mercoledì 5 febbraio 2020

Perché il discorso di Rula Jebreal funziona.

-Lei aveva la biancheria intima quella sera?
-Si ricorda di aver cercato su internet il nome di un anticoncezionale quella mattina?
-Lei trova sexy gli uomini che indossano i jeans?
-Se le donne non vogliono essere sfruttare devono smetterla di vestirsi da poco di buono.



Queste sono solo alcune delle domande poste in un’aula di tribunale a due ragazze che in Italia, non molto tempo fa, hanno denunciato una violenza sessuale. Domande insinuanti, melliflue, che sottintendono una verità amara, crudele: noi donne non siamo mai innocenti. Non lo siamo perché abbiamo denunciato troppo tardi, perché abbiamo denunciato troppo presto, perché siamo tropo belle o troppo brutto perché eravamo troppo disinibite e ce la siamo voluta.

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie
Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo.
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te.
Sono cresciuta in un orfanotrofio, insieme a centinaia di bambine. La sera, una per volta, noi bambine raccontavamo una storia, le nostre storie. Erano una specie di favole tristi. Non favole di mamme che conciliano il sonno, ma favole di figlie sfortunate, che il sonno lo toglievano. Ci raccontavamo delle nostre madri: torturate, uccise, violentate.
Ogni sera, prima di dormire, ci liberavamo tutte insieme di quelle parole di dolore.
Io amo le parole. Ho imparato, venendo da luoghi di guerra, a credere nelle parole e non ai fucili, per cercare di rendere il mondo un posto migliore. Anche e soprattutto per le donne. Ma poi ci sono i numeri.
E in Italia, in questo magnifico Paese che mi ha accolto, i numeri sono spietati: ogni 3 giorni viene uccisa una donna, 6 donne sono state uccise la scorsa settimana. E nell’85% dei casi, il carnefice non ha bisogno di bussare alla porta per un motivo molto semplice: ha le chiavi di casa. Ci sono le sue impronte sullo zerbino, l’ombra delle sue labbra sul bicchiere in cucina.
Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno
Giuro che lo farò
E oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò
Quando la donna cannone
D’oro e d’argento diventerà
Senza passare dalla stazione
L’ultimo treno prenderà.
Mia madre Zakia, che tutti chiamavano Nadia, ha preso il suo ultimo treno quando io avevo 5 anni. Si è suicidata, dandosi fuoco. Ma il dolore era una fiamma lenta che aveva cominciato a salire e ad annerirle i vestiti quando era solo un’adolescente. Il suo corpo era qualcosa di cui voleva liberarsi, era stato la sua tortura. Perché mia madre Nadia fu stuprata e brutalizzata due volte: a 13 anni da un uomo e poi dal sistema che l’ha costretta al silenzio, che non le ha consentito di denunciare. Le ferite sanguinano di più quando non si è creduti. L’uomo che l’ha violentata per anni, il cui ricordo incancellabile era con lei, mentre le fiamme mangiavano il suo corpo, aveva le chiavi di casa.
Sally ha patito troppo
Sally ha già visto che cosa
Ti può crollare addosso
Sally è già stata punita
Per ogni sua distrazione o debolezza
Per ogni candida carezza
Data per non sentire l’amarezza
Quante volte siamo state Sally? Mentre Franca Rame veniva violentata il 9 marzo del 1973, cercò salvezza nella musica. 
“Devo stare calma. Devo stare calma. Mi attacco ai rumori della città, alle parole delle canzoni, devo stare calma”, recitava nel suo potente monologo “Lo stupro”, in cui ripercorreva quel fatto drammatico. Le parole delle canzoni possono essere messaggi d’amore e di salvezza.
Io sono diventata la donna che sono perché lo dovevo a mia madre, lo devo a mia figlia che è seduta in mezzo a voi. Lo dobbiamo tutte, tutti, a una madre, una figlia, una sorella, al nostro paese, anche agli uomini, all’idea stessa di civiltà e uguaglianza. All’idea più grande di tutte: quella di libertà.
Parlo agli uomini, adesso. Lasciateci libere di essere ciò che vogliamo essere. Lasciateci fare quello che vogliamo del nostro corpo e ribellatevi insieme a noi, quando qualcuno ci dice cosa dobbiamo farne. Siate nostri complici. E quando qualcuno ci chiede “Lei cosa ha fatto per meritare ciò che è accaduto?”
C’è un tempo bellissimo, tutto sudato
Una stagione ribelle
L’istante in cui scocca l’unica freccia
Che arriva alla volta celeste
E trafigge le stelle
È un giorno che tutta la gente
Si tende la mano
È il medesimo istante per tutti
Che sarà benedetto, io credo
Da molto lontano.
Sono stata scelta stasera per celebrare la musica e le donne, ma sono qui per parlare delle cose di cui è necessario parlare. Certo ho messo un bel vestito. Domani chiedetevi pure al bar “Com’era vestita Rula?”.
Che non si chieda mai più, però, a una donna che è stata stuprata: “Com’era vestita, lei, quella notte?”.
Mia madre ha avuto paura di quella domanda.
Mia madre non ce l’ha fatta.
E così tante donne.
E noi non vogliamo più avere paura.
Vogliamo essere amate.
Lo devo a mia madre, lo dobbiamo a noi stesse, alle nostre figlie. Nessuno può permettersi il diritto di addormentarci con una favola.
Vogliamo essere note, silenzi, rumori, libere nel tempo e nello spazio.
Vogliamo essere questo: musica.


