Pinocchio non ne ha pietà alcuna, prosegue la strada reggendo il proprio creatore-padre e va avanti, la sua scelta non ha più tentennamenti. Il Gatto e la Volpe ridotti a due maschere in disfacimento rappresentano la fine della favola. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il perdono concesso al burattino è affidato al Grillo Parlante redivivo, ormai evidente strumento della stessa Fata, che comprendiamo essere stata sempre presente. La strega-fata-madre che ne ha in certo senso anche tessuto il destino. Le ultime sue parole a Pinocchio sono affidate al sogno, il "luogo" dove la Fata deve tornare adesso che la missione è compiuta. </div><div style="text-align: justify;">Il distacco non è doloroso, piuttosto pieno di gioia perché Pinocchio è pronto a diventare un bambino vero, la promessa di obbedienza è proiettata sul futuro, l'apprendimento della lezione invece è nata dall'infrangersi della promessa sui numerosi atti di disobbedienza. </div><div style="text-align: justify;"><b>Nel diventare un bambino in carne e ossa, Pinocchio deve "morire a se stesso"</b>. Nella sua morte/rinascita che è anche metamorfosi lascia l'involucro fuori da sé: un burattino appare in un angolo, un pezzo di legno senza vita.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Pinocchio è uno dei più alti esempi di narrazione che definirei escatologica</b></i>. È una rappresentazione dei destini dell'uomo ed è per questo una storia senza pari nella letteratura italiana. </div><div style="text-align: justify;">È un patrimonio straordinario che in tutto il mondo hanno fatto proprio, perché tutto il mondo ne subisce il fascino e l'incanto. La sua bellezza sta anche, secondo me, nella sua "italianità". Il romanzo è uno spaccato di vita regionale, popolare, che forse un po' si perde nelle numerose rappresentazioni nel mondo, ma proprio questo rende unica questa storia. Perché in definitiva è una storia epica. </div><div style="text-align: justify;">La mia trasposizione teatrale ne sarà una rappresentazione possibile, semplice ma spero efficace, la difficoltà sta tutta nel toccare quelle note così particolari e uniche e rilanciarle allo spettatore. </div><div style="text-align: justify;">Impresa difficile ma per questo affascinante e irrinunciabile. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Qui la sigla del Pinocchio di Comencini, a molti di noi porterà un po' di nostalgia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="381" src="https://www.youtube.com/embed/e4VgYEFT5aQ" width="485" youtube-src-id="e4VgYEFT5aQ"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0c343d;">Che mi dite della vostra conoscenza di questa fiaba? Che ricordi ne avete? </span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">[Le immagini scelte per il post appartengono al film di Matteo Garrone, a mio parere una delle migliori trasposizioni]</span></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com32tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-78093428637541602582023-09-17T19:10:00.007+02:002023-09-18T09:52:49.291+02:00Michela Murgia (o del perché possiamo continuare ad ascoltarla)<div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXoBVAQgJJp4WaKR5hW5Eu7GSo2wvCzotjNZOtJ-K9CswfFmzNPuLhdo3Kxs7EKpLdks1rX8toxn5XigPb564HR8w1u8m-PlyZaOIwxp8eJX82qOmgfeo68GirtZ_mVs_31mAQziGKV5oMacmlxQiPLK1wUN0KOZbZuJ9z2Hd8X7YSEkLlg22Nj-mrN4Y/s1200/Michela-Murgia.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXoBVAQgJJp4WaKR5hW5Eu7GSo2wvCzotjNZOtJ-K9CswfFmzNPuLhdo3Kxs7EKpLdks1rX8toxn5XigPb564HR8w1u8m-PlyZaOIwxp8eJX82qOmgfeo68GirtZ_mVs_31mAQziGKV5oMacmlxQiPLK1wUN0KOZbZuJ9z2Hd8X7YSEkLlg22Nj-mrN4Y/w640-h336/Michela-Murgia.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Michela Murgia (1972 - 2023)</span></td></tr></tbody></table><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Poco più di un mese fa </span><b style="font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Michela Murgia</b><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;"> moriva, il 10 agosto 2023, in un giorno di piena estate e mentre mi trovavo in vacanza a Riva del Garda. Aveva 51 anni. Ero stata distratta riguardo ai social e in quei giorni non mi ero resa conto che non si avevano sue notizie da un po', la sua pagina Instagram non veniva più regolarmente aggiornata da tempo. Poi, ripercorrendo l'ultimo suo post avevo letto fra i commenti di una certa preoccupazione perché persone vicine a lei sapevano che aveva avuto una gravissima ricaduta a fine luglio. <span><a name='more'></a></span></span></div></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Michela è morta a casa, nel suo appartamento a Trastevere comprato da poco, nel quale aveva riunito nelle ultime settimane tutta la sua famiglia allargata, la sua famiglia "queer", per un lungo ultimo addio. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px; text-align: justify;">Della sua morte ho saputo al mattino, quando accendendo il cellulare ho visto un messaggio di mia sorella.</div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">"Michela Murgia è morta", parole che non avremmo voluto leggere né pronunciare, ma inevitabili per una morte annunciata da lei stessa mesi fa, nell'<i><b>intervista rilasciata sul Corriere ad Aldo Cazzullo il 6 maggio</b></i>. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Leggerla è un'esperienza di quelle rare, in particolare per quello che riguarda il suo modo di affrontare la malattia e l'imminenza della morte, potete recuperarla <b><i><a href="https://www.corriere.it/cronache/23_maggio_06/michela-murgia-intervista-613411b8-eb75-11ed-b6da-0a1fd7305281.shtml" target="_blank">qui</a></i></b>. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">La notizia sconvolse la compagine dei suoi estimatori, suscitò un certo movimento anche fra chi non l'ha mai stimata, innescò un dibattito sul delicatissimo tema della morte e sul modo di intendere una malattia terminale come un carcinoma renale al quarto stadio con metastasi al cervello. Incurabile. