mercoledì 19 aprile 2017

Se Calvino non avesse disobbedito - Dai diamanti non nasce niente 3

Dopo la prima e seconda parte, che trovate qui e qui, torniamo alle nostre dissertazioni sui giardini con una curiosità sconosciuta ai più. 
Attingo nuovamente al bel "Dai diamanti non nasce niente" di Serena Dandini, per raccontarvi di una disobbedienza al padre andata a buon fine, anzi provvidenziale. Mettetevi comodi, perché vi stupirà. 
Italo Calvino, il genio di Lezioni americane e de Il sentiero dei nidi di ragno, solo per citare due delle tante opere della sua fervida attività di scrittore, rischiò di diventare un botanico e di rinunciare a essere il grande e celebre Calvino che tutti conosciamo. Ma andiamo per ordine.
Il padre di Italo, Mario Calvino, era a suo tempo un botanico di fama e dirigeva la Stazione sperimentale per la floricoltura di Sanremo. Fra i suoi allievi ebbe colui che fino allo scorso anno, prima della sua scomparsa a 91 anni, fu uno dei grandi vecchi della botanica e floricoltura mondiale, Libereso Guglielmi
Libereso, un nome strano e inconsueto datogli dal padre e che significa "libero di pensiero, parola e azione", ebbe fra i suoi migliori amici proprio Italo, al tempo in cui, entrambi ragazzi con soli due anni di differenza, trascorrevano giornate intere in giardino, "io con gli arnesi da lavoro a imparare il mestiere, lui a scrivere".
Libereso Guglielmi (1925 - 2016)
Di fatto, Libereso imparò tutto ciò che sapeva da Mario Calvino al quale probabilmente restò grato per tutta la vita per essere poi diventato uno dei più grandi esperti di botanica al mondo. 
"Era un grand'uomo Mario Calvino. Come conosceva le piante lui... ogni specie di avocado e di pompelmo, per esempio. Le ha portate lui per la prima volta in Italia e ci ha insegnato come curarle e come usarne le proprietà salutari. Poi partiva con un carretto pieno di libri e andava in montagna a distribuirli per insegnare alla gente la floricoltura", dirà in un'intervista. 
Forse la sua vita, che è stata avventurosa fra boschi e foreste di mezzo mondo, avrà perfino ispirato qualcuno dei romanzi del suo amico Italo. I due, da ragazzi, furono amici inseparabili fra giochi immersi in quella dolce natura del paesaggio ligure, e si vollero assai bene pur inseguendo passioni molto diverse. Italo fin da allora fu caparbiamente convinto di voler fare il giornalista e di scrivere, racconta Libereso, che è stato un testimone prezioso dell'adolescenza dello scrittore. 
C'erano discussioni furiose fra Italo e suo padre, che per lui aveva altri progetti vedendone l'erede della sua cattedra di Botanica. C'è da dire che anche la madre di Italo, la naturalista Eva Mameli, aveva una sua cattedra di Botanica all'università, una delle prime donne a conquistarne una. I genitori di Italo Calvino erano noti e stimati, scienziati della Botanica cui diedero un contributo notevole coi loro studi, si trovavano a Cuba quando Italo nacque, al tempo in cui lavoravano in Centro America rivestendo cariche importanti. 
Eva Mameli Calvino (1886 - 1978)
Da quei luoghi esotici, Cuba, Messico, Ecuador, California, importarono palme nel loro giardino sperimentale di Sanremo, Villa Meridiana, nella quale Italo trascorse infanzia e adolescenza. Quel luogo magico dove i Calvino basarono i loro successivi studi, 7000 mq di giardino, nel 1951, alla morte di Mario Calvino furono venduti e cessarono di essere quello che erano stati. 
"Resta solo l'albero di falso pepe, che ispirò Il barone rampante". 
Sì, lo strano personaggio che decide di non scendere più dagli alberi fu ispirato a Italo negli anni di giovanile spensieratezza a Villa Meridiana, quando udì la scommessa di Libereso di poter fare "via albero" la strada fra Sanremo e Nizza. I due ragazzi non fecero quella strada, ma avevano realmente l'abitudine di saltare di ramo in ramo per raccogliere pigne sui pini. E questa restò un'ispirazione forte fino a diventare il nucleo narrativo de Il barone rampante
"Nonostante la qualità visionaria dei suoi racconti, in fondo tutti i personaggi di Italo sono persone reali e io li ho conosciuti: il visconte dimezzato era un suo zio dal carattere mutevole, per esempio".  
Libereso se n'è andato lasciando una profonda traccia di sé, fra testimonianze della sua adolescenza con Calvino e il grande insegnamento del giardino come luogo in cui riscoprire odori e gusti, perfino da portare in tavola, fino alla fine tenendo convegni e incontri con bambini e ragazzi che ha accolto nei suoi spazi verdi, vibranti di vita. Tutto ciò che ha scritto e pensato si trova in questo prezioso libro:

