Sono giorni, ore particolari, in cui si susseguono notizie non incoraggianti sul piano internazionale.
Dall'elezione di Trump e poi il suo insediamento e quanto è seguito nelle settimane successive - i fatti più clamorosi l'incontro/scontro con Zelenski e il video generato con l'IA su una Gaza trasformata nella Las Vegas marittima in cui si divertono Trump e i suoi sodali - abbiamo ormai alcune certezze.
Instabilità del mondo libero e democratico, minacciato dal delirio di onnipotenza della nuova amministrazione Usa, cambiamento profondo nei rapporti fra Usa ed Europa e spaccatura fra democrazia e capitalismo.
Tradotto in termini più concreti: Trump ridimensiona l'impegno degli Usa nella Nato, ridiscute gli aiuti militari verso l'Ucraina, promette di mettere in campo dazi del 25% per i prodotti europei.
Il problema maggiore è la promessa di una partecipazione decisamente minore degli Usa in seno alla Nato per gli interessi europei di arginare la Russia. La Russia è un pericolo concreto per l'Europa a partire dalla sua invasione di un paese "amico" e lo fa dalla sua posizione di paese che possiede un arsenale atomico consistente e una capacità di produrre armi maggiore di tutte le nazioni dell'Ue messe assieme. E l'Europa da sola non può farcela ad arginare questo gigante.
L'idea di un esercito comune di tutti i paesi Ue parrebbe la soluzione migliore, da qui il programma di cui si è discusso.
Si prospetta per l'Europa il riarmo, come annunciato da Ursula von Der Leyen, il programma "Rearm Eu" con una spesa di 800 miliardi che peserà, inevitabilmente, sul Welfare. Si ipotizzano scenari a gradazione ampia in cui si va dalla speranza che la tensione si appiani fino a qualcosa per noi di impensabile fino a poco tempo fa.
Può bastarci la certezza che il mandato di Trump sia di soli quattro anni e che ci sia speranza per il popolo statunitense di votare i democratici nel 2028, ben sapendo che significherebbe comunque turarsi il naso? No, è una visione ingenua e fin troppo ottimistica. E basta guardare il prossimo candidato repubblicano, il pupillo di Trump, J. D. Vance, per farsi un'idea del futuro.
Allora, riarmo, "spendendo per la difesa e la deterrenza".
Come negli anni della Guerra Fredda, ci avreste creduto? Come quando il nemico degli Usa era l'Urss e l'Europa muoveva i primi passi verso l'Unione. Come ai tempi di Truman, Eisenhower, Kennedy, Johnson e gli altri, e di Crushev, Breznev. Ora invece il principale obiettivo della presidenza Usa è appianare le divergenze con la Russia, evidenti durante la presidenza Biden, ma a discapito dell'Ucraina, paese protetto dall'Ue. L'Unione Europea, nata dalle macerie di due guerre mondiali, forte di statuti che usano estrema prudenza nei rapporti fra gli stati, costruita su politiche economiche comunitarie, cerca oggi di rivestire ancora il ruolo di garante del mondo libero.
Si potrà obiettare menzionando i numerosi "difetti" dell'Unione, ma non si può non riconoscerle questo ruolo, oggi più che mai.
Lascia perplessi e amareggiati che gli alti vertici dell'Unione pensino a rafforzare la difesa. Potremmo pensare invece a negoziati, al dialogo, a strategie diverse, ma non siamo politologi né esperti di dinamiche di questo tipo. Personalmente sospendo quindi il giudizio.
Voglio pensare che riarmo non significhi guerra, ma garanzie, rappresentare un insieme di paesi muniti a sufficienza di dispositivi bellici è probabilmente, come durante gli anni di quella guerra per fortuna mai combattuta, l'assicurazione di poter rappresentare un competitore forte al tavolo delle trattative, ma riservandoci quel vago senso di orrore per questo stravolgimento attuale della Storia.
A un prezzo altissimo, non c'è dubbio.
Mi lascia un certo amaro l'articolo di Antonio Scurati su Repubblica: Dove sono ormai i guerrieri d'Europa? Un passaggio:
Per fare la guerra, anche soltanto una guerra difensiva, c’è bisogno di armi adeguate ma resta, ostinato, intrattabile, terribile, anche il bisogno di giovani uomini (e di donne, se volete) capaci, pronti e disposti ad usarle. Vale a dire di uomini risoluti a uccidere e a morire.
Avreste mai immaginato che uno scrittore usasse queste parole?
Chiudo con una parte del discorso di Ursula Von der Leyen presentato alla Commissione europea.
"Il contesto in cui operiamo sta cambiando drasticamente e drammaticamente. Le fondamenta su cui è stato costruito l’intero ordine politico ed economico europeo del dopoguerra stanno venendo scosse nel profondo. E quando l’ordine europeo viene scosso, la storia ci insegna che l’intero sistema internazionale può essere destabilizzato.
Abbiamo due possibili percorsi davanti a noi. Il primo è quello di cavarcela in questo periodo attuale in modo manageriale, per dare risposte frammentarie o incrementali alla situazione sul campo in Ucraina o altrove. Il secondo è quello di cogliere il momento. Mobilitare le immense risorse dell’Europa. Evocare il nostro spirito collettivo per difendere la democrazia. Credo che la seconda opzione sia la nostra unica scelta. È, dopotutto, il nostro vero scopo. Per far sì che ciò accada, dobbiamo scatenare il nostro potere industriale e produttivo e indirizzarlo verso l’obiettivo della sicurezza. Perché è la sicurezza da cui dipendono la nostra prosperità e la nostra libertà.
Ma per questo, dobbiamo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci del male".
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