martedì 8 ottobre 2024

Le "green flags": quando stiamo bene con gli altri?


Stamattina, prima dello squillo della campanella, mi sono imbattuta in un articolo apparentemente banale, in realtà
con quel giusto potenziale da spingere a riflettere e forse a fare un piccolo bilancio
Come al solito è in ambito anglosassone che elucubrano questi ragionamenti, qui si tratta di quella manciata di ragioni per cui una relazione, sia essa di amicizia o amore, funziona. 
Parrebbe esserci una costante, ossia è quasi certo che tutti i buoni rapporti vadano bene e facciano stare bene perché posseggono alcune caratteristiche che ricorrono puntualmente. Ecco spiegato perché eminenti studiosi dell'Università di Washington abbiano potuto farne scaturire una teoria, o se preferite una "legge" del perché è così. 
Ma vediamo questi aspetti da vicino.

Cominciamo dalle costanti che rendono tale un'amicizia. Gli amici:
  • Festeggiano i tuoi successi come fossero i propri
  • Con loro puoi stare in silenzio senza sentirti a disagio
  • Rispettano i tuoi "no" e non ti spingono a giustificarti quando non vuoi fare una cosa
  • Non pretendono una risposta immediata
  • Rispettano il fatto che tu possa vivere periodi frenetici e dunque sparisca
  • Se hanno un problema con te non fingono che sia tutto ok, te ne parlano
  • In loro compagnia ti senti veramente te stesso, perché sai che ti apprezzano 
  • Prestano attenzione quando parli e ti ascoltano veramente senza giudicarti
  • Non ti tolgono energie, anzi passare del tempo con loro ti ricarica
Da questi principi è facile desumere che abbiamo tutte le opportunità per riconoscere i falsi amici
Ebbene, questi, tendenzialmente: 
  • Sono incapaci di offrire un vero e sincero supporto, non sono solidali
  • Sono tendenzialmente invidiosi
  • Appaiono molto "distratti" verso di te e invece molto concentrati su se stessi
  • Fanno commenti superficiali dinanzi a un tuo discorso importante
  • Sono competitivi proprio con te
  • Possono fare scherzi pesanti e mettere in imbarazzo 
  • Mettono gli altri contro di noi
  • Esigono sempre la tua attenzione totale
  • Ti usano, ossia risucchiano tutte le tue energie
  • Portano rancore
  • Non offrono critiche costruttive
  • Si fanno vivi solo se hanno bisogno
  • Non manifestano gratitudine
Leggendo l'articolo non ho potuto fare a meno di riflettere sulle tante persone che ho incontrato e frequentato nella vita e su quelle che posso annoverare fra le mie amicizie. Starà capitando anche a voi.
Forse un po' a tutti è capitato di non saper riconoscere subito un falso amico, in tanti ci siamo cascati. Oggi penso di avere vissuto relazioni di "amicizia" in cui i segnali erano evidenti, eppure la fragilità di quegli anni mi spingeva a continuare a frequentare determinate persone. 
Accade perché il falso amico fa leva sulla fragilità dell'altro, non ci sono dubbi. 
Pensate alla netta differenza fra il primo elenco e il secondo. Non ci sono sfumature, gli amici sono in un modo, i falsi amici in un altro. E forse questi ultimi sanno interpretare il ruolo di amici di tanto in tanto e trarci in inganno.