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Com'era prevedibile, c'è stato anche chi ha continuato a odiarla, dileggiarla, gettarle fango, anche dinanzi agli ultimi mesi di una vita intensa e spesa tutta nella riflessione, nella messa in discussione delle cose "storte", nel lavorio continuo su temi di politica, diritti civili, femminismo. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><i><b>C'è stato chi ha visto nel suo racconto del ritenere il cancro parte di se stessa e di andare serenamente verso la fine di tutto un modo per mettersi in mostra</b></i>. L'ultimo canto di un cigno che agli occhi di tanti è stato un brutto uccello deforme, una donna senza fascino né attrattive, un "orco" inguardabile. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Perché noi viviamo in un paese di odiatori e odiatrici di donne che sanno pensare e discutere. Un fronte che non tollera che una donna non bella secondo i comunissimi canoni si metta a blaterare e mostrare il coraggio di smontare un sistema. Michela era donna e secondo molti insomma troppo brutta per prendere la parola. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">La stampa di destra negli anni è stata terribile verso di lei - <i>Libero</i> in primis, con quel grottesco Vittorio Feltri, ma anche altre testate come <i>Il Giornale</i>, <i>Verità</i> - costantemente orientata verso il suo aspetto esteriore e il suo essere donna e pensante: "brutta come una strega", "brutta come l'orco", (entrambe di Feltri), "paffutella", "sovrana del cessismo" (questa di Filippo Facci), "frustrata", "aggressiva", sono solo alcuni dei termini di questo giornalettismo fascista. Mi è piaciuto <a href="https://www.youtube.com/watch?v=w2rBzFbgf_E" target="_blank"><b><i>questo</i></b></a> commento di <b>Vittorio Sgarbi</b>, che mi è parso equilibrato pur proveniente da un uomo di destra, perlomeno senza quel livore e odio tipici di questa parte politica. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieBSbOKLGQQqId__SfBVT6WSrhiXrj69hjSH2iHU5G53XZ3syEu73Jok2qP4WQDfX1AZQdZg6nS-01op6Ct3F7HpI2hlMn0NOXGWGtNYeK35i5Ea_eLa1ktOqNu5DaLH6dblqaJE4xoBc1ijvv7OB2TyU7d1olCQJ0MyDcIf7cs9OD6yvoDCPWqyrLSsU/s2048/murgia.jpeg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1838" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieBSbOKLGQQqId__SfBVT6WSrhiXrj69hjSH2iHU5G53XZ3syEu73Jok2qP4WQDfX1AZQdZg6nS-01op6Ct3F7HpI2hlMn0NOXGWGtNYeK35i5Ea_eLa1ktOqNu5DaLH6dblqaJE4xoBc1ijvv7OB2TyU7d1olCQJ0MyDcIf7cs9OD6yvoDCPWqyrLSsU/s320/murgia.jpeg" width="287" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">I libri di Michela Murgia sul mio scaffale</span></td></tr></tbody></table>Per <i>Avvenire</i>, il noto quotidiano di ispirazione cattolica, non c'è stato bisogno di qualificarla come blasfema e "strega", neppure dinanzi a libri come <i>Ave Mary</i> e <i>God save the queer</i>: Michela era una credente e studiosa di teologia, aveva insegnato Religione, sapeva il fatto suo. Non c'è bisogno di aggiungere altro a riguardo, basti leggere <i><b><a href="https://www.avvenire.it/agora/pagine/le-sue-idee-1-michela-murgia-e-quella-sete-di-assoluto" target="_blank">questo</a></b></i> bellissimo articolo. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Un donna colta e intelligente, pensante e combattiva non è gradita a molti, la lezione è stata chiarissima. E quei "molti" non sono in grado di guardare la luna, fissano il loro sguardo miope sul dito, si rifiutano di andare oltre, approfondire, leggere, informarsi. Preferiscono attenersi alla stampa denigratoria e il loro orizzonte resta quello, non intendono conoscere, giudicano, colpiscono, odiano. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">La loro limitata intelligenza e capacità di lettura della realtà non li porta neppure a individuarne aspetti che avrebbero avuto il potere di commuovere chiunque, anche da un fronte opposto. Ma tant'è. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Io sono stata e resto fortunata. Perché sono fra i moltissimi altri che l'hanno amata, apprezzata, stimata oltre ogni dire. Michela Murgia ha avuto su di me un potere ipnotico nei mesi di lockdown, quando ebbi tutto il tempo di ascoltare, affidarmi, capire. Posso dire di doverle una visione più ampia, l'aver saputo che esistono cose prima totalmente ignorate. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Mi ha insegnato cosa siano i "bias cognitivi", per esempio. In una bellissima puntata di <i><b>Buon Vicinato</b></i> con <b>Chiara Valerio</b> mi ha insegnato le "geografie" (quanta bellezza in quei colloqui!) e mi ha fatto ridere di gusto dinanzi ai tantissimi passaggi in cui prende un dettaglio e lo smonta fino all'osso, assieme alla sua coltissima sodale, in uno scambio dialettico che chi ama la parola e l'argomentazione ironica può solo amare. Ho gustato puntate dedicate a temi svariati: il cambiamento, la pedagogia, la fede, la gentilezza, la democrazia, la solitudine, Tolkien, e perfino Lady Oscar, Harry Potter, Babbo Natale, Dracula, libro o film, e tantissimo altro. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">In barba a chi l'ha definita senza simpatia e sempre "arrabbiata". Michela Murgia era divertente e amava divertirsi, aveva una passione smodata per una band di giovani coreani, stava imparando il coreano studiandone sonorità e costrutti, adorava cucinare, cantare, non aveva il pollice verde e ci faceva un'ironia sopra davvero molto divertente. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Aveva un grandissimo senso dell'onestà in amicizia, per di più ha creato una vera e propria famiglia di amici, raccogliendo attorno a sé persone conosciute in incontri del tutto casuali eppure "potenti", rivelatori.</div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Lei che non aveva avuto la fortuna di una famiglia in cui vige amore e protezione, ma al contrario aveva vissuto la violenza di un padre-padrone, ha trovato un altro modo di formare una famiglia, obbedendo a quel sano principio che "il mondo non è poi così brutto, dipende dal mondo che ti fai". </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Uno dei suoi più grandi amici è stato <b>Roberto Saviano</b>, che ha voluto accanto a sé nelle ultime ore prima del trapasso, ritenuto un fratello prima che amico. