venerdì 26 aprile 2024

Ah, l'amour!

Se c'è un'immagine che calza a pennello con lo spirito di questo post, direi che gli innamorati di Peynet sono perfetti. Sì, questi due figurini nati nel 1942, per caso, mentre Peynet il disegnatore aspettava il treno in stazione. Non lontano, un violinista dai capelli lunghi e il cappello nero quel giorno faceva vibrare le corde dello strumento con una musica struggente, mentre una ragazza lo guardava del tutto assorta e deliziata dall'artista e la sua musica. 
E allora, una folgorazione: perché non disegnare i due immaginando che siano innamorati? 
Les amoureux portarono un po' di gioia nella Francia occupata dai nazisti, ma poi, dopo la guerra, quella magia non finì, anzi divenne iconica e oggi agli innamorati sono dedicati due musei e tutto il merchandising ormai celebre. 

A onor del vero, questo scritto è stato ispirato da un post di Elena Ferro, questo, in cui stavo per lanciarmi in una disquisizione sull'amore e le mie esperienze in questo "campo". Ma andiamo al dunque. 
Da bambina avevo un'idea molto romantica dell'amore. Avevo un debole per le storie d'amore fin da quando lessi, a 8 anni, la storia di Peter Pan, immaginando un certo sentimento oltre l'amicizia fra Peter e Wendy e pure un lieto fine, che però non andò secondo le mie aspettative. 
A 11 anni, nell'estate fra la quinta elementare e la prima media, lessi David Copperfield e adorai il tenero sentimento che lega nel romanzo David e Agnes. Un sentimento di cui David si accorge dopo, mentre Agnes è innamorata di lui fin dal primo incontro. Quanti sospiri. Pur non essendo un romanzo d'amore, quel segmento mi fu particolarmente caro, proprio perché vicino a come io stessa cominciavo a intendere l'amore. Lo sognavo come quello del romanzo, puro, tenero, delicato. 
Poi fra i 13 e i 14 anni gli ormoni cominciarono a farsi sentire e apprezzai romanzi come L'amante di Lady Chatterley (ebbene sì, letto precocemente), Orgoglio e Pregiudizio (che ritenni a una prima lettura una specie di romance molto divertente, senza comprenderne i risvolti sociali), tutto il repertorio austeniano fino ai 19 anni circa. Ma solo d'estate, perché al Classico non c'era tempo di leggere altro oltre allo studio matto e disperatissimo e a romanzi imposti dall'alto - fra i quali Il Gattopardo, Per chi suona la campana, I Malavoglia ecc. 

In quegli anni, non c'è niente da fare, si apprezzano le storie d'amore. Ma se intanto se ne vive qualcuna, ancora meglio. A 11 anni (!) presi una cotta tremenda per un giovane ventenne (notare la differenza di età), Francesco, molto assomigliante a Terence Granchester, sì proprio quello di Candy Candy. Si trattava del figlio di un noto negoziante del paese in cui vivevo, aveva aperto un nuovo negozio a pochi passi da casa mia e suo figlio cominciò a lavorarci. Il negozio era di articoli sportivi, in una località di mare si trattava di vendere anche tute da sub, attrezzature varie, ma anche i classici salvagente e secchielli. 
Luis Miguel nel 1985
Credo di esserne rimasta cotta per qualche anno, fino al 1985, quando a Sanremo cantò il bellissimo Luis Miguel. Avevo 14 anni, il tempo si fermò letteralmente quella sera e per tutte le volte in cui riuscivo a "beccarlo" in tv. Nell'era analogica potevi guardare giornali o tv. 
Pur di avere più immagini possibili di Luis, che ritagliavo e incollavo su una parete della mia cameretta, acquistavo anche giornali costosetti per le mie tasche quando gli dedicavano la copertina. Mi ricordo ad esempio un numero di Rakam e un paio di riviste di automobili. Ero persa. 
Ero una ragazzina molto timida, arrossivo facilmente - un aspetto di me che detestavo - quindi immaginate la mia reazione tutte le volte in cui Luis Miguel compariva in tv. Con quel suo italiano spagnoleggiante era la mia passione.

