mercoledì 4 marzo 2020

Candy Candy compie 40 anni. Di merende, lacrime e batticuori

Il 2 marzo c'è stato un anniversario di quelli che ci fanno tornare indietro di decenni: nel 1980 ci fu il primo passaggio tv del cartone che ho amato in assoluto: Candy Candy
Sì, la ragazzina-caramella inventata da Kyoko Mizuki nel 1975 che tenne inchiodate davanti alla tv milioni di ragazzine, e anche parecchi maschietti, arrivò dal Giappone per insegnarci le più belle virtù umane: il coraggio, la solidarietà, la tenacia, la simpatia, la capacità di perdonare.

Un'eroina combattiva dinanzi alle peggiori vicissitudini dell'esistenza - alzi la mano chi non abbia avuto voglia di andare a mollare un paio di schiaffi alla perfida Iriza Legan e al suo fratellino diabolico - lei nata orfana e "cittadina del mondo". Insomma, un'icona femminista della migliore fattura, uno di quei mirabili personaggi dell'immaginario nipponico senza i quali la nostra infanzia non sarebbe stata la stessa. 
La stragrande maggioranza dei piccoli spettatori di allora obietterà che a Lady Oscar non si può sottrarre un primato indiscusso, eppure, pur avendo amato molto anche l'irriducibile Oscar François, non mi ha mai conquistato come la piccola orfanella coi codini, non posso farci nulla.

Candy è stata l'eroina perfetta, in una imperfezione fatta di sfida alle regole, lingua lunga e botte da orbi, un carattere multisfaccettato, capace di adattarsi a ogni scenario, di trovare l'ironia nell'impossibile e di procurarsi indipendenza scegliendosi un mestiere impegnativo e pericoloso. Immersa oltretutto in un mondo di primo Novecento che culmina nella Grande Guerra. 
La bellezza di questa storia sta nell'averci fatto amare - o detestare - anche tutto il corollario di personaggi nei quali la nostra si imbatte: la fragile Annie, la volitiva Patty, i simpatici fratelli Archie e Stear, i perfidi Neal e Iriza, il delicato Anthony, Miss Pony e suor Maria, la fredda Flanny, ecc. 
Loro li lascio fuori dall'elenco: Albert e Terence, i due giovani intimamente legati alla protagonista, per ragioni differenti, ma entrambi con la stessa intensità. 

Dal manga, uno degli incontri fra Terence e Candy
Se lo schivo e antipatico Terence, bello e misterioso, rappresenta un cliché nel quale siamo praticamente cadute tutte - complice anche il fatto che fosse un magnifico attore di teatro? - Albert è il vero personaggio gigantesco di tutta la storia, ed è per questo che la versione originale del fumetto termina con il ricongiungimento di Candy e Albert, mediante una agnizione che lascia senza fiato. 

(nota fuori testo: oddio, mentre scrivo ho l'impressione di averne visto le puntate solo ieri, invece sono passati secoli... se la storia mi è ancora così ben presente, deve avermi letteralmente travolto 😄)

Albert è il destino di Candy perché compare nella sua vita fin da quando lei è ancora bambina, seguendola passo passo fino alla giovinezza. Il "principe della collina" vestito di kilt e bravo a suonare la cornamusa non è l'Anthony di cui Candy si innamora e alla morte del quale piange disperata. Piuttosto è il misterioso bohémien Albert che lei soccorre quando torna ferito dalla guerra, dichiarandosi disposta ad assistere un infermo, indifferente allo scandalo di una convivenza. 
La vera identità di Albert, svelata sul finale, ce lo mostra in tutta la sua bellezza: è il suo mentore, il suo pigmalione da sempre, il misterioso "zio William" che l'ha adottata nella famiglia Andrew e le ha dato l'opportunità di studiare in una scuola prestigiosa. 

