mercoledì 18 marzo 2020

Agnes Grey - Anne Brontë

Incipit: In ogni storia vera è racchiusa una morale; in alcune può essere difficile trovarla, è così povera e piccola che non valeva la pena schiacciare il guscio per quella noce rinsecchita. Non posso giudicare io se sia o non sia questo il caso per la mia storia. A volte penso che possa rivelarsi utile per alcuni e gradevole per altri; ma sarà la gente a giudicare da sola: protetta dalla mia oscurità, dal trascorrere degli anni e da alcuni nomi inventati, inizio senza timori la mia avventura; e rivelerò in tutta sincerità al pubblico quel che non confiderei all'amica più cara. 

In questi giorni di reclusione da Covid-19, è stato un piacere per me tornare in quel particolare mondo suscitato dalle sorelle Brontë, fra le quali la mia favorita resta Charlotte, autrice di quel Jane Eyre che è il mio romanzo preferito.

Pubblicato nel 1847, Agnes Grey veniva presentato ai lettori assieme a Cime tempestose di sua sorella Emily, la più celebre del trio Brontë per un romanzo che giganteggia fra tutte le loro produzioni. Gli editori dell'epoca gradivano molto i romanzi brontiani, ma imposero l'uso di pseudonimi, così il nom de plume di Anne fu Acton Bell, un nome maschile of course, e con questo divenne nota fra le migliaia di lettori che lessero questo piccolo ma significativo romanzo. 


Agnes Grey non ha nulla del carattere epico di Jane Eyre o della coppia Heatcliff-Catherine
Da questo punto di vista, chiunque si apprestasse a cercarvi quella coralità, quella forza narrativa, rimarrebbe deluso. A maggior ragione se pensiamo che a detta di molta critica questo romanzo sarebbe autobiografico, ispirato ad alcuni diari che Anne Brontë scrisse qualche anno prima della sua stesura. 
La storia di Agnes sembra effettivamente essere appartenuta ad una comunissima ragazza inglese di metà Ottocento, figlia di un vicario di campagna, vissuta fino ai vent'anni in una famiglia umile, con poche risorse e una crisi economica cui far fronte. Molti sono i riferimenti alla biografia di Anne. 

Quello che mi piace nei romanzi vittoriani, e brontiani in particolare, è la capacità di queste scrittrici di offrire al lettore un'immersione totale nella materia - che certo, deve piacere. 
Ecco che quindi vediamo l'ambiente in cui la protagonista muove i propri passi, attraverso i suoi pensieri, le sue opinioni sul mondo capiamo come quel mondo fosse, attraverso il linguaggio che adopera ne comprendiamo i meccanismi. 
Anche ai non amanti del genere deve risultare un valore innegabile in questi romanzi: è il racconto di un'epoca mentre quell'epoca è ancora viva, vissuta in maniera diretta e pertanto narrata fedelmente. 
Questa caratteristica, comune a tutti i romanzi classici, li rende irripetibili, di valore. 

Agnes è una ragazza mite, umile, di sani principi, ma possiede anche un carattere di ferro, nulla potrebbe scalfire i valori in cui si è formata. Vero è che, a differenza di Jane Eyre, non le accade nulla che metta alla prova questi principi, la sua esperienza è comunissima a quella delle tante istitutrici che lavoravano presso famiglie borghesi, né più né meno. 
Allora cosa appassiona di questa storia? 
Anzitutto, lo stile. Adoro lo stile delle sorelle Brontë. Avrebbero potuto narrare qualsiasi storia rendendola perfetta. È uno stile che preferisco di gran lunga a quello della Austen - mi chiedo infatti quanto sarebbe stato particolare Orgoglio e pregiudizio scritto da una Charlotte Brontë, ma forse avrebbe perso una delle sue caratteristiche di maggior pregio, l'ironia. 
La scrittura brontiana, ed Anne non è da meno, è asciutta, diretta, senza arzigogoli né fronzoli. La materia narrata procede scorrendo su un asse temporale che si concede anche salti, ma ciascuno di questi sono "giustificati" dalla scrittrice, che si rivolge direttamente al lettore, stabilendo con lui un patto di comprensione reciproca. 
Anche Anne ama la scrittura in prima persona, così la storia è narrata attraverso i pensieri e i ricordi di Agnes, il che non limita la trama, ma la arricchisce di approfondimenti, riflessioni, confidenze con il lettore. 
C'è da dire che Anne Brontë è anche un po' reticente nel narrare, non è generosa come le sorelle, si concede poco, ecco. Questo limite rende Agnes Grey una storia piana, senza eroismi, ma forse proprio per questo realistica e in fondo molto piacevole.