**********
Questo è il discorso che Rula Jebreal, giornalista e scrittrice palestinese, ha tenuto ieri sera durante la prima serata del Festival di Sanremo. Che non seguo puntualmente, andando quindi a recuperare quello che di buono è andato in onda.
Ricordo ad esempio il bellissimo monologo di Pierfrancesco Favino, due anni fa, "La notte poco prima della foreste", recitato magistralmente, un momento che scosse il pubblico e commosse per il suo contenuto forte. Se vi va di vederlo, o rivederlo, è qui.
Ecco, quando la televisione, quelle rare volte, diventa buona televisione perché "contaminata", veicolo di un messaggio di innegabile attualità, allora non si può perdere.

Rula Jebreal porta sul palcoscenico di un festival della canzone, il più popolare di questo paese, quello che porta dinanzi allo schermo milioni di italiani, un tema che oggi è diventato il tema: femminicidio, diritti, pari opportunità delle donne.
Rula è elegante, ferma, diretta, aperta, ha negli occhi la complessità delle sue origini: un padre imam, nato in Nigeria e con ascendenze nigeriane e arabo-palestinesi, madre palestinese morta in circostanze tragiche, suicida dopo abusi di vario genere. E lei che viene allevata assieme alla sorella in orfanotrofio, fino all'accoglienza in Italia, a Bologna, dove porta a termine gli studi.
Un esempio perfetto di integrazione, un modello anzi. Eppure Rula non dimentica le proprie origini, la scioccante esperienza della morte di sua madre, entra nel giornalismo, si batte per i diritti umani, insomma tutto ciò che potrete leggere nella sua biografia in rete.

La sua partecipazione a Sanremo è osteggiata dalle frange di destra, il bieco razzismo e l'intolleranza che trovano terreno fertile sui social si scatenano, e fino a qualche settimana fa le chiedono di rinunciare spontaneamente all'incarico.
Giustamente, Rula rifiuta. Se deve starne fuori, allora lo dichiarino loro, apertamente, i vertici Rai. Che com'è logico non intendono "perdere la faccia" fino a tal punto.
Sarebbe bastato leggere un paio di post per rendersi conto di quanto stava succedendo.

Rula è arrivata sul palcoscenico dell'Ariston, indossando un bell'abito, e ha parlato dinanzi a due leggii, un libro nero e un libro bianco.
Il libro nero contiene la realtà amara, straziante, di tutte le donne vessate, abusate, parla di quei carnefici che "hanno le chiavi di casa, le loro impronte sono sullo zerbino". Il fenomeno del femminicidio, quindi, giunto ormai a numeri inquietanti.
Nel libro nero c'è la madre di Rula, stuprata a 13 anni e poi per anni, dal marito-padrone che la porta alla disperante volontà di darsi fuoco dinanzi a lui.
C'è anche Franca Rame, lo stupro che subisce negli anni Settanta, che la porta a salvarsi nella musica, nel teatro.
(Ho avuto modo di assistere una volta al celebre monologo sullo stupro, recitato da una bravissima interprete, dopo averlo ascoltato tante volte dalla stessa autrice ma su uno schermo. È una di quelle cose che ti schiacciano sulla sedia, ti paralizzano, ti assalgono alla gola, ti fanno restare immobile e agghiacciata dinanzi a tanta violenza. Lo trovate in originale qui.)
Il libro bianco cita passaggi di canzoni eterne, che cantano l'esatto opposto, l'amore, la comprensione, il senso di protezione.

