domenica 3 febbraio 2019

Scrittrici "invisibili": le donne nella letteratura.

Nella mia biblioteca primeggiano libri di scrittori, mentre i libri di scrittrici sono in numero inferiore
Credo sia così nella stragrande maggioranza delle biblioteche sparse per il mondo, a meno che non si tratti della Casa internazionale delle donne (da cui è tratta l'immagine del post) o altri enti femminili. 

Con questo post non intendo immaginare una competizione di generi, anche perché alla fin fine quello che conta è il prodotto, il libro, a prescindere dal fatto che lo abbia scritto una donna o un uomo. Lo spunto nasce dall'osservare i propri scaffali e constatare il numero inferiore di scrittrici, ma anche semplicemente assistendo a una puntata di Per un pugno di libri, dove viene fatta menzione di romanzi eterni con una prevalenza del 70% di autori rispetto alle autrici. 

È innegabile: la letteratura di tutti i tempi è costituita in prevalenza da uomini. Per carità, intelletti d'eccellenza, ma mai affiancati nella stessa epoca da un numero significativo di autrici. 
Le cause di questa discrepanza sono tutte da ricercare nella discriminazione di genere. Non voglio ergermi a maître à penser, ma non saprei trovare altra ragione. 
Per citarne un paio, penso a Mary Shelley, autrice del celebre Frankenstein, sparita dietro il nome ingombrante del suo romanzo e del suo compagno di vita, oppure all'italiana Goliarda Sapienza, pure autrice di un romanzo in stile verista, L'arte della gioia, immeritatamente snobbato dalla cronaca letteraria.

Mary Shelley (1797 - 1851)
Benché la letteratura annoveri alcune decine di autrici comunque celebri, le sole salite nell'olimpo dei grandi nomi del settore, moltissimi scritti non hanno conosciuto pubblicazione perché usciti dalla penna di donne in epoche in cui non veniva concessa loro alcuna visibilità. 
Pare infatti che fino al Settecento la scrittura femminile fosse pressoché inesistente, a parte qualche rara eccezione, pertanto le donne scrivevano nell'intimità delle loro mura, conservando il frutto dei loro sforzi nel proverbiale cassetto. 
In epoche passate, una donna che scrive era ritenuta "ingombrante", inappropriata la sua attività, trasgressiva. Jane Austen ne è un esempio lampante: Virginia Woolf ne scrive esprimendo la sua stima per una donna che decide di vivere della propria scrittura, recidendo il proprio legame con una tradizione che le vorrebbe imporre di rinunciarvi. 

Se la consuetudine dell'epoca, che le vuole mogli e madri, cerca di spegnere le velleità scrittorie di queste "eroine", le nostre si organizzano e non cedono, anzi cercano nel diario, nelle lettere, in generale nel racconto di sé e della propria lotta per l'autodeterminazione, il mezzo per esprimersi. Di molte, il successo sarà solo postumo. 

Gaspara Stampa (1523 - 1554)
Non ci stupisce il fatto di ignorare i nomi di tante scrittrici e poetesse del passato, mai citate nei libri scolastici. Sapevate, per fare un esempio, che escludendo la tradizione classica greca e latina, la prima donna che scrisse con intenti letterari visse nel 1200? Un salto colossale, a pensarci. Si tratta di Compiuta Donzella, di cui restano tre sonetti. 
Ma se si conoscono i nomi di Antonia Pulci, Isotta Nogarola, Cassandra Fedele, perché non vengono menzionate nei libri di letteratura, che danno appena spazio a Gaspara Stampa

Potrei continuare all'infinito. Mi fermo qui. 
Concludo con un omaggio alle scrittrici della mia personale biblioteca, ahimè in numero inferiore, che mi riprometto di rimpinguare. 