Tipica canonica della campagna inglese - Cotswold

I personaggi e la ricca borghesia di campagna
Nel delineare il ritratto della sua protagonista, Anne Brontë dimostra di conoscere l'ambiente in cui si muove. Se la storia è davvero autobiografica, allora la scrittrice ha tenuto fede al principio del narrare quello che si conosce, ecco perché il romanzo ha questa forte impronta realista. 
Il racconto della borghesia di campagna, presso la quale Agnes svolge il suo lavoro di istitutrice, facendo esperienza in due famiglie assai simili fra loro, è spietato
Le vicende narrate da Agnes ci mostrano una umanità fatta di adulti e ragazzi e ragazze ricchi e viziati, privi di morale, di correttezza. Gli adulti chiedono alle istitutrici di compiere il miracolo di instillare l'educazione nei loro figli, imbarbariti dalla superbia del rango, sordi ad ogni tentativo di educazione. 
Le prerogative di Agnes, che è istruita ma non possiede il talento di rendersi attraente ai suoi allievi, vengono continuamente mortificate dall'arroganza dei padroni, verso i quali la ragazza nutre una profonda avversione. 
Lo sguardo della giovane insegnante è pertanto sprezzante, freddo. Nei suoi pensieri si avvolgono deduzioni che le fanno via via comprendere quel mondo che avrebbe tanto voluto conoscere e che si rivela in tutta la sua miseria. 
Agnes è una giovane di poche parole, con un altissimo senso del dovere e l'orgoglio di chi possiede la certezza di sani principi. Non se ne esce ammirandola e vagheggiandola al termine del libro. Piuttosto non sono pochi i passaggi in cui la si vorrebbe scuotere per farle tirare fuori ciò che si muove nella sua mente. Ma... ahimè, non è una Jane Eyre. 
La parola "parlata" per Agnes è qualcosa da custodire, centellinare, riservare a pochi. 
Questa essenzialità si scontra con la verbosità della sua allieva più importante, la viziatissima e bella Rosalie, destinata ad un matrimonio ricco, verso il quale la giovane si avvia obbedendo al desiderio di accumulo di ricchezza, mentre Agnes vorrebbe tanto disilluderla, non riuscendovi. 

Mi fermo qui, con un breve cenno all'amore, che ovviamente non può mancare in ogni romanzo vittoriano che si rispetti.
L'amore per Agnes è essenzialmente affinità, quella che trova nel giovane curato Edward Weston, un uomo concreto, di poche parole anche lui, che a sua volta vede nella protagonista la candidata ideale per un progetto di vita. Entrambi pragmatici, fermi sui propri valori, insomma assai simili.
Non vi sono slanci romantici in stile romance, c'è la concretezza di due anime che si sfiorano prima e si ritrovano poi, in un finale inverosimile ma in fondo "corretto". 

Bene, avete letto questo romanzo? Amate i romanzi delle Brontë?

Per chi è su Instagram: vi segnalo il mio profilo, _luz_in_the_sky dal quale ho cominciato a commentare dei libri in piccoli video di tre minuti.

13 commenti:

  1. Amo le Brontë, sì. In particolare Cime Tempestose è uno dei miei cult. Mi hai incuriosita su questo romanzo, però. Aspetto la riapertura delle biblioteche.

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    1. Sono autrici che è bello gustare per intero. Certo non tutto quello che hanno scritto mi ha emozionato alla stessa maniera.

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  2. Non posso che concordare con te sulla passione per la letteratura classica e vittoriana in particolare, così come sull'entusiasmo per le tre sorelle più celebri del mondo delle lettere; devo discostarmi solo su una cosa, perché personalmente preferisco la Austen. E non tanto la Austen di Orgoglio e Pregiudizio (anch'esso comunque amatissimo) quanto la Austen, per me impareggiabile, di Emma.

    Parlando delle Brontë, sia in Cime tempestose che in Jane Eyre ho amato lo stile, la narrazione, tutto ma i personaggi li ho o detestati oppure non ho trovato nessuno con cui empatizzare o per cui tifare fino in fondo. Anche Jane, eroina indiscussa per moltissime lettrici, non è riuscita a conquistarmi fino in fondo. Ribadisco però che la loro scrittura è tra le più belle mai incontrate, tant'è che sugli scaffali aspettano il loro momento le altre opere di Charlotte.

    Agnes Grey lo lessi anni fa e ne scrissi sul blog. Mi piacque molto, e quell'assenza di grandi eventi o sentimenti burrascosi che potrebbero farlo passare per un romanzo un po' monotono, mi parvero invece proprio il suo punto di forza: a piacermi fu proprio la sobrietà della scrittura di Anne ed il senso di normalità che seppe infondere alla protagonista del suo romanzo che, come dici tu, restituisce fedelmente l'immagine di un luogo e di un'epoca.

