martedì 24 settembre 2019

Di una Anna e di un paio di trecce rosse.

Torno a scrivere di serie tv, ma questa volta con un intento diverso. 
Confesso: sono una Anna dai capelli rossi addicted, anche se fino a qualche settimana fa neppure lo sapevo. 
È successo che mi sono abbonata a Netflix e in cerca di un film o di una buona serie, mi sono imbattuta in questa produzione originale della rete, che fin dalle prime sequenze si è rivelata... perfetta. 
Ovviamente con tanto di indigestione di puntate sera dopo sera, io e mio marito (ebbene sì, piace moltissimo anche a lui e non è un tipetto facile) ci siamo sparati le prime due stagioni.

Avete presente quelle produzioni in cui nulla è lasciato al caso, tutto invece è perfettamente congegnato, dal cast al set, ai dialoghi, alla fotografia, alla regia, al montaggio? Ecco, la serie "Anne with an E" rientra a buon diritto in questa categoria. 
Siete decisamente lontani se credete che si tratti dell'ennesima serie in costume, un po' nostalgica, che ci fa fare un balzo indietro nel ricordo di un vecchissimo cartone animato visto da bambine. Qui si tratta di una bella operazione di traduzione degli aspetti mai approfonditi eppure esistenti nella serie di libri da cui è tratta la celebre storia dell'orfanella dai capelli rossi.

Mettiamo in ordine le idee. 
Lucy M. Montgomery
(1874 - 1942)
Una cosa che ignoravo completamente è che la serie di libri di Lucy Maud Montgomery, il primo dei quali pubblicato nel 1908, ebbe un successo enorme di vendite, al punto che la scrittrice ne fece una saga in otto capitoli, più un nono libro venne pubblicato un secolo più tardi con il permesso degli eredi della Montgomery. 
La saga copre un periodo lunghissimo della vita di Anna, dal suo arrivo ad Avonlea fino alla storia della sua sesta figlia, Rilla, ambientata negli anni della Prima Guerra Mondiale. 
Insomma, una storia poderosa fittamente ricca di avvenimenti, ben diversa dal tenero cartone nipponico che negli anni Ottanta ci faceva compagnia nei pomeriggi. 
Del cartone ho ricordo tenero, fatto di pane e marmellata e di un tappeto di lana, io e mia sorella (che all'epoca portavamo le trecce come la protagonista) incantate dinanzi alla tv, fedelissime Anna-dipendenti che non perdevamo una puntata. 

Una cosa che adoravo del cartone erano i fondali su cui si muovevano i vari personaggi: vere opere d'arte frutto del meticoloso lavoro delle produzioni giapponesi. Anna svolazzava fra il "viale delle delizie" e il "lago delle acque splendenti", in quel mondo fatto di cose semplici, di buoni sentimenti. 

Ripercorrendo la storia di questa saga fortunata, scopro che il suo successo fu tale da suscitare l'interesse di un produttore cinematografico che ne fece un film muto nel 1919, Fata di bambole, quando ancora la scrittrice non aveva completato la saga. Purtroppo questo film è andato perduto, ma è la prima e più preziosa trasposizione dei primi romanzi. 
Guardate qui sotto quante trasposizioni ebbe tra film e serie tv - e non credo siano tutte.  

  

     

Nell'ordine: i film del 1919, del 1934 e del 1975, la serie tv del 1985, il film del 2016 e la serie tv.
Vi lascio immaginare tutte le edizioni dei romanzi, pubblicati ormai da più di un secolo. 

La serie tv Netflix appassiona dicevamo per l'ottimo mix di elementi. Leggo che la sua sceneggiatrice è la stessa che lavorò alla celebre serie Breaking Bad, il che può suggerire il taglio prescelto. 
Fin dalle prime puntate, lo spettatore viene portato nel background di Anna, la vita disperata di stenti dei suoi primi anni, le terribili angherie subite in orfanotrofio, le botte prese nella prima famiglia affidataria. Anna, benché ancora ragazzina, ha sperimentato la cattiveria più spinta, ha sofferto fame, sporcizia, ricatti, offese, abusi di vario genere. 
I suoi ricordi tornano a tormentarla spesso, in particolare i momenti più sconfortanti nell'orfanotrofio, gli atti di bullismo che ha subito dalle più grandi e le pesanti punizioni inflitte dalle inservienti. 