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Ha condiviso con una madre l'educazione di un figlio, conosciuto bambino durante la presentazione di <i>Accabadora</i> e poi mai più lasciato, ha "adottato" il giovane Alessandro Giammei conosciuto in anni di gioco di ruolo, ha accolto come "figli d'anima" giovani per i quali è stata madre, sorella maggiore, compagna di vita. Ha lasciato a tutti loro l'eredità di un luogo in cui continuare a riunirsi, ha scritto un testamento in cui ha diviso tutto ciò che ha raccolto fra i componenti della sua famiglia. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Che non metto fra virgolette, perché una realtà come questa lo è, legittimamente, famiglia. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">L'omaggio di tutti durante e dopo i funerali è stato vibrante di bellezza, a partire dalle <b>attesissime parole di Chiara Valerio durante le esequie</b>, che sceglie di parlarne al futuro. Saviano ha menzionato il vigore politico di Murgia, e naturalmente è stato attaccato il giorno dopo - <i>Libero</i> ha parlato molto elegantemente di "macabro show" - perché non si sa tacere nemmeno dinanzi alla morte. I soliti detrattori hanno parlato di tifo da stadio, ma era inevitabile, così come lo è stata tutta l'energia di chi ha pianto e applaudito e urlato il nome di Michela quel giorno. Poi Chiara Valerio ha trovato le parole giuste anche per questo:</div><div style="background-color: white;"><span style="color: #212529; text-align: left;"><span style="font-family: trebuchet;"><blockquote><i>Utilizzare le parole pronunciata da Roberto Saviano al funerale di Michela Murgia, per screditare Roberto stesso, è la misura di quanto i giornali di regime temano una piazza dove garrivano bandiere italiane, bandiere arcobaleno e palloncini a unicorno.</i></blockquote></span></span></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">In questo mio blog mi è capitato di parlare di Michela Murgia, trovate <b><i><a href="http://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2020/11/accabadora-michela-murgia.html" target="_blank">qui</a></i></b> la recensione di <i>Accabadora</i> e <b><i><a href="http://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2020/12/luca-sofri-non-aveva-ragione-il.html" target="_blank">qui</a></i></b> un post riguardante un suo confronto con Luca Sofri sul teatro e sulle criticità dei teatri durante la pandemia. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Tornerò a scrivere di lei, perché nel frattempo continuerò a leggerla. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">A Riva del Garda mi sono infilata in una libreria e ho preso e poi letto <i>Chirù</i>, che contiene passaggi indimenticabili, poi pian piano leggerò tutto quello che ha scritto. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Continuerò a leggerla e ad ascoltarla, perché Michela Murgia era e resta un'eccellenza del panorama intellettuale italiano, al di là di ogni polemica politica ciò è innegabile. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Lascerò che mi insegni nuove visioni, nuove parole, nuovi modi di osservare la realtà, continuerò a imparare come si può imparare solo dai sapienti. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">La sua ultima intervista è piena di bellezza. La consiglio davvero a tutti. </div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="359" src="https://www.youtube.com/embed/xklhwR90Djk" width="473" youtube-src-id="xklhwR90Djk"></iframe></div><br /><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><br /></div><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><b><span style="color: #0c343d;">Mi piacerà leggere i vostri commenti se vorrete scriverne.</span></b></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com26tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-12607385534261376172023-09-07T10:06:00.004+02:002023-09-07T10:11:58.362+02:00La "mia" Parigi (con qualche riflessione sul "perché è possibile")<div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCHnpmtY-H0vdnXg8FYsDclXSsDnfeUuOo0EbGjgBlOqQgH7OzqdjOzNJMpKkOGbh_oGGJ-tgjWY_YkZuDo2oL49TZwlcMy1ZCkpYapzTjvL5NRhlwqZ3qfuGNrQYibsXJlgtjOaoaHDMR_q1GcOa9K7HAOlWozbKYwLAj0ObeJuge32nQxC2yS4oG_mo/s1252/Schermata%202023-07-31%20alle%2011.27.53.png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1252" data-original-width="925" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCHnpmtY-H0vdnXg8FYsDclXSsDnfeUuOo0EbGjgBlOqQgH7OzqdjOzNJMpKkOGbh_oGGJ-tgjWY_YkZuDo2oL49TZwlcMy1ZCkpYapzTjvL5NRhlwqZ3qfuGNrQYibsXJlgtjOaoaHDMR_q1GcOa9K7HAOlWozbKYwLAj0ObeJuge32nQxC2yS4oG_mo/w295-h400/Schermata%202023-07-31%20alle%2011.27.53.png" width="295" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Scoprire Parigi oltrepassati i cinquanta?</b></i> Eccomi. </div><div style="text-align: justify;">Finalmente questa estate è giunto il momento di addentrarmi nella Ville Lumière, per me che non avevo mai fatto il classico viaggio comune a tutti.</div><div style="text-align: justify;">Parigi era e resta una meta per tutte le età e di solito la si scopre giovanissimi, al seguito della famiglia o da soli, uno di quei viaggi in Interrail diffusi da una trentina di anni. Esperienza che, ahimè, non ho fatto, prediligendo anche per la luna di miele ormai ben 26 anni fa gli Stati Uniti piuttosto che un viaggio fattibile in qualsiasi periodo. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Scoprire Parigi in età matura comunque regala una consapevolezza diversa, puntellata sulla ferma volontà di evitare di far diventare l'esperienza una di quelle classiche da tour turistici (Tour Eiffel - Louvre - Versailles - Sacre Coeur e poi passeggiare senza una meta precisa) e piuttosto andare pure oltre, andare a caccia di dettagli non meno importanti, meno battuti e invece sorprendenti. <i><b>Se poi ti imbatti in giorni freschissimi</b></i> che ti costringono a indossare il giacchetto, mentre in Italia imperversa la fornace estiva, allora è tutto dire. <span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Ho avuto due supporti all'impresa: i consigli del mio amico espertissimo della capitale francese Alessandro Borgogno - sul suo blog potete gustare alcuni ottimi articoli <i><b><a href="https://lineadorizzonte.wordpress.com/?s=parigi" target="_blank">qui</a></b></i> - e un libro adocchiato qualche tempo fa e letto, e "studiato", a ridosso del viaggio: <i>Avremo sempre Parigi </i>di Serena Dandini - uno scrigno di scoperte e curiosità descritte da chi frequenta abitualmente la città e non smette di subirne il fascino. </div><div style="text-align: justify;">Io e Dolcemetà siamo partiti il 18 luglio e rientrati il 26. C'erano sette giorni pieni da sfruttare, più la mattina del giorno di ritorno, poiché saremmo partiti in serata. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ebbene, è stato un tour de force, davvero molto impegnativo, ma siamo riusciti a infilarci molte mete: </div><div style="text-align: justify;">Giorno 1°: Museo D'Orsay e Orangerie, giro in bateau mouche sulla Senna, cena sotto la Tour Eiffel</div><div style="text-align: justify;">Giorno 2°: Les Invalides - Museo delle Armi e Tomba di Napoleone </div><div style="text-align: justify;">Giorno 3°: Passeggiata veloce lungo Champs Elisée e Museo del Louvre</div><div style="text-align: justify;">Giorno 4°: Versailles, Petit e Grand Trianon, spettacolo di musica e luci nei giardini reali</div><div style="text-align: justify;">Giorno 5°: Petit Palais e Mostra su Sarah Bernhardt, passeggiata risalendo la collina di Montmartre </div><div style="text-align: justify;">Giorno 6°: Centre Pompidou, passeggiata all'Île de la Cité ad ammirare Notre Dame (da fuori)</div><div style="text-align: justify;">Giorno 7°: Galliera - Museo della Moda, Maison Victor Hugo, Museo Carnavalet, Passage Verdeau</div><div style="text-align: justify;">Giorno 8°: al mattino Cimitero del Père Lachaise</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqm3MvC0u97wSeSkqoSzgHsbTVcjoijOqo_2bmt9qEobf5rfx0JcNU-MgEuedlc_HN6YpdUWTgkZ8hkh_9o_7fvr1ntGqdPDgKkWcF3al5P3XcftZOCReaRTkXJ1Ft971VTI36JdqhkhkTkOP1cbWyj90swbZ_NTf8MU4l-nBfPYieYeRuZ20egUg0A_Y/s2048/1.jpeg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1152" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqm3MvC0u97wSeSkqoSzgHsbTVcjoijOqo_2bmt9qEobf5rfx0JcNU-MgEuedlc_HN6YpdUWTgkZ8hkh_9o_7fvr1ntGqdPDgKkWcF3al5P3XcftZOCReaRTkXJ1Ft971VTI36JdqhkhkTkOP1cbWyj90swbZ_NTf8MU4l-nBfPYieYeRuZ20egUg0A_Y/w225-h400/1.jpeg" width="225" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><i>Morte di Orfeo</i>, Émile Lévy <br />Museo D'Orsay</span></td></tr></tbody></table>Ho privilegiato insomma un itinerario storico, certa che i musei finora visitati potessero svelare molto di questa città straordinaria. </div><div style="text-align: justify;">Il grande talento nella conservazione dei Beni culturali tipico dei francesi - o forse in particolare dei parigini - permette di compiere veri "viaggi" dentro i grandi e piccoli eventi e vi assicuro che sono esperienze fuori dal comune. </div><div style="text-align: justify;">Se Parigi è la città delle <b>avanguardie artistiche</b> e uno dei più grandi esempi di quella <b>rivoluzione borghese</b> che fece del <b>progresso</b> il proprio stendardo, essa è anche:</div><div style="text-align: justify;">- la città medievale dei grandi antichi regni che fecero la Storia fino all'Ancien Régime, </div><div style="text-align: justify;">- la città della grande Rivoluzione francese e dell'era napoleonica;</div><div style="text-align: justify;">- la città totalmente reinventata da Haussmann su volontà di Napoleone III;</div><div style="text-align: justify;">- la capitale invasa e occupata dai nazisti e poi liberata da alleati e partigiani; </div><div style="text-align: justify;">- la città riorganizzata da Charles De Gaulle </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La sua storia è complessa, stratificata, <i><b>anche molto difficile da restituire come narrazione a un pubblico, come può farlo solo un complesso museale all'altezza</b></i>. </div><div style="text-align: justify;">Ecco, se si va a caccia della storia di Parigi, se si vuole andare oltre la pura ammirazione incantata di forme e architetture, se si vuole sapere "cosa ha funzionato", fate il lungo percorso storico e ne saprete abbastanza da dichiarare che un popolo fiero della propria Storia, di un luogo diventato nel tempo il fulcro di un'identità nazionale, può raccontarlo, partendo dal rispetto dei propri beni e lavorando senza posa, raccogliendo il testimone dalla generazione precedente.</div><div style="text-align: justify;">Parigi a tal proposito non si ferma. A parte i preparativi in corso per le Olimpiadi 2024 che la vedono disseminata di cantieri - di cui però il viaggiatore non si accorge se non per qualche stazione metro chiusa e deviata per garantire il trasporto pubblico e gli Champs Elisée con percorso irregolare - ci sono luoghi come <b>Notre Dame</b>, <b>ferita dal grave incendio del 2019</b>, attorno alla quale si aggrappano ponteggi altissimi per poterne restituire tutta la bellezza. Sì, ci sono finanziamenti anche stranieri, ma i francesi sanno come mettere a frutto, come trasformare il denaro in opportunità di riqualificazione seria. </div><div style="text-align: justify;">Il <b>Centro Pompidou</b> sarà chiuso alla fine del 2024 per cinque anni, sono già stati stanziati i fondi per una rigenerazione del celebre luogo votato all'arte vicina alla "transavanguardia" come la definì Achille Bonito Oliva ai tempi dei miei esami universitari. </div><div style="text-align: justify;">Per non dire del macro-progetto <b style="font-style: italic;">Grand Paris </b>di cui ho letto su una brochure, che dovrebbe puntare a riqualificare interi quartieri storici rispettandone le forme e la storia ma puntando su viabilità e fruibilità di servizi "avanzati". Ne ho trovato <a href="https://www.france.fr/it/parigi/lista/9-progetti-innovativi-che-trasformano-parigi" target="_blank">un sito</a> che lo spiega bene. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1259" data-original-width="1421" height="568" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBnQytGTUhE6kPTlXAIPA00ERi3oKWthl9u8S6EKQCezaq8eSFXM7us2hOFPdUMyhbC0A8GxWHJ9oHrpbZtpBobF3vU0cyal7fumEI6xqEJSisUnIC2UAVPh29VzTk-fR5ck_ERXHe1-sHs1JNnKbwOy4bnMS3Rw3pWGC-vqAN9FVNj6mhNPY2tQXv1Zs/w640-h568/Schermata%202023-08-01%20alle%2010.57.25.