Isabel Allende - Doris Lessing - Simonetta Agnello Hornby - Elena Ferrante - Leonore Fleischer - Ella Berthold - Tracy Chevalier - Rosella Postorino - Clarissa Pinkola Estés - Saffo - Selma Lagerlof - Margaret Mitchell - Silvia Avallone - Elisabeth J. Howard - Irene Némirovsky - Marguerite Duras - Anne Frank - Natalia Ginzburg - Agatha Christie - Serena Dandini - Karen Blixen - Hettie Hillesum - Margaret Mazzantini - Elisabeth Strout - Nadia Fusini - Frances Hodgson Burnett - Marie Kondo - Virginia Woolf - Alda Merini - Charlotte, Emily e Anne Bronte - Jane Austen - J. K. Rowling - Sibilla Aleramo - Maria Bellonci - Oriana Fallaci - Paola Calvetti - Rachel Joyce - Antonia Byatt - Marguerite Yourcenar - Lella Costa - Daria Bignardi - Muriel Barbéry - Amélie Nothomb - Cristina De Stefano - Paola Mastrocola - Edith Warthon. 
Aggiungo un'osservazione: c'è diffidenza nei riguardi di una scrittrice nel momento in cui arriva a vincere un premio, come può essere lo Strega o il Campiello. Pare che lo stesso accada negli Usa con il Pulitzer. Se si tratta di un'autrice, c'è un pizzico di sfiducia, si indaga sul suo percorso, si cercano motivi per dissentire. Non accade sempre così, ma accade, e molto più che per gli autori. 

E voi? Come siete messi ad autrici nella vostra biblioteca?
Cosa pensate riguardo alle scrittrici "invisibili"?

40 commenti:

  1. Non ho fatto il conteggio dei nomi femminili nella mia biblioteca, però ho notato nella tua lista dei nomi femminili presenti anche nella mia libreria: Isabel Allende, Elena Ferrante, Marguerite Duras, Anne Frank, Daria Bignardi, a queste autrici posso aggiungere alcuni nomi Francoise Sagan, Josephine Hart, Valentina D'Urbano, Jacqueline Susann, Alessandra Appiano, Alessia Gazzola, Liliana Segre. Non mi dilungo con altri nomi, ho dei libri in cantina di romanzi di autrici che ho amato moltissimo. Le donne in molti campi, non solo nella scrittura, hanno sempre dovuto combattere per affermarsi. La strada da percorrere è ancora molto lunga per le donne, dobbiamo combattere per affermarci in una società che resta purtroppo ancora molto maschilista.

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    1. Josephine Hart: devo avere letto Il danno e averlo messo da qualche parte. Non ho purtroppo nulla di Liliana Segre e per ovvie ragioni devo provvedere.
      Sì, la lotta per la propria autoaffermazione è da sempre durissima, ora un po' meno ma le discriminazioni sono ancora piuttosto consistenti.
      Anzi, mi hai fatto ricordare una cosa che aggiungo al post.

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  2. Ho scoperto per caso questo blog, e mi ha incantato. Sono pochi i blog che trattano i libri con rispetto, proponendo spunti di riflessione originali, e quando ne incontro uno, me lo tengo stretto.
    Ahimè, è vero, le donne in letteratura - cosí come in altri campi, per citarne uno nella cucina - sono spesso relegate ai margini. E se abbiamo fortunatamente autrici contemporanee di spicco (Banana Yoshimoto o Isabel Allende, per esempio), più si va a ritroso più la luce con cui brillano le autrici si fa fioca. E la sensazione che ho - ma sarei curiosa di avere la tua opinione su questo aspetto - è che in Italia questo è avvenuto più che altrove. Abbiamo la Austen, Mary Shelley, la Wolfe. Di nomi italiani, pochissimi e spesso inspiegabilmente relegati in un angolo. Io amo moltissimo lo stile di Grazia Deledda, per esempio, ma è un'autrice alla quale mi sono approcciata in autonomia, perchè nel mio percorso di studi (Liceo Classico incluso) è stata forse a malapena nominata.
    Tutto ciò certamente legato al fatto che, come sottolinei tu, le donne sono state per secoli relegate ad un ruolo ben inquadrato tra le mura domestiche, allontanandole dalla possibilità di veder riconosciuti i propri meriti.
    Oggi, fortunatamente, si inizia a veder brillare qualche astro.
    Che ne pensi, ad esempio, di Rupi Kaur?
    Scusa se mi sono dilungata, ma il tema che tocchi è estremamente interessante, ci sarebbe da discuterne per ore...

