giovedì 2 maggio 2024

Il caffè di Luz e Marina: abbiamo letto insieme Il venditore di incipit per romanzi di Matei Visniec

LUZ   Cara Marina, eccoci tornate dopo un bel pezzo al nostro amato "caffè". Siamo appena uscite da una lettura condivisa che ci ha entusiasmato sotto diversi aspetti e sono ben felice di commentare assieme questo libro. Intanto, cosa hai portato da assaggiare durante la nostra chiacchierata? 

MARINA Finalmente leggo qualcosa che mi ha fatto dimenticare l’ultima esperienza negativa di lettura (quel Philip K. Dick di cui ho parlato qui qualche giorno fa). Questa è stata un’avventura cominciata con tanta curiosità, il titolo è molto accattivante (ricordi le nostre facce, presso lo stand della Voland, allo scorso PLPL, quando ci siamo trovate sotto gli occhi questo potenziale gioiello? Ce lo siamo dette subito che andava letto insieme).
Uno dei personaggi che ho trovato più bizzarro è la Signorina Ri, alla quale sono dedicati dei versi direi unici nel loro genere (ne converrai). Ebbene, in onore della Signorina Ri come non pensare ai Baci di dama? Mi sembrano perfetti per l’occasione. 

LUZ   Lo confermo, sono perfetti. Orbene, cominciamo a entrare in questo strano, eccentrico, a tratti grottesco romanzo. Mi sento in difficoltà a definirlo tale, non sembra anche a te che "romanzo" sia un termine non del tutto appropriato? Ma cominciamo dallo stile. Lo stile di questo Matei Visniec (accidenti, non ho la S con cediglia sulla mia tastiera) ci ha folgorato fin dalle prime pagine. Ecco, a freddo posso dirti che, forse, questo stesso libro scritto con uno stile poco convincente sarebbe stato un disastro. Proprio per l'eccentricità della narrazione, ho l'impressione che solo un autore come questo, con questo talento narrativo, avrebbe potuto avventurarsi in questa struttura a tratti labirintica. 

MARINA Assolutamente d’accordo. La cosa strana e affascinante è proprio la mancanza totale di una trama (con intreccio e personaggi che giocano dei ruoli precisi), che però riesce comunque a incalzare la lettura e ad “acchiappare” il lettore. Io ho provato da subito curiosità e interesse per questa storia che si dirama in varie direzioni, tutte trattate con maestria, come tanti racconti che si intersecano fra loro. Solo un talento puro avrebbe potuto fare questo senza stancare. Nel romanzo c’è un po’ di tutto: un richiamo al surrealismo, alla visione onirica, c’è umorismo (il rapporto fra lo scrittore e la signorina Ri mi ha divertita molto), sarcasmo (quando parla degli scrittori romeni, mai in lizza per il premio Nobel). 
Quale di questi aspetti ti è piaciuto di più? E quindi in quale delle diverse sfaccettature hai apprezzato maggiormente la fantasia geniale dell’autore?

LUZ   A me è piaciuto un aspetto in particolare: il lettore non è mai certo di aver imboccato la strada giusta. Quale narrazione è quella "portante"? Nel caleidoscopio delle situazioni, per fortuna separate da capitoli ma anche da un registro che di volta in volta si trasforma o subisce piccoli ritocchi, chi stiamo seguendo e chi possiamo ritenere finzione nella finzione? 
Visniec a mio parere ha creato un monumento, ha innalzato una cattedrale alla scrittura. Mi sono fatta un'idea su questa cosa. È tutta una metafora sulla scrittura, su questa cosa fluida, inafferrabile ai più, impossibile per altri. Non è un caso se la narrazione oscilla fra un ambiente classico, riconoscibile, rassicurante, e riferimenti alla tecnologia e poi al distopico. Non ha potuto sottrarsi perfino all'IA! E da lì inizia la parte più surreale, in cui basta un "cerotto" per arrivare alla comprensione, all'illuminazione, a come funzionano le cose. 
Ma analizziamo più da vicino alcuni personaggi e situazioni. Tutta la parte di "X", il distopico della città desertificata alle 6:37 del mattino, mi ha entusiasmata. Nella misura in cui, di volta in volta la situazione è talmente angosciante da diventare asfissiante. Mi mancava l'aria. Come può uno scrittore arrivare a travolgere così un lettore? E poi senza artifici retorici, sintassi complessa. Fa sembrare tutto così... semplice. 
Cosa ne pensi? E qual è il tuo episodio/situazione preferito a parte le poesie alla seducente signorina Ri? 