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="640" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Trovarsi dinanzi a <i>Déjeneur sur l'herbe</i> di Édouard Manet (Museo D'Orsay)...</span></td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBnQytGTUhE6kPTlXAIPA00ERi3oKWthl9u8S6EKQCezaq8eSFXM7us2hOFPdUMyhbC0A8GxWHJ9oHrpbZtpBobF3vU0cyal7fumEI6xqEJSisUnIC2UAVPh29VzTk-fR5ck_ERXHe1-sHs1JNnKbwOy4bnMS3Rw3pWGC-vqAN9FVNj6mhNPY2tQXv1Zs/s1421/Schermata%202023-08-01%20alle%2010.57.25.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: x-small;"></span></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Abbiamo alloggiato in un appartamento molto carino nel XV Arrondissement, dove abbiamo imparato come i parigini gestiscono l'immondizia. <i><b>Per le strade non ci sono cassonetti, non c'è traccia di rifiuti</b></i> (in Italia ci sono pochissimi esempi del genere). I secchi preposti sono tutti all'interno delle corti dei palazzi, costruiti per la maggior parte a uno o più cortili interni - vedasi il progetto urbanistico di Haussmann e la conseguente "gentrificazione" di grandi aree prima occupate da edifici fatiscenti il cui costo di riqualificazione sarebbe stato ben più alto rispetto ad abbattimento e costruzione secondo i nuovi dettami architettonici dell'epoca. </div><div style="text-align: justify;">Va da sé che tutta l'ampia area storica di rilievo è priva di rifiuti e oggettivamente pulita.</div><div style="text-align: justify;">Per amor di cronaca è necessario ricordare che nei sobborghi parigini non possono dire lo stesso, conosciamo un po' tutti la situazione delle <i>banlieues</i>. È lo scheletro nell'armadio, il lato oscuro. <i><b>Parigi brilla di luce propria ma dimentica gli emarginati</b></i>, li rigetta in sobborghi dove il suo splendore non arriva. Le tre grandi banlieues parigine - Cités Cordon, Les Tarterêts, Le Val Fourré - ospitano migliaia di persone, perlopiù immigrati, viventi sotto la soglia di povertà, sono quartieri dove imperversano spaccio, prostituzione, crimini di vario genere. </div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.ilpost.it/2023/07/03/la-questione-delle-banlieue/" target="_blank">Qui</a> è spiegato molto bene quello che accade, il grave problema delle disuguaglianze. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVXsbPy_6eG0tKGe0khafLs5RYFre6N2__aRiD-9RyB9QVifhwBF6i5larkGYFOpD0Orp_YFo0KoZ56j9ETDw4VCN1dSA52zaK5ZmdmuGRnh3zF9d3T294uEyg1EYn56uSac_Cqm2sJuV5YxAi4qAPZynDALO0PIm-ppGGa_pwVPD-ibxOdkoLLpmDptw/s1522/Schermata%202023-08-01%20alle%2011.03.25.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="998" data-original-width="1522" height="420" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVXsbPy_6eG0tKGe0khafLs5RYFre6N2__aRiD-9RyB9QVifhwBF6i5larkGYFOpD0Orp_YFo0KoZ56j9ETDw4VCN1dSA52zaK5ZmdmuGRnh3zF9d3T294uEyg1EYn56uSac_Cqm2sJuV5YxAi4qAPZynDALO0PIm-ppGGa_pwVPD-ibxOdkoLLpmDptw/w640-h420/Schermata%202023-08-01%20alle%2011.03.25.png" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">... e alle <i>Ninfee </i>di Claude Monet (Museo dell'Orangerie)</span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;">Tornando agli splendori di Parigi, la sensazione è appunto di una cura meticolosa, di un rispetto mai venuto meno. Dentro questo grande "spettacolo" si cammina consapevoli di una <i>grandeur</i> in cui le generazioni si susseguono coscienti di mantenerla in vita, perché si sa, ogni patrimonio culturale ha una propria fragilità. </div><div style="text-align: justify;"><b>La memoria a Parigi è questione fondamentale</b>. Le architetture, le straordinarie opere d'arte sono lì, eterne e immutabili, le generazioni passano prendendosene cura, rilanciando anzi Parigi ogni volta un passo in là, rinnovandone il primato di capitale al passo coi tempi e anzi "avanti".</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>L'inevitabile senso di frustrazione.</b> </div><div style="text-align: justify;">Camminando a Parigi fra le strade e fra i luoghi di conservazione dei beni, sorge spontanea la domanda: perché in Italia non avviene? Perché per fare un esempio la bella Roma non si avvicina nemmeno lontanamente alla capitale francese? Se è facile pensare al solito cliché "loro hanno fondi che non abbiamo, sono un paese ricco e noi no", senti anche che come spiegazione non regge. </div><div style="text-align: justify;">Il patrimonio artistico e naturalistico italiano è ben maggiore rispetto a quello francese. È risaputo. </div><div style="text-align: justify;"><i><b>L'insieme di tutti i nostri beni culturali si aggira attorno a un valore di 174 miliardi di euro</b></i> e rappresenta il 10% del Pil. Il problema è saperlo gestire, ritenerlo non solo parte integrante della nostra identità storica e culturale, ma anche patrimonio da conservare e rilanciare come risorsa vera. </div><div style="text-align: justify;">Secondo dati Istat di qualche anno fa, "il nostro paese è al penultimo posto (dietro la Grecia) per quota di spesa pubblica destinata alla cultura: 1,4% contro il 2,1 della media europea". Francia e Inghilterra invece le più virtuose. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><b><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirCutx2hWD41FDiM895CR1jP360sPZLEzxyDUbSQmLNRbsVSPUpoUWxxfkTolgMfywR03dFN7qrNIWgT41feCNwGST4sorIeEaUxq4Wvu0tsT8ZuBuDJTPTpgpWHQDvVTolonyqX-soMBdmu5L65e1f9VDZMKDqC8QXSgw7fmhP4qiIvEJeNxTnmU9K88/s2048/3.jpeg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirCutx2hWD41FDiM895CR1jP360sPZLEzxyDUbSQmLNRbsVSPUpoUWxxfkTolgMfywR03dFN7qrNIWgT41feCNwGST4sorIeEaUxq4Wvu0tsT8ZuBuDJTPTpgpWHQDvVTolonyqX-soMBdmu5L65e1f9VDZMKDqC8QXSgw7fmhP4qiIvEJeNxTnmU9K88/w300-h400/3.jpeg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Dettagli nelle stanze di Versailles</span></td></tr></tbody></table>Se spendiamo poco in conservazione e valorizzazione, non possediamo neppure una gestione ottimale dei musei</b></i>: la digitalizzazione è ancora indietro rispetto alla media europea, disordine nei flussi, costo mediamente alto dei biglietti, poche o inesistenti