La scena dell'incidente a Susanna Marlowe 
Come sempre, queste storie nipponiche hanno una versione originale a noi preclusa, mentre i distributori italiani si divertono ogni volta a mostrarcene una modificata, edulcorata, e direi profanata. 
Così il finale del shōjo manga ci svela che nel destino della protagonista non c'è Terence, rimasto a vegliare l'inferma Susanna che gli ha salvato la vita, quindi rispondendo a un debito di riconoscenza tipicamente giapponese, quanto piuttosto Albert - almeno così sembrerebbe - che finalmente rivela la propria vera identità. 
Certo, non siamo dinanzi a un capolavoro della letteratura, ma più che questo finale non del tutto chiaro, vale l'intera storia, magistralmente disegnata da Yumiko Igarashi di cui ovviamente possiedo l'intera collezione regalatami negli anni Ottanta da una zia appassionata.  
Ecco, se ci si vuole realmente immergere in una di queste storie giapponesi, bisogna possederne le storie a fumetti, perché sono autentici capolavori d'arte. 
Ah, ovviamente evitando accuratamente quell'osceno seguito dell'edizione italiana, inguardabile. 


Il gran finale
Qualche curiosità.
  • La storia di Candy Candy ebbe un successo planetario e da essa si sviluppò un merchandising vario: diari, figurine, bambole, accessori, abbigliamento, ecc. 
  • Laura Boccanera, sua doppiatrice oggi nota come voce di Julia Roberts, ebbe un seguito enorme e lavorò in diverse altre produzioni a cartoni e non - è ancora oggi fra le maggiori doppiatrici italiane.
  • La storia fra le due autrici della serie ha avuto un brutto epilogo, finite in una contesa legale sui diritti del romanzo. Per questo il cartone non è stato più trasmesso dal '97 e tutti i diritti sul merchandising sono bloccati. 
  • La prima, e decisamente più bella, sigla è cantata dai Rocking Horse, nulla a che vedere con la neoversione fine Ottanta di Cristina D'Avena. 
  • Della mirabile storia esistono anche un romanzo e un seguito sotto forma di epistolario, pubblicati in Italia da Kappalab. Pare che quest'ultimo narri una Candy Candy ormai 35enne... sono curiosa. 
  • Esiste anche un simpatico "Candy Candy. Eravamo tutte innamorate di Terence", di Elena Romanello, edito da Iacobelli Editore. 


Candy Candy è un cult per una generazione di ormai cinquantenni o quasi, che aspettavano "la puntata" impazienti davanti al tv, al tempo di treccine e merenda con pane e marmellata, col batticuore nei momenti più emozionanti, e con le tante lacrime di commozione che queste storie hanno saputo suscitare. 

So di rivolgermi essenzialmente alle mie amiche, ma anche gli amici blogger sono invitati a dire la loro. E voi? Avete amato questa serie? 

34 commenti:

  1. Bello! Ho sempre amato questo cartone. Bravissima e buon compleanno a Candy!

    RispondiElimina
  2. Anche se sono un maschietto, sì, la seguivo. Addirittura, anni dopo, quando andavo all'università, a volte studiavo a casa di un'amica (universitaria pure lei), e ci concedevamo mezzora di pausa dai libri per vedere una delle innumerevoli repliche di "Candy Candy" su Italia 1 :-D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sai quanto mi faccia piacere imbattermi in un maschio che seguiva questa storia. Pure all'università poi, ma è meraviglioso. :)

      Elimina
  3. Fra un mese arriverò ai fatidici cinquant'anni. Ebbene sì: da bambino mon mi perdevo una puntata di Candy! :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Siamo quasi della stessa classe: io '71, tu '70. Cosa ne sanno gli altri di quei magnifici anni in cui arrivarono questi cartoni? :)

      Elimina
  4. Appuntamento fisso della domenica mattina da noi. Mademoiselle Pony, Annie, Sœur Maria, Capucin l'orsetto lavatore, Anthony, Archibald e Alistair, Terry... e Elisa la peste !!!
    Non ho mai guardato Lady Oscar invece. Candy e Heidi erano (e rimangono tutt'ora) le mie preferite in assoluto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, ma che meraviglia, nella versione francese, allora!
      L'orsetto lavatore, il procione che esiste solo nella versione televisiva, nell'edizione italiana si chiama Clean. Non ha mai visto Lady Oscar malgrado sia uno spaccato molto romantico della Rivoluzione Francese? Deve assolutamente rimediare, anche a Elisa piacerebbe moltissimo. :)

      Elimina
    2. Sempre di ottimo consiglio, grazie, grazie, grazie ❤️
      Rimedieremo a breve, ho visto che sono disponibili gli episodi su Youtube !