    Grazie per averlo proposto!

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    1. Ciao, Letizia, felice anch'io di avere scoperto il tuo blog! Ho sbirciato velocemente, ora sono di fretta, ma c'è tantissimo da leggere. Insomma, una bella nuova conoscenza.
      Riguardo alle autrici italiane, decisamente sì, la storia della letteratura le ha bellamente trascurate. Io ho fatto studi classici, e come te ho dovuto indagare da sola sulla bellezza delle pagine di Deledda, Aleramo, Morante. Poco o nulla è stato dedicato a queste scrittrici di calibro fra le mura scolastiche. Insegnando alle Medie, noto che sui libri di letteratura di terzo anno si è in parte voluto rimediare, e queste autrici trovano uno spazio. Ultimamente mi sono imbattuta in un'antologia con menzione della Cveteva. Una rarità.
      Quello che possiamo fare noi è esulare dai programmi consueti e andare in altre direzioni. Richiamare l'attenzione su scrittrici italiane, capire in quale epoca e con quali difficoltà si siano mosse. Insomma, alla fin fine diventano degli strumenti per la Storia.
      Il vero problema è che le donne non hanno avuto modo di determinare una posizione differente, le pochissime che si sono ribellate al sistema sono capitolate o sono diventate leggendarie (si pensi al movimento delle suffragette, praticamente in molti stati occidentali nessuna legge impediva loro di votare, per convenzione non ci si andava e basta).
      Una immensa come la Woolf, che pure ebbe la fortuna di formarsi e muoversi in un ambiente intellettuale, ebbe le sue buone difficoltà ad emergere nella cultura dell'epoca, provando la necessità di teorizzare nei suoi scritti riguardo al problema di questa discriminazione.
      Non conoscevo Rupi Kaur! Ho guardato un po' di siti e... accidenti, interessantissima! Da proporre immediatamente alla mia classe. :)
      Grazie ancora per il tuo commento approfondito. A buon rendere, perché anch'io amo argomentare bene una risposta. :)

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  3. Ah, la famigerata Marie Kondo!
    In definitiva credo di leggere più uomini perché leggo principalmente classici. Però mi piace moltissimo lo stile della Highsmith e uno dei miei libri preferiti è "pomodori verdi fritti alla fermata del treno", ma non credo che mi piacciano perché sono scritti da donne.
    Speriamo che in futuro le scrittrici invisibili verranno ripescate, forse le antologie e le storie della letteratura verranno scritte da sempre più donne e allora tanti nomi verranno fuori.

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    1. Marie Kondo in effetti o si ama o si detesta. :)
      Io ho leggiucchiato il suo testo, un libroide praticamente, ma aspetto di prepararmi al trasloco per cercare di mettere in pratica i suoi principi sull'ordine. :)
      Mai letta la Highsmith, mi incuriosisce non poco "Carol", di cui ho visto il bel film.
      Su cosa accadrà in futuro, dubito che le cose possano cambiare, importante è lasciare una traccia, dare risalto alle tante scrittrici di classici anche. Fra i classici potresti scoprirne tante.

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  4. Che bel post Luz! Mi hai messo la classica pulce nell'orecchio e ho tutte le intenzioni di verificare quali e quante autrici "riposino" nella mia libreria fisica e virtuale.
    Mi sono sempre interrogata sul perché il mercato editoriale tralasci la produzione femminile di letteratura e non c'è verso, giungo sempre alla stessa conclusione. Fatta salva la qualità, c'è una sorta di pregiudiziale contro di noi in molti campi, la produzione di cultura non fa differenza.
    Molto triste ma purtroppo reale. Sulla Ferrante ad esempio, quando ha ottenuto l'enorme successo che sappiamo, circolavano voci che fosse un uomo a scrivere sotto pseudonimo femminile. Verità o un altro modo per sminuire una brava autrice?

