venerdì 22 giugno 2018

Mettere Peter Pan in scena è un'impresa titanica.

Fine di un anno di teatro, cominciato dal settembre scorso con la fondazione della mia associazione Carpe diem. Teatro e altre arti e culminato con un successo per certi aspetti inatteso: la messa in scena di Peter Pan
Non avevo dubbi che lo spettacolo del laboratorio ragazzi sarebbe stato questo, per quella serie di positive convergenze che al momento ho a disposizione, prima fra tutte l'attore giusto per interpretare il protagonista, Francesco Gheghi, conosciuto anche per aver preso parte al cast dell'ultimo film con Marco Giallini ed Elio Germano, Io sono tempesta (qui).
Francesco è un camaleonte, un "animale da palcoscenico", ha il sacro fuoco della recitazione nelle vene. Ci adoriamo reciprocamente e lo dimostriamo palesemente, ci abbracciamo, ci scontriamo, ci confrontiamo. 
Lui ha 16 anni, è un giovane virgulto, un diamante grezzo, ha un carattere solare e vulcanico. Ha il senso della battuta, è anche un comico nato. Gioca con le parole, imita bonariamente sua madre newyorkese, si destreggia fra provini, cinema, partecipazione a programmi televisivi (è stato il bravissimo Gigi nella fiction "Il ragazzo venuto dal futuro" nel programma tv Stasera casa Mika).
Bene, il Peter Pan perfetto porta automaticamente ad affrontare questa corazzata, che si è dimostrata tale in corso d'opera. L'ultimo mese ci ha portati a tre prove settimanali, una maratona in cui famiglie e allievi si sono destreggiati fra impegni e ultime interrogazioni a scuola, non ultimo l'esame di stato di due del gruppo.
Se lo spettatore coglie il percorso dalla cura dei dettagli da quando il sipario si apre, non sa il travaglio che c'è dietro a uno spettacolo teatrale. È giusto così, molta parte della macchina teatrale deve restare occulta, misteriosa, inafferrabile. 

Francesco Gheghi e Marco Giallini nel film "Io sono tempesta", prodotto da
Rai Cinema, uscito nelle sale lo scorso aprile. 
La messa in scena di Peter Pan è difficile perché è un lavoro corale, che se vuoi rendere bene, devi coordinare da regista passo a passo, come se ci fosse dinanzi una coreografia. 
Da maestro di laboratorio, ci si trasforma in regista tiranno, perché loro sanno che mi trasformo, urlo e impreco. Vecchi e nuovi allievi si prestano al gioco. Sanno di trovarsi dinanzi a qualcuno molto esigente, che non sta lì ad applaudire a ogni parola, anzi. 


Non ho mai creduto a una pratica del teatro in cui ci si debba porre da indulgenti e bonari nei riguardi dei ragazzi. Se nella fase laboratoriale lavori bene, sai dove possa arrivare ciascuno di loro, per questo li spingi sempre avanti senza accontentarti. In una prima fase sono spiazzati, poi da intelligenti e appassionati quali sono, capiscono il meccanismo e avanzano passo a passo assieme a te, incassando il colpo, affidandosi totalmente, spingendosi oltre un presunto limite assieme a te. 


Se Peter Pan è stato lo spettacolo spiazzante che è stato, è perché c'è solo un modo per produrre un ottimo spettacolo. Che non deve essere un "saggio di fine anno" ma uno spettacolo teatrale. 
Peter Pan è il bilancio di un anno fra laboratorio e ultimi mesi di prove, in cui divento consapevole che il laboratorio ragazzi è il nerbo del mio fare teatro. Educare i ragazzi alla pratica teatrale, farlo a determinati livelli ("la tua asticella si sposta sempre più in alto, siete sconvolgenti"), è una sfida assolutamente difficile e allo stesso tempo travolgente. Una missione. 



Tutto ciò non sarebbe possibile senza una sinergia di più elementi: i ragazzi, che offrono spunti e sono il "carburante" per le mie energie, le famiglie, che sostengono strenuamente ogni nostro passo, le figure di supporto, che incoraggiano e rendono possibile il tutto assieme ai due elementi precedenti.
Dopo il successo di Finding Anne Frank, questo nostro Peter Pan è il culmine di un anno estenuante e ricco di esperienze.