E l'amore?
Ammettiamolo, costruire una relazione stabile è difficile, entrano in gioco decine di fattori. Consolidare un rapporto dopo una fase di cuoricini e innamoramento (Alberoni lo racconta bene) richiede intelligenza, affinità, senso del sacrificio, si è disposti a mettersi in gioco in maniera seria. 
Molti anni fa mi capitò di leggere un "romance", il seguito di Mangia prega ama (mi era piaciuto tanto il film con Julia Roberts) nel quale la protagonista consolida una relazione importante. Il lui del romanzo è un tipo interessante, molto naïf, una specie di bohemien pacioso e con il senso del viaggio attorno al mondo. Costruire una relazione stabile dopo l'innamoramento da favola non si rivela facile, tutt'altro. Ai nostri due eroi capita anzi di litigare, si studiano, si annusano anche con diffidenza perché sembra tutto così diverso dopo alcuni mesi assieme. Un rituale di lui al presentimento di una tensione particolare è di dirle "adesso stiamo attenti"
Ecco, mi è rimasta impressa quella frase. Perché se esistesse un uomo capace di mettere in guardia se stesso e la donna che ama dinanzi a una pericolosa tensione in grado di diventare una lite in cui ci si dice di tutto, beh... 
Le bandiere verdi di una relazione stabile sono poche e tutte fondamentali. Intanto, alla base deve esserci provare un sentimento di amore e attrazione e una certa compatibilità sessuale. Poi questi elementi:
  • Tiene conto della tua opinione
  • Ha fiducia e ne ispira
  • Riesce a gestire i conflitti
  • Ha obiettivi simili ai tuoi
Se ci sono questi "ingredienti", allora si è sulla strada giusta per un progetto di vita assieme. 
Posso confermarlo, dalla mia lunghissima vita accanto a Dolce metà fin dai miei 15 anni (dal lontano 1986...) 

Bene, la parola a voi. Cosa pensate di queste "bandiere verdi" in amicizia e in amore?

12 commenti:

  1. Tutti elementi e sottolineature che per chi, come me, ha oltrepassato i sessanta, sanno di scoperta dell'acqua calda. Il tempo è sempre gentiluomo e ti sa perfettamente dire, mentre passa e tu spesso non te ne accorgi, quali sono le tue amicizie e i tuoi amori, quali sono state e quali saranno.
    Per esperienza posso dirti che sia in amicizia che in amore più che lo stare attenti, é starlo assieme che conta. Una maturità che ti fa vedere l'altro come guardassi te stesso.

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    1. Sì, infatti quella frase azzeccata "adesso stiamo attenti" comprendeva entrambi. Lo sguardo onnicomprensivo vissuto un lungo periodo di tempo e direi il bene che può offrire un'età più matura, aiutano a far comprendere molte dinamiche e in particolare il valore vero o presunto di tanti rapporti.

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  2. Sono tutti elementi veritieri dal mio punto di vista. Il problema principale è che non sono così netti e separati. Cioè, può capitare il conoscente che in certe circostanze davvero "Presta attenzione quando parli e ti ascolta veramente senza giudicarti" ma al tempo stesso "Esige sempre la tua attenzione totale". Insomma, nessuno di noi è completamente nero o bianco (per stare in tono col tema: nessuno di noi è completamente falso amico o vero amico).
    E poi c'è un aspetto culturale. Per esempio qui in Italia, soprattutto nel centro-sud, c'è una vera, convinta ossessione che l'amicizia è "dire tutto in faccia senza mezze parole", con gente che si vanta di essere "sempre sincera" e non si accorge che in tante circostanze è solo "tanto maleducata" in quanto il "consiglio" o la "verità" che deve spiattellare in faccia a ogni costo all'amico non è la "verità" ma soltanto l'opinione di questa gente che si vanta di essere "sempre sincera" ed è pure convinta che ciò che gli passa per la testa non è una "opinione" ma la "verità assoluta e oggettiva"...
    Insomma, io sarò forse stato sfortunato ma di amici con tutte le caratteristiche elencate dallo studio dell'università americana non ne ho, hanno tutti un po' dei pregi da "vero amico" e un po' dei difetti da "falso amico". E poi onestamente io ho un caratteraccio :-D