Fortuna volle che nell'estate dell'85  capitasse dalle mie parti un villeggiante napoletano, 17-18 anni, che gli assomigliava come una goccia d'acqua, dal nome esotico: Manolo. Potete immaginare come andassi in brodo di giuggiole ogni volta che mi imbattevo in questo giovanottino molto bellino. Ecco, ci scambiai giusto qualche parola durante i pomeriggi in cui la spiaggia diventava un parco di divertimento fra pallavolo, racchettoni e calcetto. 
Anzi, non ci scambiai neppure parola, lui semplicemente ci diceva "palla!" quando un tiro era troppo forte e noi ragazzine gliela rispedivamo in campo fra un sospiro e l'altro. 
Sfigatissima, timidissima, molto poco seducente proprio perché timida, non ebbi mai uno di questi amorazzi estivi. Compensavo col poter girellare col mio motorino Sì, assieme a mia sorella e ad altre amiche appena adolescenti. La sera, acchittate e in motorino, oppure a piedi sul lungomare, speravamo di incontrare Manolo e lui sembrava esistere solo alla luce del sole. Un miraggio. 

Nell'estate dei 15 anni, 1986, conobbi... mio marito. Ebbene sì, il mio fidanzatino ventenne (poteva mai avere un anno di meno? ero affascinata da quelli molto più grandi) col quale costruii una storia seria e solida. Un po' troppo presto, ma come mi dico sempre, era destino. 
Franco frequentava l'università, aveva la macchina, un bel sorriso. Educato, niente fumo, niente alcool, buona famiglia. Costruii la mia affezione per lui su questi caposaldi. Sì, perché l'amore per me deve possedere queste caratteristiche. Deve poter essere una specie di "focolare", il tuo nido. 
15 anni significa pure non aver vissuto tutta una bella fetta di vita, per questo dico troppo presto, ma se guardo indietro, so che tutto andò esattamente come doveva andare. Il rischio in questi casi, rarissimi, è non reggere al cambiamento che avviene in due persone inevitabilmente. Superare le crisi, crederci anche quando sembra impossibile. L'amore, il consolidamento vero, è questo. 
Dalla mia esperienza, posso ben dire che, proprio perché trattasi di un tipo di amore precoce, nel corso della vita nutri dentro di te anche altre "passioni", altri tipi di attaccamenti. Per esempio un attaccamento intellettuale, un'attrazione, un'amicizia particolare, una certa affinità. 


Franco Malanga, capogruppo dell'associazione
Per esempio accadde attorno ai 25 anni, quando fui intellettualmente attratta da un altro Francesco, un giovane colto e molto simpatico che curava i testi delle scorribande dell'associazione Roberto il Guiscardo, cui partecipavo come figurante in costume. Avete presente quei cortei in costume medievale che si vedono nei borghi qua e là? Noi eravamo un gruppo di una cinquantina di persone, capeggiate da un appassionato di Storia - purtroppo scomparso lo scorso anno - e viaggiavamo per tutta la Calabria a fare rappresentazioni. 
La più bella fu a Isola Capo Rizzuto, io nei panni di Enrichetta Ruffo di Calabria, il tal Francesco in quelli dell'avventuriero Antonio Centelles. Fiaccole in mano, messa in scena con me, lui e il capogruppo nei panni di re Ferrante d'Aragona, dinanzi al bellissimo maniero di Le Castella. Indimenticabile. 

Può capitare di provare un tipo di attrazione di questo tipo, non ci trovo nulla di disdicevole. È umano. Te lo devi, perché puoi stare tranquilla sul tuo fronte saldo. Sai di non essere a rischio, perché il tuo "focolare" è lì e niente può cambiare quello che hai costruito con impegno di anni. 
Nel film "Harry ti presento Sally" si parla proprio di uno snodo: possono uomo e donna essere amici? Sì, possono esserlo. Perché ci sono amori diversi e anche amicizie di nature differenti. 
L'essere umano, nella sua complessità, può provare sentimenti molto stratificati, diversi, non meno intensi, la gradazione è ampia. Può trattarsi di periodi, anche di qualche anno, e in effetti è molto difficile che durino, proprio perché legati a una passione transitoria, a un particolare periodo della tua vita. 
Capitò anche con un utente del mio forum, molti anni fa, un'altra affinità di tipo intellettuale in cui si mescolava il mistero della distanza, il potere delle parole scritte. Poi, a vedersi assieme a tutto il gruppo in quel di Roma, ridimensionavi, guardavi alla cosa con occhi nuovi, piedi per terra. 
Lo snodo, per me, sono stati i 40 anni. È il primo giro di boa, il primo assaggio di vera maturità. 
Non hai messo a repentaglio la cosa più importante e ti sei concessa di coltivare amicizie diverse, modi nuovi di viverle. Hai sperimentato, e legittimamente, cosa significhi voler bene in un modo diverso. Ti puoi anche accorgere di aver idealizzato questo tipo di legame. Perché accade esattamente come in decine di altri tipi di amicizia, non è detto che l'altro la pensi come te, abbia la tua stessa onestà intellettuale. Ma ti sei ritagliata il tuo campo d'azione, quindi puoi fare un passo indietro. Sei e resti padrona della tua vita.

