mercoledì 15 gennaio 2020

Le regine di Gerusalemme - Cristina Cavaliere

Incipit: Il raggio scoccò dalle nubi e si posò sull'ametista. Bagliori violetti scaturirono, si rifransero nell'occhio azzurro di chi osservava. Gemma e occhio erano specchi gemelli, e sulla loro superficie si muovevano immagini, indistinte come in acqua franta. Infine quelle immagini si composero, si rinsaldarono e mostrarono le cupole tondeggianti, le terrazze alte, i tetti aguzzi, le cavità delle finestre, le palme, i sicomori e gli ulivi, lo scintillio del metallo e la scabrosità della pietra; e soprattutto le croci.
Un'infinità di croci contro il cielo azzurro. 

Emergo dalla lettura di questo monumentale romanzo di Cristina Cavaliere, la stimatissima scrittrice e blogger de Il manoscritto del cavaliere, con una sensazione di ricchezza e stordimento. 
Farei bene a scrivere che monumentale è l'intera saga, di cui questo è il Libro III, dal titolo affascinante ed evocativo Le regine di Gerusalemme
Non avevo dubbi che mi sarei appassionata al romanzo, perché conosco la sua autrice, quella Cristina studiosa e colta che ho scoperto in questi anni, attenta ai dettagli, rispettosa della materia, conoscitrice di un mondo ampio e complesso come può essere il Medioevo.
A me, che amo la Storia e il romanzo storico, questa narrazione è stata congeniale, poiché è frutto di lunghi studi sull'epoca, pertanto adatta a un palato particolarmente esigente, ma non solo. Pur essendo solo una parte di un'opera vastissima, è stato possibile coglierne l'intreccio, conoscerne i vari personaggi immaginando le loro gesta pregresse, entrare nel loro mondo, nella forma mentis dell'epoca, negli usi e i costumi di un periodo difficile da ricostruire, nei mille aspetti di un tempo che è una summa di scenari, un telaio su cui si intrecciano religione, società e perfino magia.

Lo stile.
Cristina sa raccontare e lo fa con un linguaggio fedele all'epoca, rispettandone termini, usi, ricco di riferimenti storici, attingendo anche al dialetto siciliano. Luoghi, personaggi, azioni, ogni ingrediente è inserito in un contesto coerente e rispettoso della materia prescelta. Non c'è autocompiacimento alcuno nella scrittura di Cristina, non c'è ricerca del termine colto, per forza d'effetto. 
La sua scrittura è lineare, piana, ricca eppure fluida, una scrittura in grado di prendere il lettore per mano è portarlo lì, in quel castello di Licata, oppure in quella stiva della nave saracena che attraversa il Mediterraneo, o ancora nelle stanze istoriate del palazzo reale di Gerusalemme. Così come riusciamo a sentirci accanto a uno dei protagonisti durante il suo viaggio sui sentieri assolati della Sicilia, o nelle severe stanze dei cavalieri crociati vicino alla capitale. 
A proposito della Sicilia, ecco un passaggio del romanzo.
La cittadina di Licata era immersa nel sole autunnale - un sole ancora estivo, come se poco o nulla fosse mutato nella stagione che si preparava a cedere il passo all'inverno. Era attraversata da un vento tiepido, che faceva vibrare le vecchie pietre e turbinare i nugoli di polvere. Il cielo azzurro delineava con spietata nettezza i profili delle case e delle chiese, e quello delle colline tutt'attorno, e Francesco, in groppa al suo cavallo guardava ovunque, meravigliato dalla bellezza sparsa a profusione attorno a sé. L'aveva notata fin da quando aveva posto piede sull'isola, una volta sbarcato a Messina. Toglieva il respiro, al pari del vento di scirocco: era una bellezza spietata, quella che viveva in quella luce così intensa, in quei colori saturi, in quella vegetazione ricca e riarsa, nel mare visto dalla finestra del castello, come se fosse emanata da una dea bella e crudele, che esigeva, con riti antichi, che le si donassero il cuore e le viscere. 
La bellezza è spietata, i colori saturi, la vegetazione ricca e riarsa. Esattamente come è sempre parsa a me la Sicilia, terra di genti e approdi, nodale nella storia tutta. 
Vi lascio immaginare ogni altra descrizione come sia in linea con questa scrittura così diretta ed efficace. 