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    1. Credo anch'io che la bufera sulla Ferrante, e la conseguente scure del suo smascheramento, siano dovute a una discriminazione. Senza voler per forza vedere ovunque un complotto, ma se fosse stato uno pseudonimo maschile forse sarebbe passato inosservato.
      Bisogna promuovere le scrittrici, di ogni nazionalità e tempo. Io nel mio piccolo, cerco di farlo da una cattedra di scuola media. :)

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    2. Sapete che per un certo periodo è stata messa in giro la voce che Elena Ferrante fosse in realtà Domenico Starnone. Entrambi partenopei, entrambi che virano sulle medesime voci narrative.
      Per quanto mi riguarda Starnone è una delle penni più efficaci del nostro tempo. A parte la sua preparazione letteraria che ebbi modo di scoprire attraverso la lettura di Segni d'oro, la sua scrittura è forte, penetrante.
      La scorsa estate ho letto per puro caso un altro suo romanzo: Autobiografia erotica di Aristide Gambia. Un lavoro che può all'apparenza apparire frammentario ed artefatto sul tema erotico ma che ho trovato invece di ampio respiro ed assolutamente oltre la volontà di fare narrativa spinta. Si tratta di un'opera che ripercorre, attraverso la narrazione della crescita sessuale, l'intera vita di un editore ed insieme di una nazione e del popolo italiano. Bello, molto bello. E proprio alla fine, quando l'autore tira le fila in una conclusione che è giudicabile soggettivamente, sbuca un riferimento ad Elena Ferrante che smonta qualsiasi teoria possibile sulla sua presunta identità maschile. Un grande Starnone, un grande.

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    3. Ricordo bene! Infatti si credeva o a una scrittura a quattro mani per così dire o proprio che fosse lui l'autore. Come a dire: se questa serie di romanzi è diventata un best seller, non può essere una donna ad averli scritti. Agghiacciante.
      E c'è da dire che se leggi in uno di quei gruppi Fb di lettori, sono molte le donne ad accanirsi contro queste scrittrici. C'è una misoginia molto diffusa fra le donne stesse. :(

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  5. Nella mia libreria personale, in quanto a nomi prevalgono i maschili per varietà, ma in quantità di testi prevalgono i femminili di sicuro: Agatha Christie, Isabel Allende, Jane Austen, le sorelle Bronte, Colette, Oriana Fallaci, Diana Gabaldon, Stephenie Meyer, Sophie Kinsella/Madelein Wickham, Elizabeth Gilbert, Helen Fielding solo per citare quelle che occupano più spazio, molto più spazio della varietà maschile. ;)

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    1. La Elisabeth Gilbert di "Mangia prega ama" è adorabile.
      Non ho nulla di Colette, dovrò rimediare.
      La mia lista non annovera i saggi e i libri per ragazzi, ma comunque contando anche quelli, sempre in numero inferiore restano.

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  6. Un'analisi interessante e purtroppo vera. Da parte mia, negli ultimi dieci-vent'anni mi sono concentrata soprattutto su autrici, che attualmente sono più degli autori. Sarà che sento molta più affinità con modo femminile di scrivere, di raccontare e soprattutto di approcciarsi alla sfera emotiva dei personaggi. Un tempo non facevo distinzioni, ma ora noto molte differenze. Non voglio dire che la narrativa maschile non mi piaccia, però... Beh, spero di essermi spiegata! Spero comunque che prima o poi i pregiudizi sulle autrici vengano a cadere.

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    1. Credo che alla fin fine dovremmo sforzarci di non discriminare, ma vale anche cercare di mettere in risalto le grandi scrittrici dimenticate dal novero della letteratura.
      Quello che in particolare non mi piace è che molte sono e restano purtroppo sconosciute. Insomma, bisogna fare come un viaggio, necessario, per mettere ogni cosa al suo posto.