MARINA  Sì, le poesie mi hanno fatto ridere, con il loro carico grottesco che arriva al paradosso; un po’ tutto il rapporto sviluppatosi fra il sig. M e la signorina Ri ha messo allegria alla mia lettura. E la distopia di X ha un crescendo pazzesco: già da sola, questa storia, rappresenta un racconto pregiatissimo. Quello che più mi ha colpito nel concepimento di questo romanzo è l’idea di Visniec di “denunciare” (e lo fa in modo del tutto originale) le falle dell’attività di chi si dedica alla scrittura. Mi sono piaciuti i messaggi che l’autore semina nel romanzo: la difficoltà di accettare il cambiamento del mondo:
“Oggi si scrive troppo, sono comparsi anche questi maledetti software (o come diavolo li chiamano) che scrivono romanzi combinatori. L’era del romanzo industriale è cominciata, è giunto per noi, maestri del romanzo artigianale, di togliere il disturbo”
e l’inconcludenza di molti scrittori che cominciano e abbandonano ciò che stanno scrivendo, sprofondando in una sorta di “palude testuale”. In una lettera a Guy Courtois, il libraio Bernard scrive del signor M: 
“Ora sul suo scrittoio, ha almeno dieci romanzi già cominciati e passa da questo a quello come se dovesse tenere vivo con ulteriore legna il fuoco acceso in dieci stufe distribuite in dieci camere diverse. Corre, in realtà, da una stufa all’altra, le ascolta, le tasta, si riscalda un po’ accanto a ognuna... Il tutto in un disordine totale e con una febbrilità che mi fa credere che sia un po’ malato. Da tutta questa combustione testuale lui spera di fare scattare qualcosa, anche se non è capace di costruire un bel niente”
Non sembra, a tratti, che Visniec si rivolga a tanti di noi?


Casa Monteoru, Bucarest (Romania)

LUZ   Sì, perché in fondo questo libro è un manifesto in cui Visniec sta dicendoci tante cose. Probabilmente su tutto c'è una viva protesta contro un mondo letterario che monopolizza l'attenzione dei lettori ma nel quale la qualità scrittoria a volte lascia a desiderare. Visniec fa appello alle sue capacità di mettere insieme una narrazione caleidoscopica in cui bolle l'orgoglio di saper scrivere e saper riconoscere la vera scrittura. I passaggi in questa direzione sono tanti, lo snodo è proprio questo surreale e segreto dono degli incipit a chi merita di riceverli. Come a dire che nemmeno i più grandi sapevano come iniziare. 
Poi, sì, questo palese sdegno verso il mondo intellettuale che ha volutamente trascurato la letteratura rumena. Chi può negarlo? Conosciamo, anche solo per la citazione dei loro scritti, Cioran, Cartarescu, Wiesel, il grande drammaturgo Ionesco, ma diversi sono stati scoperti solo negli ultimi anni, da editori che ricercano proprio scrittori fuori dai canoni, come la stessa Voland il talentuoso Visniec (che curioso gioco a scatole cinesi!). 
Qua e là ho annotato alcuni passaggi rivelatori della consapevolezza di Visniec sulla scrittura e sul valore del romanzo. Ne cito uno, sono parole di Courtois: 
- Cos'è un romanzo? Prima di tutto una quantità di tempo. Quando vedi un romanzo in una libreria, se fai attenzione, puoi valutare con immediatezza la quantità di tempo che vi è contenuta. E ciò in un duplice senso: il tempo che ha impiegato l'autore per scriverlo, e poi il tempo che impiegherai tu per leggerlo. [...] Ma c'è dell'altro, qualcosa che nessuno può valutare... Ossia per quanto tempo sarai segnato da un romanzo dopo averlo letto. Ci sono romanzi che ti inseguono per una vita, che ti restano dentro, che durano... Ecco perché affermo che un buon romanzo è una vittoria sul tempo. 
Guy Courtois è l'onnisciente, una specie di illuminato. Ma mi piace che si sia lasciato guidare da M. nell'esplorare la celebre Casa Monteoru. Lì è il nostro a fare da deus ex machina, come a dire che uno scrittore rumeno ha qualcosa da insegnare perfino all'onnisciente venditore di incipit. 
Il libro è disseminato di narrazioni segmentate. A me sono rimaste impresse quelle dello scrittore morto nel quale il pensiero continua a prodursi, mentre la sua casa è invasa dai piccioni e altri volatili e quella di Busbib che mette per iscritto tutti gli obiettivi per salvare il mondo con quel finale kafkiano. 
A te quali vengono in mente? 

