venerdì 6 agosto 2021

Due vite - Emanuele Trevi

Incipit: Era una di quelle persone destinate ad assomigliare, sempre di più con l'andare del tempo, al proprio nome. Fenomeno inspiegabile, ma non così raro. Rocco Carbone suona, in effetti, come una perizia geologica. E molti lati del suo carattere per niente facile suggerivano un'ostinazione, una rigidità da regno minerale. A patto di ricordare, con i vecchi alchimisti, che non esiste in natura nulla di più psichico delle pietre e dei metalli. Rafforzavano di sicuro questa impressione la fisionomia spigolosa, i lineamenti marcati. Folta e compatta, la massa inamovibile dei capelli si sarebbe detta modellata e dipinta sulla testa come quella delle marionette. 

Ha vinto il Premio Strega 2021 questo libro di appena 121 pagine e non è un romanzo. Probabilmente se non ci fosse stata l'opportunità di incontrarne l'autore il 22 luglio scorso in quel bel festival della letteratura che è Velletri Libris, neppure lo avrei letto. O meglio, mi sarei ripromessa di acquistarlo e leggerlo, ma poi, chissà. 
Anzitutto proprio a questo è necessario dedicare un pensiero. Ci sono libri che leggiamo perché viene a crearsi l'occasione, un suggerimento, un incontro con l'autore (sei interessata a incontrarlo se conosci il come e il cosa del suo scrivere), insomma qualcosa attorno a cui casualmente nasce un interesse.
Non è stato dunque il premio a spingermi verso questo piccolo capolavoro, anzi. E allora, mi domando, quanti libri ci perdiamo perché l'occasione non si concretizza?
Se non avessi letto questo libro, mi sarei persa qualcosa di importante. È necessario stare attenti, drizzare meglio le antenne verso il mondo editoriale contemporaneo, in generale verso quegli autori che non conosciamo ancora, per poi scoprirli perfettamente nelle nostre corde. 