Ebbene, c'è bisogno di raccontare, di guardare l'uditorio e dire. Questo "dire" è intessuto di parole preziose, quelle sole possibili, per suscitare una riflessione vera, nella consapevolezza che questo tempo sta cambiando il gioco delle parti.
A una donna accomodante, paziente, disposta ad accettare un ruolo di moglie e madre che accudisce, che rinuncia, che si sacrifica, che sta un passo indietro, sta sostituendosi una donna cosciente di un potenziale diverso, desiderosa di autodeterminarsi, di scegliere altre strade, di far finire una relazione, di esprimere il proprio sacrosanto giudizio sulle cose.
La strada è lunga, ancora molto tortuosa, ma ogni piccolo passo è fondamentale.

Ecco cosa ci insegna Rula, e le tante donne che ieri e oggi si battono per vedersi riconosciuto il proprio diritto di essere libere.

Mi piacerebbe conoscere il vostro parere in merito. 

27 commenti:

  1. Neanch'io guardo Sanremo e ho letto solo titoli di giornale e post su Fb in merito a questo discorso.
    Proprio da Fb ho scoperto che è stato scritto a quattro mani con Selvaggia Lucarelli.
    So che si tratta di un personaggio opinabile, ma adoro la sua penna diretta e sarcastica, nuda e cruda.
    Sono molto sensibile al tema dello stupro e del femminicidio e sono felice che se ne sia parlato anche su un palco prestigioso come quello dell'Ariston, sebbene avrei preferito che a farlo fosse proprio un uomo.
    P.S. Il monologo di Savino lo ricordo bene e piacque anche a me.

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    1. Ho saputo poi che la Lucarelli aveva partecipato alla stesura del discorso. Oggi, ospite a TvTalk ha detto che hanno appositamente taciuto su questa collaborazione prima della serata, perché sarebbe stata strumentalizzata e sminuita. E avevano ragione.

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  2. Dopo tutte le polemiche (che ho condiviso) sul presentatore del Festival e il giovane cantante, non ho visto la puntata ieri sera. Stamattina tutti parlavano di lei e del suo monologo. Grazie per averlo ritrovato e condiviso. Mi è difficile esprimere un pensiero più forte di quanto ho letto perciò taccio. Ma non lotto in silenzio. E voglio gli uomini al nostro fianco contro questa orribile ondata di violenza

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    1. Tanti uomini sono sensibili a questo tema, dovrebbero essere in tantissimi a partecipare attivamente alla lotta contro questo fenomeno. Ogni iniziativa sembra però cadere nel vuoto, anche oggi c'è stata notizia di un assassinio.
      Certo, quella conferenza stampa all'inizio ha disturbato l'intero quadro. Poi è sembrato che volessero rimediare.

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  3. Anche io ho scelto di non starci in quel 50% e più si share, come tante altre volte ho preferito boicottare il Festival e non essere complice della stupidità. Discorso bellissimo quello della Jebral, chi è libero va a riprenderlo, lo ascolta, lo legge lo medita. Ma è questo il pubblico consapevole che era davanti alla tv all'ora tarda in cui lo hanno trasmesso? Dopo tutto quello che hanno trasmesso? Giusto che lo abbiano fatto ma la forma, di nuovo, è quella del contentino mentre quelli che potrebbero ascoltarlo "per caso" già dormono.Sogni d'oro e tanta strada da fare. Questa cultura comincerà a cambiare quando ci saranno maestri d'asilo, uomini e donne liberi che sapranno farsi educare ed educare alla convivenza pacifica e libera.