I personaggi. 
Io che amo gli intrecci complessi e i personaggi inseriti in un contesto storico, ho amato molto tutti i personaggi di questa narrazione, in particolare Geoffroy de Saint-Omer, il cavaliere fiammingo realmente esistito che partecipò alla Prima Crociata e fu tra i fondatori dell'Ordine dei Templari. 
Pare che questo personaggio si sia fatto strada gradualmente nella narrazione di Cristina, fino a occupare una posizione centrale. È il cavaliere medievale per eccellenza, colui che potrebbe animare un poema epico con le sue gesta, che possiede tutte le caratteristiche e le doti di questo ordine. È uno sposo e un padre amorevole, intriso di senso dell'onore, di coraggio, di ogni virtù cavalleresca.
È pure molto affascinante, da quanto si coglie dalle descrizioni dell'autrice, il che è tutto dire. :)
Non me ne voglia Cristina, che forse si è ispirata ad altro volto e altra forma, ma io Geoffroy me lo immagino come questo eroe qui: 😄


Non posso che annoverare Francesco come altro personaggio che ho amato molto. Il giovane virgulto di Geoffroy, il solo sopravvissuto al funesto destino dei Saint-Omer. 
Senza svelare troppo, credo che i capitoli riguardanti il dolore del ragazzo una volta che gli si rivela la verità circa le sue origini siano praticamente perfetti. Francesco sprofonda nel cupo struggimento dell'adolescente, sente il peso di una menzogna, vive fisicamente una crisi profonda, costretto a guardarsi da un'angolazione nuova che addensa in lui prima disprezzo e poi amore profondo. 
Ecco, l'amore che lega Geoffroy e Francesco, padre e figlio, è palpabile, concreto, quasi una creatura a sé che guida ogni passo verso un destino nel quale entrambi guardano alla fede cristiana. 
Non aggiungo altro, ma chissà quanto altro ci sarebbe da scrivere. 

Il ruolo delle donne nel romanzo è altrettanto importante. Ogni ritratto è netto, emerge vigorosamente nell'intreccio, da Berthe, la dolce sposa di Geoffroy, alla terribile Clotilde, alla giovane Eleonora fino all'imperiosa immagine di Arda, la regina di Gerusalemme. 
Ad eccezione di una, in esse è fortissimo il senso della maternità, il frutto del loro ventre è al centro del loro mondo, i loro figli ne sono un prolungamento. Sono donne che accettano la propria condizione, vessata all'epoca da obblighi e talvolta violenza, eppure riescono a incarnare un ideale di giustizia o abnegazione o potere. Cristina riesce a farne emergere la forza, a renderle guardinghe o capaci di progettare il futuro, sagge o intrepide, capricciose o temute. Mi piace che ciascuna possieda una o più di queste caratteristiche. 

Come immagino Arda, regina di Gerusalemme.

La Storia.
Servirsi dei propri studi per ambientare un romanzo in un'epoca tanto complessa non deve essere facile, anzi. Gli eventi di cui è teatro la Terrasanta nella vasta epoca delle Crociate sono un intrico di accadimenti difficili da costruire e spesso da interpretare. 
Nella narrazione i destini degli uomini sono guidati dalla religione, dalla forza trainante della fede cristiana o dalla credenza radicata nell'Islam al quale è stata strappata Gerusalemme. Cristianesimo e fede islamica sono due entità che si incontrano e scontrano, in una lotta che in questo libro si sostanzia nel drammatico incontro di Francesco e Ghassan, signore almoravide. Ciò che lega i due è qualcosa di viscerale e allo stesso tempo terribile, travolgente e tragico. Anche questi capitoli sono di grande forza, un'onda che sale fino a un climax che lascia una sensazione quasi fisica. 
La cura nella ricostruzione dei fatti, il loro intreccio fra personaggi realmente esistiti e romanzati, e personaggi d'invenzione, si pregia di un'appendice finale, in cui l'autrice elenca tutti i nomi, un glossario particolare dei termini arabi, latini e di altro tipo presenti nel romanzo, il calendario islamico, la cronologia storica, le mappe dei luoghi e tutte le fonti consultate. 
Insomma, un lavoro pregevole e direi ammirevole. 

Non mancherò di leggere i precedenti capitoli della saga e di conoscerne il seguito, al quale Cristina sta lavorando: il Libro IV - Il tempio di Salomone

Non mi resta che consigliare questo romanzo pregiato, ricco e appassionante e per questo irrinunciabile, che trovate qui, e di ringraziarne l'autrice, alla quale va tutta la mia incondizionata stima.  

19 commenti:

  1. Per una curiosa coincidenza, sto leggendo un saggio storico molto bello che descrive il lungo processo di nascita e stesura del testo fondamentale per ebrei e cristiani, la Bibbia. Le prime duecento pagine di questo saggio, che comprendono un arco di tempo che abbraccia dieci secoli prima della nascita di Cristo, raccontano le infinite e complesse vicende politiche, belliche e militari di quella zona di medio oriente che all'epoca comprendeva la Persia, Babilonia, la Grecia e l'Egitto, Israele e Giuda, a capo della quale c'era la leggendaria Gerusalemme. Una storia complessa e affascinante, anche se antecedente al periodo preso in esame del libro di cui hai scritto.
    Comunque, questo tuo post mi ha invogliato. Me lo segno per una prossima lettura.
    Ciao.