Ringrazio chi c'è stato e c'è anche in senso molto lato, chi resta, consolida, dà una mano, perché da
questi momenti si comprende chi ti è accanto veramente, e in ciò ho fatto belle scoperte, che gettano nuove basi per il futuro. 
La squadra che si sta concretizzando è una grande squadra di meravigliosi esseri umani, che ti invitano a pensare nuovi progetti, perché il teatro chiama

Le fotografie sono del mio amico Alessandro Borgogno.

“Tutti i bambini crescono, meno uno. Sanno subito che crescono, e Wendy lo seppe così. Un giorno, quando aveva tre anni, e stava giocando in giardino, colse un fiore e corse da sua madre. 
Doveva avere un aspetto delizioso, perché la signora Darling si mise una mano sul cuore ed esclamò, -Oh, perché non puoi rimanere sempre così!- Questo fu quanto passò fra di loro circa l’argomento, ma da allora Wendy seppe che avrebbe dovuto crescere. Tu sai questo quando hai due anni. Due anni sono l’inizio della fine.”

16 commenti:

  1. So bene quanto sia complessa la messa in scena di Peter Pan (se ci si vuole attenere in tutto all'originale di Barrie).
    Dalle foto che vedo mi sembra che la tua versione abbia proprio la magia del testo teatrale così come lo aveva concepito l'autore: uno spettacolo per far sognare i bimbi.

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    1. Sì, i molti che lo hanno visto hanno colto questa atmosfera di sogno. :)

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  2. Wao, che lavoraccio!
    Costumi e scenografie davvero evocativi.
    Non conoscevo questo giovane attore, forse l'ho intravisto da Mika... beh, ha già una carriera avviata! :D
    Quando dici che lavorare coi ragazzi sono spunti e carburante... ti credo, perché ci ho lavorato anche io e spero di tornare a farlo presto! :D

    Moz-

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    1. Lavorare coi ragazzi dà una soddisfazione innegabile.
      Quando c'è interesse in loro, diventano il traino di tutto.
      Torna a farlo, non sapevo che ti occupassi anche di questo.

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  3. Le foto documentano il grande e bel lavoro che sei riuscita a realizzare. Deve essere stato bello e importante per i ragazzi prendere parte, ben instradarti, a un lavoro corale e complesso. Complimenti!

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    1. Grazie, è stato un tour de force ma il prodotto ci ha restituito tutto il lavoro. :)

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  4. I miei complimenti, si evince dalle tue parole la grande soddisfazione che hai ricavato da questo tour de force. Credo che vedere crescere sotto la tua direzione piccoli grandi talenti sia un valore incommensurabile. Peccato non essere più vicine e poter assistere di persona.

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    1. È bello solo il pensiero che se vi avessi avuto vicine, sareste state fra le mia ferventi spettatrici. Grazie. :)

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  5. Le foto dettagliano esattamente quella professionalità del lavoro che descrivi nel post. Davvero complimenti!

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  6. I miei complimenti di cuore a questo lavoro davvero titanico, come dici, a te e a tutti questi giovani attori! Io penso che questa esperienza di teatro li arricchirà per sempre, oltre a farli crescere come esseri umani, e darà loro ricordi indelebili anche se per ipotesi non dovessero proseguire.
    Di recente sono andata a vedere uno spettacolo con l'attore che ha impersonato il mio Bernabò: era "Party Time" di Harold Pinter, un testo crudele e attuale. Un lavoro ciclopico di cui non si ha la minima idea, per una resa del tutto fantastica, e un coinvolgimento con il pubblico incredibile. Il teatro è la più nobile delle arti, antica come il mondo.

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    1. Ricordo il tuo Bernabò, dalle foto si capiva trattavasi di un buon cast.
      Ed è vero, fra le grandi arti performative, il teatro è assolutamente la più nobile.

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  7. Mi sarebbe davvero piaciuto esserci! Adoro Peter Pan, in qualsiasi salsa me lo si presenti! ;)

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    1. Il mio Francesco ti sarebbe piaciuto moltissimo! :)

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  8. Caspita un gran lavoro in cui traspare la grande passione che ti ha sorretto

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    1. Grazie, Giulia, è bello che sia così evidente.

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