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    1. Io lo seguo a tratti, mentre cucino a sera, e poi dinanzi alla tv massimo fino alle 23. Se ho prove o altre priorità, non lo seguo. Non è fra le mie priorità ma neppure lo disdegno e nel vederne qualche tratto, non mi sento complice della stupidità, anzi. A volte capitano momenti molto belli, profondamente belli, arte pura. Qualche canzone molto valida, ma anche artisti di fama internazionale, musicisti, un Benigni che commenta il Cantico dei Cantici. Per me è una tradizione sedimentata, in un'oretta e mezza o un paio d'orette capita sempre qualcosa di buono. Poi, per carità, si è liberissimi di detestarlo e snobbarlo. Mi fanno sorridere quelli che dicono di snobbarlo e poi non si perdono niente. Tu sei invece coerente. :)

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  4. Sanremo lo seguo a tratti piuttosto brevi e ho scoperto solo dopo che c'è stato anche questo momento importante (giusta la critica qua sopra sulla scelta di orario molto discutibile, anche se perlomeno di questi tempi col web tutto si recupera. Comunque si poteva trasmettere prima).
    Ed ero rimasta alle polemiche sul "passo indietro", e mi ero persa questa cosa ben più grave a proposito delle destre che volevano che Rula rinunciasse al suo intervento. La trovo una cosa orripilante che sottolinea ulteriormente il senso del messaggio di Rula. La denuncia della violenza è scomoda, la donna non la deve fare. Che poi, denunciare la violenza è di sinistra? Denunciare la violenza è appannaggio di qualche partito? Sono veramente sconvolta da tutto questo.

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    1. Questo è uno degli aspetti più inquietanti, se pensi che una Meloni non ha solidarizzato minimamente ma si è scagliata contro di lei, prendendo una distanza "politica" dal fenomeno, senza spiegazione alcuna se non quella di vederci, come tu scrivi, qualcosa di sinistra. Mah.
      Fra i nemici delle donne ci sono tantissime donne, ahimè.

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  5. Quest'anno ho scelto di non guardare il festival perché la sola idea di ascoltare ore di falsa musica che non incontra i miei gusti ha prevalso. Però su YouTube scorro veloce e salvo quel che mi pare interessante e in linea con me. Lei ovviamente c'è. Mi ha colpito. È una bellissima dimostrazione di cervello in un corpo di bella presenza. È la dimostrazione che le donne sono anche questo, e che dalla cenere rinasce sempre la fenice che è in noi.

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  6. Io pure da anni non guardo il festival, quindi non avevo visto questo intervento della Jebreal e lo leggo qui grazie alla tua trascrizione.
    Certamente ha rammentato un problema molto grave per il quale è opportuno che le istituzioni adottino misure speciali per affrontarlo con risultati migliori di quelli ottenuti sinora.

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    1. È un tema talmente importante che ormai è bene dargli spazio ovunque, in ogni ambito in cui si faccia comunicazione.

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  7. Non ho visto la puntata, se non saltellando di canale in canale e, purtroppo, mi sono persa la parte in cui sul palco è scesa questa bellissima giornalista, però conoscevo lei, la polemica sulla sua partecipazione al festival e ho letto in giro del suo monologo. Molto toccante, soprattutto la sua storia e, anzi, lei è una donna fortunata: ha fatto delle scelte che l’hanno emancipata da quell’orribile modo di vedere la donna in alcune culture. Rimaniamo colpiti e ammirati, è sempre importante dare testimonianza e lottare perché certe realtà non siano più predominanti, ma poi penso agli ultimi dati sul femminicidio e rimango pessimista: non basta questo per scoraggiare certi crimini, è solo una goccia nell’oceano, che per quanto necessaria non servirà a rendere migliore la situazione. Mi sembra che tutto faccia un grande effetto, ma che niente porti a un risultato concreto.

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    1. Sì, non si registra una flessione in positivo del fenomeno, e la cosa fa paura davvero. Il punto è: non parlarne non sarebbe peggio? Oggi bullismo e femminicidio sono temi ricorrenti in molti ambiti. Anche a scuola ci stiamo attrezzando per affrontare il tema femminicidio, c'è a tal proposito un progetto molto interessante, adeguato alla loro età.
      Bisogna educare le giovani generazioni, in particolare sulla percezione delle donne, dei loro diritti. Anche voi mamme potete fare tantissimo. Tu sei una donna aperta e intelligente e i tuoi figli vedono in te un ottimo esempio, ma penso alle tante madri che osannano i loro figli, li portano ad accentuare un certo maschilismo. Sono tante... troppe.

