Aveva una porta perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d'ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel: un tunnel molto confortevole, senza fumo, con pareti foderate di legno e pavimento di piastrelle ricoperto di tappeti, fornito di sedie lucidate, e di un gran numero di attaccapanni per cappelli e cappotti: lo hobbit amava molto ricevere visite.
È da un po' che accarezzo l'idea di fare una full immersion nel mondo tolkeniano. Come praticamente tutti, ho visto i film di Peter Jackson (purtroppo dobbiamo al cinema tanti ritorni a storie classiche, prima che ai libri stessi) e pur restandone anche abbastanza delusa, ho trovato impossibile non cogliere la bellezza di queste storie.
Per esempio, della celeberrima trilogia mi è piaciuto solo il primo film, mentre ho trovato del tutto ridondante fare di questo prequel, questo gioiellino che è Lo hobbit, ben tre film. Fuffa inutile. Non sarà un caso se Christopher Tolkien, figlio del grande scrittore, abbia apertamente dichiarato di non averli apprezzati, perché non restituiscono il valore e la profondità dei romanzi.
Se entrate in questo mondo, perché leggere questi libri significa entrare in un'epopea, in un mood che affascina e strega il lettore, capite che se all'inizio l'ideazione è semplice e contiene la casualità di quel desiderio di Tolkien di scrivere qualcosa per intrattenere i propri bambini, col tempo il nostro ci ha preso gusto e anzi la narrazione gli ha preso la mano.
Aprire un libro di Tolkien è avere la sensazione che una ridda di voci si faccia spazio nell'immaginazione, ne cogliete il frastuono, percepite gli odori di un mondo inventato eppure così vivo. Un mondo in movimento, che ha nel viaggio il suo nucleo e nella crescita dei personaggi il suo leit motiv. Una regola fondamentale di qualsiasi storia ben scritta è cogliere lo sviluppo dei personaggi? Bene, qui c'è da sfamare i palati più raffinati in merito.
Noi siamo gente tranquilla e alla buona e non sappiamo che farcene delle avventure. Son cose brutte, fastidiose e scomode! Fanno far tardi a cena! Non riesco a capire cosa ci si trovi di bello!
Bilbo l'antieroe.
Lo hobbit del titolo, come saprete, è questo omino pigro e indolente, avaro e burbero, Bilbo Baggins. Di tutte le porte a forma di oblò su cui Gandalf doveva andare a bussare, viene scelta proprio la sua.
Ah, Gandalf. In lui si addensa il meglio del meglio. Lo stregone Gandalf è colui che tesse i destini, che sceglie e incoraggia, l'aiutante di tanti studi teorici di Propp, il mutaforma che assiste agli sviluppi della storia perché sa che non può esserne lui l'eroe.
Bilbo è l'ultimo a cui affideresti una missione così pericolosa e ardita come quella di sottrarre un tesoro a un drago, eppure... La compagnia di nani che devono mettersi a suo servizio, capeggiata da Thorin Scudodiquercia, attoniti dinanzi all'insignificante Bilbo e restii a credere alle parole incoraggianti del mago, dovranno ricredersi.
Bilbo è l'antieroe cui l'avventura insegna a farsi eroe e salvatore di nani, tesori e uomini. Insomma, la più classica delle fiabe.
Impossibile non affezionarsi a Bilbo nel corso della narrazione, e viene spontaneo proprio perché è "umano", pieno di difetti e qualche vizietto di troppo. Qua e là pecca perfino di viltà, il che non guasta nel suo "viaggio" interiore. Bilbo è uno "scassinatore" per definizione, il che lo rende imperfetto dall'inizio, e non può fare a meno di quell'anello che rende invisibili per sfangarla in tante disavventure. Un anello che non gli viene donato, ma che ruba al ripugnante Gollum.
A proposito dell'anello, che sarà il motore della trilogia più famosa, affiora ne Lo hobbit il potere che infonde su chi lo possiede, l'avidità e la bramosia del suo possesso, ma tutto questo è solo accennato.
Quello che mi è mancato è proprio l'approfondimento attorno all'anello, ma forse è logico che non ve ne sia, dal momento che solo nella trilogia Tolkien svilupperà il tema.
Un "liber creaturarum".
Sono certissima che il mio professore di Latino all'università lo avrebbe definito così, perché a considerare la straordinaria inventiva di Tolkien e, laddove egli attinge alle tradizioni più antiche, l'inventiva nel combinarle, viene fuori un manuale, uno di quei bestiari medievali, sapete?
Nell'ordine, durante la loro missione, Bilbo e la compagnia di nani si imbatteranno in:
- troll
- elfi (da distinguere quelli di Gran Burrone dagli Elfi Silvani)
- giganti di pietra
- orchi
- lupi mannari
- aquile parlanti
- mutaforma (Beorn l'uomo-orso)
- drago
- uomini
Tolkien attinge alle grandi saghe nordiche per delineare il ritratto della sua Terra di Mezzo, ma si riserva di attribuire a proprio modo i vari ruoli alle varie creature. In questo universo stratificato e sotto molti aspetti complesso, ogni "razza" ha una precisa inclinazione, pertanto un ruolo decisivo nel bene o nel male.