Il cartone animato, andato in onda in Italia nel 1980
La resilienza di Anna Shirley. 
Quello che salva Anna dalla disperazione è un dono che possiede ed è il suo "marchio di fabbrica": l'immaginazione. Da questo punto di vista, Anna diventa un personaggio trasversale a ogni epoca, un esempio di abnegazione e di resistenza. È logorroica, debordante, a tratti invadente, folle, travolge ogni cosa al suo passaggio, ha fame di attenzione
La sua immaginazione è salvifica perché la aiuta non a spostare una speranza più in là, ma a guardare con occhi diversi tutto quello che la circonda. Anna vive un presente incredibilmente ricco, quindi. Irrompe nella vita quieta e monotona dei suoi genitori adottivi Marilla e Matthews Cuthbert e li porta a farsi amare profondamente, perché la ragazzina è lo strumento per guardare il mondo con occhi diversi, svegliare le coscienze, pensare a un nuovo progetto di vita. 
Anna è un esempio di resilienza, perché trasforma la propria tragica vita in un'esperienza continua, in cui tutto assume un valore, ogni essere umano è "interessante", ogni luogo ha colori diversi, un po' come un Van Gogh che formula una propria visione dell'ambiente che lo circonda. 

Ciò che Anna non riesce a tollerare è la cattiveria. La serie racconta assai bene questo aspetto, perché Anna smette di usare l'immaginazione solo quando si sente profondamente umiliata e toccata nel profondo da coloro dai quali si aspetta l'esatto opposto. In tal caso, si spegne, non è più in grado di applicare dei correttivi alla realtà. 
La modernità del romanzo sta tutta nel suo cercarsi un ruolo nella piccola comunità in cui dapprima sperimenta la cattiveria dei suoi pari, aspetto che non trova mai una soluzione, perché di fatto lei è diversa, è ostinatamente originale e unica. Nel micromondo di Avonlea, abitato dalla piccola borghesia perbenista e da quiete famiglie di agricoltori, ciò è per un lungo tratto della storia inaccettabile. Anna ha la forza di restare fedele ai propri valori, per quanto eccentrici, e caparbiamente trova un proprio posto. 
Il suo rifugio sono i libri. La fuga nella lettura, che caratterizza gli anni di orfanotrofio, diventa non solo un espediente ma anche una competenza che Anna non tarda a dimostrare. 
Così, Anna scrive e si esprime egregiamente, ha un lessico ampissimo e comincia a suscitare l'ammirazione delle sue coetanee. L'accettazione di Anna nel gruppo non è mai completa, comunque. 
Le sue umili origini sono un tratto che i superbi non dimenticano. 


Una storia semplice, che se raccontata magistralmente, come in questo caso, diventa un capolavoro di narrazione. Se siete curiosi, non perdetela. In gennaio inizierà la terza attesissima stagione. 

Curiosità: in Canada, nei luoghi dov'è ambientata la saga, c'è una casa dal tetto verde nella quale la scrittrice trascorse la sua infanzia e che fu fonte di ispirazione. È visitabile ed è un tuffo nell'immaginaria vita di Anna Shirley. 
A questo link

Conoscete questa piccola grande storia? 

26 commenti:

  1. Conoscevo la storia ma non la vita prolifica della sua autrice! Quando penso ad Anna dai capelli rossi mi torna in mente una recente riflessione sulle blog, la narrazione della povertà. Qui è utilizzata, come osservi tu stessa, per offrire una speranza. La resilienza, concetto allora non formulato ma altro che esistente, rende questa bambina sfortunata spensierata, pulita, sempre sorridente. Così nel mio ricordo, legato a quel cartone animato che mi lasciava sempre un velo di tristezza, nonostante lei

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    1. Gran parte del fascino di Anna risiede nel suo provenire da una situazione di totale indigenza, e dall'aver adoperato tutte le proprie energie per sopravvivere. La vita le regala l'opportunità di essere serena, amata, lei sa ricompensare tutti per questo dono.
      Anche a me il cartone rendeva un po' triste, e del resto questa storia si legava alle tante tristissime come Péline, Candy, Lady Oscar, Sarah, ecc. :)

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  2. Come tutti quelli della mia generazione conoscevo la versione a cartoni animati. Ammetto che non ho mai visto nessun altra trasposizione né ho mai letto il romanzo.
    P.S.: però come serie animata simile nei contenuti mi piaceva di più "Papà Gambalunga"
    :-D

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    1. Adoravo "Papà Gambalunga"! Mi pare risalga agli inizi degli anni Novanta.
      Altra dolcissima storia, per altro con un lieto fine niente male. :)

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  3. Per una stranissima congiuntura ho appena finito di leggere il primo libro, anche se, ovviamente, il cartone lo conoscevo benissimo. Bella storia, bella scrittura. A questo punto devo vedere la serie TV

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    1. Credo che siano pochi quelli che leggono la saga, bentrovata. :)
      La serie tv ti piacerà.

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  4. Come la maggioranza delle persone della mia età conoscevo il cartoon ma ignoravo i romanzi,lo ammetto.

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    1. Io ne sapevo pochissimo. Quando, approfondendo l'argomento, ho trovato che erano 8 libri, e che la storia racconta gran parte della vita di Anna e Gilbert, me ne sono stupita proprio.

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  5. Di Anna dai capelli rossi avevo visto solo qualche puntata da bambina e i romanzi sono sfuggita alla pur ricchissima collezione di romanzi per ragazzi (o presunti tali) dei miei nonni. Quindi, chissà, magari guarderò la serie, dato che mi hai molto incuriosito e la storia la conosco solo molto vagamente.

