venerdì 5 giugno 2015

La versione di Barney - Mordecai Richler


Incipit: Tutta colpa di Terry. E' lui il mio sassolino nella scarpa. E se proprio devo essere sincero, è per togliermelo che ho deciso di cacciarmi in questo casino, cioè di raccontare la vera storia della mia vita dissipata. Fra l'altro mettendomi a scribacchiare un libro alla mia veneranda età violo un giuramento solenne, ma non posso non farlo. 

Se un lettore fosse spinto a leggere questo libro anche solo per curiosare fra pagine in cui si sospetta si celi lo stesso autore, sappiate che ne vale la pena. Posso annoverarlo fra "imperdibili" senza remora alcuna.
Richler ha negato che il suo romanzo migliore fosse un libro autobiografico e probabilmente c'è da credergli. Tuttavia è probabile che nel romanzo ci sia molta della sua esperienza di vita. Il carattere dei personaggi, le abitudini e i vizi del protagonista, le sue paure e il suo modo di pensare sono realistici, poco esaltanti, molto umani insomma. Fa eccezione Miriam, che è descritta con venerazione, come donna perfetta.
Una considerazione sull’autore: Mordecai viene da una famiglia modesta, emigrata in Canada dall’Europa orientale. Pur appartenendo ad una minoranza malvista e emarginata, dal niente, si conquista una vita di successo, anche economico, e diventa l’artista che sappiamo. Non ha avuto la possibilità di accedere a scuole prestigiose e non ha avuto aiuti da nessuno. Come tanti intellettuali ebrei la sua forza è venuta dalla sua intelligenza e volontà - per altro, Richler, come altri scrittori ebrei, accenna al diffuso universale antisemitismo senza enfasi e vittimismo, come un fatto naturale senza colpevoli.
Lo stile di questo romanzo è interessante e molto originale. Il ritmo travolgente della narrazione, quella specie di monologo divagante che in realtà ha dentro un'organizzazione molto salda. L'invenzione verbale è proliferante, spumeggiante, continua, sempre piena di umorismo anche quando nomina cose tragiche. E' un tipo di narrazione che non è mai banale, prevedibile, ma che rompe invece di continuo gli equilibri, per lasciare spazio ad un caleidoscopio di fatti, persone, elucubrazioni che a volte, pur essendo momenti comici, strappano un'amara risata, e suscitano compassione verso il protagonista.
Adoro il protagonista. Per quanto sia evidentemente e assurdamente intollerabile in molto di ciò che fa, è possibile assolvere Barney in ogni suo gesto. C'è come un senso di tragedia che incombe fin dall'inizio, e quando capiamo che ciò che abbiamo in mano è il diario di Barney, rieditato da uno dei figli, non possiamo che sentirci molto solidali con lui.
Barney è l'uomo da cui ogni donna dovrebbe restare lontano, e lo dimostra il fatto che, pur avendo realizzato il sogno perfetto, con la perfetta Miriam, è capace di gettare via tutto al vento, solo perchè cede all'impulso di non essere secondo a nessuno. Faticosamente raggiunta la meta agognata, distrugge il "quadretto" con quello stesso atteggiamento superficiale di tanti momenti.
Mi piace il suo legame con il padre. E mi piace il suo senso dell'amicizia. Non capisco come abbia potuto sposare una tipa come la Seconda Signora Panofsky, perchè il motivo di crearsi una posizione sociale privilegiata non "tiene". Non è da Barney! E non possiamo neanche dire che la tipa grassa e insopportabile fosse amabile all'inizio.
Sicuramente Barney ha bisogno di una donna "di sostanza" accanto, e Miriam è perfetta nel ruolo. Mi piace la lucida intelligenza di questa donna, il suo mirare all'essenziale, la sua consapevolezza come donna realizzata, che sa quel che vuole. Peccato per quell'epilogo squallidino. Perchè Barney alla fine è sconfitto, facendo un bilancio della sua vita tutta. E mi spiace perchè in realtà è un uomo estremamente buono. La sua fragilità lo condanna. E credo che il suo difetto più vistoso e insostenibile sia l'attaccamento alla bottiglia.
Mi piace nel momento in cui pone Miriam addirittura prima dei suoi stessi figli. Perchè in realtà lei è un suo completamento, o meglio il suo alter-ego "materno". I figli sono entità autonome e realizzate, diciamo più un diretto prodotto di lei che di lui, che commette errori grossolani e scatena le antipatie precocissime di uno dei figli. Insomma, ho raccontato qualche sprazzo di romanzo e spero di non avere guastato la festa a nessuno che abbia intenzione di leggere questo capolavoro. 
Anche in questo caso devo concludere scrivendo che ne è stato tratto un film che merita di essere visto. E' stato anzi il film stesso a indurmi a leggermi il romanzo. Consigliatissimi entrambi.