MARINA  Proprio perché multisfaccettato, questo romanzo andrebbe sottolineato tutto (troverei riduttivo perfino farne una recensione, perché come lo accorpi sotto un’unica impressione tutto il materiale espresso in questo scritto? E noi che ne stiamo discutendo, quanto ci dilungheremmo a parlarne?). Anche a me ha colpito la storia dello scrittore defunto con la casa invasa dagli uccelli, che rischiano di vanificare tutto il suo sforzo al computer, ma mi sono rimasti impressi altresì gli interventi del venditore di incipit che nelle sue mail allo scrittore gli spiega gli incipit di alcuni romanzi classici. Non hai trovato straordinario il modo di analizzarli uno per uno? 
Tra l’altro molti sono libri che abbiamo letto e capire le motivazioni dietro alla scelta di quegli inizi così famosi mi ha fatto per un attimo pensare all’esistenza reale di una figura capace di concepirli in modo perfetto. Ho ritrovato il Melville di Moby Dick: “Chiamatemi Ismaele”, “una frase semplice, ma dall’effetto di un bisturi che recide un cordone ombelicale”, Kafka, Hemingway e poi il grande Thomas Mann de “La montagna incantata”, libro che ho amato, il cui incipit “suggerisce fin dal principio una tragedia lenta.” 
Ma sicuramente, quello che mi ha sorpresa e al contempo che mi ha trasmesso una sottile angoscia è la figura di “Easy Teller”, la macchina sofisticatissima che instaura una collaborazione nel campo della narrativa con Guta, l’aspirante scrittore. La perfetta descrizione di ciò che l’Intelligenza Artificiale sarebbe in grado di fare è spiazzante, con tutte quelle opzioni da selezionare per ogni elemento del romanzo, perfino il grado di originalità in una scala da 0 a 100, fino al suggerimento dell’utilizzo del programma di scrittura Patch (piccoli sensori da applicare a contatto con la pelle in grado di registrare tutte le sensazioni e le emozioni quotidiane per trasformarle in parole). E non ci arriveremo a una bestialità del genere? Magari un giorno questo libro diventerà profetico come 1984 di Orwell lo è ancora adesso. 
Ma toglimi, comunque, una curiosità: per te questo romanzo ha solo pregi oppure ne ravvisi anche qualche difetto?

LUZ   Mi riconosco in tutte le tue parole e questo potrebbe di fatto essere un Caffé infinito, proprio perché questo romanzo si sostanzia in mille strade, direzioni, punti di vista. 
Mi chiedi se ho ravvisato qualche difetto. Più che di difetto (bisognerebbe essere dei critici di professione, al livello di chi magari lavora per un editore e deve giudicare questo romanzo nella sua sostanza), potrei parlare di preferenze, gusti personali. Ebbene, per mio personale gusto, proprio questa "multisfaccettatura" mi ha spiazzato nel tentativo, poi abbandonato, di "trovare il bandolo della matassa". Forse è un mio limite, ma a volte mi sono persa dietro al continuo cambio-scena, ai numerosi personaggi, punti di vista. Di solito preferisco una narrazione più lineare, benché mi piaccia guardare alla stessa storia da diverse "inquadrature". Avrei voluto anche un finale più "umano", mentre è la macchina a parlare, per quanto ami molto quella metafora delle "finestre aperte". 
Il libro è stato disorientante, ma allo stesso tempo posso dirti che è prevalso il gusto di questa scrittura magistrale e purissima, oltre al tema in sé. 
Tocca a te, cosa ti è piaciuto meno?  

MARINA  Guarda, la faccio breve: esattamente le stesse tue cose. Mi sono goduta la lettura per la sua originalità e perché proprio lo stile semplice e accattivante mi ha reso molto gradevole l’esperienza, ma preferisco una lettura immersiva, una di quelle in cui puoi immedesimarti o vivere dentro la storia, camminando dietro a uno o più personaggi. In questo romanzo tutto è scritto alla perfezione, i messaggi sono inattaccabili, ma sono rimasta più una spettatrice sorpresa e piacevolmente intrattenuta, solo questo. Insomma, mi pare di capire che attorno a questo argomento siamo in linea su tutto. 

LUZ  E su questa il nostro Caffè vi dà appuntamento alla prossima esperienza. Intanto, se siete curiosi di andare a ripercorrere un po' di caffè del passato, cliccate sull'hashtag qui sotto o sulla nostra immagine nella colonna a destra, trovate una pagina statica con tutti i link.
Vi lanciamo una domanda: cosa pensate dei temi discussi in questo particolare romanzo? 
Grazie a tutti per l'attenzione e l'affetto nel seguirci, e alla prossima! 