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    1. Grazie, Andrea. Se leggerai il romanzo di Cristina, ti renderai conto di quella stessa scrupolosità nel ricostruire gli eventi.

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  2. Sono io che ti ringrazio, carissima Luz, per le parole che hai scritto a proposito della mia ultima creatura, “Le regine di Gerusalemme”. Mi hai commosso profondamente, e hai centrato, in maniera superba, gli aspetti salienti del romanzo. Detto questo, uno degli aspetti più sorprendenti, una volta che un romanzo sia affidato nelle mani dei lettori, è rilevare come ognuno colga aspetti a lui congeniali a seconda della sua sensibilità. Vorrei rispondere alle tue annotazioni:
    - Lo stile. Si tratta di uno degli aspetti più difficili per chi scrive romanzi storici, in quanto occorre coniugare la fluidità di uno stile che sia congeniale ai lettori contemporanei con un linguaggio che rispetti l’epoca. Sono molto pignola in questo senso! Un altro aspetto molto difficile è rendere il modo con cui l’uomo medievale guardava il mondo: per lui la realtà era carica di simboli, significati, messaggi e senso del meraviglioso e del terrificante. Non è un caso che Umberto Eco abbia definito il Medioevo “la nostra infanzia”.
    - I personaggi. Per quanto riguarda Geoffroy de Saint-Omer, che dire se non che miete vittime al suo passaggio? :D Sì, come ti scrivevo, ha assunto delle proporzioni sempre più grandi fino a signoreggiare nella narrazione in quanto provvisto di un carisma suo proprio. Il rischio di questi personaggi così affascinanti è che cannibalizzino gli altri! Sai che quando ho visto The Witcher, ho pensato proprio che era somigliantissimo a Geoffroy? Diciamo che, se ci si tappa le orecchie, potrebbe essere proprio lui. ;) Il vero perno attorno a cui ruotano tutti gli altri, volente o nolente, però è Francesco. Si tratta di un personaggio che amo molto, perché è apparentemente debole, come se fosse Frodo, ma in realtà senza di lui non accadrebbe nulla. Anche le donne sono irrinunciabili, e quello che hai detto a proposito del valore della maternità è vero: hai trovato un “fil rouge” che le collega in maniera importante, e che io, come dicevo sopra, non avevo notato, tutta presa com’ero a delinearne il carattere e le aspirazioni. Approfitto per dire che sabato ci sarà una sorpresa sul mio blog molto collegata al tema!
    - La Storia. “La Storia siamo noi”, protagonisti e vittime di questo grande fiume impetuoso. Hai centrato alla perfezione l’altro grande punto del romanzo, cioè l’incontro-scontro tra Francesco e Ghassan come fatto da individui, ma anche di fedi diversi. Si tratta di un rapporto complicato e straziante. Approfitto anche per dirti che nel "Libro I – La terra del tramonto" il mondo musulmano di Marocco e Andalusia campeggia, e se vuoi leggere anche questo è a disposizione l’ebook, mentre preparerò l’ebook del "Libro II – Le strade dei pellegrini" a breve. Ogni romanzo può essere letto separatamente in quanto contiene storie e segreti diversi da svelare.

    Chiudo questo lungo messaggio, rinnovando la speranza di poterci incontrare un giorno per parlare dei nostri progetti e delle nostre aspirazioni. Un abbraccio forte e ancora grazie.

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    1. Cara Cristina, per me è stato un vero piacere, e non mancherò, come ti ho già anticipato, di leggere i capitoli pregressi. Sarà bello percorrere i capitoli che in questo sono stati accennati. Mi incuriosisce leggere le righe in cui racconti il viaggio lungo la Via Francigena di padre e figlio, così come quelli riguardanti l'apprendimento di Francesco di un mondo complesso come quello islamico. Sì, ho colto che Francesco sia il personaggio-chiave della storia. Mi piace l'idea che nonostante ciò non manchi di giganteggiare suo padre, che in fondo è colui dal quale tutto scaturisce e prende forma.
      Stai costruendo questo monumentale racconto in anni di lavoro, e tutto questo mi affascina non poco. Ho letto scrupolosamente l'appendice tutta, in particolare quella storica, andandomi a cercare i personaggi realmente esistiti, ricavandone l'idea di come tu li abbia fatti reagire con la finzione letteraria. Quando ho letto il nome di "Tancredi", ho immaginato qualcosa delle gesta del bimbo che per ora si aggira gattonando nel palazzo reale di Gerusalemme. :)
      Leggerò. Credo di voler percorrere entro quest'anno tutto il pregresso.