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  7. Anni fa mi accorsi che compravo solo titoli di autori maschili, ti assicuro che non era certo per snobismo o per motivi discriminatori,semplicemente quando sceglievo titoli horror e fantascienza finivo per concentrarmi solo su quei 7/8 autori che conoscevo già. Da quel momento decisi di ampliare il cerchio soffermandomi principalmente sulle scrittrici (brave)come Chelsea Quinn Yarbro e tante altre.

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    1. Se apprezzi la fantascienza, non perderti i libri di Ursula Le Guin.
      Non l'ho mai letta, ma più persone garantiscono sul suo talento. È stata una grande autrice che merita di essere scoperta o riscoperta.

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  8. Ciao! Concordo con tutto quello che scrivi. Secondo me, in passato, difficilmente le donne sono riuscite ad affermarsi. A volte, magari, aiutavano padri e mariti...e poi a questi ultimi andava la gloria letteraria.
    Ora la situazione è diversa, ci sono moltissime scrittrici, però ci sono generi quasi esclusivamente femminili (come il romance) ed altri nelle quali fanno un po' fatica ad affermarsi (ad esempio i giallisti italiani sono quasi tutti uomini).
    Io in genere leggo autori di entrambi i sessi, perché quando scelgo un romanzo punto più che altro a genere e trama.

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    1. Ciao, Silvia! Non c'è dubbio che la maggior parte delle autrici preferiscano immergersi in un genere più "commerciale" come il romance, ma il loro grande numero non deve disabituarci a cercare anche nella letteratura "alta" donne che se collocate al giusto posto della critica letteraria, avrebbero lasciato un solco profondo.
      Pensiamo ad autori come John Williams, scoperto e celebre solo dopo la sua morte, ecco, chissà quante scrittrici potrebbero avere lo stesso destino.

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  9. Io ho più uomini in biblioteca, però ci sono alcune donne che sono tra i miei autori preferiti.
    Mi riferisco a Virginia Woolf, Jane Austen, la nostra Ada Negri, Irène Némirovsky.
    Ho letto anche opere di Neera e Banana Yoshimoto, per le letture "leggere" prediligo Sophie Kinsella.
    E poi anche altre, molte poco conosciute curatrici di saggi e monografie d'arte.

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    1. Il mio elenco è riferito solo alla letteratura, si allungherebbe un bel po' se vi comprendessi anche saggiste e curatrici di saggi importanti. Non ho potuto fare a meno di menzionare Nadia Fusini, che è una critica ma anche curatrice talmente raffinata da fare dei suoi libri pura letteratura.

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  10. Io ho dato una scorsa alla mia libreria e ai miei ricordi e devo ammettere che anche se in numero minore ho diversi nomi femminili. Non solo Agatha Cristie e Grazia Deledda, ma anche Kinsella, Mazzantini,Rattaro e l'elenco delle gialliste è lungo, italiane e non. Però ciò che scrivi è corretto, come negli altri campi le donne faticano il doppio per emergere e farsi conoscere. Chissà se prima o poi avremo le nostre rivincite e tutto sarà meritocratico...

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    1. Credo che non accadrà mai, ma siamo noi donne a dover cercare di fronteggiare il problema. Come scrivevo più su, mi capita di consigliare a scuola autrici femminili, per promuovere una letteratura purtroppo molto ignorata. :)

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  11. Io nella lettura ho sempre avuto una preponderanza a leggere autrici. Il sentire della scrittura femminile mi ha sempre aiutato nella rivelazione intima di stralci di me stessa. Così da ragazza mi facevo delle sorelle Bronte, passando per la Dickinson fino ad approdare a nomi molto più attuali. Nella mia biblioteca staziona la Allende, la Némirovsky, la Merini, la Comencini, persino la Campo, mentre nutro una passione smodata per la Mazzantini e per l'autrice francese Delphine de Vigan - solo per citare alcuni nomi.
    Leggendo il tuo articolo, non so perché, mi è tornato in mente un romanzo a stampo storico di Belinda Starling: La rilegatrice di libri proibiti. La donna è stata nei secoli così tanto stigmatizzata in riferimento alla cultura ed alle lettere, che mai riuscirà a colmare le lacune a cui è stata costretta in termini di figura. Uno scempio.