      Elimina
  5. A differenza tua ho una pessima memoria.
    Ricordo di aver amato molto questo cartone, ma non la trama (nei dettagli).
    E non conta il fatto che io sia più giovane e che lo abbia visto in una delle millemila repliche, perché non ho memoria neppure per i miei amatissimi "Rossana" e "Piccoli problemi di cuore".
    Insomma, come per i libri, tendo a rimuovere le trame.
    Ma Candy piaceva un sacco sia a me che a mia madre, e lo guardavamo assieme tutti i pomeriggi.
    Lei ha soli 50 anni, e siamo letteralmente cresciute insieme. 😍

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tua madre ha praticamente un anno più di me, apparteniamo alla generazione di quelle bambine descritte nel post. Era un'atmosfera che non ci sarebbe stata più. Una vita semplicissima, ci accontentavamo di poco, e questi cartoni erano per noi un appuntamento fondamentale.
      Bello che siate in certo senso cresciute insieme.

      Elimina
  6. La mia merenda era pane e salame (sono di Bergamo...)ma tutto il resto coincide
    PS.sono del 70
    PPS. Aspettavo anche Heidi
    Ciao
    Betty

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, Betty. La nostra è la generazione di quelle merende davanti alla tv, ansiosi di abbandonarci a quelle storie di cui ricordiamo l'emozione suscitata.
      Eh sì, anni prima c'era stata anche Heidi, di cui devo ancora conservare da qualche parte l'album di figurine.

      Elimina
  7. Oddio, non è che da noi il manga venne modificato troppo, di certo un po' censurato (e colorato) ma la cosa strana fu che proseguì ben oltre la storia originale.
    L'anime è arrivato privo di censure, ma solo nel ridoppiaggio anni '90 hanno modificato qualcosa del finale^^

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il manga rimase originale fino al termine della storia, poi continuarono con un'edizione italiana oscena. Io continuai a comprare il giornalino perché mi interessavano altri fumetti, alcuni disegnati dalla stessa mano di Candy Candy, storie appassionanti ambientate nel west, ma fu pubblicata perfino la versione a fumetti di Via col vento.
      L'anime fu doppiato storpiando totalmente il finale, sì.

      Elimina
  8. Candy Candy era tra i miei cartoni preferiti e alle elementari non mancavo mai di seguirla e di discuterne poi con le mie compagne di classe. Sai Candy Candy, come altri cartoni animati o serie tv, mi ricordano quanta spensieratezza c'era allora, prospettive e speranze. Penso che siamo stati gli ultimi a poter vivere un'infanzia così.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci viene naturale pensare, in accordo ai ricordi di queste storie, anche al tipo di infanzia e prima adolescenza che abbia vissuto. Penso fermamente che, nonostante il progresso, l'era digitale, le tante opportunità della comunicazione, avere i ragazzi di oggi perso o meglio mai conosciuto quel modo di vivere comporti per loro una défaillance.

      Elimina
  9. Guardavo Candy Candy, ma in quel periodo non mi interessavano molto i cartoni. Mi sono molto più appassionata a certi anime da adulta.