Vi siete imbattuti anche voi in Barney e le sue vicissitudini? Libro? Film? O entrambi?

9 commenti:

  1. Il libro potrebbe piacermi, anche perché Adelphi mi ha deluso rarissime volte con le sue pubblicazioni e la considero un po' una garanzia.
    Dubito il film, visto che a me il cinema hollywoodiano, con gli attori di nome e le candidature agli oscar di rito, proprio non piace.

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    1. Adelphi è rimasta in linea con il suo stile nello scegliere l'ottimo Richler, hai perfettamente ragione. Una cosa che non ho scritto nel commento al libro: qualsiasi buon lettore uomo lo apprezzerebbe moltissimo. E' una narrazione al maschile che molte lettrici apprezzano ma c'è veramente tutto l'universo dell'uomo comune, le sue frustrazioni, fragilità. Se lo leggerai sarà molto felice di commentarlo con te.

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    2. Non so se accadrà, Luz. Come sa bene Glò qui sotto, ho una quantità di libri già fisicamente presenti nella mia libreria in attesa di essere letti che ho letture prenotate per qualche decennio.
      Per esempio ho appena terminato di leggerne uno davvero straordinario: "Il minotauro" di Benjamin Tammuz. Credo sia il primo libro di un autore israeliano che io abbia letto.
      Pensa che me lo hanno regalato più di dieci anni fa!

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    3. Ecco, vedi? Poi come si fa a credere a chi dice di leggere da 4 a 8 libri al mese? Un libro ha bisogno di "decantazione", di attenzione ai dettagli. Ti capisco, anch'io ne ho una caterva in attesa. :-)

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  2. Tanto per fare una cosa che odio XD generalizzo alla grandissima, dicendo che finora la categoria scrittori ebrei non solo non mi ha mai deluso, ma ha qualcosa che mi incanta, sempre. Che sia l'humor particolare, il sapersi prendere in giro con maestria, la capacità di trasmettere la speranza, anche se magari un accenno, laddove c'è solo buio... Non so, ma anche quando i protagonisti sono sconfitti e miseri, non avverto il senso di oppressione tipico di altri scrittori. Probabile sia per la cifra dell'umorismo.
    Questo libro mi rincorre, vorrei leggerlo da tantissimo tempo :P Ci provo! *__* (Non ho visto neppure il film!)
    Ciao Luz!!! ^_^

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    1. Ciao, Glo!! Dai, allora non devi che lanciarti nella conoscenza di questo imperdibile Barney.
      E' verissimo quanto scrivi sul sense of humour tipico degli scrittori ebrei, me lo sono ritrovato anche nel belllissimo "Ballata di fine millennio" di Moni Ovadia, altra lettura assai consigliata.

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  3. Grazie del consiglio. Ho inserito il libro nella mia wish list, pur non avendo letto tutto l'articolo per evitare spoiler. Già che ci sono, puoi dirmi se ora stai scrivendo sia qui che su Becoming Luz? :)

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    1. Cara Grazia, scrivevo in Un tè con Chaplin, blog che condividevo con un'amica e che abbiamo lasciato perchè non riuscivamo a seguire assieme. Becoming Luz era il precedente nome di QUESTO blog, che ho modificato perchè adoro Chaplin e desideravo che il suo nome comparisse nel titolo.
      Spero che tu legga al più presto questo bel romanzo di Richler.

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    2. Grazie, adesso ci sono. Mi ero un po' persa. :)

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