Allora partiamo da come. 
La scrittura di Emanuele Trevi mi piace. Mi piace molto. Va bene, qui ci troviamo dinanzi non a un semplice scrittore, ma a un saggista, un critico, un direttore creativo editoriale. Un intellettuale vero. 
C'è qualcosa che distingue sempre il modo di narrare di un uomo da quello di una donna. Lo scrittore, almeno tutti quelli in cui mi sono imbattuta, riesce a essere così oggettivante, equidistante dalla propria materia, da riuscire a sublimarla senza quell'impasto emotivo tipico della scrittrice
Non voglio generalizzare, probabilmente esisteranno scrittrici dalla forte impronta oggettivante, magari una Margaret Atwood. Però sono rare. Qui Emanuele Trevi maneggia una materia soffertissima, una storia vera di amicizia, lo fa col cuore infranto dell'amico, eppure ne viene fuori una scrittura senza retorica, pulita, lucidissima.
L'unica cosa importante in questo tipo di ritratti è cercare la distanza giusta, che è lo stile dell'unicità.
La celebrazione dell'amicizia
Rocco Carbone (1962 - 2008)
Trevi è stato amico di due scrittori italiani a me ignoti prima della lettura di questo libro: Rocco Carbone e Pia Pera. Il primo esordisce nel 1993 con il romanzo Agosto, che apre una carriera senza clamori, la seconda è nota nel campo delle traduzioni dal russo ma è stata anche autrice di romanzi.
Carriere a tratti opache, dietro le quali si celano due personalità diverse e opposte. Trevi è stato amico fraterno di entrambi, tutti e tre hanno costituito un terzetto di amici per un periodo inseparabili. 
Si tratta di quel tipo di amicizia che diventa famiglia, non legata ad affinità particolari, anzi i tre amici spesso discutono, litigano, rompono i rapporti per poi ricongiungersi. In fondo, quello che li unisce è l'amore profondo verso la parola, il pensiero, le complicazioni di questo. 
Le pagine dedicate a Rocco Carbone ci offrono il ritratto di un'anima inquieta, tormentata, un intelligenza purissima, a tratti geniale, eppure frustrata, con una visione personalissima della vita e del destino. Rocco ha tutta la fragilità dell'uomo e amico che esige attenzione, ascolto, senza preoccuparsi di fare altrettanto, è una vite in attesa di un tralcio cui aggrapparsi. 
L'infelicità. E i suoi gaddiani gomitoli di concause. Parlare della vita di Rocco significa necessariamente parlare della sua infelicità [...] ma come definire ciò di cui soffriva Rocco? Volendo far coincidere esattamente un nome alla cosa, alla fine bisognerebbe coniare un nuovo termine [...] Ma a che servirebbe? Più ti avvicini a un individuo, più assomiglia a un quadro impressionista, o a un muro scorticato dal tempo e dalle intemperie: diventa insomma un coagulo di macchie insensate, di grumi, di tracce indecifrabili. 
Tutta altra personalità Pia Pera, che si riserva quelle caratteristiche femminili di tenacia e sensibilità, quel lottare avanzando verso un orizzonte che pare spostarsi più in là. Un fiume in piena, allegra, spiritosa, protettiva, creativa. Legatissima a una idea di vita che debba vedersi compiuta in un'arcadia tutta propria, in una natura da cui trae conforto e a cui dona la sua dedizione. 
Durante l'incontro, Trevi ha sottolineato proprio il suo contributo a una letteratura intimista, che ha come nucleo narrativo la florida bellezza della natura, il suo mistero. Una letteratura anche autobiografica, una scrittura che fu salvifica nei suoi ultimi anni di vita. 
C'è un tipo di saggezza che consiste nell'aspettare la verità come un eremita nel deserto, murato tra le proprie abitudini, insensibile alla mutevole varietà del mondo. Può essere, ma Pia era di tutt'altra razza: cavalleria leggera. Mentre si leccava una ferita, era già risalita in groppa. La sua forma di resistenza, o di salvezza, consisteva nel mutare orientamento, facendo fibrillare l'ago della sua bussola alla ricerca del nord che le serviva. 
Rocco Carbone morì in un incidente una sera d'estate del 2008, una morte improvvisa, lacerante per tutti coloro che lo hanno conosciuto. L'amico ne sente lo strappo, lo stravolgimento. Lo stesso sentimento che lo animerà otto anni dopo, quando l'amica Pia morirà di SLA. 

Pia Pera (1956 - 2016)

Inevitabile il recupero della memoria, di ogni ricordo prezioso e non. Attorno alla memoria Trevi durante l'incontro ha detto parole molto significative. Un ricordo è percorribile fintanto che la tua distanza da esso è colmabile. Esiste un punto, un segmento nella percorrenza che è la vita, in cui un ricordo non sarà più recuperabile, ancorché sublimato dalla memoria, dal tuo attaccamento a esso. 
Ricostruire due vite significa attingere al vissuto personale con quelle, ma anche fare un passo indietro e guardare all'insieme, guadagnando la necessaria distanza e obiettività dinanzi ai fatti, perché i due ritratti siano oggettivamente riconoscibili per tutti coloro che Rocco e Pia non hanno frequentato come lui. L'oggettivazione del ricordo ai fini di costruzione del ritratto, una costante di questo libro.
Il merito di Trevi sta nell'aver riconosciuto i limiti di questa operazione. 