    RispondiElimina
  10. Candy Candy è stato il mio chiodo fisso per anni: ho visto repliche fino al periodo universitario, giuro, e sempre con la stessa forte emozione. Alle medie facevamo i summit con le compagne di scuola e parlavamo per ore di Antony e Terence, innamorate di entrambi (oh, io non ho dormito per intere notti dopo l’episodio della caduta dal cavallo di Antony, quella volpe che sbuca tra gli alberi, il cavallo che si imbizzarrisce, la tagliola e quella caduta al rallentatore... ) E poi il mio amore si è spostato su Terence, naturalmente: ma te lo ricordi il famoso bacio dopo la rincorsa per le scale...? Aaahhh. che mi stai facendo ricordare! Che bei tempi, che belle storie! Lo rifacessero, non mi perderei di nuovo nemmeno una puntata!
    “... è zucchero filato è golosità, è un mondo di pensieri e libertà...: la sigla ❤️

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il summit... :D È una cosa che capisco perfettamente, perché pensa che invece noi durante la ricreazione (quarta elementare) ripetevamo le scene principali della puntata, e indovina chi interpretavo io. No, vabbè, te lo dico direttamente: Terence. XD
      La parte da maschio mi veniva benissimo, facevo il "seduttore" e ai miei piedi cadevano tutte le bambine mie compagne.
      Poi, aspetta, hai confuso: alla corsa sulle scale che Candy fa dopo aver parlato con Susanna e averle lasciato l'amore della sua vita (anatema su quella gatta morta! ah ah ah) segue l'abbraccio da dietro di Terence, quello in cui lui sussurra "non dire niente... ti scongiuro" con la mirabile voce del Massimo Rossi dell'epoca.
      Lo so a menadito, a memoria, potrei farci un quiz anche alla veneranda età di quasi 49 primavere, ah ah ah XD

      Elimina
    2. ahah, vero, sì, sì, l’abbracciava da dietro, sì! Mamma, che battito di cuore. Tutte innamoratissime di Terence! 😍

      Elimina
  11. A me piaceva il procione, era il mio personaggio preferito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che non esiste nella versione originale a fumetti. :)

      Elimina
  12. Eh no, lo conoscevo nelle repliche su Italia 1 negli anni '90, ma non era uno dei cartoni che guardavo, era proprio per bambine.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, ma anche per ragazze, ragazzi, donne, nonne e chi più ne ha più ne metta. :)

      Elimina
  13. Ho adorato tantissimo Candy Candy, sia il cartone animato che il fumetto. All'epoca lo vidi in modo irregolare, quindi ho ricordi un po' mescolati ma indelebili. Non ero a conoscenza delle curiosità che hai postato, men che mai che il cartone non fosse più trasmesso per questioni di controversie legali. Peccato!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Andando a scavare si trovano tanti piccoli e grandi dettagli. Certo è che se ne parliamo a distanza di 40 anni, questa storia ha fatto breccia è una di quelle eterne, indelebili. Che ancora emozionano. E stiamo compiendo mezzo secolo di età. :D

      Elimina
  14. Come mi sono persa questo post fino ad ora non so, grazie @Luz per avermi ricordato una parte di trama che si era nascosta nella memoria. La trama, ma non le immagini, che non appena ho visto pubblicate ho subito riconosciute! Ho amato questa serie, come Lady Oscar e Heidi. Erano le nostre eroine, le nostre pigmalione, mi tenevano compagnia tutti i pomeriggi, rigorosamente dopo i compiti. Mi hai svelato delle parti del cartone che non conoscevo e anche la notizia del litigio che ha fermato la riproduzione della serie. Non ci voleva. Sai che se lo ritrovassi, qausi quasi...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dalle tue parole traspare la stessa emozione che ancora suscita in me questo romanzo. Questo aspetto ha qualcosa di incredibile. Come scrivevo più sopra, riusciamo a scriverne con certa partecipazione emotiva, se avessimo occasione ne rivedremmo volentieri qualche passaggio... insomma, molto singolare tutto questo.
      Grazie a te, Elena. <3