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    1. Sono certissima che ti piacerà. E quando la tua pupa sarà più grande, potrebbe ripercorrerla assieme a te. :)

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  6. Conosco solo di nome il cartone, ma mi hai incuriosita sulla serie Netflix, la proverò.

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  7. Ma che bel post!!! Amo questo personaggio e sto giusto rivedendo il cartone al mattino. Non ho e non voglio Netflix perché non vorrei diventarne dipendente, ma mi hai molti incuriosita😀😀😀

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    1. Credo tu possa trovarlo anche in streaming e quindi vederlo di straforo online. :)

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  8. Scherzi? Anna dai capelli rossi? Insieme a Candy Candy era il mio cartone preferito, la sigla era un tormentone. Non mi aspettavo tutta quella produzione cinematografica, ma mi sono incantata nell’immaginarti con le trecce, insieme a tua sorella, sul tappeto e una fetta di pane e marmellata, durante le puntate della serie. 😍 Io avevo un ombrello di capelli in testa, l’occhialone è una fetta di pane e nutella. Che bella l’infanzia!
    (Prima o poi sto Netflix entrerà pure in casa nostra: in tv è un tale piattume!)

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    1. Infatti non è difficile immaginarmi con le trecce e a quell'età. Stesso volto tondo e molte lentiggini. :) Diciamo che la mia e tua immagine erano grosso modo simili. Oggi, a distanza di tanti anni, mi ripenso bambina, in quei pomeriggi in cui la tv dei ragazzi era così importante. Una vita semplice, fatta di piccole cose. Forse proprio per questo amiamo così tanto queste storie.
      Fatti Netflix, ti cambia la vita (serale).

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  9. Non per essere cattivo, ma Anna dai capelli rossi l'ho sempre trovata insopportabile. Del resto era un cartone più per bambine e con me aveva poche speranze.

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    1. Il motivo quindi è chiaro. :) Per noi bimbe era invece un'eroina, anzi una antieroina perché non assomigliava affatto alle varie Lady Oscar, Candy, Mimì. Loro erano "epiche". Anna era invece affascinante nella sua immensa semplicità. Ciò la avvicinava di più al nostro mondo.

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    2. Non la definirei però antieroe, che è un'altra cosa ancora.

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    3. In senso lato, l'anti eroismo di Anna si rivela nei suoi difetti: è logorroica, esige continue attenzioni, sa mentire, cede spesso alla propria vanità. Insomma, non è proprio perfetta, anzi. E questo ce la rende irresistibile.

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    4. Questo la rende umana, non un antieroe. E' solo un personaggio costruito in maniera realistica. Che non è poco, ma i suoi difetti non la rendono un antieroe, nemmeno in senso lato, direi.
      Nella teoria psicanalitica di Neumann come tipologia potrebbe essere un eroe estroverso. Nella classificazione di Vogler potrebbe essere la tipologia dell'eroe catalizzatore.

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    5. Sì sì, non intendevo fare un'indagine psicoanalitica. La mia è un'analisi "empatica" piuttosto che "empirica". Meglio utilizzare le virgolette. So bene che questo personaggio non può essere considerato un'antieroina tout court. Le categorie applicabili a tutti i tipi di narrazione considerano aspetti definiti, spesso sul limite. Anna celebra i propri difetti, per questo è così diversa.

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  10. Non conoscevo il termine "resilienza", mi piace molto.

    Il personaggio lo conosco solo per il cartone anni 80, ma non ho mai approfondito molto il tema. Qualche tempo fa ho letto un racconto della Montgomery di genere Horror (LA FESTA A SMOKY ISLAND) che mi ha piacevolmente colpito.

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    1. Io adoro quella parola. Diciamo che negli ultimi tempi è stata anche abusata, ma resta una bella parola dal significato molto interessante.
      Invece io non sapevo di questo romanzo della Montgomery. Abbiamo ancora tanto da sapere, ed è bello quando avviene attraverso questo scambio sui blog.

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  11. Eh niente, mi hai aperto un mondo, come si dice! :D
    Di Anna dai capelli rossi ricordo esattamente quel cartone animato lì, di cui ricordo anche poco, se non anch'io i magnifici fondali in acquerello. Purtroppo quella tecnica sta andando perduta... ora vedo solo cartoni in digitale, si faranno anche presto a realizzare ma no, non non sono opere d'arte.
    Non sapevo fosse una saga, ricordo che da bambine girava solo il primo e unico libro, come regalo di compleanno e/o scambiato. Mi fa piacere però che le serie tv siano occasione per rispolverare i libri. ;)

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    1. C'è tutto un mondo sconosciuto che merita di essere noto ai più.
      Direi che questa saga si unisce alle tante opere che sto scoprendo man mano in questi anni, parlando anche di libri pubblicati anche da decenni di cui non conosco l'esistenza e che sono nelle mie corde. :)

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