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    1. Sì, verissimo, non sono così netti e separati. Magari un amico non possederà tutte le virtù o un falso amico neppure quei difetti. Ogni volta può trattarsi di una parte o tutto, di un mix, di qualcosa che alla fin fine sfugge a una definizione precisa. Riguardo alla verità, dipende. Un amico è sincero, ma lo è sempre nel bene dell'altro, mai per ferire o confessare o dichiarare qualcosa che non ha nulla di edificante, anzi può offendere. Frequentavo molti anni fa una collega che credevo amica, scrivo "credevo" perché ha letteralmente demolito la nostra amicizia sbeffeggiando una mia esperienza, appellandosi al suo diritto di dire la verità e anche in maniera diretta e parecchio ironica. Questo episodio, unito a molti altri quanto meno sgradevoli mi aprì gli occhi. C'era molto egocentrismo, non ero mai riuscita a vederlo. Era stata capace di apprezzare molto il mio teatro, me, ma si riservava periodi di brutalità vera e propria. Ecco, oggi una cosa del genere non mi potrebbe capitare.

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  3. Intanto sono felice per voi. Quindici anni sono un bel traguardo, ne so qualcosa ;) Sono sincera, leggendo questo post ho provato uno strano senso di ansia, oppressione, non saprei descriverlo in altro modo. Riguarda il lungo elenco di doti che possiederebbero i veri amici, questa utile check list che potrebbe essere utilizzata per scandagliare le nostre relazioni amicali (o affettive, come suggerisci) e comprenderle meglio, analizzarle, misurarle. Qui sta i primo problema: come si misura un'amicizia? Tu stessa ti poni questa domanda. Occorre essere impeccabili nell'ascoltare, celebrare, accompagnare anche quando la giornata è storta e non funziona affatto? Si può davvero essere sempre capaci di tollerare distanze, incomprensioni, freddure, battute o comportamenti sgradevoli? ebbene, se così fosse temo che nessuna delle mie (pochissime, per scelta) amiche potrebbe rientravi a pieno titolo. Ma la verità più pesante è che nemmeno io vi rientrerei appieno. non dico che non sia possibile, dico che per me non è così. Dunque come comprendere se i troviamo davanti a una vera amicizia? Per me la misura è una: in qualunque momento, in seguito a qualunque episodio, fatto, parola, comportamento, la porta di un'amica è sempre aperta. Anche quando sembra sprangata, basta bussare più forte e attendere. Prima o poi aprirà di nuovo. E' l'unica certezza o bandiera verde di cui dispongo e che sarei disposta a sventolare

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    1. No, aspetta. Io lo conobbi a 15 anni, dal 1986 come scrivo nel post, sono quasi 40 anni che stiamo assieme.
      Come ho risposto sopra ad Ariano, concordo, possedere tutte quelle qualità è estremamente raro se non si tratta di un caso unico. Forse in quell'elenco ci sono virtù che anche a possederne una basta per essere buoni amici. Buoni e mai perfetti, perché poi ciascuno di noi è fatto a suo modo. Mi piace la tua descrizione di ciò che sembra l'amicizia per te. Esserci anche assecondando certe sfumature. Io per esempio ho carissime amiche, ma veramente care, che vedo poco, benché abitiamo sullo stesso territorio. Il tempo scorre in fretta e a volte mi stupisco di non vederle da mesi. Eppure io ci sono e loro ci sono per me, tutte in maniera differente, ritrovarsi ogni volta è pura gioia. Oggi ritengo amiche le persone che mi fanno sentire me stessa, senza tensione alcuna. Anche solo questa sensazione di serenità e leggerezza è davvero fondamentale per considerare quella persona vicina al tuo mondo.

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  4. Domanda difficile, per quanto riguarda la mia esperienza - se parliamo di amicizie al femminile - amiche “vere” che rientrino nella prima lista saranno forse un paio di persone in tutto, invece di false amiche ne ho avuti a bizzeffe e ho fatto anche fatica ad allontanarle, rendendomi conto che ero io a servire a loro, quando avevano bisogno di un favore io mi facevo in quattro per riuscire a risolvere il loro problema, ma quando avevo bisogno io si facevano di nebbia.
    Riguardo all’amore, ora ho un compagno su cui posso contare davvero, ma ho avuto un marito con cui proprio non andava, se non avessi divorziato sarei finita al manicomio.