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    1. Mi è capitato di leggere da qualche parte quel titolo, che attira non poco: "La rilegatrice di libri proibiti". Ora ho dato un'occhiata al sito di Neri Pozza. Mi sa che lo inserisco fra le letture estive, quelle più effetto "romance" e leggere. Grazie per la citazione.
      Felicissima di leggere qualcuno che ha prediletto tendenzialmente le autrici. :)

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  12. Ciao Luz, dopo l'ennesima lunga pausa da blogger riemergo dalle mie cenere :) e che bello trovare un tuo post su questo tema! Pur essendo tristemente costretta a concordare con quello che scrivi, perché la storia della cultura e della letteratura ci racconta proprio questo, devo ammettere che invece nella mia libreria figurano più penne femminili che quelle maschili: forse fino ai 19-20 anni anche io avevo letto più scrittori, ma poi pian piano - in un continuo crescendo - mi sono orientata sulle scrittrici e senza quasi rendermene conto negli ultimi anni ho letto decisamente più libri scritti da donne. A parte le immancabili Austen, sorelle Bronte, Virginia Woolf eccetera, è nato un amore viscerale con E.J. Howard e con la brillante leggerezza di Elizabeth von Arnim, la penna inarrivabile di George Eliot - uno dei miei più grandi amori letterari recenti - e poi Colette, Rebecca West, la Némirovsky, Natalia Ginzburg, insomma chi più ne ha più ne metta!

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    1. Bentrovata, Julia, in effetti latiti da un po'. :)
      Mi fa piacere constatare che ci siano lettrici che in via programmatica hanno scelto di leggere moltissime autrici, cercando di non lasciarsi sfuggire nulla del ricco panorama che possono offrire.
      La Howard e la von Arnim mi pare di ricordare siano al momento fiori all'occhiello della Fazi Editore.

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  13. In mia discolpa come uomo, e cioè appartenente al genere discriminatorio per eccellenza, posso dire un cognome: De Pizan.
    La protagonista del mio prossimo romanzo si chiama Belle De Pisan, in omaggio a una delle donne più straordinarie e sconosciute: Christine de Pizan.
    In Italia praticamente nessuno sa chi sia, e questo è da ascrivere allo studio della letteratura a scuola, che si concentra solo sugli autori italiani e ci fa ignorare se non brevissimi accenni, la letteratura degli altri paesi.

    Christine de Pizan è stata una donna, una scrittrice straordinaria. Non tanto per i suoi scritti, che purtroppo non hanno retto la selezione del tempo, ma per l'impatto impetuoso che ha avuto sul suo tempo.
    E' stata una scrittrice francese, nata in Italia, contemporanea del Boccaccio, con cui andò in polemica per come descriveva la figura della donna.
    Il padre le aveva dato un'istruzione letteraria e avendo accesso alla corte di Carlo V, Christine poteva addirittura leggere dall'enorme biblioteca reale del Louvre.
    Fu data in sposa a quindici anni, ma solo dieci anni dopo, a venticinque, rimase vedova, morì il padre, morì Carlo V che la stimava e con tre figli e la madre anziana a carico rimase sola e in disgrazia.

    E lei, anziché cedere nella disperazione, diede l'avvio alla sua trasformazione, essere una donna che rimane donna imponendosi fra gli uomini.

    I suoi libri diventarono presto popolarissimi. Comprese le dinamiche della promozione libraia e presso di sé reclutò copisti per copiare i suoi manoscritti e venderli in tutta la Francia. Nel suo tempo, era riuscita a vivere con i proventi dei suoi libri, cosa che non erano in grado di fare gli uomini che avevano bisogno di un mecenate che li sostenesse.
    Contro i pregiudizi, contro i potenti, è riuscita ad affermarsi come scrittrice diventando editrice di se stessa. Nei suoi scritti ha rivendicato la figura della donna del suo tempo, che non era soltanto la figura debole e angelica che i poeti alla Petrarca decantavano o le donnacce che tanto si divertiva a dipingere Boccaccio.