      Elimina
  15. Meno male che mi sono tenuta questo post per risollevare questi giorni...
    Se conosco Candy Candy? Bionda, rompiscatole, maschiaccio senza paura? :D
    A memoria la so, signora mia. Non so nemmeno quante volte ho visto le puntate, si, anche all'università, complice mia sorella più piccola. Conosco il manga, purtroppo rimasto a casa dei miei e in brutte condizioni (era comunque l'edizione del giornalino di Candy italiano, devo mettermi di impegno a recuperarne una copia "decente", magari con lettura rovescia alla giapponese, il vero manga tradotto). L'ho anche disegnata Candy, non so quante volte, nei diari. E inutile dire che il cuore si spezzava con quel cavallo e poi rimbalzava a mille con il bacio della festa in maschera, Terence che bacia la sua Giulietta. E poi la scuola di infermiera, con miss Mary Jane, "non si corre per i corridoi!" Insomma, tanti ricordi. Nel giornalino poi c'era l'inizio del seguito del cartone, con Candy alla Sorbonne di Parigi per diventare medico, unica donna del corso. Ma il disegno non era della stessa mano, inguardabile.
    Però non riesco a confrontarla con Lady Oscar, sono su due piani diversi. E il mio amore per Oscar è in manga nella mia libreria, compresi i dvd.
    Prima c'è stata Candy, poi c'è stata Georgie (il disegno è sempre di Yumiko Igarashi, una delle due autrici di Candy), l'australiana che cresce con due fratelli prima di scoprire di essere adottata e figlia dell'aristocrazia inglese. E alla fine Lady Oscar, Versailles no bara, la rosa di Versailles. E quella la disegno ancora oggi. :)
    Poi c'è Occhi di gatto, molto più bello in cartone animato che sul disegno originale, e dello stesso autore City Hunter (38 volumi, è stato difficile nasconderli per anni dietro ai tomi universitari :P )
    Grazie Luz per questo salto nel tempo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Barbara! Una Candy Candy addicted al pari di come lo sono stata e lo sono ancora io. :)
      Il fumetto di Candy, quel seguito dell'edizione italiana, nella quale già avevano fatto il danno del ridoppiaggio che ha falsato il finale... davvero inguardabile e inaccettabile. C'è stato poco da fare, Terence non torna, piuttosto resta con Susanna, rispondendo a quel dovere del sacrificio di sé di cui ho parlato. Candy è destinata al principe della collina, che si rivela essere il padre/fratello Albert col quale, chissà, si sposerà un giorno? Non si sa. Forse svela qualcosa quel romanzo scritto dall'autrice, ma anche lì la cosa si apre a più interpretazioni.
      Vedi come ne parliamo pur sulla soglia dei 50 anni? Come fossimo ragazzine. Perché in cuor nostro, la nostra generazione un po' lo è rimasta, impigliata in quei ricordi talmente forti.
      Ecco di cosa parlavo quando commentavo la fortuna che avemmo noi, in quell'epoca così semplice, fatta di poco o nulla, eppure piena, stracolma di bellezza e di emozioni che i nativi digitali neppure possono sognarsi? I linguaggi erano diversi, il modo di approcciarsi alle cose, la nostra visione del mondo così primitiva eppure così straordinaria rispetto a quest'oggi di ragazzi annoiati. La noia li stritola, li distrugge, credimi assistere alla noia dei ragazzi è qualcosa di abbacinante.
      Anch'io collezionai per un po' City Hunter. Una ventina di anni fa, qualche numero lo comprai. Mentre mi procurai tutta la collezione di fumetti di Georgie, anche lì una storia diversa da quella che è stata raccontata in Italia. Georgie che torna in Australia non con Abel e Arthur, come ci fecero credere, ma con Arthur e il figlio avuto da Abel.
      Grazie a te per avere apprezzato questo salto malinconico indietro. :)

      Elimina
  16. So di aver visto Candy in vari momenti, anche se non ne ero una fan sfegatata. Però mi piaceva il fatto che Candy studiasse a facesse l'infermiera. Mi pareva un messaggio molto positivo, di utilità e di indipendenza.
    E un po' mi faceva pensare a un altro cartone, "Sandybell", dove la protagonista, tra le solite mille sfighe assortite, faceva la giornalista. Mi piacevano questi lavori realistici che davano carattere a queste protagoniste.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi ricordo Sandybell! Lo facevano sulla Rai, e ricordo che era girovaga, con un amore che incontrava sempre casualmente e che era un po' il suo mentore. :)

      Elimina