promozioni rivolte ai giovani, verso i quali si dovrebbe avere una certa considerazione per avvicinarli al patrimonio storico/artistico. Ebbene, <b>a Parigi l'ingresso è gratuito per i giovani sotto i 26 anni</b>. </div><div style="text-align: justify;">Per quanto riguarda l'accoglienza dei visitatori disabili, solo poco più del 50% dei musei italiani risultano attrezzati. </div><div style="text-align: justify;">Insomma, una situazione avvilente, a fronte di un ristretto numero di realtà "blasonate" nelle città più visitate (ma qua e là affidate a direttori non italiani, più esperti nella gestione museale). </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In breve, la gestione dei beni culturali francesi si appoggia su principi semplici. Riporto dalla rete:</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>[In Francia] Un vero e proprio esempio di decentramento, insomma, dove le collettività locali e le associazioni
amministrano e gestiscono liberamente, mentre <b>lo Stato garantisce la coordinazione dei metodi, il
rigore delle norme scientifiche e la conservazione delle raccolte</b>. </i></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><i>Per quanto riguarda i costi, in
Francia vige un principio di libera amministrazione. Non esiste cioè un regolamento nazionale sul
costo dei biglietti: i musei principali possono applicare tariffe agevolate per i giovani e ridurre il
prezzo d’ingresso nel pomeriggio. Molte sono le iniziative museali per promuovere i siti culturali, al
di là delle riduzioni già presenti.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Afferrare "lo spirito del luogo".</b></div><div style="text-align: justify;">In sostanza, quello che più propriamente viene chiamato "genius loci". </div><div style="text-align: justify;">Parigi è disseminata di luoghi iconici. Il più iconico di tutti, la <b>Tour Eiffel</b>, il monumento più fotografato al mondo, non è solo un'opera di ingegneria, non segna quella epoca e basta. Diventa quell'insieme di identità, ambiente, cultura che è appunto il <i>genius loci</i>. </div><div style="text-align: justify;">Lo ammetto, non mi ha attirato particolarmente. È smaccatamente un luogo troppo frequentato, anche mal frequentato dal tramonto, è quel "dove" in cui tutto il turismo di massa si concentra e solo per questo me lo fa apparire da una visita e via. Non ho sentito il bisogno di risalirla, mi è stata bene là, sullo sfondo, quando abbiamo atteso pazientemente le 23 ed è cominciato quello sbrilluccichio che la rende una vedette affascinante e irrinunciabile. </div><div style="text-align: justify;">Quello che mi ha emozionato della Tour Eiffel è stato piuttosto <i><b>la serie di nomi scolpiti lungo tutto il suo perimetro sotto la balconata del primo piano</b></i>: diciotto nomi per ciascun lato, un totale di 72 nomi di architetti e scienziati francesi, fra cui spiccano per me Lavoisier, Laplace, Ampère, Coulombe, Delaunay, Daguerre, nomi che risuonavano fra i libri di scuola, fra tante letture fatte. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2qLbDMutTNMc7hwXhTD9NVq4sMP3p-FWKvDtont7XDPxg9tY1RghqKhkZGnImX3gb088dp1kFok0fLP6nSOkgz1eRetUCTtK78yk_Mjj0vk2tWAJ3KUdN5qvo-VEmSckUHpaEPJ4egooPP01mUGfQOGoo7f3wz1WwRiq3cDyLtQCzx91tYNfd00ZPZpo/s2048/1.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1232" data-original-width="2048" height="386" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2qLbDMutTNMc7hwXhTD9NVq4sMP3p-FWKvDtont7XDPxg9tY1RghqKhkZGnImX3gb088dp1kFok0fLP6nSOkgz1eRetUCTtK78yk_Mjj0vk2tWAJ3KUdN5qvo-VEmSckUHpaEPJ4egooPP01mUGfQOGoo7f3wz1WwRiq3cDyLtQCzx91tYNfd00ZPZpo/w640-h386/1.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Le Grand Trianon (Versailles) </span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;">Ed è proprio questo l'aspetto più travolgente dell'avvertire il <i>genius loci</i>, cercherò di darne una mia personale definizione. Per me è il percepire l'emozione di un "ritorno", la forza di una conferma. </div><div style="text-align: justify;">È quanto ho provato all'ingresso dei giardini delle Tuileries, fra le stanze di Versailles, dinanzi alla Gioconda, entrando nella Maison Hugo, per fare degli esempi. </div><div style="text-align: justify;"><i><b>Ci sono luoghi che in ciascuno vibrano di una forza dirompente</b></i>, fanno risuonare una serie di campanelli posti lungo strade che abbiamo percorso leggendo la grande letteratura, studiando materie che qualcuno ci ha fatto amare, guardando film o perfino cartoni animati che hanno segnato intere fasi di vita. Questo tipo di emozione non riguarda solo il vedere oggettivamente, ma il "trovarsi" in un determinato luogo, cosa che permette di "ritrovarsi". </div><div style="text-align: justify;">Ho imparato ad amare Parigi perché è una città in cui questi luoghi particolari sono tanti e tutti custoditi con cura. <b>Prendersi cura</b> è l'imperativo categorico di chi ha per le mani la responsabilità di questo custodire, pertanto l'avvertimento del <i>genius loci</i> diventa anche un'esperienza di bellezza, l'ammirazione di uno stile. È quando si può sentire anche fra le pietre del Père-Lachaise, per citare altro, sebbene là si possa lamentare una certa trascuratezza nella gestione del cimitero monumentale. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quanto altro potrei scrivere di questo straordinario luogo? Mi fermo, perché in fondo vale anche solo tentare una descrizione, accettare di non poterla compiere del tutto. </div><div style="text-align: justify;">Tornerò a Parigi, perché ancora tantissimo resta da vedere e magari da lì partire e scoprire altre mete in grado di mostrare i tanti volti di una terra abbacinante di bellezza e sempre diversa. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0c343d;">Se siete stati a Parigi che ricordo ne avete? Cosa pensate della situazione dei Beni culturali in Italia?