12 commenti:

  1. Ma che meraviglia! Ritrovare cioè corrispondenze reali rispetto alle opere di Calvino! :O Segno il titolo *__*

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  2. Bello questa incursione inedita nella vita di Calvino. Sapevo dei suoi genitori, ma che il padre volesse per Italo altro rispetto a ciò che poi lui scelse no, mi ha sorpreso. Bella anche la figura di Libereso (nome davvero bizzarro.)

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    1. Io non sapevo che il padre fosse un botanico e tantomeno che sua madre fosse questa donna molto emancipata rispetto alla sua epoca. Insomma, quel libro è stato come uno scrigno ricco di scoperte. :)

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  3. Anche in casi con esiti meno eclatanti di quello di Calvino, è sempre meglio seguire il proprio estro: vivere una vita e una carriera decisi da altri è assai limitativo.

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    1. Guai poi se si piegasse alla volontà altrui chi è un vero talento in un particolare ambito.

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  4. All'epoca era prassi comune che i genitori scegliessero studi e avvenire per i figli, ed era impensabile disobbedire, anche se i tempi stavano lentamente cambiando. Per spezzare una lancia a favore dei genitori, c'è da dire che quasi sempre erano mossi dalla convinzione di fare la cosa giusta per loro. Per fortuna Calvino ha fatto a modo suo! Sono stata qualche anno fa a Sanremo nel corso di molte estati, e mi ricordo le bellissime palme e il clima unico al mondo, invidiabile per tutti i botanici.

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    1. Io sono stata a Sanremo due volte e delle due in particolare lo scorso anno ho goduto di parecchi suoi angoli (la prima volta fu in gita scolastica, ti lascio immaginare con che animo si vada di città in città). Quello che amo di più della riviera è proprio la natura generosa, il fatto che assomigli a un angolo di mondo esotico e affascinante.

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  5. Storia affascinante, come sanno esserlo quelle che ruotano intorno al mondo dei giardini. Chissà se e come sarebbe stata diversa la mia vita se non avessi vissuto i miei primi dieci anni e mezzo in una casa con giardino.

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    1. Anch'io ho scorrazzato da piccola fra orti e colline e ciò fa parte dei più bei ricordi che abbia della mia infanzia.

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  6. Di nuovo un bellissimo post, ci stai viziando! Leggendo ho pensato che comunque l'influsso dei genitori deve essere passato un po' a Italo. Il botanico non era all'epoca (neppure oggi) la figura professionale più ovvia, quindi sia mamma che papà erano riusciti a coronare i loro sogni e a realizzare le loro ambizioni. Questo, in qualche modo, deve essere stato di sostegno anche a Italo per spingerlo a credere fino in fondo nelle proprie possibilità.

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    1. Sicuramente da genitori con cotanto animo e talento non poteva che nascere qualcuno di particolare, sebbene sia stata la scrittura la vocazione di Italo.
      Immagino che i due siano stati anche molto orgogliosi della propria posizione sociale e che abbiano mal tollerato la "disobbedienza" del loro unico figlio. E se vogliamo, credo abbiano pure sofferto non poco, se immaginiamo che avrebbero visto in lui il solo erede del loro ampio progetto.
      Continuerò a viziarvi soavemente! :)

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