I fantastici Sally e Harry 

Perché menzionare questi tipo di esperienze all'interno di questo post? Perché credo che l'amore, il bene per qualcuno, l'affetto, perfino un tipo di attaccamento, abbiano gradazioni, sfaccettature, intensità molto diverse. A mio parere la cosa è legata a quanto ti senta in armonia con le persone, a quanto ti piaccia "guardarle", parlare, condividere, sentirti parte assieme a loro di quella vitalità che scaturisce dalle infinite possibilità della comunicazione. 

Queste sono state le mie esperienze. Che ne pensate? Cosa mi raccontate di voi? Avete mai provato questo tipo di "sentimento"?

15 commenti:

  1. Che bel post che hai scritto...mi è piaciuto molto, brava! Mi hai fatto venire in mente una marea di emozioni e sensazioni vissute anni fa. Ricordo perfettamente Luis Miguel che piaceva molto a mia sorella più giovane e se la giocava con Alan Sorrenti in quanto a seguito fra i giovani.

    I libri che hai citato li ho letti anch'io, anche se devo dire che David Copperfield a volte mi rattristava un po'. Ma nel decennio precedente (gli anni '70) leggevo Hermann Hesse, il primo autore impegnato che ho conosciuto grazie ad amici e di cui ho letto tutti o quasi tutti i suoi libri iniziando da "Il Lupo della Steppa" e "Demian" (salvo Siddharta che ho letto nei primi anni '80 perché prima lo leggevano tutti e mi sembrò una moda). Poi Italo Calvino e altri italiani. Poi mi sono innamorato della scrittura di Marguerite Yourcenar e anche di lei ho letto molto, tutto o quasi, come "L'Opera al Nero" (bellissimo), "Archivi del Nord" (stupendo), "Care Memorie", "Il Tempo Grande Scultore" (altro capolavoro) che spazia in vari secoli con tanti argomenti fra cui l'amore e "Memorie di Adriano" (anche questo un capolavoro).

    Condivido il concetto di amore, focolare e nido perché li ho vissuti anch'io. Anch'io ho avuto una ex moglie di qualche anno più grande di me, siamo stati insieme 19 anni ma niente figli. Poi è finita dopo aver vissuto una marea di esperienze insieme. A volte veniva con me quando lavoravo nei teatri in Germania e in Francia. Ma la cosa positiva è che ci siamo arrivati insieme alla fine del matrimonio. Ci siamo lasciati bene, da amici e da persone adulte, senza drammi e senza rancori. Ancora oggi, di tanto in tanto, ci sentiamo.

    Ci fu un periodo, durante quegli anni, che nacque "del tenero" con un'altra donna (si diceva così tempo fa. A volte mi rendo conto che per certe cose sono rimasto agli anni '70) anche se ero sposato e lei aveva un rapporto con un altro uomo. Era una collega che lavorava con me in un festival in Germania. Ci siamo voluti bene, ma sapevamo quali erano i limiti e ci fu una grande, vera e sincera amicizia per quasi due anni. Poi non ci siamo mai più rivisti.

    È per questo che dico che a volte (certo, non sempre) un uomo e una donna possono essere anche amici, o solo amici.