</span></b></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-3307676811833603228.post-3103796498895048112023-08-31T09:00:00.002+02:002023-08-31T17:21:44.276+02:00Le interviste estive: Caterina Alagna <div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5ak1toSC7KfAKy9pKta7af0sm1rhP_xJlLiVYivRbG3edlS7B3MNaztLxaggXAfUzJJX3fVksr180xFJ_BU8jq72dYBYd-TYwfbpVmMX1uNX5s3hdaZ-tRdXh0sH3RN9o3kVc-dWdy-oSLz2E6iWQBcX5X2oJGawC7dDHFQqHml5GNql0qW4-dqU-CE8/s1414/Le%20interviste%20(1).png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1405" data-original-width="1414" height="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5ak1toSC7KfAKy9pKta7af0sm1rhP_xJlLiVYivRbG3edlS7B3MNaztLxaggXAfUzJJX3fVksr180xFJ_BU8jq72dYBYd-TYwfbpVmMX1uNX5s3hdaZ-tRdXh0sH3RN9o3kVc-dWdy-oSLz2E6iWQBcX5X2oJGawC7dDHFQqHml5GNql0qW4-dqU-CE8/s320/Le%20interviste%20(1).png" width="320" /></a></div><p>Il tempo vola, l'estate comincia a mostrare gli ultimi strascichi e... noi siamo giunti all'ultimo appuntamento delle <i>Interviste estive</i>. </p><p>Voglio ringraziare tutti i partecipanti, coloro che hanno accettato l'invito a rispondere alle domande e tutti coloro che hanno letto e commentato. È stato un modo per restare in contatto in maniera giocosa e arguta, siete stati splendidi. </p><p>Bando alle ciance, eccovi <i>dulcis in fundo</i> l'intervista a <b>Caterina Alagna</b>, meravigliosa poetessa del blog <u><a href="https://farfallelibereblog.blogspot.com/" target="_blank"><i><b>Farfalle libere</b></i></a></u>. </p><p><span style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;">Eccovi tutto il piano interviste, se qualcuno volesse recuperare o rileggere qualcosa. </span></p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div style="background-color: white; font-family: Lora; font-size: 15.4px;"><div><u>Luglio</u>:</div><div>1. Giovedì 6 - <i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/07/le-interviste-estive-ariano-geta.html#more" style="color: black; text-decoration-line: none;" target="_blank">Ariano Geta</a></b></i></div><div>2. Giovedì 13 - <b><i><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/07/le-interviste-estive-ninfa.html" style="color: black; text-decoration-line: none;" target="_blank">Ninfa</a></i></b> </div><div>3. Giovedì 20 - <i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/07/le-interviste-estive-marina-guarneri.html" style="color: black; text-decoration-line: none;" target="_blank">Marina Guarneri</a></b></i></div><div>4. Giovedì 27 - <i><b><a href="https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/07/le-interviste-estive-cristina-malvezzi.html" style="color: black; text-decoration-line: none;" target="_blank">Cristina Malvezzi</a></b></i></div><div><u>Agosto</u></div><div>1. Giovedì 24 - <i><b><a href="http://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2023/08/le-interviste-estive-cristina-cavaliere.html" target="_blank">Cristina Cavaliere<span><a name='more'></a></span></a></b></i></div></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Hai la possibilità di salire sull’Orient Express e dividere lo scompartimento con uno scrittore o una scrittrice del passato (oppure un artista, un attore, un personaggio storico). Con chi sceglieresti di viaggiare e perché?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Questa è davvero una domanda difficile perché sono talmente tanti i personaggi, gli scrittori e gli artisti che mi affascinano che non saprei chi scegliere. Però, se proprio devo, mi piacerebbe intrattenermi con un personaggio, o meglio un filosofo, che non avrebbe mai potuto viaggiare sull’Orient Express perché è vissuto nel IV sec. a.C. Sto parlando di Socrate. Mi piacerebbe ascoltarlo dal vivo, imparare dalla sua saggezza e perché no, con molta umiltà, intrattenermi in qualche argomento. A me è sempre piaciuta la filosofia. Quando andavo al liceo, con la mia amica ci immergevamo con enfasi in discussioni filosofiche: Dio, la politica, la morale, il senso della vita. Mi piacerebbe parlare di tutto questo con Socrate.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Hai la possibilità di rinascere scegliendo epoca, famiglia, sesso, aspetto fisico, professione, luogo. Descriviti. </b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">A dire il vero, non vorrei cambiare quasi niente della mia vita, del mio corpo e della mia famiglia. Se potessi, rinascerei di nuovo donna, con la mia famiglia e con questo aspetto. L’unica cosa che cambierei è l’epoca. Da sempre credo di essere nata in un’epoca sbagliata. A volte mi sento vecchia, inadeguata in una società che ha visto sparire i vecchi valori di una volta. Forse mi sarebbe piaciuto nascere in un’epoca più genuina, senza inquinamento, senza stress, senza social. Un’epoca dove le persone erano più unite. Però, c’è anche da dire che ogni epoca ha i suoi lati negativi, ogni epoca è caratterizzata da eventi catastrofici e da guerre. Se pensiamo che fino al 1929 non esistevano gli antibiotici, non so quanto mi convenga cambiare veramente epoca.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Hai il potere di incontrare una volta il tuo te stesso bambino e restare a parlare con lui 10 minuti, cosa gli diresti?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Per alcuni versi del mio carattere, sono rimasta molto simile alla me bambina e con questo non parlo di immaturità, anzi del contrario. Ero una bambina molto matura. Sono cresciuta molto in fretta. Se potessi incontrare quella bambina, l’unico consiglio che mi sento di darle è di essere meno rigida, di vivere di più la spensieratezza dell’infanzia, anzi soprattutto dell’adolescenza. Più che l’infanzia, non ho vissuto veramente a pieno l’adolescenza. Mi fiondavo giorno e notte sui libri e ho fatto delle rinunce di cui poi mi sono pentita. Le consiglierei di non rinunciare a tutti gli svaghi perché quelli sono anni unici e intensi che non ritornano più.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Sei fra coloro che avranno l’opportunità di lasciare la Terra e andare a vivere in una splendida stazione su Marte, quale libro porteresti con te e perché?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Ne devo portare per forza uno solo? Premettiamo che è meglio che me lo diano un limite, altrimenti, con tutti i libri che porterei, non ci sarebbe più spazio per i passeggeri. Sicuramente porterei con me tutti i classici. Quando vado in una libreria, non ne esco se almeno non ho acquistato un classico, è più forte di me. Li adoro. E poi porterei tutte le raccolte poetiche di Alda Merini che è la mia poeta preferita.