P. S. Pochi giorni fa ci la lasciato un caro amico, Gus, che è stato un assiduo frequentatore dei nostri blog. Mancheranno la sua signorile presenza, i commenti arguti, i suoi post sempre molto interessanti. Ciao, Gus, che la terra ti sia lieve. 🌹
Questo Caffè è dedicato a lui.

22 commenti:

  1. Sì, questo post è dedicato a te, Gus. Il tuo commento qui, come in altre occasioni, ci mancherà!
    E ricordo anche la scomparsa di Paul Auster, soprattutto perché in questo romanzo è citato accanto al grande Philip Roth, due "big" della letteratura contemporanea americana. Chissà, magari anche gli incipit dei loro romanzi sono passati dalle mani di Guy Courtois!
    Bentornati nel nostro caffè!

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  2. Se è una narrazione "non lineare" probabilmente non fa al caso mio, quantunque mi pare di capire che ci sia molto raffinato intellettualismo nella prosa di quest'opera.

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    1. Come pure non fa comunemente al caso mio, Ariano, ma chissà, qui il tema è particolarmente caro. Libri che parlano di libri, sempre qualcosa che attrae molto.

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    2. Non so come, ma Visniec riesce a farsi inseguire pure in mezzo a questa non linearità. Il pregio di questa lettura.

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  3. Mi incuriosisce. Una narrazione non lineare, quasi un'antologia di racconti, con alcune figure trasversali? Però non racconti su diversi piani e generi, vista la presenza di un distopico con una città desertificata? (E gran coraggio Marina ad affrontare un altro distopico dopo la nostra brutta avventura col Dick!! :D ) Ci faccio un pensierino, perché pure nel suo caos, potrebbe piacermi.

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    1. Qui ci sono tutta una serie di narrazioni all'interno di una che è la sua "portante". Poi andando avanti ti rendi conto che le narrazioni/appendice di quella maggiore sono collegate fra loro. Credo sia stato bravissimo anche nell'aver creato piccoli racconti che potrebbero esistere anche senza tutto il resto. Su tutto, il talento narrativo. Come tutti i talentuosi, fa apparire semplice ciò che non lo è. Visniec adora raccontare e lo fa con un altissimo senso del racconto e dell'intreccio. Mi è venuta la curiosità di recuperare l'altro suo, Sindrome da panico nella città dei lumi, anche perché è ambientato a Parigi. :)

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    2. Il distopico, in realtà, è il racconto che sta scrivendo lo scrittore protagonista. Trattasi di storia dentro la storia: ne segui diverse, di storie, e quando ti sembra di perdere il filo, in realtà trovi il bandolo della matassa nella capacità unica di Visniec di riannodare tutti i lacci sfusi. Con un libro così, il rischio di confondere il lettore è altissimo, ma non accade: tutti i pezzi del puzzle risultano perfettamente incasellati.

      @Luana Anch'io voglio recuperare l'altro romanzo di Visniec. Me lo sono detto subito! :)

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    3. A proposito di scrittori rumeni, mi hanno parlato molto bene anche di Mircea Cartarescu. I libri "Solenoide" e "Nostalgia" in particolare parrebbero proprio interessanti da leggere. Il secondo è edito Voland.

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  4. Mi avete fatto venire in mente Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, che lessi ai tempi della scuola. Se non ricordo male può avere una struttura simile a Il venditore di incipit per romanzi. Secondo voi può esserci qualche parallelo?

    A pelle direi che come il romanzo di Calvino mi tenne incollato da ragazzo, così questo potrebbe avere lo stesso effetto se scritto con maestria. Posso dire però di sapere con certezza di essermi staccato, crescendo, almeno a livello di principio da giochi letterari e tutto ciò che è meta. Infatti di Calvino amo Il sentiero dei nidi di ragno e il bellissimo italiano, ma non i voli immaginativi. Come dico sempre, il mio punto di riferimento è Čechov e il suo genere slice of life.

    Mi ha divertito assai la vostra recensione condivisa, in due si va più lontano che da soli (antico detto greco). Spero continuiate sempre e ci proponiate libri sempre più interessanti. Anch’io porgo la mia rosa in onore di Gus, un buco enorme si è formato nella blogosfera.

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    1. Sì, la somiglianza è innegabile. Perlomeno nell'aspetto della metanarrazione e dello sforzo di creare un "ambiente" in cui narratore e narrato coincidono. Pensa, anni fa tentai la lettura di Se una notte d'inverno un viaggiatore, ma dovetti desistere. Mi aveva esasperato. Non credo sia stato un esperimento riuscito al pari di questo. Qui la lettura appassiona. Lì questo ricominciare incessante può snervare. Almeno credo, perché voglio riprovare a leggerlo, i libri di Calvino non si possono perdere.