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    1. Capisco quella tua esperienza. Io ho vissuto un'amicizia che non saprei davvero se definire tale. Si tratta di una mia ex compagna di liceo alla quale, come accade per me in maniera naturale, ho voluto molto bene. In tutti gli anni di scuola lei c'era a intermittenza e io abbozzavo. Chiusi i miei rapporti con lei dopo una serie di atteggiamenti che mi piacquero poco, in quinto liceo. Non eravamo più le ragazzine di 14 anni di un tempo, ne avevamo 19 ed eravamo diverse. La ritrovai dopo quasi 20 anni, tramite facebook e fu vera gioia ritrovarci. Ci scambiammo ospitalità, ci rivedemmo in Calabria. Poi col tempo sono affiorati gli stessi identici atteggiamenti inequivocabili, ambigui. E ho chiuso per la seconda, e definitiva, volta.

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  5. Tutti i punti elencati fra le costanti di un'amicizia vera e quelli di una falsa amicizia sono verissimi, ho sperimentato nella vita l'una e l'altra forma e, devo dire, recentemente mi sono ritrovata a sorprendermi ancora, dopo quasi quarant'anni di amicizia con una persona che ho a cuore, nel constatare che certi difetti sono duri a morire, ritornano, sono ignorati finché non ricorrono le condizioni perché vengano fuori, ma poi, quando quelle condizioni si verificano, ecco che pensi che la maturità raggiunta non sia servita a limare quei punti di debolezza e ti assicuro ci rimani malissimo. In amore, io ho sperimentato la cosa più bella di un rapporto: la reciprocità, la comprensione, la capacità di superare le barriere dell'io per abbracciare l'io altrui. E vivo felicemente la mia unione matrimoniale da 25 anni (quest'anno siamo di nozze d'argento!), con altri otto anni che l'hanno preceduta. Che dici, io e te siamo state fortunate, no?

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    1. Proprio a Giulia rispondevo raccontando di un'esperienza simile alla tua. Certi difetti non muoiono. Riaffiorano perché sono radicati nella persona, anche da donna adulta. Una cosa che ho imparato da quella esperienza è che detesto, davvero detesto profondamente, la distrazione dell'altro. Soprattutto quando sai di aver dato tanto, di esserci stata per ogni cosa, assistere al menefreghismo (e pertanto all'egocentrismo) dell'altro è illuminante. Sai esattamente quel che non vuoi. È strano perché una cosa simile poi mi è accaduta anche anni dopo. Una cosa positiva è che quando chiudo, chiudo davvero senza remissione. E lo faccio senza sforzo perché subentra uno stato di grazia che si chiama indifferenza. L'altro resta quasi basito, io scompaio alla sua vista, divento una statua di sale, non ci sono più. :)
      Eh sì, su quel fronte siamo state fortunate (e abbiamo saputo coltivare e custodire).