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Sei un’allodola o un gufo, ossia preferisci il giorno o la notte? E perché?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Quando ero più giovane, preferivo la notte per il suo silenzio e il suo mistero. Preferivo uscire di sera, divertirmi di sera. Oggi è l’esatto contrario. Preferisco il giorno. Ad un certo punto, presa dagli impegni che occupavano la parte diurna della giornata e lasciando tempo libero solo di sera, mi accorsi che, praticamente, non vedovo mai il sole. Mi mancava la luce del sole, per cui ho cominciato a programmare le mie uscite diversamente. Avevo bisogno di guardare il mondo con la luce del giorno. Tutto quel buio mi stava inghiottendo. Tuttavia la notte ha sempre il suo fascino, oggi è il periodo del giorno che più mi ispira poesie, per cui, ha sempre per me la sua vitale importanza.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>In base a cosa ti fai un’idea di una persona?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Il primo impatto già mi dice molto. Diciamo che a pelle avverto se una persona mi piace o no. Però non escludo la persona se ho un’impressione negativa. Prima di giudicare una persona bisogna conoscerla. Per cui mi baso molto su quello che dice, su quello che pensa. Mi fido molto del mio istinto, per cui se una persona non mi piace fin da subito, diciamo che vado con i piedi di piombo, non mi fido. Ad ogni modo bisogna sempre frequentarle le persone per capirle veramente. L’abito, in fondo, non fa il monaco.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Se tu dovessi valutare da 0 a 100 la tua vita finora vissuta, che voto le daresti? In cosa potresti migliorare e in cosa di te sei pienamente soddisfatto/a?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Direi 50. Ci sono stati momenti bui e anche momenti buoni. In fondo la vita è sempre così, periodi negativi e positivi si alternano. Anche se i problemi non mancano mai, nemmeno nei periodi più soft. Per quanto riguarda me, direi che c’è sempre da migliorare. Più gli anni passano, più acquisisci esperienza e, se si è aperti mentalmente, si è disposti anche a cambiare le proprie idee o opinioni. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Descrivi il momento più imbarazzante della tua vita.</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Ma sai che non mi viene in mente proprio niente. Forse quando per errore, una volta, in una discoteca (tra l’altro posti che non frequento mai, fui invitata a una festa) entrai per sbaglio nello spogliatoio degli uomini. Comunque alla fine niente di scandaloso o eclatante, chiesi scusa chiudendo la porta. Un po’ di imbarazzo ci fu. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Di cosa hai più paura?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Ho paura delle malattie. Della morte non tanto e non la trovo ingiusta. Ma la malattia, invece, mi fa paura. Ho paura soprattutto della sofferenza che provoca.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Hai l’opportunità di possedere per incanto un potere illimitato per un’ora, cosa faresti?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Mi piacerebbe volare e guardare il mondo da altre prospettive. Certo sull’aereo puoi vedere il mondo dall’alto, ma non è la stessa cosa di volare davvero, sentirsi liberi di staccarsi dal pianeta, allontanarsi dalle brutture del mondo, poter andare in altri luoghi con assoluta facilità, anche se un’ora di certo non mi basterebbe per visitare il mondo.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Qual è la cosa più avventurosa che hai fatto nella tua vita?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Ne ho fatte ben poche di cose avventurose. Sono una persona molto razionale, per cui mi lascio andare molto poco, non vivo il brivido perché penso ai pericoli.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>La cosa più costosa che hai comprato per te o che hai regalato.</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Per me, a dire il vero, non spendo molto. La cosa più costosa che ho comprato è stato un regalo per la mia migliore amica, le regalai un cellulare.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Sei un tipo da bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno? Fai degli esempi.</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Purtroppo sono una persona che vede il bicchiere sempre mezzo vuoto. Tendo a concentrarmi un po’ troppo sugli aspetti negativi per cui a volte finisco per demoralizzarmi, anche se rispetto al passato, ho fatto progressi. Prima non mi concedevo chance affondando nel pessimismo. Comunque tendo sempre a pensare o meglio a temere che le cose non riescano o non vadano nel verso giusto. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Ti guardi indietro: qual è il tuo rimpianto più grande?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Aver vissuto poco l’adolescenza. Sono cresciuta troppo in fretta, a 15 anni ho preso la vita troppo sul serio. A vent’anni mi disperai perché mi accorsi che non avevo vissuto i migliori anni della vita.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><ul><li><i><b>Se tu vincessi un milione di euro alla lotteria, come li spenderesti?</b></i></li></ul></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Sicuramente in viaggi, mi piacerebbe fare il giro del mondo. Ne approfitterei sicuramente. Ma non li spenderei tutti, una parte la conserverei magari per vivere con più serenità.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"> </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i><b>La mia domanda per i lettori è:</b></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i><b><br /></b></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i><b>Se scoprissimo che un meteorite imprevisto sta per colpire la Terra, qual è l’ultima cosa che faresti prima della fine del mondo?</b></i></div></div>Luzhttp://www.blogger.com/profile/13430946039012698686noreply@blogger.com13