Nel suo svilupparsi, la trama rivela alcune chicche davvero uniche. Il grande studio dietro gli indovinelli-sfida fra Bilbo e Gollum e poi fra Bilbo e il drago Smaug, per citarne una. Oppure l'ospitalità, che si vede costruita seguendo alcuni dettami. I diversi anfitrioni rispondono a una serie di regole non scritte eppure sacre per la Terra di Mezzo, prima fra tutte la condivisione del cibo migliore e del vino migliore. I "buoni" conoscono queste convenienze, mentre i "cattivi" violano sistematicamente le norme civili. Il mondo dei "cattivi" anzi è sregolato, fondato solo su alleanze vantaggiose ma privo del tutto di senso dell'onore.
E vogliamo parlare dei disegni realizzati dallo stesso Tolkien a corredo di alcune tappe fondamentali del viaggio? Guardate qui sotto una realizzazione di Gran Burrone.
Lo stile inconfondibile di Tolkien.
Dicevamo che Lo hobbit, pubblicato nel 1937, nacque dal proposito di intrattenere i bambini di casa Tolkien. Il suo primo editore lo sottopose al proprio bambino e questi lo promosse e a pieno titolo.
Cosa piacque e piace ancora ai bambini e ai ragazzi di questo romanzo? Certo lo stile, fluido, con un ritmo serrato ma senza complessità. L'autore si rivolge spesso al lettore, instaura con lui un rapporto di fiducia, è come una voce narrante che lo rassicura sugli eventi, che pazientemente ne spiega il perché.
È evidente che Lo hobbit fosse destinato ai bambini, ma allo stesso tempo contiene tutti rimandi possibili a quella macro-opera tolkeniana che si allarga su più livelli di narrazione.
Tolkien non sa ancora, scrivendone l'inizio, che dietro la missione di recupero di un tesoro appartenuto ai nani c'è un altro fine, di altissimo valore.
Nell'ampliare il suo universo "fantasy" (lo ammetto, detesto questa parola, è talmente riduttiva), il suo lavoro sarà nel tempo quello di attingere alle proprie storie tracciate per svilupparne altre, concretizzando un filone che avrà nel suo perimetro più ampio un mito della creazione, un salto indietro agli albori delle diverse ere.
A ben vedere, Lo hobbit è un tassello importante di una narrazione-cattedrale, un'opera monumentale se guardata tutta, fino al suo culminare nel Silmarillion, opera incompiuta su cui metterà mano suo figlio Christopher.
Se ho intenzione di fare la full immersion annunciata all'inizio di questo post, so già che non mi immergerò in tutta questa opera monumentale. È mia intenzione leggere la Trilogia dell'anello, questo sì, oltretutto ne possiedo una splendida edizione Bompiani con tanto di cofanetto deluxe, che vedete qui accanto.
Per il tipo di lettrice che sono, però, queste storie vanno gustate a piccole dosi, senza esagerare, perché c'è il rischio di averne abbastanza.
Questione di gusti.
E voi, avete letto libri di Tolkien?
Avete questo genere fra quelli che leggete volentieri?
Ho letto sia Lo Hobbit che in certi punti mi aveva fatto proprio ridere, che la trilogia dell'anello. Mi piaceva soprattutto l'idea del viaggio, con gli ostacoli da superare, le difficoltà e anche la genesi e della compagnia. Mi era dispiaciuto che poi si sfaldasse. Forse per quello che anche dei film, il primo è quello che mi piace di più. Ma comunque la storia è bella, ha così tanti momenti variegati e anche tanti personaggi ben caratterizzati, che è proprio un'opera epica e indimenticabile.
RispondiEliminaEpica e indimenticabile, sì. Io resto incantata dinanzi all'inventiva di questo autore, che se guardiamo bene è anche lui un personaggio con la sua biografia così particolare. Un giorno voglio scrivere un post su di lui.
EliminaAvevo letto Lo Hobbit e i libri di Tolkien sin dalle prime edizioni appena erano usciti e li avevo trovati avvincenti, nuovi, ricchi di avventure. Avevo visto il primo dei film su Il Signore degli Anelli anni fa, ma la trilogia successiva è decisamente molto più bella.
RispondiEliminaPasso anche per farti gli auguri di Buon Natale e un Nuovo Anno che ci porti fuori da questa tremenda pandemia. Ci rileggiamo nel nuovo anno dopo il 7 gennaio.
Un salutone
Avrei voluto scoprirli molti anni fa, ma come vado dicendo, non sapevo quasi nulla di editoria e di pubblicazioni di valore. Troppo ancorata ai soliti classici, ma penso pure che la scuola non abbia fatto del tutto il proprio dovere nella mia formazione. Si impara poi da soli. E quando si è liberi.
EliminaAncora auguri a te
Vent'anni fa mi sono innamorata di un uomo che mi ha regalato Lo hobbit. Poi di uno che mi ha portato al cinema a vedere i tre film lunghissimi de Il signore degli anelli. Il prossimo spero sarà quello che mi porterà in Nuova Zelanda a Hobbiville! Dovranno farmi l'anestesia totale per il viaggio aereo, ma vorrei proprio trascorrere una settimana in una di quelle caverne.
RispondiEliminaMi dispiace che molti non apprezzino i film, ma io adoro tanto i romanzi quanto le pellicole, anche la trilogia estesa de Lo hobbit. Non sono invece a favore di una serie televisiva, se ne parla da un po' ma non voglio saperne.