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    1. Forse quello che non ci porta a tifare davvero per le eroine come Jane Eyre è l'avvertimento di una distanza. Anche a me Jane in certi frangenti della sua esperienza non piace, ma imputo la sua distanza ideale da me non solo all'epoca in cui vive la sua scrittrice, ma anche al fatto che Charlotte e le altre sono state figlie di un vicario di campagna. Immerse in un credo e un mondo molto lontano dal nostro, anche solo per il disprezzo che trapela in qualche pagina (e non manca neppure in Agnes Grey) riguardo a chi viene definito "selvaggio".
      C'è questo sentore di consapevolezza di appartenenza a un determinato substrato sociale, l'atteggiamento può essere eroico solo se si appella a principi ferrei, indiscutibili.
      Quello che assolve il tutto è, come hai colto anche tu, la scrittura perfetta.
      Devo rileggere Emma, perché mi fido della tua visione e sono curiosa. Lo lessi molti anni fa, non lo ricordo proprio più.

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    2. Julia, ho cercato il tuo articolo su Agnes Grey ma non hai l'opzione "cerca" sul tuo blog. Ho cercato sfogliando qualche post dell'indice ma impiego troppo tempo.
      Sarebbe ottimo se tu inserissi quell'opzione. :)

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  3. Apprezzo molto la letteratura dell'epoca vittoriana, tuttavia ammetto di non aver mai letto niente della sorellina della Brontë.

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    1. Non possiede la maestria delle maggiori, ma senz'altro vale leggerla.

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  4. Oh sì, che ho amato i libri delle due sorelle, Charlotte ed Emily (“Cime Tempestose” rimane uno dei miei romanzi preferiti), ma Anne no, non l’ho mai letta e oggi tu mi stai facendo venire il desiderio e la curiosità di completare il cerchio delle Bronte. Ma pensa, poi, tre sorelle scrittrici e tutte di successo, che bello! Hanno dovuto fare i conti con i pregiudizi del periodo storico, doversi affidare a uno pseudonimo al maschile per essere lette (che rabbia!), però, adesso, sono dei classici ed è bello leggere i loro nomi sulle copertine dei loro libri.
    È una lettura che metto in conto. 😉

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    1. Fin da quando le scoprii, tantissimi anni fa, capii che quella scrittura così talentuosa era per loro uno sfogo, una valvola di fuga dal mondo ovattato e senza slanci della campagna in cui sono vissute. La maestria delle Brontë sta nell'aver reso vivida la loro scrittura malgrado non fossero donne "di mondo", malgrado non ne avessero fatto esperienza. E questo ha dello straordinario.

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  5. Orgoglio e pregiudizio scritto da una Charlotte Brontë... no, no no no, nonnnonono, NO.
    Come mi toccare Jane Austen, sai?! :D :D :D
    A me Cime tempestose non è piaciuto, non so cosa farci. Mentre Jane Eyre l'ho adorato, e tutt'ora lo adoro. Dall'altra parte Orgoglio e pregiudizio non è per me il migliore della Austen, preferisco anch'io Emma. Che poi mentre leggevo la trama di questo romanzo di Anne Bronte mi è venuta in mente L'abbazia di Northanger di Jane Austen, ambientata in campagna, anche qui un'antieroina, anche qui un matrimonio finale senza slanci, ma perfetto per i caratteri degli sposi. E' stato il primo libro che in realtà ho letto della Austen, ancora da ragazzina (nella stessa collana di Piccole Donne, quei libroni cartonati e illustrati per bambine).
    Di questa Agnes Grey mai sentito parlare. Me lo segno, chissà che non riesca a leggerlo (in pensione, vista la mia coda di lettura...) ;)

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    1. Era "Non mi toccare Jane Austen, sai?!" Il "come" è il solito copia-incolla-rimescola-fai diecimila cose assieme... :P

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    2. Ma no, era solo una vaga ipotesi. Credo che una Austen non avrebbe mai e poi mai scritto un romanzo con un tema forte come quello, in stile gotico, poi, lei che è una "cronista" dell'epoca.
      Neanche io preferisco in modo particolare Cime tempestose, anche se pensando al fatto che non è un romance ma un romanzo gotico sull'ossessione d'amore, il nucleo della romanzo mi piace come scelta. Preferisco il realismo di Jane Eyre, mi fa piacere di trovarti concorde. :)

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  6. I romanzi delle Brontë sono in cima alla lista delle mie preferenze, e porterei senz'altro "Jane Eyre" nella classica isola deserta (eventualità, ahimè, quanto mai attuale). Non ho mai letto il romanzo che recensisci, ma mi ha colpito in modo particolare lo "stile comune" delle sorelle. Ignoro, a questo proposito, se svolgessero delle consulenze editoriali l'una per l'altra, cioè facessero da beta-reader come si dice adesso.
    Inoltre la trama di questo romanzo, e l'eroina in particolare (nonché l'uomo che ama), mi ricordano "Mansfield Park" di Jane Austen che sto terminando proprio in questi giorni: stesso ambiente altolocato con ereditieri ricchi e spensierati, stessa protagonista dolce e taciturna, ma dotata di grande forza morale, non un'istitutrice, ma una parente povera e bisognosa accolta da una famiglia aristocratica.

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