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    2. Ho letto "Se una notte d'inverno..." da giovane e non lo ricordo bene, cioè ricordo di essermi un po' annodata attorno alla storia (Calvino se la fida a fare ste cose: sto pensando anche al castello dei destini incrociati). Con Visniec non mi sono stancata (ma ho anche un'età diversa, eh).
      Leggi questo libro, Filippo e poi ci dai le tue impressioni; anche se il tuo genere di letture è diverso, questo romanzo potrebbe sorprenderti.

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  5. Come Filippo ho pensato anche io a Se una notte d'inverno un viaggiatore.. l'incipit di tutti gli incipit, come scritto anche da Marina.. e poi credo che, al contrario di voi, anche certe presunte negatività (i cambi scena e le variazioni di prospettiva) possano dannatamente intrigarmi e ora lo cerco anche io 'sto rumeno, anche se la mia Biblioteca a specifica richiesta mi ha già detto: "Che voi?!"

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    1. Ah ah ah lo credo! È la pecca delle biblioteche. Il loro difetto maggiore è non essere mai del tutto al passo coi tempi. In una di queste biblioteche pubbliche mi è capitato di fare da volontaria, a Ciampino. Ero ancora disoccupata e mi sono cercata un ambiente dove mi sarei sentita a mio agio. Un paio di anni di lavoro gratuito, pensa che fortuna per quelli del comune. Ma imparai un sacco di cose (poi consolidate nella specializzazione in Biblioteconomia in Vaticano). Ecco, ricordo giovani rampanti, sulla trentina, entrare e chiedere specifici romanzi e la direttrice cadere dal pero.

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    2. Seee, e tu vai a cercare Visniec in biblioteca! Ahahah Quello lamenta che la letteratura del suo Paese non viene presa in nessuna considerazione manco in Europa! (gli scrittori rumeni snobbati dal premio Nobel!)

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  6. Questo romanzo mi sembra che racconti tante storie da come si delinea, sono libri non sempre facili da leggere; comunque il concetto che mi ha colpito di più è quello sul tempo che rappresenta un romanzo, il tempo del suo autore per scriverlo, ma anche il tempo per leggerlo però quello che mi piace di più è il tempo successivo “ Ossia per quanto tempo sarai segnato da un romanzo dopo averlo letto. Ci sono romanzi che ti inseguono per una vita, che ti restano dentro, che durano... Ecco perché affermo che un buon romanzo è una vittoria sul tempo”. Ci sono dei romanzi che hanno segnato la mia vita e che sono rimasti per me delle pietre miliari.
    Mi dispiace molto per Gus, frequentando i vostri blog mi sembrava quasi di conoscerlo. Mi unisco al vostro pensiero: che la terra ti sia lieve.

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    1. Io preferisco leggere libri che mi accompagnino per mano dentro una trama ben congegnata, però ti posso garantire, Giulia, che questo di Visniec si fa leggere che è un piacere! :)

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    2. Questa bella citazione conferma le parole di Recalcati in quel saggio molto bello che ha titolo "A libro aperto. Una vita è i suoi libri", che recensii ormai 5 anni fa. Lo trovi qui, Giulia:
      https://iolaletteraturaechaplin.blogspot.com/2019/04/a-libro-aperto-una-vita-e-i-suoi-libri.html

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  7. E chi non vorrebbe meritarsi un incipit come si deve in regalo? Io! Non conosco l'autore e ammetto che le trame troppo ingarbugliate mi disorientano, ma mi sono ritrovata in molti passaggi che avete descritto. Per esempio quando ci raccontate del libraio Bernard che stigmatizza il lettore di più libri in contemporanea, sperando di tirar fuori qualcosa di buono (quante volte ne ho in lettura più di due proprio con lo stesso motivo!). Comunque grazie per la segnalazione: oltre ai russi e agli ucraini, il massimo dell'est è stata Drndic Dasa e il suo belladonna. Mi sa che devo recuperare ;)

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    1. Sì, consigliato, anche perché non è un libro dalla trama ingarbugliata; è solo ricco di spunti che saltano fuori da una narrazione che prende più strade ma senza perdere di vista la quella principale ;)

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    2. La letteratura dell'est scopro ha qualcosa da dirci. Io avevo scoperto anni fa il grande talento di Sandor Marai, ungherese, con quei bellissimi Le braci e La donna giusta (entrambi recensiti su questo blog).

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