    Molto bella la vignetta di Peynet cher hai postato
    Un salutone e alla prossima

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    1. Carissimo, grazie per aver apprezzato questo mio divertissement e per esserti raccontato. Nello scrivere ho provato una certa difficoltà a entrare in certi particolari, perché al di là delle cotte da ragazzina, quella "simpatia" provata due volte e in momenti molto differenti della mia vita, mi ha condizionato non poco. Raccontare significa rievocare e si prova sempre un certo pudore nel farlo. Però dico anche che, dopo molti anni, sai guardare a queste esperienze come a qualcosa da cui hai preso le distanze e puoi guardare con serenità. Immagino che questa tua esperienza di amicizia "tenera" con quella tua collega in Germania sia una cosa molto simile a ciò che intendevo io.
      Riguardo al matrimonio finito, come anche a lunghe relazioni tramontate, ho l'esempio di mia sorella, che come te ha conservato un buon rapporto coi suoi ex. È più facile comprendere questo rispetto alle relazioni finite malissimo, nel disprezzo più totale e in guerre legali in caso di matrimonio. Il saper gestire questo tipo di relazioni rivela molto di una persona. Un abbraccio. :)

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    2. Volevo solo aggiungere che da ragazzo ero un tale imbranato...e d'altra parte i miei genitori non mi hanno mai parlato o spiegato cosa erano le relazioni con l'altro sesso. Tutto quello che so è arrivato grazie alle relazioni con le donne con cui ho vissuto, e che ancora oggi ringrazio per tutto quello che ho ricevuto.

      Un salutone e buon fine settimana

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    3. La vita e tutto ciò che sappiamo a riguardo è tutto frutto di esperienza. E i tuoi racconti traboccano di vita. Grazie ancora.

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  2. Su questo "argomento" ovviamente ho il mio vissuto (e chi non ne ha, è un emozione fondamentale dell'essere umano) però parlarne onestamente mi mette in difficoltà, soprattutto in questo momento della mia vita. Passo ;-)

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  3. Ho riso quando hai detto che eri sfigatissima e timidissima e in estate non hai mai vissuto amorazzi ahahah! Fino a una certa età è successo anche a me: mi capitava sempre di innamorarmi di persone che manco mi filavano di striscio. Pensa che, quando andavamo in campeggio con la roulotte (verso gli otto/dieci anni) sempre a Cefalù, nel mese di agosto, mi sono presa una sbandatona per un ragazzino del gruppo: Marco. Ma lui aveva una cotta per mia cugina, che era molto carina, in effetti! Ne scrissi sul mio primo diario personale, è stato il mio primo sfogo d'amore! Che paturnie, mamma mia! :D In genere, ho coltivato più storie di belle amicizie con i ragazzi, perché per tutti ero l'amica ideale e certe volte questa cosa mi stava stretta, perché avrei voluto essere più maliziosa e avere un altro tipo di pretendenti! L'anno boom è stato il mio quinto ginnasio: ho ricevuto più dichiarazioni quell'anno che in tutto il resto della mia giovinezza e io che faccio? M'innamoro dell'unico che - come al solito - non mi filava manco di striscio. C'est la vie! :D

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    1. Sarà che quell'anno sei come sbocciata, può capitare! Io se devo individuare un momento in cui mi sono sentita seducente, e di fatto gli sguardi sono cambiati, è stato fra i 18 e i 19 anni. Fu un anno, oltretutto l'ultimo di liceo, in cui mi impegnai in una dieta che non solo mi asciugò ma mi rese molto attraente, detto obiettivamente. Avevo voglia di un'immagine nuova, non vedevo l'ora di entrare all'università e volevo reinventarmi. Sarebbe stato bello poter andare a Perugia a studiare, non so perché ma l'avevo individuata come meta perfetta per studi umanistici, piccola città medievale, ateneo più "raccolto". Ma mio padre non poté mandarmici. Ero pure fidanzata da 4 anni e allontanarmi sarebbe stato difficile (ecco quando dico che non saprò mai come sarebbe stato se). La vita di tante giovani fanciulle ruotava attorno al volere e alle possibilità maschili (è un retaggio molto evidente del patriarcato). Insomma, questo per dire che, pur rimanendo in quel di Cosenza, mi diedi una nuova immagine molto gradevole e fui di fatto seducente. Ci sarebbe da dissertare sulla bellezza, prima o poi.

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  4. L'assioma dei tre amori lo trovo abbastanza pretestuoso e catechizzante. Alla fine - ben imbeccati - possiamo ridurre un nostro passato (specie noi ultra sessantenni) a schemini fissi coi tre amori classici che guarda caso si suddividono adolescenza, giovinezza e maturità. In realtà nulla è così schematico, specie in amore. Non esistono standard. Puoi vivere gli amori in ordine o nel caos, puoi sovrapporli, comprenderli a 15 anni e custodirli una vita, non capirci nulla fino a quaranta e cominciare a renderti conto a cinquanta. le tempeste emotive non seguono disegnini precompilati. Non fidatevi di chi schematizza le emozioni e le impila per le proprie necessità educative. Fa comodo solo a loro che abbiate una vita a compartimenti stagni, a piani obbligati, a emozioni a comando. Fidatevi dell'istinto. Fa un gran casino spesso ma è il bello della vita.