      Incontrarci sarebbe bellissimo. E sono certa che avverrà, perché io vivo nei pressi di Roma e tu in quel di Milano, due città che non è difficile percorrere durante qualche spostamento. Sono certa che, come avviene già con Marina (Guarneri), staremo delle ore a parlare.
      Un abbraccio e a rileggerci presto.

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  3. Bella la tua recensione, anche perché non ho dubbi che sia veritiera. Stimo molto Cristina, è una scrittrice meticolosa, lo si capisce dagli approfondimenti cui dedica tutto il suo tempo,quando deve scrivere una storia ambientata in epoche passate. Si documenta, studia molto, non lascia nulla al caso, cura molto contenuti e forma.
    La descrizione di quel paesaggio siculo è molto bella, poi ho parte della mia famiglia a Licata, quindi conosco bene la zona. :)
    Non posso che augurare a Cristina di continuare a scrivere con questa bravura (un augurio banale, considerato che la bravura è assodata) e mi riprometto di leggere i suoi libri, anche per potere dare ragione a tutto quello che penso. ;)

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    1. So perché tu faccia riferimento all'aspetto della "veridicità" della recensione. Capita di imbattersi in commenti scritti per amore di amicizia. Io sono il tipo, come te, che preferisce non commentare se un romanzo non mi piace, perché ferirei inutilmente chi lo ha scritto e non è corretto. Dietro ogni scrittura c'è comunque passione, dignità, impegno.
      Cristina è fra gli scrittori veri perché oggettivamente sa scrivere e lo fa coinvolgendo il lettore. Certo, devi amare il romanzo storico, un tipico romanzo di genere. E non devi temerne la mole. Proprio quest'ultimo aspetto, che può spaventare, viene risolto dall'autrice con una frammentazione del romanzo che per quanto riguarda uno dei personaggi è una sorta di diario narrato in prima persona, il che rende possibile un mutamento di rotta e un accostamento intimo fra lettore e materia narrata. Risponde pienamente ai miei gusti personali. :)

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  4. Molto affascinante la tua analisi di questo romanzo, che ha l'aria molto corposa e interessante. Io ho letto finora solo il primo della serie, ma conto di arrivare anche a quest'ultimo. Geoffroy de Saint-Omer è un personaggio che ha intrigato molto anche me, sono contenta di ritrovarlo anche qui.

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    1. Io leggerò presto il primo capitolo della saga. Non vedo l'ora. Certo destreggiandomi fra mille impegni. Diciamo che nella pausa natalizia mi è stato congeniale. :)

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  5. Bella recensione Luz e complimenti a Cristina per la dedizione infinita che un romanzo storico richiede. Ho un profobdo rispetto per chi riesce a scrivere questo genere, non credo avrei tutta questa pazienza! Forse perché non amo troppo la storia, il fantasy sì, ma la storia vera mi ricorda quanto siamo brevi e fragili. Outlander è il primo romanzo storico che leggo. Ah, e Il nome della rosa, ovviamente.

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    1. In realtà in questa storia c'è anche una buona dose di mistero, magia, perfino duelli fra cavalieri e demoni e poi stregoneria. Insomma, Cristina non fa mancare nulla al lettore, provare per credere. :) E poi c'è amore, passione, fede nei grandi principi del Medioevo. Secondo me, ti piacerebbe.

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  6. Ah, Henry Cavill! Bel personaggio, che io seguo su The Witcher. Commento senza avere ancora letto il libro, che mi aspetta sullo scaffale, perciò ti dico solo che sono felice che ti sia piaciuto. Cristina scrive davvero bene, con una densità di contenuti che lascia una traccia a romanzo terminato.

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    1. Bello confrontarsi anche con una delle sue fedeli lettrici. Evviva!

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  7. Davvero una bellissima recensione che, come già sottolienato, non è stata scritta per amaicizia, ma per sincera ammirazione. Il romanzo mi è arrivato da poco, al momento è nella pila dei libri da leggere, ma sicuramente, anche grazie a questa recensione, arriverà il suo momento

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  8. Davvero una splendida recensione, molto lucida ed accurata. Analisi così sono sempre molto preziose.

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  9. Una bellissima analisi del romanzo di Cristina che stimo e apprezzo ormai da diverso tempo e ho avuto la fortuna di conoscere di persona! È un libro che vorrei leggere, non potrò farlo subito, ma vorrei farlo nei prossimi mesi.

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