    Una donna forte, straordinaria, in grado di emergere nel suo tempo maschiocentrico e che io ho voluto omaggiare dando alla mia protagonista il cognome De Pisan, e a un personaggio secondario femminile il suo nome Christine.

    Perché la storia di Christine de Pizan insegna questo. Se le donne dei tempi passati avessero avuto le stesse opportunità che hanno avuto Dante, Boccaccio, l'Ariosto e tutti gli altri uomini che hanno avuto accesso a una cultura letteraria, anche loro avrebbero impresso un corso diverso, direi più ricco alla letteratura o all'arte, come farà Artemisia Gentileschi in Italia con la pittura o le sorelle Bronte nell'Ottocento inglese.

    Tra i miei libri le scrittrici non abbondano, proprio perché avendo una preponderanza di classici, le donne ne sono state quasi precluse per la stupidità innata del prototipo uomo.

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  14. Bella riflessione,le cause sono quelle da te elencate. Sicuramente c'è ancora molto da fare per sfatare certi pregiudizi e post come il tuo possono aiutare a comprendere meglio il problema senza cadere in facili diatribe. Comunque tra i miei autori fantasy preferiti c'è Ursula Le Guin, che probabilmente ha scritto uno dei migliori romanzi di sempre del genere (La saga di Terramare).

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    1. Non ho niente di suo e non ne ho letto nulla, ma mi sono imbattuta spesso in riferimenti a questa scrittrice scomparsa da poco.

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  15. La cosa straordinaria, credo è che alcune donne ce l'abbiano fatta già dal medioevo a imporsi in un mondo dominato dagli uomini. Ognuna di loro è un piccolo miracolo, la punta di un iceberg di chissà quante letterate sommerse...
    Per quanto riguarda la mia libreria, invece, direi 50%. Per il fantastico e la fantascienza, generi considerati "maschili" ho una predilezione spiccata per le autrici donne. Tra l'altro per la fantascienza molte donne hanno pubblicato per anni con pseudonimi maschili o con la semplice iniziare puntata del nome, proprio per motivi di pregiudizi. Le donne che si sono cimentate in questi campi, tuttavia, non sono né poche né di scarso valore, giusto per citare le mie preferite: Ursula Le Guin, Luise McMaster Bujoild, Marion Zimmer Bradley, Robin Hobb, Tanith Lee, più un altro paio di cui non mi azzardo a scrivere i cognomi a memoria. La mia giallista preferita è Fred Vargas (e siamo nel campo dello pseudonimo neutro...) Il problema, se mai, è se andiamo sulla narrativa italiana dove le donne che si impongono, sopratutto nella narrativa di genere, sono oggettivamente pochine.

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    1. Sì, il fatto che in epoche remote qualcuna sia emersa è indice di grandissima forza.
      Credo di aver letto "Avalon" di Marion Zimmer Bradley molti anni fa, ma è tra i libri che ho regalato ad una mia alunna appassionata di fantasy.
      La narrativa italiana conta pochissime donne. Ti sarai accorta anche tu quanto sia difficile passare alla letteratura del Novecento e includere nel percorso del programma scrittrici e poetesse. Sui libri c'è ben poca cosa. Bisogna continuamente integrare.

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  16. Ho molte scrittrici nella mia libreria, anche di quelle che citi nel tuo elenco e, devo dirti la verità, non ho mai avuto preferenze, nel senso che credo in quello che dici tu, cioè che, a prescindere da chi lo abbia scritto, è il libro ciò che conta veramente. Le donne, in epoche passate, hanno avuto grandi difficoltà, è vero, molte ricorrevano allo pseudonimo per potere "superare l'esame", ma senza andare troppo lontano la stessa Rowling ha dovuto mettere le sue iniziali nell'opera che l'ha resa celebre, perché che una saga fantasy fosse scritta con tanta bravura da una donna era impensabile. Più che altro, si dice che la scrittura di una donna sia facilmente riconoscibile: mah, io non credo.