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    1. Sì sì, anch'io rifuggo gli schemi, a maggior ragione in una cosa così complessa come la vita. Schematizzare può essere utile per qualcuno, ma del tutto fuorviante per un altro. Non è il mio caso. :)

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  5. Guarda, anche io e l'amore di una vita abbiamo litigato tantissimo da fidanzati. Alternavamo momenti di gioia e tripudio assoluti a momenti in cui ritenevamo opportuno "prenderci una pausa". Mio padre diceva "s'è preso una licenza?" fra una risata e l'altra e in termini militari. :) Io ho da sempre un carattere "fumino". Tendenzialmente mi innervosisco molto dinanzi a cose che reputo storte. C'erano motivi vari, ma nessuno talmente grave da farci capitolare. Di fondo ci si voleva un gran bene e per questo abbiamo resistito. Ben 11 anni fino al matrimonio. Ci vuole una certa resistenza. :)

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  6. Ah l’amour, l’amour…
    Cara Luz, credo sia stato molto frequente prendersi delle cotte per ragazzi più grandi. Io in quinta elementare presi una cotta per il fratello più grande di una mia amica che neanche mi vedeva (ovviamente ero una bambina con l’aspetto di una bambina e quindi invisibile ai suoi occhi). Poi quando sono diventata più grande ho collezionato parecchie illusioni, mi piacevano sempre quelli che non mi filavano…un vero classico. Credo comunque che sia una fortuna incontrare l’anima gemella a 15 anni, non è vero che si è troppo giovani, è il periodo in cui si è più concentrati sull’amore e forse si hanno le idee chiare. Il mio primo grande amore lo incontrai a 16 anni, ma non andò troppo bene, era la classica relazione “né con te, né senza di te” un calvario durato alcuni anni, finché non decisi di chiudere ogni rapporto con lui. Purtroppo però, negli anni successivi, ho rincorso l’idea di quell’amore senza mai trovarlo fino a oltre 30 anni, che tempo sprecato.

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    1. Quando scrivi "una bambina con l'aspetto di una bambina" mi viene in mente la situazione attuale, dove le bambine e le ragazzine sono tutte prese da cosmetici, skincare, piastre e unghie finte. :( Che genuinità e giusta ingenuità avevamo noi...
      Sì, credo anch'io che la particolarità di aver trovato l'anima gemella a 15 anni sia stato in definitiva un dono, una cosa rarissima. Quando lo racconto restano tutti incantati da questa cosa, anche perché io e lui siamo una squadra, una specie di azienda creativa, un'accoppiata che è riuscita, a fronte di tantissimi sacrifici, a fare una specie di scalata nel tempo. Per non dire il costruire insieme il nostro teatro. Il limite sta tutto nelle difficoltà durante il tempo, nel fatto che, comunque, si sta insieme da quasi 40 anni e non è stato sempre facilissimo crederci. Oltre al fatto che si rinunci a tante esperienze, a una fetta di vita. Comprendo il senso di quel "calvario". Anche noi abbiamo vissuto da ragazzi momenti molto difficili, ma poi il nostro attaccamento reciproco ci ha fatto superare le peggiori tempeste.

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  7. Gli innamorati di Peynet. Credo di essermi innamorata e di aver conosciuto queste vignette quando ero grandicella. Sono meravigliose. ❤
    Da quel che vedo non ti sei fatta mancare niente, da Terence (del quale ero affascinata anch'io ovviamente, anche se la tendenza era di una maggior simpatia per l'antagonista) a Luis che mi piaceva ma troppo biondo per i miei gusti, alle cotte estive giovanili. Troppo bello il tuo racconto, complimenti Luz. Molto simile a te, un pochino mi sono rispecchiata. 😉
    Le amicizie maschili sono possibili ma solo se mature e senza secondi fini, nel rispetto del proprio partner soprattutto.
    Un caro e forte abbraccio, ciao.

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    1. Siamo un po' tutte passate da passioni molto simili, è bello constatarlo in ogni commento. Un forte abbraccio a te, Pia. :)

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