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  6. Sull'amicizia, ho letto quelle bandierine lassù riconoscendomi stavolta nella prima parte. Ammetto che ci sono stati anni nella mia vita, molto tempo fa, dove l'influenza di falsi amici mi aveva portato a comportarmi da falsa amica a mia volta, senza rendermene conto. Devo ringraziare un paio di veri amici che mi hanno riportato sulla strada giusta. Però, come dici tu, le cantonate le prendo ancora adesso, mi faccio fregare comunque. All'inizio si presenta come una bella nuova amicizia, da scoprire, con interessi diversi, qualcosa che accresce entrambi. Poi qualcosa cambia e quella persona finisce per incupirmi, trasmettere negatività, consumarmi energia vitale. In un caso di qualche anno fa, un'amica ha cominciato a rispondere in modo ambiguo alle mie domande, ai miei commenti, nonostante stessi parlando come altri lì presenti, medesimo tono e riflessioni. Solo io le scatenavo una reazione avversa, al filo della maleducazione, anche solo per aver espresso un'opinione. Non ho mai compreso le motivazioni, chieste spiegazioni ha negato, ma il comportamento era stato notato dagli altri, non me lo stavo inventando. Alla fine ho preferito tagliare, perché ci perdevo troppa energia interiore senza soluzione alcuna, e ne soffrivo io. In un caso proprio attuale, non sono nemmeno stata io la prima ad accorgersene. Altre due amicizie mi hanno detto di stare all'erta, non hanno voluto specificare perché, forse non volevano rivelarmi parole girate alle mie spalle, ma mi hanno suggerito di non fidarmi. Ci rimasi persino male, ero convinta fossero loro a sbagliarsi, non l'avevano compresa! Perché con me questa persona era sempre simpatica, sembrava preoccuparsi, offriva il suo tempo e il suo aiuto. Non avevo ancora visto quanto mi stesse solo sfruttando. Poi io ho avuto alcuni "successi" (non è la parola corretta, diciamo riconoscimenti nello stesso ambito in cui ci muoviamo) e lei è stata l'unica persona a non valorizzarli, a non congratularsi con me, a non dire niente. Mi è parso strano. Poi in un attimo di concitazione, dove dovevamo essere veloci nel sistemare alcune cose, si è arrabbiata e mi ha mollato giù una frase sprezzante, terribile proprio. E' stato uno shock, è caduta una maschera, e che maschera! Ho cominciato a notare tutto e vedere davvero. Da allora i rapporti sono al minimo storico, giusto quello per cui siamo obbligate dai rispettivi ruoli, il suo sempre più finto. Avevano ragione quelle altre due amicizie, ora lo so.

    Per quanto riguarda l'amore, molto dipende dall'età in cui ci si incontra, dai segni lasciati dalle precedenti relazioni e dall'eredità affettiva dei propri genitori. Ahimè, da tutto questo non si scappa, nemmeno con tanta buona volontà. Più che di fortuna, penso si tratti di destino. Poi eh, conosco anche persone che stanno insieme da 50 anni, ma per convenienza economica, per abitudine e perché il divorzio è un cambiamento che non saprebbero gestire. Allora stanno insieme, ognuno con il/la propria amante, per odiarsi fino alla tomba e usare i figli per ripicca. (Il seguito di "Mangia, prega, ama" di Elizabeth Gilbert era "Giuro che non mi sposo", un saggio autobiografico della scrittrice, che all'epoca si sposò per stare insieme al compagno, straniero per gli Stati Uniti. L'ho letto e mi piacque davvero molto la sua analisi della coppia intorno al mondo.)

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    1. L'ambiguità di certe persone è straniante e può mettere addosso un certo disagio, è vero. Non credo mi sia mai capitata una cosa del genere. Piuttosto alcuni atteggiamenti erano chiari e limpidi e denunciavano chiaramente un'incompatibilità ormai innegabile. Mi capita di pensare proprio alla compatibilità fra le persone. Ed è strano constatare come con alcune persone, benché mi sia impegnata, non è stato possibile stabilire una relazione significativa. Di fatto, potenzialmente avevano tutte quelle caratteristiche che apprezzo in una persona, ma poi, per una serie di circostanze, hanno come eretto un muro. Invece con altre, esattamente con gli stessi comportamenti e disponibilità da parte mia, sono letteralmente "esplose" amicizie molto belle, durature, poche ma davvero profonde. Una cosa accomuna le persone con cui non è stato possibile: sono tutte, chi più chi meno, legate all'ambiente professionale scolastico o all'ambiente del teatro. I due cardini della mia vita, insomma. L'incompatibilità è sorta proprio sul piano del riconoscimento professionale, della stima come insegnante, oppure le stesse cose ma sul piano creativo/artistico. Io mi sono ovviamente fatta una mia idea a riguardo. ;)
      Eh sì, il racconto della Gilbert era autobiografico e fu molto piacevole leggere gli sviluppi di quanto aveva imparato con la precedente esperienza.

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