    P.S. Goliarda Sapienza mi aspetta da quest'estate. Mi è stato regalato "L'arte della gioia" e voglio leggerlo al più presto.

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    1. Eh sì, la Rowling si è limitata alle iniziali del suo nome per poter debuttare, oggi invece la corteggiano da tutto il mondo per i diritti di pubblicazione. È davvero assurdo. Ma non saremo anche noi donne a essere diffidenti a nostra volta di scrittrici donne? A me non è capitato, ma molte lettrici da quello che leggo ogni tanto sui social sono le prime ad accanirsi risolutamente sulla qualità di una scrittrice, anche senza averne letto il libro. :(
      Ricordo che hai quel mirabile tomo di Goliarda Sapienza. Ne ho letto le prime pagine sul Kindle e vi ho riscontrato un certo spiccato e validissimo verismo. Poi voglio sapere se ti piace e cosa ne pensi. :)

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    2. Sì, certe volte noi donne sappiano essere delle nemiche perfette di noi stesse, in tutti i campi, tra l'altro. :(
      Siccome so che quello della Sapienza è un testo impegnativo, so già che lo leggerò nel periodo estivo.

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  17. Io sono messo piuttosto bene. A una prima occhiata: Sylvia Plath; le sorelle Bronte; Mary Shelley; Anne Golon; Marina Cvetaeva; Anais Nin; Ursula Le Guin, Donna Tartt; Teresa D'Avila; Elena Croce. Ma anche la raccolta dei 218 sonetti d'amore di Gaspara Stampa.

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    1. Meraviglioso repertorio, in effetti. Complimenti, Ivano. :)

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  18. Rieccomi mentre emergo dalle mie macerie fumanti! :) Giusto oggi mi sono riaffacciata anche al mio blog con due post sulle mie traversie lavorative e universitarie... I nomi al femminile nella tua biblioteca sono anche i miei, aggiungerei Katherine Mansfield e Karen Blixen. Non saprei valutare al momento se, nella mia biblioteca, ci sia una preponderanza di autori maschili. Posso dirti che, con il tempo, noto in generale il tentativo di una riscoperta di alcune autrici da parte della stampa e della cultura, o comunque una maggiore attenzione.

    La tua riflessione mi ha fatto venire in mente che la stessa cosa, e forse anche peggio, accadeva nel mondo dell'arte: ben poche donne riuscivano ad emergere, solitamente perché "figlie d'arte" come Artemisia Gentileschi. Qualcosa aveva cominciato a cambiare con l'Illuminismo e alcuni esponenti della Rivoluzione francese (non tutti, anzi) come l'ammirabile marchese di Condorcet.

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    1. Ma bentornata! Sempre reduce di grandi successi universitari. :)
      Sai che mi ero dimenticata della Blixen? Deve essere fra i libri disposti in seconda fila sulla mia scricchiolante biblioteca. E avevo dimenticato anche la bravissima Antonia Byatt, che ho aggiunto all'elenco e della quale sto rileggendo "Possessione".
      Anche l'arte ha perso grandi riferimenti, discriminazione anche in quel campo. Proprio giorni fa seguivo un documentario su Rai5 dove si parlava di artiste di grande calibro fra gli impressionisti, che nulla hanno di meno ai grandi nomi celebrati da quell'epoca in avanti.

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    2. Giusto, ho anch'io Antonia Byatt tra le grandi scrittrici. Per quanto riguarda le donne pittrici nella cerchia degli impressionisti, per combinazione sto proprio leggendo un romanzo della mia amica Stella Stollo "Le impressioni di Berthe" su Berthe Morisot. Dei miei esami universitari ho dato un ampio resoconto nei due post di riapertura del blog. ;)

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