giovedì 23 giugno 2016

L'abito di Virginia Woolf. Viaggio dentro un costume di scena.

Nicole Kidman nei panni di Virginia Woolf
Stamani mi sono imbattuta in una meraviglia di cui non ricordavo, forse perché non sapevo dove fosse finita. Una vecchia cartella di foto scattate durante un viaggio di qualche anno fa a Torino, al Museo del Cinema. Per chi non lo sapesse, è un luogo che oserei definire "magico" senza rischio di diventare banali o sdolcinati. Se vi trovate da quelle parti, fate un salto alla Mole Antonelliana e al suo interno, insomma. 
Quell'anno, fra le molte cose interessanti esposte in questo museo, c'era qualcosa che non mi sarei mai aspettata di trovare. Difficile spiegare la sensazione che si prova dinanzi a qualcosa che si è visto sulla pellicola di un film che si annovera fra i preferiti, di un qualcosa che si è visto talmente tante volte da impararne i contorni e i dettagli. Un abito, un costume di scena.
Talmente perfetto per quella scena che quando ti salta in mente di portare in palcoscenico The hours, la trasposizione cinematografica del bel libro di Michael
L'abito di scena
Cunningham, sai già che indosserai qualcosa che assomiglierà solo molto vagamente a quell'abito. 
Quel giorno, mi aggiro fra le esposizioni del museo e... mi ritrovo dinanzi a una meraviglia. Da sentirsi male. Da avere quel tipico mancamento dinanzi al fulgore della Bellezza che fisicamente senti che quello che passa attraverso gli occhi ti arriva dentro. Il costume indossato dalla Kidman nella celebre, perfetta, toccante scena della stazione. Se non avete visto questo film, ve ne prego, fate in modo di rimediare, perché è uno dei capolavori di un secolo di cinema, a mio parere - ma so di essere in buona compagnia. Impeccabile il disegno di Ann Roth, la costumista di questa produzione. Si rifà ovviamente alla moda dell'epoca e ciò che lo rende incredibilmente bello sono i dettagli. A guardare da vicino questa meraviglia, comprendi quanto studio e impegno possa esservi nel produrre un buon film, quali maestranze possano concorrere a renderlo unico. Quel giorno non mi persi neanche un particolare di questo abito. 
Tutto questo mi ha incuriosito riguardo alla sua creatrice, Ann Roth. Si tratta di un talento indiscusso di questo aspetto di una produzione, premiata con l'Oscar per i costumi del film Il paziente inglese, nota anche in ambito teatrale, nel quale ha raccolto diverse nomination ai Tony Award. Una carriera che, iniziata negli anni Sessanta, prosegue tuttora. I suoi abiti per Il paziente inglese sono conservati presso la Tirelli Costumi, che annovera nella sua collezione i pezzi di maggiore pregio di tanta produzione cinematografica. 
Perfettamente rispondente alla moda fra gli anni Venti e Trenta, Ann Roth immagina per Virginia Woolf un abito ampio, con grande cappotto, tipico degli anni in cui le linee femminili si fanno comode, dritte, con tessuti morbidi. Il cappello è la tipica cloche che Virginia calza fino agli occhi, di una paglia fine e in tinta con i colori di tutta la mise. Quella era la donna che nel primo Dopoguerra comincia ad affacciarsi a una vera libertà, alla voglia di autodeterminazione, e la moda risponde fedelmente a tutto ciò.        
Di fatto, questa è una tunica dal taglio lungo e diritto. Presenta linee geometriche, rombi e quadrati ascritti all'interno di un disegno in cui si alternano rose ricamate presumo a mano.  Muovendomi attorno all'abito e ai suoi particolari (per fortuna la teca nella quale era esposto permetteva uno sguardo a 360°), indugio sui dettagli e uno in particolare mi colpisce. Un vero costume di scena non può sembrare un abito appena uscito dalla sartoria, lindo e perfetto. Deve avere delle "sbavature", deve apparire consunto, vissuto, magari vagamente sbiadito. E tutto ciò emerge assai bene. 
Dettaglio della consunzione
Un'esperienza rara guardare da vicino ciò che è entrato nel nostro immaginario personale. Il talento che prende forma, assieme al rispetto per il racconto. Elementi indispensabili all'arte in ogni sua forma. 

Ann Roth per il film "The Hours", 2002

14 commenti:

  1. Immagino l'emozione nell'imbatterti così, senza preavviso, in un gioiello del genere. E niente, leggendo questo post mi è venuto un desiderio fortissimo di rivedere The Hours.

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    1. Contenta di averti invogliato a rivederlo. E' uno di quei film da assimilare proprio. :-)

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  2. Che meraviglia quest'abito! Mi ha colpito molto il dettaglio dei punti lisi, in effetti è una cosa cui non si pensa, ma è importantissimo. Io conosco una persona che realizza costumi storici per le sfilate e rievocazioni medievali, e non ti dico quanto sia pignolo nei dettagli. Nota delle sbavature che io non noterei nemmeno se me le mettessero sotto il naso. L'ho intervistato sul blog qualche tempo fa.

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    1. In aprile ho accompagnato i ragazzi di scuola a Bevagna, un piccolo borgo medievale che si pregia orgogliosamente di una rievocazione storica ogni anno in giugno. Sono molto pignoli, hanno col tempo acquistato e trattato stoffe anche grezze, restituendo il senso di quel costume. Gareggiano fra contrade e i giudici sono docenti medievalisti di grandi università italiane. Ecco, quei punti lisi sono il segno di riconoscimento della serietà e la passione con cui danno vita a questi eventi.

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    2. Bevagna è famosissima in tutti i sensi. Una mia amica laureata in Storia medievale, e che mi fa da consulente rileggendo quello che scrivo, voleva comprare casa là. Tuttavia aveva rinunciato perché sarebbe stato scomodo andarci (abita a Milano, l'idea era quella di una seconda casa, anche da affittare eventualmente).

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    3. L'Umbria fa questo effetto. Io e mio marito invece volevamo comprare casa a Monte Castello di Vibio. Un gioiello incastonato fra i colli. Insomma, quello col teatro più piccolo del mondo. :-)

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  3. Veramente stupendo! L'arte passa anche di qui...

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  4. Felice che ti sia piaciuto il Museo del Cinema, ma oggi è migliorato un po' forse rispetto all'ultima volta che l'hai visitato. Devo dire però che i dettagli sono molto belli, deve aver richiesto non poco lavoro mi sa, però ne è valsa la pena :)

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    1. Ci sono stata un paio di anni fa, non so se è migliorato da allora. Grazie per avere apprezzato.

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  5. E' impossibile descrivere il Museo del Cinema a chi non ci sia stato. E che Torino sia una bella città, senza tanti strombazzamenti, in pochi lo sanno, perchè è molto sottovalutata.

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    1. Un museo in verticale. Davvero molto bello, un pezzo di storia della città riqualificato e messo in evidenza.

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  6. Meraviglioso l'abito e il tuo modo di raccontarne il valore e l'importanza: la questione dell'uso e dunque dell'usura non è così immediata per chi non è "del mestiere" e non mi riferisco alla sartoria! :D
    Il Museo del Cinema è una tappa che mi manca :P Ovviamente concordo sulla bellezza del film *__* Devo però ancora leggere il romanzo di Cunningham :O
    Ciao Luz, a presto! ^__^

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    1. Ecco, hai da vedere il Museo del Cinema di Torino e leggere il romanzo di Cunningham. Ottime prospettive. :-)

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