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  8. Non seguendo San Remo, apprezzo ancora di più di avere scoperto questo discorso grazie al tuo post - un discorso duro, ma anche pieno di urgenza di libertà e di vita, che fa intuire una grande forza interiore. Le cose cambieranno; un passo alla volta, come dici tu, ma cambieranno.

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    1. Non serve seguirlo per apprezzare certi suoi buoni momenti, in effetti. Sono contenta anzi di averne preso un frammento per suscitare una buona riflessione. :)

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  9. Rula Jebreal attira su di sé polemiche sinda quando lavorava per il Tg di "La7". Polemiche strumentali perché ad una certa Destra dà fastidio vedere una donna indipendente, oltretutto una donna che sfata in un colpo solo (e per fortuna) tutti i luoghi comuni sulle donne musulmane. Io penso che ci siano in giro ancora troppi uomini e purtroppo anche diverse donne pronte a minimizzare e a giustificare certi atteggiamenti, di strada da fare ce n'è ancora tanta, ma perlomeno qualcosa sta cambiando in meglio.

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    1. Questa cose delle destre sfugge alla mia comprensione. Molte donne di destra detestano una donna come la Jebreal, non capisco in virtù di quale tipo di ottusità. Le donne di destra detestano tutto quello che è nuovo, progressista, diverso o fuori dai canoni. Eppure non c'è cosa più bella ed edificante della diversità, che non toglie nulla ai diritti di nessuno. Sono molto perplessa a riguardo.

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    2. Siamo in due e lo dico da esponente del sesso maschile. Più vedo certi atteggiamenti e più non posso fare a meno di ringraziare i miei genitori per avermi insegnato cose come l'apertura mentale, la parità e il rispetto per gli altri.

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    3. Tantissimi uomini sono totalmente fuori da queste casistiche. Però forse dovreste farvi sentire di più. La parte buona della società dovrebbe farsi ascoltare.

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  10. Non ho guardato Sanremo, nella mia snobbistica certezza di non perdermi niente. Invece qualcosa che meritava c'era. Grazie davvero per il tuo post (che ovviamente condivido in pieno).

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    1. Grazie a te per aver apprezzato. Qualcosa da salvare c'è sempre. :)

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  11. Il discorso di Rula Jebreal mi ha lasciato all'inizio a bocca aperta, poi con un nodo in gola e tanta ammirazione per questa donna. Mi è piaciuta la scelta della Rai di affrontare temi scomodi in una serata di musica "leggera", insomma in una società dove il femminicidio non accenna a diminuire (come le altre violenze sulle donne) è importante parlarne sperando che il messaggio si diffonda sempre più.

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    1. E proprio oggi si è sentita notizia di un'altra donna uccisa dal suo ex. È una escalation senza fine, purtroppo.

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  12. Non guardo Sanremo, non mi piace e non mi interessa, ma il discorso della Jebreal ho avuto modo di ascoltarlo tramite un passaggio su Blob.

    Io ricordo un momento di Passaggio in India di Forster, in cui Miss Adela denuncia l'incolpevole medico Aziz di avere abusato di lei. Durante il processo l'avvocato fa notare quanto sia ridicola l'accusa, perché la giovane in effetti è piuttosto bruttarella, quindi quale maschio potrebbe mai abusare di lei?
    Nel romanzo in effetti è tutta una fantasia di Adela, però tolto questo, sembra che quelle stesse domande, affermazioni e insinuazioni non siano cambiate in 100 anni.

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    1. Se si trova in un romanzo, che fu pure piuttosto noto ai tempi, questa discriminazione, queste insinuazioni durante i processi, esistono da sempre. Penso anche che la denuncia non esistesse proprio fino a qualche secolo fa. Gli stupri erano prassi comunissima.

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  13. Non ho seguito Sanremo quest'anno, non avevo tempo (per mia fortuna), musicalmente mi è distante, non ho apprezzato la vittoria dell'anno scorso, troppo politica più che musicale (come certi concorsi letterari dove fatalità vince proprio quello), e men che meno mi è piaciuto quel cantante ammesso con un inno alla violenza. Preferisco leggere, ecco.
    Però il discorso l'ho letto e poi visto su YouTube. Meno male che c'era lei. Ma chissà quanti hanno davvero capito le sue parole.

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