Il problema della scrittura. 
Molto ironicamente, Trevi dice "si ricevono premi anche se non si sa scrivere". Sì, perché, per il vero scrittore, la scrittura è una sorta di animale misterioso, una bestia indomabile
Ascoltare Trevi su questo argomento è stato ipnotico. La scrittura è un problema, è IL problema. Questo libro è stato sottoposto a un massiccio intervento di editing da chi doveva offrire allo scrittore una visione diversa, vincente, scuoterlo dalla sua visione per sovrapporvi quella più giusta. 
Si parla di tagli, ma anche di pulitura, e perché no, l'aggiunta di dettagli che sulle prime si aveva qualche remora a svelare. 
Per un critico letterario quale lui è, scrivere significa avere "attraversato" molte scritture, aver analizzato
Emanuele Trevi a Velletri Libris

per decenni la comunicazione per immagini e astrazioni. Durante il suo discorso, il ricorso alle metafore è stato massiccio. Una su tutte, il focherello citato da un passaggio di Jack London. 
Lo si alimenta poco a poco, un legnetto, uno stelo d'erba, una foglia. Non lo si può alimentare con un ciocco pesante o lo si soffocherà. Lo scrittore deve poter compiere la stessa parca operazione con le parole. La narrativa deve sottintendere uno svelamento graduale, muovere l'immaginazione, trovare lo snodo. Lo scrittore deve vivere la scrittura come problema. 
Scrivere di una persona reale e scrivere di un personaggio immaginato alla fine dei conti è la stessa cosa: bisogna ottenere il massimo nell'immaginazione di chi legge utilizzando il poco che il linguaggio ci offre. Far divampare un fuoco psicologico da qualche fraschetta umida raccattata qua e là. 
Mi fermo qui. Leggete questo libro, amici, davvero vale la lettura.
Vi vengono in mente altri esempi di libri che raccontano di amici conosciuti, della stima e l'affetto provati nei loro confronti? Questo ne è un esempio davvero bello. 

10 commenti:

  1. Ho visto la serata del premio Strega ho sentito le parole dello scrittore quando parlava del libro e il tuo bel post mi conferma che è un libro interessante.
    Un salutone

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  2. Molto bella la tua presentazione, viene voglia di leggere il libro. Come giustamente affermi all’inizio a volte conosciamo uno scrittore perché si crea un’occasione (e tante altre le perdiamo, ma il nostro tempo è limitato purtroppo). Sono stata di recente a una presentazione fatta da Morena Fanti vicino Bologna e ho conosciuto un autore, Ferdinando Salamino, ho letto il libro che ha presentato e mi è venuta voglia di leggere gli altri suoi romanzi.

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    1. Si tratta di imbattersi, purtroppo casualmente quindi bisogna essere alquanto fortunati, in autori e autrici assolutamente meritevoli. Speriamo di avere questa fortuna più spesso, ma dipende molto anche da noi. Senza quell'incontro con Morena Fanti, verso cui sei andata tu, non lo avresti conosciuto.

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  3. Ho visto una recensione su youtube di questo libro e devo dire che anche dopo la tua recensione mi affascina moltissimo come lettura. La celebrazione di un'amicizia e i sentimenti di una mancanza incolmabile, oltre ad essere un libro autorevole a livello di tecnica sembra essere una storia davvero molto toccante!

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  4. Non conoscevo questo libro. Un bell'esempio di amicizia raccontata su un libro che mi viene in mente è una raccolta di scritti di Ennio Flaiano in cui parla spesso del poeta Vincenzo Cardarelli, delle mattine insieme al bar, e lo fa con un tono affettuoso, inusuale per Flaiano che era spesso sarcastico e un po' sfiduciato verso il suo prossimo.

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    1. Sai che, mea culpa, non ho ancora letto nulla di Flaiano? Lo lascio agli anni della senescenza, se Dio vorrà. Ora fervo per scoprire molti autori contemporanei di livello.

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  5. I romanzi che parlano di amicizia sono nelle mie corde, ma non penso sia facile raccontare bene un sentimento così intenso e un valore così fondamentale. Si rischia di cadere nello stereotipo, e di banalizzare molto, proprio come quando si parla d'amore. Per questo motivo libri come questo sono i benvenuti!

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    1. Ecco, immagina che Trevi proprio quella retorica è stato molto attento a evitare. Se avrai l'opportunità di leggerlo, fallo, ti commuoverà. :)

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